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IL CONGRESSO DI MODENA

led ·si è inaugurato a Modena senza essere annunciato dai grandi giornali quotidiani che servono un pubblico assorto completamente nelle vicende bellicose e tempestose dell'Oriente Europeo -:-- il congresso nazionale dell'Azione diretta. Azione diretta.... Perché? Dove? Quando ? Come? Che cosa significano in teoria queste due parole? Quando mai hanno avuto una qualsiasi applicazione pratica e conseguente? Buttiamo le carte in tavola, parliamoci chiaramente e si vedrà che i nostri interrogativi sono legittimi. Che cosa è, o, meglio, che cosa dovreb~ essere l'Azione diretta ? Ecco, uno di fronte all'altro armati , due eserciti o due reparti d'esercito: il capitalistico e il proletario.

C'è fra di essi una specie di s/11tu quo, temporaneo e frangibile ad ogni momento. Il conflitto si inizia coll'invio dei desiderata proletari . Si chiede una risposta precisa, categorica, perentoria entro brevissimo t empo. Se questa risposta non viene o non è quale si desiderava, l'esercito proletari.o esce dalle sue trincee e dichiara la guerra. t lo sciopero. Pro· le tari e borghesi cercano a vicenda di danneggiarsi materialmente e moralmente. Ogni offerta di mediazione o di conciliazione .attraverso un com· promesso che equilibri gli interessi opposti - parta <JUesta offerta dagli · enti ,pubblici o da organismi 1?0litid od oconomici estranei - viene docisa· mente respinta dai ·proletari clte accettano .il metodo dell' azione diretta e vogliono 'Vincere dettando j p atti .deJla .resa col coltello alla gola <lei vinti.

Un magnifico esempio di azione diretta - da nemico a nemicoc i v iene dato dalla guerra della Q uadruplice che ha speziato lo slaJ TJ q110 de lle diplomazie e procede diretta al suo scopo respingendo ogni intervento straniero. Ma pur troppo, nella storia recente e remota del movimento proletario italiano, non c'è nulla che ci ricordi - sia pur da lontano - l'atteggiamento s.inora inflessibile della Quadruplice. A meno che non si vogliano citaie come episodi ,di a:iione diretta i moti insurrezionali abortiti dalla prima Internazionale di gloriosa memoria, o le rivolte dei Fasci Siciliani o - riferendoci a tempi più vicini - la sommossa dell"Oltre Torrente che Arturo labriola ha definito - forse ingiustamente - una parodia della rivoluzione.

E la storia degli ultimi scioperi convalida il nostro asserto. Ricor· diamo quello dei gasisti milanesi conchiusosi - dopo un infin ito scen·

DALLA RIPRESA DELL'ATI'IVITÀ, ECC.

dere e salire di scale prefettizie - con un compromesso-capestro; quello - eroico! - di P iombino durante il q uale si accettò l'intervento del prefetto di Pisa che tentò invano dj trovare la formula dell'accordo; quello recentissimo e darnoroso delle masse agricole ferraresi legate per altri sei anni al carro dei padroni con un concordato elargito in nome di sua maestà il re. In tutti questi movimenti, inspirati o guidati dal s indacalismo, è difficile trovare anche l'ombra sola di quella che dov rebbe essere la vera azione diretta. I capi del movimento se ne sono acco'!i e come i sindacalisti di Francia per bocca di ] vetot - che ha dichiarato di essere riformista sempre e rivoluziona.rio qualche volta - hanno nel loro ultimissimo congresso di Le H avre sepolto il sindacalismo vieux st)'le divenuto ormai 1a masch era irriconoscibile di se stesso, cosl il Comitato dell'Azione diretta sta p reparando, ha già preparato, anzi, un discreto funerale per la medesima Aiione diretta che dovrà cedere il posto alla da tempo vagheggiata Unione sindacale italiana, Occupiamoci di questo ongan.ismo in .gestazione ed esaminiamo freddamente, senza. prevenzioni, le sue probabilità di vita e di sviluppo. Cominciamo dalle cifre. Non siamo noi certo i fet icisti del nlWlero. Senza accettare il p aradosso ibseniano che le maggiorai:ize hanno sempre torto, conosciamo il compito e apprezziamo l'importama delle minoranze auda~i e delle élites precorritrici nel campo della storia. Ma ncll'organizza:l!onc economica il numero ha un suo grande v alore. L'o!"ganizzaz.ione econo· mica tende infatti al grande numero, alla massa, all'irreggimentazione completa di tutto il ,proletariato. Non si spiegherebbe altrimenti i boicottaggi contro gli operai disorganizzati o refrattari . Senza soldati -è chiaro sino ad essere lapalissiano - non c'è l'esercito; senza cellule, non c'è organismo. Or fa. un anno il Comitato dell ' Azione diretta vantava 200 mila aderent~ Si trattava di un p iccolo bluff. Lo rileviamo non per fame un capo di accusa speciale. :E!: una malattia genera le. Od bluff si servono i governi quando con falsi o tendenziosi comunicati raggirano o ingannano il popolo, del bluff si servono egregiamente e troppo spesso i sovversivi. Ecco perché i comizi riescono imponenti anche quando i saloni, i cortili, le piazze sono vuoti come il deserto del Sahara; ea:o perché tutti i discorsi degli oratori di parte non si possono riassu· mere, anche quando per riassumerli basterebbe la cifra che nelle matematiche segna la negazione .dell'unità, cioè zero; ecco perché taluni volgarissimi ciurmadori e demagoghi, sol perché sanno urlare dalle b igonce mitingaie, si acquistano subito fama e aweola di ~rtiri, di santi e di profeti. li bluff è un ,ml co,tume polit ico che deve cessare.

I sovversivi devono dire 1a verità anche quando è amara, devono essere sinceri anche quando la sincerità co~ta o nuoce. E pare che il Comitato dell'Azione diretta voglia incamminarsi sulla strada della sin- ceritl per<:hé si presenta a l congresso di Modena non più coi 200 mila aderenti.... sulla carta, ma con 85 o 90 mila soci aderenti e, quel ch e monta, in regola colle quote. Forze effettive dunque, non fittizie. Bastano per assicurare la vita alla progettata Unione sindacale· italiana?

Vediamo. Tra le organizzazioni aderenti figura un Comitato siciliano dì resistenza con 10 mila soci, Si tratta di un'adesione globale che non ci traoqnillizza e attorno alla quale vorremo qualche altro più preciso Jettaglio. Un'altra adesione globale: quella dei ferrovieri. Sono 25 mila. Adesione condizionata, però. T ogliete da ciò che rimane il fascio delle organizzazioni parmensi che contano 20 mila inscritti circa e ditemi se con 40 o 50 mila proletari disseminati un po' in tutta Italia si può creare un organismo nazionale che meriti e non truffi questo nome. Comunque, la. Unione nazionale sindacale non potrà fiaccare la Confederazione generale del lavoro, né ergersi contro di essa come organismo conco rrente e temibile. O ra noi crediamo che le conclusioni Bitelli siano qudle che meglio s'inspirano alle supreme necessità del movimento operaio. Se i social isti rivoluzionari avessero dopo jJ congresso di Milano abbandonato il P artito, oggi non lo avrebbero purificato e conquistato. Noi vagheggiamo, <lentro alla Confederazione g enerale <lel lavoro, una minoranza ~igile, audace, combattiva ( e ha i sindacalisti italiani ci sono dègli spiriti alacri e delle anime fervide) che ecciti, rianimi, spoltrisca quell'organi· smo; e questa minoranza dovrebbe essere costituita appunto dagli aderenti all'ormai defunto Comitato dell'Azione diretta e alla non ancora ufficialmente nata Unione sindacale nazionale.

Con questo non intendiamo di esercitare pressione di sorta. No 11 nostro è un semplice augurio. Perché se j sindacalisti rivendicano l' autonc,mia dei sindacati d.ai partiti, noi rivendichiamo quella del Partito dalle organizzazioni economiche che. gli hanno inoculato il mal sottiJe del riformismo. Ora noi diciamo: Se oggi o domani i cong ressisti di Modena - con un gesto generoso e di buona fede - accettassero le conclusioni de lla relatrice Bitelli, auspicante l'unità delle masse oper aie it aliane, non siate voi dirigent i riformisti della C. g. d el 1. a ostacolarla coli'inteopretazione cavillosa, bizantina <legli articoli delle 'Vostre sacre carte costituzionali. Se per realizzare l'unità sindacale occorre una più larga interpretazione degli statuti, fatelo. Siate meno burocratici dei ,.ond s de ruir che sbirciano con occhio diffide nte ogni novità; siate meno proceduriSti dei pubblici ministeri della borghesia e avrete onestamente hltelato gli interessi e le 1t'.ivendicazioni ideali del proletariato italiano che, specie in questo momento, ha assoluto bisogno della sua unità materiale e morale per esistere, resistere e avanzare.

Campane A Stormo

Il dramma di Salem che tiene, d a due mesi ormai, sospesa ed angosciata - in una perenne oscillazione di oscuri timori e di trepide spe· ranze - l'anima di tutto il proletariato internazionale, volge al suo epilogo, precipita. Frà poche ore il telegrafo ci porterà l'ultima parola e sarà una ,parola di vita o una parola di morte. Ci par <li sognare. Ci p ar di vjvere in un altro mondo. Ci par di essere evidentemente proiettati non "Verso al ifuturo, com e in u n a <lelle fan t asma.gor.id1e anticipazioni wellsiane, ma verso il passato, verso un ·tenebroso passato che credevamo tramontato per sempre. Illusi? No ; credevamo che la persecuzione al pensiero, che la violenza consumata sulle idee, che la coartazione delle coscienze per mezzo del patibolo fossero retaggio esclusivo delle monarchie, ma Quinn - il Pubblico Ministero feroce [cheJ ha chiesto, impassibile , senza un tremito nella gola, la condanna a m orte di Ettor, Giovannitti, CaruSo - è il fratello spirituale di Maura, l'assassino di Ferrer, e la Repubblica della bandiera stellata scende al livello delle nazion i ,governate assolutisticamente da imperatori e da re. Ombre di Fran. klin e di Washington dove siete? Evocazione nostalgica. La Repubblica è divenuta un nome senza soggetto, una maschera, una ironia. Le idee di giustizia, di libertà, di disinteresse sono rimaste al quacquerismo impotente; d a una parte e dall'altra sono state r accolte, vivificate, infuturate dal proletariato rosso che ascende, ma è lontano ancora dalla meta. La classe dom inante, la borghes ia americana, la brutale gente del dollaro per cui è vera la massima heiniana che l'o ro è il dio dell' epoca nostra e Rothschild il vero massimo profeta, non è più inceppata dalle vec.chie romantiche fisime democratiche che incendiavano i cervelli prima della guerra .di secessione. Il periodo patriarcale della Repubblica è da lungo tempo sepolto. Oggi .domina la bancocrazia e la plutocrazia, Rockfeller e Morgan, e il capitalismo vorace che combatte· le sue grandi battaglie alla Borsa, affida. al randello dei policemen e agli amministratori della giustizia mercenaria il compito di reprime re, fiacca.re, respingere la classe operaia quando esce dagli immensi ergastoli industriali e g rida il suo diritto imprescrittibile e sacro a una v ita p iù umana. ln quest'ora tragica il cielo delle nostre speranze s' infosca. Noi ricordiamo un altro episodio della vendetta borgh ese. La memoria degli impiccati d i Chi- cago - innocenti come i processati di Salem - e Ja loro innocenz~ fu più tardi - troppo tardi! - ufficialmente riconosciuta e proda· mata - la memoria dei martiri di Chicago ci respinge in fondo all'ahima ogni soverchia illusione, ci pone dinanzi al prCS3.gio funesto di oggi, alla eventuale e terribile realtà di domani.

O lavoratori d'Italia, lavoratori di tlltte le fedi, che vi siete pe1 mesi e mesi agitati onde strappare alle insidie legali del capitalismo nord.americano le vite dei nostri eroici compagni, lascerete ora che l'or• rendo misfatto si compia? ToUererete voi che Quion e i dodici g iurati consegn ino alla sedia. elettrica tre uomini mondi d'ogni colpa e d'ogni delitto e rei solo di aver combattuto per la causa degli oppressi? Ah, no. Voi compirete l'ultimo sforzo. Incrocerete le braccia. Diserte1ete le offi~ cine rombanti e vi rovescerete nelle città dalle campagne. Le locomotive dei treni spegneranno i fuochi, t utta la complessa, enorme ·atti\"ità deUa nazione subirà un arresto, una pausa, una sosta. E agli indifle1enti, agli ignari, ai nemici che domanderanno· il perché dello sciopero generale, voi risponderete : si tratta di salvare tre vite in pericolo; si tratta di riaffermare - con tutti i mezzi - la solidarietà fremente della classe proletaria unita in un blocco granitico contro la classe Qorghese; si tratta di sospingere il governo italiano - sempre ta1digrado quando non siano in gioco gli interessi clericali del Banco di Roma - a un'azione di doverosa protezione e difesa di tre connazionali.

Gli imputati di Salem sono g ià nella zona purissima dei cavalieri dell'ideale. I giurati tremeranno nell'enunciare una sentenza di mo1te, non essi - gli accusati - vacilleranno nell'ascoltarla. Sono forti , sono decisi, hanno la sicura coscienza dei martiri. N on una parola è mai uscita dalle loro labbra - né durante l'istruttoria, né durante il pro· cesso - che li abbia diminuiti o abbia diminuito la causa per cui combatterono, p er rui hanno sofferto e ,per cui ora son pronti ad andare alla morte come alle braccia d'arridente sposa.

Ah, gli scettici che andavano ghignando da qualche tempo che i caratteri indomabili, le anime nobilissime che non si smentiscono, gli e roi insorruna capaci di combattere e di sacrificarsi per una idea erano travolti e sommersi dall'ondata dell'utilitarismo piatto e filisteo, oggi, dinanzi al processo di Salem, resteranno dubitanti e pensosi. Ettor, Giovann itti e Caruso sono i nuovj eroi della nuova generazione. Sono i precursori, i predestinati, i soldati che muoiono perché altrj viva, i lavoratori ohe semina:no perché altri raccolga. Non sono i primi., non saranno .gli ultimi. Le classi che muovono alla conquista del niondo hanno ognuna il Joro sanguinante rna·rtirologio. 'S fa. tale. Ma noi non possiamo accettare questa fatalitl. Non ci sottomet· tiamo al destino. Vogliamo romperlo, .superarlo colla nostra volontà