NUMERO 55 . mag2023 . Quanto è empatico il digitale?

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ДЕТИ (BAMBINI)

QUANTO È EMPATICO IL DIGITALE?

Il digitale induce alla perdita del legame sociale. Gli esperti ci dicono che gli abusi da social media creano danni alla nostra socializzazione, alla capacità di concentrazione e alla predisposizione all’apprendimento.

Negli USA una ricerca ha recentemente dimostrato il nesso che esiste tra la dipendenza dai social e il bullismo, la depressione, i suicidi tra adolescenti.

Ora, l’utilizzo di algoritmi è fondamentale per potenziare i processi decisionali, produttivi e previsionali a supporto della nostra creatività ed efficacia riducendo, nel contempo, i margini di errore. Ma è anche più che mai necessario assicurare una presenza umano-centrica a questa visione tecnologica ossia dove l’essere umano sia al centro dello sviluppo dell’innovazione digitale,

supportato ma non sostituito dalla tecnologia. Un futuro in cui l’Uomo e le macchine lavoreranno sempre più insieme, ma dove l’intelligenza umana governerà lo sviluppo della tecnologia senza perderne il controllo.

MAGGIO 2023

N.55

PROGETTO

Invitiamo i nostri lettori a passeggiare insieme a noi nel bosco della complessità e della positività. Vedremo come la Ricerca - scientifica, sociopolitica, culturale, etica, economica e produttiva, insieme all’Innovazione - tecnologica, di metodo, di comportamento, di processo, di

prodotto, cambia la nostra vita. Vedremo come l’innovazione creativa concorra, giorno dopo giorno, alla costruzione di nuovi modelli di relazione economica, sociale, produttiva e organizzativa procedendo instancabilmente, in parallelo, alla distruzione di quelli precedenti.

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CAMPAGNA SOSTENITORI SOSTIENICI CON LA TUA DONAZIONE! BASTA IL PICCOLO SOSTEGNO DEI NOSTRI NUMEROSI LETTORI PER CONSENTIRCI DI CONTINUARE AD OFFRIRE QUALCHE STIMOLANTE LETTURA. Magazine rivoluzionepositiva DONA VERSANDO SUL NOSTRO IBAN CON BONIFICO BANCARIO INTESTATO A DELTAVALORE IT48D 03440 01603 000000 390600 CON CAUSALE: SOSTEGNO A RIVOLUZIONEPOSITIVA Molte grazie! 3

PERCORSO

Un appuntamento mensile. Brevi articoli monotematici che rimandano ad approfondimenti, per chi desidera; repertori iconografici scelti in virtù di criteri estetici; l’impegno di affrontare e di interpretare in modo semplice, ma non semplicistico, la complessità; il piacere della scoperta, dello scambio e della relazione positiva con i nostri Lettori.

Benvenuti a bordo!

Il Comitato di Redazione:

Fabrizio Favini

Edoardo Boncinelli

Roberto Cingolani

Enrico Giovannini

Gianni Ferrario

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FABRIZIO FAVINI

Esperto di innovazione del comportamento Sostenibilità: qualche riflessione di fondo

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ROBERTO BATTISTON

Professore di Fisica sperimentale Università di Trento

Chat GPT: qualche istruzione per l’uso

EUGENIO VIGNALI

Conflict manager, formatore, mediatore civile e commerciale

Il conflict management alla sfida dello sviluppo sostenibile

FILOMENA MAGGINO

Professore ordinario di Statistica Sociale Università La Sapienza di Roma

Benessere Equo e Sostenibile (BES): la Rivoluzione Possibile

Autori

Manifesto

NB. È ENTRATA IN FUNZIONE LA PALESTRA DEL COMPORTAMENTO.

LEGGI IN ULTIMA PAGINA

INDICE
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Sostenibilità: qualche riflessione di fondo

FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI
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La Sostenibilità è un tema epocale perché ha a che fare con la migrazione da un sistema economico che presuppone la disponibilità illimitata di risorse – manodopera, materie prime, terra da coltivare, spazio per costruire, mercati, consumatori, aria, acqua – ad un sistema economico finalmente consapevole che queste risorse sono disponibili in quantità limitata.

L’indicatore Earth Overshoot Day, ossia il giorno nel quale l’Umanità consuma interamente le risorse prodotte dal Pianeta in un intero anno, è stato fissato per il 28 Luglio 2023. Ciò significa che alla fine del corrente anno noi avremo consumato le risorse di 1,75 pianeti Terra.

In questi termini, aspetti di people management, di processo industriale e distributivo, di logistica dei prodotti e dei servizi che ieri potevamo trascurare, oggi sono diventati critici.

Che la Sostenibilità sia inevitabile è ormai chiaro. Ma qual è il percorso per rendere sostenibile un’azienda? Essa deve ripensare le sue strategie e il suo modello di business. Ma prima di ciò, occorre rivedere il proprio pensiero e i suoi strumenti logici ma, soprattutto, creativi. Senza creatività non c’è innovazione bensì solo continuità di approcci, modelli e abitudini. Ossia ancora una volta il passato. Oggi insostenibile, appunto.

IL CORAGGIO DELLA BELLEZZA - Creatività e Sostenibilità, un binomio vincente

• È psicologicamente sbagliato puntare soltanto sulla dimensione etica della Sostenibilità: il doverismo non ha mai mosso le forze profonde che spingono l’essere umano a cambiare il mondo. L’innovazione di successo non si fa per decreto aziendale, bensì per passione

• le persone vogliono un mondo non solo più giusto ma anche più bello. Una prospettiva deve quindi essere anche estetica ovvero attraente per muovere il desiderio della persona. Senza la spinta del desiderio nulla accade

• non è detto che i futuri manager abbiano una vocazione per la Sostenibilità. Sta all’Azienda stimolarla, formarla, alimentarla!

• occorre esplorare il tema della Sostenibilità attraverso le lenti dell’intelligenza

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QUANTO È EMPATICO IL DIGITALE?

creativa umana - divergente ed estetica - che così diventa metodo aziendale e riferimento costante per tutti. Dobbiamo liberare l’energia originaria e latente delle persone: nella mia Azienda cosa posso fare in tema di Sostenibilità?

• la rivoluzione culturale necessaria non può che essere umanistica ed esplicitarsi nella Ricerca Creativa dell’Innovazione.

UN ASPETTO PROPEDEUTICO: LA SOSTENIBILITA’ SOCIALE

Non vi può essere una autentica, solida, efficace, duratura Sostenibilità se questa non origina prima di tutto una Sostenibilità sociale interna all’Azienda.

L’aspetto umano della Sostenibilità è pertanto il prerequisito fondamentale, la pietra angolare per la costruzione e l’avviamento dell’Impresa Sostenibile.

Noi consulenti ci dedichiamo al Soggetto della Sostenibilità - il Manager - che andiamo a formare lavorando sulla relazione che costui pone tra sé e la Sostenibilità stessa.

Puntiamo, quindi, prima di tutto sulla Persona, attore e soggetto della Sostenibilità - sulla sua soddisfazione, sulla sua motivazione, sul suo entusiasmo. Solo in tal caso i processi che ne deriveranno saranno molto più consistenti e resilienti, ora e nel tempo.

Se quindi voglio costruire una solida e duratura Sostenibilità devo, per prima cosa, partire dal nuovo Rinascimento che è alla base della Sostenibilità Sociale, ossia dal clima aziendale, dai processi, dai comportamenti interni all’Azienda dove riuscire ad affermare in continuo i presupposti della Sostenibilità che sono basati sul nuovo Rinascimento umano.

HO UN SOGNO: PROVIAMO A COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO - Se penso al futuro vuol dire che torno a sognare

1. Creiamo nuove prospettive ed opportunità per l’essere umano

2. Apriamoci al mondo sviluppando fiducia nel nostro futuro. La fiducia nel futuro serve ad avere coraggio, prendersi dei rischi, avere voglia di fare qualcosa di buono per sé ma anche per gli altri, a “vivere” i cambiamenti, non più subirli

3. Viviamo - e aiutiamo gli altri a vivere - nel mondo di domani da persone più CONSAPEVOLI e, quindi, più RESPONSABILI

4. Accostiamoci alla vita quotidiana in modo equilibrato ed armonioso, arginando sospetto, prevenzione, diffidenza, pregiudizio

5. Sviluppiamo un antidoto al cinismo sociale che ci spinge a non credere più a nessuno, riducendo le distanze tra le persone: io sono io, ma con l’altro (*)

6. Miglioriamo sia la cultura delle persone che la qualità e l’affidabilità delle informazioni che ciascuno di noi produce e diffonde

7. Alimentiamo un clima di positività, dove sia possibile ricostruire il bene prezioso dell’entusiasmo e della fiducia nelle persone

8. Lavoriamo ad una nuova organizzazione della vita sociale per sanare i limiti della cultura contemporanea, costruita sul pilastro dell’interesse particolare e individuale. Esiste un bene superiore che va al di là dell’interesse delle singole parti

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9. Ricostruiamo il senso della Comunità, prevalendo su disillusione, diffidenza, egoismo, isolamento

10. Educhiamo alla sostenibilità e alla responsabilità, unica via per generare condivisione, collaborazione, solidarietà, benessere.

Fabrizio Favini

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(*) Non c’è vero progresso se non è per tutti. (Henry Ford)

Chat GPT: qualche istruzione per l’uso

ROBERTO BATTISTON

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Le società contemporanee, globali e interconnesse, sono periodicamente prese da illusioni collettive, argomenti o comportamenti che diventano virali, superando di getto ogni tipo di limite o barriera razionale. Temi che toccano risonanze profonde, paure, speranze o desideri e ci fanno collettivamente saltare alle conclusioni senza che si sia dipanato un ragionamento logico. L’ultima di queste mode è certamente quella legata all’intelligenza artificiale, con il salto quantico rappresentato dall’avvento di ChatGPT, l’applicazione di IA che ha raggiunto 1 milione di utenti solo nei primi cinque giorni, la maggiore crescita di sempre di una app online.

Con un nome al limite della pronunciabilità, che in italiano suonerebbe come Chiacchera – Preallenata-Trasformatrice-Generativa, ChatGPT è un algoritmo, mostruoso nelle sue dimensioni, quasi banale nei suoi principi operativi, che riesce a dialogare in modo molto gradevole e coinvolgente con l’interlocutore umano, su qualsiasi tema, in qualsiasi lingua.

ChatGPT era in fase di sviluppo da anni: OpenAI, l’azienda californiana che ha sviluppato questo algoritmo, fu fondata nel 2015 da Altman, Musk, Thiel e altri, con un investimento iniziale di 1 miliardo di dollari.

La penultima versione, ChatGPT 3, rilasciata nel 2020, era meno potente ma soprattutto più facilmente deviabile verso temi legati ad aspetti controversi, violenti, polarizzanti, al punto da non renderla utilizzabile per il grande pubblico.

Dosi da cavallo di intervento umano - dai migliori e ben pagati programmatori della Silicon Valley, ai data tagger, moderni schiavi che, ad 1-2 dollari l’ora, lavorano in rete in Paesi poverissimi per decidere quali risposte dare ai temi più diversi e controversi - hanno

portato, negli ultimi due anni, allo sviluppo della versione corrente di ChatGPT. Siamo ormai alla versione 4, con un successo istantaneo che ha sorpreso gli stessi suoi ideatori.

Cerchiamo ora di guardare dietro le quinte per capire cosa è veramente questo algoritmo, come mai l’impatto iniziale su chi lo utilizza sia così straordinario e quali siano le prospettive di questa tecnologia.

ChatGPT è, al nocciolo, un Grande Modello di Linguaggio (LLM). Per quanto possa sembrare strano, un LLM ha a che fare più con il calcolo delle probabilità che con la sintassi o con la grammatica. In altre parole “un (grande) modello di linguaggio è una distribuzione di probabilità di sequenze di parole”.

Esistono decine di LLM ed il loro sviluppo è tutt’altro che una scienza esatta. Una caratteristica di questi modelli è infatti l’imprevedibilità nello sviluppo di abilità linguistiche (abilità emergenti) in funzione della crescita delle dimensioni del modello stesso. Questo semplice motivo ha portato alla crescita esponenziale dei parametri che compongono i modelli stessi, da ben 175 miliardi per ChatGPT 3.5 a più di 340 miliardi di ChatGPT 4. Per valutare questi numeri enormi, occorre considerare che il numero di parole presenti nel web si stima essere dell’ordine di 100 mila miliardi, “solo” 300 volte il numero di parametri di questi LLM. Numeri da tenere a mente per capire come funzionano questi algoritmi.

Procediamo per gradi, partendo da un esempio molto semplice. Programmiamo il computer per creare una stringa mettendo lettere una dopo l’altra secondo la probabilità derivata da un corpus di testi in italiano. Potremmo ottenere la stringa senza senso:

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QUANTO È EMPATICO IL DIGITALE?

“egjbpdiffhdaosdfvjsawodhgasduihbva”

Introduciamo ora punteggiature e spazi, anch’essi ricavati da un criterio di probabilità caratteristico dell’italiano:

“egjb pdiffh daos dfvjsaw od. hgasduih bv aoòei! Rjfsd”

Facciamo lo stesso con le coppie di lettere. Ad esempio, se abbiamo 24 lettere dell’alfabeto, più lo spazio bianco, abbiamo 252 = 625 combinazioni e possiamo costruire una matrice 625x625 che definisce la probabilità che una certa lettera sia seguita da un’altra lettera. Potremmo ottenere la sequenza:

“adel ove prates. Casa festavol compatto. Semina e remasi”

Certamente si tratta di un testo incomprensibile, ma sembrano emergere delle “parole” intelleggibili e delle “frasi”. Proseguiamo facendo lo stesso con le coppie di parole adiacenti: un “vocabolario” completo della lingua italiana può contenere 250.000 parole, ma ne bastano 50.000 per

gestire le frasi ordinarie presenti nel corpus del web.

50.000 al quadrato fa due miliardi e cinquecento milioni, un numero enorme per un essere umano ma gestibile da un computer che, analizzando le pagine del web in italiano, può misurare la frequenza delle coppie di parole. In questo modo si apre la strada alla costruzione di frasi, parola per parola, con un risultato che appare molto naturale. Potremmo facilmente formare la seguente frase, sensata e sintatticamente accettabile:

“Albert Einstein è nato nel 1879 a Ulma. È considerato il più grande scienziato del ‘900.”

Se però non esistesse un’umanità che si esprime sensatamente in italiano, questo processo non sarebbe possibile: sottolineiamo che non c’è traccia di intelligenza se non quella che viene disvelata calcolando le probabilità delle coppie di parole scritte dagli umani. Questo algoritmo ha però dei limiti: con questi numeri, la quantità di dati presente nel web non è sufficiente per calcolare adeguatamente il tabellone delle probabilità delle coppie di parole, figuriamoci di gruppi di tre o quattro parole.

Ed è qui che si innestano altre tecnologie modernequaliglialgoritmiperl’”embedding” ed il “transforming”. Non abbiamo lo spazio per descrivere in dettaglio questi algoritmi, ma possiamo dire che sono entrambi legati all’utilizzo di reti neurali che assegnano alla singola parola non più una probabilità ma un vettore di numeri influenzati dalle parole precedenti o addirittura dalle frasi precedenti del testo: tutto questo realizzato con un massiccio processo di allenamento per ottimizzare miliardi di pesi, in modo da fornire all’algoritmo l’informazione di cosa sia “giusto” e cosa no nel processo di formulazione della frase.

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In ChatGPT 3.5, l’”embedding” associa ad una singola parola la sua “distanza” da più di 10.000 “concetti àncora” creando vettori di numeri che, con semplici operazioni di somma, portano al calcolo della successiva parola della frase. Con la versione 4.0 questi valori sono certamente aumentati, ottenendo una maggiore accuratezza nelle risposte.

Avendo capito cosa c’è dietro a questi algoritmi, i loro risultati appaiono molto meno sorprendenti di quanto non sembrino all’utente ignaro che si trova a conversare in linguaggio naturale con il computer come con un amico al bar.

Si capisce subito, ad esempio, come mai la composizione delle frasi di ChatGPT sia impeccabile da un punto di vista grammaticale, e questo in qualsiasi lingua: sul web sono rari gli errori grammaticali e le frasi senza senso. Si capisce altresì che la sensatezza di queste frasi è un delicato rapporto tra miliardi di pesi all’interno dell’ algoritmo, nulla di più e nulla di meno: le “allucinazioni”, le invenzioni che, più o meno spesso, caratterizzano le risposte di questi LLM, sono l’effetto di un algoritmo cieco che non ha la minima cognizione di cosa sia il senso della serie di parole che produce.

Ci si rende conto anche del mostruoso sforzo - in termini di energia elettrica, di utilizzo di supercalcolatori e di archivi di dati, nonché di risorse umane dedicate all’ “allenamento” – che c’è dietro l’utilizzo di queste macchine per produrre risultati tutto sommato modesti, anche se a prima vista sorprendenti. Il cervello umano consuma come una lampadina da 20 W: si calcola che 3 semplici risposte di ChatGPT equivalgano ad una ricarica di un cellulare, circa 8 Wh, enormemente di più considerata la velocità della risposta del nostro cervello.

E ci si rende anche meglio conto di altri aspetti più sottili, a partire dai “bias” presenti all’interno dei LLM in termini di temi, argomenti, posizioni, culture dominanti nei confronti delle minoranze o, in generale, a ciò che non viene adeguatamente rappresentato nel web. Si stima, ad esempio, che se un certo tema non appare almeno 10.000 volte nel web, esso viene inevitabilmente trascurato. Oppure quali siano gli aspetti dell’intelligenza umana che resistono, talvolta alla grande, all’ invasione di questi LLM, e quali no.

Tra i primi: la matematica, la logica, il pensiero rigoroso e razionale vedono questi algoritmi in difficoltà in quanto questi ambiti sono procedurali, caratterizzati da simbolismi e astrazione che non sono rappresentabili efficacemente nei miliardi di frasi presenti nel web. Anche la capacità critica e di fact checking, pende per ora a nostro favore.

D’altra parte emergono funzioni del pensiero umano; fra tutte balza all’occhio la capacità di tradurre in lingue diverse in cui gli algoritmi sono ormai imbattibili per velocità e accuratezza. Lo stesso linguaggio naturale, proprio perché strumento comune e diffuso tra gli esseri umani, è diventato il punto di forza di questi algoritmi: è questa forse la cosa che maggiormente sta causando un salto tecnologico “dirompente”, come si dice in questi casi.

Ma di questo potremo parlare un’altra volta: qualunque sia la nostra opinione su ChatGPT e le sue sorelle, esse sono venute per restare, e dobbiamo imparare a conviverci nel modo migliore possibile.

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QUANTO È EMPATICO IL DIGITALE?

Il conflict management alla sfida dello sviluppo sostenibile

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VIGNALI
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La definizione classica di responsabilità sociale d’impresa ha visto un ampliamento di contesto nel programma d’azione per il raggiungimento dei 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDG) sottoscritto nel 2015 dai Paesi membri dell’ONU, e ha trovato una più precisa finalizzazione nella legge 208 sulle Società Benefit, anch’essa del 2015.

La responsabilità sociale che diviene sostenibilità sociale nell’obiettivo 8 del SDG - incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti – prende in considerazione l’impatto complessivo delle attività economiche sulle persone che lavorano e sulle comunità di riferimento.

È un punto cruciale dello sviluppo sostenibile che si realizza attraverso la gestione consapevole e proattiva di tutti gli aspetti legati all’attività economica al fine di creare comunità di lavoro e sociali rispettose dell’individuo e che consentano il mantenimento di uno stato di benessere e una buona qualità della vita.

Questo obiettivo implica innanzitutto la comprensione delle esigenze delle persone nei luoghi in cui esse lavorano e la progettazione di strutture organizzative e ambienti fisici e sociali per soddisfarle; la qualità dei rapporti interpersonali è normalmente indicata ai primi posti delle preferenze espresse dai Collaboratori.

Le finalità delle Società Benefit - definizione che si aggiunge a quella data dalla

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certificazione B-corp - sono così espresse: “nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”.

La Società Benefit è amministrata in modo da bilanciare l’interesse dei soci con gli interessi delle altre categorie di portatori di interesse quali lavoratori, clienti, fornitori, finanziatori, creditori, pubblica amministrazione e società civile.

Più in dettaglio, la valutazione dell’impatto delle Società Benefit deve considerare le relazioni con i dipendenti e i collaboratori in termini di retribuzioni e benefit, formazione e opportunità di crescita personale, qualità dell’ambiente di lavoro, comunicazione interna, flessibilità e sicurezza del lavoro.

Sulla base degli elementi contenuti nel SDG possiamo riconoscere una dimensione di sostenibilità interna in ogni organizzazione produttiva che deve dunque essere considerata come un microcosmo rispetto al macrocosmo dell’intera società umana e dall’ambiente fisico in cui vive e rispetto ai quali si pone in un rapporto di reciproca influenza.

Analoga considerazione è possibile rispetto alla finalità benefit dell’impresa nel momento in cui questa influisce sulla comunità di appartenenza attraverso la propria cultura, i propri valori e il proprio modello di organizzazione del lavoro.

In entrambi i casi è evidente come l’interazione tra le persone all’interno di ogni organizzazione manifesti il proprio effetto oltre lo stretto ambito dell’attività svolta in essa, per cui è necessario da parte di tutti i protagonisti un impegno attivo, consapevole e condiviso teso a sviluppare relazioni di qualità sia nella struttura delle relazioni formali sia in quella più immediata delle relazioni informali.

Posto che le interazioni personali sono sempre nella sfera di responsabilità dei soggetti coinvolti, è comunque imprescindibile nelle organizzazioni di qualunque tipo, ma ancor più in quelle che perseguono finalità sociali e benefit, la creazione delle migliori condizioni affinché le eventuali difficoltà o crisi nei rapporti siano prontamente affrontate essendo disponibili procedure e strumenti di sostegno individuale.

Ciò si realizza innanzitutto predisponendo un adeguato Sistema Integrato di Gestione dei Conflitti (SIGC) inserito in una cultura organizzativa che pone l’individuo al centro di ogni processo e si ispira ai valori del rispetto, dell’inclusione, della collaborazione, della comunicazione e della gestione costruttiva delle inevitabili differenze fra i singoli, ad ogni livello.

Le capacità individuali di gestione dei conflitti devono essere pertanto sviluppate in modo diffuso attraverso un’adeguata formazione e il miglioramento dell’efficacia nella gestione situazionale. Inoltre, coloro che hanno la responsabilità di un gruppo di persone devono essere in grado di gestire sia i propri conflitti sia quelli degli altri, una competenza di secondo livello necessaria non soltanto ai manager e ai responsabili

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delle aree organizzative, ma anche a un capo ufficio, un capo reparto, al direttore di un punto vendita con più addetti, ecc..

Lo sviluppo di tali capacità individuali manifesterà i propri benefici effetti anche sulle relazioni in ogni altro ambito e nel lungo periodo.

Anche altri punti come la qualità dell’ambiente e la sicurezza sul lavoro sono richiamati in entrambi i protocolli con riferimento alla dimensione sociale dell’attività svolta. Questi possono sembrare aspetti più tecnici e riguardare solo l’organizzazione degli spazi e le procedure di esecuzione dei compiti, ma è sempre più riconosciuto come lo spazio fisico di lavoro influenzi le relazioni interpersonali - si guardi alla facilità di comunicazione e al bisogno di privacy - e come la sicurezza sul lavoro possa essere messa a repentaglio dalla mancanza di comunicazione o collaborazione all’interno di una squadra

anche come conseguenza di un conflitto, magari latente, fra i suoi membri.

Un’efficace politica di conflict management non può dunque prescindere dalla valutazione del rischio di conflitto e dai suoi effetti e deve garantire, sia in via preventiva sia nel momento della loro gestione, che le crisi nelle relazioni interne siano prontamente risolte con un approccio costruttivo.

In conclusione, oltre ad ogni considerazione in merito agli effetti disfunzionali che i conflitti interni possono avere sulla performance individuale e organizzativa, con i relativi costi e ricadute sullo sviluppo dell’attività, solo un’elevata qualità delle relazioni interne permetterà comunque all’organizzazione di realizzare i propri obiettivi di sostenibilità e di impatto benefit.

Per questo motivo le competenze di gestione dei conflitti sono sempre più competenze proprie della leadership e i leader devono essere in grado di trasformare le crisi nelle relazioni interne in opportunità di sviluppo coerente con le finalità sociali della propria organizzazione.

Eugenio Vignali

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Benessere equo e sostenibile (bes): la rivoluzione possibile

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FILOMENA MAGGINO

Il superamento del PIL (Prodotto Interno Lordo) a favore del BES non è solamente una questione che coinvolge la politica e che richiede interventi tecnici e metodologici. È innanzitutto una questione culturale in quanto richiede un importante cambiamento di paradigma. In questa prospettiva il mondo dell’istruzione - a tutti i livelli - gioca un ruolo determinante, non tanto e non solo nell’introdurre il tema specifico di cui ci stiamo occupando ma anche e soprattutto nell’allenarci alla complessità richiesta da questa rivoluzione.

QUESTIONI DA AFFRONTARE NEL PROPORRE IL BES

Il messaggio più importante che ci lancia l’esperienza del Progetto BES è che qualsiasi tentativo di operare nell’ottica di monitorare il benessere del Paese pone sfide, necessità e rischi.

APPROFONDISCI
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SFIDE

In generale, la grande sfida che incontriamo nell’avviare progetti finalizzati a stabilire misure del benessere di un Paese - nella logica oltre il PIL - è quella della complessità.

Anni fa feci una ricognizione di quante definizioni di benessere sono presenti nella letteratura di riferimento: centinaia! Ma nessuna di quelle, presa singolarmente, riusciva a cogliere tutti gli aspetti della vita, nessuna definizione era veramente comprehensive. Ci sono definizioni che si concentrano sulle strutture di valori, altre sui processi, altre sulle condizioni, altre sugli obiettivi da raggiungere. Ma, se ci pensiamo bene, tutte queste caratteristiche definiscono il benessere e si intrecciano nella sua promozione e nel suo sviluppo.

La sfida della complessità è direttamente osservabile anche a livello tecnico, nella costruzione e selezione degli indicatori. In questo esercizio dobbiamo infatti tenere conto che esistono:

• diverse prospettive di osservazione (indicatori di input/output, di stato o di trend, …)

• diversi livelli di osservazione (es: micro/ macro)

• caratteristiche nella realtà che hanno natura diversa (oggettiva/soggettiva; qualitativa/quantitativa)

• diversi contesti che sono territoriali ma anche temporali

• diversi livelli comunicativi

• diversi obiettivi

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• diversi contesti di governance. A tale proposito vorrei sottolineare l’importanza di affiancare agli indicatori cosiddetti oggettivi anche quelli soggettivi (come d’altra parte il BES fa).

La sfida del cambiamento di paradigma impone un modo nuovo di concepire e di ragionare intorno alle politiche quando si cerca di trasformare definizioni e concetti in azione. Qualche esempio:

• da blockchain concentrata sul prodotto a blockchain che certifica quanta qualità della vita la produzione del prodotto ha rilasciato

• credo oramai siano maturi i tempi per proporre una Agenzia di Rating non più sulle performance finanziarie ed economiche di un Paese ma anche sulle performance legate alla qualità della vita dei suoi Cittadini

• la verifica della sostenibilità di una comunità non deve essere monitorata solo attraverso parametri economici/ finanziari. Le comunità stanno insieme perché le persone che le compongono sentono di far parte di un sistema. In questo senso, è più importante monitorare aspetti soggettivi. Uno tra questi che ritengo particolarmente rilevante e determinante del benessere di una società è quello della fiducia. Nella mia ricerca applicata ho verificato l’importanza di tale indicatore per la sostenibilità di qualunque comunità: un modello di previsione non lineare cui sto lavorando applica la teoria delle catastrofi proprio a questo aspetto in relazione alla speranza e all’identità. Un andamento critico della fiducia trascina in basso la speranza minando seriamente l’identificazione degli individui nella propria comunità. In un attimo può

infatti succedere che il legame sociale di una comunità venga completamente travolto e distrutto.

NECESSITÀ

Tra le necessità che si pongono nel momento in cui si decide di intraprendere un progetto finalizzato alla misurazione del benessere di un Paese evidenzierei, in primo luogo, quella che chiamerei della relativizzazione, ossia la coerenza e l’adeguatezza degli indicatori e delle interpretazioni alla definizione ma anche alle differenze spazio/temporali.

RISCHI

Il rischio più evidente che occorre affrontare e, per quanto possibile, minimizzare, soprattutto dal punto di vista metodologico è il riduzionismo. In fondo, parlare di indicatori vuol dire parlare proprio di riduzionismo: non potendo osservare tutta la realtà, ci limitiamo a osservarne alcune parti, quelle che si ritengono più rilevanti. Il “migliore” esempio - in quanto estremo - di riduzionismo è proprio quello dell’adozione del PIL come unica misura di valutazione del benessere e sviluppo di un Paese. I danni prodotti da tale estrema decisione sono sotto gli occhi di tutti.

Il riduzionismo visto in questa ottica, impone delle scelte e le scelte introducono un altro aspetto critico che è quello della soggettività. Ritornando alla questione della definizione (che si presenterà essa stessa in termini inevitabilmente “riduttivi” e “soggettivi”), il progetto BES ha introdotto al suo interno un processo che altri progetti non hanno e che cerca di superare tali rischi: la costituzione del Comitato di Indirizzo ha consentito, tramite la consultazione degli stakeholder, l’identificazione in maniera

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condivisa degli aspetti più rilevanti della vita del Paese.

RIFLESSIONE SULLA DEFINIZIONE

Da esperta di statistica vorrei dedicare una maggiore attenzione non tanto alle questioni tecniche quanto a quello che ritengo il momento più importante di questo esercizio in quanto condiziona anche il lavoro più strettamente tecnico di costruzione degli indicatori.

Nella mia personale e pluridecennale esperienza di costruzione di indicatori di misurazione e valutazione del benessere procedo a riflettere su quale sia veramente la migliore definizione di qualità della vita e il miglior approccio per arrivare ad essa.

Come accennato precedentemente - e come anche il rapporto Stiglitz-Sen-Fitoussi del 2009 sottolinea - occorre tener conto del fatto che il concetto di qualità della vita varia da territorio a territorio, da un Paese all’altro, da un periodo storico all’altro. Questo è sicuramente vero ed è per questo

che un progetto come il BES è e deve rimanere un progetto dinamico, vivo, come viva e dinamica è la realtà; non quindi un qualcosa di definito una volta per tutte.

Ma nel riflettere sulla possibile declinazione del concetto di qualità della vita e di qualità di una società, ho provato a identificare gli aspetti rilevanti, non modificabili e non negoziabili, validi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

Mi è stato di aiuto e ispirazione una riflessione di Silvano Agosti che ho fatto subito mia.

In definitiva, gli aspetti rilevanti della qualità della vita hanno a che fare proprio con il “vivere” o meglio il potere e sapere veramente “vivere”:

• poter e saper dormire, qualcosa che ci mette in relazione anche con la possibilità di gestire in maniera sana il nostro tempo

• poter e saper mangiare, qualcosa che è direttamente collegato con lo stile di vita e le sue implicazioni con la salute individuale ma anche ambientale

• poter e saper lavorare, qualcosa che riguarda il sostentamento della persona ma anche la sua soddisfazione e realizzazione

• poter e saper imparare, importantissimi per la crescita personale, questa sì infinita,

• saper dare, condizione che deve diventare uno dei piaceri massimi della vita

• poter e saper creare, facendo emergere la propria unicità

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• poter e saper amare, in termini di empatia nei confronti di chi e cosa ci circonda.

Questi bisogni e desideri sono irrinunciabili e non negoziabili anche perché naturali. Una volta soddisfatti, garantiscono a chiunque una stabile serenità, quindi un magnifico percorso di vita.

È per questo che al centro di ogni iniziativa, l’attenzione dello Stato e dei Cittadini va innanzitutto all’Essere Umano e alle sue naturali necessità. Se ci pensiamo bene, tali aspetti che dovrebbero essere garantiti e tutelati dallo Stato potrebbero entrare a far parte di una vera e propria strategia di sicurezza nazionale.

PAROLE-CHIAVE

Spesso quando si parla di misure di benessere si fa riferimento a parole-chiave: felicità, benessere, ….

Io penso che ci sia una parola-chiave che definisce bene la reale promozione della qualità della vita in termini equi e sostenibili. La parola-chiave è rispetto:

• rispetto per se stessi, per il proprio corpo, la propria storia, le proprie capacità, la propria natura

• rispetto delle opinioni, delle competenze, della storia, … degli altri

• rispetto dell’ambiente che ci circonda.

Rispetto, in ultima istanza, della vita in tutte le sue forme.

Filomena Maggino

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Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano

FABRIZIO FAVINI

favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.

Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili

a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.

Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione

(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).

Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.

AUTORI
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E’ un fisico italiano.

È stato presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) dal 2014 al 2018. Fisico sperimentale, specializzato nel campo della fisica fondamentale e

ROBERTO BATTISTON

delle particelle elementari, è uno dei maggiori esperti di raggi cosmici. Ha coordinato assieme al premio Nobel Samuel C.C.Ting la realizzazione dello spettrometro

magnetico alfa, operante sulla Stazione Spaziale Internazionale dal 2011, dedicato alla ricerca dell’antimateria e della materia oscura. Ha pubblicato oltre

500 articoli scientifici sulle più importanti riviste internazionali. Editorialista della Stampa, Corriere, Repubblica, Adige svolge una intensa attività come saggista e

divulgatore. Ha scritto: L’alfabeto della Natura (2022), La matematica del virus (2020), La prima alba del cosmo (2019), Fare Spazio (2019).

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AUTORI

EUGENIO VIGNALI

Laurea in Economia Aziendale a Venezia. Dopo l’esperienza lavorativa in Italia e all’estero presso aziende anche multinazionali, sceglie la libera professione come consulente di

direzione. Mediatore dal 2010 delle controversie civili e commerciali presso organismi di mediazione pubblici e privati, mediatore famigliare, coach neurorelazionale, negli anni si

specializza nella qualità delle relazioni e nella gestione dei conflitti interni alle organizzazioni. Co-ideatore della certificazione Conflict-Positive Organization, un protocollo che

disegna uno standard organizzativo e di people management per ogni tipo di organizzazione e attesta l’impegno a gestire i conflitti fra tutti gli stakeholder in modo positivo, collaborativo

e costruttivo contribuendo al rispetto della responsabilità sociale d’impresa e degli obiettivi statutari delle Società Benefit.

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Professore Ordinario di Statistica Sociale presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Coordinatrice del Dipartimento Benessere Integrale – Pontificia

Accademia Mariana Internationalis.

È stata Consigliere del Presidente

FILOMENA MAGGINO

del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (2018-2021), per i temi Statistica, Qualità della Vita, Sviluppo Sostenibile, Benessere Equo e Sostenibile. Presidente della Cabina di regia Benessere Italia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (2019-2021).

Membro del Comitato Economico e Sociale (Presieduto da Vittorio Colao) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (2020). Presidente e co-fondatrice dell’Associazione Italiana per gli Studi sulla Qualità della Vita (AIQUAV).

Past-President della International Society for Quality-of-Life Studies (ISQOLS) per la quale è stata chair e organizzatore di due congressi (Firenze, 2009; Venezia, 2012).

Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti ed è Ufficiale dell’Ordine al merito della

Repubblica Italiana. È autrice di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e divulgative ed invitata come keynote speaker in tutto il mondo in eventi scientifici e culturali.

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img: wikipedia.org Sera sul viale Karl Johan Edvard Munch 1892 29
DIDA

Perché Rivoluzione Positiva?

Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.

MANIFESTO

Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i

presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro

modo di pensare e, quindi, nel nostro comportamento.

Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci

rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.

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Oggi chi non si ferma a guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.

Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare,

di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.

Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali

di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si

uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.

Il Comitato di Redazione:

Fabrizio Favini

Edoardo Boncinelli

Roberto Cingolani

Enrico Giovannini

Gianni Ferrario

STUDIO BETTINARDI BOVINA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI
STUDIO BETTINARDI BOVINA Dottori Commercialisti e Revisori Contabili Galleria Unione, 1 - 20122 MILANO, ITALIA Tel: +39 02 805 804 210 - Fax: +39 02 936 602 65 Via Bacchini Delle Palme, 1 - 37016 GARDA, ITALIA Tel: +39 04 562 703 11 studio@studiobettinardibovina.it
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• Manuale di Sviluppo Umano

• Cervello emotivo VS Cervello razionale

• La potenza degli Stati d’Animo

• Come gestire l’Egocentrismo

• Come sviluppare Percezione e Pensiero

• Come gestire le Trappole della nostra Mente, la tirannia delle Abitudini, l’Autoinganno

• Come gestire Stress ed Ansia

• Come gestire Comunicazione e Feed-back

• Come gestire la Diversità

• Come orientare l’Azienda alla Leadership Lungimirante.

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