7 minute read

IL SUICIDA PER FAME

Elogio Rjnebre

Assiduo lettore delia cronaca triste, l'episodio m'aveva colpito. E la notizia (il Secolo, 16 giugno 1911) dice\•a:

« AFF AMATO C HE SI GETTA SOTTO UN Tll.llNO

Alle n di ieri, al Ponte del Diavolo in via Modena, uno scono:;duto sui trentacinque o.nni, poveramento!' ves tito, s i gatava sotto un treno proveniente d.a Bok>gna: L' infelice rimase orrendamente sfracellato. Sul pooto accorse il reggente la delet;azione di P. S. alla stazione,-avv. Panzetti, il quale sequestrò un piccolo nQJeJ del 5uidda, sul quale, scritto a /,:1pi1 blu, si leggeva : " Mi uccido perché da cinque giorni non mangio!", o A 6.anco, con la stes.o;a matita, era disegoato un_ t~chio, e sotto la data: " L5 giugno, giovedl ". a La. morte fu constatata dal dott. Ferrari delrispcttou.to ferroviario. I.e g:imbe Jello sc-i,gurato era.no letteralmenle tronc:ue e la t esu. prestnta.va una o-rribilc ferita. La morte era stata fulminea. J poveri resti, con l'apposita automobile• lettiga com\loalc, furono traspo~tati alla cameu. mort uaria del Cimitero Mon umentale e esposti per il ricono:Kimmto ». ·

« Poco discosto dal punto Jell'investimenlo il suicida aveva deposto ~n ma.zio di li.ori di campagna.

All' indomani, spinto da un impulso che non saprei definire, mi recai al Monumentale. Penetrai nella camera. mortuaria, Chissà? Io avevo conosciuto -molti irregolari, molti hohémiens, molti refrattari dur:rnte le mie irrequiete peregrinazioni da città a città, Li avevo incontrati lungo le strade polverose, nelle brevi tappe di un'ora..., eterni viandanti, incorreggibili vagabondi, sospinti dalla nost:a.lgia dei cieli, dei lidi nuovi e ignorati a cammìnace, camminare, èammioare Forse avrei riconosciuto il suicida. Gli scopersi il volto, Io guardai, Io lo avevo visto certo altra volta il suicida per fame, ma non ricordavo, pe.i; quanti sforzi mi facessi, né dove, né come, n~ quando Evocate_. p arecchie immagini twnultua.- · vano nel mio cervello, ma nessuna cosl precisa che mi permettesse di grjdare: « '2 lui! ». -

Chiesi al custode l'ora del seppellimento e me ne andai.

Due giorni dopo, sotto la canicola ardente, tornai al Cimitero. Il cadavere dd disgraziato chiuso in una povera cassa d' abete stava per essere calato nella buca profonda, nel reparto dei miserabili non r icordati da marmi né indicati da croci.... E attorno alla cassa - sulla t erra mossa - fui non poco sorp reso di trovare raccolte alcune decine di persone. Chi erano? Amici del morto? N essuno lo aveva riconosciuto. Cristiani pietosi? Non ne avevano l'aria. Erano uomini ma lve stiti, dalle facce tormentate. Erano i refiattari di Vallès accorsi a rendere l'estremo omaggio aJl' .unico ignorato che aveva gettato 1a vita come un greve e molesto fardello.... E quando la cassa fu calata in fondo alla buca, uno degli uomini si staccò dal gruppo, si scoverse e pad ò:

« Non è il solito elogio fun ebre, più o meno convcm:ionale e bu giardo, quello che io intendo tessere, oggi, davanti a voi. Quest'uon!o c-hc noi non conoscemmo, non chi ede le nostre lacrime. E noi q ui venendo· senza bisogno <l'intese, di manifesti, di circolari, vogliamo compiere non un atto inutile di pietà, ma un gesto di -.i;:ivoJta. Io innalzo questo cadavere come una ban diera di guerra.

« Pensate: quest'uomo nacque con diritti uguali a quell i degli altri uomini. Dove? Superflua domanda. Certo, egli fu concepito nella miseria, E della miseria portò la maledizione sino all'ultim'ora. Vagabondo? Fa nnullone? No. Piuttosto che ricorrere al suicidio liberatore, allora si sarebbe rassegnato a vivere d'espedienti e di el em osina.

<( Egli era un vinto. Oh le tormentose ricerche di lavoro, il lungo attendere davanti alle porte delle officine, le ripulse secche dei padroni, le miserie t·he conducono al Mon te di Pietà, le fam i ch e spingono al suicidio.

« Quest' uomo è andato spontaneamente incontro alla morte, · dopo · cinque orribili giorni di digiuno. E i giornali borghesi hanno annunciato laconicamente il fatto senza accorgersi che vi è contenuta la più tremenda delle condanne alla iniqua società ch'essi voglion difendere.

« Pe rché non è il pane che manca.... V'è pane quaggiù, per rutti i figli della terra e forse anche, come canta.va Heinc, ci sono rose e mirti e bellezze e piaceri e piselli, piselli dolci per tutti.

« Io rivivo, o povero a mico, io rivivo gli ultimi ineffab ili Biomi del tuo atroc"e Calvario.

« Tu potevi evitare la morte. Potevi, dovevi rubare. Mentre 1e tue. viscere si torcevano nei crampi dell'inedia, m entre il tuo cervello si ottenebrava, mentre le tue ultime speranze cadevano, c'era chi godeva, chi banchettava, chi si divertiva. E tu sei passato pallido e sfinito davanti alle vetrine dei negozi di commestibili e non hai osato varcare le soglie aelle grandi trattorie fragranti di cibi e sfolgoranti di luce.

« Ebbene, tu dovevi entrare nelle splendi,Je sale dove la borghesia si diverte. Entrarvi armato dc;i tuoi digiuni e delle tue collere, entrarvi a spaventare la vile torma dei ben pasciuti con un formidabile grido di vendetta che sarebbe passato brivido fred do di lama attraverso cento reni d isfatte

«E prendere e sfamarti ....

« Oh lo so, ti avrebbero arrestato, forse lapi dato.... I giornalisti sti· pcndiati che oggi hanno a nnunciato con termini coccodrillescamente lacrimevoli il tuo suìddio, ti avrebbero scagliate contro tutte le deplora· zioni dei benpensanti che considerano la digi::-stione la funzione più nobile ed alta della loro vita e non vogliono che sia da chiunque e comunque turbata.

« Ma tu avresti dato un esempio e gli e sempi scarseggiano in que~ .st'età di bastardi che preferiscono la elemosina a1Ia rivolta.

« Ma se eri già stanco ben hai fatto a finirla.

« Sulla tua salma noi - vincolati dal comune destino - rinnoviamo i nostri propositi. Per te, per tutti coloro che sulla faccia della terra soffrono dell'ingiustizia altrui, noi prepariamo, noi aspettiamo ·· il g iorno della liberazione! " ».

T ermin ato il discorso, l'oratore gettò nella buca la prima zolla di terra. Quando tutta la cassa ne fu ricoperta, i.I gruppo si sciolse. Ognuno riprese 1a sua strada, in silenzio.

Da L, L ottr4 di Cliuu, N. 81, 22 luglio 1911, 11 (,, 87).

Messaggio Di Pace

L'idea di un convegno fran co-tedesco a Berlino fu lanciata l'anno scorso a Tolosa al congresso della Confederazione generale del lavoro di Francia dal deputato operaio socialista tedesco Sassembach e dopo quasi un anno l'idea ha trovato compimento nei fatti. Mentre le diplom.uìe europee - imperiali e repubblicane - s' affaticano a districare l'imbrog lio marocchino; mentre l'aria è - d i tempo in tempo - oscurata da montanti fantasmi che cercano la guerra, il convegno di Be rlino assume una special issima importanza: esso è una vigorosa affennazione detrln~ ternazionale proletaria. Già allo scoppiar della guer ra franco-prussiana Jel ·70, le sezioni dell'Internazionale di Parigi e di Berlino innalzarono al disopra delle frontiere il labaro della fraternità dei popoli, ma non tentarono - né lo potevano - imped ire la guerra.

I proletari di Francia e di Germania furono condotti al ·macello. Oggi, però, dopo quarant'anni, la classe operaia uscita dal periodo di incertezza che caratterizzò la prima fase del suo movimento d'ascensione, è decisa - pur di impedire la g u erra. - a servirsi di qualunque mezzo d'azione, non escluso lo sciopero generale insurrezionale. « Provinoha detto lvctot, francese, al convegno di Berlino - provino i patriot• tardi imbecilli a scatenare la guerra e avranno modo di conoscere i sen• timenti del proletariato! »_. Altrettanto esplicito è stato il Sassembach e più ancora il deputato socialista legien; segretario generale ddlc organizuzioni economiche tedesche.

N e lla grandiosa Volk1ha111 -di Berlino, un comizio al quale par teciparono migliaia e migliaia d'operai, sigillò il patto della frate rnità conclusa tra il proletariato di Germania e di Francia.

Per capire l'importanza del convegno franco-tedesco basta leggere i commenti deJla stampa borghese. I patriottardi di professione sono fu ribondi. Sino a ieri. hanno agitato dinanzi agli occhi del pubblico credulone il fantasma di una Germania operaia, militarista, come e più della German ia degli Hohenzollem. Vero è che la Germania operaia

DAL PRIMO COMPLOTTO _ CONTRO MUSSOLINI, ECC. ,, andava. praticando il suo internazionalismo nella maniera più efficace : inviando degli chèqu~s ai giornal i socialisti pericolanti, come l'Humanité di Parigi e centinaia di migliaia di marchi ai serrati della Svezia.

Ma chi badava alle cifre? Ci voleva una manifestazione pubblica e anche un po' coreogra6ca : un viaggio, dei comizi, dei discorsi per aprire g li occhi al pubblico credulone. Il convegno - a cui nessuno dei giornali nazionalisti voleva prestar fede - ·si è compiuto e il fantasma di una Germania operaia-militarista è scomparso. Gli operai tedeschi, come gli operai francesi, come gli operai italiani (almeno quelli che si sono liberati dal patriottismo vacuo e bastardo delle diverse scuole repubblicane) sono antipatriottL

E se la patria - menzognera finzione che ha ormai fatto il suo tempo - chiederà nuovi suri6ci di denaro e di sangue, il proletariato che segue le direttive socialiste risponderà. collo S<iopero generale.

La guerra f~a le nazioni diventerà allora ~a guerra fra le classi.

Da LI l..otra di ClttJu, N 83, 5 ago5lo 1911, Il P11bblicato anche su La S of/illa, N . 8, 15 agosto, J, con il titolo: Gue rra di popoli, !""'a di daJJe Su Lr S0ffi1ta l'articolo è firmato Benito Mussolioi.

SPECULATORI!

Anche l' esodo dei bambini degli scioperant i è diventato il facile pretesto di una ignobile speculazione politica che s i copre col manto ipocrita, istrionesco e p elos issimo della caritr e dell'umanità.

A sc iopero finito, eleveremo la nostra voce di protesta.

Basterà il dire oggi a voi, amico Pascila, e a voi compagni socialisti di P iombino, che figli degli scioperanti destinati a Forll, giunti alla stazione di Faenza, sobillati e ammaestrati dagli accompagnatori, gridavano: <<Abbasso il socialismo ! Abbasso i socialisti! ».

Si p uò, domandiamo, compiere speculazione polit ica p iù repu bblicanamente schifosa di questa?

Da La Loua di Cla1u, N. 8~, 7 settembre 1911, II"'·

• Per1011alia {60).

A Ognuno Il Suo

La sezione socialista di Forlì crede opportuno render noto, a scamo di equivoci e malignità, ch'essa non ha più - e da tempo -alcun corrispondente autoritz.ato dell ' Av,mti !

IL CoNSIGLIO b. m

La dichiara zione di cu.i sopra mi dispensa dal declinare la., paternità delle ultime corrispondenze apparse su ll'A vanti/ A ognuno il suo.

Da l..4 Lotttt di Classe, N. 8}, 7 settembre 1911 , II.