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AMORI COLLA SINCER!TA

:B convenuto ormai che il congresso di Reggio Emilia dev'essere il congresso della sincerità. Lo dicono rutti, Io si riunisce appositamente. I! questa l'attesa dei socialisti italiani. Sincerità, soprathltto. Non si chiede altro. Nel rendere omaggio a questa graziosa signora che parve sino a ieri dimenticata, si confondono destri e sinistri, riformisti e rivoluzionari. :B. uno spettacolo quasi commovente q uesta unanimità.... giolittiana nel1' invocare la sincerità delle inten:iioni, la sincerità delle deliberazioni, 1a sincerità delle discussioni.... Tutto bene. Salvo che la sinceiità manca laddove sarebbe proprio più n ecessaria : manca cioè nei preparativi del congresso. Alla vigilia del medesimo si diffondono da Roma, e cioè dal1'alta ,oJerie riformistica, le più strane voci :. soffiano i tepidi venticelli di don Basilio in questa primavera politicamente involuta e tardiva; si parla dapprima vagamente, poi in forma esplicita di rinviare 1ine die il congresso

Una lettera del Modigliani porta alla luce il retroscena. Ora, per capire l'enormità del proposto rinvio, basta rievocare le ultime vicende del Partito. Due mesi fa si riunisce a Roma la Direzione allo scopo di esaminare la situazione politica generale. I dirigenti discutono, ma non deliberano. Preferiscono praticare nel proprio cervello il taglio delicato d'Origene: rinunciano cioè alla virilità politica, e si assoggettano a subire ancora una volta il pupillaggio del gruppo parlamentare. Ma per uscire comwtque dall'imbroglio soccorrono le abluzioni di Ponzio Pilato. Una lava.la di mano.

La Direzione non ha idee, non ha direttive, non ti.a coraggio civile: è abulica, è acefala, è incompetente e impotente. Non importa. Si conv~chi un congresso; un altro congresso straordinario in giugno, a Reggio Emilia, e al congresso si demandi il compito di discutere, deliberare, con• dannare, assolvere, dissolvere. La Direzione dunque decide la convocazione di un congresso. Nient'altro. Ora è facile immasinare Ja smorfia di stupore che deve aver caricaturato la faccia dei socialisti italiani dopo Ja lettera del Modigliani. Dispiace sempre di essere presi in giro. La truffa all'americana è anche una mortificazione morale e - per chi la subisce - un attestato di patente imbecillità.. Passi il danno, ma le beffe no. Nel nostro caso politico questi due elementi s'accoppia.no. E sinto- matico è il conteB;no dell'Avanti/. Il nostro organo quotidiano non si pronuncia. Ospita, ma non commenta. Par non voglia compromettersi né cogli uni né cogli altri. l: cosl comodo stare alla finestra! Ciò sign ifica che nell'entourage immediato dell' Avanti! si è tutt'altro che spaventati dalla possibilità di un rinvio. An~i ! Dopo la lettera di ModìglLani passano alcuni giorni ed ecco sull'Avanti! la prosa untuosa e faceta del burocrata. Ciotti che risponde:... confermando i dubbi espressi dal Modigliani. C'è - dice Ciotti - un forte gruppo di compagni - quali?, quanti ?, dove? - favorevoli al rinvio. E di questo pare,e è, naturalmente, anche lui.

Ma nella stessa colonna dell'Avan ti!, sopra alla lettera del Ciotti, compaiono le comunica.zioni del segretario del Partito che « fa viva raccomandazio,u a JutJe le uzioni di provvedere sollecitamente al ccmpleto prelevamento delle teuere d ' iscrizione 1912, ricordando che solt anto quelle seZioni le q uali si troverannc in r egola il 30 corrente potranno essere ammesse al congresso ntJZionaJe che si terrà in Reggio Emi lia nel prossimo meu di giugno ».

Più sotto c'è l'avviso di convocazione della Direz ione del Partito pei giorni 27, 28 e 29 aprile « per stabilire la data precisa, le norme di adesione, (,()fil pi/{lf'e l'ordine del giorno, nominare i relatori dei vari temi».

I comunicati parlano chiaro. E come fa dunque Gotti - estensore degli stessi comunicati -a proporrè un rinvio? Pare di assistere a una commedia, anzi ad una farsa. Dopo le epistole Gotti-Modigliani, i socialisti, poco rassicurati, si chiedono : ci sarà o no il congresso?

Forse, dopo al grido d'allarme molto opportunamente lanciato da.I Modigliàni, la Dfrezione manterrà fede al suo preciso impegno, al suo unico e inderogabile impeg no. Forse, abbiamo' detto, perché le « m anovre abortive » del congresso sono g ià da tempo iniziate. I riformisti di destra, che si vedono ormai condannati e squalificati, vogliono ritardare il momento ddJa loro definitiva liquidazione. Giugno è troppo vicino. Troppo vicino è il ricordo della reazione, troppo sensibile il dannO della guerra, né di molto attenuato il senso di mortificazione dei socialisti italiani di fronte all'atteggiamento dei radico-sociali del gruppo parla· mentare.

Le passioni so~o oggi troppo a rroventate. 1 riformisti di destra tentano il loro gioco. Dar tempo al tempo. Il popolo italiano fa tanto presto 11. dimenticare. A giugno inoltrato non sarà ancora completa.mente varato quel suffragi() quasi universale - ultima speranza e suprema conquista dei bissolatiani - suffragio universale che dovrebbe costituire davanti al congresso il loro hili d ' identità. lnsomm, la Direzione del Partito vuole o tenta rinviare il congresso, perché vuole evitare o q uanto meno rendere più difficile - procrastinandola - la cacciata dal Partito dei riformisti di destra. Per questo fa assegnamento su di una nuova situuione politica e sul faci,le oblio e la non meno facile condiscendenza, mista a non p oco feticismo p ersonalist ico, che distinguono j socialisti italiani.

E [i] riformisti di sinistra? Oh! essi, specie dopo il voto della Confederazione generale del lavoro, sono o dimostrano di essere assai preoccupati della so rte dei lor.o coJJeghi di destra ai quali porgeranno forse un' ultima tavola di salvezza. Osservate l'atteggiamento di Turati. Col suo articolo nella Critica Sociale, riprodotto in parte sull'A vanti/, egli sembra già proporre l'anticipata inve rsione dell'ordine del giorno. Un bis di Milano.

Leggete. 1! Turàti che scrive :

« s~ al conguuo di Reggio Emilia, come si sussurra, solo una ques1ione es5enziale vtnà sottoposta ; e sarà l'eterna controversia del mini:i;terialismo e del ministeria bilismo; se concentreremo e disperduemo le forze soltanto e soprattutto in un giud i:io del passato, nel plauso o nella scomunica delle persone, nel giustihcarci, nel ro ndannarci , nel contarci, nel vincere - e, vincitori o vinti, risa.remo l'indomani q uelli di ieri, uguale il Partito, uguale il movimento, uguaJe l'azione, soprattutto uguale [' inazione ! etc. - allora noi pensiamo che tanto varrebbe, ,be m.eglio t•a,ubbe rirumdilte sin d ·ora al perditempo pettegolo d i una parata.... ».

Domani a Reggio Emilia il Turati, o uno dei suoi numerosi luogotenenti milanesi, terrà - a scopo di umgreuo - un discorso poco dissimile dall'articolo. A ch e pro discutere sul passato? A che pro « i n• quisire » sull'atteggiamento del gruppo parlamentare? A che pro scomunicare i bissolatiani? Il passato è morto, l' inquisizione non è « moderna», la scomunica è «cattolica ». Non parliamone più. Ciò che è stato è stato.

Il ieri non ci riguarda e l'oggi non ci serve che da trampol ino per i nostri salti funam bolici verso l 'avvenire. Niente tribunali. Niente giudici e g iudicabìli.

.Assoluzione generale. Oh! che bella festa! Oh che bella festa .... si prepara a Reggio Emilia. Ma noi la guasteremo. 1! n ecessario, no n fosse altro per rendere omaggio alla dea sincerità. Anzitutto dichiariamo alto e forte che non si deve a nessun costo rinviare il congresso di Reggio Emilia. E in secondo luogo dichiar iamo - senza tante loyolesche restrizioni mentali~ che noi partecipiamo al cong resso di R{eggio] E[milia] allo scopo di pro11orare /'espulsione dal 'farti/O dei riforpzisti depu1a1i o no lripolin,ggianti e gitJlittiani.

E solo quando avremo liquidato il passato - situazione e uominisolo allora raccogl ieremo l'invito turatiano per un programma d'azione futura. Espulsione ! Ecco la parola davanti alla quale arretrano tanti so- cialisti e sinistri e destri. Ma SC' è un atto cos) freqU:ente, cosl naturale nella vita dei partiti!

Chiamatela pure intolleranza. Noi vi dimostreremo che tak non è e che, comunque, è siffatta intolleranza che salva i partiti. Può essere un'o~razione dolorosa per chi la provoca e per chi 1a subisce, ma è dolore che purifica e libera. Il saggio ch irurgo afferra il coltello delle amputazioni quando constata l'inutilità di ogni altra cura e vuole evitar 1a cancrena.

Da La Lotta di Cla.ru, N. 117, 20 aprile 1912, III (a, 484).

Primo Maggio

Gli avvenimenti dell'ora storica che l'Italia attraversa, riconducono il nostro Primo Maggio alla sua grande, primitiva, simbolica significazione.

Da molti anni infatti e da varie parti si cercava di definire, di formulare, di etichettare il Primo Maggio: certe necessità di azione e di conquista immediata, la trattazione di detenninat i problemi politici d ' indole prettamente nazionale avevano scolorato H Primo Maggio riducendolo a una specie d'innocuo comiliare in data fissa ; avevano ostracizzato il simbolo che è sentimentale, non raziocinante; universale, non particolarista; trascendente, non contingente. Oggi, ritorna un Primo Maggio che non rassomiglia ai più vicini precedenti: è un Primo Maggio di guerra, è il Primo Maggio vermiglio delJe nostre irrequiete giovi• nezze aspettanti.

Perde quindi tutti i suoi appariscenti caratteri di festività. Quando vibra nell'aria il singhiono di migliaia di mad ri che aspettano e aspetteranno invano il ritorno dei figli caduti nella guerra libica, chi osa elevare inni di gioia? Il popolo d'Italia è in lutto: ai grandi dolori s'addice quel silenzio tragico che è. la lezione dei re.

Il Primo Maggio del 1912 ci trova in una situazione che può grado g rado, ptt successive formazioni, diventare rivoluzionaria.

La guerra presenta sempre delle grandi incogn ite

La storia è piena di punti interrogativi. C'è ormai diffuso in tutte le classi del popolo italiano un senso vivo di sfiducia nel governo e nella monarchia

I popoli delusi e traditi sono i popoli che insorgono. Quando neJ '70 la Francia si vide tradita dai suoi reggitori e delusa nelle sue speranze di « disperdere con un soffio l'armata prussiana», come pretendeva il ministro Olivier nella sua criminosa fatuità, ebbe uno scatto d'indignazione e il 4 settem~re seppeUl la dinastia dell'ultimo Bonaparte. Ora l'Italia ufficiale s'ayvia al disastro. Son ben sette mesi che la Libia desertica inghiotte uomini e milion i. Tutta la rettorica briaca dei nazionalisti non sa più nascondere la tristissima realtà : le fabbriche si chiudonO; la . lista dei fallimenti assume proporzioni chilometriche; il ,pane aumenta di prezzo; gli affari ristagnano; la circolazione del

Opera Omnia Di Benito Mtjs Sounj

denaro diviene ogni giorno più faticosa; nella campagna manruio le braccia valide; i richiamati - stanchi ed esasperati - si abbandonano a « pronunciamenti » sintomatici e ammonitori.

Chi può negare gravità alla c(isi che travaglia la nazione italiana?

E chi può prevederne la soluzione?

I partiti d'avanguardia devono q uindi vigilare . La dichiarazione di guerra ci trovò impreparati e lo sciopero generale del settembre scorso fu inutile cd insincero. Ma se domani imperizia di generali o follia di governanti rinnovasse ro il massacro e l'onta di Abba Garima, che il popolo d' Italia sia pronto e sappia rapidamente eliminare dalla vita civile i responsabili: uomini e sistemi

Rinnoviamo al Primo Maggio i nostri decisi p ropositi di battagl ia, 1a nostra aperta professione di fede internazionalistica: g ridiamo alto e fo rte - e non c'importa di sca ndalizzare i rugiadosi p atriotti del · l'ultima ora - ch e ì proletari a rabi e turchi sono nostri fratelli, mentre nemici nostri irriconciliabili sono i borghesi tanto turch i, quanto italiani, senza distinzioni cavillose o ipocriti riguardi.

In alto le bandiere, o socialisti ! Unite il vostro al palpito di milioni di lavoratori di tutti i continenti e di t utte le razze che oggi abbandonano l'aspra fatica per raccogliersi insieme nella ·sosta di un giorno, sosta breve nel tempo e grande nella speranza !

D omani riusciremo anche noi a incidere il segno della nostra volontà sulle pagine bianche della storia : vivremo anche noi una g ra~de ora

C'è qualche cosa che t ramonta e q ualche cosa che sorge:

Dai vapori del sogno nce il Pensiero La divina U1opia madre del Vero!

D a LA Lo11a di C/a;u, N 118, 27 ap rile 1912, UI ( 4, 484)