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DOCUMENTI PER UNA NUOVA

« STORIA DI DIECI ANNI »

Arturo Labrjola -e citiamo volentieri il già bollente r ivoluzionario partenopeo oggi ch'egli è professore regio ed enfant gaté d el modcratume clerico-nazionalista - Labrio.la, a pagina 77 del suo volume Storia d ; dieri dnni, cosl scrive:

« L' indomani della morte di Umberto l'Italia dette uno spettacolo indesc:rivibile. Dappertulln accaduto ·che qualche volta il Capo dello Stato cadesse colpito da mano omicida. Pochi mesi prima en s tata uccisa J'impe-rauice di Austria che en donna straniera ai fasti e alle offese della regalità, liberalissima di sentimenti, sollecita d elle miserie umane. Con grande d ecoro le a lte classi della società. impttiale austriaca avevano sopportato la sciagura Agli italiani 1>uve che un deli tto d'empietà si fosse sacrilegamente consumato Come tutti si fossero sentiti colpevoli, gauggiavano di esagera..zioni, a purgarsi del dditto. Si vide che in realtà la rivoluzione libera.le che trasforma il suddito in cittadino e il re in primo funzionario dello Stato, non aveva attraversato l'epidermide- d egli italiani, ma che, servi liberati a caso riconoscevano la loro condizione servile, prosternandosi senza dignità ai pitdi del trono Fu una corsa paz:u ad umiliarsi Fu quella la liquidazione del sovversivismo italiano »

Sono p assati ben dodici anni dall'episodio cui si riferisce Arturo La briola, anni di cost ante elevaUone democratica e di penetrazione rifor· mistica, secondo taluni, ma dopo l'a ttentato del 14 marzo possiamo con tranquilla coscienza affermare che il p opolo dei servi liberati a caso è più servo e servil e ch e mai, Lo spettacolo è stato anche questa volb indescriv ibile, istrionesco, g rottesco C"è stata anche questa . volta una -« gara di esag erazion~ », una corsa. « pazza ad umiliarsi » ; ma, particolare melanconico, che si aggiunge alla cronaca odierna, coloro ch e hanno battuto il récord in questa gara, quelli che sono giunti. primissimi al traguardo in questa corsa sono stati alcuni deputati socialisti.

Il Corriere della Sera del 16 marzo ha potuto stampare a caratteri di scatola: Unanime pl,bisciJo di. popolo e di partiti pel rt e non vi è esagerazione in quest~ titolo, poiché dal Pa triarca di Venèz..ia che prepara il solenne T, D,um di ringraziamento per lo scampato pericolo a quel tal Curti ~rchico romano che tesse un ditirambico elogio delle virtù materne della regina Elena, l'orecchio dell'osservatore superficiale non afferra che un'unica nota di simpatia.

Spigoliamo dalla cronaca. Appena diffusasi la prima noti:tia, ceco l'on. Bissolati, .il« lucido» e« fiero» Bissolati (sono gli aggettivi ormai inseparabili _e bugiardi del logoro dichl bissolatiano) che spedisce al re il tel egramma seguente :

Pregovi. presentare ai sovrani i miei commossi e reverenti ~aiuti

Si stenta a credere che questo d ispaccio, degno di un qualunque ci.unbellano di corte rammollito n ell'adorazione dei padroni, sia stato vergato clall'on. direttore dell'A vanJi! Ma non v'è possibilità di dubbio. ~1 documento ci schiaccia. Com'è divenuto sentimentale il« 6.ero »e« lucido:»

Bisso.lati! D telegramma non è che la prima delle «reverenze». l 'ig nObile commedia ha ancora un quadro e un atto. Poche ore dopo, mentre la Roma degli impiegati e degli affittacamere impazza nelle vie, alla Camera si vota di andare in massa al Quiiinale. Tutti approvano entusiasti Tutti, l'Estrema Sinistra comp resa, acclamano il re La topografia dei partiti è abolita. E viene il «quadro». I deputati si recano in corteo al Quirinale. Nel corteo ci sono Bissolati, Bonomi, Cabrini. C05toro, giunti alla Presenza del sovrano, lo complimentano con un l inguaggio da « servi liberat i a caso ». Sono banali, volgari, impacciati. N on trovano neppure uoa frase che li distingua dagli altri, Cabrini elogia il coraggio del re.

« M aestà - esclama Cabrini - Ella ha dato una bella prova di coraggio! ». Il r~ ha risposto: « Non è una prova di coraggio perché la vettura era chiusa>>.

Spiritosa risposta invero alla smaccata piaggeria cortigiana del deputato socialista. Coraggio? Dove, quando, perché? Curioso questo modo di diventa.re eroi.... senza accorgenene. Ma Bissolati, «fiero» e « l ucido 1> come sempre, interviene e osserva : « Ma il coraggio si vede dopo : io me ne intendo». E continua; « Se non fosse per la disgrazia del maggiore Lang, ci sarebbe da compiacersi dell'accaduto per la manifestaz ione cui esso h a.· dato luogo.... Questa grande manifestazione vi dice qual è il vero sentimento del popolo di Roma >> .

Commentare? Postillare questa esplicita adesione alla monai"chia ? Ma no. Ormai è Jecito auardar profezie. Il Briand della monarchia italiana sarà l'uòmo che gridava or è appena un decennio: « Abbasso il re! ». E g li ingenui continuino pu~e ad incensare il «fiero» e « lucido·» Bis.solati, strisciante al piedi del trono.

Noi portiamo anzi nella com.movente unanimità delle deploruioni e delle umiliazioni per l'attentato del 14 marzo la nostra. nota. stonata Il marxismo ci ha dato lo sguardo fceddo e ,calcolatore. Ci ha dato una forma nuntiJ che repelle da. quanto è falso, supcr6ciale, rettorico.

Noi non rinunciamo a ragionare dal punto di vista delle nostre idee an(he quando la plebe dorata [1ic] 'inforia e minaccia di lapidarci.

Non respingiamo l'assassinio politico dalle nostre concezioni tattiche, perché_ oggi in Italia è inutile. Semplicemente Questo è il motivo fon• da.mentale. Tutto il resto è frasca. Noi non crediamo che l'assassinio di un re conduca oggi in Italia di necessità ~Ila r ivoluzione1 o a cambiamenti sostanziali nel regime politico delJa nazione. Noi abbiamo introdotto nel gioco della Storia le masse, le classi e le loro collettive formidabili competizioni. Il colpo di mano individualist ico ha fatto il suo tempo. Le società attuali borghesi sono cosl comp lesse, che solo un pazzo può credere alle virtù disgregatrici e rivoluzionarie del revolver. Si ottiene talora l'effetto contrario, p erché attomo al regime che si vuol colpire attraverso la ·persona di un capo, si raccolgono a difesa i partigiani, gli indifferenti, le masse grige della popolazione. lo provano le dimostrazioni postume. all'attentato del 14 marzo. L'episodio dei muratori che abbandonano il lavoro e vanno al Quirinale per chiedere «perdono» al re è sìgnificativo. D'altronde, anche a· proposito dell'assassinio politico, bisogna guardarsi dalle assolute generalizzazioni.

Nei paesi, come la Russia, a regime politico fortemente personalistico, l'assassinio politico si spiega non fosse altro come mezzo di legittima ritorsione.

Non si possono infatti accomunare sotto una identica va.lutazione morale di condanna Bogroff e D'Alba. Fra i due c'è l'abisso, come c'è l'abisso fra la nostra mentalità e qUdla dei deputati socialisti, che si sono recati al Quirinale e nel fattaccio hanno t rovato il pretesto per un atto politico di sudditanza verso un sistema. La ri provazione della violenu non comporta in alcun modo l'omaggio al Capo deJlo Stato. Questo omaggio dev'essere lasciato ai monarchici. Il primo fatto è d i natura morale, il secondo è di natura politica.

Può darsi che il r e sia il Capo dello Stato, ma di questo Stato noi .socialist i non siamo che forzatamente sudditi; può darsi che il re sia il simbolo d ella nazione, ma noi socialisti non siamo che forzatamente j cittadini di questa nazione. le doti personali del re son fuori di questione, Per noi il re è un uomo, soggetto, come tutti gli altri, alle bizzarrie CO· miche e tra,giche del destino.

Non c·è ragione che i socialisti si commuovano più per lui cl).e per un altro. Anzi! . Se noi introduciamo nella nostra ,•alutazione soggettiva un elemento o,ggettivo : il valore doè dell'individuo come produttore, a llora. tra l'infortunio che colpisce un re e quello che abbatte un operaio, il primo ci può J~ciare indifferenti, l'ultimo d strappa le lacrime.

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 119

Il re è il cittadino «inutile» per definizione. Molti popoli e anti. chi e moderni hanno ma.ndato a spasso i loro re, quando non hanno voluto vieppiù garantirsi mandandoli alla. ghigliottina, e quei popoli si trovano all'avanguardia del progresso civile. Nelle gioie come nei dolori: «hanno un sol campo i popoli e un sol campo i re», cantava Goffredo Mameli. Quei socialisti che profittano di ogni occasione pe.r mostrarsi devoti al re, sono maturi per la greppia g~vemativa. Quale enorme differenza fra i socialisti del cong1esso di Roma che espellevano De Marinis, reo di aver seguito il funerale di Umberto, e i deputat i socialisti tipo Giacomo Ferri, G iulio Casalini, Leonida Bissolati! Mal non si apponeva l'Avanti! scrivendo all'indomani del fatto le linee seguenti che pienamente approviamo :

« Poco aggiunse e qualcosa tolse alrdli.cacia della dirnostra2ione la visita dei tre d~utati socialisti al sovrano, che darà nuova ragione di tormenti al Partito Socialista.

« Il paradosso per cui mentre i dimostr.lnti non si peritavano, come a Milano, di scagliusi brutalmente contr o un consigliere socialista e come dap~rtutto di lanciare sorde a llusioni o chiare indicazioni contro di noi, a Roma ua quegli stessi dimostranti fossero gli amici nostri [Jic ] , tale paradDSso, diciamo, non è certa• mente fatto per cementare la massima compattezza del Partito nell'ora che più sarebbe necessaria.

« A noi sembra chiarissimo che la man ifestazione dd comuni sentimenti d i riprovazione dell'attentato non doveva nel campo nostro mutare la stoica tradizion.ale altitud ine del Partito e lasciar trapelare egoistiche inquietudini che presso i maligni possono fafirmare la stessa sincerità ',ii quella riprovazione che sale invece d ,lle intime viscere della dottrina nostra, da tutta la prb::Jiça2ione di venti anni di lotta politica, costantemente inquadrata nelb. subordinazione dt:ITa:ziooe individualista alla cosciente e discip linata a:r.ione della classe proletaria»

E i« tormenti» cui accenna l'articolista cominciano a lacerare il Partito. Il re è un uomo e un attentato al re non esorbita dai confini del fatto di cronaca. O ra, chi contribuisce a valorizzare la sordida ·specula· zione monarchica, chi segue G iolitti al Quirinale dev'essere eliminato da lle nostre file. Bisogna avere il coraggio di squali6cacè pubblicamente e solennemente un pugno di uomini ch e prostituiscono .il Partito. O dovremo d.unque precipitare nel ridicolo? Ahimè tutto è possibile nel paese dove fiorisce l' arancio, l'idillio socialista-monarchico, e la politica accomodante e girellistica dei « set'Vi libe.rati a ca'so ».

Come i lettori vedono, la premessa da cui parte in questo suo articolo l'amico Ciccotti è: diversa dalla mia, ma la conclusione è identica. Per il Ciccotti la vita umana è « sempre >> e in tutti sacra : ha cioè in sé un valore assoluto, immanente.

Io invece considero la vita come un bene relativo, un mezzo non un fine. Ad ogni modo: o si ripudi l'attentato politico ·perché - come io affermo - è inutile ai fini della rivoluzione socialista, o lo si riprovi in nome del concetto che la vita umana è sacra, una cosa è certa, ed è che nulla nel p ensiero e n ella tradizione socialista giustifica l'atto cortig ianesco di Bissolati e soci. Nella V oce, ch e ci giunge oggi gio ve d), quando avevamo già consegnato il nostro articolo alla. linotype, troviamo a proposito dell'attentato del 14 mano alcune consideraz.ioni che ci piace riprodurre, perché in un certo senso sono analoghe alle nostre:

« Vi sono stati ,regicidi - scrive la Vore - che avevano un senso e anche un grande senso; che partivano da un movimento d 'interessi e di passioni umane vaste; ch e esprimevano qualche cosa. I.a storia come ha parlato per mezzo di eserciti vittoriosi o di folle in rivolta, ha anche parlato p er me:z.zo di un uomo armato di pugJWe o munito di bombe; e che col pugnale o colla bomba h a segnalo la fine di un periodo e l'inizio di un altr o Non già rhe lo provo,.use; ma lo esprimeva, lo sintetizzava, lo fissava in quel momento Nel presente at· tentato non v'! nulla d'importante e di serio e di vasto; non protesta dì un popolo, non avvertimento di una cla.S5e, nemmeno, a quel che pare, sintomo d i complotti. No, non la storia che ha annato la mano del D'Albe.. :8 semplicemente la cronaca. ».

Che differenza., aggiung iamo noi, fra questo commento ponderato e ·dignitoso e i salamelecchi del commosso e riverente Bissolati e i com. plimenti banali con cui il socialista Cabrini nella fregola di esibirsi al re ha emulato j diversi Cretinetti dei cin~atografi. paesani, Qualcuno supporti che la V ote sia un giornale anarchico o quanto meno socialishl. S'inganna. La V ou è un giornale libero, scritto da uomini liberi, dotati di quella spina dorsale che i Cabrini e soci hanno da parecchio tempo perduta. b. m .

Da U Lotta JJ Cl111u, N. 113, 23 numo 1912, III.

• Questo scritto ! una postilla ad uo articolo di Francesco Ciccotti