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DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 231

mento d cll' AJba-nia. t in questo equivoco assurdo che muore una leggenda....

Oca noi - a costo di passare per filistei pusillanimi - alla g ioventù che vuol combattere indichiamo altri campi d'azione, Purtroppo si tratta quasi sempre di gente che arriva in ritardo perché è anche ritardataria nella mentalità rimasta a tempi t ramontati. Don Chisciotte no n sapeva di vivere in una Spagna dive rsa da que1la descritta nei libri che gli avevano montato la cabeza.

Cosl molti giovani volontari - esclusi s'intende quelli che partono colla penna stilografica in cerca d i emozioni da riprodurre con prosa barzineggiante - non s'avvedono dell'abisso che ormai divide due epoche. Ma ai volontari in buon a fede, noi diciamo : ·Se a.vete voglia di «fare» , se vi sentite di mettere la vostra vita allo sbaraglio, se volete migliorare 1a vostra patria, piuttosto che· sciupa re un nome e diminuire una leggenda - « perché Garibaldi è inimitabile !, p erché Garibaldi sarà sempre inimitabile ! )> - restate in I talia, restale in questa Italia che sospingerete rapidamente, col vostro spirito di sacrificio e col vostro de. siderio d'azione, a migliori destini.

Benito Mussolini

Dall' A11anli!, N. 319, 16 novembre 1912, XVI.

[CONTRO LA GUERRA] *

L'altro dl, i1 giornale che rappresenta il socialismo spurio, ci domandava con un po' d'ironia se noi possediamo la bussola che ci guidi nelle nostre direttive politiche di fronte. agli avvenimenti balcanici. Orbene, bisogna distinguere fra colui che scrive su di un avvenimento « morto», ci~ completo, cioè finito, e quegli che esprime il suo pensiero quando gli avven im enti stessi si svolgono; e troppi elementi gli mancano per trarre il giudizio definitivo, Ma adess o non è nemmen più il caso di restarcen e timorosi nel fissare alcune verità che, poiché siamo alla fine de lla traigedia bellica, balzano evidenti e si impongono da sé.

Quali verità, dunque, dobbiamo affermare d'aver acquisito?

Una prima: ed è che la libertà in Italia è una favola. («Beniss imo.'», scatta /'uditorio). Noi abbiamo visto quel che è avvenuto, or è una settimana, a Vienna e a Berlino. Nelle capitali degli imperi che si vorrebbero feudali i comizi internazionali contro l'eventualità di una guerra europea si sono tenuti l iberamente. Da noi invece.... - e siamo, dicono, in democrazia ?! - da noi, a Roma, viene arrestato He rvé.

E capita di peggio. Avviene che gli orator i della democr azia romana a'Vrebbero 'Voluto che l'annuncio di t anta ini<Juità non venisse dato al loro comizio! Democrazia?! Perché? (Un uragano di applausi sotto linea le parole de//'ordlore).

Un'altra illusione è caduta. L' illusione che fino a ieri ci ha cullato e cioè che ormai nessuna guerra potesse scoppiare fra le nazioni eùropee. Ci sentivamo, ci credevamo abbastanza forti per impedire lo scempio di una guerra. Reputavamo che gli st essi gov ernanti non doves sero ten tare tanta -alea! Invece E al proposito converrà togliere dalla ci rcol~ione un clic hé che ha fatto il suo tempo ed falso. Quello che si r iferi va ai socialisti d'Austria e si compiaceva di raffigurarli come im periali regi socialisti di Cecco Beppe. No, no! In quest a occasione furono bene i socialisti austriaci quelli che ci hanno dato il« là» per l'agitazion e contro

* Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nel teatro del popolo, il 17 novembre 1912, durante un comizio internazionale indetto contro l'evcntualid. di un intervento europeo nei Balcani. (Dall'Av.-nJi!, N. 321, 18 novembre 1912, XVI).

Dalla

RIPRESA DELL'AITIVITÀ, ECC, 233 la guerra europea, quelli che prima hanno lanciato la formula ormai universalmente accettata : il Balcano ai balcanici! Niente intervento europeo!

Veni.amo ad un'altra ,1erità, che con ogni certezza si esprime dagli attuali frangenti_. Le guerre della monarchia [si] concludono sempre con un mercato, con un baratto di p opoli. («Sia p,iiì preciso JH q11e1/o p1m/o », grida uno 1conosci1110).

Cioè? Ho capito. Dirò che il primo malo esempio Io ha .dato la monarchia italiana. («Ma io devo » 1i prova ad interrompere il comm iHario Goffredo),

Stia, stia a sentire (continua. l 'ort11ore, che a questo punto si addent rd con -mirabile perspù-xità di lingu aggio nella trattazione dell'imp reJsio,umJe problema che .i urge, ed i nfine eu·!tuna):

Il Balc,mo ai balcanici. sta bene. M e. non si dimentichi che vi sono anche gli albanesi e i turchi. t ve ro che contro i turchi si possono portare le colpe delle barba.rie militari; ma allora c'è anche una barbarie russa e lo sanno gli ebrei <li K ief e di Riscin ; e anche per n oi c'è stata una barbarie cristiana, più feroce dì quella turca, [come J testimoniano, sinistramente, Je giornate di Sciara-Sciat. (O lldzione l unghinima).

Ricordatevi che fin dal dicembre del 1911 il congresso dei socialisti serbi tenutosi a Belgrado chiariva, in fatti, che la soluzione del problema non poteva, fatalmente, essere affidata aJle monarchie, ma. doveva essere una confederazione repubblicana di tutti i popoli, nessuno escluso.

L'Albania non può essere saèri.ficata. E si sappia che la sconfitta de ll'esercito turco non vuol dire l'estermin io del popolo turco.

Con ciò non s'intenda che noi siamo favotevoli al passo dell'Italia con l'Austria contro i Balcani, a in diretto favo te della Turchia Anzi, o ra che è stata rinnovata di fatto le. T riplice, mentre dichiariamo di non <onfonde re nelle. nostra. avversione i popoli austriaci e tedeschi, affermiamo più che mai il nostro dissenso dalla politica di corte. N oi non vogliamo servire agli interessi di un imp ero, ancora oggi f eudale-clericale.

M a ritorniamo alla guerra: Gue rra di popoli ? M a no; i popoli la subiscono. Nessuno è autorizzato a dire che i popoli applaudano alJ'occhiuta _rapina dei governi, Quando mai essi furono interpellati sulla volontà loro di andare ad occid.ere o a morire? Ci ·sono milioni e milioni di uomini che vivono di una vita puramente economica: mangiano, bevono, si riproducono; ma tutto ciò che è vita civile, politica, cuhurale ,è a loro completamente ignoto. N on hanno neppure in embrione un principio di autonomia. mortle: è questo il gregge che subisce la guerra e va al macello senza chiedersi nemmeno perchc!.

I borghesi invece quando inneggiano -alla guerra sono al -posto loro. La guerra per la guerra, essi vogliono. E questa l'arriire pensée di lor signori. la guerra che li libe ri dal socialismo, intanto che esso è virgulto facile ad esse re stroncato.

I n fatti il V aterfand, l' o rgano clericale austriaco che ha voluto i ntitolarsi Patrùt, ha chiaramente scritto che una guerra europea « ci libererebbe per 30 anni dal socialismo». M a precisiamo: noi non siamo contrari alla guerra per viltà, Se fossimo dei pusillanimi non saremmo a questo posto. E poi non crediamo che il coraggio vero sia quello del soldato che ubbriaw di acquavite co rre il macello di sé e d'altrui. E un coraggio di un genere inf eriore, basso, primordiale; è un co raggio in cosciente. Di più: il socialismo è anche miglior avversario della g u er ra, di quanto non lo sia il pacifismo borghese e democratico. N o i s iarilo cont rari ad e ssa perché rappresenta il mass imo di sfruttamento de l lavoratore. Il p r oletario, con la g uerra , è cioè ch iamato a ve rsare il proprio sang u e, dopo aver dato, nelle officin e , tu t to il p roprio sudore

E fosse vero, a lmeno, che la guerra precede, prep ara la rivo l uzione B una illusione, un sofisma. Leggiamo nella sto r ia , La relazion e fra la g u erra di SC'Cessionc d eg li Stat i Un iti e la R ivoluzione fra ncese è lont ana. Del resto L. Lafayette ch e v i partecipò, tenne agh inizi de lla Rivoluzione un contegno a mbiguo ed ince rto. Fu il popolo di P arig i che demoli la Bastiglia, fu il p opolo che in t re giorni e in tre nottl fabbricò 50 mila picche e incitato d a Camillo Desmoulins si gettò sulla fort ezza che rappresentaova e s imboleggi.av a l'ancien régi me. Le giornate sanguinose del ' 48 a Parigi sono forse in relazione con qualche gue r ra ?

1\h ! la Comune! :E n ata d a una guerra s fortunata, ed è questo v izio d "orig ine che l'ha u ccisa.

Veniamo alle gue rre più v icine. Q uella del 97 fra Grecia e Turch ia, quella del '98 fra la Spag na e g li Stati U n it i n on h anno s uscitato movimenti rivoluzion ari. Pareva ch e la guerra russo-giappon ese d ovesse al iment a re l' in cend io r ivol uzionario russo, ma invcx:e dopo la sangu inosissima domenica rossa, è la r eazion e più feroce ch e trio nfa e la Russia ufficiale - colla protez ion e manifesta d egli slavi de ll a Q u adrup lice - rip rende nel c.oncert o delle P otenze europee quell' ascendente che aveva perduto nei piani d i Manciuria sotto ai colpi micidial i d ei piccoli uomin i del Giappone. P er contro l'ultime rivoluzioni politiche di qualche importa nza nel Portogallo e in C ina n on sono in relazione con nessuna guerra. Per fare la rivol uzione occorron o dei cittadini, cioè dei soldati ch e rimangano cittadini, dei fucili intellig enti, ma la guerra imbarbarisce, imbestia1 abbrutisce gli uomini .

Difatti i più fe roci massacratori dei Comunardi furono i soldati che avevano fatto le guerre coloniali i n Algeria e si erano abituati ad ogn i g enere di atrocità. I soldati italiani n on sono forse tornati d alla g loriosa g est a lib ica colle oreochie .dei beduini t agliate e consew ate come reliquie

DALLA RIPRESA DELL' ATTIVJTÀ, ECC ·

preziose? 'La guerra. non crea il sentimento rivoluzionario li dove non esiste; anzi lo deprime e quando è debole lo atterra Noi siamo mino• ranza, ! vero, ma che importa? Questo ci impone di continuare la nostra battaglia. Si tratta di creare l'autonomia morale della classe operaia che è stata sin qui strumento passivo nelle mani di tutte le gerarchie borghesi. Il pericolo di conflagrazioni europee tornerà. Ma allora speriamo di essere pronti. Delle due l'una.. Sì tratta di creare l'autonomia mor:ale del proletariato per impedire la guerra. E se la borghesia vorrà comunque tentare il gioco supremo, il proletariato saprà approfittarne per le sue specifiche rivendicazioni e allora il domin io borghese - già corroso, minato e logorato - andrà in frantumi. Quel giorno la questione del genere wnano sarà finita. Comincerà la n uova storia. (lA /01/.:1 imm em.:1 grid.:t per mille bocche il 1110 en1111iasm o e Muuo/ini d eve ringraziare " lungo prim.:t che l'ovazione Ji plachi) .