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IL PARTITO SOCIALISTA IN UN LIBRO DI COLAIANNI

R ichiamo l'attenzione dei compagni sull'ultimo libro di N. Colaianni, edito dalla Libreria Politica Moderna d i Roma e dal titolo: I par;ili po/iJici in Italia. Non mi occupo di ciò che il Colaianni dice sui partiti costituzionali che sono morti; sui partiti radicale e clericale che sono delle «nebulose»; sul Partito Repuhbli(.'ano che si è quasi sui<idato ad Ancona. Vale la pena invece di rilevare ciò che il Colaianni scrive sul Partito Socialista, tanto p iù che al nostro Partito è dedicata buona metà del volume. Il CoJaianni si dispensa . dal fare la storia dott rinale e politica. del P.S.I. Ci rimanda al Michels (SJoria del' marxhmo in llalia) e al Bonomi (le vie nuove del 1ociaifrmo).

Ammette che il cammino progressivo del P.S.I. sia stato rapido e vertiginoso, non già come effetto naturale e conseguenza logica dello sviluppato industrialismo e della cultura diffusa, ma piuttosto come effetto e conscguenu della miseria e del malgoverno. Gli indici segnalatori del movimento socialista non bisogna cercarli nel numero degl ~ , inscritti tesserati ( oggi in diminuzione anche per jl prezzo « aristocratico•» della tessera), né nel nwnero dei deputati o dei rappresentanti ai congressi amministrativi, né n ella massa agricola che i socialisti dirigono, sibbcne nel totale dei voti raccolti per le elezioni generali politiche e nel numero dei giornali, di cui tre quotidian i e qualche centinaio d i settimanali.

C'è stato dunque movimento e progresso, ma oggi c'è la stasi e la degenerazione, La crisi che ci travaglia da d ieci anni e ci h a mortificat i e demoralizzati è il risultato di molti fattori che il Colaianni elenca e d escrive. :e un esame critico, spietato, che noi approviamo. E _ la verità. La. verità che ci viene detta da un avversario insigne. Bisogna tesoreg· giada. la prima delle cause della quasi d emolizione del P.S.I. sono state le divisioni intestine, i frazionamenti molteplici, non sempre imposti da profonde divergenze dottrinali, ma di sovente da rivalità profonde.

11 P.S.I. ha fatto una sua politica «interna» alla Giolitt i, cioè una politica di camorre. Il dissidio Ferri-Turati ha pesato per Wl ventennio sulla mentalità dei socialisti italiani; Questo continuo battagliare di uomini - trasceso talora ad aberranti forme polemiche - ha disgustato l'enorme massa dei g regari dalla coscienza semplice e onesta.

Abbiamo assistito a beghe scandalose, a conflitti miserevoli, a conciliazioni ipocrite. Altra causa di degenerazione: il ripudio completo del marxismo.

L 'inchiesta promossa dal Vùmdanle , d iretto da quel Monicelli che oggi fa il giullare del m.2ionalismo di provincia, fu una rivelazione. Che meraviglia se Giolitti ha relegato Marx in soffitta? Non è il caso di protestare. I socialisti italiani hanno _ignorato sempre Marx. Ci sono degli uomini che la fanno da padreterni e non hanno mai letto una riga di Marx: neppure il Manifesto dei Comunisti. 11 socialismo italiano non ha mai avuto preoccupazioni dott rinali. Le ebbe fra il '50 e l' ·so quando era anarchico Giova ricordare che il primo compendio italiano dd Capitale fu scritto da un anarchico: Ca rlo Caficro. Poi c'è stato un lungo periodo di depressione cultu rale, C'è un uomo, è vero, che giganteggia: il Labriola. Ma e~li e ra fuori dell 'orbita ufficia le del Part ito. Solo in quest'ultimo decennio l'Italia ha portato i1 suo contri· buto geniale alla letteratura del socialismo internazionale e - strano!per l'opera di uomini che hanno abbandonato il Partito Socialista, Non è i;intomatico il fatto che la Storia del marxi!mo in ltalùt sia stata scritta da un tedesco? Mancando una solida, organica tradizione cultmale socialista ( come vantano ad esempio Francia e Germania), è mancato un freno ai funambolismi tecnici e t attici del riformìsmo, il quale è divenuto possibilismo, collaborazion ismo, dedizione, tradimento, Vi sono altre cause d'indole morale e cioè : la mancanza di sincerità, la scarsa sensibilità morale, l'impunità a coloro· che vengono meno ai p rincipi e ai metodi del socialismo. Episodio tipico della mancanza di sincerità, l'atteggiamento dei riformisti al congresso di Modena. T urati dichiara che i bissolatiani « costituiscono un partito radicale-socialista o democratico-sociale, propaggine, completamento, fomite fors'anco di ri nnovamento dell'infiacchito e semi consunto " radicalismo demo· cratico" », ma quando si tratta di votare la misura logica che s'impone: l'espulsione, eo:o che i sinistri no n osano pi ù e arretrano. E p e r fa stessa - mancanza di sincerità che i sinistri non si sono pronunciati a ncora per l'espulsione dei «destri», che i rivoluzionari h anno sacrosanta rag ione di esigere. Non è assurdo prevederè che i sinistri al congresso di Reggio Emilia tenteranno uno dei soliti e.;canJtJtager che salvano la situazione, perpetuando l'equivoco. Non parliamo della scarsa sensibi. lità morale di moltissimi socialisti. L'ep idermide socialista, ch e una volta era sensibilissima a tutte le accuse, oggi è cartosa. Anche le cause di giustizia non commuovono più. La tribuna parlamentare che un tempo serviva a denunciare g li abusi, a documentare le vergogne del regime che ci sgoverna, oggi serve ai Cabrini « deploranti » alcune date del Ca· lendario deg li Emig ranti, ai Bissolati - pieno e lucido semp re, l'uomo! - che tesse una sfacciatissima, assurda e criminale apologia di Giolitti.

Ci sono tre casi che - secondo il Colaiann i e secondo noi (lo diciamo da un pezzo!) - attestano « la g raduale degenerazione, l'affie· volimento della disciplina, della responsabilità e della sanzione nel Par· tito Socialista»: i casi D e Marinis, Ferri e Dissalati. Contro quest'ultimo il Colaianni ha una pagina che vale la pena di riprodurre in exJtemo,

« Colui che nel 1900 nella JJia:ola. sala di Montecitorio sridò: "Morte e abbasso il re ! " , pochi anni dopo, nel congresso di Bologna e nella Nuov,z Antologì11, come illuionc estensiva del mìni~teria lismo e della ~olidarieta col governo della borghesia e come esplicazione logica del r iform ismo, arrivò a consigli are più utile al prolélariato la partetipuione al gover no coll a borg hesia e sotto la monarchia Più tardi canta i funera li del P. S e lo proclama un "ramo secco" nel congreuo di MilRno, dove accentua il riformi smo fin o a. confonderlo con un q ualsiasi partito democratico Un passo ancora: fa ]"apologia del["uomo che il Partito Socialista ave-va massiormente d MeslRto; in nome di una su a p articolare filosofia della storia e d'una speciale scienza psico-antrop ologica assolve !"uomo da.gli error i e dalle colpe sue e le scarica su di una parte del paese, sul Mezzogiorno e sulla Sicili a ; ne cancella tutte le colpe rea li imputateg li; e di colui 1.fa:· Turati aveva considerato come l"inca ma:tione d c:! brig anti'.' T ihurzi, e Salvemini, a 16 anni d i d istanza, aveva qualificato come " mìnistro della malavita", fa il più grande uomo d i Stato rispetto al quale J ichiara a Modena che avrebbe preferito " s pezzarsi , anziché distaccarsene" Dov egli non arrivò, arrivar ono i suo i luogotenenti; e Cabrini fa la d ifes a della conquista imperialista e Bonomi proclama J"utilità delle aristocrazie, neg ando d i u n colpo il metodo e le dottrine del socialismo contemporaneo per reg redire fino a S. Simon ».

Evidente mente, il Colaianni ha scritto q ueste righ e prima degli ultimi fasti bissolatiani, altr imenti av rebbe citato il fa moso telegramma al re dopo il 14 mano, nel quale telegranuna « il 6ero e lucido Bissolat i » mandava i s uoi « commossi e reve renti saluti » al Savoia scampato al re volver de l D'Alba Eppure, malg rado tutto ciò, né la Direzio ne, né Ja sezione cui è iscritto il Bissolat i, h anno avuto l'umano e civile coraggio di prendere un provvedimento contro di lui. E il Colaianni ha quindi perfettamente ragione di constatare che:

« Nel P. S. é è una grande ipocrisia: continuano a dirsi socialisti - nel senso classico i n cui si comprese il sociatismÒ dal 1864 e dall'Internazionale in poi - cnloro che più [non] lo sono. E se non ci si riferisce a1 rrogramroa marxista come pietra di parigone, eh.i oggi non si d irebbe socialista ? Tutti socialisti : dai dtmocristiani, a G iolitti, a Lunatti.... E r imane q uesto fatto: i repubblicani che passuono alla monarchia, da Crispi a Nicotera a P antano, non si dissero più repuhblicani in omt.Sgio alla sincerità politica ; continuano a proclamarsi !ocialis ti coloro che hanno relegato Marx in soffitta e in vece sua hanno p osto sug li a ltari Giolitti».

Opera Omnia Di Benito Mus Solini

Dopo questa acuta diagnosi dei mali che affliggono il .P. S., il Colaianni è ben lungi dal vergare un atto di morte. E chiama anzi « leggero » il giudizio del C roce che ha profetizzato solennemente la morte del socialismo. Jl Colaianni ritiene invece che:

Malgrado i rnoi errori, le sue d eficenze, e le sue colpe, iJ Partito Socialista il più importante dei partiti politici italiani ed è in possesso di una fon:a mttabolica latente, che d:irà la sua d iicenza in u n lontano avvenire».

N o n solo. Il Colaiann i p revede anche che:

« Ind ubb iamente il Partito Social ista, col suo schietto contenuto in Italia e dappertutto, sarà ìl reattivo più energico e p iù efficace che muterà la composizione e l'or ientamento degli altri partiti storici. Molte distinzioni e molti fruiC>namenti scomparir anno pel suo ìnt~rvento nella lotta politica e sociale ~.

Spetta a noi, socialisti rivoluiionari, il compito di ricondurre il Part ito sulla via della purezza e d ella sincerità. E questo compito dobbiamo cominciare ad assolvere nelle prossime assisi del Partito. Coloro, e ce ne sono forse anche fra noi, che non g iungono fino a votare l' espuls ione immed iata dei destri possibilisti, q u irinalisti, tripolini, riflettaÌlo sulle pa role del Colaianni e - poiché un Partito non è una chiesa, né una accademia, ma una associazione di volontari che hanno accettato una comune disciplina e una meta comune - si convinceranno che, se è lecito ad un ese rcito ch e combatte fucila re nella schiena i traditori, sarà ug ualmente lecito ad un Partito di espellere dal suo seno i transfug hi e i rin nogati.

Da L4 S 0fli1111, N. ~I, n giugno 19 12, Il

( +) Alle dieci, il Mussolini, nella sua qualità di segretario del ComilaJo inlerfedmtle promQt ore del congreuo, porge il saluto agli inlervenuti,

O ra che il socialismo è morto - egli dice - e l'atto di decesso fu vergato dal rappresentante del neo-idealismo filosofico, Benedetto Croce, quando dei socialisti si radunano a discutere vien fatto di domandars i : Quale vitalità rappresentano? Fisiologica o ideologica? Del passato o dell'avvenire? Ci sono ancora dei socia.l isti in quanto ci sono degli uomini fedeli a questa idea o ci sono dei socialisti in quanto questa idea è viva non solo per noi, m1 per coloro che verranno?

Il socialismo è ben vivo e vivo è anche il Partito che è di quello la contingente espressione politica. Un avversario del socialismo, l'on. Colaianoi, lo ha recisamente affermato. Certo il ·P.S,I. si trova nella sua ora più critica, poiché critica è la situazione generale del paese.

Due fatti attraggono ora l'attenzione d i tutti. La guerra colle sue conseguenze e fallargamento del suffragio che traKinerà nel girone delle competizioni politiche altri cinque milioni d'italiani. Il Partito Social ista deve prepararsi a fronteggiare la situazione creata dalla guerra · e dal voto allargato.

A tale intento fu convocato lo straordinario congresso "di Reggio Emilia e questo di Forll in preparazione; allo scopo di trovare se possibile un punto. comune d'intesa fra tutti i socia.listi di Romagna. A nome dei socialisti forlivesi io vi propongo a presid enti Gaetano Zirardini, il vecchio i nternazionale che la turpe calunnia fo rca-agraria repubblicana tentò invano di abbattere, e la valorosa compagna Vittoria RambelJi di Cesena. Coll'augurio che le discussioni siano elevate, serene e proficue io vi porgo il saluto ospitale e solidale dei socialisti forlivesi al grido di viva il socialismo! (JJ di!(OfJO dei M,molini viene coronalo da grandi applarm).

• Riassunto dei discoui pronunciati a Forlì, n el lt-atro comuru.Jc, il 16 giu• gno 1912, nel corso del congresso delle federazioni socialiste romagnole, promosso in preparazione al tredicesimo congresso nazionale del partito socialista i11Jiano, (Da 1.4 Lolla di ClaJse, N. 126, 22 giugno 1912, 111).

Quando Gaetan() Zirardini 1ale ttl banco della presidenza scoppia 11n'ardamazione frenetica çhe dura parecchi mù111ri. Lo Zirardini; commouo, ringrazia con brevi parole, [ e] legge le aJe,ioni J,legrafich6 dei C omilaJo centrale della Frazione rivoluzionaria, della Direzione del Partito, del dott. Brune/li e di alJri. Quindi dà la parola al Mussolini che propone i_ due seguenti ordini del giorno: ·

«Il congresso delle F.[ederazioni] S. [ocialiste] di Romagna protesta contro la reazione giolittiana e dichiara la sua piena, fraterna solidarietà con tutte le vittime che soffrono nelle carceri patrie o erra.no per le inospiti strade dell'esilio».

« 11 congresso delle F. S. di Romagna. protesta contro i proposit i criminaJi della borghesia repubblicana del Nord America che tenta di mandare due innocenti, Giovannitti ed .Ettor, duci del movimento prole. tario, alla sedia elettrica, ed invita le sezioni socialiste a intensificare l'agitazione perché tale abbominevo]e delitto venga evitato».

Questi ordini del gforno f()nO approvali {ler acclamazione. ( + ).

Dalla relitZione delle Federazioni falla d ai segretari frderal.i: M11..<IO· lini (Forlì), Bia.Jzrhi (Ravenna), Capri (Lngo) , Ciccotti (Ceiena), L o· renzini (Imola), Mante/lini (Faenza) si ril evano i seguenti dati sulle forze politiche dd Jocialùti di R omagna. ( + ).

La Jeduta pomerididna è impvnente. Coi treni dei mezzog fomo so110 giunti moltiJJimi compagni. I pimi tre ordini di palchi rono gremiti di uditori a11e11ti aii'imporJantisrima disausione che Jta per 1volgersi fra i campioni dei derlri, dei sinistri e del rivoluziot14ri. Alle tre il Pre.si· denJe Gaetano Zlrardini dà la par()la a Giovanni Baai (+ ). Al B aui Jegue Antonio on. Graziadf:'i ( + ), Romeo dou. Galli ( +), Franceuo Ciccolli ( + ). Do{lo due brevi d iscorsi di U. Bùmchi pei siniJtri di P. Bonttvila. per gli intransigenti, il pre; ;dente dà la parola a Beni/o Mussolini.

Opp orrJ la l ogica ri110/11zionaria alla logica riformista. Legge l'ordine d el giorno del C.C. della Frazione r. e lo it/JuJra passo a passo.

· L'intransigenza non può essere che assoluta: in materia elettorale tanto aJ primo come al secondo scrutinio, così nelle elezioni politiche come nelle amministrative.

La messa in valore del suffragio giolittiano non può avvenire che a queste condizioni. L'int-ransigenza socialista. - ri,gida e inflessibileporterà un po' di coerenza e <li moralità nell a. caotica vita de1la demo· crazia italiana.

A mmellr col Gra2iadei ch e le classi nel senso « cast"alc » della parola non esistono: borghesia e proletariato si frazionano. Che importa ?

Quand'anche il proletariato e la borghesia non fossero due realtà obiettive, ma, come pr etende Sorel, d ue « concetti puri », non potremmo rinunciarvi, senza rinunciare al socialismo : sono allcora le idee che dirigono il mondo. Ma le classi esistono. P er coglierne la loro es istenza bisogna vederle in tempo di guerra: nello sciopero proletario e nella serrata padronale.

A proposito di regimi politi_çi.feudali e rappresentativi non bisog na cavillare.

Ogni regime politico borghese ha lati positivi e negativi. I.a monarchia dei Savoia non merita in alcun modo le predilezioni di taluni socialisti.

Crilica poi a.rpramente t'atteggiament o dei deputati socialiJti dopo /',:.tJenlalo D'Alba e afferma che se il Partito espulse il De Marinis , reo di aver seguito la bara di un re morto, a maggior ragione devono espe"llersi coloro che si sono scioccamente proste rnati davanti ad un re \'ivo. Sono questi atti che demoralizzano le masse e le rendono indifferenti all'idea sociaJ ista.

I r ifo rm isti non devono giocare un bl,,ff al Pa rtito magnificando il suffragio universale Prima di tutto perch é non è universale, in secondo luogo perché non è conquistato, in terzo luogo perché l'esperienza delle altre nazioni ci dimostra che il suffragio universale non risol\'e la questione sociale.

Per noi il suffragio universale ha valore in quanto è un consulto della nazio ne, in quanto il suo uso dimostra al proletariato che se vuol redimersi non può, né deve rin unci are alla àvoluzionc.

I rifo rmisti di sinistra sono nell'equivoco . La loro fotransigenza è dettata da ragion i di opportunità . cont ingente, Noi invece siamo intransigenti pr:r :ragioni dottrinali e filosofiche..

Noi non .rinunciamo a ll~ v iolenza, né al concetto classico di rivoluzione che si rinnova oggi nella realtà delle tragiche giornate d i Budapest e di Liegi.

11 proletariato deve essere psicologicamente preparato aU' uso della \'iolenza Jilieratrice.

Le organizzui<ini economiche - q ualunque etichetta portinosono 1iformiste 1.:ierché la realt~ economica è riformista. Troppa atti· vità ha dato il Partito a. queste organizzazioni economiche che hanno rimpicciolito l'orizzonte men tale dell'operaio converten dolo in un passivo plccolo borghese, sordo ai riEhiami ideaU. Il sindacalismo del Sorel ~a una parte e il riformismo cooperativo dall'altra hanno ucciso il sentimento rivoluzionario del proletariato, Questa è la tristissima verità. , • .

11 P. S. Jtaliano ha avuto t roppa fretta In un paese di parven us an- ch'egli è voluto arrivare, ma per arrivare ha dovuto evirarsi. L'Italia ha ancora bisogno di un Partito Socialista diritto, morale, inflessibile che porti nelle competizioni politiche la sincerità dei programmi e degli uomini che sdegnano il facile, inunediato successo, poiché sanno che la loro ota fatalmente verrà, (E queJ/o uno srhelelrico riasJunlo del di1cor10 di Muuolini. Malgrado /'01'a tarda e la stanchezza del congresJo egli /11 ascoltato per qua.Ii un ' ora con un' aJtenzione religiosa. Lo 1Jes10 Graziadei si congralula col Af:ussolini rico n oscendone il coraggio e ltJ logùa)'};.

• Viene quindi inesso in votu.ione, « per alztta di mano», un ordine del giorno d i Frtnce!.Co Ciccotti. L'ordine del g iorno « viene appro,•ato alla qua.si unanimità. E il cong re»o è finito» . (Da. L, L olfa di Cl4!u , N. 126, 22 giugno 1912, lii).

Postilla Al Congresso

Poche note telegrafiche di commento. Jl · congresso è pienamente riuscito, anche dal lato numerico, quantunque mancassero moltissime sezioni del basso Ravennate. Doverosa l' attestazione di solidarietà al Zirardini. Profirue le relazioni sulle Federazioni che ci hanno messo a contatto gli uni cogli altri. Si vive un po' troppo localisticamente in Romagna. Effetto dell'm1cien régime. Il numero delle forte socialiste è imPonente. Possiamo afferma.re che nessun'altra regione d'Italia - neppure j{ troppo decantato Reggiano - ha tanti sociahsti politicamente organizzati. Buon segno per noi. la discussione sul congresso nazionale è stata e levatissima. Giovanni Bacci h a riaffermato - malgrado i suoi ca.pelli grigi - la sua vibrante fede rivoluzionaria. Peccato che alla fine sia caduto in contraddizione con se stesso. Antonio Graziadei è stato di una logica di ferro. O s i è riformisti o non si è. I mezzi termini non sono possibili. Non si può essere riformisti fino a ,m certo punto come il Galli, che invano ha cercato di dare un contenuto dottrinario e una configurazione precisa alla sua intransigenza di sinistra. Logico fino alle ultime conseguenze è stato il Mussolini. Sull'ordine del giorno Ciccotti che fu approvato, facciamo i rilievi seguenti. Ci sembra pleonastica la facoltà data alle sezioni di ac• cettare Je dimissioni dei socialisti che saranno espulsi dal congresso nazionale. Ottime le premesse teoriche l; 2; 3. Noi siamo per la sistematica opposizione a qualsiasi ministero, con qualunque programma si presenti. Non bisogna lasciare porte socchiuse, se non si vuole che gli avventurieri del Partito l e spalanchino.

L'alleanza coi partiti cosiddetti affini non dev'essere interdetta solo per le prossime elezioni, ma anche per quelle che verranno dopo, sempre. C'è poi troppa materia per la piattaforma elettorale. Noi, ad esempio, dichìa·riamo che ci agiteremo ,per l'aboliz ione del dazio sul grano, ma non pronunceremo verbo ·per la « fondazione di un istituto naz-ionale di credito per le cooperatjve ».

Questi sono pannicelli caldi che ci accomunano con Luigi Luzzatti e coi riformisti destraioli luzzattiani.

.Accettiamo l'aggiunta anti-ma,sonica perché massoneria e socialismo sono assolutamente incompatibili cd è tempo di troncare questo deplore- vole equivoco. Il socialismo - dice Arturo Labriola, nel suo libro su Giovanni Bovio - « è necessariamente anti-massonico e per due ragioni: p erché è proletario e non razionalista, perché è ant i-autoritario e non semplicemente anticlericale. Chi non intende questi due punti sarà tutto fuorché socialista. La prova che l'Italia non ebbe sinora socialismo è nella fac ilità colla quale i socialisti si son fatti rimorchiare e satollare dalla massoneria».

Passiamo l'ordine del giorno Ciccotti e la post i11a del Labriola a quei pochi rivo(uzionad socialisti che non sanno ancora rinunciare ai vecchi amÒrì col Triangolo e all'adorazione pa~iva del Grande Architetto dell'Universo!