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DA GUICCJARDINI A.... SOREL

Federico Engels - così ci narra il Loria nelle sue serate socialiste a Londra - opinava che lo scrivere troppe lettere fosse un sintomo dell' inevitabile rammollimento cerebrale ch e quasi sempre suole accompagnare la. senilità. . ' .

Io credo che oggi l'Engels aggiunge rebbe a conforto della sua opi• nione, oltre alla grafomania, un altro segno: l'intervistomania. Conio una parola orribile. Me ne dispiace tanto per i puristi, ma ·in questo momento non ho il tempo di consultare il Petrocchi e trovarne una · migliore Vengo al sodo. Chiunque legge i giornali italiani incontra spesso il nome di Giorgio Sorel. Un tempo fu collaboratore assìduo del forca-agrario R esto del Carlino. Oggi si concede alle interviste con una facilità sorprendente, Non v'è giornalista italiano che passando da Parigi· non si rechi a intervistare Sorel. E il buon vecchio ex-ingéniem des ponls et rhmméeJ - già completamente Liquidato negli ambienti sindacalisti francesi - ~ode anrnra, grai.ie alla logorrea delle interviste, una certa popolaritl in Italia, Comincio a credere che l'accusa che gli si faceva di vanitoso e di p oseur (ci tiene molto ad esempio alla decorazione dc La Ugion d'honn eur) non fosse esageuta o infondatà. Un uomo che ha la dignità grande del suo pensiero non si concede alle interviste colla accondiscendenza degli artisti da teatro e dei poli· tid di professione. L'intervista è un malcostume giornalistico. :e. quakhe cosa di altamente immorale E quasi sempre una forma di esibizionismo. Come trasmissione d' idee non è scevra di pericoli. Ogni intervista ha code che chiariscono, rettificano, smentiscono. G iorg io Sorel che si lascia inquisire, frugare, suppliziare da un ignoto corrispondente di un neoquotidiano cleri~le; Giorgio Sorel che - conscio o no - si presta alle mire reclamistiche di chi ha. bisogno dell'autorità di un nome o della. 5ensazionalità di un' intervista ,per lttnciare il nuovo prodotto sul mercato; Giorgio Sorel viene a noi caricaturato, mascherato, defigurato. N olre maiJre Sorel, è irriconoscibile. L' intervista. da lui concessa a.I corrispondente ·del quotidiano ltalitt è tale un contesto di inesattezze e banalità da fa.e trasecolare. Colpi deJl'intervistato o dell'intervistatore? Inut ile indagare il mistero. Sorel avrebbe detto che «la lotta impegnata fra le dìverse frazionì del socialismo italiano è più difficile a capirsi che

Opera Omnia Di Benito Mussolini

la storia della Rinascenza. Io mi domando ancora se un Guicciardinj non vì si t roverebbe impacciato» .

Noi, mode!tamente, st imiamo che il problema della Rinascenza sia alquanto più complesso dei problemi che gli ordini del giorno Zibordi, Modigliani, Lerda, Reina ci hanno proSpettato. Specie se j tedeschi, in nome delle teoriche di Chamberlain, Wothmann e Reimer entrassero nell'agone a pretendere che la Rinascenza è fenomeno perfettamente ger~ man ico. Se l'illustre storico fiorentino citato dal Sorel tornasse in vita, si orienterebbe assai presto e facilmente nel dedalo della politica italiana, la politica non è sempre stata cosl? Part iti che si combattono in nome d'idee ant itetiche che li conducono al frazionamento; frazioni che si orientano, si differenziano e fin iscono talora per ricongiungersi a vittorie non definitive; sconfitte non irreparabil i ; trapasso di idee e di t radizion i; [ispetto alle forme; culto degli uomini : questi sono grosso m<Jdo, i termin i della vicenda di tutti i partiti, da quelli che battagliavano a colpi di spada sul fiorire dei Comuni o all'ombra delle Sig norie ai nostri che combattono a colpi di scheda, volgendo tempi infinitamente più leggiadri di quelli che fornirono l a materia a lle btorìe del Guicciardini.

Il Sorel opina, sulla scorta di Arturo l abriola - il quale, sia detto tra parentesi, ha t!oppi fatti personali col Partito Socialista Italiano per non essere accolto con beneficio d' inventario - che il Partito Socialista

I taliano << non ha attitudini per essere rivoluzionario ». Perché? Nell'attesa di una risposta commenteremo.... Guicciardinì. Il Sorel annuncia q uindi con aria misteriosa che « recentemente in una conferenza tenuta a Milano i capi del movimento rivoluziona rio sono riusciti a porsi d'accordo con i rappresentanti della grande industria sopra un programma professionista ».

D esidereremmo sapere dall'intervistato o dall'intervistante che cosa significa<< un programma professionist.t ». Paì:olc di colore oscure. Chissà mai quale tremenda macchinazione si è imbastita a Milano fra i capi delru na o dell'altra parte! Cè quanto basti per épater le bourgeoiI?

.Ah imè, no. Si ttatta, deve trattarsi di qualche cosa di pedestre, di limitato, di volgare. Oh, niente di sensazionale.... J;: un accordo stipulato il 2 giugno tra la Confederazione del lavoro e la Confederazione dell'industria per glr uffici misti di collocamento Tale accordo suscitò i sospetti dell'UniJà di Firenze e provocò quindi una chiara rettifica del Rigola nel n. 30 dello stesso g iornale. Se non c'è altro accordo, Giorgio Sorel che la pre tende a competente delle cose i taliane anche ne i retroscena, è semplicemente enfonfé. Ma un' ultima cosa, semp re a seconda l'ignoto mestierante del g iornalismo, ha colpito Sorel: « l'eliminazione dal Partito Socialista Italiano deì valori intellettuali ». E cita, in belJ'ordinc, Ferri, Labriola, Bissola ti , Derenini. Enrico Ferri, un valore in- tellettuale dal punto di vista sociaJista? Bastano forse la polemkhetta col Garofalo e i discorsi ,pronunciati in Roma.gna su Marx e Mazzini, quaòdo è ormai ooto ch'egli non aveva letto né il primo n~ l'ultimo, a insigniclo di tanto onore? Enrico Ferri - ormai lo sì può ,gridare senza scandalo --:-- ba dimostrato in ogni occasione di non aver mai penetralo il fondo deIJa dottrina socialista. L'algebra marxista repelle da un'intelligenza come quella del Ferri. t! chiaro. Non mi pare che il Berenini abbia portato un qualsiasi contributo alla letteratura contemporanea del socialismo. Grandissimo giurista e a vvocato. Nessun dubbio. Ma pensatore socialista? Dove? Quando? Con ch e? Legittimi interrogativi. E il valore intellettuale del Dissolati che tutti riconoscono non è p erduto pel soci~lismo italiano, malgrado l'esodo forzato. C'è un Bissolati acqui. sito defin itivamente alla storia del Pa rtito Socialista Italiano. E. il Bissolati che prefaziona Bako un ine, fomtwna l'umanitar ismo l t12zatt iano, orienta, satura e potenzia - prima del '900 - la coscienza socialista.

Qu('stO è il Bissolati che resta e non :i:i pt.:rde. L' esodo odierno puù segnare la sua decadenza, non la nostra. fi comunque assai strana la preoccupazione di Sorel, di questo sino a ieri feroce schernitore dei profeu i onn elr d e l a pemée!, che oggi si rattrista per l'eliminazione continua e fatale degli elementi intellettua li....

Eppure il Sorel ci aveva presentato un socialismo decisamente anti-intelJ_ettualistico, religioso anzi. Il mito dello sciopero generale nel socialismo t erribile, grave, sublime di Sorel ( secondo la testuale aggettivazione dell'autore) è un mito, cioè una favohi., 9uakhe cosa di non dimostrabile, di non effettuabile, che deve essere un atto di fede, l'atto cli fede del proletariato. Bisogna crede re ne llo sciopero generale, come i primi aistiani credevano nell'ap ocalisse. N on inda,gate. Non sottoiponete .jl mito a lla vostra critica razionalistica. N o n rompete il sublime in cantesimo Il socialismo non è solo un dato dell' esp erienza o una deduzion e scient ifica, ma uòa fede . Togliete al socialismo ]a sua fed e, cioè la sua p reoccupazione 6na!Jstica, teleologica e voi avete u n socialismo p rivo di vitalità, un socialismo che si r iduce e si r imp icciol isce al co rporat ivismo della categoria. L'esodo di akuni intellettuali non ci turba. Un socialismo intellettualiz~to finisce per essere un'accademia di sottili dissertatori. Si discute, non si lavora. Noi abbiamo bisogno di una cultura specifica che sorregga. e sia ada.tta all'azione. Nieot'alt:w occorre a chi concepisca il socialismo attraverso il mito so.reliano che è un atto di fede: Sorel è in contraddizione con se stesso.

Il Congresso socialista di Reggio Emilia dev'essere invece inte rpretat o come un tentativo di r inascita idealistica. L'an ima religiosa del Partito ( eu lesia) ,si è scontrata ancora un a volta col .pu.g m atismo realistico dei rappresentanti l'organizzazione ec~omica che non è una comunirà

Opera Omnia Di Benito Mussolini

di idee, ma una comunità d'interessi. Ci sono i termirii dell' eterno conflitto fra l'idealismo e l'utilitarismo, tra la fede e la necessità.. Che importa al proletario di capi re il $0ùalismo come si capisce un teorema? E il socialismo è forse riducibile a un teorema ? Noi vogliamo crederlo, noi dobbiamo crederlo, l'wnanità ha bisogno di un credo . .E la fede che muove le montagne perché dà l'illusione ci1e le montagne si muovano. L'illusione è, forse, l'unica realtà dell'.,, vita.

Benito Mu Ssolini

Dall'AvanJi.', N. 198, 18 luglio 191 2, XVI.

Dopo Il Congresso

T utti coloro - e non son ·pochi - che in diversi cunpi e per diverse ragioni desideravano clie il congresso di Reggio Emilia ripetesse l'in decente spettacolo del congresso d' Ancona, sono rimasti amaramente delusi. Si diceva nei crocchi dei consuetudinari del caffè o delle farmacie, si insinuava nella prosa dei giornali grandi e pi(Coli: vedrete che a Reggio Emilia i sottili scolastici del socialismo troveranno la formula che armonizza i contra ri: una formula cataplasmatica che sarà accettata da tutti come il minor male possibile. La commedia avrà un lieto fine. Forse, all'ultimo momento, inter-vercà Camilla Prampolini a dire la -parola pa.ssionata della conciliazione che disarma le collere e allora l'abbracciata universale avrà anche un certo valore decorativo, se non estetico.

Invece no. Coloro che si preparavano a ghignare sulla farsa socialista, hanno oggi il volto alterato dalla smorfia dell'invidia e del dispetto. Molti articoli sono rimasti inutilizzati sul bancone delle tipogntfie. Il Partito Socialista ha avuto il coraggio di una decis.ione veramente eroica che ha sbalordito gli avversari di tutti i colori.

Per spiegare questo che è parso un miracolo, i saggi commentatori del CON'iere della Sert:t. hanno dichiarato che la delihera di Reggio.deve considerarsi come una delle tante forme sotto le quali si rivela la rinascita dell'energia nazionale. Solo un Partito di vivi osa dividere, lacerare se stesso.

Un organismo in via di liquidazione rifugge dalle misure violente. Non può disperdere, ma deve raccogliere e tesoreggiare come uno st rozzino Je forze che g li rimangono e ne prolungano l'agonia.

Per l'istinto di conservazione esso non osa provocare neppure l'esodo di pochi uomini, perché intuisce che basta talora la caduta di una sola pietra a ridurre un edificio pericolante in un mucchio di inutili macerie. Il Partito Socialista invece non ha avuto queste preoccupazioni.

1! andato, diritto, incontro alla soluzione •logica che s'imponeva. E nessuno si è illuso sulle conseguenze del voto. Ognuno di noi ben sapeva che l'espulsione dei tre deputati savoini e del quarto guerrafondaio, avrebbe provocato un movimento dj solidarietà. Che il numero esiguo degJi espulsi si suebbe arricchito con quello dei fuoriusciti per sentimenti di amici.zia. o identità di idee Che la deliJ?era.zione di Reggio avrebbe prolungato e creato la crisi oltre i confini del Partito Ufficiale: nei coilegi elettorali, nei consc,si amministrativi comunali o provinciali, nelle organizzazioni economiche.

Ah! era cosl comodo trovare una formuletta equivoca che evitasse o almeno procrastinasse l'indeprecabile scissione. Ma il congresso soc ialista si è rifiutato. Ha i ntui to che un altro equivoco significava il suicidio di." nanzi all'opinione pubblica, dinanzi alla :;toria,

Le due anime del Partito si sono finalmente denudate in un impeto ìn dimenticabile di sincerità e l'abisso che Je separava e le separa, essendosi aperto e mostrato sino alle sue più remote profondità, ogni dubbio svaniva, ogni illusione dileguava : le due anime repellevano invincibilmente l' una dall'altra: la separazione era la red proca liberazione. ·

Chi, dopo il voto di Reggio, oserà ancora accusare i socialisti italiani di acquiescienza al regime politico dominante? Poiché quel voto ha UÒ.a decisa e precisa significazione antid inastica. Tutti e tre g li ordini del giorno posti in votazione condannavano la seconda andata al Quirinale. Cera solo u na g raduazione della pena, ma tanto nella deplorazione del Rcìna, quanto nell'esclusione del Modig lian i o ne ll'espulsione consacuta nell'ordine del giorno vittorioso, una nota unariime vibra : l'incompati· biJjt à assol uta , l'antitesi irreducibile fo1 monarcato e socialismo.

Una pregiudiz.i.:le politica dunque? Certo, ma non nel senso lil)'litato e t:hiuso del Partito Repubblicano. La nostra pregiudiziale politica rien. tra nella nostra più complessa e completa pregiudiziale anti-borghese.

Ed ora? Noi guardiamo l'avvenir e con grande fiducia e non minore tranquillità. dì spirito. La scissione non ci danneggii; ci favorisce, ci agevola, ci servirà, non fosse altro, da pungolo sollecitatore. I destri. non arriveranno mai a costih1ire un Partito degno di questo nome. Gfr inizi sono infa tt i poco confortevoli Le prime riunioni di MiJano e di Roma - malgrado la réclame del giornale baslottaio che si stampa a Milanoerano poco numerose. Ci sono qua e là dei disertori isolati ·si tratta di avvocati, di p rofessori, di farmacisti, d i renlrh rhe da parecchio tempo dormivano e si svegliano oggi quasi percossi e storditi dallo scoppio di uno .scht'ap nel. Legg:ìamo dei nomi che costituiscono un vero p rogramma.

· Quel Savino Varazzani che figura tra i membri del Comitato provvisorio della cachetica sezione riformista di Milano, è un patentato e più volte bollato favoreggiatore di krumiri. Tutta la sua. attività socialista, in questi ultimi tempi, consisteva nello spiscierellare le novellette idiote dei giorni festivi, destinate ai lettori domenicali: attendenti e domestiche

Non ci rattrista certo l'esodo di questa gente....

E noi? La vittoria non ci dà le vertigini. IJ senso vigile della responsabilità non ci abbandona N on ci facciamo grandi illusion i e non le facciamo agli altri. ·

Il Partito non è morto, come pretendono i piccoli nonché ra bidi necrofori di provincia, è scmplkc~ntc debilitato. Anche gli organismi esuberanti soggiacciono momentaneamente a crisi di depressione.

Il Partito ha bisog no d i una cura ricostit uente. Ha bisogno non di ritrova re ma di accrescere la fiducia in se stesso. Un periodo di raccoglimento e di preparazione di pochi mesi, basterà a ricondurre il socialismo italiano alla pienezza delle sue forze, pronto ad affrontare le bat taglie ch e la nuova situazione politica e' impon e. Può darsi che il Partito Socialista Italiano - questo grande morto destinato a seppell ire molti dd suoi a ttuali becchini - rinnovi, tornando all'i dealismo e alle folle, il prodigio d'Anteo, il gigante che ri acqujstava httte le sue formidabili energie non appena toccava la madre t erra che lo aveva espresso dal suo inesauribile grembo.

D a La Lotta di Claiu, N. no, 20 lug lio 1912, Jil ( a, 48~}.