NUMERO 41 . mar2022 . La felicità è un segno di potenza (*)

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*) Perché è importante essere felici? Tanto per cominciare, ci si sente meglio per definizione. Ma c’è di più.

La felicità non permette solo di godersi maggiormente la vita, ma influisce anche sul successo nella sfera personale e professionale. La felicità non è solo un prodotto del

successo, bensì ne è anche la causa. La felicità rende le persone più socievoli e disponibili, le spinge ad apprezzare di più se stessi e gli altri, migliora l’efficacia di risolvere i conflitti e rafforza il nostro sistema immunitario – cosa non trascurabile, oggigiorno. L’effetto generale

è che le persone hanno relazioni interpersonali più solide ed appaganti e una vita lavorativa più gratificante assieme ad una esistenza più lunga e sana.

Fabrizio Favini

N.41 MARZO 2022

(*) Aristotele

PROGETTO Invitiamo i nostri lettori a

la nostra vita.Vedremo come

passeggiare insieme a noi

l’innovazione creativa concorra,

nel bosco della complessità

giorno dopo giorno, alla

e della positività. Vedremo

costruzione di nuovi modelli di

come la Ricerca - scientifica,

relazione economica, sociale,

sociopolitica, culturale, etica,

produttiva e organizzativa

economica e produttiva, insieme

procedendo instancabilmente,

all’Innovazione - tecnologica, di

in parallelo, alla distruzione di

metodo, di comportamento, di

quelli precedenti.

processo, di prodotto, cambia

2

CAMPAGNA SOSTENITORI Magazine rivoluzionepositiva

SOSTIENICI CON LA TUA DONAZIONE! BASTA IL PICCOLO SOSTEGNO DEI NOSTRI NUMEROSI LETTORI PER CONSENTIRCI DI CONTINUARE AD OFFRIRTI QUALCHE STIMOLANTE LETTURA.

DONA VERSANDO SUL NOSTRO IBAN CON BONIFICO BANCARIO INTESTATO A DELTAVALORE

IT48D 03440 01603 000000 390600 CON CAUSALE: SOSTEGNO A RIVOLUZIONEPOSITIVA

Molte grazie!

3

PERCORSO Un appuntamento mensile.

Brevi articoli monotematici che rimandano ad approfondimenti, per chi desidera; repertori iconografici scelti in virtù di criteri estetici; l’impegno di affrontare e di interpretare in modo semplice, ma non semplicistico, la complessità; il piacere della scoperta, dello scambio e della relazione positiva con i nostri Lettori.

Benvenuti a bordo!

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

4

INDICE

06 10 14 18 FABRIZIO FAVINI

ENRICO PERVERSI

FEDERICO COSTA

Esperto di innovazione del comportamento

Top Manager – Consulente di Direzione

Consulente di M&A e di Restructuring

Un modo diverso di essere intelligenti: l’autoconsapevolezza - 3a parte

La cultura della fiducia: una risposta alla richiesta di sviluppo sostenibile di persone, aziende, società

Autori pg. 24 Manifesto pg. 30

5

Workers By Out

MASSIMILIANO GIANSANTI Presidente di Confagricoltura

Intervista

FABRIZIO FAVINI

APPROFONDISCI

Un modo diverso di essere intelligenti: l’autoconsapevolezza terza parte 6

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

L’UOMO SCEGLIE PRIMA DI RENDERSENE CONTO – LA TIRANNIA DELLE ABITUDINI Il pensiero e il comportamento di noi umani hanno quasi sempre cause molteplici, evidenti o meno, razionali o meno.

Il nostro cervello è altamente energivoro: pur rappresentando solo il 2% del nostro peso corporeo è responsabile del 20% dell’intero consumo energetico giornaliero e quindi è sempre alla ricerca di modi per risparmiare energia.

Ne consegue che gli automatismi, le abitudini, i pregiudizi, le credenze, gli alibi, le scorciatoie e le gabbie mentali permettono alla nostra mente di ridurre sforzi e di contenere il consumo energetico.

1 /4

Quando si forma un’abitudine, il cervello non partecipa più al processo decisionale. Smette di impegnarsi o, meglio, si dedica ad altri compiti. Se non potesse ricorrere alle abitudini, John Dryden il nostro cervello collasserebbe sotto il peso di innumerevoli stimoli e attività quotidiani.

Prima di tutto, perché si forma una abitudine? Pertanto una chiara esigenza di sopravvivenza Una abitudine serve a soddisfare un bisogno, è alla base del loop-habit, il circolo vizioso a procurarci una dose di comodità, una dell’abitudine. gratificazione, uno spicchio di comfort zone.

Oltre il 40% delle azioni quotidiane compiute Quando un comportamento diventa abitudine, dalle persone non sono frutto di decisioni bensì il circuito neuronale che presiede alla sua di abitudini (ricerca della Duke University USA esecuzione si fortifica e si consolida, mentre i – 2009). circuiti alternativi si affievoliscono perché non vengono più usati. Si origina pertanto uno Abbiamo capito che un’abitudine non può essere schema, ossia un insieme di percorsi che la sradicata, ma che per modificarla deve essere mente organizza, memorizza e mette in atto in sostituita. E alla base delle sua sostituzione, determinate circostanze. Gli schemi ci aiutano a ossia del cambiamento, deve sempre esserci fare ordine nella confusione che ci circonda. E una puntuale decisione. E perché un’abitudine quando un comportamento diventa abitudine, cambi stabilmente dobbiamo credere che il la nostra mente si limita a mettere in esecuzione cambiamento sia possibile e opportuno. lo schema appropriato, senza dover consumare energie ulteriori.

Più consolidata è l’abitudine e più sarà faticoso rimuoverla e sostituirla. All’inizio il nuovo

Siamo noi che creiamo le nostre abitudini e poi le nostre abitudini creano noi.

7

comportamento ci può sembrare forzato e innaturale, con la forte tentazione di tornare indietro.

popolano quotidianamente la nostra vita.

Ricordo che per spezzare la catena dell’abitudine, l’autoconsapevolezza è lo strumento indispensabile. Infatti, se osserviamo le nostre abitudini emotive con piena autoconsapevolezza, possiamo farci limitare in misura ben più contenuta da loro e imparare a liberarci dalla loro visione distorta circa la situazione che stiamo vivendo.

COME INGANNARE IL CERVELLO I meccanismi di suggestione e di illusione: perché tendiamo a credere a magie e ideologie.

La nostra mente è una macchina associativa tesa a cercare ordine, simmetria e nessi causa-effetto - rifuggendo, quindi, dal caos - secondo schemi mentali ereditati dai nostri antenati preistorici, impegnati a sopravvivere in un mondo scandito da dinamiche di fuga/predazione.

Di fronte ad una decisione, dobbiamo prestare cautela ed attenzione nell’identificare un possibile nesso causa-effetto in quanto le apparenze sono spesso ingannevoli, in particolare quando due eventi si susseguono e riteniamo che il secondo sia dovuto al primo, come in molti casi di comportamenti scaramantici (“con quella penna ho firmato un ordine molto importante col mio Cliente; ergo quella penna mi porta fortuna”).

Falsi nessi, analogie automatiche, errate associazioni tra ciò che si verifica prima e ciò che si verifica subito dopo sono esempi di ragionamenti viziati da errori logici che, inevitabilmente, condizionano i nostri comportamenti.

Autoinganni, giustificazioni,

gabbie emotive, alibi, pregiudizi, realtà alterate

Qual è l’anomalia contenuta nella foto? La ragazza ha 6 dita! Ne ha 5 più il pollice.

La domanda è: come mai non l’ho notato? Per il fenomeno chiamato programmazione mentale, ovvero il cervello tende a vedere la realtà per come è programmato per vederla, e non per com’è realmente!

Una tendenza molto umana e spontanea è quella di attribuire un senso dove non c’è che una serie di avvenimenti slegati e incoerenti, ossia la tendenza a definire finalità e a cercare una intenzionalità per fatti che non siamo in grado di giustificare, ovvero l’istintiva propensione alle argomentazioni che facciamo o che ascoltiamo senza soppesare il significato di dati oggettivi e circostanziati che oggi sono ampiamente disponibili ma che preferiamo sottacere o negare.

Un’ulteriore complicazione è che il nostro giudizio non fa che utilizzare e rinforzare schemi mentali già esistenti, prefabbricati, confortevoli, senza riuscire a cambiarli o innovarli.

Le analogie e le metafore hanno un forte potere di suggestione; esse vengono infatti massicciamente utilizzate in campo pubblicitario (slogan storico secondo cui chi si rifornisce di una certa benzina, mette un tigre nel motore).

8

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Il nostro cervello è una fabbrica di illusioni.

Senza illusioni non possiamo vivere, anche se abbiamo gli strumenti logici per non continuare a confonderle con le speranze.

Secondo Daniel Goleman la mente di ognuno di noi ha una parte cieca, incapace di vedere le cose come stanno in realtà. È grazie a questa zona d’ombra della coscienza che possiamo raccontarci delle bugie cosiddette vitali, ossia realtà negate o alterate nel loro significato perché troppo crude e dolorose per essere sopportate. Così ci convinciamo che se non entriamo più in un vestito dipende da un lavaggio sbagliato e non dal fatto che siamo ingrassati. O crediamo che il partner faccia tardi la sera perché trattenuto in ufficio, negandoci l’evidenza di altre ragioni ben più inquietanti.

Le bugie vitali sono l’equivalente psicologico delle endorfine. Le endorfine (un vero sistema analgesico!) sono un gruppo di neurotrasmettitori che hanno sul cervello la stessa azione degli oppiacei. Sono le morfine del cervello che danno un senso di euforia, un naturale balsamo alla sofferenza e riducono la percezione del dolore.

Proseguendo con Goleman, qualcosa di simile succede anche alla nostra attenzione, dotata di filtri per selezionare la realtà e farne arrivare alla coscienza solo una parte. Questi meccanismi ci proteggono da informazioni troppo disturbanti e traumatiche, che la nostra mente cancella o seppellisce nell’inconscio, impedendoci di diventarne consapevoli. Non si tratta, quindi, di eventi che fingiamo di ignorare, bensì di veri buchi nella nostra coscienza. L’autoinganno è, in buona sostanza, un baratto col quale accettiamo un calo dell’attenzione in cambio del sollievo dall’ansia e dallo stress.

Ma c’è un prezzo da pagare, come in ogni compromesso: la mancanza di consapevolezza.

Se dunque una modica dose di illusione può 9

essere benefica, è altrettanto vero che ignorare i problemi ci impedisce di risolverli, dato che non possiamo cambiare ciò che non vediamo.

L’antropologo statunitense Gregory Bateson (1904 – 1980) sosteneva che “esiste sempre un valore ottimale oltre il quale ogni cosa diventa tossica: l’ossigeno, il sonno, la psicoterapia.

Qualsiasi variabile biologica ha bisogno di equilibrio”.

Lo stesso vale per la sincerità e l’inganno. In qualche punto tra i due poli del comportamento – vivere una vita di bugie oppure dire sempre la pura verità – c’è il sentiero giusto che conduce al benessere e ci assicura la sopravvivenza.

Fabrizio Favini

La cultura della fiducia: una risposta alla richiesta di sviluppo sostenibile di persone, aziende, società

2

/4

ENRICO PERVERSI APPROFONDISCI

10

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Dopo il grande dibattito sul cosiddetto smart working, in realtà solo remote working, è interessante notare come si stia presentando, ancora una volta, una realtà inaspettata.

In tutto il mondo il mercato del lavoro sta evolvendo rapidamente non solo perché si sono persi occupati durante la crisi ma anche perché stanno insorgendo difficoltà rilevanti per le aziende che vogliono assumere ma non trovano candidati. In questo contesto si colloca anche un fenomeno, denominato big resignation, che vede protagonisti lavoratori che danno le dimissioni spesso senza avere una nuova proposta in tasca.

La pandemia ha innescato un meccanismo impressionante: il Dipartimento del Lavoro segnala che in USA ad agosto 2021 è stato raggiunto il valore record di 4,3 milioni di americani che hanno lasciato volontariamente la loro occupazione. Secondo uno studio di McKinsey - che ha coinvolto quasi 6 mila persone in età lavorativa in Australia, Canada, Singapore, Regno Unito e Stati Uniti - il 40% degli occupati a livello mondiale è intenzionato a cambiare lavoro nei prossimi 4-6 mesi; lo studio ha inoltre rilevato che il 36% di chi si è licenziato non aveva una nuova alternativa.

Ma è molto significativo esaminare le motivazioni reali delle persone: i dipendenti che cambiano lo fanno perché non si sentono apprezzati dalle loro organizzazioni (54%), o dai loro manager (52%) o per carenza di senso di appartenenza (51%). È evidente che la ricerca di senso delle persone non trova sbocchi giudicati soddisfacenti.

Questo viene confermato anche dalle opinioni delle aziende che attribuiscono le separazioni principalmente alla retribuzione, all’equilibrio insoddisfacente tra lavoro e vita

11

privata e alla ricerca di maggiore benessere fisico ed emotivo. Si può concludere che esiste decisamente un diverso orientamento e che le risposte delle aziende alla situazione devono essere ripensate.

Anche il nostro Paese sta vivendo appieno questo fenomeno; infatti in Italia fra aprile e giugno 2021 quasi mezzo milione di persone ha dato le dimissioni (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).

Una ricerca di Gallup sulla soddisfazione professionale rivela che nel nostro Paese solo il 5% delle persone è contento del lavoro che fa, non dello stipendio o dei benefit; l’insoddisfazione deriva della propria realizzazione e della qualità delle interazioni sociali.

Per questo motivo tra coloro che sono ritenuti talenti cresce la domanda di un numero maggiore di giornate di smart working oppure la migrazione verso aziende che lo offrono. La disponibilità di tempo viene vista come uno strumento per dedicarsi alle priorità della propria vita soprattutto dalle ultime generazioni, millennials e generazione Z, che abbracciano la cosiddetta YOLO economy (You Only Live Once).

L’esperienza di lavoro a casa, forzata dalla pandemia in un clima di pesante incertezza, non ha generato soltanto una ricerca di flessibilità e di equilibrio tra professione e vita privata ma anche una riflessione più profonda inerente alla ricerca di senso a partire dai valori fondanti delle persone ma anche del datore di lavoro. È quindi un tema culturale e come tale va affrontato.

Operare sulla cultura è un’operazione complessa che richiede una molteplicità di

strumenti e metodologie che permettano di raggiungere individui, gruppi e team a tutti i livelli aziendali. La soluzione non è quindi un programma di formazione o il lancio di generiche iniziative; spesso è addirittura necessario ribaltare paradigmi consolidati.

legate alle persone ed al contesto in cui si trovano.

Una possibile via è costruire la cultura della fiducia utilizzando i seguenti criteri: • favorire l’apprendere anziché insegnare

Il primo di questi è che anziché focalizzarsi sull’insegnamento a pochi sia più efficace farlo sull’apprendimento di molti: il soggetto diventa “colui che apprende”, chiunque esso sia, libero di scegliere i contenuti tra i molti disponibili, in quale tempo approfondirli, con quale priorità affrontarli. Si tratta di riconoscere autonomia e responsabilità come premessa indispensabile di condivisione e sperimentazione pratica. Ma qual è l’argomento su cui operare, qual’è l’elemento culturale su cui agire?

Io penso che si tratti della fiducia.

Sono molti anni che mi occupo del tema della fiducia e nel tempo, dopo averlo trattato con manager, team, comitati di direzione e Consigli di Amministrazione, mi sono convinto che si tratti di un vero e proprio criterio di gestione aziendale per favorire lo sviluppo e la crescita. È facile trovare l’influenza della fiducia nelle relazioni, nell’efficacia personale, nella gestione dei collaboratori o nel funzionamento dei team; è un ingrediente che c’è in ogni aspetto della vita di una organizzazione anche se spesso va dosato in maniera opportuna.

Per uscire in maniera positiva dalla situazione attuale, la fiducia, anzi la cultura della fiducia, deve pervadere individui e organizzazioni; si tratta di una sorta di “compito evolutivo” da realizzare ognuno in maniera originale per sé e per la propria organizzazione o comunità.

Non c’è quindi una ricetta che valga per tutti, le soluzioni non possono che essere uniche

• soluzioni “uniche” legate alle persone ed al contesto • sperimentazione evolutiva nella gestione del cambiamento.

Ma come si fa in pratica? Quali strumenti si possono usare?

Le numerose esperienze in azienda mi hanno permesso di costruire un approccio che utilizza una combinazione di metodologie: i fondamenti di base, provenienti da fonti molto eterogenee, sono proposti in un oggetto formativo caratterizzato da multimedialità, interattività, test di autovalutazione sulle conoscenze acquisite, gamification, infografiche e bibliografia per approfondimenti.

Si tratta di moduli accessibili in sequenza da tutti i tipi di dispositivi, smartphone, tablet o personal computer, nei tempi e nei modi che ognuno preferisce per permettere di utilizzare, per esempio, il tempo di viaggio oppure per rivedere più volte un argomento di particolare interesse oppure per saltare una parte già nota.

L’aspetto complementare, quello di affrontare le esperienze delle persone nei loro contesti di riferimento su casi reali, viene realizzato mediante conversazioni di coaching in cui individui o gruppi elaborano soluzioni reali e uniche a quesiti che la vita professionale quotidiana pone all’ordine del giorno.

12

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Segue spesso una sperimentazione che viene poi discussa nelle sessioni successive da cui nascono apprendimenti da consolidare nelle competenze di ognuno da utilizzarsi nel quotidiano.

In qualche occasione la condivisione di queste esperienze ha portato alla nascita di vere e proprie comunità di pratica, per esempio sull’utilizzo di strumenti o processi tra divisioni differenti della stessa azienda: la fiducia ha permesso che la condivisione fosse aperta e collaborativa anziché generare competizione e gelosie.

Negli anni ogni progetto affrontato è stato naturalmente diverso dal precedente e ogni volta si è verificato un arricchimento di contenuti, strumenti e metodologie.

Un apprendimento molto importante per me è stato capire che esiste una profonda connessione tra la ricerca di senso delle persone, gli obiettivi delle aziende e l’equilibrio della società.

Perché lo sviluppo sia sostenibile nessuna delle tre componenti deve essere trascurata.

Enrico Perversi

13

Alla scoperta del workers buy out (WBO) FEDERICO COSTA

APPROFONDISCI

Il Workers Buy Out (WBO) rappresenta lo strumento ideale in tutti i casi in cui un’azienda in crisi abbia tutte le carte in regola per essere ristrutturata e proseguire la sua attività ma incontri serie difficoltà nel reperire le necessarie risorse finanziarie.

Il Workers Buy Out identifica l’operazione di acquisto di una azienda da parte dei dipendenti dell’impresa stessa.

Vediamo come funziona e quali sono i vantaggi di questo strumento: in caso di impossibilità, dell’imprenditore o della proprietà, di proseguire nella gestione aziendale per sopravvenute difficoltà 14

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

3

/4

finanziarie o personali, i lavoratori, per salvaguardare il posto di lavoro e le loro competenze nel settore, possono costituirsi in cooperativa e acquisire l’azienda dal liquidatore o dal curatore fallimentare o anche dal datore di lavoro stesso.

Per farlo possono utilizzare una parte della loro liquidazione; è un’eventualità introdotta dalla legge Marcora del 1985, che regola e facilita queste operazioni istituendo un regime di aiuto finalizzato a sostenere le attività economiche e a preservare l’occupazione attraverso lo sviluppo di società cooperative.

15

La legge Marcora ha previsto un Fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli occupazionali, indirizzando le risorse del fondo per la partecipazione al capitale di società finanziarie appositamente costituite, al fine di salvaguardare e incrementare l’occupazione mediante lo sviluppo di piccole-medie imprese cooperative.

La Legge Marcora, è stata poi modificata dalla Legge di Bilancio 2017, prevedendo che le società finanziarie possano assumere partecipazioni temporanee di minoranza nelle società cooperative, con priorità ai Workers Buy Out, e concedendo alle cooperative la possibilità di accedere

a finanziamenti agevolati, mirati realizzazione dei progetti di impresa.

alla

Da allora, i Workers Buy Out hanno permesso di conservare oltre 15mila posti di lavoro.

Sono soluzioni ancora poco conosciute, nonostante siano praticamente a costo zero per la collettività, e a tutt’oggi faticano a diventare uno strumento praticato.

Sono però già molte le storie di successo. Se i dipendenti prendono coraggio e si rendono disponibili ad investire nel progetto parte della loro liquidazione, molteplici soggetti li possono affiancare e sostenere finanziariamente: • lo Stato mette interamente a disposizione della nuova società la NASPI (Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego); • diverse società del mondo delle cooperative sono pronte ad investire insieme ai dipendenti e diventare a loro volta socie della NewCo; • il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) mette a disposizione importanti finanziamenti a condizioni agevolate.

Il Workers Buy Out è una forma societaria in grado di generare molteplici vantaggi per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nell’operazione: • vantaggi evidenti per i dipendenti perché così operando salvaguardano il loro posto di lavoro e assumono il controllo dell’azienda, diventandone azionisti a tutti gli effetti; • vantaggi per i creditori perché, in caso

di continuità aziendale, riescono ad incassare una percentuale ben più alta del loro credito e a mantenere vivo il rapporto commerciale; • vantaggi per la collettività perché un’azienda porta benefici a tutti i soggetti che le gravitano intorno: fornitori, collaboratori, clienti e anche lo Stato, che continua in questo modo ad incassare imposte e contributi; • inoltre non è trascurabile il risparmio effettivo che queste operazioni permettono allo Stato: basti pensare che un lavoratore licenziato costa alla comunità dai 30 ai 40mila euro di ammortizzatori sociali, e sono denari investiti a fondo perduto; • vantaggi per l’imprenditore che riesce ad evitare la liquidazione dell’azienda.

In sintesi, i Workers Buy Out si presentano come i progetti “win win” per eccellenza perché tutti ne traggono importanti benefici. Attraverso i Workers Buy Out i contributi versati negli anni dai dipendenti si trasformano in capitale investito in impresa e la NewCo continua a versare contributi previdenziali e a produrre valore per gli Stakeholders.

I dati parlano chiaro: le aziende passate sotto il controllo dei lavoratori-soci mostrano nel tempo altissime percentuali di riuscita.

Le percentuali dei fallimenti a dieci anni sono inferiori al 15%, da confrontare con il 70%/80% di probabilità di fallimento per le startup. La dimensione media di un’impresa, dopo un WBO, è di venti dipendenti, con un capitale sociale di circa 300 mila euro e un 16

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

3

/4

fatturato attorno ai due-tre milioni.

Uno dei casi più interessanti Workers Buy Out è quello di Spotlight srl, dal 1969 produttore leader di fari per teatri e per architettura d’interni, nell’ambito del quale l’azienda è stata acquistata dai suoi dipendenti che ne sono divenuti proprietari nel luglio 2020 mediante la costituzione di una società cooperativa.

L’operazione è stata condotta con la consulenza di TIM Management, attiva dal 1987 nel campo dell’Interim Management e della consulenza in abito di turnaround e ristrutturazione, che ha fornito assistenza manageriale alla società fin dall’inizio del processo di ristrutturazione.

Federico Costa

17

Intervista a Massimiliano Giansanti APPROFONDISCI

Presidente di Confagricoltura

4

/4

18

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura: siamo consapevoli che le inefficienze del Sistema Italia impediscono alla nostra agricoltura di essere più competitiva sui mercati esteri. Quali sono le iniziative per limitare l’effetto di questo importante impedimento?

Oggi l’agricoltura vive un momento di grandi cambiamenti. L’innovazione tecnologica ed energetica spinge verso un aumento della produttività, che si unisce alla qualità, da sempre elemento distintivo dei prodotti del nostro Paese. Proprio perchè Made in Italy è ovunque sinonimo di qualità si deve puntare ad un mercato di destinazione dei nostri prodotti che abbia dimensioni globali.

Per fare ciò non è sufficiente solo l’impegno degli agricoltori. Serve il contributo e la collaborazione di tutti gli attori coinvolti per creare un contesto che sia permeabile agli investimenti e in grado di agevolare l’internazionalizzazione e l’export.

Il nostro Paese, da Nord a Sud, produce eccellenze. Viviamo però un deficit infrastrutturale, che limita fortemente le imprese negli investimenti e nella gestione quotidiana del loro business.

Il primo punto da evidenziare è la necessità di investire in infrastrutture fisiche e digitali.

Serve un potenziamento delle strutture portuali e aeroportuali e una rete viaria e ferroviaria capillare senza trascurare il Meridione e le aree interne.

A ciò si collega un necessario cambiamento nella logistica che permetta di ottimizzare il percorso dal campo alla tavola e che, puntando sulla progressiva digitalizzazione, diventi più efficiente e più sostenibile dal punto di vista economico e ambientale.

19

Inoltre, nel 2022, è fondamentale garantire il diritto alla connessione dei nostri territori. È essenziale la diffusione della banda larga e ultra-larga capace di garantire una copertura pari al 100% del territorio nazionale. Ad oggi molte aree non sono coperte e molte imprese vivono numerose difficoltà legate all’assenza di connessione. Oltre ad agevolare la comunicazione interna e il trasferimento delle informazioni provenienti dai sistemi di sensoristica in campo e nelle stalle, tali migliorie consentirebbero alle imprese di raccogliere e valorizzare l’ampio patrimonio di dati e informazioni in loro possesso, oltre a favorire il continuo miglioramento del tessuto economico nazionale. Migliorie fondamentali per la promozione delle nostre eccellenze nel mondo.

L’agricoltura italiana deve puntare su qualità, trasparenza, sicurezza e tracciabilità dei prodotti. La qualità delle nostre produzioni e l’abilità dei nostri agricoltori devono essere spiegate al consumatore attraverso l’utilizzo dei dati raccolti durante i processi produttivi.

Proprio per questo dobbiamo oggi puntare su un sistema capace di prendere il meglio dal passato, con la capacità di guardare al futuro, garantendo produttività, sicurezza e sostenibilità attraverso una progressiva, ma convinta transizione tecnologica, digitale ed energetica del nostro comparto.

Sarà fondamentale educare al consumo, integrando sistemi di blockchain che spieghino il percorso di ogni singolo prodotto lungo la filiera.

Ovviamente, si è competitivi principalmente se si producono prodotti di qualità e noi, come produttori italiani, lo facciamo e continueremo a farlo.

I cambiamenti profondi sull’ecosistema rendono particolarmente urgente la necessità di una inversione di rotta del modello economico tradizionale. Quali sono i piani di Confagricoltura in tale direzione?

produzione di energia da impianti fotovoltaici, alla produzione di biogas e, un domani, di idrogeno con cui alimentare il parco macchine e rendere autonome dal punto di vista energetico le singole imprese.

L’agricoltura è sostenibile per definizione e l’agricoltore è custode dell’ambiente dal quale dipende la qualità dei propri prodotti.

Questo momento impone a tutti noi di fare la nostra parte e contribuire al cambiamento.

Confagricoltura in questo cambiamento è protagonista. Siamo stati i primi a sottolineare l’importanza degli investimenti nella produzione di agroenergie e nel carbon farming, così come nell’integrazione tra agricoltura e tecnologia.

Inoltre, è fondamentale fare un riferimento all’evoluzione tecnologica e all’utilizzo di sensoristica e IOT in agricoltura. Oggi dobbiamo necessariamente ottimizzare l’utilizzo delle risorse, massimizzando la produttività e riducendo l’utilizzo della chimica.

L’agricoltura non spreca e fa propri da sempre concetti come l’economia circolare, il riutilizzo e il recupero.

Oggi abbiamo l’opportunità di mettere a sistema queste opportunità e di diversificare il reddito agricolo estendendolo alla

4

/4

L’UE ha dato l’esempio a livello mondiale, fissando, con la strategia Fit for 55, obiettivi ambiziosi che riducano le emissioni nette di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, puntando a diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Si tratta di una responsabilità collettiva e di un’opportunità.

Serve produrre di più per dare cibo ai cittadini e combattere la fame nel mondo, ma occorre farlo in modo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. A ciò si aggiunge una particolare attenzione alla prevenzione dello spreco alimentare. È possibile unire la tradizione dell’agroalimentare italiano con l’innovazione? Noi ne siamo convinti da tempo. L’innovazione non deve essere vista come un salto nel vuoto, ma come una scelta consapevole verso il futuro. Confagricoltura crede fortemente in questo percorso e accompagnerà le imprese, valorizzando le nostre eccellenze e i nostri territori.

20

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Nel 2020 vi è stato nel mondo un boom di startup agrifood sostenibili: 1.808, +56%.

Si stanno diffondendo pratiche circolari per prevenire gli sprechi, migliorando tecniche di semina e gestione delle eccedenze. Come pensate di coltivare la cultura che prelude a queste innovazioni?

Sono i tempi che spingono verso un cambiamento. La situazione impone ad ognuno di fare la propria parte, contribuendo al percorso di progressiva riduzione dell’impatto ambientale delle imprese produttive. Il mondo dell’agricoltura vuole essere protagonista di questo cambiamento e Confagricoltura si impegna oramai da anni nello studio, nell’analisi e nella diffusione di innovazioni, inimmaginabili solo pochi anni fa. Abbiamo anticipato i tempi sulle innovazioni tecnologiche, sulla digitalizzazione e sulla diversificazione dell’attività delle imprese agricole. Siamo da sempre convinti come la cultura che prelude a queste innovazioni si debba coltivare con solide basi scientifiche, valutando i tanti vantaggi di un percorso “di innovazione e buonsenso” per le nostre imprese che devono puntare a una crescita economica sostenibile e inclusiva.

In tutti questi casi, la cultura dell’innovazione e della crescita sostenibile si coltiva attraverso la formazione e la trasparenza.

Bisogna innanzitutto spiegare quali sono i vantaggi della riduzione degli sprechi e dell’innovazione tecnologica, digitale ed energetica. Alla base di tali spiegazioni devono esserci, però, dati scientifici, concreti e tangibili. Successivamente, è fondamentale creare le condizioni per favorire gli investimenti in meccanizzazione, impianti di sensoristica così come nel precision farming o in impianti di vertical

21

farming, che permettano di ottimizzare l’utilizzo di risorse come acqua e suolo e aumentano la produttività.

Le 400mila aziende agricole italiane ricoprono un ruolo determinante nella gestione dell’ambiente del nostro Paese.

Quali iniziative state adottando per lo sviluppo della consapevolezza ambientale dei vostri Associati?

In realtà, tra i nostri associati, la consapevolezza c’è già. È frutto di un percorso che dura da anni, prodotto delle numerose iniziative di formazione e divulgazione.

A riguardo, Confagricoltura e Reale Mutua, ad esempio, hanno avviato AGRIcoltura100, un progetto pluriennale nato nel 2020 che valorizza e promuove proprio il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile e al rilancio del Paese.

Giunta oramai alla seconda edizione, questa nostra iniziativa nasce con l’obiettivo di rilevare la sostenibilità delle imprese agricole attraverso la misurazione di fattori quantitativi e qualitativi e monitorare l’evoluzione della sostenibilità delle singole imprese negli anni successivi.

Il programma premia le imprese agricole che hanno adottato soluzioni o promosso azioni finalizzate a migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della propria attività e della comunità in cui operano. Il quadro di consapevolezza dello stretto legame tra sostenibilità e innovazione è dimostrato dal successo di AGRIcoltura100, dai numeri e dall’ampia e crescente partecipazione delle prime due edizioni.

La nuova PAC – Politica Agricola Comune – decisa dalla UE incontra la vostra soddisfazione? Se no, perché?

L’esito dei negoziati comunitari che hanno portato alla approvazione del quadro finanziario pluriennale e dei tre regolamenti che costituiscono la riforma per il periodo 2023-2027 ha determinato un quadro comunque non complessivamente positivo, anche se leggermente migliorativo rispetto alle premesse ed a quanto emerso nel corso delle trattative nelle varie sedi istituzionali.

A partire dalle risorse comunitarie destinate all’agricoltura italiana che, per questi 5 anni, saranno inferiori del 15% in termini reali rispetto al periodo precedente.

Il recepimento nazionale ha determinato la stesura di un Piano Strategico Nazionale (PSN) che, nel complesso, per Confagricoltura, appare equilibrato tra sostenibilità economica, sociale ed ambientale. In questo senso, al di là di taluni aspetti che meritano una correttiva e che Confagricoltura ha

4

/4

segnalato al Mipaaf per migliorare le scelte del PSN, occorre difendere le scelte effettuate ed evitare che le osservazioni della Commissione determinino squilibri nella allocazione delle risorse tra comparti, misure, beneficiari e territori.

Certo non si tratta della politica agricola ambiziosa che Confagricoltura avrebbe auspicato per le nostre imprese, ma un compromesso che si può accettare, anche se contiene dei rischi.

La riduzione dei pagamenti disaccoppiati e lo spostamento delle risorse verso strumenti più complessi ed onerosi, ad esempio, fa della PAC una politica più in linea con gli obiettivi del Green Deal, ma che indebolisce la tenuta competitiva delle imprese, a favore dei Paesi terzi, almeno fino a quando non si applicherà alle importazioni una vera reciprocità. Non è un caso che le prime analisi sugli effetti della strategia F2F e Biodiversità prevedono un calo delle produzioni, un aumento dei prezzi e delle importazioni nonché una compressione della redditività degli agricoltori europei. È un quadro questo che dobbiamo tenere presente in prospettiva anche delle difficoltà di mercato che si stanno affacciando in questo periodo dal rincaro dei costi, alla compressione della redditività sino alle conseguenze della delicata situazione geopolitica conseguente al conflitto russo-ucraino. Ciò anche in una chiave interpretativa della PAC che dovrebbe rivolgersi e concentrare le risorse a favore delle imprese professionali, aspetto che il PSN presentato pare non avere tenuto in debito conto.

22

LA FELICITÀ È UN SEGNO DI POTENZA (*)

Secondo lei perché noi italiani da sempre realizziamo eccellenze ma non abbiamo ancora imparato a raccontarle al mondo?

Forse non sappiamo fare marketing?

Ne è così convinto? I prodotti italiani, nel mondo, sono sinonimo di eccellenza e qualità. Sono finiti, per fortuna, i tempi nei quali all’estero ci identificavano esclusivamente con pizza e calcio. La moda e il nostro cibo sono richiestissimi. Le cito solo pochi dati. Nel 2020, l’anno in cui abbiamo conosciuto la pandemia che ha pure sconvolto i mercati, le esportazioni agroalimentari italiane sono comunque aumentate del 3 per cento, da 45 a quasi 47 miliardi di euro. Ora a novembre del 2021 abbiamo già superato i 47,5 miliardi di euro di esportazioni e se manteniamo il passo di questi primi undici mesi Confagricoltura stima che potremmo chiudere il 2021 con 52 miliardi di export. Ciò vuol dire che il cibo il made in Italy è stato scelto proprio simbolo di prodotto di qualità. Ottime le performance del vino, della pasta, dell’olio extravergine d’oliva, dei formaggi. Si può fare di più?

Sicuramente. Possiamo e dobbiamo scalare la classifica mondiale che ci vede al nono posto per valore dell’export agroalimentare mondiale, superati da Paesi come gli Stati Uniti, i Paesi Bassi, il Brasile, la Germania e la Francia.

Abbiamo preso in prestito il Pianeta dai nostri figli. Cosa lasciamo loro?

Forse, la domanda più importante che possiamo porci è noi cosa stiamo facendo per lasciar loro un pianeta migliore?

Dobbiamotutelarelasalutedelnostropianeta e garantire cibo di qualità e in quantità per coloro che lo abiteranno. Una non esclude

23

l’altra ed è possibile percorrere entrambe queste strade. Basta esserne consapevoli.

Non può esserci rispetto dell’ambiente senza produttività che permetta la sopravvivenza e il sostentamento del genere umano. Allo stesso modo, non può esserci produttività senza rispetto dell’ambiente.

L’agricoltura ha un ruolo di primo piano per la sostenibilità: non solo ambientale economica e sociale, ma anche energetica. Prima dello sviluppo sostenibile c’è lo sviluppo.

Senza cibo sufficiente ogni giorno non si può garantire alcuno sviluppo del genere umano, e purtroppo oggi quasi un miliardo di persone non può permettersi tutto questo. Lasceremo ai nostri figli un livello qualitativo e una cultura dell’alimentazione migliore rispetto al passato. Fatta con la tecnologia, il progresso, la ricerca … e con il contributo essenziale degli agricoltori e degli allevatori che ogni giorno sono impegnati a migliorarsi ed a migliorare i loro prodotti.

Infine stiamo conseguendo tutti questi risultati in maniera sempre più sostenibile.

Ed è bene anche dirlo che non è così in tutto il mondo. L’Europa è all’avanguardia perché coniuga la produzione agricola con i requisiti ambientali obbligatori che interessano ormai praticamente tutta l’area coltivata. O i requisiti stringenti in termini di benessere animale. Tutto questo altri Paesi competitor non sanno neanche cosa sia.

Attenzione a favorire l’importazione di prodotti da Paesi che non rispettano questi requisiti e sono quindi più competitivi di noi, lasciando ai nostri consumatori prodotti meno sostenibili. Un paradosso che dobbiamo evitare altrimenti sì lasceremmo una cattiva eredità.

A cura di Fabrizio Favini

24

AUTORI FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

favorendo la crescita

a modificare i

(Sole 24ORE); La

Editore di

management

di soddisfazione,

comportamenti

vendita fa per te (Sole

rivoluzionepositiva.

consulting da 45 anni,

motivazione, self-

non più funzionali

24ORE); Scuotiamo

com, Magazine On

è consulente esperto

engagement,

alla crescita sia

l’Italia (Franco Angeli);

Line orientato al

di innovazione del

produttività.

dell’Individuo che

Comportamenti

nuovo Umanesimo

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

d’Impresa per

produttività –

la sostenibilità

comportamento, facilitatore e

Utilizza le

formatore per lo

neuroscienze per

Oltre a numerosi

Integrazione tra stili

sociale, economica

sviluppo del talento

favorire l’acquisizione

articoli, ha pubblicato

di management

ed ambientale

in Azienda. Migliora

delle competenze

i seguenti libri: La

e neuroscienze

dell’Impresa stessa.

il rendimento del

sociali indispensabili

Vendita di Relazione

(gueriniNext).

capitale umano

25

ENRICO PERVERSI Opera nella consulenza

industriali e di servizi: il

management.

di prodotto e

controllo strategico

di direzione dal 2003

percorso professionale

Gli incarichi successivi,

processo, fino ad

del gruppo di società

occupandosi di temi

è iniziato nella funzione

con crescenti

assumere la carica

municipalizzate di

legati allo Sviluppo

di Organizzazione

responsabilità di

di Amministratore

Roma (Servizi Azionista

Organizzativo e

di primarie società

business in Italia

Delegato della filiale

Roma srl). Nel 2017

della Leadership,

multinazionali,

ed in Europa,

italiana dedicata alle

è stato co-fondatore

all’Innovazione ed

(Telettra, Nestlè,

hanno permesso

telecomunicazioni di un

di APPrendere srl,

alla Gestione del

Boston, Sidalm, 3M)

di concretizzare

gruppo multinazionale

società specializzata

Cambiamento.

dove ha consolidato

significative esperienze

USA (3M).

che si occupa di

Dal 2009 segue

una profonda

di sviluppo di

In qualità di CEO, negli

formazione digitale

percorsi di coaching

conoscenza di tecniche

reti commerciali,

anni 2007-2008, ha

innovativa, di cui è

individuale e di team.

e metodologie che

pianificazione di

gestito la start-up di

membro del Consiglio

Precedentemente ha

hanno consentito

business, sviluppo

una società pubblica

di Amministrazione.

cumulato oltre 25 anni

importanti

e lancio di prodotti/

dedicata alla corporate

di esperienza in società

realizzazioni di change

sistemi, innovazione

governance ed al

26

AUTORI FEDERICO COSTA Ha maturato

Mediobanca dove –

Successivamente entra

e di servizi: prima in

ceramica, stampa, ecc.

consolidata esperienza

oltre a svolgere attività

in RCS come Assistente

RCS Diffusione, poi in

Laureato in Bocconi in

sia nella gestione

di M&A – partecipa

dell’Amministratore

diverse testate locali

Economia Aziendale,

e negoziazione di

con il ruolo di Advisor

Delegato con

del Corriere della Sera,

è anche dottore

operazioni straordinarie

alla ristrutturazione di

responsabilità

quindi alla Gazzetta

commercialista

di M&A, Restructuring

grandi gruppi industriali

per le operazioni

di Parma ed infine al

e membro della

e Turnaround sia nella

italiani: ha gestito,

straordinarie e per le

gruppo Oro Cash.

commissione “crisi,

gestione operativa

come capo progetto, il

aree amministrazione,

Dal 2014 ha gestito

ristrutturazione e

ricoprendo per 15 anni il

restructuring del debito

controllo e legale.

come advisor diversi

risanamento d’impresa”

ruolo di Amministratore

del gruppo Arvedi

Dal 1999 al 2013

progetti di restructuring

dell’Ordine dei

Delegato in aziende di

(circa € 500 milioni nei

è Amministratore

in diversi settori

Commercialisti di

diversi settori.

confronti di circa 60

Delegato di diverse

industriali: meccanico,

Milano.

Dal 1987 al 1995 è in

Istituti).

aziende industriali

impianti industriali,

27

MASSIMILIANO GIANSANTI Presidente di

membri dell’Unione

sostenere il progresso

Aziende Agricole Di

sia agroenergetico

Confagricoltura

Europea.

e l’innovazione in

Muzio, presente nelle

attraverso la

dal 2017 è anche

Da sempre impegnato

agricoltura e per

province di Roma,

produzione di

vicepresidente del

in attività di

promuovere la crescita

Viterbo e Parma. Le

energia elettrica da

Comitato delle

rappresentanza e

e lo sviluppo sostenibile

aziende, specializzate

fotovoltaico.

Organizzazioni

nell’organizzazione

del comparto agricolo.

nella produzione di

Agricole Europee

della Categoria,

E’ Presidente di

cereali, kiwi, latte e

(COPA), l’organismo

nonché Imprenditore

Agricola Giansanti

prodotti zootecnici,

che riunisce 60

agricolo, è attivamente

srl e Amministratore

sono attive sia in

organizzazioni dei Paesi

impegnato per

Delegato del Gruppo

ambito agroindustriale

28

DIDA

Scuola di Atene Raffaello Sanzio 1509-1511 circa

img: awikipedia.org

29

MANIFESTO Perché Rivoluzione

Con l’enorme

per cui il nostro

modo di pensare e,

meno concentrati

Positiva?

disponibilità di

cervello è meno

quindi, nel nostro

dei pesci rossi che

comportamento.

arrivano a 9, ci dicono

informazioni, resa

preciso, fatica di più a

Un nuovo Magazine

possibile dalla

concentrarsi. Perdiamo

On Line: conoscenza,

tecnologia, la nostra

il focus attentivo sui

Siamo passanti

diventati bulimici

innovazione,

vita è diventata molto

problemi, divaghiamo

frettolosi e distratti

di informazioni,

produttività.

più veloce e molto più

mentalmente, siamo

la cui soglia di

emozioni, immagini,

distratta. Abbiamo

intermittenti e

attenzione dura

collegamenti, suoni.

creato i presupposti

discontinui nel nostro

8 secondi; siamo

Divoriamo il tutto

gli esperti. Siamo

30

STUDIO BETTINARDI BOVINA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI

in superficie senza

Riscopriamo allora il

e complicato, e

virtuosa resa possibile

tempo, che hanno

gustare, approfondire,

piacere - o la necessità

del nostro ruolo,

dalla combinazione

deciso di contribuire

riflettere.

- di riflettere, di

umano, sociale e

dei saperi e delle

a questo Progetto.

pensare, di soffermarci

professionale.

esperienze umane e

Ad essi si uniscono

BETTINARDI Dottori Commercialisti e Revisori Contabili per capire meglio OggiSTUDIO chi non si fermaBOVINA

professionali di un

autorevoli Testimoni

Se condividete queste

manipolo di Pensatori

Positivi. A tutti loro

per essere più

nostre riflessioni, siete

Positivi, profondi,

il nostro grazie! di

consapevoli del nostro

invitati a partecipare

competenti e sensibili

cuore.

tempo, complesso

ad una iniziativa

interpreti del nostro

Galleria Unione, 1 - 20122 MILANO, ITALIA Tel: +39 02 805 804 210 - Fax: +39 02 936 602 65

Via Bacchini Dellevede; Palme, 1 - 37016 GARDA, Tel: +39 04 562 703 11 dove ITALIA stiamo andando a guardare non

chi non si ferma a

studio@studiobettinardibovina.it

pensare non pensa.

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario 31

CHI DESIDERA ISCRIVERSI AL MAGAZINE È PREGATO DI INVIARE UNA EMAIL A INFO@RIVOLUZIONEPOSITIVA.COM

32

Ci danno il loro supporto: Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212 info@rivoluzionepositiva.com

33

Tamberlow Applicazioni web based mobile 329-2115448 tommasocrippa@tamberlow. com

…. MA CHI SALVERÀ LA CULTURA?