17 minute read

LA VITA DI FEDERICO NIETZSCHE

Mirabile libro, questa vita di Federico Nietzsche che l'Halévy ha scritto e l' Ambrosini ha tradotto recentemente in italiano.

Il dolorante antisofo dell'egoismo - cosl Jp chiama TUrck nel suo Der geniale M emch - ha trovato un b iografo degno di lui. Si not i : l'Halévy è un fra ncese. Deve appartenere al cenacolo dei Péguyani. Parte di questo libro comparve infatti nei Cahier; de la Quìnzaine. t un libro che non si può ignorare. L'ho letto due volte, lo rileggerò ancora. opera perfetta. Non è la solita biografia. Non l'arida successione di date e di episodi, ma la vita nel suo pieno, complesso, terribile svolgimento materiale e spirituale, seguito, segnalato, scoperto giorno per giorno da un uomo che ha la sagacia dello -psicologo, la delicatezza dell'artista, la descrizione del gentiluomo, la simpatia lirica del poeta.

Non sempre la vita del 6losofo è necessaria a lla comprensione del suo s istema. Per quanto 1a vita dei filosofi getti sempre sprazzi di luce sulle loro filosofie, vi sono filosofi di cui vi è lecito ignorare l'anno della nascita o guelJo della morte. Qui la vita dell'uomo è un trascurabile incidente di frontè alla vita del pensiero.

le poche note biografiche di Colerus che precedono l' Etica di Spinoza ndla nuova traduzione francese del lan t2emberg, mi bastano, perché Spinoza è tutto nel suo sistema e la sua vita è un dettaglio; ma il sistema di Nietzsche invece è t utto nella sua v ita. Conoscere la vita di Nietzsche e riviverla, significa p enetrare e rivivere la filosofia del superuomo. Il libro dell'Halé vy è una iniziazione. Quando voi lo abbiate letto e meditato, guando vi siete famigliarizzato col Nietzsche uomo, affrontate il Nietzsche filosofo e poeta: le porte stellate della sua torre d'avorio non saranno più chiuse per voi. Halévy ha ritessuto con _ intelletto d'amore la tnma di una vita; senza interruzioni, ma con armonie.i. continuità. D alla cu11a alla tomba. 11 suo libro è un Bue h<Jmo meraviglioso. Gìà nella . sua infanzia e nella sua acerba giovinezza Nietzsche ci mostra le prime, non an(ota definite stigmate del suo destino. Nasce a Ri:icken il 1 ~ otto· bre del 1844 Suo padre è un pastore l uterano.

R&ken a un povero villaggio sperd uto nella vasta pianura fra la Sassonia e fa. Prussia. Ni~tzsche dì.Yenta orfano di padre a 4 anni , tra· gicamente. Il vecchio pastore muore pazzo in seguito a una caduta dalJe scale. La casa percossa dal dolore diventa silenziosa e solitaria. Nietzsche è un fanciullo meditativo. Ha lo scrupolo del dovere. Alla scuola gli avevano detto d i non correre per le s~rade ed egli obbediva anche quando pioveva. Il suo sviluppo mentale è rapido, precoce. Appena novenne compone deila musica, fa dei trattati didattici, scrive due drammi. A tredici anni, la sua autobiografia. Entra alla scuola dì Pforta Ecco un episodio degno di uno stoico greco. Per smentire fi ncredulità scettica di alcuni compagni:, Nietzsche ripete l'eroismo di Muzio Scevola: tiene per alcuni minuti un carbone ardente nel palmo della mano. La cicatrice vi rimarrà tutta la ,•ita. La sua sensibilità è squisita. Traduce le sue impressioni in un linguaggio pqetico, affidate al giornale intimo quotidiano. A quindici anni si crede 8ià vecchio. 1:. triste, pessimista. indeciso. Mille progetti g li torturano il cervello. Vuole abbandonare le scuole per darsi alla musica. La crisi religiosa lo sorprende, Jo prostra, lo assilla. Sente l'insufficenza della vecchia fede, ma non osa abbandonarla. Lo confessa:

« 1·esistenza d i dio, l'immortalità della Bibbia, la rivelazione resteranno sempre dei problemi. Ho provato a negar tutto; ah I è facile distruggere, m a costruire!» .

R inuncia a dare una solu2ione a quest i misteriosi problemi. Un male di origine nervosa gli tormenta gli occhi e il capo. Primo sintomo? La poesia e la musica lo seguono durante tutta la giovinezza : da ROCken a Naumburg. Bisogna tenerne conto p er spiegarsi l'affiato lirico da cui sarà pervasa tutta la sua futu ra creazK>ne filosofica. Nietzsche non ama le matematiche. l suoi professori lo bocciano, ma ottiene ugualmente la licenza. A diciott'anni, nell 'ottobre del 1862, Nietzsche lascia Naumburg e si iscrive alla Univers ità di Bonn. H a bisogno di discipl inare il suo spirito e frequenta i corsi di filosofia. Qui la rompe col cristianesimo.

« Spesso - eg li scrive - la sottomissione alle volontà di dio e l'umiltà non sono che un.. mantello gettato sulla pusi llanimità vile che noi proviamo al momento di affrontare con bravura il nostro destino».

A vent'anni Nietzsche è un misantropo. Le Burschenschaften studentesche lo annoiano, l'ambiente di volgarità in cui vive lo e:saspera. Migra a Leipzig. Punto importante nella sua vita. A Pforta aveva conosciuto HOlderlin, a Lipsia conosce Schopenhauer « Il mondo come vo· lontà e rapp fesentazione » è la folgore che lo abbarbaglia sulla via di Damasco. Ne divora le duemila pa8ine Vi si perde - completamenteper due settimane:

Nel 1866 scrive:

« Tre sono le mie consolazioni: i l mio Schopcnhauer, la mwica di Schwnaon, le passeggiate solitarie».

Chiamata al servizio militare nell' artiglieria. Cade da cavallo e si frattura una costa. Guarito, si stabilisce a Lipsia, dove incontra un altro grande: W~gner. Holderlin, Schopenhauer, Wagner!: ecco il triumvi· rato propiziatore della giovinezza di Nietzsche, A ventiquattro anni, i lavori di filosofia pubblicati nel Rheinùche1 Muuum gli valgono una chiamata all'Università di Basilea. Nietzsche accetta la cattedra e va.nella vecchia città della Svizzera tedesca. Qui comincia nella vita di Nietzsche il periodo che .potremmo chiamare wagneriano. Triebschen! Quanti ricordi! L'amicizia tra Wagner e Nietzsche diventa intima, Il giovane filosofo è entusi asta del grande musico già arrivato alle soglie della vecchiaia.

« Wagner - scrive Nim.sche ad alcuni amici - realizza ciò che noi non possiuno che desiderare: è ull magnifico, un ricco, un grande spirito; un carattere energico e un uomo incantatore, deg no d'amore, assetato di tutto sapere »

Wagner comunica a Nietzsche il. manoscritto Dello Sta/() e della Religione, destinato a Luigi II dì Baviera. Nel '69-'70 la loro intimità: personale e spirituale diviene più profonda, Sotto }'influenza diretta d i Wagner, esce l'Origine della Tragedia, Con questo libro, Nietzsche scandalizza il mondo accademico di Basilea. La requisitoria contro Socrate, colpevole di avere ucciso la tragedia greca, suscita una certa emozione. Anche Wagner consiglia l'amico aJla prudenza. Allo scoppio della guerra franco-prussiana, N ietzsche torna soldato. Partecipa alla campagna. Colpito da gravissima dissenteria, torna a Naumburg per guarire e vi rimane alcuni mesi. l'incontro con Wagner è freddo. Wagoer « mangiava del francese » e gongolava per le vittorie prussiane che in certo qual modo lo vendicavano dai fischi parigini.

_ Miserie dei grandi spiriti! Questa sioia rumorosa e volgare spiacque a Nietzsche Altre nubi turbano il cielo della loro amicizia. Il festival d i Mannheim li riconciliò. Nietzsche passò il Natale del '71 a Triebschen, nella villa di Wagner. Il 31 dicembre dello stesso anno compare l'Origine della Tragedia. L'insuccesso librario è completo. Il 22 maggio 1872 Nietzsche è a Bayreuth dove Wagner ha definitivamente trasportato i suoi penati, e assiste a un a cerimonia grandiosa. Wagner de}>One la prima pietra del suo teatro.

Il dolce nodo, dell'amicizia si rallenta. N ietzsche non vede il Wagner di Triebschen, ma un altro uomo, un possente operaio, brutale, vendi- cativo, geloso. Pure, per non dispiacergJi, rinuncia a un viaggio in Italia con un parente di M endelssohn. l'intimità amicale è scomparsa. Nietzsche scrive queste gra.vi parole, esprime questo amaro giudizio:

• W agner non h a la fona di fare gli uomini libe.d e grandi attorno a lu.i. Non è sicuro; egli è invece W5pettoso e altero , .

Poi, nel gennaio del '74, affronta il problema.: ù. risposta è disastrosa, distruttrice. Ecco : e L'arte di Wagner è un mostruoso ~ntativo per affermarsi e dominarsi in un t empo antiartistico. a un veleno contro un veleno 1L e In un numero d i ginmi imprevedibile, ùurnenso, ma limitato, un uomo in tutto simile a me; io stesso in.fine, seduto all'ombra di questa roccia, ritto· verò qui la stessa 'idei, E questa stessa idea sari trovata da quC$t'uomo non solo una volta, ma , un numero infinito di volte, poicM questo movimento che riconduce le cose è infinito...

« Che uomo è Wagner? Che cosa significa la sua arte?».

Nel 1876 Niet~ he ass iste a Bayreuth alle rappresentazioni de lla tetralog ia wagneriana. un ultimo atto di omaggio. Fra lui e Wagner tutto è ormai finito. Il ciclo f elice è chiuso. Gli anni che seguono sono anni di sofferenze fisiche e spirituali.

Nietzsche sembra fuggire se stesso e il suo destino. Non trova requie. Nel '79 il male oscuro che lo aveva già colpito a quindici anni, ritorna insidioso e feroce. I medici non ne trovano la radice.

Nietzsche diventa un fac-simile d'uomo. Abbandona l'Università e si mette alla ricerca di un rifugio. Nell'autunno del '79 lo troviamo a Napoli, in una specie di falansterio diretto da una donna di qualità spirituali rarissime: la Meysemburg; poi n ell'Engadina, a Syls-Maria; a Venezia da Peter Gast; nel novembre del 1880 a Genova, alla salitn delle Battistine n. 8. Gli inquilini I~ chiamano« il santo». Nell· '81, in luglio, eccolo ancora nell'Engadina.

Qui nasce l'idea del ritorno immortale.

• Un giorno - racconta testualmente J'Halby - ch'egli andava travcno i boschi da Syls-Maria 6no a Silvaplana, egli sedette non lungi da Surlée, ai piedi dì una roccia piramidale. In quel minuto e in quel posto egli conccpl il ritorno immortale. Pensò: il tempo di cui la durata è infinita, deve ricondurre di prriòdo in periodo una disposizione idrntica d elle cose. Ciò è necei;~uio, dunque è necessario che tutte le CO!>C ritornino.

«"Che tutto ritorni senza posa - scrive N , - è l'estremo riavvicin,amento di un mondo del divenire con un mondo dell'essere; culmine- della medituione.

Mussolini

(Primi d·agosto 1881, a Syls-Maria, a 6$00 piedi al disopra del mate e molto di più al disopra d i tutte le cose umane) 1>.

Questa idea non viene sola. Poco dopo giunge Zarathustra, il persiano mistagogo del fuoco.

E Nietzsche - come assillato da un demone interno - continua a fuggire. Egli presente la sua fine. O rmai la sua vita si svolge fra le montagne dell'Engadina, le spiagge della costa ligure e la laguna di Venezia. Qualche breve soggiorno in Germania, Sono questi gli a nni della sua merav igliosa creazione. Eg li è incap ace di conchiudere· le sue concezioni in un sistema alla guisa dei filosofi classici, ma le lancia a l pubblico sotto la forma dell'aforisma, in libri agili e audaci, alla pnmphlétaire, M a il pubblico è sordo. N ietzsche è un antic ipatore, Come Schopenhauer, a nch'egli conosce la perfida congiura del silenzio ordita dagli accademici. Tra l' ·so e l' ' 89 escono tutti i libri di N ietzsche. Nel gennaio dell' ' 89, a Torino, siamo all'epilogo. Cominci ~ la pazzia. Eccone i primi terribili documenti Al professore Burckhardt dell' Università di Basilea Nietzsche scrive :

Io sono Fe-rdinando di Lesseps : sono Prado: sono Cbambiges : sono stato sepolto due volte, quest'autunno .

A Brandes:

Amico Giorg io, da quando m 'hai scoperto, nessuna meravig lia t rovarmi, ciò che ora è difficile è perdermi. Il Crocifisso...

A P. Gast:

Cantami un canto nuovo . Il mondo t' ch iaro e t utti i cieli si allegrano. .

A Cosima Wagner :

Arianna io t 'amo...

Visse ancora dieci anni nelle tenebre, tratto tratto rischiarato da brevissim i lampi di luce.

Muore a Weimar, il 25 agosto del 1900.

La vita di Nietzsche è un lento, angosciante calvario D ue spine, nella corona, più profondamente lo trafissero : l'abbandono degli amid e l'indifferenza non l'ostilità dei contemporanei. Nietzsche era cosl ~sibile all'amicizia, ch'egli la preferiva all'amore, Lo confessava a Erwin Rhodc:

La mia amicizia ha qualche cosa di patologico.

Ebbene tutti gli amici a uno a uno lo abbandonarono, Romundth si ritira in un chiostro, Wagner gli diventa avversario, Paolo Rée lo tradisce con Lou Salomé, l'unica donna che abbia attraversato la vita di Nietzsche, anche Erwin Rhode negli ultimi anni s'allontana..,

« lo faccio la caccia agli uomini - gridava Nietzsche - come un vero corsaro, no.n per venderli in schiavitù, ma pu uascinarli con me, nella libert.i. ».

Ma nessuno lo segue e 1a sua invocazione disperata si perde come una voce in meno al mare.

L'indifferenza dei contemporanei. La g 1,igne editoriale. Lo spettacoloso insuccesso librario. L'Origine dt'lla Tragedia non trovò editori. Fu pubblicata, per favore, dall'editore di Wagner. Nessuno, in Germania, ne parlò. Solo una recensione sull'italiana Rivi.Ila Europea. Nient'altro.

L' insuccesso librario determinò quello a ccademico. Gli Sh.J.denti di Basilea - figli di pacifici borghesi - fecero il vuoto attorno al loro giovane professore dalle idee così audacemente innovatrici

Due allievi soli rimasero al Maestro che i professori di filologia delle università tedesche dichiararono « scientificamente morto>> La ·ma!dtlia ;lorica, seconda delle Con;iderazùmi ina11uali, uscita nell'aprile del '74, incontrò la stessa glaciale accoglienza. Cosl dicasi di Umano , . troppo umttno!. Nell' '81 pubblica A.urOf'a, ma appena gli intimi si degnano leggerlo. Critici e pubblico continuano a ignorarlo. Co1} parlò Zarath11slra passò inosservato. La quarta parte non trova un cane di edito re . Scluneitzer, editore, SCriveva a Nietzsche che il pubblico non voleva sa· perne del suo Zarathustra.

Nietzsche paga la stampa. ne fa. una t iratura di 40 esemplari, d i 01i sette furono distrìbuiti fra sii amici rima.stigli fedeli. Nell' '86, AJ di là del bene e del male non incontra miglior fortuna. Nietzsche lo stampa a sue spese. 'Nell' '87, all'epoca della pubblicazione di Zur GeneaJ.ogie. dn Moral, NictZM:he - sconfortato - cMl scrive a Peter Gast a. Venezia:

Voi lo sapete: da tre anoi ho speso circa 500 talleri in spese di stt.mpa : nessuno onorario, si capisce, e ho 43, ami.i e ho scritto 1, libri. Ben più. Dopo un esame e molte pratiche più penose di quanto non possa dite, l: un fatto che nessun editore tedesco vuole di me, anche se cedo i miei diritti d'aucorc

Opera Omnia 01

Benito Mussolini

· ··Forse i miei editori ne godranno un ,eiorno. Per me - la so tJ11,he hoppofMd11do si rominttrà " comprendnmi, ,ion ,,, 11111,ò Jr1111 t14nlt1ggio. ...

Veridica profezia! Solo nc:gli ultimi anni, tra. l' '87 e l' '89, il pub· blìco notò Nietzsche, Tre nobili _e grandi spiriti, da tre diversi orizzonti, vennero nell'ora crepuscolare a confortarlo: Taine dalla Francia, Brandes dalla Danimarca, Strindberg dalle brume scandinave. Ma era ormai troppo tardi. Il« santo» aveva bevuto tutto l'amaro_ calice e concluso il suo sacrificio nella inunemore e perciò divina follia.

Benito Mussolini

Dall'Av.mri!, N. 224, 13 a.go.sto 19 12, XVJ.

Nel Mondo Dei Rabagas

Da qw.khe tempo io cammino fra dei rottami di uomini. L'Italia è ormai un'ampia giostra per gii invertiti di tutte: le fedi, di tutte le idee, di tutti i partiti. Non passa giorno senza che qualcuno abban_doni le file del sovversivismo per schierarsi in quelle della conservazione Non passa giorno senza che qualruno senta il bisogno di prosternarsi, di riconciliarsi, di recitare il ~a culpa davanti alla borghesia guerrafondaia e borsistica. Si vede nell'atmosfera della diserzione. I traditori - mascherati sino a ieri ._ gettano oggi la truccatura rossa col 8Csto dei supc· cuomini insoddisfatti e la p lebe imbestialita da undici mesi di guerra non sa g ridare ff comp11ez! dell'esecuzione. Io mi vergogno di vivere in questa Italia di funamboli e di passivi, di giocolieri di ogni politica e di gente che li sopporta con una rassegnazione evangelicamente idiota. Comincia, Ul2:Ì è già incominciato, il regno di Rabag&S ! Raccolgo nei giornali i documenti,

Io non ho mai creduto riel sindacalismo fr,0ndeu,, estemporaneo, aristocratico, di Paolo Orano. Ho sempre detto che Paolo Orano era l'Enrico Ferri del sindacaJismo italiano. Non l'ho mai preso sul serio. Sono lieto di constatare che le mie legittime prevenzioni non mi ingannarono. Paolo Orano era uno dei tanti commedianti che passano sul palcoscenico .della. nostra vita politica. .8 un Cagliostro in abito professorale. Quando l'ho vi.sto aderi re al sindacalismo rivoluzionario ho pen· sato: questo~ l'ultimo J,011r de fOt'(e del saltimbanco. E giunto al limite. Ora retrocederà. Tornerà nazionalista. Poi militarista. Quindi guerrafondaio smaccato. Facile profezia.

L'Orano herveista si è riabiJitato Sta recitando il suo atto di contrizione e lo affida alle pagine del Co"iere della Sera che fu nel '98 lo strumentò più valido delle delazioni al servizio del generale assassino. 11 direttore d'allora era l'avv. Oliva dd Giornde d'Italia d'oggi. :Paolo

Orano trova « bella, buona, risolutiva, qua.si sacra la guerra italo-turèa ».

Piolo Orano sente il b.isogno di accodarsi al tartarinesco nazionalismo italiano per « lodare questa Jtalia guerresca, questo esercito che nella vertisine del più che la vita e più che la morte fa raggiare la fronte augusta di Roma, per ammirare questo esercito pii) bello e grande che non gli eserciti improvvisati per riforme rivoluzionarie ».

Paolo Orano ringoia con una g rimd<e disinvolta da esperimentato farr,ur tutto ciò che ha detto e scritto contro il militarismo nei quindici anni della sua attività sovversiva e scioglie l 'inno alla gloria della scia. boia micidiale. ·

Non ne sono schifato. Me l' aspettavo. Paolo Orano non ancora entrato nella ci rcolazione della cultura ufficiale. Non so perché. Forse per i suoi precedenti politici. La sua produzione libresca scivola nel mercato senza provocare emozioni. Lo seguo da dieci anni. Leggevo n el Soddlismo di Ferri i suoi PaJriarchi del Socialismo lo sfouio dell'erudizione m i soffoca. H o comprato i Moderni pubblicati dal Treves. So che il suo Crùlo e Quirino non è stato preso in considerazione dai cristologi d i vagl ia. '

Il suo stile è cat tedratico, involuto, asfittico. Ha dei periodi cosl lunghi che vi dan no l'asma. Il suo cervello è una immensa bottega da rigittiere. Non c'è nulla d i sistemato. Nulla di completo e di profondo. La Lupa, lanciata colla spettacolosa e po;gnante réclame del Quattrini, è morta quando l' involuzione patriottarda del suo direttore era già arrivata all a maturazione. Negli ultimi mesi viveva di ritagli del vecchio .A vanr;/

I vociani - cui va indubbiamente il merito di aver rinnovato le correnti della cultura nazionale - hanno fatto una parodia feroce degli scrittori delle Cronache Le//erarie. Le potete avere con dieci centesimi. Chiedete Lt Voce di Firenze, il numero delle Cronache Letterale. Tra• verete articoli di Pourceangnac, invece di Rmtign<1<; Orim, invece di Orano; D orma Pago/a, invece di Donna Paola, quella che incretinisce i bambini nella te rza pagina del giornale democratico di Lardopoli. La prosa di Paolo Orano è stata parodiata alla perfezione Le Cronache lei· Jerarie non hanno risposto.... Paolo Orano è stanco di vivacchiare nei Licei di provincia, Vuol giungere all 'Università.

Ma il mondo accademico italiano è r inghioso una casta chiusa. G ug lielmo Ferrero non è dell'Università. di Roma perché ha al suo pa.ssivo un volume di conferenze anti-militariste. Per arrivare in alto bisogna inchinarsi e strisciare. Bisogna rinnegare la vecchia fede Biso. gna meritarsi il perdono dei nemici. Il Carducci poeta repubblicano non esce dalla m edio crità nel umce/Jo delle cla.ui dirigenti. Ma l'ode

A lla Regina Margherita lo balza dal Pa rnaso.

Fra poco anche Paolo Orano sarà un g rande filosofo librettato e riconosciuto dai poteri della monarchia. lo fo ~.ascio nei cimiteri degli uomin i senza più spina do~le.

Non ho .finito. Adesso acciuffo e porto sulla bascule della mia ghi· g liottinà un a ltro miserabile giullare del nazionalismo, un altro impudent issimo transfuga : Tomaso Monicelli. L'ho conosciuto nel '904. Seri- vevamo sull'Avanguardia del Labrio!a e del Mocchi. Faceva l'impiegatucolo privato a Milano. Il suo pseudonimo era l'Homme qui rit. Ricordo j suoi Medaglion i Riformi.sii. Una prosa stentata, forzata, greve. Non prometteva il Monkelli del Viandantt . 2 stato lo sciopero generale del settembre che lo ha rivelato. La cronaca di quelle memorabili giornate di dittatura p roletaria - fatta dal Monicelli - rimarrà nella storia della prosa sovversiva.. Era scritta con l'anima. C'era finalmente uno stile, e non la pedissequa, quasi plagiaria imitazione carducdana. Dopo il saluta.re tirocinio dell'Avanguardia, Monicelli passò all'A vanti! Poi tentò le scene. La sua Sorella M;nore parve wia magnifica promessa. Non l'ha mantenuta. Le produzioni che la segui rono ci allontanano sempre più dal capo-lavoro sperato. Il tentativo di serrare nelle brevi scene di un dramma recitato il vasto dramma sociale gli è fallito. Il teatro monicelliano si è chiuso coll'insuccesso . E allora venne il Viandan1e, giornale Di notevole, nt lla vita di questo giornale, un t'eferendum che fu l'indice segnalatore del grado d i degenerazione politica cui era pervenuto il socialismo italiano.

Il V iandante non g iunse a lla meta Mod lungo la strada. N essuno lo pianse, Non lasciò alcun vuoto nel mon do del pensiero. D'allora, Monicelli ~i è ritirato a Ost iglia. Adesso si dedica alla letteratura degli asili infant ili. Ha, naturalmente, anche lui il suo paio di conferenze che va ripetendo a richiesta. Permettetemi di detestare gli insopportabili oratori-grammofono. Di tempo in tempo , Tomaso Monicelli dà segno di vita nei giornali democratici. ll t ti polino . Quando scrive si dà le arie leziose dell'oracolo. Sembra un pedagogo in cattedra. L'altro giorno l'ho sorpreso in un g iorn:i.lc di Bologna, con un articolo che comincia :

« Vorrei consigliare :.i.i sociali5ti italiani di le88erc il libro di Podro:ca sulla Libia ».

E continua con uno sfogo astioso e bestiale, da cui t rapela la bile dell' uomo svalorizzato. Non è una recensione del libro. :B l'apologia dell'autore. Di quel Podrecca che h a stomacato i socialisti italiani. L' art icolo è comparso nel giornale diretto da un pennivendolo passato dal socialismo agli stipendi della slavata democruia massonica-popolarista. Anche Monicelli è un guerrafondaio. Anch'eg li è diventato un benpensante. Fra poco sarà proclamato da uno dei tanti }anni del Corriere il principe dei novellieri. Dove è andato il Monicelli rivoluz.ionario herveista? In frantumi. Le schiene dì cartilagine non resistono agli urti delle crisi sociali.

C'è un libro che il Monicelli socialista dovrebbe consigliare di leggere : E!pan1io nismo e. ~olonie di Enrico Leoo.e. Che cosa valgano le divag~zioni più o meno letterarie dei P odrecca o dei Rossi-D orìa di fronte al formidabile libro del teorico del sindacalismo italiano? Qui tion e ~ l'Arcadia beota di cui fa\•oleggia Tomaso, ma la scienza, la storia e il diritto e la condanna aperta e recisa dell' impresa africana. Sarebbe tempo di distinguere fra espansionismo «:onomico e conquista militare. Ma i letterati si ubriacano di frasi. E l'Italia è il paese dei letterati. L'im· presa tripoUna è stata I'r111baine dei letterati a spasso. Tomaso - anima filistea di borghigiano - chiese di perire sotto le lame proletarie. Ma no. I conigli non fini scono sulle lanterne. Andrea Chénie.r è di un altro tempo. Tomaso ha la prudenza furbesca del santo di cui porta il nome. Non t: andato a Ravenna per la paura di una fis chiata. Gli hanno buttato in faccia la sua prosa antimilitarista di p ochi anni fa e l'eroe è rimasto al sicuro nel suo borgo natio. Pagliaccio, va!

Ho scelto due ca~i, ma potrei elencarne una f i.h4 chilometrica. Basta. Mi riassumo. Ogni nazione ha avuto guerre coloniali, ma lo spettacolo dcil'Italia ufficiale e sovversiva nOn ha precedenti. Fu, [ in J alto, il fanfaronismo ufficioso e giornalistico che riabilitava Tartarino ; in basso, il sovversivismo disorientato e impotente I.a monarchia ha gìà vinto la sua guerra e l 'ha vinta in ltalia. L'ha vinta q ui aggiogando al suo carro i puledri deJla rivoluzione. Le dedizioni non si contano più. Le prode del Rubicone formicolano di uomini che voglioho vendersi. Alza.telo dunque il cartello c he richiami i compratori alla fiera delle coscienze ! Ce ne sono di tutte le qu.ilità, di tutte le et¼, di tutte le origini. Trombettieri, soffia.te nei vostri ottoni! n ·la liquidazione di fine stagione. Coscien ze e stoffe. I due articoli non sono dissimili. Come potreste credere.

Jonathan Swift nei suoi LibeJJi ha definito la « coscienza » « un paio di brache che si calano quando fa bi~og no ».

Ma voi follaioli di h.ltte le terre, follaioli che non •,;olete adattarvi, né rendervi, né conciliarvi con que~a vituperosa società. di ladri e di derubati, voi portatemi delle pietre, portatemi sempre delle pietre, portatemi delle gerle ricolme di pietre perché io possa in un'ora di frenetio lapidazìone maciulla re e seppellire tutti i Rabagas della terza Italia.