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LA CRISI DELL'INAZIONE

Nel Consiglio nazionale della Confederazione generale del la.varo riunitosi a Milano in questi giorni, Rinaldo Rigofa ha fatto le seguenti sintomatiche dichiarazioni che stralciamo dal resoconto dei giornali milanesi:

• Rigola nota. che il fenomeno più importante dell'azione sindacale è questo : che la eluse padronale va organizzandosi sempre più. e aon si accontenta di organinarioni locali ma crea le sue f~erazioni nnionali che si allacciano poi :;i.Jle coofalenziool internazionali Questo fenomeno padronale porta noi a fa~ organ.iuaz.iooi semprt! più este5C e a portare la lotta su tutti i campi.

« Alla nostra Confederazione però compete un'azione più generale, più />(1lhica nell'esteso significato di questa parola, ché la no:itra politica fu più cxtrapulunentare piuttrutoché parlamentarr.

« Ci accusano - dice il Rigola - di essere schiavi, rimorchiati, dipendenti dai partiti politici. Non è vero! la classe capitalistita tende a chiuderci il passo su tutti i campi, Ed è fatale che sia cosi. Se noi ziusdamo con la forza sirub.cale, con g li sciopeti a battere la classe capitalistica., questa si rifugerà in altre ridotte e ci attaccherà in altro modo.

<t Gta l'esempio dei capitalisti di Germania che battuti negli scioperi cercarono di fa..r passare dia Camera una legge d i reazione,

« Battiamo i capitalisti negli scioperi e ricorreranno ai pubblici poted, battiamoli oei pubblici poteri ed essi ci risponderanno sul terreno economico. Percib l'azione della Confederazione deve essere completamente coordinatrice di tutti J moviffifflti.

« Voi - conclude il Rigola - giudicherete dai vostri atti Ma qut'llo che vi po.ssiamo dire si è che avremmo voluto spiogete la nostra azione più ad oltranza, più vigorosamente; se non l'abbiamo fatto è pC"rché il nostro movimento non ci permette di fare ancora delle grandi cose» .

Nessun dubbio è possibile. La Confederuione non si costituir! in partito politico del lavoro poiché sarebbe un inutile duplicato; farà in!ece l a politica. de l lavoro, la «sua» politica in tutti i consessi politici ed amministrativi della. borghesia. ·

E allora, delle due l'una: o la. politica della Confederazione generale del lavoro s'identifica con quella del Partito Socialista, e allora. il Partito Socialista diventa rapidamente una inutile super6uiti; o si trova. in conflitto, e allora nella lotta tra questi due organismi, il meno forte, il meno adatto - il Partito - periri. Non è facile wcire dai comi di questo terribile dilemma. Sino ad oggi ci fu wu divisioné di lavoro fra circolo e lega, fra partito politico e organizzazioni economiche. Oggi questa divisione del lavoro accenna a scomparire.

La Confederazione generai~ del lavoro- invade sempre più il èampo che pareva riservato esclusivamente all'attività politica del Partito Socialista; le organizzazioni economiche tendono ad assumere le funzioni che una volta erano proprie dei gruppi politici, Nulla ci vieta di supporre la prossima partecipazione diretta della. Confederazione gene.raJe del lavoro alle lotte politiche ed amministrative. Nel Consiglio nazionale di cui ci occupiamo, i convenuti non solo hanno discusso di cooperazione e di questioni economiche, ma hanno anche esaminato complessi problemi d'indole politica come la guerra di T r ipoli, l'allargamento del voto. V'ha di più. J1 Consiglio nazionale ha sconfessato i deputati tripolinj . Ce ne compiacciamo, ma d permettiamo di mettere in dubbio la compe· tenza del Consiglio n. a emettere simile voto. Non spettava, almeno per quanto riguarda i socialist i, alle sezioni cui sono inscritti, alla Direzione del Partito, o quanto meno all'imminente congresso nazionale di Reggio Emifot?

Il Partito Socialista Italiano si trova ancora una volta dinanzi all'amletico to be or noi to be ; « essere o non essere ».

Lo stato di disagio che angu!itia la nostra coscienza non proviene già dalle cause cui accennano i socialisti milanesi nella lòro circolare per un convegno di pratici e di studiosi socialisti che dovrebbero compiere e iniziare un delicato e grave lavoro di revisione socialista, conducente forse a una nuova dichiacazìone di principi. No. Noi crediamo che le premesse teoriche fondamentali del socialismo non siano state smentite né dalla critica scienti.fica, né dalla realtà. Non è possibile mettere i n dubbio l'esistenza delle classi e ancor meno l' esistenza della lotta di classe

Date queste premesse, noi crediamo che la logica ineluttabile conseguenu della lotta di .classe condurrà al trionfo della classe più numerosa, più forte, più attiva : la classe proletaria che domani assumerà il possesso e la gestione collettiva degli strumenti di produzione. Circa il passaggio - il modo di trapasso - dalla vecchia. alla nuova società i socialisti si divide· vano e si dividono in due opposte schiere.

Vi è chi crede a una graduale, successiva democratizzazione degli isti· tuti politici della borghesia, democratizzazione che sbocca fatalmente nel socialismo. Per costoro, Jaurès alla testa coi suoi Studi SotiAliJti, i~ socia• lismo ~on è che l'ultima conseguenza del movimento democratico inizia• tosi colla Rivoluzione del!" ' 89. Il Jaurès dimostra anzi che negli stes$i

DALLA RIPRESA DELL1 A1TJVITÀ, ECC..' 123

codici della borghesia democratka si trova la giustificazione del futuro diritto di espropriaz:ione socialista.

Democrazia e socialismo non sono, come noi p ensiamo, in rapporto di antit~i, ma per i riformisti, in rapporto di necessità. La democrazja si esaurisce nel socialismo.

V'ha ci crede invece che il passaggio avverrà per via «economica» e cioè sul campo della produzione economica, agente unico il proletariato, raccolto nei suoi propri organismi: le leghe, le federu:ionì di mestiere, le confederazioni generali nazionali ed intema2ionali del lavoro. Per gli uni quindi il suffragio universale ha un valore altissimo inquantq_ché pennette alle grandi masse la partecipazione diretta alla vita politica degli Stati; gli altri invece considerano lo sciopero generale come lo sforzo massimo cui devono prepara(Si le energie del proletariato.

La verità, come sempre, è in mezzo. l a sola lotta politica non conduce al socialismo, la sola lotta economica neppure. Bisogna fare e l'una e l'altea. Questa duplice necessità aveva provocato una benefica divisione di lavoro fra Partito e organizzazioni economiche. Oggi queste ultime, associate in un potente istituto che raccoglie quattrocento mila proletari autentici (mentre il Partito non registra sui suoi quadri che trentacinque mila inscritti appartenenti a tutte le professioni e prevalentemente a quelle cosidetfe «liberali») dichiarano di voler assolvere da sole questo duplice compito, attaccando contemporaneamente la borghesia e sul terreno economico e sul terreno politico

Quando la Confederazione generale del Ia,,oro tradurrà nei fatti questo programma comincerà per il Partito Socialista Italiano l'epoca dcll'initzione, dell'atro6a, precorritrice di morte. Questa è la triste verità ch e dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi Noi ci troveremo in questa paradossale situazione: non sap remo rispondere alla domanda: Che fare? Come occuparci? Come, dove, contro chi combattere? Alla realizzazione del programma minimo ci pensa la democrazia di governo. Giolitti lo ha dichiarato in una seduta dell'ultima sessione parlamentare.

Il governo - egli ha detto - accetta i postulati ragionevoli dél socialismo via via che sono altuabili. Rimane il programma. massimo, ma gli agenti della sua reali22a.zione non saranno mai gli avvocati, i medici, i commercianti, i professori, gli intellettuali che formano il Partito.

Che fare dunque? Opera pura e semplice di proselitismo? Ma ne vale la pena? A che pro aumentare numericamente le file di un esercito che non può combattere? O non è meglio ·restringerle invece e trasformare il Partito in una aristocrazia di intelligen2a e di volontà? Il Partito, i Partiti creazione dell'epoca democratica atti a compiere rivoluzioni politiche e nòn rivoluzioni sociali stanno pe[' tramontare. Ma le organizza.. zioni economiche - in quanto semplicemente tali - compiranno la

1ivoluzione socialista? O si fermeranno al corporativismo egoistico? O ci daranno uoo Stato proletario che non sarebbe - almeno da quanto possibile oggi intravedere - meno tirannico dello Stato borghese? I SO· cìalisti come Partito hanno ancora per qualche tempo, una missione da compiere: saturare di socialismo le organizzazioni economiche, circondare il movimento d'ascensione proletaria di un'atmosfera eroico-religiosa, fa r d'avanguardia al grosso dell'esercito proletario sino a quando questo ese rcito proletario non sia capace di esprimere dal suo seno le vigili avanguardie del pensiero e dell'azione socialista.

L' inazione a cui saremo fra poco con dannati non ci spaventa. l'inazione logica, naturale, vorremmo dire umana della vecchiaia. Ciò che importa è che qualcuno ci sia a raccogliere, a perpetuare, a realizzare la nostra fede socialista, E questo qualcuno c'è e grandeggia e avanza, sospinto dai bisogni, acceso dal p41bos ideale. A lui, al vivente proletariatq noi morituri affideremo il g rande compito che colle nostre foue sole non potemmo assolvere : la reali:i::i:a:cione storica del sociali smo.

Da La ù,1111 di ClaJJt, N. 11', 6 a prile 1912, _III ( a, 484).