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DISCUSSIONI SOCIALISTE

Accettiamo il vecchio adagio che ogni promessa è debito e paghiamo con questa nostra succinta replica il nostro debito polemico verso gli amici contradditod della R omagna Sr>cialista. Coi quali, bisogna dido, d troviamo in disaccordo apparente, non sostanziale. Siamo forzati, per rispondere, a ripeterci.

G ioverà comunque ritornare alla. « causale » della polemica. Come i lettori ricordano, dal 2 al 5 aprile ebbe luogo in Mi lano la riunione del Consiglio nazionale della. Confcderaiione generale de l lavoro, riu- . nione che ebbe intonazione e votò parecchie deliberazioni d'ordine intuitivamente politico. Il fatto sintomat ico non sfugge a nessuno e provoca il nostro articolo La crisi dell'intl.Zione,

La Confederazione che invade il campo riservato all'attività politica dei socialisti che cosa si propone? A che tende ? La lotta econo.mica, intesa come organizzazione, agitazione, resistenza, cooperazione, mutualità, non offre dunque un campo d'azione sufficentemente vasto alla Confederazione che sente il bisogno d ì occuparsi anche di questioni extra-economiche che interessano i rn,ece i partiti ? Può, oggi, la Confederazione pretendere di riassumere in sé la duplice lotta economica. e politica?

I nostri contradditori ribattono: se lo fa, lo può. Giova della Ro· m11gna dichiara che « ogni problema politico è incardinato su determinati problemi « onomici e viceversa». Nessun dubbio. Ma qui ci troviamo di fronte a un problema di « funziona lità »: è un organismo che asswne le funzion i d i un altro organismo. Nessuno per certo contesta alla Confederazione generale del lavoro di occuparsi di tutti i problemi che riguardano da vicino e da lontano il proletariato, da quelli economici ai politici, dai politici ai linguistici (come l'esperanto); ma non è chi non veda che la conseguenza ineluttabile di tale atteggiamento della Confederazione generale del lavoro sarà la progressiva atrofia dei partiti politici attuali, non escluso quello socialista Attuali, abbiam detto, perché è chiaro che se domani g li operai aderenti agli organismi nazionali della resistenza accet tano apertamente il nostro p[og ramma massimo, essi ridiventano il fart ìto più omogen eo, più proletario, più socialistico dell'attuale, ma sempre Partito. La differenza fra

Pa-rtito e organizzazioni economiche sta. -a nostro aivrvìso - proci-samente nel fatto che il vincolo degli associati al Partito è costituito da una « ideologia » che astrae dagli interessi m ateriali dei singoli, mentre il vincolo degli organizzati è un « interesse » mediato o immediato che astrae dalle singole ideologie politiche,' religiose, morali. L'« apoliticismo » sindacàle vorrebbe considerare il proletario, non il socialista, il repubblicano, il clericale.

In verità, l'« apolitlcismo » è una formuletta ipocrita poiché Ie organizzazioni economiche prendono il colore delle masse politiche da cui sono più direttamente influenzate.

I rapporti fra Partito e organizzazione ci conducono quindi a questo dilemma:

O la Confederazione generale del lavoro fa una « politica » socialista, nel senso vero e preciso della parola, e allora, colla eliminazione automatica di quanti operai non a.eccitano i postulati del socialismo, la Confederazione stessa diventerà il Partito; oppu re la Confederazione decide di fare una politica vagamente operaia -senza etichette definite, né limiti designati, né mète avveniristiche, come quella ad esempio del LAbo11, Party inglese - e allora il Partito Socialista inteso come associazione di uomini che vogliono agire sulla società per trasformare il .sistema di proprietà da individualista in collettivista ha aocora una missione da compiere che noi indicanuno e cioè « saturare di socialismo le organizzazioni economiche, circondare il movimento d,'ascensione prolet2.ria di un'atmosfera eroico-religiosa, far d'avanguardia al grosso del· l'esercito proletario sino a quando non sia capace di esprimere dal suo seno le vigili avanguardie del pensiero e delI'azione socialista». Un Partito Socialista composto esclusivamente d'operai, rende rapidamente superfluo il Partito odierno, la di cui composizione è oltremodo ete• rog enea; ma un Labour Party (amm~ so ch e- sia trapiantabile in Italia, la qual cosa vuol essere ancora dimostrata) non p rovocherebbe certo l'inazione dei partiti rivoluzionari.

Ora la Con federazione generale deve parlar chiaro, Quale politica intende seguire? Se t: una politica grettamente corporativista, senza preoccupazioni ideali, noi la combatteremo; se è invece la. politica socia· lista, allora è una politica di partito, anzi la politica del nostro Partito che sarà trattata da masse più vigorose e -pronte. Il vecchio· Partito, che ebbe funzioni di «suscitatore», sarà giunto all'occaso; il nuovo, com· posto di proletari autentici, avrà funzioni di « creatore >> e cominceri la sua grande giornata storica. Noi non vediamo soluzione alcuna di continuità. Non salto, non hia/111. Il Partito non muore finch~ non è pronto l'erede. C'è piuttosto trasmissione logica, ineluttabile, umana di funzioni, di fo rze, d'idC"ali. Come n ella poesia dell' Acke-rmann anche"

DALLA RIPRESA DELL'AìrfVITÀ, ECC. 133 qui sono i morituri che trasmettono la fiaccola ai viventi, ma, nell'alterna vicenda degli uomini e delle epoche, la divina luce non si spegne. Conveniamo col Bianchi che questa discussione è prematura. Le incursioni politicantiste della Confederazione generale del lavoro hanno oggi un valore quasi esclusivamente « tendenziale». Si tratta di ordini del giorno e_ non conviene quindi allarmarsi. Può essere in pericolo il Partito, l'attuale Partito; non è certo in pericolo il socialismo. E anche il Partito è ben lungi da U'aver esaurito la sua missione in questa Italia che aspetta, « dopo il ' 48 strettamente n azionale e meschinamente unitario e dinastico, il suo '48 politico che le dia le condizioni essenziali della , •ita moderna».

Da l..A ùma di Cl1Z.1.re, N. 120, Il nugg-io 19 12, UP.

" la rrisi d1ll'ir,azion1 (1 21).