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britannico » l

Alle interferenze della Mafia e del separatismo nella preparazione e nell'esecuzione di HUSKY fecero riscontro in Sicilia esempi episodici, ma significativi, della crescente indignazione popolare nei confronti delle u:uppe tedesche, soprattutto quando queste ultime si rendevano responsabili di soprusi d'ogni genere. L'ostilità della popolazione esasperata, pur se non raggiunse la continuità e i venici che qualcuno vorrebbe attribuirgli, esplose in alcuni casi con grande violenza, come nel paese etneo di Mascalucia il 2 agosto 1943, alla vigilia della liberazione di Catania (67).

Infine bisogna ricordare che al problema della Mafia e del separatismo, inquadrato nella realtà politica e socio-eèonomica della Sicilia, vennero dedicati dagli inglesi due lunghi memorandum retrospettivi, anche se leggermente posteriori all'operazione HUSKY, predisposti per il Foreign Office e per il W ar Office e firmati dal Capitano W.E. Scotten. Essi miravano a spiegare i due fenomeni in modo piuttosto semplicistico, ad uso e consumo del nuovo Governo militare instaurato dagli alleati in Sicilia (68).

A conclusione di quanto detto, si può arguire che, sebbene non ancora esattamente quantificato, il contributo soprattutto morale e psicologico della Mafia e del separatismo siciliano all'operazione HUSKY fu un dato di fatto, mentre le occasionali azioni di resistenza antifascista e antinazista da pane della popolazione siciliana furono senz' altro determinate da situazioni contingenti e non rispondevano - o almeno non riuscirono a rispondere - a pianificati progetti di insurrezione.

(67) Cfr. F. PEZZINO: Contributo alla stona della Resistenza in Sicllza, in «Cronache meridionali:., Napoli, febbraio 1955. (68) Il primo memorandum, intitolato cThe problem of MAFIA in SiciJy .. e datato 29 ottobre 1943, è conservato nel P.R.O., fondo FO 371, cartella 37327: Sici/y. Situation in. Il secondo promemoria, intitolato cMemorandum, relating to politica!, social and economie forces in Sicily. e datalo 10 dicembre 1943, si trova nel P.R.O., fondo WO 204, cartella 2161: War of 1939-1945. Military Headquarters Papers. Allied Force Headquarlers. ltaly and Sicily: politica/ siluation.

CAPITOLO III

LE VALUTAZIONI DELL'ASSE CIRCA GLI OBIETTIVI NEMICI

l. LE PREVISIONI DEGLI ALTI COMANDI ITALO-TEDESCID

Secondo Liddell Han tre furono i fattori che permisero agli anglo-americani di felicemente le incognite e i rischi insiti nell'invasione della orgogliosa convinzione dei capi politici dell'Asse di poter resistere ad oltranza in terra tunisina, dove le prime fortunate azioni di italo-germaniche avevano ingenerato pericolose la gelosia e il timore nutriti da Mussolini nei confronti di Hitler, che impedirono ai tedeschi di ruolo più impegnativo nella difesa del territorio italiano) e infine la tenace convinzione del Fuhrer che la Sicilia non fosseilpiù prossimo obiettivo degli alleati (1). .

Per quanto riguarda il primo assunto, lo storico militare inglese pone ad esempio le varie insistenze rivolte a Berlino dallo stesso Rommel per un sollecito sganciamento delle Armate dell' Asse dalla trappola runisina e per un loro pronto trasferimento sull'altra sponda mediterranea, richiesta che non esaudita portò alla sottrazione dagli ulteriori compiti operativi delle divisioni di veterani catturate in Tunisia.

A riprova di quanto affermato nel suo secondo punto, Liddell Han ricorda che il timore di Musso lini nei confronti dell'alleato tedesco fece accettare in un primo momento al duce soltanto due delle cinque divisioni che Hitler gli aveva offerto a metà maggio 1943 per la difesa dello stivale e delle isole, salvo poi a dover invocare per bocca del Gen. Ambrosio a metà giugno altri rinforzi

(l) B.H. UDDELL HART: Storia mrlitare della seconda gue"a mondiale, Milano 1970, pag. 609.

germaruCl, perfino superiori a quelli offerti dal Fiihrer, come vedremo meglio in seguito.

L'ultimo errore dei responsabili dell'Asse, secondo Liddell Han, ebbe Hitler come esclusivo attore e consistette nel convincimento di quest'ultimo che gli alleati sarebbero sbarcati piuttosto in Sardegna o in Grecia, ciò anche grazie all'effetto del conosciutissimo inganno escogitato ai primi di maggio 1943 dal Servizio Segreto britannico e passato alla storia con il· nome di operazione MINCEMEAT. Come è noto, il sommergibile inglese Seraph liberò allargo delle coste di Huelva in Spagna il cadavere di un fantomatico Maggiore Manin dei Royal Marines, presunta vittima di un incidente di volo e in possesso di documenti appositamente contraffatti, in cui si lasciava intravedere una prossima operazione anfibia alleata nel Peloponneso o in Sardegna.

Tali falsi documenti, sequestrati al pari del cadavere dalle autorità spagnole, giunsero in mano tedesca il 9 maggio 1943, come previsto e sperato dagli inglesi, e la conseguenza fu che il 12 del mese l'O.K.W. annunciò che «provvedimenti riguardanti la Sardegna e il Peloponneso dovevano avere la precedenza sugli altri» (2). P.ertanto fu ordinato alla l a divisione corazzata tedesca di trasferirsi dalla Francia alla Grecia, alla 90 a div. leggera di spostarsi in Sardegna e infine all'XI Fliegerkorps del Gen. Student di ponarsi con due div. paracadutisti nella Francia meridionale per parare uno sbarco nella stessa Sardegna.

Non bisogna comunque dimenticare che alla base delle divergenti ed errate vedute strategiche dell'Asse circa le intenzioni nemiche, che ora esamineremo più dettagliatamente, stavano in quel momento proprio le medesime argomentazioni dibattute a lungo dagli Stati Maggiori anglo-americani in sede di progettazione dei loro piani d'invasione. Se infatti la Sicilia poteva apparire allora come l'obiettivo ideale per il libero transito delle flotte alleate tra i due bacini del Mediterraneo, la Sardegna e la Corsica rappresentavano pip idonei trampolini di lancio per operazioni anfibie lungo le coste tirreniche della penisola e contro la Provenza, nonché basi ideali per una massiccia campagna aerea sulle industrie del nord Italia. Inftne l'invasione della Grecia avrebbe permesso agli

(2) HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: Grand Strategy, vol. IV cit., pag. 370 e HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: History of the second world war - U.K. military series. The Medite"anean an d Middle East, vol. V ci t., pag. 37.

anglo-americani di prendere sul fianco e alle spalle lo schieramento germanico fronteggiante l'Armata Rossa e avrebbe soddisfatto il vivo e conosciuto desiderio inglese di trascinare la Turchia in guerra contro l'Asse.

Quello che invece obiettivamente non venne preso in sufficiente considerazione dagli Stati Maggiori italo-tedeschi fu il sistema metodico, conservatore e non eccessivamene audace con cui sia gli inglesi che gli americani (non ancora esecutori dei famosi «salti di rana» nelle isole del Pacifico) avevano operato fino ad allora. Anzi a causa di una deleteria sopravvalutazione della genialità nemica - in quel momento del tutto ingiustificata oltre che di una stima eccessiva delle risorse materiali anglo-americane, l'Asse finì per attribuire all'avversario possibilità operative esorbitanti e del tutto irrealistiche. Ciò certamente contribuì ad accrescere smisuratamente nelle ipotesi di Roma e di Berlino la gamma dei possibili obiettivi nemici, con una conseguente fatale indecisione a livello difensivo.

Alla base di tutto ciò c'era senza dubbio un mediocre rendimento àei Servizi Informativi dell'Asse ed al proposito basti pensare che ancora il 4 luglio 194 3, a sei giorni dall'operazione HUSKY, il Servizio Segreto germanico reputava che fossero imminenti sbarchi simultanei avversari in Sicilia, in Sardegna e in Grecia (3 ). Ma vediamo in successione le interpretazioni degli Stati Maggiori italo-tedeschi a partire dai giorni della caduta della Tunisia. 1'8 maggio 1943 iJ Servizio Informazioni dello S.M. Esercito, con il promemoria Z.P /18002 riprodotto in appendice (allegato n. l) negava la possibilità di uno sbarco anglo-americano nei Balcani a sostengo dell'Unione Sovietica e, pur reputando che un'azione anfibia nemica fosse allora possibile solo nel bacino occidentale del Mediterraneo, scanava gli obiettivi spagnoli per le sfavorevoli conseguenze politico-militari che si sarebbero abbattute sugli alleati in caso di una loro invasione di quei territori. Restavano perciò in gioco eventuali sbarchi in Provenza o sulle grandi isole italiane e, panendo dali' errato presupposto della necessaria complementarietà tra queste due ipotesi nemiche, lo S.M. Esercito concludeva vedendo nella Sardegna e nella Corsica le più probabili zone d'invasione. Queste conclusioni assumono ora una maggiore rile-

(3) H. POND: Sicilia, op. cit. , pag. 29.

vanza se si pensa che esse prescindevano dall'esito del .famoso stratagemma diversivo inglese affidato al cadavere del sedicente Maggiore Manin, i cui documenti contraffatti caddero in mano dell'Asse soltanto il giorno successivo 9 maggio.

Le suddette inesatte previsioni furono condivise di lì a poco sia da Supermarina in una riunione del 12 maggio tra gli Ammiragli Riccardi, Sansonetti e Donitz, sia dallo stesso Comando Supremo, allorquando il 23 maggio comunicò agli Stati Maggiori delle tre Forze Armate che erano da temere tra il l e il 6 giugno sbarchi nemici contro «la Sardegna, la Corsica e la costa mediterranea francese» e solo successive azioni contro Pantelleria e Lampedusa (4).

Cinque giorni dopo lo stesso Comando Supremo ribadì di possedere «informazioni di un forte prossimo tentativo di sbarco · nemico in Sardegna, con la probabilità che detto tentativo non sia disgiunto da altro sulla Corsica, svolto contemporaneamente o sfasato nel tempo» (5). L'indecisione circa I' obiettivo anglo-americano era stata del . resto confermata nelle due riunioni del 27 maggio tra il Geo.

Ambrosio e i Capi di S. M. delle tre Forze Armate e tra Ambrosio,

Kesselring e von Rintelen, in cui venne presa in seria considerazione l'ipotesi «SS», cioè quella di uno sbarco simultaneo in Sicilia e in

Sardegna e nello stesso tempo la minaccia contro la Corsica,

Pantelleria e Lampedusa (6). Che quest'ultime due piccole isole del Canale di Sicilia sarebbero probabilmente divenute oggetto di un prossimo attacco avversario fu confermato da Supermarina .il 30 maggio, io seguito al rilevato trasferimento di un notevole numero di mezzi da sbarco alleati a Biserta e a Susa, nonché della sempre più accanita campagna di bombardamenti aerei su di esse (7). Lo stesso 30 maggio però il Comando Supremo ritornò a parlare di pericolo per la Sardegna, ordinando 3; Superesercito di

(4) A.U.S.E., cartella 1444: telegrammi 13253/op e 13254/op del 23 maggio 1943, diramati dal Comando Supremo. (:>) A.U.S.E., cartella 1444; telegramma 13418/op del 28 maggio 1943, diramato dal Comando Supremo. (6) A.U.S.E., canella 1444: Riunioni a Palazzo Vidoni, sede del Comando Supremo, del 27 maggio 1943. (7) A.U.S.E., cartella 1444: «Diario Scorìco del Comando Supremo•. giorno 30 maggio 1943, pagg. 6-7.

disporre l'urgente trasferimento colà della divisione paracadutisti «Nembo», moyimento che in effetti lo S.M. Esercito attuò il 16 giugno (8).

L'afflusso di rinforzi in Sardegna fu anche uno degli argomenti principali discussi il 13 giugno in una nuova riunione a Palazzo Vidoni tra Ambrosia, Kesselring, von Richthofen e von Rintelen, ed il giorno seguente il Comando Supremo potè informare Superesercito che l'O.K.W. avrebbe assegnato cinque nuovi battaglioni da fonezza alla Sardegna e solo due alla Sicilia (9).

Frattanto il 10 giugno, allo scopo di coordinare l'impiego di tutti i mezzi da ricognizione aerei e navali itala-tedeschi, era stato costituito a cura del Comando Supremo un «Comitato per l'esplorazione strategica», ubicato nei sotterranei di Supermarina a Santa Rosa sulla via Cassia e composto da ufficiali superiori della R. Marina, della R. Aeronautica e dell'O.B.S. tedesco (10). Tale nuovo organismo non sembrò comunque in grado di far luce sulle confuse previsioni strategiche, tanto è vero che, mentre la R. Marina il 13 e il 17 giugno stimò decrescente il pericolo d'invasione della Sardegna, soprattutto in seguito alla recentissima occupazione nemica di Pantelleria e di Lampedusa, il Comando Supremo ipsistette ancora il 19 del mese sull'«imminenza di un'azione di sbarco nemico contro la Sardegna (11).

Né l'occupazione inglese di Pantelleria e di Lampedusa, né la constatata chversa intensttà dei contemporanei bombardamenti sulla Sicilia e Sardegna furono qUindi consider-ati elementi suf[iç_ientemente !!?-dicativi. filfatti anche iHS-giugno,-nel suo «apprezzamento della situazione» aquella data, il Comando Supremo giudicò che il maggiore accanimento nemico sulle basi siciliane perseguiva l'unico scopo di alleggerire l'eventuale contrasto italiano nel Canale di Sicilia, presupposto fondamentale per lo sbarco sull'una come sull'altra delle due grandi isole. A confondere

(8) A.U.S.E., cartella 1444: telegramma 13476/op del 30 maggio del Comando Supremo e cartella 1498: dispaccio 18801 del 16 giugno dello S.M. Esercito. (9) A.U.S.E., cartella 1444: «Diario Storico del Comando Supremo•, giorno 13 giugno 1943, pag. 12 e telegramma 13897/op del 14 giugno del Comando Supremo. (10) L'O.B.S., cioè il Comando tedesco del Fronte Sud, era comandato dal Geo. Kesselring. Con l'occasione si precisa che von Rintelen era l'addetto militare germanico a Roma e von Richthofen il comandame della 2' Lufdlone. (11) A.U.S.E., cartella 1444: «Diario Srorico del Comando Supremo•, giorno 19 giugno 1943, pag. 12, nonché telegramma del Comando Supremo 1411 1 top del 19 giugno 1943; cartella 1498: Notiziario di Supermarina n. 1090 del 17 giugno 1943.

le idee e a rendere sempre più vaghe le conclusioni, si affermava poi che, pur non potendo escludere una invasione delle isole italiane, era tuttavia da ritenere in quel momento «più probabile _ un attacco in Provenza o nei Balcani, perché dalla Provenza si minaccia gravemente per via aerea la Germania e dai Balcani si minacciano i petroli della Romania; scopi questi veramente redditizi» (12). Come si vede, a sole tre settimane dall'invasione della Sicilia il ·Comando Supremo italiano stava allineandosi sulle stesse posizioni tedesche, a loro volta in parte influenzate dall'esito del noto . stratagemma inglese MINCEMEAT. Eppure erano allora disponibili sufficienti altre informazioni per dubitare almeno di tali convincimenti. Infatti proprio quel 1 8 giygQQ_ era giunta a Roma da lisbona la preziosa notizia che «forze alleate ammontantìcmnplessivamente a 85.000 uomini sarebbero sbarcate a Trapani, Marsala,

Agrigento, Licata, Gela e Pozzallo»; ma questo avvertimento, che riferiva il progetto originario anglo-americano per HUSKY, non venne tenuto nella dovuta considerazione ( 13 ). Ancora più esplicito nel suo errato convincimento fu anzi il

Geo .. Ambrosio il 22 giugno, quando in un colloquio con von

Rintelen così si espresse:

«Quanto alle probabili intenzioni del nemico, la recente chiusura della frontiera siriana lascia supporre che si voglia attaccare in Egeo» ( 14).

Il 23 giugno fu notato nel Mediterraneo occidentale un aumento di forze nemiche in entrata da Gibilterra, avvenimento che indusse Supermarina a pn;vedere come prossimo l'inizio di un grande ciclo operativo, senza tuttavia specificarne la localizzazione (15). Una previsione fu invece tentata nuovamente dal Comando Supremo, che intese completare il suddetto generico apprezzamento della R. Marina ritenendo .«ugualmente probabile» che lo sforzo nemico potesse «essere rivolto sia contro la Sardegna sia contro la Sicilia» (16).

Nella questione riguardante i prossimi obiettivi mediterranei

(12) A.U.S.E., cartella 1444: «Apprezzamento della situazione alla data del 18 giugno 1943». (13) H. POND: Siczlia, op. ci t.. pagg. 32-33. (14) A.U.S.E. , cartella 1498, allegato 1193: «Verbale del colloquio del 22 giugno•. (15) A.U.S.E., cartella 1498: Notiziario dì Supermarina n. 1097. (16) A.U.S.E., cartella 1444: «Diario Storico del Comando Supremo•, giorno 23 giugno 1943, pag. 4.

anglo-americani furono coinvolti perfino i giapponesi nel corso di un colloquio tenutosi il 25 giugno a Palazzo Venezia tra Mussolini, Ambrosìo, il Gen. Schimìtzu e l' Amm. Abe. A smentita dell'altra diceria che il solo duce avesse allora le idee chiare sull'argomento, esiste il verbale della riunione, in cui esplicitamente il Capo del Governo indicò globalmente nella Sardegna, Sicilia, Grecia e Dodecanneso gli obiettivi immediati del nemico, aggiungendo che la penetrazione sarebbe avvenuta laddove si fosse palesata la minore resistenza d eli' Asse. Più realistico apparve invece in quella circostanza il Gen. Schimitzu, che almeno ritenne di escludere dal lungo e confuso elenco uno sbarco alleato nel bacino orientale del Mediterraneo (17).

Da pane sua Supermarina, dopo aver ammesso il 26 e il 27 giugno che non era «ancora possibile stabilire la direzione dello sforzo principale nemico», finalmente rilevò per la prima volta il30 del mese (a dieci giorni dall'operazione HUSKY) che lo schieramento dei mezzi da sbarco anglo-americani era rivolto «prevalentemente contro la Sicilia, tale da consentire l'attacco in qualsiasi momento» (18).

Questo avvenimento, che sembrava dovesse spazzare via ogni ulteriore illazione sugli immediati obiettivi nemici, non venne comunque reputato sufficiente dal Comando Supremo che, evidentemente in possesso dì altre informazioni, ritenne opponuno inviare il l luglio al generale von Rintelen il seguente messaggio n. 23207 /op (19).

«Le notizie che continuano a pervenire circa lo spostamento dei mezzi da sbarco nemici nel bacino occidentale del Mediterraneo verso est fanno ritenere come probabile anche un tentativo di sbarco sulle coste occidentali della Grecia. Si prega quindi di accelerare l'invio nell'isola di Cefalonia delle forze germaniche colà destinate».

Sempre all'identificazione delle future mosse anglo-americane fu prevalentemente dedicata il 2 luglio una nutrita riunione a Palazzo Vidoni, sede del Comando Supremo, che intendeva anche esaminare la funzionalità del recente Comitato per la ricognizione strategica (20). In questa fondamentale conferenza, svoltasi ad una

(17) A.U.S.E .. cartella 1498, allegato 1344: «Appuntì sul colloquio svoltosi a Palazzo Venezia il 25 giugno 1943• . (18) A.U.S.E., can:ella 1499. allegati 1410 c 1560: Notiziari dì Supermarina nn. 1101 e 1104. (19) A.U.S.E., cartella 1500, allegato 20: telegramma del Comando Supremo n. 23207/op..del l luglio 1943. (20) A.U.S.E., cartella 1500, allegato 80: c Verbale della riunione del 2 luglio 1943 a Palazzo Vidonì•.

settimana dall'inizio dell'invasione della Sicilia, i punti dì vista furono sinteticamente i seguenti. Il Gen. Ambrosio fu finalmente il più deciso ad indicare nella Sicilia il principale obiettivo avversario in considerazione sia degli intensificati bombardamenti sull'isola, sia dello schieramento assunto dalle unità da sbarco anglo-americane. Secondo Kesselring e Sansonetti (Sottocapo di S.M. della Marina) invece queste ultime avrebbero potuto pur sempre puntare sulla Sardegna salpando da Biserta. Infine Roatta (Capo di S.M. dell'Esercito) non contribuì certamente a chiarire i dubbi quando ipotizzò, oltre ad un assalto principale alla Sicilia, una contemporanea azione dimostrativa contro la Sardegna e una puntata di «Un elemento celere» nemico contro l'Italia centrale.

Un'altra dimostrazione della confusione d'idee nel prevedere le intenzioni anglo-americane nei giorni immediatamente precedenti l'invasione della Sicilia ci è fornita da un promemoria interno del Comando Supremo, datato 3 luglio e in cui si leggono, tra l'altro, le seguenti significative argomentazioni (21 ).

«Mentre il Comitato per la ricognizione strategica emana seralmente un apprezzamento che ha un valore puramente indicativo per le valutazioni che V.E. fa sulla situazione contingente, non è fuori luogo allargare le idee ad un ragionamento di maggiore visuale.

Da tempo abbiamo sostenuto l'idea che sia meno probabile l'attacco contto le isole italiane dell'attacco contro la penisola balcanica. Questa convinzione rimane in noi ancora oggi, a distanza di mesi, inalterata e nonostante le apparenze ....

La srragrande superiorità di mezzi consente al nemico qualunque operazione, anche quella o quelle che comunemente sono considerate audaci ... Fermi nel concetto che la conquista della Sicilia e della Sardegna è per il nemico impresa onerosa e poco redditizia, vediamo più probabile: o un attacco diretto contro le coste tirreniche della penisola italiana previa azione dimostrativa contro le isole che però impegni validamente le nostre forze aeronavali; o un attacco contro le coste iooiche e adriatiche della penisola italiana per la conquista della base di Taranto (e quindi per avere il libero passaggio dal Canale d'Otranto) concomitante con l'azione risolutiva nei Balcani. Azione questa diretta contro le coste ioniche e addirittura adriatiche, previa neutralizzazione dei campi di aviazione della Sicilia e della Sardegna e della penisola Salentina, oppure previo sbarco in Sicilia orientale ... L'attacco alla Sicilia e Sardegna non sarà che una diversione rispetto all'attacco principale, il quale sarà invece sferrato sul continente italiano o balcanico».

(21) A.U.S.E., cartella 012: Promemoria interno del Comando Supremo del 3 luglio 1943.

La grave indecisione che regnava allora nei Comandi italiani circa le future mosse nemiche era ulteriormente aggravata dalla consapevolezza anglo-americana di tale confusione, grazie agli efficienti Servizi crittografici alleati.

Questa volta si mise in evidenza non l'ULTRA britannico, ma il parallelo MAGIC americano, che nel sommario giornaliero del 10 luglio n. 471, così riferì (22):

«Un rapporto del 2 luglio dell'Ambasciatore giapponese a Roma comprende le seguenti considerazioni.

A) Ci sono molte indicazioni che gli anglo-americani prevedono di sbarcare in qualche posto nel prossimo futuro. Dalla fine di giugno gli inglesi e gli americani stanno riunendo grosse aliquote navali a Gibilterra e stanno trasferendole gradualmente verso levante. Nello stesso tempo essi stanno muovendo mezzi da sbarco da ponente verso il Mediterraneo centrale e sembra stiano facendo grandi preparativi a Tunisi, Sfax, Tripoli e Misurata e ancora più ad oriente fino a Bengasi. È stato recentemente notato anche che quattro navi ospedale e due monirors sono apparsi a Gibilterra.

B) Nello stesso tempo le incursioni aeree sono divenute molto forti sulla Sicilia, sulla Sardegna e sulla zona press_o Reggio Calabria. Anche Napoli, Livorno e La Spezia sono state attaccate. E stato stimato che ogni giorno una media di undici aerei italo-tedeschi vengono abbattuti in Italia e che si verif1cano altre considerevoli perdite di velivoli per altre cause.

C) ln generale si crede che gli sbarchi saranno effettuati in Sicilia e in Sardegna. Ci sono prove inconfutabili che vengono effettuati sforzi per interrompere le comunicazioni e le vie di rifornimento in queste zone.

D) Tuttavia si pensa che anche uno sbarco sulla penisola italiana debba essere considerato come possibile e c'è chi crede che possano avvenire simultanee operazioni militari contro Creta, il Peloponneso e l'Albania. Si è notato che mezzi da sbarco nemici sono in trasferimento da oriente verso Tobruk. La dislocazione delle truppe dell'Asse viene fatta di conseguenza.

E) In generale c'è una considerevole fiducia nelle difese sull-a penisola italiana, ma ciò non è vero invece per quanto riguarda la Sicilia e la Sardegna. Perfino la Sicilia non possiede affidabili linee di comunicazione marittime e si prevede che se essa verrà invasa si verificheranno difficoltà nel rifornimento di acqua e di derrate alimentari. La principale debolezza della Sardegna consiste nelle sue lunghe linee di comunicazione via mare. Tuttavia ci sono numerose truppe italo-tedesche sia in Sicilia che in Sardegna e, dal momento che l'Esercito italiano combanerà a difesa del suolo della patria, non sarà un compito facile sbarcare.

F) Riguardo alla generale situazione bellica esistono molti che in Italia e soprattutto a Roma guardano al futuro con preoccupazione. Nelle province invece vige un'altra atmosfera e la gente è inaspettatamente risoluta».

(22) U.S. NATIONAL ARCHCVES, Washingron D.C., documento S.R.S. 1021: rapporto dell'Assistente del Capo di S.M. del War Department del 10 luglio 1943, intitolato cMagic• summary n. 471 .

* * *

Ritornando alle previsioni italiane sulle future mosse alleate, occorre dire che perftno il 5 luglio, a quattro - cinque giorni dal lancio di HUSKY, si vermcò una diversa interpretazione sugli stessi elementi strategici tra Supermarina e il Comando Supremo. Mentre infatti l'ente di direzione navale confermò con il suo notiziario 1109 i primi sospetti del 30 giugno sulla possibilità di un attacco aUa Sicilia «in qualsiasi momento», il Comando Supremo con il resocontÒ 41765/op, riguardante !'«apprezzamento della situazione del Comitato per la ricognizione marittima del 5 luglio>>, concluse che «dall'insieme dei movimenti nemici osservati non risultavano elementi che facessero ritenere imminenti operazioni di sbarco» (23).

Si dovette quindi giungere al 6 luglio, a tre - quattro giorni dall'invasione, per leggere chiaramente sia sul notiziario di Su permarina n. 1110, sia sul comunicato 41778/op del Comando Supremo che il nemico aveva «iniziato un ciclo operativo contro la Sicilia» (24).

Il giorno seguente, 7 luglio, il Comando Supremo impartì pertanto con tele 14634/op le direttive generali per la «difesa contro attacchi nemici» (25 ). In esse, preso atto dei sistemi adottati in precedenza dagli anglo-americani, si ricordava che l'azione nemica sarebbe stata diretta in un primo tempo a disorganizzare in profondità la difesa, i Servizi, le comunicazioni e i collegamenti, anche con l'impiego di paracadutisti e di Commandos. Più sorprendentemente, invece, si ammoniva a «non attendersi l'impossibile dall'Aeronautica nei riguardi della collaborazione nel campo tattico». Infatti, secondo queste direttive, le forze aeree già agivano «con largo, generoso cameratismo, ftno al limite delle possibilità» e non bisognava <<chiederne l'intervento per compiti non adeguaci, che possono e debbono essere svolti dalle· forze terrestri o navali». Le direttive concludevano· poi rammentando che «un clamoroso insuccesso del primo forte attacco (nemico) all'Europa poteva avere un'influenza decisiva sulle sorti della guerra».

(23) A.U.S.E., cane Ila 1500, allegato 178: Notiziario di Supermarina n. 1109; allegatO 206: dispaccio del Comando Supremo n. 41765/op del 5 luglio 1943. (24) Ibidem, allegato 225: Notiziario di Supermarina n. 1110; allegato 255: dispaccio del Comando Supremo n. 41778/op del 6 luglio 1943. (25) A.U.S.E., cartella 1501, allegato 307: tele del Comando Supremo o. 14634/op del 7 luglio 1943.

Purtroppo, dopo aver finalmente anche se tardivamente indicato nella Sicilia l'obiettivo anglo-americano, gli organi direttivi italiani furono tratti in inganno circa i tempi dello sbarco dalle cattive condizioni del mare rilevate l' 8 luglio. È infatti dalle ore - 19. 30 di quel giorno, a ventisette ore dal lancio dei primi paracadutisti britannici, il dispaccio 41794/op del Comando Supremo contenente il consueto «apprezzamento della situazione del

Comitato per la ricognizione marittima del giorno 8 luglio», che riteniamo opportuno riferire per intero qui di seguito (26).

«Condizioni del mare non sono favorevoli alle operazioni di sbarco. La visibilità ostacola parzialmente le ricognizioni. Convogli di rifornimenci sono in movimento lungo le coste del Nord Africa francese e della Cirenaica. Uno di questi ultimi comprendente trasponi carichi sembra diretto a Tripoli o a Malta. Nessuna notizia diretta delle forze navali principali del nemico; però le intercettazioni r. t. fanno ritenere che il Comando in Capo delle forze «H» sia ad Algeri. Continua !':azione contro l'aviazione della Sicilia per quanto ostacolata dalle condizioni del tempo . Dette condizioni del tempo fanno ritenere che l'inizio delle operazioni di sbarco non possa essere imminente».

Durante la notte del 9 luglio, che avrebbe visto .il lancio dei paracadutisti alleati e l'arrivo dci convogli d'invasione davanti alle spiagge siciliane, il Comando Supremo diramò altri due importanti apprezzamenti. Il primo, delle ore 19.40, porta il n. 41811/op e consiste nel consueto «apprezzamento deJJa situazione del Comitato per la ricognizione marittima del 9 luglio». Eccone il testo (27):

«Tempo ancora alquanto perturbato, poco favorevole ad operazioni di sbarco. Dall'esame degli elementi raccolti non risulta nessun dato che modifichi la situazione. Continua intenso il movimento dei convogli, dei quali però la ricognizione non ha fornito notizie sufficienti per stabilirne le caratteristiche. Malgrado la scarsezza di elementi di giudizio si ritiene che l'inizio delle operazioni non sia imminente sorpattutto in dipendenza delle condizioni meteorologiche».

Il secondo e più tardo comunicato di quelle ore decisive porta il n. 1586/ 1RP e fu indirizzato dal Comando Supremo a Superesercito, Supermarina, Superaereo e O.B.S. alle 23.10 di quel fatidico 9 luglio, quando già i primi paracadutisti inglesi avevano preso terra. In esso, dopo aver definito «evidente» l'inizio di un tentativo

(26) A.U.S.E., canclla 1501, allegato 376: dispaccio del Comando Supremo n. 41794/op dell'8 luglio 1943. (27) Ibidem, allegato 427: messaggio del Comando Supremo n. 41811/op del 9 luglio

1 di sbarco nemico in Sicilia, si giungeva ad insistere che ancora da escludere «un'analoga azione verso la Sardegna» non fosse (28). Con questo bagaglio di conoscenze e di avvenenze le Forze

Armate italiane stavano per affrontare l'ultima di una lunga serie di invasioni storiche del nostro Paese.

2. RIUNIONI E PROVVEDIMENTI RIGUARDANTI LA SICILIA

DAL MARZO AL MAGGIO 1943

Il 27 marzo 1943 il Generale Mario Roatta, allora comandante della 6a Armata in Sicilia, indirizzò ai due dipendenti Corpi d'Armata- il XII del Generale Mario Arisio e il XVI del Generale Carlo Rossi - il promemoria 5S che abbiamo riprodotto in appendice per un esame dettagliato (allegatO n. 2) (29).

In tale documento veniva ricordato, tra l'altro, che quaJ.ora il nemico fosse sbarcato in Sicilia, esso avrebbe mirato all'occupazione della cuspide occidentale o di quella sud orientale d eli' isola, con probabili sbarchi complementari nei settori di Agrigento, Palermo e Messina. Non doveva comunque essere trascurata l'eventualità di un'invasione contemporanea della Sardegna, nel qual caso la zona siciliana più minacciata sarebbe stata quella tra Sciacca e Palermo.

In tutte le suddette eventualità la difesa terrestre avrebbe dovuto contare in un primo tempo esclusivamente sui mezzi già esistenti in Sicilia e, solo dopo alcuni giorni, avrebbe potuto essere sostenuta da rinforzi provenienti dalla penisola. Era anche previsto che le azioni della R. Marina si sarebbero sviluppate contro i convogli e le scorte nemiche e in appoggio al nostro traffico marittimo, mentre la R. Aeronautica, oltre a svolgere un'offensiva «indiretta», avrebbe anche sostenuto direttamente le operazioni terrestri. In ogni caso si doveva prevedere una generale inferiorità qualitativa, anche se non quantitativa, riei confronti del nemico.

Il Generale Roatta passava poi alle vere e proprie direttive

(28) Ibidem, allegato 414: messaggio del Comando Supremo n. 1586/lRP del 9 luglio 1943. (29) A.U.S.E., cartella 1234: Promemoria n. 5S del 27 marzo 1943. Il Comando della 6• Armata era stato dislocato in Sicilia nell'autunno del 1941 e assunse la più appropriata denominazione di •Comando FF.AA. della Sicilia. proprio a partire dal marzo 1943. T due dipendenti Corpi d'Armata erano separati da una linea verticale ideale che all'incirca correva da!Ja foce del fiume Pollina ad est di Cefalù fino alle spiagge ad oriente di Licata. Occorre anche ricordare che Pantelleria e le isole Pelagie non dipendevano da tale Comando, ma direttamente dallo Stato Maggiore della R. Marina.

operative in relazione ali e suddette differenti ipotesi d'invasione dal mare. Caratteristica comune a tutte le eventualità era la difesa ancorata e ad oltranza da parte delle unità costiere, la protezione dei locali dodici aeroporti da parte delle apposite unità e l'adattamento alle circostanze dei cosiddetti gruppi mobili e tattici di manovra. In ogni evenienza era giustamente reputato indispensabile un repentino intervento delle unità di manovra e quindi una loro «prontezza intellettuale e materiale» da tenere aggiornata in sede di esercitazioni.

Alla difesa della Sicilia da una futura invasione, reputata però allora, come sappiamo, soltanto eventuale, fu dedicata a più alto livello la riunione del 2 maggio successivo presso il Comando Supremo, che in quel periodo si preoccupò parimenti della difesa della Sardegna da un'altrettanto ipotetica invasione. Anche il verbale di questa riunione è riprodotto in appendice per renderne possibile un più dettagliato esame (allegato n. 3) (30). 1 Qui è il caso di ricordare che in tale sede il Generale Roatta ritenoe-Ia cuspide océiaentale dell'isola l'obiettivo più probabile di un Iiìniro sbarco nemico, con la zona tra Gela e Catania come ooiéttivo secondario. li comandante della 6a Armata lamentò poi la penurra di unità corazzate, di artiglierie, di trasporti marittimi, di cemento e di mano d'opera per la costruzione di installazioni difensive (31). Egli quindi sottolineò l'efficacia e l'adattabilità dei nuovi mezzi da sbarco nemici, capaci di trasportare direttamente sulle spiagge mezzi corazzati e artiglierie senza necessità di banchine e di attrezzature ponuali.

Considerata poi impossibile una preliminare identificazione delle esatte zone di un futuro sbarco e ritenuto pertanto assai probabile che gli invasori riuscissero a stabilire una testa di ponte, Roatta vedeva nei lavori di sbarramento avanzati e nelle unità di manovra fe carte !difensori . . Nel che le

(30) A.U.S.E., cartella 1497: c Verbale della riunione del 2 maggio 1943 a Palazzo Vidoni•. (31) La penuria di cemento per la messa in opera delle difese fisse era panicolarmeme sentita, dal momemo che l'assegnazione di rale materiale da costruzione rimase molto al di sotto delle 80.000 tonnellate necessarie, toccando appena le 7.000 tonnellate al mese tra il marzo e il giugno 1943. Quest'ultima aliquota era perfino inferiore alla produzione mensile di cemento della Sicilia, che veniva invece indirizzata alrrove. Cfr. E. FALDELLA: Lo sbarco e la difesa della Sicilia, Roma 1956, pag. 46. A.lrro scortame problema, rimasto insoluto per la sua complessità, era quello dello sfollamcnto delle popolazioni rivierasche siciliane (circa due milioni di anime), che venne richiesto da Roma nel marzo, ma che avrebbe potuto essere attuato soltanto con la disponibilità locale di sufficienti mezzi da traspono, di alloggiamenti e di infrastrutture pressoché impossibili a reperire.

forze mobili non state in di contenere e di ricacciare in mare l'invasore, _gon sarebbe rimasto altro che affidarsi adun fronte d'arresto interno «in attesa di favorevoli eventualità» per _!In contrattacco in grande stile.

Da parte sua il Capo di S.M. della R. Marina, Amm. Riccardi, ritenne in quella sede che il nemico non avrebbe fatto intervenireTe navi da battaglia, ma avrebbe protetto i suoi convogli tra la Tunisia la Sicilia con soli cacciatorpediniere. Ciononostante egli non considerò possibile «l'impiego delle nostre corazzate contro i cacciatorpediniere avversari in una zona completamente dominata dall'aviazione nemica» e genericamente finì per escludere fin da allora ogni «contrasto navale con mezzi di superficie».

All'obiezione poi del Generale Ambrosio se non fosse il caso di considerare l'ipotesi di un attacco navale alle linee di rifornimento marittime avversarie, l'Ammiraglio Riccardi si limitò a rinviare aJ futuro ogni decisione, in relazione alla situazione che si sarebbe creata (32).

Infine il Capo di S.M. della R. Aeronautica, Gen. Fougier, dopo avere reputato poco probabile l'invasione della Sicifia a causa della minaccia esercitabile sul nemico da parte dell'aviazione basata in Sardegna, definì «ragguardevoli» e «notevoli» le nostre forze aeree preposte alla difesa della Sicilia e, senza mezzi termini, ritenne possibile «Contrastare efficacemente lo sbarco» (33).

Dopo questa importante riunione del 2 maggio al Comando Supremo, il Gen. Ambrosio si recò il 17 del mese a Palazzo Venezia ove, alla presenza di Mussolini, ebbe un incontro con il Maresciallo Kesselring, comandante del Fronte Sud tedesco

(32) Anche i tedeschi fecero presente in quei giorni per bocca di von Rimelen il convincimento del nuovo Capo della Kriegsmarine, Amm. Donitz, circa la necessità di «contrastare in alro mare la minaccia navale nemica sulle isole italiane•. Cfr. lettera di von Rintelen ad Ambrosio del 14 maggio 1943 in A.U.S.E. , cartella 1444: •Diario Storico del Comando Supremo•, giorno 14 maggio 1943, pag. 10. brutale fu il Col. von Bonin, rienrrato dalla Tunisia c divenuro poi Capo di S.M. del XIV Corpo d'Armata corazzato tedesco in Sicilia, il quale nelle sue «Considerazioni sulla campagna italiana 1943-1944» affermò che in quel tempo •gli alleati già avevano la padronanza dell'aria e, se la flotta italiana era da giudicarsi per quello che valeva, essi erano anche i padroni del mare•. Cfr. A.U.S.E., cartella 2266. (33) Questa forse troppo categorica e azzardata opinione, smentita poi brutalmente dai fatti, ha lasciato intcrdeno il Generale Samoro, autore della storia dell'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, che ha perfino ipotizzaro un errore da parte del segretario della riunione, incaricato di redigere il relativo verbale. Cfr. G. SANTORO: L'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, vol. Il, Roma 1957, pag. 548.

(O.B.S.) e con von Rintelen, addetto militare germanico a Roma. Scopo della riunione era il coinvolgimento delle Forze Armate tedesche alla difesa della Sicilia dopo il recente doloroso epilogo della campagna tunisina (34). In particolare fu discusso della dislocazione sull'isola di carri armati pesanti del tipo «Tigre», dei campi d'aviazione tedeschi, della difesa antisbarco con la fornitura di mine e di filo spinato, del concentramento di molti mezzi navali nemici nel porto di Dijdijelli, della riunione in Calabria della divisione «Hermann Goering>> da trasferire poi in· Sicilia e infine del possibile attacco avversario proveniente da Malta (35).

A quest'ultimo proposito il 24 maggio il Comando Supremo ordinò a Superaereo di predisporre, in accordo con l'O.B.S., incursioni su Malta con il compito di contrastare gli eventuali preparativi di sbarco nemici (36).

L'auspicato maggiore impegno tedesco alla difesa della Sicilia, in vista di un'invasione che sul posto rappresentava ovviamente un' ipotesi primaria, mentre a Roma era ancora tra le tante, non tardò a vedremo meglio io seguito. Fin dal 21 maggio infatti il Gen. Roatta comunicò allo S.M.R.E. che la divisione «Sizilien» (divenuta poi la ricostituit!l15a Panzergrenadier) si stava formando sull'isola «con i repani già in transito per la Tunisia o in sosta, opponunamente raggruppati e rinforzati». Non bisogna poi dimenticare che già da tempo esisteva nell'isola il Comando del II Fliegerkorps (II CAT) che esercitava anche la direzione e l'organizzazione terrestre delle Forze Armate tedesche stanziate negli aeroporti e di quelle adibite alla contraerea (Flak) (3 7).

3. L'AVVICENDAMENTO NEI COMANDI E L'ARRIVO DEL

GENERALE GUZZONI IN SICILIA

Il 30 maggio il Generale Roana fu sostituito dal Generale Alfredo Guzzooi nel Comando della 6a Armata e delle FF.AA.

(34) A.U.S.E., canella 1444: cDiario Sroric<? del Comando Supremo•, riunione del 17 maggio 1943 a Palazzo Venezia. (35) A.U.S.E., canella 1444; allegato 1221. (36) A.U.S.E. , canella !444: dispaccio dd Comando Supremo n. 50948 del 24 maggio 1943. (37) A.U.S.E., cane! la 2221: .. :Diario Storico Militare del Comando 6• Armata•. allegato 62: messaggio 10642 op del 21 maggio 1943.

della Sicilia, secondo le scelte compiute a R.9ma _ il 25 del mese e che avevano elevato Roatta alla carica di Capo di S.M. dell'Esercito (38). -llGen:-Guzzò'iil portò con sè nel Comando di Enna il ColonnelioEffiilio Faldella quale suo Capo di S.M., ed entrambi. iniziarono- a studiare la situazione dell'isola, di cui mai prima di allora-si erano direttamente interessati (39). - Secondo àlcun'i-autori, a determillare il cambio al vertice delle Forze Armate in Sicilia contribuì notevolmente il risentimento che tra la popolazione dell'isola aveva destato un'espressione reputata da essa offensiva e contenuta in un proclama di Roatta datato S-9 maggio 1943 (40). .

Ci rifiutiamo di attribuire una determinante influenza a un siffatto provincialismo, ma ad ogni buon como riproduciamo qui di seguito il testo completo del manifesto, sottolineando comunque · che anche alla luce delle regole sulla punteggiatura non sembra accettabile la suscettibilità con cui venne interpretata allora la finale distinzione tra i «fieri siciliani» e i «militari italiani e germanici», motivo di esagerate polemiche ( 41).

«Siciliani!

Le FF.AA Sicilia, in gran parte composte da vostri concerranei, sono qui fra voi, per difendere la vostra Isola, bastione d'Italia.

Voi tutti - ne sono sicuro - affiancherete l'opera delle «FF.AA. Sicilia»: - mantenendo, in qualsiasi contingenza, calma ed incrollabile fiducia nei destini della Patria; - applicando disciplinatamente e volenterosamente le disposizioni delle Autorità Militari; - attendendo con lena costante al vostro lavoro ordinario, e a quello cui

(38) A.U.S.E., canella 1444, dispaccio dello S.M.R.E. n. 16951 del 30 maggio 1943. (39) G. ZANUSSI: Guerra e catastrofe dell'ltalia, Roma 1945-1946, vol. l, pag. 327. Il Gen. Guzzoni aveva comandato il Corpo di Spedizione in Albania nell'aprile 1939 c la 4• Armata sul fronte occidentale nella breve campagna contro la Francia nel giugno 1940. Da.! 29 novembre dello stesso anno divenne Sottocapo di S.M. Generale, carica dalla quale si dimise nel maggio 1941, ritirandosi a vita privata. Il CoL Faldella, che sarà promosso nel luglio del 1943 Generale di brigata, era stato comandante del 3" reggimento alpini e del settore Gemanasca Pellice, alle dirette dipendenze della 4• Armata di Guzzoni, ed era passato poi, nell'agosto 1941, allo S.M.R.E. (40) A.U.S.E., cartella 2124/B, documento 135: «Proclama del Generale Roana., Posta Militare 5-9 maggio 1943. (41) Vds. anche M. ROATIA: Otto milioni di baionette, Milano 1946, pagg. 251-252.

sarete chiamati per rafforzare sempre più la difesa dell'Isola; - arruolandovi e - se sarà necessario - combattendo, nelle cCENTURIE VOLONTARI VESPRI» di imminente costituzione.

Strettamente, fiduciosamente e fraternamente uniù, voi, fieri Siciliani, e noi, militari italiani e germanici delle «FF.AA. Sicilia», dimostreremo al , nemico che di qui non si passa».

N eli' assumere il nuovo incarico, che lo richiamava al servizio attivo, il Generale Guzzoni emanò lo stesso 30 maggio il seguente ordine del giorno:

«Ufficiali, sottufficiali, soldati!

Assumo da oggi il Comando delle Forze Armare della Sicilia. Porgo il mio riverente omaggio alle gloriose Bandiere, Stendardi e Labari del R. Esercito, della R. Marina, della R. Aeronauùca, della M.V.S.N. Saluto affettuosamente le unirà pronte a rinnovare le loro gloriose gesta, o ad emulare in valore le unità che già ebbero l'onore di combattere.

Saluto altresì i repani delle Forze Armate Germaniche, a noi 'uniti per la difesa di questa italianissima terra.

La mia fiducia in voi tutti è pari alla solennità dell'ora. A nome vostro e mio porgo un saturo grato ed augurale all'Eccellenza Roatta, che tanto intensa attività ha svolto per il porenziamento della difesa di quest'Isola, che è affidata al vostro valore e che difenderemo con ferma fede e incrollabile volontà. li Generale Comandante Alfredo Guzzoni» ( 4 2). ·

Guzzoni era appena arrivato in Sicilia che il _ 2 giugno il Prefetto Testa, Commissario straordinario civile, pubblicò una propria ordinanza che elevava le paghe giornaliere ai locali lavoratori agricoli e che precisava che le nuove tariffe non potevano essere superate per nessun motivo e dovevano essere anche «applicate nell'isola per lavori di carattere privato, di pubblica utilità o militari agli operai di qualsìvoglia categoria» (43). Due giorni dopo fu quindi pubblicato sulla «Gazzetta del Regno» il decreto dì militarizzazione del territorio siciliano, con conseguente passaggio di tutti i poteri al Comando militare (44).

(42) A.U.S.E .. cartella 2221, allegatO 83. (43) A.U.S.E., cartella 2221, allegato 94. 11 Commissario straordinario civile, nominato tale con R.D. 23 marzo 1943, era staro posto a disposizione del Comando FF.AA. della Sicilia per regolare i rapporti dcll'aurorità militare con i nove Prefetti ed anche per contenere i consumi dell'isola. Cfr. G. ZINGALI: L'invasione della Sicilia, Catania 1962, pagg. 27-28. (44) S. ATTANASIO: Sicilia senza Italia luglio-agosto 1943, Milano 1976, pag. 40. Con il bando 189, a firma di Mussolini, fu militarizzato in quello stesso giorno non solo il personale ferroviario siciliano, ma anche '·quello delia Sardegna. Cfr. A.U.S.E .. cartella 1444.

Se però con questi ultimi provvedimenti poteva essere almeno in parte risolto il noto problema del reperimento di mano d'opera per la creazione di nuove installazioni difensive, rimaneva insoluta l'altra parallela questione di una maggiore disponibilità di mezzi marittimi per il trasporto dei materiali di costruzione. A tale proposito 1'8 giugno Guzzoni lamentò l'inadeguatezza dei natanti messi a disposizione della 6a Armata per l'afflusso di quelle 8.000 tonnellate giornaliere di materiali reputate come minimo indispensabile e denunciò che nessuno dei duecento motovelieri, già destinati dal Comando Supremo alle esigenze siciliane, era ancora giunto nell'isola. Egli concluse amaramente che «in vari porti non si lavorava per mancanza di piroscafi e di motovelieri» e che in quelle condizioni la situazione dei rifornimenti per la Sicilia si aggravava «Sempre di più in modo veramente allarmante» ( 4) ).

Da parte sua lo Stato Maggiore della R. Marina proprio in quei giorni, esattamente il 7 giugno, aveva trasmesso al Comando Supremo un promemoria con il quale, in relazione ali' ipotesi «SS» formulata il 27 maggio (attacco nemico simultaneo contro ambedue le grandi isole italiane), non reputava possibile per il momento distogliere natanti dal traffico per la Sardegna a favore di quello per la Sicilia. Per lo stesso motivo il previsto trasporto su quest'ultima isola della divisione tedesca «H. Goering» avrebbe richiesto maggiore tempo (46).

Il Generale Guzzoni non tardò quindi ad imbattersi con la triste realtà locale, ma non per questo si perse d'animo e cercò di rendersi personalmente conto della situazione sia militare che civile sull'isola compiendo tra il 7 e il 9 giugno un'ispezione nel settore Enna - Messina - Catania. Dal rapporto di tale missione emerge però un inquietante e purtroppo frequente fenomeno: la tendenza dei Comandi in sottordine a presentare le disfunzioni come lievi, temporanee e sanabili, a causa di un malinteso orgoglio e spirito di Corpo (47). Il 7 giugno infatti, stando al citato rapporto, il gruppo

(45) A.U.S.E., cartella 2221, allcgam 127: Lele del Comando FF.AA della Sicilia n. 13798 dell'8 giugno 1943. Ancora il 27 del mese Guzzoni lamentò che anziché le previste 8.000 tonnellate giornaliere di riforoimemi, ne giungevano in Sicilia ogni giorno non più di 2.000·3.000. lbidmt, allegato 363: tele n. 35408 del 27 giugno 1943 diretto al Comando Marina di Sicilia e all'Intendenza FF.AA. di Sicilia. (46) A.U.S.E. , canc:lla 1444: promemoria dello S.M. Marina o. 9282/T del 7 giugno 1943. (47) A.U.S.E .. cartella 2221 , allegato 129: Relazione sulla visita dell'Eccellenza Guzzoni nella zona Enna - Messina. Catania nei giorni 7, 8, 9 giugno 1943.

tattico del Maggiore Franzini di Linguaglossa non denunciò altro che «un morale elevatissimo malgrado il contingente sia quasi per intero siciliano, grande entusiasmo e spiccato senso del dovere». Tanto dovette essere effettivamente l'entusiasmo riscontrato nella circostanza che Guzzoni elargì al gruppo tattico un premio di 2.000 lire.

A Messina inoltre il Federale Bosco e il Questore Buccarelli riferirono l' 8 giugno «del calmo e sereno spirito della popolazione malgrado i frequenti bombardamenti aerei», mentre il Ten. Col. D'Amico e il Console Bassanese, rispettivamente comandanti del 116 • reggimento costiero sul settore calabro e del gruppo çattico di Gambarie, assicurarono Guzzoni del «buono» spirito e1 della «soddisfacente» efficienza delle loro truppe, definendo infine «a posto» l'equipaggiamento e gli oggetti di corredo.

Sempre nella città dello Stretto il Col. Marzà, comandante del 119• reggimento costiero sul settore siculo della Piazza, si mostrò «contento dei propri uomini» che lavoravano «con alacrità». Solo il Maggiore Piga, delegato dell'Intendenza del Comando M.M. Autonomo della Sicilia, denunciò una disfunzione, comunicando che 1.600 carri merci carichi di materiali bellici e di vettovaglie erano «fermi nel compartimento calabro delle ferrovie a causa dell'interruzione del servizio traghetti». Egli però preannunciò che tali carri sarebbero stati scaricati e che il materiale sarebbe stato trasportato quanto prima con non meglio specificati natanti.

Nel pomeriggio dell'S giugno Guzzoni completò la visita nella parte meridionale della Piazza di Messina, ricevendo l'impressione che, a parte la difesa passiva controcarro, il resro dell'organizzazione difensiva fosse «soddisfacente» ed elargendo un premio di 200 lire ai militari di due postazioni di Ali Marina.

Il comandante delle FF.AA. della Sicilia concluse il suo giro d'ispezione visitando il 9 giugno Catania, la cui complessa struttura difensiva venne senz'altro definita «molto buona>>. Il rapporto della missione ci 0oltre anche. «la ?islocazi?ne recet;Iten:eme assunta dalle dìvlSlom mobd1 Napolt e Lzvomo da garanz1a d1 una solida e sicura difesa di una zona tanto delicata quale è la piana di Catania», mentre lo stesso Guzzoni ebbe a dire in chiusura agli ufficiali riuniti che «i mezzi disponibii debbono essere considerati sufficienti alla difesa».

QuestO palesato ottimismo ufficiale venne comunque completamene ribaltatO da Guzzoni il 13 e il 14 giugno, quando egli riferì

sta al Comando Supremo che allo S.M.R.E. le seguenu .sue impressioni:

cNel complesso situazione difensiva inadeguata di fronte mezzi offesa. avversaria. Forze mobili terrestri et capacità reattiva nostra aviazione insufficienti. Spirito popolazione depresso. Reputo necessaria altra divisione germanica corazzata ed una divisione motorizzata italiana oltre at rinforzo aviazione. Mi adopro per potenziare materialmente, spirirualmeoe difese et per creare fronte unico forze armate, gerarchie partito, popolazione. Guzzoni» ( 48).

4. LE ULTIME DISPOSIZIONI E PREVISIONI SULL'ISOLA

La mattina del 9 giugno 1943 Il CoL Faldella, Capo di S.M. di Guzzoni, ebbe un lungo colloquio con il Col. Heckel, Capo di S.M. della 15a divisione Panzergrenadier «Sizilien» (49). In tale sede l'ufficiale superiore tedesco espose le possibilità nemiche d'invasione dell'isola, che localmente si aveva il dovere di prevedere, mentre a Roma si considerava ancora molto dubitativamente. Egli indicò le due più probabili zone di sbarco nella cuspide occidentale e nel triangolo sud orientale Gela - Capo Passero Catania. Nella prima· ipotesi, secondo Heckel, gli anglo-americani avrebbero goduto della vicinanza degli aeroporti tunisini, ma avrebbero incontrato poi terreno difficile per l'avanzata verso l'interno. Era quindi da ritenere più probabile un'operazione anfibia nemica nella zona Gela - Capo Passero - Catania, che comportava sì una maggiore .durata di navigazione e quindi una minore possibilità di sorpresa, ma avrebbe goduto poi di un entroterra più idoneo alla penetrazione, avrebbe minacciato direttamente il traffico dell'Asse nello Stretto di Messina e avrebbe tagliato fuori le forze di difesa stanziate nel settore occidentale dell'isola.

Dopo questa lucida ed esatta esposizione, il Col. Heckel propose di impiegare nel settore Gela - Capo Passero - Catania le truppe mobili italiane «tenendole il più vicino possibile alla costa>> e

(48) A.U.S.E., cartella 1444: cOiario StOrico del Comando Supremo•. tele del Gen. Guzzoni n. 14461/op dcli3 giugno 1943 e cartella 2221, allegato 171: rele 14542 del 14 giugno 1943. (49) A.U.S.E., cartella 2221, allegatO 133: Verbale del colloquio con il CoL Heckel, Capo di S.M. del CoL Baade, 9 giugno 1943.

comunicò che sarebbero stati dislocati nel settore orientale, precisamente nelle zone di Paternò e di Caltagirone, due dei tre reggimenti di fanteria della 15 a divisione «Sizilien», lasciando nella parte occidentale il solo reggimento «Ens», pronto però a trasferirsi dove fosse il pericolo maggiore. Un quano reggimento tedesco sarebbe stato poi formato nella zona di Caltanissetta con elementi distaccati in quel momento in varie sedi.

Alla prima imporrante proposta il Col. Faldella rispose che l' .impiego delle unità mobili italiane a ridosso della cuspide sud orientale sarebbe stato possibile solo disponendo di un'altra divisione di riserva d'Armata. Fu invece riconosciuta valida la proposta relativa alla dislocazione della divisione germanica «Sizilien» con il gruppo <<Fullriede» alle spalle- di Gela, il gruppo «Korner» presso Paternò, il gruppo «Ens» nella parte occidentale dell'isola presso Salemi e il nuovo reggimento di formazione «Neapel» presso Caltanissetta. Questa dislocazione di truppe tedesche non teneva però ancora conto del prossimo arrivo in Sicilia della divisione corazzata «H. Goering».

In quella sede il Col. Heckel prospettò anche un contrattacco nei confronti del nemico eventualmente sbarcato da pane delle divisioni «Livorno» e «Napoli» lungo la via più breve e delle forze germaniche motorizzate sul fianco avversario. A tale proposta Faldella non dette per il momento una risposta precisa, riservandosi di esaminarla e di sottoporla al Gen. Guzzoni al rientro dalla sua visita di ispezione. Il Capo di S.M. delle FF.AA. della Sicilia si disse invece pronto ad accogliere la richiesta di Heckel di mettere a disposizione di ogni gruppo germanico una sezione di Carabinieri motorizzata per evitare ai militari tedeschi di dover far rispettare personalmente la delicata ordinanza n. l, cioè «di impedire a qualsiasi costo che la popolazione in fuga dalla costa invadesse le strade dell'interno».

Collegata a quest'ultimo· problema fu la richiesta del Col. Heckel riguardante lo spostamento di truppe tedesche attraverso l'isola e soprattutto dei diciassette carri pesanti «Tigre» allora esistenti (di cui undici erano nella zona orientale), che potevano essere trasferiti solo per ferrovia. Da parte italiana si chiese al proposito un elenco dettagliato di ciò che occorreva trasportare, promettendo tutto l'aiuto possibile.

Le esatte argomen razioni del Col. Heckel circa la maggiore probabilità di uno sbarco nemico nella cuspide sud orientale della

Sicilia furono di lì a poco contestate dal Gen. R<>ssi, comandante del XVI Corpo d'Armata stanziato proprio ad oriente e dal Geo. Chirieleison, comandante della divisione «Livorno». Essi infatti, durante una riunione del 13 giugno con il Col. Baade, che aveva organizzato i reparti della «Sizilien», affidati poi al Gen. Rodt, reputarono che ·«il nemico, disponendo di molti mezzi, potesse attaccare anche la cuspide nord occidentale ed anche altre località» (50). Da ciò la conclusione del Gen. Rossi che si dovesse «essere invece in condizioni di fronteggiare i tentativi nemici dove li farà», suggerimento in verità assai generico e che denotava ancora una volta la confusione di idee, la sopravvalutazìone delle capacità dell'avversario e l'ignoranza circa le sue abitudini strategiche.

Lo stesso 13 giugno il Comando delle FF.AA. della Sicilia inviò ai due dipendenti Corpi d'Armata un memorandum sulla difesa dell'isola che, a firma Faldella, dettava presunte modifiche al capo III del promemoria 5S di Roatta del 27 marzo (51). È opportuno riferirne qui di seguito il testo.

di sbarco tendente, oltre all'occupazione della cuspide occidentale e sud orientale dell'isola, oppure all'una o all'altra di esse, al settore di Agri gemo. - Le forze di difesa costiera e gli elementi vari di rinforzo già a loro disposizione resistono sul posto a oltranza. - Il «gruppo tattico» di Raffadali - Aragona - Favara (177° rgt. bers.) interviene in analogia a quanto detto nella eventualità di cui alle lettere a) e b) del capo I, secondo gli ordini del Comando XII C.A.

Per le eventualità c) dello stesso capo I provvederà questo Comando con la riserva d'Armata. In quest'ultima ipotesi dovrà essere mantenuto ad oltranza il possesso delle posizioni di fascia di sbarramento individuate dalle alture di Cianciana - M. Gi;Uaglione - alLOpiano di Racalmuto - M. Pisciacane. - Per il concorso di forze in dzfesa costiera da settori laterali non impiegati, o di «gruppi mobtli» e viciniori disponibili, sono competenti a decidere i comandandi di C.A.».

Abbiamo detto che tale memorandum intendeva dettare <<presunte» modifiche al capo III del precedente promemoria 5S, poiché in realtà ne ripeteva esattamente le stesse parole, come effettivamente ebbe a rilevare allora un ignoto e acuto commenta-

(50) A.U.S.E .. cartella 2221, allegato 148: Verbale della riunione del 13 giugno 1943. (51) A.U.S.E., cartella 2221, allegato 166: dispaccio n. 19245/op del Comando FF.AA. della Sicilia in data 13 giugno 1943 intitolato cMemoric sulla difesa della Sicilia».

tore di tale memorandum, il quale a matita scrisse in margine: «Quali modifiche? Ma se il foglio allegato è lo stesso di quello del Promemoria 5S! Che confusione!»

Ventiquattr'ore dopo, il 14 giugno, il Gen. Guzzoni inviò allo S.M.R.E. e, per conoscenza, al Comando Supremo e all'O.B.S. di Kesselring il nuovo promemoria n. 14600 sulla situazione difensiva della Sicilia, nel quale dettagliava le note pessimistiche osservazioni trasmesse a Roma il 13 e lo stesso 14 giugno con i ricordati telegrammi 14461 e 14542. Ecco qui di seguito alcune delle argomentazioni tratte dal documento in questione, che comunque è riprodotto integralmente in appendice (allegato n. 4) (52).

La situazione difensiva,, sotto il profJJ.o sia delle opere fisse che della disponibilità di uomini e di armi, non era mutata di molto da quella rappresentata nel marzo dal Gen. Roatta. I battaglioni costieri, per lo più formati da militari locali, anziani e spesso mal comandati, dovevano difendere fronti a mare lunghi da 10 a 45 chilometri, possedendo mediamente un cannone controcarro ogni otto chilometri. La difesa mobile era affidata ad occidente al XII C.A., composto dalle divisioni di fanteria «Assietta» e «Aosta», e ad oriente al XVI C.A. basato sulla sola divisione di fanteria «Napoli». Quest'ultima era formata, al pari dell' «Aosta», quasi esclusivamenda militari siciliani, che risentivano direttamente e profondamente del disagio morale della popolazione. Il Comando d'Armata disponeva allora, come riserva, della divisione di fanteria «Livorno» e della 15 a div. Panzergrenadier «Sizilìen», le cui intenzioni estremamente aggressive, esposte dal Col. Heckel, facevano però temere a Guzzoni già da allora una prossima divergenza di vedute qperative (53). ·

Gli aiuti più urgenti richiesti a Roma riguardavano per il momento artiglierie controcarro, autotrasporti, piroscafi e natanti e soprattutto un potenzi amento dell'aviazione e un sollecito trasferimento sull'isola della divisione corazzata germanica «H. Goering» e possibilmente di un'altra divisione motorizzata italiana (54).

(52) A.U.S.E., cartella 1497. allegato 1049 e cartella 2221, allegato 184: promemoria n. 14600/op del 14 giugno 1943: cSituazione difensiva della Sicilia•. (53) E. FALDELLA: Lo sbarco e la difesa della Sicilia, op. cir., pag. 69 e pag. 85. (54) In riferimento a quest'ultima richiesta di Guzzoni il Comando Supremo comunicò a Superesercito il 21 giugno che Mussolini aveva disposto l'invio in Sicilia della divisione cM•. il cui trasferimento avrebbe dovuto essere effettuato anche prima del completamento dell'organico c dell'addestramento. Cfr. A.U.S.E. , caHella 1497, allegato 1168: tele n. 14186 del 21 giugno 1943 del Comando Supremo. Quindi. nel confermase l'invio in

Con acume Guzzoni inoltre sottolineò nel promemoria in questione che mai come in quel frangente la situazione militare e quella politica erano intimamente connesse. A tale riguardo non poteva essere trascurato il deprimente stato morale della popolazione, la cui perdita di «fierezza e di reattività» era attribuita all'alimentazione insufficiente, ai bombardamenti aerei e a non meglio identificate «cause più remote». Da parte sua il clero era ritenuto responsabile di alimentare, anziché di scuotere, l'apatia e la rassegnazione delle popolazioni, limitandosi a9 esortarle alla fiducia in Dio e lavorando così per i propri interessi «e non per l'Italia e la difesa dell'isola>>.

Dal promemoria n. 14600 emergeva quindi naturale l'amara considerazione che «mentre in altri tempi tutto ciò avrebbe forse determinato una reazione spirituale contro il nemico ed una decisa volontà di resistenza, oggi sembra raggiungere risultati opposti. La depressione aumenta e con essa dilaga il sentimento che si finisca in qualunque modo purché si fmisca».

Le riserve di Guzzoni sulla saldezza morale ebbero un immediato eco a Roma, tanto che allo stesso argomento fu dedicata il 19 giugno una circolare dello S.M.R.E., diretta a tutti i Comandi dipendenti e riprodotta anch'essa in appendice (allegato n. 5) (55).

In tale circolare si richiamava in sintesi la necessità di «stringere i memori di come erano state capovolte nel 1917-1918 le sorti di una guerra che anche allora sembravano compromesse, nonché di una disciplina umana e comprensiva, ma inflessibile nella sostanza. Al proposito si concludeva con il preciso ordine di passare per le armi tutti coloro che avessero mostrato indisciplina, debolezza, disfattismo o disordine dinnanzi al nemico.

I principi ispirarori dell'azione dei reparti dipendenti in Sicilia furono inveçe dettati dal Gen. Guzzoni il 20 giugno con la circolare 16/S.Op., che sinteticamente sanciva quanto segue (56). - Affrontare energicamente l'avversario durante la sua crisi,

Sicilia sia della «H. Goering». sia de!Ja div. «M», il 29 giugno lo S.M.R.E., con foglio 19520, fece sapere al Gcn. Guzzoni che per il momento l'invio di ulteriori truppe era impossibile e che quindi dovevano essere impiegare nella fascia di sbarramento parti delle divisioni mobili già nell'isola. Alla fine però la div. •M• non fu fatta più affluire in Sicilia. (55) Stato Maggiore Esercito, circolare 13 C.S.M. del 19 giugno 1943 sulla csaldczza morale•, in A.U.S.E., cartella 1497. (56) A.U.S.E., canella 2221, allegato 286: circolare del Comando FF.AA. della Sicilia n. 16/S. Op. del 20 giugno 1943.

che si verifica al momento dello sbarco e immediatamente dopo, mantenendo ad oltranza il possesso del tratto di costa a ciascuno assegnato, anche in caso di cedimenti sui fianchi e di isolamento. - Saper operare autonomamente in caso di interruzione dei collegamenti. - Reagire immediatamente con contrattacchi sul fronte a mare e nei confronti di aviosbarchi. - Evitare il frazionamento dei reparti. - Impiegare le riserve d'Armata in compiti decisamente offensivi e di manovra.

La fiducia che le suddette energiche disposizioni sarebbero state poi applicate effettivamente sul campo non doveva essere comunque eccessiva nel Generale Guzzoni, se egli il 27 del mese reputò opportuno inviare ai Comandi dipendenti la nuova circolare 18/S, anch'essa riprodotta in appendice (allegato n. 6). Con essa il Comando delle FF.AA della Sicilia, prendendo spunto dalle prime notizie di fonte nemica circa la facilità con cui era stata occupata l'isola di Pantelleria- avvenimento che analizzeremo in seguitoammoniva a non avere «Una fiducia cieca» sul contegno delle nostre truppe, ma ad assumere un atteggiamento vigile, consapevole e severo nei confronti del personale disponibile.

Nella circostanza il Gen. Guzzoni giunse anche a prospettare l'eventualità che il nostro combattente, specie se siciliano, potesse essere sopraffatto dal «desiderio di abbandonare la lotta o addirittUra di passare nel campo avversario, con la speranza di poter più validamente proteggere i propri cari e i propri interessi». Non si può dire insomma che il Comandante in Capo della Sicilia abbia fatto mistero delle sue preoccupazioni, nè che queste ultime non fossero obiettivamente ispirate ad un limpido realismo, nonostante tre giorni prima, il 24 giugno, Mussolini avesse pronunciato il famoso discorso del «bagnasciuga», dettato dal più ottuso fanatismo (S 7). .

Frattanto Guzzoni cominciava a ricevere dai Comandi dipen-

(57) E. CANEVARI: La gueTTa italiana. Retroscma della disfatta, vol. Il, Roma 1949, pag. 781. Ecco i brani più famosi e citati di tale superficiale discorso: cBisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga .... Se per avventura dovessero penetrare, bisogna che le forze di riserva- che ci sono - si precipitino sugli sbarcati annientandoli fino all'ultimo uomo. Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra Pauia, ma l'hanno occupato rimanendo per sempre in posizione orizzontale•.

denti le prime di una lunga serie di denunce riguardanti penurie di mezzi d'ogni specie, fino a poco tempo prima insospettabili e impensate nell'atmosfera d'imperante conformismo. Così il 19 e lo stesso 27 giugno il XII e il XVI C.A. prospettarono in due elenchi le proprie deficienze nel campo delle artiglierie, richiamando l'attenzione sulla mancanza di spolette, di munizionamento, di cannelli e di alzi a cannocchiale per alcune batterie, nonché sulla penuria di personale e di altre attrezzature per quasi tutti i gruppi d'artiglieria (58). Quindi, sempre il 27 del mese, Guzzoni fu costretto a sollecitare a Roma l'invio degli automezzi promessi, precisando che la percentuale dei suoi autocarri inefficienti era allora del 27% (59). ·

Il l luglio l'Ufficio Informazioni della 6a Armata, pur ancora indeciso se la Sicilia o la Sardegna sarebbe stato il prossimo obiettivo avversario, scoprì che sulla prima isola tutte le coste potevano essere teatro di uno sbarco e che quindi bisognava vigilare ovunque. Si giungeva quindi a prevedere perfino l'impiego da parte del nemico di «piccoli drappelli di rinnegati italiani», nonché di soldati di colore incapaci però di resistere ad una pronta reazione della difesa. Sottovalutata era anche la capacità delle truppe americane, senza distinzione di razza, a manovrare di notte e a combattere all'arma bianca, dopo avere scelto come controprova la recente esperienza statunitense nell'isola di Attu nelle Aleutine e ignorando invece quello che era successo poco prima a Guadalcanal (60).

Anche nei giorni immediatamente precedenti l'invasione,precisamente il 5 e 6 luglio, il Generale Guzzoni fu costretto a richiamare la necessità di una maggiore disciplina, di una più efficace organizzazione dei soccorsi durame le incursioni aeree, di un rafforzamento della volontà difensiva e delle energie morali, che il rilevato e crescente accaparramento di indumenti civili da parte di

(58) A.U.S.E., cartella 2221, allcgari 361 e 372. · (59) A.U.S.E., cartella 1499. allegato 1424: telegramma del Comando FF.AA. della

Sicilia n. 35511 del 27 giugno 1943. (60) A.U.S.E., cartella 2228: Bollettini d'informazione n. 2 e n. 3 della 6• Armata in data l luglio t 943. Per la citata esperienza nelle Aleutine si precisa che l't l maggio t 943 la Task Force 51 dell'Amm. Rockwell mise a terra su Attu la 7' div. ftr. americana, che con una condotta tattica troppo prudente impiegò venti giorni per avere il sopravvcnro sui 2.630 difensori giapponesi e per completare la conquista di quell'isola. Cfr. A.

SANTONI: Storia generale della guerra in Asia e nel Pacifico 1937-1945, vol. II. Modena 1978, pagg. 179-182.

militari lasciava intendere a priori come molto scarse.

I rapporti tra la popolazione siciliana e le autorità militari e r politiche locali non dettero luogo a dissidi rilevanti. Eppure davvero insostenibili furono le privazioni cui dovette sottostare la cittadinanza isolana, sia per penuria di alimentazione (a fine maggio mancavano 12.000 tonnellate di farina rispetto alla quota delle razioni) sia a causa dei continui bombardamenti. Di fronte a queste difficoltà esistenziali i siciliani contrapposero un invidiabile senso di adattamento, sorretto dalla speranza che tutto finisse al più presto, e una generale · resistenza passiva al sempre più screditato regime fascista. Esempio di quanto detto fu il clamoroso fallimento della progettata formazione di «Centurie volontari dei Vespri», il cui compito avrebbe dovuto essere quello di contribuire alla difesa armata dell'isola con metodi di guerriglia. ,

Con il crescente gettito di notizie sui movimenti navali nemici in quei primi giorni di.luglio e quindi con l'aumentare della tensione nervosa, non mancarono anche falsi allarmi. Così nella notte sul 7 Supermarina informò che da una serie di presunti incendi scoppiati presso Marsala era da dedurre un locale sbarco anglo-americano. Di lì a poco fu invece chiarito telefonicamente dal Comando delle FF.AA. della Sicilia che non esistevano né incendi né truppe nemiche a terra (61). In· quella stessa giornata fu comunque ordinato da Roma di predisporre l'interramento dei porti dell'estremità occidentale della Sicilia, cosa che però non risultava realizzabile con i mezzi a disposizione. Pertanto 1'8 luglio Guzzoni decise di disporre per la sola inutilizzazione delle banchine dei porti di Trapani e Marsala e per l'inattivazione e l'ostruzione dei poni di Licata, Sciacca e Porro Empedocle (62).

Alle 19. 30 gel 9 luglio, giunte notizie sull'approssimarsi di convogli nemici, il Col!!_ando delle FF.AA. della Sicilia ordinò lo «Stato d'a1J.aime» convertito poi in «Stato di emergenza» alle 01.10 d_cl_10 luglio quando pervennero le prime segnalazioni di sbarchi di nemici. lr;Ifme alle 01.50 dello stesso giorno il Gen. Guzzoni ordinò il brillamento delle interruzioni predisposte a Porto Empedocle e a Licata (63). Con l'occasione ricordiamo che la

(61) E. FALDELLA: Lo sbarco e la d1jesa della Sicilia, op.cit., pag. 102. (62) A.U.S.E., cartella 2228: «Diario storico Militare del Comando della 6• Armata.., giorno 8 luglio 1943. (63) A.U.S.E., cartella 2124/B, fascicolo 2124/A: c.Relazione del Comando FF.AA. della Sicilia dal 15 giugno al 20 luglio 1943•.

«tempestiva distruzione dei poni nelle isole» veniva in quelle stesse ore raccomandata personalmente dal Generale Ambrosio ai tre Capi di S.M. delle Forze Armate con un dispaccio delle ore 01.30 del 10 luglio (64).

(64) A.U.S.E., cartella 1501, allegato 469: tele 14697/op dellO luglio 1943 del Comando Supremo.

CAPITOLO IV

LE FORZE CONTRAPPOSTE

l. I RAPPORTI ITALO-TEDESCID E IL POTENZIAMENTO

GERMANICO IN ITALIA

Allorquando con la caduta di Tripoli e la perdita della Libia le sorti della guerra nel Mediterraneo sembravanp assumere un andamento decisamente sfavorevole all'Asse europeo, si moltiplicarono da parte tedesca le manifestazioni di diffidenza circa la reale volontà italiana di rispettare l'alleanza contratta. Così il 13 febbraio 1943, durante una delle consuete conferenze navali del Fiihrer, l'Ammiraglio Donitz, recente nuovo comandante della Kriegsmarine, giunse a lamentare con Hitler il fatto che sommergibili inglesi fossero liberi di attaccare il traffico d eU' Asse perfino d'avanti ai porti italiani.

Nella successiva riunione del 26 febbraio Donitz riferì quindi di aver allacciato trattative con la R. Marina per la requisizione di numerosi panfùi privati italiani da adibire al traffico con la Tunisia «possibilmente sotto comando tedesco». Per gli stessi scopi la Seekriegsleitung decise di istituire a metà febbraio nel Mediterraneo il Comando navale di difesa del traffico dell' Amm. Ruge, che doveva affiancare il vecchio Comando Marina tedesca in Italia retto dall' Amm. Weichold e poi dall' Amm. Meendsen-Bohlken a partire da marzo.

Quindi 1'8 marzo fu la volta di Goering, comandante della Luftwa.ffe, ad esprimere in una sua visita a Roma numerose lamentele per l'andamento delle operazioni aeronavali nel Mediterraneo. Fece eco il 15 e il 16 marzo ancora Donitz sia di fronte a Mussolini sia in una riunione con l' Amm. Riccardi, Capo di S.M. della R. Marina, nella quale Donitz ottenne il permesso di aggregare a Supermarina il nuovo Comando dell' Amm. Ruge dipendente però da Berlino.

L'esistenza di due Comandi navali tedeschi a Roma non poteva però non portare a sovrapposizioni di competenze e a conflitti di autorità, per cui il 18 maggio, dopo la caduta della

Tunisia, l'Ufficio di Ruge assorbi quello di Meendsen-Bohlken che, meno anziano del collega, rientrò in Germania (1). Fu comunque ancor più nel settore aereo che le Forze Armate del Terzo Reich vennero impegnate a sostegno della difesa del

Mediterraneo e della Sicilia in particolare. A partire dalla seconda metà di maggio 1943 infatti i velivoli della za Luftflotte furono più che mai occupati a contrastare crescenti incursioni aeree alleate soprattutto contro gli aerodromi, le vie di comunicazione e le città siciliane, nonché coritro i traghetti in servizio nello Stretto di

Messina. Gli attacchi dei bombardieri anglo-americani, soprattutto dei quadrimocori contro i grandi centri urbani, miravano anche a - prostrare il morale degli italiani e ad indebolirne, particolarmente in Sicilia, i propositi di resistenza, sebbene in qualche caso ottenessero esattamente l'effetto contrario di esasperare il rancore delle popolazioni nei confronti degli alleati. Comunque l'offensiva aerea determinò un effettivo indebolimento dell'aviazione italo-tedesca e produsse un rallentamento sensibile nel flusso di traffico verso la Sicilia. Da parte tedesca ci si rese conto di quanto fosse importante fronteggiare l'offensiva dei quadrimotori alleati, poiché dai risultati contro dì essi poteva dipendere, dal punto di vista militare e politico, lo sviluppo dei successivi avvenimenti in Italia; ma il problema non era di semplice soluzione. Sarebbe stato necessario ad esempio che l'insufficiente numero di apparecchi da caccia disponibili per le intercettazioni fosse inviato al combattimento manovrato da un unico Comando, la cui realizzazione era stata però fino ad allora sempre frustrata dalle gelosie e dal particolarismo vigenti tra gli alleati dell'Asse europeo. Questo obiettivo del resto continuava ad essere irraggiungibile anche per altri motivi

(l) A.U.S.E., cartella 1444: cOiario Storico del Comando Supremo• . giorno 18 maggio 1943. Alla data dell'invasione della Sicilia la K.riegsmarinc aveva in Italia un grosso contingente di naviglio sottile inquadrato nella cosiddetta 7• divisione navale di sicurezza, composta in totale da sei corvette, tre torpediniere, undici cacciasommergibili, due posamine, senamauè dragamine e morodragamine, venti motosilurami e quattro navi appoggio. Inoltre operavano in quel momento nel Mediterraneo diciassette U-boote germanici.

tecnici, quali la differenza della lingua e, soprattutto, la penuria di apparati di radiofonia sui velivoli italiani, che rendeva inattuabile la manovra bellica d'insieme delle squadriglie.

Il risultato, spiacevole per le successive conseguenze comportamentali germaniche, fu che i tedeschi finirono per sobbarcarsi la maggior parte dell'attività aerea difensiva sulla Sicilia, sulla Sardegna e sulla penisola centro-meridionale, zone in cui si trovavano allora dislocati i principali reparti di volo della 2a Luftflotte. Bisogna tuttavia dire al proposito che l'impegno aeronautico tedesco in Italia, sebbene instancabile, non trovò affatto soddisfatto Goering che, nel rozzo intento di sollecitare maggiori risultati, finì addirittura per minacciare il trasferimento sul fronte russo, come truppe di fanteria, di preziosissimi piloti da caccia. Egli fece anche sapere che i piloti sarebbero stati sottoposti a consiglio di guerra quando, dopo un combattimento, non avessero potuto provare alcun successo, a meno che non fossero stati essi stessi abbattuti o seriamente danneggiati.

Quando poi Goering si persuase che la 2a Luftflotte, a causa di un'insanabile inferi o rià quantitativa rispetto all'aviazione angloamericana, stava attraversando un momento molto critico, egli credette di poter migliorare la situazione cambiandone il comandante diretto. Pertanto il 12 giugno 1943 il Maresciallo Kesselring, che teneva allora il doppio Comando del Fronte Sud (O.B.S.) e della 2 a Luftflotte, venne esonerato dalla direzione di quest'ultima Grande Unità aerea, che passò agli ordini del Gen. Wolfram von Richthofen, cugino del famoso «barone rosso» e già comandante dell'VIII Fliegerkorps durante la campagna balcanica del 1941 e poi della 4a Luftflotte in Russia (2).

Giunto in Italia, von Richthofen si rese subito conto che la situazione in questo settore era assai diversa da quella prospettatagli a Berlino da Goering e che Kesselring aveva ragione in molte cose. Pertanto, d'intesa con il comandante dell'O.B.S., egli concesse periodi di riposo al personale e il 22 giugno concordò con il Gen. Fougier, Capo di S.M. della R. Aeronautica, il trasferimento dei reparti da bombardamento italo-tedeschi dalla Sicilia al continen-

(2) A. SANTONI - F. MATI'ESINI: La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-194.5, Roma 1980, pag. 390. Comandante del cosiddetto cFliegerfuhrer Sizilicn• era il Gen. Mahncke, che aveva ai suoi ordini il Col. Pclz quale comandante dei reparti da bombardamento.

te. In tal modo gli aeroporti siciliani e sardi, pesantemente bersagliati dal nemico, continuarono ad ospitare soltanto i reparti da caccia e d'assalto e a fungere da scalo intermedio per le azioni dei bombardieri dell'Asse partenti dalle basi sulla penisola. 1

La principale attività offensiva del II Fliegerkorps, punta di lancia della 2a Luftflotte, con Comando tattico a Taormina, fu diretta in quel periodo contro i porti del Nord Mrica, dove gli alleati stavano ammassando navi, truppe e materiali per un balzo oltremare reputato ormai imminente a Roma e a Berlino, ma la cui destinazione non venne identificata nelle due capitali dell'Asse fino al 6 luglio. .

A causa dell'inferiorià rispetto al nemico i bombardieri tedeschi operarono-quasì esclusivamente di notte, ma coSì facendot loro Sforzi furono del tutto sproporzionati rispetto ai modesti risultati ottenuti. Infatti tra la notte del 14 maggio, giorno successivo alla caduta della Tunisia, e quella del 5 luglio i bombardieri del II Fliegerkorps eseguirono ventiquattro incursioni contro i porti del Nord Mrica francese in mano all'avversario, impiegando in successione un totale di 772 Ju. 88, perdendone ben 55. Di contro essi causarono soltanto danni alle installazioni portuali, ai due cacciatorpediniere inglesi l/ex e Petard (rispettivamente la notte del 14 maggio a Bona e la notte del 17 giugno a Biserta) e affondarono a Orano la notte del 19 maggio il piroscafo americano Samuel Grtffin.

Lo stesso crescente impegno tedesco a difesa del territorio italiano e in particolare della Sicilia fu palese anche nel campo terrestre, a partire dalle ulteriori due divisioni offerte da Hitler a Mussolini a metà maggio e che avrebbero portato a cinque quelle presenti in Italia (3 ). Il rifiuto di queste due divisioni tedesche da parte del Comando Supremo il 12 maggio fu al centro dei commenti successivi. Kesselring sostenne che così facendo «gli italiani volevano rimanere padroni in casa loro», mentre il Fi.ihrer fu ancora più esplicito, affermando che con tale comportamento il Comando Supremo italiano voleva conservarsi «mano libera per il futuro» e che non c'era quindi da fidarsi della volontà dei militari italiani di proseguire la guerra fino in fondo.

(3) W.G.F. JACKSON: La battaglia d'Italia, op. ci t., pag. 30. Le tre divisioni tedesche già presenti in Italia in quel periodo erano la 90• destinata in Sardegna c la 15• c la eH. Goering. destinate in Sicilia.

Il suddetto convincimento di Hitler fu ancora più rinforzato dal pessimistico resoconto che von Neurath fece il 20 maggio sulla sua visita in Sicilia, dalla quale vennero tratti ulteriori elementi a sfavore della determinazione difensiva del Gen. Roatta, allora comandante della 6a Armata sull'isola, e di tutta la popolazione locale ( 4). Fu proprio al termine di questo colloquio del 20 maggio che Hitler chiese al Gen. Keitel di predisporre un piano, poi approvato due giorni dopo con il nome di ALARICO, per impossessarsi del controllo dell'Italia settentrionale in caso di voltafaccia dell'alleato mediterraneo (5).

Poco dopo però la mutata prospettiva di una prossima invasione dell'Italia fece cambiare opinione al Gen. Ambrosio, che nei tre colloqui con Kesselring del l, 11 e 12 giugno giunse a chiedere il trasferimento nella penisola delle due altre divisioni germaniche offerte da Hitler e rifiutate in un primo tempo (6).

Pertanto la 3a e la 16a div. Panzergrenadier scesero lungo lo stivale ftno a Roma e a Salerno, ciò che rese possibile il contemporaneo trasferimento della «Hermann Goering» in Sicilia, il cui I battaglione corazzato iniziò a passare lo Stretto di Messina il 27 del mese, raggiungendo sull'isola il proprio gruppo esplorante già arrivato da quattro giorni e l'intera divisione «Sizilien». Quest'ultima, formata da truppe trattenute sull'isola quando divenne evidente la perdita della Tunisia, era stata organizzata sotto il comando provvisorio del Col. Baade ed era stata poi battezzata ai primi di giugno 15 a div. Panzergrenadier (7).

Non ancora tranquillizzato circa l'apparato difensivo dell'Asse in vista di un'invasione dell'Italia, il Gen. Ambrosia ftnì per chiedere il 17 giugno anche una sesta e una settima divisione germanica, che furono la 26a e la 29a Panzergrenadier e che penetrarono nella penisola ai primi di luglio (8).

Frattanto 1' 11 giugno il Generale Miiller era stato nominato «Comandante delle Forze Armate tedesche in Sicilia» con i seguenti compiti (9).

(4) Il rapporto di von Neurarh ad Hitler è anche riprodotto in W. CHURCHILL: La seconda gue"a mondiale, op. cit., vol. IX, pagg. 42-43. (5) U.S. ARMY IN WORLD WAR II: Sicilyondthesu"enderofltaly, op.cit., pag. 50. (6) Ibidem, pagg. 74-75. (7) H. POND: Sicilia, op. cit., pag. 30. (8) U.S. ARMY IN W ORLO WAR II: Sicily an d the sumnder of Italy, op. ci t., pag. 75. (9) A.U.S.E., cartella 2221, foglio n. Op. Pr. 230/43 dell'l l giugno 1943. divulgato dal Comando della 6• Armata con circolare 15035/op del 24 giugno 1943.

- Poteri territoriali sulle truppe germaniche nell'isola (alloggiamenti, trasporti, collegamenti, assistenza, ecc.), in aderenza alle disposizioni del Generale tedesco dì collegamento presso la 6 a Armata italiana, di prossima nomina. - Direzione e responsabilità sui Comandi fissi germanici (aeroporti, impianti di collegamento, depositi, ecc.) e sui reparti non divisionali. - Approvvigionamenti delle truppe tedesche e compm di Intendenza.

Lo stesso 11 giugno, cioè il giorno prima di perdere la direzione della 2 a Luftflotte, il Geo. Kesselring, che rimase comunque comandante· dell'O.B.S., emanò con foglio Op. Pr. 229 l 43 le misure per la difesa territoriale della Sicilia. In base ad esse ogni presidio o aeroporto avrebbe dovuto «difendersi fino. all'ultimo» alle dipendenze di «comandanti dì combattimento di zona», investiti di «pieni poteri dittatoriali», che avrebbero «giurato solennemente» a loro volta di «resistere fino all'estremo» ( 10). Seguivano nella stessa circolare le varie ipotesi dì allarme, suddivise in tre. gradi di pericolosità, e le modalità dì ·difesa dei presidi, aeroporti e installazioni. In particolare si prescriveva la costituzione di posti di sbarramento «ad istrice» a distanza dagli obiettivi veri e propri, nonché l'utilizzazione di <<locali riserve mobili d'urto» e di «unità mobili di allarme». Infine si raccomandava una «continua stretta collaborazione con i locali Comandi italiani competenti», ma si aggiungeva che occorreva anche «tenere presente la possibilità che le truppe e i reparti italiani fossero impiegati altrove e che perciò tutta la difesa di quel posto restasse affidata alle sole truppe tedesche».

Al suddetto ordine di Kesselring era poi annessa un'aggiunta del Comandante delle FF.AA della Sicilia, Gen. Guzzoni, comprendente alcuni dettagli come la formula del giuramento per i previsti «comandanti di combattimento di zona», i cui nomi dovevano essere comunicaci entro il 16 giugno, nonché i sistemi di collegamento per tali centri di difesa territoriale.

Tuttavia la decisione più impo_fgnte di quel periodo fu la nomina del Cenerile Senger und Etterlin ad ufficiale di collegamento tedesco presso I:: 6a designato il 22 giugno da

(10) A.U.S.E., cartella 2221, allegato 360: foglio n. Op. Pr. 229/43 dell'Il giugno 1943, divulgato dal Comando della 6• Armata con circolare 15:577/op del 27 giugno 1943.

_ Hitler (11). I compiti assegnati a tale alto ufficiale furono precisati dall'O.B.S. il 25 del mese nell'allegato al foglio 2893/43 ed in sintesi erano i seguenti ( 12). - Elaborazione e trasmissione degli ordini a tutte le truppe tedesche in Sicilia e diritto di esprimere al Comandante della 6 a Armata· italiana - da cui egli direttamente dipendeva - le proprie opinioni operative, senza però potergli imporre i relativi suggerimenti. - Tutela delle esigenze delle unità germaniche sull'isola, secondo le istruzioni dell'O.B.S. - Comando dal punto di vista territoriale di tutti i repani tedeschi presenti in Sicilia, a prescindere dalla loro confermata dipendenza tattica dalle autorità militari italiane. Questa nomina non sfuggì agli inglesi, che attraverso le decrittazioni ULTRA seppero il 27 giugno che «il Generale von Senger und Etterlin era stato nominato ufficiale di collegamento tedesco con la 6a Armata italiana, nonché comandante territoriale delle forze germaniche in Sicilia, dopo aver già c9mandato nel febbraio la 17a divisione corazzata» (13).

Appena giunto in Sicilia il Gen. Senger und Etterlin panecipò il 26 giugno ad un'imponante riunione con Guzzoni, Faldella, Kesselring, Miiller e Rodt, quest'ultimo nominato il 6 del mese comandante della 15a divisione «Sizilien» (14). Secondo il verbale della riunione del 26 giugno, da noi riprodotto in appendice (allegato n. 7), vennero toccati i seguenti argomenti ( 15). l) Conferma solenne da pane di Kesselring che il Comando superiore in Sicjlia spettava al Generale Guzzoni, lasciando a Senger und Etterlin la possibilità di formulare i suggerimenti da pane tedesca ( 16).

(11) F.M. SENGE.R und ETIERL1N: Combattere senza paura e senza speranza, Milano 1968, pag. 207. (12) A.U.S.E., cartella 1500: cDiario Storico del Comando Supremo•, allegato 17: foglio 2893/43 dell'O.B.S. in data 25 giugno 1943. (13) P.R.O., fondo DEFE 3, cartella 573: Reports based ort lntelligence frorn Germa11 Army and Air Force tra/fie, 16th September I942-15th May 1945, dispacci della HUT 3 di Blerchlcy Park: documento CXI MSS/C.142, trasmesso alle ore 08.52 del 28 giugno 1943. (14) F. KUROWSKl: Das Tor zur Festung Europa, Neckargemund 1966, pagg. 22-26. (15) A.U.S.E., cartella 2221, allegato 336: verbale della riunione del 26 giugno 1943. (16) Ancora il 10 luglio lo S.M. del R. Esercito dovette ricordare all'O.B.S., con foglio n. 2893/Seg., che gli ordini operativi alle unità tedesche in Sicilia sarebbero sempre pervenuti c.attraverso i comandanti' italiani di C.A. o di divisione e non attraverso l'ufficiale germanico di collegamento•.

2) Proposta di Kesselring di avanzare la linea difensiva della Sicilia almeno al margine della zona montagnosa, in modo da portare le truppe «tanto in avanti da contrattaccare appena il nemico avesse messo piede a temu. Ciò anche perché l'esperienza aveva dimostrato ai tedeschi quanto arduo e dispendioso fosse muovere truppe dall'interno verso la costa in presenza di forte contrasto aereo nemico. Era egualmente da evitare, secondo Kesselring, una dislocazione troppo ali' interno dei carri armati pesanti «Tigre», che necessitavano di trasporto ferroviario per distanze di 50-100 chilometri (17). 3) Convinzione del Gen. Guzzoni della necessità di mantenere una grossa riserva mobile all'interno dell'isola, a causa dell'estrema incertezza circa le zone di possibile sbarco nemico.

A proposito dello scottante problema concernente la dislocazione delle due divisioni tedesche allora disponibili per la Sicilia, occorre rifarsi non solo ali' esaminato verbale di riunione, ma anche alla prima parte della «Relazione del Comando delle FF.AA. della Sicilia dal 15 giugno al 20 luglio 1943» (18). In base ad essa sappiamo che l'intenzione di Kesselring era quella di stanziare l'accorrente <<H. Goering», molto forte in carri armati, ma debole in fanteria (due soli battaglioni), nella zona sud orientale dell'isola insieme ad un reggimento della 15 a div. «Sizilien» e di spostare il resto di quest'ultima divisione ad occidente.

Il Generale Guzzoni invece desiderava riunire il Comando della 15a divisione tedesca con il suo 104° rgt. Panzergrenadier del Ten. Col. Ens nella regione ad est di Piazza Armerina e stanziare rispettivamente il 115 o rgt. «Korner» e il 129 o rgt. «Fullriede» nella piana di Catania e a sud di Caltagirone. In tal modo l'intera div. «Sizilien» sarebbe risultata orientata sia verso la piana di Catania sia verso Gela, con possibilità di spostare il grosso d'elle sue forze verso l'una o l'altra possibile direttrice d'invasione nemica. Riguardo alla divisione «H. Goering» l'intenzione di Guzzoni era quella di schierare un terzo delle sue forze ad occidente, in sostituzione del sottratto gruppo «Ens», e due terzi nella zona Caltanissetta-S. Cataldo come riserva d'Armata, per sfruttare la sua estrema mobilità (19).

(17) Anche Rommel confermò nelle sue memorie l'opportunirà di uno schieramenro più possibile a ridosso delle cosre, onde evirare il facile campliamemo della resta di ponte del nemico•. Cfr E. ROMMEL: Gue"a senza odio, Milano pag. 404. (18) A.U.S.E., cartella 2124/B, fascicolo 2124/ A. (19) F. KUROWSKI: Das Tor zur Festung Europa, op. cit., pagg. 36·38.

Alla base delle divergenti opinioni circa la dislocazione delle due divisioni mobili tedesche c'era anche il diverso convincimento sulla provenienza dell'attacco nemico, che "secondo Kesselring era più probabile nella zona occidentale, mentre per Guzzoni era da attendersi più esattamente in quella orientale o sud orientale dell'isola.

Al termine della riunione del 26 giugno si giunse ad un compromesso che teaeva conto in gran parte dei desideri tedeschi, soprattutto perché Guzzoni si convinse della debolezza della «H. Goering» in truppe di fanteria. Furono quindi impartite le seguenti disposizioni (Vds. tavola n. 5 e schizzo n. l in appendice). - Trasferimento della «H. Goering» dalla zona di raccolta Leonforte-Adrano verso la zona di Caltagirone, dove essa sarebbe passata agli ordini del XVI Corpo d'Armata, già comprendente le div. italiane «Napoli» (tra Vizzini e Palazzolo Acreide) e «Livorno» (lungo la valle del Salso ), quest'ultima però sottratta subito dopo al Corpo d'Armata e inserita quale riserva d'Armata (20). -Spostamento del Comando della 15a div. «Sizilien» e del suo gruppo «Fullriede» (129° rgt. sue tre battaglioni) da S. Cataldo Caltanissetta verso occidente tra Salemi e S. Ninfa. Qui essi avrebbero raggiunto il gruppo «Ens» (104 o rgt. su due battaglioni) e· sarebbero passati alle dipendenze del XII Corpo d'Armata già composto dalle divisioni italiane «Aosta» e «Assietta», dislocate rispettivamente tra Alcamo e Salemi e nella valle del Belice. Venne però concordato che il trasferimento del Comando div. «Sizilien» e del gruppo del Ten. Col. Fullriede sarebbe stato attuato solo dopo il completamento dello schieramento della «H. Goering» a Caltagirone. Poiché poi quest'ultima condizione si verificò proprio il 9 luglio, vigilia dell'invasione, lo spostamento del Comando della div. «Sizilien» e del gruppo «Fullriede» da S. Cataldo non fu più attuato (21).

(20) La divisione corazzata eH. Goering• del Geo. Conrath passò effettivamente alle dipendenze del XVI C.A. il 9 luglio. Essa avrebbe dovuto essere in seguito rinforzata da alui due battaglioni di fanteria e possedeva alla data del 30 giugno 1943 8. 739 uomini e 82 carri armati, oltre ai 17 carri pesanti cTigre• che le furono prestati dalla div. «Sizilien:o. Cfr. A.U.S.E .. canella 2221, allegato 395: promemoria del Ten. Col. Poli, controfirmato dal Col. Faldella del 30 giugno 1943 e carrella 2228: messaggio del Geo. Senger und Etterlin n. Z.O. del 2 luglio 1943. (21) Il rapido schieramento in Sicilia della eH. Goering:o, terminato il 9 luglio, fu motivo di ammirazione da parte del Comando Supremo, che già dal giorno 8 con dispaccio 01500/UT /OP auspicò a Superescrcito e a Supermarina che tale celerità fosse presa ad esempio dalla nosua organizzazione dei uasporti. Cfr. A.U.S.E., cartella 1501, allegato 359.

Dislocazione del gruppo «Korner» (115 o rgt. della «Sizilien» su due battaglioni) presso Paternò, alle spalle di Catania. Questo gruppo tedesco si fuse poi con un btg. carri, una compagnia esplorante e un gruppo d'artiglieria della «H. Goering» dando vita al gruppo del Col. Schmalz. - Costiruzione a sud ovest di Enna del gruppo «Neapel» del Col. Geisler, formato dalla 215a compagnia corazzata con 15 carri 'in arrivo dal continente e da un battaglione mortai e armi d'accompagnamento sottratto al rgt. «Fullriede». - Arretramento della divisione «Livorno» nella zona a sud est di Caltanissetta e, si è detto, suo assorbimento nella riserva d'Armata.

Con l'effettuazione delle suddette direttive le forze mobili itala-tedesche assunsero quella stessa dislocazione presente al momento dello sbarco alleato (Vds. tavola n. 5).

Per concludere sintetizziamo l'articolazione delle unità combattenti tedesche presenti sull'isola, che possono essere anche riscontrate in appendice (allegato n. 8). La divisione «Sizilien» del Gen. ·Rodt comprendeva 16.047 uomini ed era formata da una compagnia esplorante, da tre rgt. ftr., da un rgt. art., da un btg. di art. c.a., da due btg. mortai, da un btg. pionieri e da 67 carri armaci compresi 17 «Tigre» prestati alla div. «H. Goering». Quest'ultima divisione corazzata di soli 8. 739 uomini . era al comando del Gen. Conrath e comprendeva un rgt. corazzato, una compagnia esplorante, due btg. ftr. motorizzati (totale 82 carri oltre ai 17 «Tigre» avuti in prestito dalla «Sizilien» ), un gruppo contraereo Flak, un rgt. art.,· un btg. mortai e un btg. pionieri. Dalla «Sizilien» e dalla «H. Goering» era stato estratto il già esaminato gruppo tattico del Col. Schmalz.

Il 12 luglio, come vedremo meglio in seguito, giunsero in Sicilia due reggimenti di paracadutisti germanici (il 3 o del Col. Heilmann e il 4 o del T e n. Col. Walther) ed il 15 iniziarono i movimenti per il trasferimento sull'isola della 29a div. Panzergrenadier del Gen. Fries, composta da due reggimenti mococorazzati (il 15° e il 71 o) ognuno su tre battaglioni, dal 29° rgt. art. su tre gruppi, dal 129° gruppo esplorante corazzato, da un btg. pionieri e da un gruppo Flak.

In conclusione è stato calcolato che nei primissimi giorni

(22} F. KUROWSKI: Das Tor zur Festung Europa, op. cir., pagg. 24, 27-28 e 163-164.

..... SCJIIEDAMENTD lJELLE UNITA" 'PEA LA DIFESA DfLLA SICILIA / l ( 9 luglio 1943)

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dell'invasione le truppe germaniche presenti in Sicilia ammontassero a 30.000 uomini, di cui 28.000 combattenti, mentre nel corso dell'intera campagna vennero impiegati dcii tedeschi 67. 500 uomini, di cui 62.500 combattenti. Di essi, come dettaglieremo alla fine, 13.500 feriti o ammalati vennero eva.cuati a partire dal 15 luglio, 39.569 riuscirono a traghettare in Calabria durante l'operazione di sgombe7o LEHRGANG, 4.325 furono i moni accertati e 10.106 i prigiorueri e i dispersi, compreso un imprecisato numero di moni sepolti in fosse comuni.

2. LE DIFESE TERRESTRI ITALIANE IN SICILIA (Vds. tavola n. 5 e schizzo n. l in Appendice)

Le truppe combattenti a difesa della Sicilia all'inizio dell' operazione HUSKY formavano un insieme numerico di 175.000 italiani e 28.000 tedeschi con 498 pezzi d'artiglieria da campagna, oltre a quelli in postazioni fisse, 100 carri armati italiani e 149 tedeschi più altri l 5 in arrivo. Occorreva poi aggiungere un numero di circa 57.000 tra italiani e tedeschi addetti ai Servizi, per cui il totale generale raggiungeva i 260.000 uomini.

Queste truppe erano suddivise nei due Comandi di Corpo d'Armata XII e XVI e in contingenti d'Armata, secondo il quadro di battaglia riprodotto in appendice (allegato n. 8).

La sede del Comando delle FF.AA. della Sicilia era Enna, XII e iCXVCC.A. avevano i loro Comandi rispettivamente a Corleone e a Piazza Armerina. - La linea difensiva a ridosso delle spiagge era affidata a cinque divisìolli, a aue brigate e a un reggimento autonomo definiti «costieprivi di mobilità, per un totale di 63 battaglioni (vds. tavola n. 5). Una sesta divisione costiera, la 230a, venne inserita proprio il giorno dell'invasione nel settore di Marsala e Mazzara del Vallo, tra la Piazza Militare Marittima di Trapani e la 202 a div. costiera. Per l'esattezza, con dispaccio 119604/ op del 10 luglio 1943 del Comando del XII Corpo d'Armata, fu assegnato a questa sesta divisione costiera il settore tra Torre S. Teodoro e il fiume Arena, già attribuito in parte alla 202a divisione e in pane alla 208a div. costiera. Quest'ultima sarebbe quindi rimasta responsabile del solo golfo di Castellammare sulla costa settentrionale della Sicilia ( 2 3).

(23)A.U.S.E., candia 2011: cDiario Srorico Militare del Xli Corpo d'Armara.., allegato dispaccio 119604/op del 10 luglio 1943.

Le disponibili quattro divisioni di linea italiane e le due tedesche erano state invece stanziate più ali' interno, secondo i già esaminati accordi, pronte ad accorrere verso le zone dei riconosciuti sbarchi nemici.

Esistevano poi due «Difese di affidate all'Esercito: quelle.di Palermo (Porto «N») e di Catania (Porto «E»), mentre a salvaguardia dei dodici aeroporti erano stati stanziati appositi contingenti fissi appoggiati da otto «gruppi Inftne cento nuclei antiparacadutisci (N.A.P.), costituiti ciascuno da un plotoncino per lo più di anziani coscritti, avevano il compito di localizzare, impiegare e neutralizzare le possibili di truppe aviolanciate dagli anglo-americani. Altri 45 N.A.P. composti da soldati della Milizia fascista furono disciolti per scarso affidamento nel mese di giugno.

AJle dipendenze di Supermarina, tramite il Comando Militare Marittimo Autonomo della Sicilia dell' Amm. Barone, erano invece le tre Piazze Militari Marittime di Messina - Reggio Calabria (Amm. Barone), di Augusta - Siracusa (Amm. Leonardi) e di Trapani (Amm. Manfredi), quest'ultima divenuta «Difesa del Porto dal 15 luglio, nonché Otto treni armati (24).

La scarsa efficienza delle truppe preposte alle difese fisse litoranee emerge chiaramente da uno studio del Gen. Attilio Quercia, già Capo di S.M. del XII C.A. in Sicilia. Crediamo pertanto utile riprodurre qui di seguito alcuni giudizi estratti da tale saggio pubblicato per conto del Centro Alti Studi Militari (25).

«l comandanti erano, di massima, Generali di brigata che avevano raggiunto tale grado nella riserva. Quasi tutti conservavano inalterate le belle qualità di vecchi soldati, ma difettavano di preparazione professionale aggiornata.

I Capi di Stato Maggiore erano ufficiali col titolo s.g., ma non erano in

(24) Dal foglio 15709/op del Comando Supremo datato 30 giugno 1943 risulra che i treni armati della Regia Marina in Sicilia erano i seguenti otto: 120-IV-S a Catania. 102-l-T a Targia (Siracusa), 76-U-T a Licata, 76-1-T a Porto Empedocle, 120-III-S a Porto Empedocle, 76-III-T a Mazzara del Vallo, 152-JI-T a Carini, 152-I-T a Termini Imerese. Cfr. A.U.S.E., cartella 2221, allegato 397 e G. FIORAVANZO: l treni armati della Marina, in «Rivista Marittima• ottobre 1966. pag. 22. Il Faldella invece sostiene erroneamente che i treni armaci delia R. Marina in Sicilia fossero allora solo quattro. Cfr. E. FALDELLA: Lo sbarco e la difesa della Sicz/ia, op. cit., pag. 54. Si ricorda che anche Pantelleria e le isole Pelagie dipendevano dallo S.M. deila R.Marioa. (25) A. QUERCIA: Situazione dtfeniiva della Sici/14 alla vigi/14 dello sbarco at1glo-amen·cano, Cencro Alti Studi Militari. Roma 1951/52.

s.S.M. - Avevano tutta la responsabilità dei colleghi delle ahre Grandi Unità ed erano in peggiori condizioni per mancanza di collaboratori con lo stesso titolo.

I quadri nella quasi totalità provenivano dalla riserva o dagli ufficiali di complemento. Molti di essi erano carichi di anni, con preoccupazioni familiari e senza preparazione professionale aggiornata, o inesperti e senza

l

La truppa era costituita in grtn parte da classi anziane, mentre erano stati esoneraci molti giovani, e per il 70% proveniva dal reclutamento regionale (26).

Non disponevano di mezzi di trasporto ad eccezione di un certo numero di biciclette ed in parecchi casi il rifornimento dei viveri e dell'acqua avveniva a spalla d'uomo.

La -dislocazione era in zone inospitali, spesso malariche, o presso centri abitati, a diretto contatto con la popolazione civile.

I turni di servizio erano pesantissimi per la costante riduzione della forza a causa della malaria, per cui non tutte le opere erano presidiate. Non esisteva alcuna possibilità di concedere turni di riposo veramente ristoratori, né di svolgere proficuo addestramento.

A nessuno sfuggiva la sproporzione esistente fra i compiti e i mezzi (in media la densità di schieramento era di una squadra mitraglieri ogni chilometro, un pezzo con compito anticarro ogni tre chilometri, una batteria ogni ottO chilometri) (27).

Turci recavano sul volto i segni della snervante attesa che durava da anni. L'Ammiraglio Frank Thiess nel suo libro «Tsushim:u ha scritto: «Qualunque attesa inattiva è ruggine sulle armi dei soldati. Essa corrode non soltanto l'acciaio ma anche lo spirito degN uomini, determinando scoraggiamento in disperazione in altn·».

Le divisioni erano distinte con numero, senza tradizioni. In sintesi, le truppe in parola avevano scarsa capacità combattiva e le Grandi Unità scarsa coesione:..

In migliori condizioni erano le truppe della cosiddetta difesa mobile, consistenti nelle quattro divisioni dì fanteria italiane «Aosta», «Assietta», «Napoli» e «Livorno», di cui solo quest'ultima autotrasportata e le altre dotate di automezzi per un solo battaglio-

(26) Che la Sicilia fosse difesa da siciliani parve dapprima al regime una grande uovata, destinata ad essere amaramente delusa dal fano, prevedibilissimo, che soldati locali hanno sempre e ovunque maggiori motivi di diseHarc e maggiori possibilità di essere ospitati ed aiutati dalla popolazione rispetto a truppe reclutate in altre regioni. (27) Ad esempio la 206• div. costiera, che di lì a poco avrebbe dovuto sopportare l'intero sbarco nel settore britannico, disponeva sul suo fronte di l-32 chilometri di otto battaglioni, pari a 36 uomini a chilometro, di 215 fucili mitragliatori, pari a 1,6 a chilometro, di 474 mitragliatrici, pari ad una ogni 278 metri, di 34 mor.tai da 81 mm., pari a uno ogni 4 chilomeui, e di 56 pezzi di artiglieria in quattordici batterie, pari a un pezzo ogni 2.4 chilomeui.

ne, nelle due divisioni tedesche «Sizilien» e <<Goering» (incompleta) e in due reggimenti di bersaglieri.

Le quattro divisioni di linea italiane erano articolate ciascuna in due reggimenti di fanteria, una legione camicie nere (esclusa la «Livorno»), un battaglione mortai da 81 mm, un reggimento di artiglieria su quattro gruppi e su due batterie contraeree da 20 mm., un battaglione Genio e reparti dei Servizi. Con alcuni contingenti estratti dalle divisioni di fanteria e con reparti di rinforzo di Corpo d'Armata furono infine costituiti otto «gruppi tattici», metà dei quali autotrasportati, destinati a concorrere alla difesa costiera e posti a disposizione del Comando d'Armata.

Anche nelle suddette divisioni di linea italiane buona parte della truppa era di reclutamento locale e i quadri inferiori provenivano in maggioranza dal complemento, ma i comandanti e i Capi di S.M. erano quasi tutti in servizio permanente effettivo e l'addestramento era senz'altro superiore.

Le divisioni tedesche erano ben armate ed addestrate e possedevano un alto senso del dovere ed eccellenti qualità professionali. Preoccupante era invece l' involuzione dei rapporti tra germaniéi ed italiani sia militari che civili.

I dodici aeroporti dell'isola erano presidiati, come abbiamo accennato, da reparti fissi e da otto «gruppi mobili», anch'essi a disposizionectei Comando della 6a Armata. Ciascunr eparto fisso era formato da due compagnie di fanteria, da due batterie da 149/13 e da armi contraeree e dipendeva per l'impiego dal Comando dell'aeroporto. Ogni gruppo mobile era costituito da truppe di Corpo d'Armata e cioè in generale da una compagnia di fanteria autotrasportata, da ·una compagnia carri L, da una compagnia motomitraglieri, da una compagnia semoventi controcarro da 47/32, da una batteria motorizzata e da una sezione contraerea da 20 mm.

A quest'ultimo proposito bisogna sottolineare che, a parte la Flak tedesca, la difesa contraerea affidata alle armi italiane (D.I.C.A.T., cioè Difesa italiana contraerea del territorio) poteva definirsi qualitativamente inadeguata alla potenziata capacità di penetrazione dell'aviazione alleata, pur disponendo in Sicilia complessivamente di 289 batterie, suddivise in 49 dell'Esercito, 57 della Marina, 109 della Milmart e 74 all'interno delle Piazze M.M. (28).

(28) M. PUDDU: Guerra in Italia 1943-1945, Roma 1965, pag. 53 noca. la Flak tedesca disponeva in Sicilia di 33 batterie da 88 mm. e di numerosissime mitragliere da 20 mm.

Le artiglierie campali italiane, escluse perciò le batterie fisse costiere, assommavano invece a 368 pezzi, cui erano affiancati all'inizio di HUSKY altri 130 pezzi da campagna tedeschi.

Esistevano infine reparti di riserva d'Armata e di Corpo d'Armata. I reparti d'Armata comprendevano una batteria campale, due batterie contraeree, il Il/ 10° arditi, l'XI btg. guastatori «Livorno» e il 10 o raggruppamento semoventi con 24 ottimi semoventi da 90/53. I due Corpi d'Armata invece ;avevaho ciascuno come riserva un raggruppamento di artiglieria campale su cinque gruppi a traino meccanico, un battaglione mitraglieri, un gruppo di artiglieria contraerea da 75 CK, un battaglione Genio, un battaglione corazzato del 131 o rgt. carristi, costituito però dai modesti carri L e Renault R/ 35 di preda bellica francese, e due compagnie di decrepiti carri Fiat 3000. La maggior pane dei reparti mobili di C.A. era comunque confluita a formare gli accennati otto «gruppi tattici» e gli otto <<gruppi mobili», rispettivamente a difesa delle coste e degli aeroporti.

Lo scarso numero delle difese fisse in cemento, a causa della già accennata penuria di materie prime e di mano d'opera, nonché l'insufficienza dei mezzi da trasporto sia marittimi che terrestri incidevano notevolmente sull'intera organizzazione difensiva. A causa del dominio aereo alleato si era verificata una netta contrazione del già ridotto traffico e sul mare in pratica soltanto i velieri potevano sperare di non attrarre l'attenzione dei velivoli Lo stesso porto di Messina, scalo principale, era ingombro di scafi affondati e le installazioni a terra erano seriamente danneggiate dalle incursioni, mentre delle cinque originarie navi traghetto tre erano state affondate e due gravemente avariate (29). In tale situazione solo i tedeschi, con un proprio servizio di motozattere potentemente protette da artiglierie contraeree, riuscirono a mantenere un sufficiente collegamento tra la Sicilia e il continente. ·

La conseguenza di tale fondamentale debolezza logistica fu che nel mese di giugno 1943 giunsero via mare nell'isola 54.000 tonnellate di rifornimenti sul totale di 210.000 tonnellate ritenuto statisticamente necessario per i bisogni delle Forze Armate e della popolazione (30).

(29) li uaghetto Can'ddi fu colpito e danneggiaro dagli aerei il 7 giugno. (30) E. FALDEUA: Lo sbarco e la dzfesa della Sicilia, op. cit., pag. 40.

I trasponi terrestri soffrivano per le distruzioni di materiale ferroviario e per i danneggiamenti alle stazioni, alle officine e ai poni, nonché per la penuria di carbone e di gasolio, per la mancanza di pezzi di ricambio e di gomme. Per quanto riguarda in particolare gli autotrasporti, è stato calcolato che un quarto dei circa 3.000 automezzi in carico al Comando delle FF.AA. della Sicilia fosse inutilizzabile. Nel mese di giugno inoltre le Autorità militari furono costrette a distogliere dai compiti di repano un migliaio di autocarri, destinandoli ad aumentare l'aliquota di 800 veicoli già impiegati per i rifornimenti alla popolazione, in vista dell' accresciuto fabbisogno per il trasporto del nuovo raccolto di ·grano.

I bombardamenti alleati non mancavano poi di incidere anche sul morale degli uomini degli autoparchi, sottoposti a continua pressione aerea. Ne fornisce una prova il diario storico del XII Parco automobilistico della Sicilia, in cui è annotato che le incursioni del 7 e dell'8 luglio ingenerarono «Un vero panico nella truppa dipendente» e che da quel momento iniziò «lo sbandamento dei militari, rendendo quanto mai difficile e precaria l'opera degli ufficiali, i quali sentirono di non poter più tenere in mano come prima i propri dipendenti». Sotto la data del 10 luglio poi il medesimo diario aggiunge:

«Al primo passaggio di apparecchi nemici i militari, purtroppo seguiti anche da un comportamento poco fermo di alcuni ufficiali, abbandonarono l'accampamento e si ricoverarono in una galleria ferroviaria sita nelle vicinanze (Colle del Redentore)» (31).

Tra le dotazioni era particolarmente lacunosa quella di armi contocarro e di mine. I campi minati erano pertanto necessariamente di modesta estensione e, data la necessità di proteggere la popolazione civile da incresciosi incidenti, erano chiaramente delimitati e dotati di numerosi canelli indicatori. Il guaio fu che molti di questi segnali si trovavano ancora in sito al momento dello sbarco nemico «perché a causa dei frequenti allarmi si sarebbero dovuti togliere e rimettere con frequenza e questi lavori non si confanno alla natura italiana» (32).

(31) Tutto in A.U.S.E., cartella 1174: cDiario Storico Militare della Direzione del XII Par· co autOmobilistico della Sicilja, luglio-agosto 1943•. (32) A. QUERCIA: Situazione difensiva della Sicilia alla vigdi.a dello sbarco anglo-amen·· cano, C.A. S.M., Roma 1951·52 ci t.

I fossi anticarro realizzati prima dell'invasione erano pochi e, mancando apposite macchine escavatrici, erano frutto di un faticosissimo lavoro di braccia da parte delle stesse truppe, che videro così accresciuti i propri disagi con ulteriore scadimento delle loro capacità combattive.

Queste ultime elencate deficienze resero inattuabile la cosiddetta «fascia degli sbarramenti» avente il compito di contenere l'avversario su idonee posizioni di resistenza arretrata e di impedirgli di procedere verso l'interno per il tempo necessario alla contromanovra delle riserve (33). · · .-

Alla luce di quanto detto è quindi giustificata la opinione espressa dal Gen. Montgomery nel suo diario (34): \

«Le difese delle spiagge, benché fossero continue, non apparivano robuste. V'erano brevi fasce di filo spinaro, con posrazioni di mitragliatrici e poche casematte, mentre le forze d'artiglieria sulla costa erano trascurabili•.

3. L'ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI

Più difficile da documentare è la situazione dei Servizi logistici della 6a Armata.

Dalla documentazione attualmente esistente risulta che l'organizzazione logistica della Sicilia faceva capo, nel 1943, ad un'Intendenza d'Armata dislocata ad Enna e avente varie direzioni distaccate a Caltanissetta.

Per il loro funzionamento i Servizi di Sanità, di Commissariato, di Artiglieria e quello Ippico-Veterinario erano appoggiati agli organi territoriali (direzioni ed uffici territoriali di Palermo e di Messina). Furono inoltre costituite «basi logistiche», come a Roccapalumba, Lentini e Vizzini e vennero organizzati magazzini d'Armata, frazioni, magazzini settoriali e speciali.

Gli organi dei vari Servizi vennero addensati in corrispondenza delle zone circostanti le sedi dei Comandi della 6 a Armata e dei due Corpi d'Armata dislocati in Sicilia e si mirò ad assicurare in tutto il territorio l'autosufficienza militare per due mesi, accantonando opportunamente le dotazioni necessarie.

In particolare:

(33) ibidem. (34) B.L. MONTGOMERY: Da El Aiamein al fiume Sangro, Milano 1950, pag. 120.

l) Per il Servizio Sanitario fu curata l'organizzazione ospedaliera dell'isola valendosi: - dei posti letto disponibili e in corso di approntamento; - dell'utilizzazione di locali scolastici e di collegi; - dei posti letto esistenti negli ospedali da campo delle Grandi Unità; - delle baracche costruite appositamente.

Il magazzino di Sanità d'Armata aveva sede a Caltanissetta. 2) Per il Servizio di Commissariato vennero costiruiti: - magazzino viveri ed avena d'Armata, con frazioni a Lercara Friddi, Salemi, Militello e S. Cataldo; - magazzino fieno, paglia e legna d'Armata, con frazioni a Caltanissetta, Salemi, Scordia e Roccapalumba; - magazzino vestiario ed equipaggiamento d'Armata, con frazioni a Palermo e S. Cataldo (le calzature furono sempre insufficienti e mediocri erano le condizioni dell'equipaggiamento); - magazzini settoriali: a) nel territorio del XII Corpo d'Armata: magazzino viveri e foraggi ad Alcamo, Paceco, Casa Bambina, Castelvetrano, Menfi, Aragona e Campobello di Licata; b) nel territorio del XVI Corpo d'Armata: magazzino viveri e foraggi a Messina, Vittoria, Modica, Rosolini, Floridia, Catania e Patti; - magazzini speciali interni, di viveri e foraggi, a Corleone, Canicattì, Caltanissetta, Enna, Dittaino, Piazza Armerina, Caltagirone, Vizzini, Ragusa e Paternò; - depositi carni congelate a Palermo, Messina, Catania e Paternò. 3) Per il Servizio d'Artiglieria furono organizzati: - magazzino d'artiglieria, con frazioni a Palermo, Messina, Vittoria, Enna, Costa Raja, Scalilli, Camporeale, Lercara Friddi, Piano S. Nicola, Sommatino, Bellia, Francavilla di Sicilia, Campo Italia e Grammichele; - depositi settoriali: a) nel territorio del XII Corpo d'Armata a Favarotta, Agrigento, Castelvetrano, Marsala, Trapani, Valguarnera, Cerda, Sciacca, Villagrazia, Mazzara del Vallo e Altofonte; b) nel territorio del XVI Corpo d'Armata a Milazzo, Misterbianco, Carlentini, Floridia, Modica, Vittoria, Noto e Messina.

Malgrado tutte queste predisposizioni, il rifornimento delle

armi e delle munizioni si presentò difficile a causa delle deficienze in fatto di bocche da fuoco e munizioni, specialmente relative alle artiglierie di medio calibro e costiere. . 4) Per i Servizi del Genio e delle Trasmissioni vennero costituiti, oltre ad una direzione del magazzino d'Armata con una frazione a Roccapalumba e a Dittaino: - magazzini settoriali a Salemi, Aragona, Ragusa, Ferla e Randazzo.

Forti deficienze esistevano per i materiali di collegamento. S) Per il Servizio Chimico fu organizzato un magazzino chimico d'Armata a Caltanissetta. 6) Per il Servizio Ippico e Veterinario esisteva un magazzino d'Armata a Lercara Friddi, con una frazione a Mineo. ' 7) Per il Servizio Automobilistico furono costituiti: ' - magazzino automezzi di riserva a Palermo; j - magazzino parti di ricambio e gomme a Palermo, con frazioni a Paternò e a Caltanissetta; - frazioni materiale di consumo, carburanti e lubrificanti a S. Ninfa, Alcamo, Partinico, Roccapalumba, Serradifalco, Leonforte, Piazza Armerina e Misterbianco; - posti di distribuzione carburanti e lubrificanti a Marsala, Trapani, Salemi, Castelvetrano, Alcamo, Gibellina, S. Margherita Belice, Partinico, Sciacca, Bisacquino, Corleone, Palermo, Marineo, Bivona, Lercara Friddi, Termini Imerese, Casteltermini, Agrigento, Vallelunga, Canicatti, Collesano, Petralia, Caltanissetta, S. Stefano di Camastra, Enna, Gela, Leonforte, Piazza Armerina, Caltagirone, Vittoria, Palagonia, Modica, Patti, Randazzo, Paternò, Palazzolo Acreide, Catania, Noto, Siracusa e Messina.

Grave si mantenne la situazione dei trasporti, per i quali mancavano, rispetto al fabbisogno, circa 2.000 veicoli. Ciò influì negativamente anche sul rifornimento idrico, che tra l'altro risentiva della penuria di impianti e di materiali idonei.

L'organizzazione dei Servizi in Sicilia avrebbe potuto infine servirsi delle infrastrutture già esistenti sull'isola fin da prima della guerra. Tuttavia nel corso delle operazioni belliche si rilevò che la fiducia in ciò riposta era stata eccessiva e che sarebbe stato più opportuno affidarsi maggiormente, senza facili ottimisrni, all'organizzazione di guerra, conferendo ad essa una più elevata elasticità e mobilità. Infatti con la perdita graduale del territorio ·rimasero progressivamente in mano del nemico stabilimenti e

impianti, che non era stato possibile trasferire e che divennero insostituibili.

4. IL PROBLEMA AERONAVALE

I responsabili militari italo-tedeschi, nell'ipotesi di un' invasione nemica delle isole o della penisola italiana, resa più concreta dall'occupazione di Pantelleria nella prima metà di giugno 1943, rivolsero una grande attenzione al problema aereo. Proprio a tale argomento, esteso comunque a tutto il bacino mediterraneo, fu quindi dedicato un promemoria del Gen. Ambrosio del 17 giugno 1943 (35).

In tale sede il Capo di S.M. Generale, dopo aver sottolineato l'ormai evidente e rovinosa superiorità aerea alleata nel Mediterraneo, fece rilevare che i velivoli italo-tedeschi effettivamente disponibili in quel momento erano 1.320 sui 2.390 in carico ai reparti, suddivisi in 568 bombardieri, aerosiluranti e assaltatori e in 752 caccia. Di comro era valutata una forza aerea nemica di 2.050 bombardieri e 2.200 caccia schierati nel solo Mediterraneo centrooccidentale dall'Algeria alla Libia, escludendo cioè i velivoli anglo-americani dislocati sia nell'estremità occidentale (Marocco e Gibilterra) sia nel bacino orientale (36).

m> A.U.S.E., cartella 1500, promemoria del Comando Supremo del 17 giugno 1943: cProblema aereo del Mediterraneo•, trasmesso all'O.K.W. germanico tramite il Geo. Marras con foglio 51216/op del 20 giugno 1943. -(36) La storia dell'Aeronautica italiana del Geo. San toro non concorda con questi dati ufficiali e precisa che il 9 luglio 1943 risultavano cin carico• 620 aerei naziona.li e 780 velivoli tedeschi. Cfr. G. SANTORO: L 'Aeronautica italiana nella ser:onda gue"a mondiale, vol. II cit., pagg. 533·534. È da notare però che in un'altra sua opera il Gen. Samoro ha indicato in 862 il totale degli aerei italiani disponibili nell'Italia centrale, nelle Puglie, in Sardegna e in Sicilia alla data dell'invasione. Cfr. G. SANTORO: Situazione e impiego delle forze aeree ila/o-tedesche nel periodo compreso tra lo sbarco anglo-americano nel Nord Afnca e lo sbarco in Sicilia, Centro Alti Studi Militari, Roma 1951/52. Sulla scona di dati più recenti ci è invece possibile precisare che la R. Aeronautica aveva in Italia il9 luglio 1943 un totale di 930 velivoli da combattimento, di cui 449 efficienti, mentre la 2' Luftflotte tedesca disponeva di 932 aerei da combattimemo, di cui 563 efficienù. Da pane loro gli aerei da combattimento alleaci, esclusi quindi quelli da trasporto, effettivamente operaùvi per HUSKY erano in realtà 2.510. Cfr. A. SANTONI · F. MATTESINI: La partecìpazìone tedesca alla gue"a aeronavale nel Medìte"aneo 1940-1945, op. cir., pagg. 382-383 e pag. 413. Per i dati alleati cfr. HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: History of the second world war - U.K. milìtary senes. The Medite"anean an d Mìddle Bai l, vol. V ci t., pag. 46.

L'evidente sproporzione di forze era aggravata per l'Asse d'al numero degli obiettivi da difendere, in contrapposizione alla possibilità avversaria di effettuare concentramenti offensivi contro il bersaglio prescelto. Occorre tuttavia anche ripetere che l'inferiorità italo-tedesca veniva accentuata dal sistema di impiego delle aliquote aeree, spesso inviate contro il nemico in modo frazionato e scoordinato, a causa soprattutto della già sottolineata mancanza di un Comando unificato e di una 1sufficiente cooperazione tra la R. Aeronautica e la Luftwaffe.

Quanto sopra per non parlare degli svantaggi determinati dall'esaminata confusione di idee e dall'accavallarsi di opinioni contrastanti nell'ambito del Comando Supremo italiano e dei Comandi germanici a proposito delle possibili future mosse avversarie.

I criteri d'azione predisposti dalla R. Aeronautica e dall'O.B.S. tedesco prevedevano le seguenti tre fasi operative: a) incessanti ricognizioni sulle basi navali contemporaneamente ad azioni di disturbo sugli obiettivi più re4ditizi; b) violente incursioni a massa e a lungo raggio contro il primo scaglione anfibio nemico una volta localizzato e contemporanea scorta alle forze navali italiane eventualmente uscite in mare per ingaggiare battaglia;· c) risolutiva azione più a ridosso delle coste contro tutti i natanti nemici in fase di approdo e contemporaneo inizio dei bombardamenti sui sopraggiungenti scaglioni anfibi appartenenti alle successive ondate.

Sotto gli effetti della pressione aerea anglo-americana, il 22 giugno 1943, come abbiamo già detto, fu concordato tra il Gen. von Richthofen, nuovo comandante della 2a Luftflotte, e il Gen. Fougier, Capo di S.M. della R. Aeronautica, il trasferimento delle unità da bombardamento italo-tedesche dalla Sicilia e dalla Sardegna alle basi sulla penisola. In tal modo gli aeroporti delle due principali isole continuarono ad ospitare i reparti da caccia e d'assalto e a fungere da scalo intermedio per i bombardieri.

y

La difesa navale diretta della Sicilia fu affidata soltanto a mezzi sottili italo-tedeschi, tra cui sedici motosiluranti italiane del Cap. Vasc. Mimbelli e venti motosiluranti germaniche della 3a e 7a flottiglia appartenenti alla già citata 7a divisione navale di sicurezza tedesca. Quest'ultima riuniva allora sei corvette, tre torpediniere,

undici cacciasommergibili, due posamine, settantatrè dragamine e motodragamine, venti motosiluranti e quattro navi appoggio (37).

La flotta da battaglia italiana era stava invece arretrata fm dal febbraio 1943 a La Spezia, con alcuni incrociatori a La Maddalena, per evitare di essere eliminata in porti più esposti ai bombardieri alleaci. Tale accortezza tuttavia non impedì a questi ultimi di colpire proprio a La Spezia tutte e tre le più moderne navi da qattaglia italiane e precisamente tre volte la Lùtorio il 14 e il 19 aprile e il 5 giugno, due volte la Vittorio Veneto il 5 giugno e due volte la recentissima Roma il 5 e il 23 giugno 1943 (38). Inoltre il 10 aprile l'incrociatore pesante Tneste venne affondato e il Gonzia gravemente danneggiato da velivoli americani n eli' ancoraggio della Maddalena (39). Per ironia della sorte altre due corazzate italiane lasciate nella più vicina Taranto, cioè l'Andrea Dona e la Caio Dutùo, non vennero disturbate dai bombardieri alleati.

La decisione della R. Marina di tenere lontana dalle acque pericolose la flotta da battaglia, motivata anche da riconosciute inferiorità tecnologiche, ha fatto divampare un'infuocata polemica, centrata non solo su motivi di opportunità militare, ma anche sui cosiddètti «doveri morali», con un susseguirsi di accuse e di giustificazioni che non è il caso di riferire in questa sede ( 40).

Sotto il profilo storico sembra che comunque tali polemiche ignorino che in quel luglio 1943 erano già in uno stadio avanzato i contatti e le trattative più o meno recenti per un'uscita dell'Italia dal conflitto e che la flotta italiana, secondo un'emergente

(37) I nomi c le sigle distintive di quesLe numerose unità sorrili germaniche in Italia possono essere riscontrati in A. SANTONI - F. MATTESINI : La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945, op. ci t. , pagg. 409-410. l tedeschi avevano inohre in quell'epoca nel Mediterraneo 17 sommergibili, per la cui identificazione cfr. Ibidem, pagg. 385-387. (38) UFFICIO STORICO DELLA MARINA: Le navi di linea italiane, Roma 1969, pag. 332 e pagg. 336-337. (39) UFFICIO STORICO DEllA MARINA: Gli incrociatori italiani, Roma 1964, pag. 470 e pag. 520. (40) Citiamo solo a tirolo di esempio non coloro che ci ricordano la condotta della Marina giapponese, ma quanto ha lasciato scritto al proposito lo Zingali: cPer proteggere qualche piroscafo di carburante diretto nell'Africa (là dove non vi era motivo che andassimo a cimentarci) le navi da guerra venivano mandate al macello; ed ora, per difendere il suolo della'Pauia, si instaurava la politica del risparmio dei mezzi navali, per tempi ed occasioni migliori!:o. ar. G. ZINGAU: L 'invaJione della Sicilia, op. cit., pag. 221. Parimenti critici sono stati, all'interno della Stessa Marina, l'Ammiraglio R. BERNOm: Storia della guerra del MediteTTaneo, Roma 1960, pagg. 294-295 e l'Ammiraglio A. IACHINO: Tramonto di una grande Marina, Milano 1959, pagg. 307-310.

interpretazione dei fatti, rappresentava agli occhi di molti una preziosa e suonante moneta di scambio (41)., A questa conclusione giunge perfino Carlo De Risio in un suo non lontano anche se dimenticato libro molto critico con la Marina italiana, laddove egli ammette che il nerbo della nostra flotta, «impegnato inizialmente come Fleet in being, come flotta in potenza, divenne infine moneta di scambio nelle trattative armistiziali>> ( 42).

Ma vediamo l'evolversi degli avvenimenti in campo navale. Il 24 giugno 1943 Supermarina, con il promemoria 19049S/RP diretto al Comando Supremo, sostenne che la graduatoria dei probabili futuri obiettivi nemici era la seguente: Trapani - Sciacca, Cagliari - Sant' Antioco, Siracusa (43).

Come è già stato fatto notare, la denunciata molteplicità dei possibili obiettivi avversari, unita alla variabilità quasi giornaliera delle opinioni emergenti a tale riguardo nei vari Comandi strategici dell'Asse, non solo ostacolava un concentramento, anche relativo, delle forze reattive italo-tedesche, ma finiva per alimentare ,l' indecisione e perfino un deleterio senso di emulazione nel campo delle previsioni. Ci si trovò pertanto immersi in un pericoloso gioco divinatorio, grazie al quale finivano per essere formulate le più assurde previsioni, come quelle già ricordate del Comando Supremo del 18 e del 22 giugno e del l e 3 luglio 1943.

Comunque sia, Supermarina, nella perdurante indecisione sugli obiettivi anglo-americani, promise in quel giugno 1943 che la flotta da battaglia sarebbe intervenuta «per un'azione di carattere estremo in caso di qualsiasi attacco al sacro suolo della patria, pur sapendo di affrontare un nemico di grande superiorità e di non poter contare su un'adeguata protezione aerea, nè su una sufficiente scorta di unità leggere» ( 44).

In effetti alle 09.45 del 10 luglio il Capo di S.M. della R. Marina, Amm. Riccardi, assicurò l'O.B.S. tedesco che la flotta era pronta a salpare alle 15.00, mentre alle 10.20 Superaereo, con

(41) Cfr. cStoria illumata., Milano, agosto e settembre 1982; M. TOSCANO: Sondaggi ilaliani per uscire dal conflitto pn·ma della caduta di Mussolini, in cClio•. aprile 1965 e

dtivista Marittima., Roma, febbraio 1982, pag. 66. (42) C. DE RISIO: Na11i di/eTTO, teste di legno: la Marina italiana ien· e oggi, Roma 1976,

pag. 22.

Y (43) G. FIORAVANZO: Situazione e impiego della Marina italiana nel periodo compreso Ira lo sbarco in Africa Settentrionale e lo sbarco in Sicilia, Centro Alti Studi Militari, Roma

19511-52. (44) A. IACHINO: Tramonto di una grande Man·na, op. cit., pag. 305.

telegramma 13220, stabill di mettere a disposizione della Squadra navale di La Spezia tre grupi da caccia, ciascuno con un numero di quindici-venti apparecchi. Alle 11.40 anche l'O.B.S. domandò di essere informato in tempo dell'uscita in mare della flotta italiana per poter opportunamente e • tempestivamente o • unptegare • 1 o propn velivoli da caccia. Ma verso mezzogiorno il Comando Supremo, con una telefonata tra il Gen. Ambrosio e l' Amm. Riccardi, non autorizzò più l'intervento della Squadra da battaglia. A tale proposito il Gen. Rossi, Sottocapo di S.M. del R. Esercito, ha lasciato scritto che fu per le considerazioni espresse da Supcumarina \ «che il Comando Supremo accolse la proposta del Capo di Stato Maggiore della Marina di rinunciare all'impiego della Squadra da battaglia» ( 4 5).

Alle conseguenti energiche proteste dell' Amm. Donitz del 12 luglio Supermarina rispose tre giorni dopo, negando che esistessero allora «le condizioni idonee» ad un proficuo impiego della flotta italiana e con ciò avvalorando l'interpretazione del Gen. Rossi.

Da parte loro alcuni storici alleati sono rimasti dell'opinione che «la Marina italiana aveva evitato fino ad allora la battaglia con grande determinazione, ma ora, a difesa del suolo metropolitano, essa doveva o combattere o rinunciare per sempre alle sue pretese di potenza nel (46).

5. LE FORZE ANGLO-AMERICANE E I LORO OBIETTIVI (Vds. tavola n. 6)

La responsabilità di condurre l'operazione HUSKY fu affidata, come abbiamo visto, al Generale Eisenhower, comandante superiore alleato nel Mediterraneo, che aveva alle sue dipendenze il Gen. britannico Alexander, comandante delle forze terrestri anglo-americane riunite' nel XV Gruppo d'Armate, l' Amm. inglese Cunningham, comandante delle forze navali alleate, e il Maresciallo dell'Aria britannico Tedder, comandante dei reparti aerei alleati (47).

(45) F. ROSSI: Come arri11ammo all'armistizio, Milano 1946, pag. 35. (46) E. LINKLATER: The campaign in ltaly, op. cit., pag. 23. (47) Il piano generale di HUSKY e le varie istruzioni operative e informative per il XV Gruppo d'Armate sono conservati nel P.R.O., fondo WO 204, cartella 4259: War o/ 1939·1945. Military Headquarters Papers. Allied Force Headquarters, «Husky» orders e canella 4363: Sicily: notes on the planning and assault.

Il XV Gruppo d'Armate del Gen. Alexander era composto ' dall'sa Armata britannica del Gen. Montgomery e dalla 7a l statunitense del Gen. Patton. Esaminiamo quindi separatamente queste due Grandi Unità.

L'sa Armata del Gen. Montgomery, coadiuvata sul mare dall' Amm. Ramsay e nei cieli dal Vice Maresciallo dell'Aria Broadhurst, era composta dal XIII Corpo d'Armata del Gen. Dempsey e dal XXX Corpo d'Armata del Gen. Leese. Il XIII C.A. era formato dalla 5a div. ftr. del Geo. Berney-Ficklin e dalla 50a div. ftr. del Gen. Kirk.man, ambedue provenienti dal Medio Oriente. Il XXX C.A. era costituito dalla l a div. ftr. canadese del Gen. Simonds, dalla 51 a div. ftr. scozzese del Gen. Wimberley e dalla 231 a brigata «Malta» del Gen. Urquhart, provenienti rispettivamente dalla Gran Bretagna, dalla Tunisia e da Suez.

Unità alle dirette dipendenze dell'sa Armata britannica erano la 4a e la 23a brigate corazzate provenienti da Tripoli e agli ordini rispettivi dei Generali Currie e Richards, la l a divisione aerotrasportata del Gen. Hopkinson proveniente da El Djem e infine i reparti S.A.S ed i Commandos n. 3, 40 e 41 dei Royal Marines. Le riserve erano rappresentate. invece dalla 46a e dalla 78a div. ftr. dei Generali Hawkes"'(orth ed Evelegh (4S).

La 7a Armata americana del Gen. Patton, coadiuvata sul mare dall' Amm. Hewitt e nei cieli dal Gen. Doolittle, era formata soltanto dal II Corpo d'Armata del Gen. Bradley, a sua volta composto dalla P div. ftr. del Gen. Allen, dalla 3a div. ftr. del Gen. Truscott (provenienti dali' Algeria e dalla Tunisia), dalla 4 5 a div. ftr. del Gen. Middleton (proveniente dagli Stati Uniti), dalla 2a divisione corazzata del Gen. Gaffey (imbarcata ad Orano), da tre battaglioni Rangers e dal 4 o Tabor (battaglione) marocchino aggregato dal Gen. francese Giraud alla 3a div. americana (49).

(48) Gli S.A.S. (Special Air Scrvice) sono reparti di Commandos incursori specialmente addestrati per azioni esplorative e per colpi di mano ed hanno il motto cWho dares wios. (eChi osa vince•) da cui è stato tratto anche un recente film. La loro brillante azione del 5 maggio 1980 che realizzò la liberazione degli ostaggi dell'Ambasciata iraniana a Londra c ardite incursioni durante la recente guerra delle Falkland dell'aprile - giugno 1982 li hanno resi famosi e ammirati in tutto il mondo. (49) Cfr. cRevue Historique dc I'Armée:o, anno 1961, n. 2: Le 4 Tabor marocain en Sicilie. Il 4• Tabor, comandato dal Cap. Verlet, era composto da 58 militari francesi (12 uff.li, 44 sottuff.li e 2 militari di truppa), da 832 macocchini (154 graduati c 678 militari di truppa) e da 241 quadrupedi. Esso sbarcò a Licata il 13 luglio.

Unità di riserva d'Armata erano l' 82 a divisione aviotrasportata del Gen. Ridgway e la 9a div. ftr. del Gen. Eddy.

In totale gli alleati si accingevano ad impiegare contro la Sicilia 181.000 uomini, suddivisi in 115.000 britannici e 66.000 americani (50), nonché 600 carri armati, 14.000 automezzi, 1.800 cannoni e 3.462 aerei appartenenti a 267 squadroni, di cui 146 americani e 121 inglesi (51). Tuttavia di tale massa di aerei solo 2. 51 O erano efficienti ed impiegabili operativamente e soltanto 670 velivoli di prima lin,ea furono utilizzati dagli alleati in supporto diretto agli sbarchi. E stato infine calcolato che gli uomini del XV Gruppo d'Armate coinvolti complessivamente nell'operazione HUSKY furono alla fine 478.000, di cui 250.000 inglesi e 228.000 americani (52).

I primi reparti ad entrare in azione poco prima della mezzanotte del 9 luglio sarebbero stati i paracadutisti anglo-americani. Innanzi tutto i 1.600 uomini della l a brigata aviotrasportata inglese del Gen. Hicks con obiettivo il Ponte Grande sul basso corso dell' Anapo, alle spalle di Siracusa. Quindi i 3.405 paracadutisti del 505 o gruppo tattico americano del Col. Gavin e del III btg. del 504 o rgt., facenti parte dell' 82 a divisione aerotrasportata, che avevano come obiettivo il cosiddetto Piano Lupo a sud di Niscemi e il crocevia tra la strada di tale abitato e la rotabile n. 115, a sette chilometri all'interno dalle spiagge di sbarco di Gela (53}.

Molto dibattuto fu il sistema di lancio ed alla fine i paracadutisti furono liberati, anziché con il metodo americano in formazioni compatte, secondo la tattica inglese «in coppie di volanti ad intervalli di un minuto e mezzo. Ciò per timore della difesa contraerea che il Servizio Informazioni alleato reputava erroneamente molto concentrata.

(50) G.A. SHEPPERD: The Italian campaign 1943-1945, Londra 1968. pag. 27. (51) D. RICHARDS · H.G. SAUNDERS: Royal Air Force 1939-1945, vol. li, Her Majesty's Stationery Office, Londra 1954, traduzione italiana a cura dello S.M.E., biblioteca dell'Ufficio Storico Esercito, classifica 52/378, pag. 459. (5.2) M. BLUMENSON: Sicily: whose victory?, Londra 1969, pag. 45 e B.H. LIDDELL HART: Storia militare della seconda guerra mondiale, op. cit., pag. 619. (53) Nella prima fase della pianificazione di HUSKY venne anche preso in esame un lancio di paracadutisti sull'estremità della Calabria, cosi da tagliare la via di rifornimento nemica amaverso lo Srretto di Messina. Tale progetto però fu abbandonato nell'aprile 1943 in favore di un unitario appoggio molto più ravvicinato alle truppe anfibie sbarcanti in Sicilia• da parte dei paracadutisti disponibili. Cfr. HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: History of the second world war • U.K. military seri es. The Mediterranean an d Middle East, vol. V cit., pag. 27.

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Lo sbarco dal mare, preceduto dalla messa a terra dei Commandos inglesi a Capo Murro di Porco, era previsto per le ore 02.45 del 10 luglio, secondo la seguente articolazione.

LA FORZA D' ATIACCO OCCIDENTALE AMERICANA dell' Amm. Hewitt era incaricata di proteggere lo sbarco della 7a Armata del Geo. Patton sul litorale ad ovest della cuspide meridionale della Sicilia, tra Torre di Gaffe e Punta Braccetto. Essa possedeva 580 tra unità da guerra e navi da sbarco e 1.124 mezzi anfibi imbarcati. Le aliquote da trasportare a terra su un fronte di 79 chilometri erano riunite nelle seguenti tre colonne da ovest ad est, oltre a -due-gruppi di riserva. -T. F. 86, o colonna «]oss», dell' Amm. Conolly, che avrebbe sbarcato tre gruppi tattici reggimentali della 3a div. ftr. del Geo. Truscott btg.:...... Rangers con obiettivo poi l a valle del Salso. Essa parò da Bisetta e allineava per la scorta e l'appoggio di fuoco gli incrociatori Birmingham e Brooklyn e nove cacciatorpediniere, oltre ad una nave comando, 8 dragamine, 33 navi pattuglia e 202 navi da sbarco. - T.F. 81, o colonna «Dirne», dell' Amm. Hall, che avrebbe sbarcato due gruppi tattici reggimentali della P div. ftr. del Gen. Alleo e due btg. Rangers con obiettivo Gela e poi l'aeroporto di Ponte Olivo. Essa salpò da Algeri e schierava per la scorta e l'appoggto dì fuoco gli incrociatori Boise e Savannah e 10 cacciatorpediniere, oltre alla nave comando Monrovia dell' Amm. Hewitt, 8 dragamine, 10 navi pattuglia e 45 trasporti e grosse navi da sbarco. - T.F. 85, o colonna «Cent», dell' Amm. Kirk, che avrebbe sbarcato tre gruppi tattici reggimentali della 45a div. del Geo. con Scoglitti e poi gli aeroporti di Comis'Q""e''i Biscari. Essa, proveniente dagli Stati Uniti, mosse da Orano e alfineava per la scorta e l'appoggio di fuoco l'incrociatore Phtladelphia, il monitor inglese Abercrombie e 19 cacciatorpediniere, oltre ad una nave comando, 16 dragamine, 4 navi pattuglia e 46 trasporti e grosse navi da sbarco. - Riserva imbarcata, o colonna «Kool», del Cap. Vasc. Reed, con due reggimenti della 2a divisione corazzata del Gen. Gaffey e il 18 o gruppo tattico reggimentale della l a div. ftr., pronta a prendere terra tra le colonne «]oss» e «Dirne». -Riserva generale comprendente la 9a div. ftr. del Geo. Eddy, in allerta in Mrica- Settentrionale. --

Le forze americane impiegate appanenevano, come si è detto, al II Corpo d'Armata del Gen. Bradley e, dopo la conquista degli aeroporti, avrebbero dovuto proteggere sulla sinistra l'avanzata verso Messina dell'sa Armata britannica. I fatti, come vedremo, si svolsero però diversamente.

LA FORZA D'ATTACCO ORIENTALE INGLESE dell' Amm . Ramsay, fotte di 818 unità da guerra e navi da sbarco e di 715 mezzi anfibi imbarcati, era incaricata di trasportare a terra l'sa Armata britannica del Gen. Montgomery su cinque spiagge che andavano, con alcuni intervalli, da Punta Castelluzzo a Capo Ognina, e di proteggere una puntata di Commandos sulla penisola della Maddalena a sud di Siracusa. Il fronte di sbarco inglese aveva uno sviluppo totale di 78 chilometri, suddiviso in due zone di 34 chilometri (XXX C.A.) e di 20 chilometri (XIII C.A.) intervallate da uno spazio di 24 chilometri. Questo fronte britannico era situato a 55 chilometri ad oriente del fronte americano sopra illustrato. Le complessive sei spiagge di sbarco inglesi erano da ovest a nord est le seguenti. - «Bark occidentale», tra Punta Castelluzzo e Puma delle Formiche, dove la Forza d'attacco «V» dell'Amm. Vian doveva sbarcare inizialmente la l a e 2a brigata deJla l a div. ftr. canadese del trentanovenne Gen. Simonds, nonché il 40° e il41 o Commandos del Gen. Laycock. Obiettivi primari erano l'aeroporto di Pachino e il contatto con l'ala destra della colonna «Cent» amencana. - «Bark meridionale», nella baia di Portopalo, proprio sull'estrema cuspide meridionale della Sicilia, dove la Forza d'attacco «B» d eli' Amm. McGrigor doveva sbarcare inizialmente la 154 a brigata scozzese della 51 a div. ftr. Highlands del Gen. Wimberley, seguita poi dalla 15 2 a brigata con obiettivo l'abitato di Pachino. - «Bark orientale», tra Capo Passero e Marzamemi, dove la piccola Forza d'attacco «M» del Cap. Vasc. Ashbourne doveva sbarcare la 231 a brigata di fanteria «Malta» del Gen. Urquhart con obiettivo l'entroterra della stessa Marzamemi. - «Acid sud», tra Calabernardo e Punta Giorgi, dove la Forza d'attacco «A» dell' Amm. Trou bridge doveva sbarcare inizialmente la 15P brigata della 50a div. ftr. del Gen. Kirkman con obiettivi Avola e Noto.

- «Acid nord», tra Punta Giorgi e Capo Ognina, dove sempre la Forza d'attacco «A» dell' Amm. Troubridge doveva sbarcare inizialmente la 15a e la 17a brigata della 5a div. ftr. del Gen. Berney-Ficklin con obiettivo Cassibile. - Penisola della Maddalena, a nord di Capo Murro di Porco, dove il 3 o Commando del Col. Slater e due reparti di S.A.S. del Magg. Mayne avevano l'incarico di appoggiare l'azione dei paracadutisti sul basso corso dell' Anapo.

Le zone «Bark» sia occidentale, che meridionale e orientale erano di competenza del XXX Corpo d'Armata del Gen. Leese, mentre le forze impiegate nelle due zone «Acid» appartenevano al XIII Corpo d'Armata del Gen. Dempsey. La riserva d'Armata era costituita infine dalla 78a div. ftr. del Gen. Evelegh.

Il compito dell'intera ga Armata britannica era quello di spingersi a nord, occupando in successione Siracusa, Augusta e Messina, avendo il fianco sinistro coperto dalla 7 a Armata americana, al fine di intrappolare nell'isola il maggior numero possibile di truppe itala-tedesche. Come vedremo, tale obiettivo non venne raggiunto.

L'intero corpo di spedizione anglo-americano sarebbe stato trasportato da 22 convogli sotto la responsabilità dell' Amm. Cunningham, da cui dipendevano le esaminate flotte anfibie degli Ammiragli Hewitt e Ramsay, nonché le forze di copertura degli Ammiragli Willis e Harcourt. Il tutto ammontava a 2. 590 navi, di cui 1.614 inglesi, 945 statunitensi, 10 olandesi, 9 polacche, 7 greche, 4 norvegesi e l belga (54).

In particolare questa massa di unità navali era composta da l. 742 navi e mezzi da sbarco LSI, LST, LSG, LCT, LCI e Dukws, da 23 7 navi da trasporto, da 86 unità logistiche di vario tipo e da 525 unità da guerra. Queste ultime erano suddivise in 6 corazzate e 2 portaerei tutte inglesi, in l) incrociatori, 4 navi contraeree, 3 monitors, 128 cacciatorpediniere, 36 tra fregate e corvette, 5 cannoniere, 4 posamine, 42 dragamine, 26 sommergibili, 243 motosiluranti, motocannoniere e vedette, 9 navi sede comando e 2 navi guida aerei (55).

(54) HER MAJES1Y'S STATIONERY OFFICE: History of the ser:ond world war · U.K. military sen'es. The Mediterranean and Middle East, vol. V cit., pag. 30. (55) Le sei corazzate inglesi enne la Nelson (ammiraglia di Willis), la Rodney, la Warspìte, la Valiant, la Howe e la King George V mentre le due portaerei britanniche erano la Formidable e la lndomitable. Cfc. A.B. CUNNINGHAM: L'odissea di un marinaio, Milano 1952, pag. 409.

Le forze aeree affidate al Maresciallo dell'Aria inglese T ed der ammontavano, come abbiamo detto, a 3.462 velivoli, dei quali 2.510 operativi ed erano suddivise in un'aliquota strategica (Gen. americano Spaatz) e in un'aliquota tattica (Maresciallo dell'Aria britannico Coningham). Comunque ripetiamo che gli aerei di prima linea impiegati dagli anglo-americani a sostegno diretto degli sbarchi furono per la precisione 670.

Al termine di questo riepilogo delle forze alleate coinvolte nell'operazione HUSKY, ci sembra necessario accennare ad un _altro loro vantaggio, non evidente a prima vista, ma assai cospicuo. Si trattava della generale superiorità delle divisioni di fanteria angloamericane in termini di potenza di fuoco sulle corrispondenti divisioni italo-tedesche schierate in Sicilia. Al proposito si può dire Che, a parte il maggior numero di battaglioni di fanteria e in genere di uomini inquadrati in una divisione alleata rispetto a quelli di una divisione italiana, il numero delle armi automatiche individuali e di reparto, dei monai e dei pezzi controcarro alleati era almeno di un terzo superiore. Per non parlare poi della grande sproporzione in automezzi ruotati e soprattuto cingolati, questi ultimi comprendenti sia i carri armati, sia le artiglierie semoventi e sia gli calfatrae» per traspono di truppe.

Le divisioni di fanteria inglesi, normalmente di 13.700 effettivi, comprendevano tre brigate di fanteria, ciascuna delle quali allineava circa 2. 500 uomini ed era suddivisa in tre battaglioni. Oltre a ciò erano compresi nella divisione britannica tre gruppi di artiglieria campale, ognuno con 25 pezzi e 670 uomini, un gruppo di an. controcarro, un btg. mitraglieri, un btg. esplorante con 78 carri e 650 uomini, tre compagnie Genio con 240 uomini ciascuna e Servizi vari. Occasionalmente qualcuna di queste unità minori divisionali veniva aggregata all'organico di una brigata, formando il cosiddetto «brigade group», organismo campale autonomo, pari ad un gruppo tattico reggimentale americano di cui parleremo tra poco. Le brigate corazzate inglesi erano invece composte· da due reggimenti carri ed erano inquadrate nell'ambito dei Corpi d'Armata.

Le divisioni di fanteria americane riunivano in media 15. 500 effettivi ed il loro organico era il seguente: tre reggimenti di fanteria, ciascuno su tre battaglioni e con 3.000-3.500 uomini, un

reggimento di artiglieria anicolato in quattro gruppi e con 72 pezzi e 2.500 uomini, un btg. Genio con 650-750 uomini, un gruppo esplorante con 150-200 uomini, una compagnia Trasmissioni, un'unità Servizi ed una nutrita unità sanitaria di circa 500 addetti, che insieme ai Servizi medici aggregati alle singole minori unità portava l'organico del Corpo Sanitario divisionale alla rispettabile cifra di un migliaio di uomini.

Il principale armamento della divisione di americana nella metà del 1943 comprendeva 7.000 fucili e carabine Garand e Winchester del calibro di 7,62 mm. a funzionamento semiautomatico, 150-200 mitragliatrici o fucili mitragliatori Browning dello stesso calibro, 113-237 mitragliatrici da 12,7 mm.,' 81-90 mortai da 60 mm., 36-57 mortai qa 81 mm., 550 bazooka anticarro, 60-100 cannoni controcarro, 60 obici da 75 e 105 mm., 12 obici da 155 mm. e 1.800-2.000 autoveicoli (56).

Le divisioni corazzate americane, costituite nel settembre 1940 e ristrutturate nel marzo 1942, comprendevano 14.620 uomini, 54 obici da 105 mm. semoventi e 390 carri armati. Esse erano organizzate su due reggimenti carri, un reggimento di fanteria e un reggimento d'aniglieria (tutti su tre battaglioni), un battaglione Genio e un gruppo esplorante. Un nuovo ordinamento ridusse nel 1943 il numero degli uomini a 10.937 e quello dei carri a 263.

Qualche parola merita infme il RCT (Regimental Combat Team) che incontreremo sotto la denominazione di gruppo tattico reggimentale. Questa unità era basata su un reggimento di fanteria, rinforzato da aliquote esploranti moto-corazzate, di artiglieria, del Genio e dei Servizi, che ne facevano un complesso tatticamerue autonomo ed autosufficiente.

U.S. ARMY IN WORLD WAR II: Special Iludiei. The organization 'of ground combal troopi, Washington 1947, pagg. 274-275.

CAPITOLO V

LA CADUTA DI PANTELLERIA E DI LAMPEDUSA E LA FASE PREPARATORIA DI «HUSKY»

o '

l. LE DIFESE DI PANTELLERIA E GLI ATIACCHI AEREI SULL'ISOLA (Vds. tavola n. 7 e schizzo n. 2 in Appendice)

L'unico esempio nella storia di un'isola fortificata arresasi al solo potere aereo nemico fu quello fornito da Pantelleria che, come abbiamo accennato, dipendeva dallo Stato Maggiore della R.

Marina, al pari delle più meridionali isole Pelagie di Lampedusa, , Linosa e Lampione. Pantelleria, isola vulcanica di 83 chilometri quadrati, distante 114 chilometri dalla Sicilia, 70 chilometri dalla Tunisia e 220 chilometri da Malta, si eleva sul livello del mare ad un'altezza massima di 836 metri nella cosiddetta Montagna Grande, circondata a sua volta da varie alture e coni vulcanici avventizi, chiamati localmente «cuddie». La vegetazione spontanea è la macchia mediterranea, sostituita qua e là da vigneti. Nel maggio 1943 Pantelleria era abitata da circa 12.000 residenti ed era difesa complessivamene da 420 ufficiali, 620 sottufficiali e 10.617 militari di truppa (1). Il comandante dell'isola, dipendente da Supermarina tramite il Comando Militare

Marittimo Autonomo della Sicilia, era l'Ammiraglio Pavesi, coadiuvato dal suo Capo di S.M., Cap. Freg. Cavana. La locale Milmart (Milizia di artiglieria marittima) aveva a disposizione ventidue batterie c:;osì suddivise: tre da 15 2 l 4 5 ( 12 cannoni), tre da 120/50 (13 cannoni) e una da 76/40 antinavé (4 cannoni), oltre a due da 90/53 (12 cannoni) e a tredici da 76/40 (72 cannoni) a doppio scopo. Per la difesa contraerea e ravvicinata

(l) A.U.S.E., cartella !T 1152A: Pantelleria, foglio 4/ 124 del 12 giugno 1943.

vi erano inoltre 23 mitragliere da 20 mm., 18 da 13,2 mm., 19 da 8 mm. e 50 da 6,5 mm. {2).

Gli elementi dell'Esercito, agli ordini del Gen. Maffei, erano costituiti da tre battaglioni di fanteria, dei quali uno autotrasponato, da una compagnia Comando brigata mista, da tredici compagnie autonome mitraglieri, da tre compagnie speciali {totale 32 pezzi da 47 mm., 36 pezzi da 45 mm., 543 mitragliatrici e 108 fucili mitragliatori), da una compagnia monai da 81 su sei pezzi, da una compagnia autonoma carri L con 13 carri, dal CL gruppo misto d' aniglieria con 4 pezzi da 6 5 l 17 e 4 pezzi da 7 5 l 2 7, da una compagnia mista del Genio e da quattro compagnie di lavoratori e ani eri. Esisteva infine nell'isola un radiolocalizzatore tedesco situato a Monte Croce servito da 78 militari germanici. Per la suddivisione degli organici si rimanda in appendice (allegato n. 9).

Pantelleria era allora famosa per il suo aeropono costruito a 180 metri sul livello del mare, dotato di un'aviorimessa sotterranea in cemento armato, che misurava m. 302 x 26 e aveva un'altezza di m. 16. Anche i Servizi erano ben protetti, pane in calcestruzzo e pane in caverna. L'aviazione dell'isola, agli ordini del Col. Raverdino, aveva una dotazione di 60 caccia, ma questi ultimi furono in pane distrutti sotto i bombardamenti e in parte ritirati, cosicchè, come vedremo, rimasero sull'isola fino al 3 giugno soltanto quattro M.C. 202 (3).

L'isola era completamente dipendente dai rifornimenti via mare e alla data del 25 maggio 1943 l'autosufficienza viveri per la popolazione e le Forze Armate era calcolata in trenta giorni, mentre al momento della resa (11 giugno) essa era di 14-15 giorni (4). I viveri erano accantonati in un deposito in caverna, come sotterranei erano due depositi munizioni, uno di carburanti, una centrale elettrica, un mulino e un forno elettrico.

L'acqua era prelevata dai tre pozzi di Lo Finto, Errera e Valenza, aventi una ponata individuale di circa 200 metri cubi

(2) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4: c:Stralcio della relazione dell'Ammiraglio Angelo Iachino•. (3) Secondo il Gen. Samoro questi quaruo caccia rimasero a Pantelleria soltanto fino agli ultimi giorni di maggio, ciò che è contraddetto dai documenti ufficiali. Cfr. G. SANTORO: L 'AeronautictJ italiana nella seconda guen-a mondiale, op. cit., vol. Il, pag. 536. (4) Cosl si espresse anche la citata relazione dell'Amm. bchino in A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4.

P.fram

Incursioni aeree ,

• sgnza danni O con danni • con danni graiJi e

Jtnza O - con vittime - con numerose e

AEREA NEMICA SUL TERRITORIO DI PANTELLERIA DAL 8·5 AL 11 · 6·1943

giornalieri. Esistevano inoltre molte. cisterne di raccolta di acqua piovana, però quasi a secco in quella stagione, mentre ciascuna batteria era dotata di una cisterna di 50 metri cubi, munita di filtri di depurazione. L'Esercito aveva infine 58 serbatoi metallici da 500, 1.000 e 1.420 litri. Il principale problema era però costituito dalla distribuzione d eli' acqua potabile, affidata alle scarse autobotti disponibili lungo le modeste e bersagliate strade d eli' isola ( 5). La posizione strategica di Pantelleria ne faceva un obiettivo ambito dagli inglesi, che infatti, come abbiamo già accennato, avevano pensato di invaderla fin dall'ottobre 1940 con un'azione di Commandos chiamata in codice WORKSHOP (6). Questo ardito pia.no fu accantonato nel dicembre per far posto al già citato primo progetto di invasione della Sicilia denominato INFLUX, poi reso vano dali' accorrere di truppe di cielo e di terra tedesche nella stessa Sicilia (7).

Nella nuova situazione del 1943 Pantelleria rappresentava per gli alleati un'ottima base avanzata per i loro velivoli da caccia, in Y!sta del lancio della definitiva operazione HUSKY, e la sua . conquista avrebbe eliminato la locale stazione radar tedesca, Non sfuggiva inoltre ai pianificatori alleati il valore dell'isola quale sede di stazioni meteorologiche e di Servizi di salvataggio, oltre alla possibilità di adibirla a campo d'atterraggio di emergenza per i velivoli da bombardamento danneggiati.

Nonostante i rilevati vantaggi, però, la convinzione di incontrare una strenua resistenza da parte del numeroso e ben armato presidio e di svelare al nemico l'intenzione di invadere la Sicilia, fece discutere a lungo i responsabili militari anglo-americani (8). Finalmente il 10 maggio 1943 venne deciso di effettuare lo sbarco e la conquista di Pantelleria (operazione CORKSCREW) per 1'11 giugno, ultimo giorno di un periodo di idonee condizioni di luce notturna prima della prevista invasione della Sicilia.

Nella notte tra il 10 e l'Il maggio fu istituita dagli inglesi una stretta sorveglianza intorno all'isola per mezzo di motosiluranti, che

{5) Autovetture, autocarri, furgoni, autobotti, motocicli e automezzi speciali ammontavano a 119, condizionati però dalla penuria di pezzi di ricambio. "(6) P.R.O., fondo ADM 205, cartella 11. (7) P.R.O., fondo PREM 3, cartella 234: clnflun operation (invation of SiciJy), December 1940 - February 1941. (8) U.S. ARMY IN WORL.D WAR li: Sicily anti the surrender of Italy, op. cit., pagg. 69-70.

tuttavia non impedì che entro il 16 del mese giungessero ai difensori 657 cinque giorni tonnellate dopo la di rifornimenti. Quindi il 18 mag_gio1 caduta della Tunisia, ebbe inizio _

su Pantelleria una massiccia campagna aerea, mentre incrociatori e cacciatorpediniere eseguirono una serie di bombardamenti dal mare il l o, 2, 3, 5 e 8 giugno. Dalla relazione ufficiale britannica sappiamo che da metà maggio all' 11 giugno, giorno della resa di Pantelleria, furono riversate sull'isola 6.400 tonnellate di bombe nel corso di 5.218 sonite, oltre ad una pioggia di granate navali (9). Di contro gli alleati persero in questa campagna aerea un totale di 15 velivoli, distruggendone però 47 dell'Asse.

L'offensiva aerea contro Pantelleria può essere suddivisa in due périodi, il primo dei quali, compreso tra il 18 e il 30 maggio, vide .quarantatrè incursioni prevalentemente diurne che causarono poche vittime (13 morti e 26 feriti tra civili e militari), ma gravi danni agli impianti elettrici e alle attrezzature logistiche. Il secondo periodo, che giunse fino all' 11 giugno, cioè alla resa dell'isola, fu invece caratterizzato da ben 194 incursiorti, concentrate soprattutto negli ultimi giorni dell'offensiva. Tra l'altro una bomba penetrò attraverso l'entrata dell'aviorimessa sotterranea, senza però esplodere, con successivo sollievo degli stessi inglesi, che poterono così «utilizzare quell'hangar in continuazione dopo l'occupazione come è scritto nella relazione ufficiale della R.A.F. {10).

Frattanto il l giugno il Comando Supremo aveva impartito a Supermarina, Superaereo e O.B.S., con telespresso n. 41394/op, le «disposizioni per la difesa a oltranza di Pantelleria e delle isole Pelagie» ( 11).

Due giorni dopo il Gen. Ambrosio ordinò ai tre Stati Maggiori di Forza Armata di provvedere al rifornimento dell'isola assediata con ogni mezzo, anche con aviolanci, raccomandando poi che gli aerei che atterravano a Pantelleria evacuassero civili nel viaggio di ritorno. Lo stesso 3 giugno il Comando Supremo, come abbiamo già anticipato, dispose «il trasferimento in Sicilia della sezione caccia dislocata tuttora nell'isola di Pantelleria» (12).

(9) HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: History of the second world war·U.K. military seri es. The Medite"anean an d Middle East, vol. V ci t. , pag. 49 nota. (lO) D. RICHARDS- H.G. SAUNDERS: Royal Air Force 1939· 1945, vol. II, H.M.S.O., traduzione italiana cit. a cura dello S.M.E., pag 461. (11) A.U.S.E., cartella 1444. relespresso n. 41394/op del Comando Supremo in data l giugno 1943. Le aviazioni dell'Asse risposero a questo appello impiegando a difesa di Pantelleria ua il l e il lO giugno un totale di 323 caccia italiani e 4)) tedeschi. (12) A.U.S.E., cartella 1444, telegrammi o. 006)6/UT, 00675/UT e 51056/op del 3 giugno 1943.

Il 6 giugno ancora Ambrosia ricordò a Superaereo la necessità di compiere il massimo sforzo per rifornire Pantelleria, anche per ragioni morali, pur comprendendo i rischi dell'aviorifornimento (13). In effetti in quella stessa notte un S.82 effettuò un aviolancio di vettovaglie, ciò che originò un vivo compiacimento da parte del Gen. Ambrosia. A tale proposito si ricorda che, oltre a questo isolato aviolancio, tra il l e il 10 giugno atterrarono a Pantelleria dodici trimotori da carico S. 81 italiani e trentaquattro trimotori Ju.52 tedeschi per il trasporto di urgenti rifornimenti di munizioni ed acqua (14). Infine il 7 giugno la cisterna Arno era giunta nell'isola con 130 tonnellate d'acqua (15).

Da pane sua la R. Marina ritenne di attenersi alla DI.NA.12 (Direttiva Navale 12) che non prevedeva l'impiego di navi di superficie a difesa di Pantelleria. Supermarina non considerò nemmeno opportuno l'impiego di sommergibili e si limitò ad inviare nelle acque dell'isola tre motosiluranti, che raggiunsero colà undici motosiluranti tedesche (16).

Sia l' 8 che il 10 giugno gli inglesi lanciarono sull'isola manifestini contenenti intimazioni di resa, ma in ambedue i casi il Comando di Pantelleria rifiutò l'offerta, confermando a Roma che avrebbe resistito ad oltranza (17). In risposta a questo gesto Mussolini, tramite il Comando Supremo, inviò all' Amm. Pavesi il seguente elogio appena dodici ore prima dell'allora imprevista capitolazione (18).

«Giunga a Voi et a Presidio mio vivissimo elogio. Eroica resistenza guarnigione Pantelleria aggiunge nuovo alloro alle armi d'Italia. Mussolini».

2. LA RESA DI PANTELLERIA

Durante la giornata dell'8 giugno il Comando Supremo chiese insistentemente a Supermarina, Superaereo e O.B.S. «di concentra-

{13) Ibidem, telegramma del Comando Supremo n. 51112/op· del 6 giugno 1943. {14) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4: cStralcio della relazione dell'Amm. Angelo Iachino•, pag. 23 e G. SANTORO: L 'Aeronautica italiana r1ella uconda guen-a mondiale, vol. Il cit., pagg. 537·538. (15) A.U.S.E., Ibidem e S. ATTANASIO: Siçr'/ia senza Italia, op. cit., pag. 60. {16) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4: cStralcio della relazione dell'Amm. Angelo lac.hino•, pag. 22. {17) A.U.S.E., cartella 1444, telegramma n. 43543 delle ore 14.30 dell'8 giugno 1943 e cartella IT 1152A, fonogramma 32406 delle ore 13.00 del IO giugno 1943. (18) A.U.S.E., cartella 1444 e cartella IT 1152A, telegramma del Comando Supremo o. 41483/op delle ore 22.40 del IO giugno 1943.

re tutti 1 mezzi a disposizione per il concorso alla difesa di Pantelleria, che nell'attuale momento deve costituire il compito nonché «di comunicare d'urgenza le azioni ordinate»

(19).

In effetti in quel giorno tre aerosiluranti e otto cacciabombardieri italiani, sotto una scorta complessiva di trentotto caccia, tentarono di attaccare una divisione navale inglese di cinque incrociatori e otto cacciatorpediniere, che stava bersagliando l'isola insieme ad un centinaio di velivoli. In quella circostanza i piloti degli aerosiluranti dichiararono di aver colpito due incrociatori e di aver costretto le navi nemiche ad allontanarsi, mentre i caccia italiani «sarebbero rimasti padroni del cielo» (20). Oggi sappiamo invece che quegli aerosiluranti italiani «furono costretti al rientro prima di aver potuto avvistare le navi, a causa dell'esaurita autonomia della scorta caccia.>> (21). Effettivamente quel giorno nessuna unità inglese rimase colpita né dagli aerei italiani nè da quelli del II Fliegerkorps tedesco, che impiegò contro gli stessi obiettivi nelle acque di Pantelleria 34 cacciabombardieri scortati da 57 caccia.

Durante il 9 e· il 10 giugno ci furono sui cieli di Pantelleria altre missioni aeree dell'Asse, prevalentemente tedesche; rimaste però tutte egualmente senza esito, mentre sempre più intensa diveniva la pressione dei bombardieri alleati sul!' isola. Sempre secondo la citata relazione d eli' Amm. Iachino, incaricato di svolgere un'indagine sui fatti accaduti, la sera del 9 giugno era ancora efficiente su Pantelleria 1'80% delle batterie antinave e il 48,25% di quelle contraeree (22).

Alle 03.40 del 10 giugno l'Ammiraglio Pavesi inviò a Supermarina un importantissimo resoconto sulla situazione, ricevuto anche dal Comando FF.AA. della Sicilia alle ore 07.50. In esso il Comando di Pantelleria assicurava, tra l'altro, che, pur essendo stato inutilizzato il locale mulino e distrutti alcuni depositi di

(19) A.U.S.E. cartella 1444, dispacci del Comando Supremo n. 41452/op e 41454/op dell'S giugno 1943. (20) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4 cit. (21) G. SANTORO: L 'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, vol. ll ci t., pag. 537. (22) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4: •Srralcio della relazione dell' Amm. Angelo lachino•, pag. 24.

viveri, la farina rimasta sarebbe stata sufficiente per altri dieci giorni. Ancora più rilevanti erano le notizie sulle disponibilità idriche, problema che ha fatto molto discutere gli storici. Dopo aver infatti comunicato che l'acqua giunta per mezzo di aerei non era potabile perché inquinata da benzina e che le difficoltà degli autotrasponi ostacolavano la distribuzione dell'acqua giunta con la cisterna Amo, l'Ammiraglio Pavesi dichiarava esplicitamente in quel 10 giugno, vigilia della resa: «Sufficienza acqua massimo giorni quattro» (23).

A conferma di quanto sopra, giunse nella stessa giornata a Supermarina il telegramma n. 10883 trasmesso alle ore 08.20 da Superaereo in cui, dopo aver ricordato che tre S.81 avevano trasponato sull'isola 4. 700 chilogrammi di munizioni e di medicinali e che sette Ju.52 tedeschi avevano scaricato acqua e 800 chilogrammi di munizioni, concludeva:

«Pantelleria dice di non aver più bisogno di acqua, ma soprattutto di (24).

Tra l'altro alle 22.00 di quel 10 giugno, rispondendo ad un altro ordine di Mussolini di alimentare l'isola con ogni mezzo, altri cinque trimotori Ju. 52 germanici effettuarono un lancio di aerorifornitori (25). Ciò anche in seguito ad un nuovo fonogramma serale dell' Amm. Pavesi, con il quale si denunciavano le locali difficoltà per il rifornimento di munizioni, di viveri e di acqua e per il traspono dei ferici e si esprimeva sfiducia circa la possibilità di fronteggiare eventuali sbarchi nemici (26).

L' 11 giugno, giorno della resa di Pantelleria, gli avvenimenti si susseguirono con crescente intensità ed alcuni addirittura si accavallarono, determinando una cena confusione in alcune relazioni dei fatti giunte fino a noi. li primo significativo telegramma fu quello inviato dall' Amm.

(23) A.U.S.E., cartella 1444 e canella IT ll52A, fogli 4/n e 4/84; fonogramma del Comando di Pantelleria n. 50069 del 10 giugno 1943. (24) A.U.S.E., canella IT 1152A, fogli 4/58 e 4/85: telegramma di Superae-reo n. 10883 del IO giugno 1943. (25) Ibidem, foglio 4/35. Per quest'ultimo ordine di Mussolini vds. canella 1444, telegramma del Comando Supremo n. 41485/op del 10 giugno 1943. (26) A.U.S.E., canella IT 1152A, fogli 4/64 e 4/85: fonogramma del Comando di Pantelleria n. 55443 del 10 giugno 1943.

Pavesi alle 03.45, che tra l'altro segnalava le «condizioni pietosissime della popolazione civile per mancanza di viveri, acqua ed adeguati rifugi» ·e defmiva le «energie morali delle forze armate fiaccate dall'assoluta impotenza di combattere e difendersi». Il comandante dell'isola quindi concludeva amaramente: «Conscio responsabilità numerose vite umane sento triste dovere dichiarare che tutte possibilità materiali resistenza sono esaurite» (27) . . Frattanto le forze aeronavali alleate intensificavano la loro pressione, lanciando su Pantelleria in quell' 11 giugno altre 440 tonnellate di esplosivo, mentre un contingente da sbarco della l a div. ftr. inglese del Gen. Clutterbuck, ripanito in tre scaglioni e salpato da Susa e Sfax, si avvicinava per sferrare il colpo decisivo. Quest'ultima forza navale, agli ordini dell'Ammiraglio britannico McGrigor, era composta da un'unità comando, cinque navi anfibie, · trentotto mezzi da sbarco, cinque cacciatorpediniere, una cannoniera, quattro dragamine, quattro trawlers e due motolance. Gli inglesi, però, come vedremo, finirono per sbarcare un'ora dopo la resa dell'isola.

Premuto dalle circostanze ed evidentemente preoccupato di salvare l'onore delle armi italiane, Mussolini, alle 10.10 d eli' 11, fece spedire dal Comando Supremo a Supermarina per Pantelleria, a Superaereo e all'O.B.S. il seguente fondamentale telegramma n. 41490/ op, che suggeriva di attribuire soltanto àlla mancanza d'acqua la resa dell'isola fortificata (28). cData impossibilità rifornimenti acqua potabile popolazione isola et presidio Vi ordino di informare con telegramma Comando Malta che per suddetto motivo et solo per esso a partire dalle ore 12 di oggi cesserete resistenza. Voi et Vostri dipendentÌ avete fatto tutto il vostro dovere. Per la Vostra opera di comandante Vi è conferita sul campo la Croce di Cavaliere dell'O.M.S. - Mussolini:..

Questo telegramma fu rirrasmesso però da Supermarina all' Amm. P avesi soltanto alle 12.5 5, quando la resa ordinata da Mussolini avrebbe dovuto già essere stata dichiarata da quasi un'ora. Inoltre, forse per ovviare a questo ritardo, il suddetto telegramma del duce fu modificato da Supermarina e trasmesso a Pantelleria nel modo seguente (29).

(27) Ibidem, fogli 4/65, 4166 e 4/85. (28) Ibidem, fogli 4/68, 4/ 107, 4/108, e 4/110: telegramma del Comando Supremo, a fuma Mussolini, n. 41490/op delle ore 10.10 dell'll giugno 1943. (29) Ibidem, foglio 4/40: telegramma di Supermarina a Pantelleria n. 63495 delle ore 12.55 deU'll giugno 1943.

cData impossibilità rifornimento acqua potabile popolazione· isola et presidio Vi ordino di informare nel momento che giudicherete con telegramma in chiaro Comando Malta che per suddetto motivo et solo per esso, a partire dall'ora che Voi stabilirete e che comunicherete, cesserete resistenza. Per Vostra opera Comandante Vi è conferita sul campo Croce di Cavaliere Ordine Militare Savoia.

Come si vede, la difformità tra il teJegramma originario di Mussolini n. 41490/op e quello trasmesso effettivamente da Superroarina a Pantelleria con il n. 63495 non stava quindi soltanto n eli' orario di inoltro, ritardato già di circa un'ora rispetto al momento in cui l'isola, secondo gli ordini del duce, avrebbe dovuto arrendersi (ore 12.00). Infatti il fonogramma di Supermarina, pur essendo stato diramato a firma di Mussolini, mutava anche il contenuto e le condizioni, omettendo l'intera frase di elogio ai difensori e attribuendo all'Amm. Pavesi un'imprevista scelta del momento in cui chiedere la resa e di quello in cui renderla effettiva. Ultima conseguente discordanza era poi quella di imporre a Pavesi stesso il compito di comunicare a Roma il «prescelto» orario di resa, ordine che Mussolini non aveva inteso rivolgere, dal momento che per lui la cessazione della resistenza doveva avvenire alle ore 12.00 precise.

Comunque sia, queste strane contraddizioni e discrepanze non ebbero alcuna pratica conseguenza, dal momento che l'Amm. Pavesi aveva reso superfluo ogni ordine di resa, avendo già deciso autonomamente di cessare la resistenza a partire dalle ore 11.00, molto prima cioè di aver ricevuto il suddetto ordine del duce che era stato manipolato e che comunque avrebbe desiderato la resa per le ore 12.00. Infatti alle 11.25 l'Ammiraglio Pavesi così comunicò (30):

«Ancora bombardano con aerei et navi. Alle ore 11.00 ho dato ordine di esporre segnale resa. Viva

Questa dichiarazione di resa fu anche intercettata dal Comando Militare Marittimo di Messina alle ore 12.05 (31), ma sia l'O.B.S. tedesco che il Gen. Monti del Comando Aeronautica della Sicilia ne vennero a conoscenza quasi subito. Infatti alle 11.10 il

(30) A.U.S.E., cartella IT 1152A citata, fogli 4/38 e 4/70. (31) Ibidem, foglio 4/129, prot. 248/C.S.

Gen. Monti comunicò telefonicamente da Catania al Gen. Santoro, Sottocapo di S.M. della R. Aeronautica, che. «i tedeschi avevano saputo che Pantelleria, alle ore 11.00, aveva alzato bandiera bianca» (32).

Ancora prima di ricevere il famoso e ritardato fonogramma di Supermarina n. 63495 delle 12.55, l'Amm. Pavesi diramò in chiaro alle 12.10 il seguente nuovo e più lungo resoconto n. 0528 concernente la sua decisione di cessare la resistenza (33).

Pantelleria ha resistito per quanto umanamente possibile. Impossibilità qualunque reazione mi impone durissima necessità cessare resistenza. Alle ore 11.00 ho dato ordine esporre segnale resa. Viva l'Italia. Dall'avamposto mediterraneo rivolgiamo nostro saluto alla cara Patria. Abbiamo compiuto massimo dovere nella certezza della vittoria finale. Avvisate famiglie che tutto personale stazioni r. t. Pantelleria est salvo. Viva l'Italia. Viva l'Italia. Viva l'Italia».

Come si può notare, infine, l' Amm. Pavesi nei suoi suddetti due messaggi di resa non fece alcun appello alla mancanza d'acqua, che Mussolini aveva invece suggemo quale unico motivo della capitolazione.

Un'interessante testimonianza di ciò che accadde subito dopo la decisione dell' Amm. · Pavesi di cessare la resistenza su Pantelleria alle ore 11.00 di quell' 11 giugno 1943 è data da una serie di registrate comunicazioni telefoniche tra il Gen. Monti del Comando Aeronautica Sicilia con sede a Catania e il Gen. Santoro, Sottocapo di S.M. della R. Aeronautica a Roma. Eccone la sequenza, contenuta oggidì nella più volte citata canella IT 1152A dell'Archivio dell'Ufficio Storico dello S.M. Esercito, che raccoglie parte di quella massa di documenti militari italiani microfùmati nel dopoguerra dagli americani e restituiti poi ai nostri archivi. - Ore 11.15: Monti comunicò che nove caccia Macchi 202 dovevano decollare per Pantelleria «senza scorta», precisando al proposito: «Eccellenza, i Macchi 202 possono partire: sono nove; però c'è il cielo sgombro appena a metà canale. Dovrebbero andare senza scona; cioè non

(32) Ibidem, foglio 4/134, prot. 4028. (33) Ibidem, foglio 4/69. fonogramma del Comando di Pantelleria n. 0528 delle ore 12.10 dell' 11 giugno 1943.

Santoro: «Bisognerà fare qualche cosa. Vedi di dare un po' di scotta. I tedeschi non vanno?».

Monti: «Sono già andati ed attendono di ripartire se sarà il caso. Sono talmente irati per quello che è successo che l'ufficiale di collegamento riferisce che non può nemmeno parlare loro».

Santoro: cDi che cosa sono irati?».

Monti: «Che la resa è troppo precipitosa e, quindi, non so quale sarà la reazione».

Santoro: «Prova a mandare questi Macchi con un po' di scotta, tanto per non dire che non abbiamo fatto niente» (34). -Ore 11.30: Monti: «Qui c'è un telegramma che dice che le navi si avvicinano sempre sparando e, probabilmente, non vedono i segnali (di resa): ciò significa che i segnali sono stati alzati. Poi dice che il Colonnello (Col. Raverdino, n.d.a.) ha provveduto alla distruzione del denaro, ma il comandante della Piazza non ha comunicato niente».

Santoro: «È un bel tipo questo comandante della Piazza!»

Monti: «È un tipo strano, perché proprio adesso che doveva. essere utilizzata la forza che c'è sull'isola ... in mezzo ai sassi e alle· montagne» (35). - Ore 11.34: Monti: «Il ragazzo (si trattava del S. Ten. D'Amico, responsabile del ponte radio dell'Aeronautica a Pantelleria, n.d.a.) comunica: «Ora la flotta si avvicina, è la fine. Stanno facendo saltare tutte le opere fortificate. Ma perché ci siamo arresi?» (sottolineatura nell'originale, n. d. a.)

San toro: «Così dice?»

Monti: cSì».

Santoro: «Trasmettimi tutte queste comunicazioni, perché le passo al Comando Supremo». ·

Monti: «La stazione radio ha chiuso il traffico alle ore 11.15».

Santoro: «Quella del Sottotenente?».

Monti: «No, D'Amico mi dice di rimanere sempre in linea».

Santoro: «Da Raverdino nessuna notizia?»

Monti: «Nessuna, devono essere tagliati fuori».

Santoro: «Che peccato!»

(34) A.U.S.E., cartella IT 1152A citata, foglio 4/139, prot. 4048. È al proposito almeno sorprendente apprendere che aerei da caccia M.C.202 avevano bisogno della protezione di altri caccia. (35) Ibidem, foglio 4/137, pror. 4050. I puntini sospensivi indicano un'interruzione nella comunicazione telefonica.

Monti: «Eccellenza, se vi avessimo avuto ancora noi! .... »

Santoro: «Cpe peccato!» (36).

Nella polemica si inserì anche una telefonata tra tre ufficiali tedeschi dell'O.B.S., di cui riferiamo il resoconto documentaço. - Ore 11.45: Ten. Col. Adler: «La questione della bandiera bianca è vera?».

Cap. Farm: «Purtroppo. Ho conferma dai nostri laggiù: gli italiani hanno alzato bandiera bianca; inoltre la mia gente, oltre ad avermelo comunicato per telefono, l'ha trasmesso anche per telescritto. Sembra, infine, che i nostri aviatori l'abbiano pure

VlSta»

Ten. Col. Adler: «<n tal caso è una porcheria!»

Cap. Farm: «Vi passo l'ufficiale dell'IC» (Ufficio Informazioni, n.d.a.).

Ten. Col. Adler: «È sicuro il fatto della bandiera bianca?»

Ufficiale IC: «St».

Ten. Col. Adler: «Le artiglierie da costa sparano?»

Ufficiale IC: «No, hanno alzato bandiera bianca. Gli inglesi, invece, continuano a sparare» (37).

Alle 12.22 il Col. Raverdino riuscì a rimettersi in comunicazione da Pantelleria con il Gen. Monti a Catania, inviando questo inquietante messaggio (38):

«Avuto ordini da Ammiraglio (Pavesi) di non far saltare hangar. Datemi risposta dopo di che farò saltare stazione:..

Con l'immediata risposta delle 12.24 il Gen. Monti, di propria iniziativa, diramò allora il seguente inequivocabile ordine (39):

«C.A.S. a Radioponte Pantelleria per il Col. Raverdino: ordine Duce provvedete distruzione hangar non appena nemico inizierà sbarco. Per stazioni radio attendete ultimo momento•.

Il problema della distruzione dell'hangar - che avrebbe dovuto essere un fatto acquisito, ma che invece si dimostrava ancora irrisolto quando gli inglesi sbarcarono nell'isola arresasi fin dalle

(36) Ibidem, foglio 4/ 132, proc. 4051. (37) Ibidem, foglio 4/140, proc. 4052. (38) Ibidem, foglio 4/71. ( 39) l bidem, foglio 4/7 l.

11.00 - divenne da allora una giusta quanto affannosa preoccupazione del Comando Aeronautica di Catania, tanto che sullo stesso argomento esso scambiò altre tre telefonate con Radioponte Pantelleria (S. Ten. D'Amico) nello spazio di tre minuti.

Alle 13.00 infatti il Gen. Monti raccomandò al S. Ten. D'Amico di far giungere con ogni mezzo al Col. Raverdino il suddetto ordine delle 12.24 di distruzione dell'hangar. Alle 13.02 D'Amico replicò: «la nota della distruzione hangar est stata comunicata at Comando, ma non appena finita comunicazione si sono interrotte le linee». Infine alle 13.03 lo stesso responsabile di Radioponte Pantelleria precisò sconsolatamente: «Non ho più comunicazioni con aeropono. Non posso notiziarvi circa distruzione hangar» (40).

La stessa scottante e poi irrisolta esigenza di non far cadere intatto in mano nemica il moderno hangar in caverna del!' isola di Pantelleria fu contemporaneamente dibattuta dai Generali Monti e Santoro nei loro colloqui telefonici di metà giornata. Infatti alle ore 12.25 si svolse al proposito il seguente significativo dialogo tra i due alti ufficiali della R. Aeronautica ( 41 ).

Monti: «In questo momento ricevo da Raverdino «Avuto ordine dali' Ammiraglio di non far saltare hangal)>. Io ho risposto: «Ordine Duce bruciate hangar». Se ho fatto male dimmelo, perché faccio in tempo a comunicare».

Santoro: <<Non capisco perché non debba far saltare}' hangar».

Monti: «Eh! Eccellenza, tante cose si capiscono ... E tutto un programma! Non da pane nostra, naturalmente. Quindi ho risposto come ti ho detto».

Santoro: «In ogni modo la resa è sicura?»

Monti. «Ha fatto il telegramma l'Ammiraglio».

Santoro: «Ha fatto il telegramma in quel modo?>>

Monti: «SÌ».

Santoro: «Non capisco perché non vogliano far saltare l'hangar».

Monti: «Eh, Eccellenza!.... Perché resti... Non c'è altra sp1egaz1one».

Santoro: «Non riesco ad afferrare la vera idea».

Monti: «È un ordine molto strano».

(40) Turto in A.U.S.E .. caneiJa IT ll52A cicaca, foglio 4/72. (41) Ibidem, foglio 4/135, prot. 4055.

Infine cinque minuti dopo, alle 12.30, il Gen. Monti dibattè telefonicamente lo stesso argomento con il Col. Casera di Superaereo, cercando di ottenere per altra via l'approvazione al suo operato che Santoro aveva eluso. Ecco la registrazione della telefonata (42).

Monti: «Siete al corrente di tutta la tragedia di Pantelleria?»

Casera: «Sì».

Monti: «<n questo momento il CoL Raverdino ha telegrafato dicendo: «Ho avuto ordine dall'Ammiraglio di non far saltare l'hangar». Io mi son permesso di rispondere: «D'ordine del Duce procedete distruzione hangar non appena iniziato sbarco». Desidererei avere conferma di questo mio ordine».

Casera: «Lo avete fatto di vostra iniziativa?».

Monti: «S'i, perché è inconcepibile che a resa effettuata si voglia lasciare l'hangar nelle mani del nemico. Ad ogni modo desidero sapere se va bene. Desidero avere immediatamente una conferma dal Comando Supremo».

Casera: eVa bene signor Generale».

In quel clima di sospetto e di dubbia chiarezza era evidente e assai ragionevole il desiderio del Gen. Monti di ricevere il consenso per la sua lodevole iniziativa, che egli invano aveva chiesto al Gen. Santoro cinque minuti prima. Non è stato invece possibile rintracciare alcun dispaccio di approvazione da parte del Comando Supremo.

3. LA CADUTA DI LAMPEDUSA E DI LINOSA (Vds. tavola n. 8)

L'isola di Lampedusa rappresentava nel conflitto un'altra base avanzata nel Mediterraneo centro-meridionale e, sebbene appartenente all'arcipelago delle Pelagie con Linosa e Lampione, faceva sistema unico con Pantelleria. La sua importanza militare emergeva soprattutto dalla sua posizione geografica: a 205 chilometri dalla costa siciliana, a circa l SO chilometri da quella tunisina e da Pantelleria e a quasi 160 chilometri da Malta.

La limitata superficie di Lampedusa (20 chilometri quadrati, 11 chilometri di lunghezza massima e 133 metri di massima altezza sul livello del mare) e la sua stessa posizione non avevano suggerito

(42) Ibidem, foglio 4/138, prot. 4056.

ISOLA DI LAMPEDUSA Situazione a

Legenda: Comando di Settore A Posto o11er Paztone costiera r Comando Compagnia fucilieri • Compagnia fucilieri . • Plotone fucilieri eli rincalzo 6 carri le99eri • /Vucleo fisso , lanciafiamme • Il protezione impianti · l· Cannone da 1/f32 ± Batteria. da 75k7 <5 .Deposito munizioni Ospedale da campo I Plotone mitrag//eri c.a il , artieri Opera permanente .

la data del 1° dicembre 19 4 2

o

Scala 1:25.000

un potenziamento militare pari a quello di Pantelleria. L'isola era stata posta comunque in una condizione difensiva che sarebbe stata relativamente fone qualora fossero esistiti nel Mediterraneo un maggiore equilibrio di forze e più ampie possibilità logistiche italiane ( 43 ).

Lampedusa era anch'essa sotto un Comando Marina, diretto dal Cap. Vasc. Bernardini, dipendente dal Comando Piazza Marittima di Pantelleria. Agli ordini del Cap. Vasc. Bernardini agiva il Comando truppe del R. Esercito, retto dal Ten. Col. Paleologo e avente a disposizione difese fisse e mobili per un totale di 4.400 uomini.

Le truppe di difesa mobile erano rappresentate da sei compagnie mitraglieri, da tre compagnie autonome fucilieri «Lupi di Toscana», da una compagnia lanciafiamme, da un plotone di quattro carri L, da tre plotoni monai e da due plotoni controcarro.

Le difese fisse erano costituite dall'aniglieria, che comprendeva un gruppo Milman su nove batterie, una batteria dell'Esercito da 75/27 e tre batterie D.I.C.A.T. adibite alla difesa dell'unico aeropono dell'isola, ma anche compiti antisbarco e antinave, integrate da quattro sezioni contraeree.

Una compagnia speciale Servizi dal 5o rgt. «Aosta:., quattro compagnie lavoratori e del Genio, un plotone speciale del Genio pontieri, un ospedale da campo, un'autosezione speciale e vari depositi, che garantivano un'autosufficienza media di un mese, completavano il dispositivo militare dell'isola, per il cui dettaglio si rimanda in appendice (allegato n. 10).

Anche Lampedusa venne tenuta sotto costante pressione aerea, seppure non paragonabile a quella subita da Pantelleria, e nella notte del 7 giugno gli inglesi saggiarono la reattività difensiva dell'isola con alcuni Commandos, appoggiati da quattro vedette. Il tentativo di infiltrare a terra questi Corpi speciali britannici non riuscì e gli incursori vennero respinti.

L' 11 giugno, giorno decisivo per Pantelleria, un violento bombardamento aereo nemico, seguito a breve intervallo dal fuoco di unità navali inglesi, si sviluppò contro il pono di Lampedusa,

(43) Un interessante promemoria firmato ).A. OGLETHORPE sulle condizioni di Lampedusa prima e dopo l'occupazione britannica è custodito nel P.R.O., fondo WO 204, cartella 2278: War of 1939-1945. Military Headquarterr Papers. Allied Force Headquarters. Lampedusa: cr1Jil admini.stration hy AJ/ied Military Go11emmen1.

procurando gravi danni e la perdita di due motosiluranti italiane colà in sosta (Mas 539 e 564). Sempre nella giornata dell'll gli alleati, per mezzo di manifestinì, Invitarono la guarnigione alla resa, per il momento non accolta dal Comando dell'isola. - La pressione aeronavale nemica divenne ancor più massiccia il 12 giugno, come denunciò il Cap. Vasc. Bernardini a Supermarina con i seguenti due consecutivi fonogrammi della stessa mattinata (44).

- Ore 11.00: •:Unità navali britannkhe seguitano ad incrociare intorno all'isola bombardando». - Ore 11.30: «Siamo continuamente bombardati con bombe grosso calibro. Continuo a non rispondere alle intimazioni di resa. Viva l'Italia».

Da parte sua Supermarina alle 13.25 così riferì al Comando Supremo (45):

«Marina Messina comunica seguente messaggio di Marina Lampedusa:

«Volano oltre mille apparecchi che martellano ininterrottamente da stamane l'isola con bombe grossissimo calibro. Maggior parte difesa distrutta. Artiglieria annientata. Perdite ingenti e non controllate. Ritengo non riuscire a contenere prossimo sbarco. Chiedo urgenti ordini. Bombardamento continua. Bernardini».».

Alle 13.50 lo stesso Supermarina rispose a quest'appello del Cap. Vasc. Bernat.:dini, esprimendo fiducia nella resistenza dell'isola fino a che fosse rimasta una qualunque possibilità di arrecare danno al nemico ( 46).

Tuttavia nelle prime ore del pomeriggio di quel 12 giugno 1943 il Comando dell'isola si riunì per decidere sulla continuazione della lotta o sulla resa, alla quale gli inglesi avevano rinnovato gli inviti. A tale proposito la relazione del Maggiore Assenza, comandante della difesa fissa di Lampedusa, afferma che «Considerato che mancavano i mezzi per lottare contro le navi che si tenevano fuori tiro e contro la strapotente aviazione, si decideva all'unanimità la resa» (47). Fu quindi subito redatto il seguente fonogramma, che giunse a Supermarina alle 15.50 e venne poi ritrasmesso al Comando Supremo ( 48).

(44) A.U.S.E., cartella IT 1151A: Lampedusa, foglio 3/4 del 12 giugno 1943. (45) Ibidem, foglio 3/4 cit. (46) Ibidem, foglio 3/4 cit. (47) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4. (48) A.U.S.E., cartella IT 1151A, foglio 3/3.

«<mpossibile arrecare uh:eriore offesa at nemico. Azione aerea et navale nemica habent schiantato totalmente ogni nostra difesa. Truppe chiedendo resa inneggiano alle fortune della Patria. Abbiamo fatto nostro dovere. Viva l'Italia. Bernardini:..

Alle 16.25 di quel 12 giugno si interruppe il ponte radiofonico tra Lampedusa e Porto Empedocle, che riprese a funzionare ancora per soli altri venti minuti tra le 18.20 e le 18.40 (49). A quest'ultima ora fu intercettato il seguente segnale di Lampedusa indirizzato a Marina Messina (50).

«Prego interessare Malta per cessazione bombardamento aereo e navale, avendo già esposti segnali regolamentari resa Piazza,.

A Supermarina giunse allora anche la notizia che «una stazione r.t. tedesca aveva comunicato a Taormina che alle 18.35 una nave da guerra inglese era entrata nel porto di Lampedusa e trattava per radio la resa» ( 5 l).

In verità, una volta esposti i segnali di resa, il Comando di Lampedusa potè entrare verbalmente a patti con un isolato pilota inglese, il Serg. Cohen, costretto ad un ammaraggio di fortuna nelle acque dell'isola e che fu così il primo occupante della Piazzaforte (52).

Soltanto durante la notte una compagnia del 2 • rgt. Coldstream Guards britannico iniziò a sbarcare, seguita poi da altri contingenti che nella mattina del 13 effettuarono anche un'incruenta occupazione di Linosa, allora presidiata da tre plotoni costieri e da un nucleo antiparacadutisti (53).

L'isola di Lampione, priva di guarnigione, cadde nello stesso giorno nelle mani degli inglesi.

Durante l'investimento di Lampedusa non si verificarono interventi navali italiani, già assenti del resto in occasione della più unportante perdita di Pantelleria. Soltanto una squadriglia della R. __, __

(49) Ibidem, foglio 3/7. (50) Ibidem, foglio 3/2 e cartella 1444: cDiario Storico del Comando Supremo•, giorno 12 giugno 1943, pag. 3. (51) A.U.S.E., cartella 1444: «Diario storico del Comando Supremo•. giorno 12 giugno 1943. pag. 3 e cartella IT l151A, foglio 3/2. (52) D. RICHARDS - H.G. SAUNDERS: Royal Air Force 1939-1945, vol. Il cit., traduzione italiana a cura dello S.M.E., pagg. 462-463. (53) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4.

Aeronautica giunse a bombardare il 12 giugrio le navi britanniche davanti al porto, quando l'isola di Lampedusa aveva già capitolato {54).

4. LE CONSEGUENZE DELLA RESA DI PANTELLERIA E DI

LAMPEDUSA

Lo sbarco inglese su Pantelleria iniziò a partire da mezzogiorno dell'li giugno 1943, cioè un'ora dopo la resa dell'isola fortificata, i cui segnali vennero però percepiti dai britannici con un certo ritardo (55).

Subito dopo la capitolazione si stimò che sul totale degli 11.6 57 uomini della guarnigione italiana di Pantelleria ne fossero stati uccisi 60 e feriti 150, mentre i civili deceduti sarebbero stati 4 e i feriti 6 su un totale di circa 12.000 residenti (56).

Secondo gli atti dell'inchiesta affidata in seguito ali' Ammiraglio Angelo Iachino, invece, i morti risultarono essere soltanto 36 ua i militari e 5 tra i civili, mentre i feriti sarebbero stati 103 militari e 6 civili {57).

Infine, secondo lo Stato Maggiore dell'Esercito, si sarebbero avuti a Pantelleria ·39 morti e 141 feriti tra il personale militare e 4 morti e 6 feriti tra la popolazione civile (58). Comunque tutti i superstiti della guarnigione italiana vennero fatti prigionieri insieme ai 78 tedeschi della locale stazione radar.

L'inchiesta dell' Amm. Iachino accertò anche che solo una minima parte degli apprestamenti difensivi di Pantelleria risultavano colpiti al momento dello sbarco nemico (59).

Da parte sua la relazione ufficiale della R.A.F. afferma che i difensori dell'isola non eseguirono alcuna opera di demolizione «sebbene fossero stati fatti abbondanti preparativi in proposito». Sempre secondo questa relazione «caddero pertanto nelle mani degli alleati grossi quantitativi di materiali d'ogni genere» (60).

(54) Ibidem. (55) U.S. ARMY IN WORLD WAR II: Sicily andthe suffenderofitaly, op.cit., pag. 72. (56) A.U.S.E., cartella IT 1152A, foglio 4/124 del 12 giugno 1943. (57) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4: cStralcio della relazione dell'Ammiraglio Angelo lachino•, pag. 17. (58) Ibidem, pag. 17. (59) S. ATTANASIO: Sicilia senza Italia, luglio-agosto 1943, op .. cit., pag. 60. (60) D. RlCHARDS - H.G. SAUNDERS: Royai Air Force 1939·1945, vol. II cit., tràduzìone italiana a cura dello S.M.E., pag. 462.

Nessuna perdita fu lamentata dalle truppe inglesi, sbarcate del resto su Pantelleria dopo la cessazione della resistenza, mentre nel rappono ufficiale del Geo. Alexander le perdite aeree alleate furono definite «trascurabili» e l'acquisizione dell'aeropono di Pantelleria «molto valida per la campagna siciliana» (61).

È inoltre oggidì ceno che nessuna nave anglo-americana venne affondata nelle operazioni per la conquista di Pantelleria, nonostante i comunicati dell'Asse avessero parlato di una nave traspono truppe da 8.000 t.s.l. e di tredici mezzi da sbarco LCT colati a picco, nonché di un incrociatore probabilmente distrutto (62).

La caduta di Pantelleria e di Lampedusa ebbe conseguenze che andarono al di là di quelle strettamente militari e che si risolsero in un doloroso impatto sul morale dei difensori della Sicilia e, in genere, dell'intero popolo italiano.

Di questa situazione si rese subito conto il Geo. Ambrosio che il 18 giugno inviò una lettera ai Capi di Stato Maggiore delle tre Forze Armate, dall'oggetto «Preparazione morale dei combattenti». Considerato il suo lodevole intento galvanizzante, crediamo opportuno riferirne il contenuto (63).

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d . I recenti sfortunati avvenimenti che costrinsero le isole di Pantelleria e Lampedusa a cedere, possono ingenerare nell'animo delle truppe il convincimento che bastino alcune giornate di bombardamento aereo, sia pure intenso, per fiaccare la resistenza qi zone apprestate a difesa.

Contro questo ingiustificato sentimento occorre senz'altro reagire con la più grande energia, svolgendo efficace ed appassionata propaganda morale, perché tutti, ufficiali e gregari, sappiano che la Patria va difesa fino alla morte. 2. Ma la preparazione spirituale deve investire anche un più ampio campo, riattivando in tutti, e specialmente nei Comandanti, quello spirito offensivo che si è andato attenuando.

Per l'Esercito, nella situazione generale attuale, codesto spirito offensivo deve essere stimolato con la preparazione morale e professionale da «ardito:., nel senso più completo della parola.

Per l'Aeronautica e la Marina sono possibili azioni, sia pure di limitata portata, che diano al nemico la prova tangibile del nostro cmordente:..

E soprattutto sia vivo in rutti, Comandanti e gregari, l'intimo convincimento della Vittoria finale!:..

(61) SUPPLEMENTO ALLA cLONDON GAZETTE• del 10 febbraio 1948: La conquista della Sicilia dal 10 luglio al 17 agosto 1943, relazione ufficiale del Gen. H.R. A.L.EXANDER. Le perdite aeree alleate furono di l) apparecchi. (62) A.U.S.E., cartella 1444: cDiario Storico del Comando Supremo•, giorno 11 giugno 1943. (63) A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4.

Da parte sua il Gen. Roatta, recente nuovo Capo di S.M. del R. Esercito, diramò il 23 giugno a tutti i Comandi d'Armata, di Corpo d'Armata e al Comando Gruppo d'Armate Sud la circolare 19900, concernente «deduzioni dall'offensiva avversaria su Pantelleria» (64).

In questo documento Roatta sottolineò particolarmente le «ripercussioni morali» dell'offesa aerea su Pantelleria, definendole gravissime soprattutto sulla popolazione. Da ciò emergeva il problema dello sgombero dei civili dalle zone di operazioni, che secondo il Capo di S.M. del R. Esercito avrebbe dovuto essere affrontato immediatamente, ma che- come abbiamo già dettonon venne in effetti mai risolto e portato a compimento in Sicilia. Parimenti irrisolta rimase l'altra questione, anch'essa sollevata nella circolare di Roatta, concernente la vigilanza contro gli intralci sulle rotabili da parte della in esodo.

Nel campo operativo il Geo. Roatta mostrava invece nella sua circolare di rendersi conto fin da allora che i bombardamenti su Pantelleria, per quanto incessanti e massicci, non avevano avuto «effetti distruttori di uomini, armi e apprestament.i difensivi praticamente superiori a quelli dovuti alle concentrate preparazioni di artiglieria, quali si sono avute nella passata guerra e nelle grandi battaglie più recenti».

La caduta di Pantelleria e i primi particolari della sua resa non mancarono naturalmente di preoccupare anche il Gen. Guzzoni, recente comandante delle FF.AA. della Sicilia, che a tale proposito indirizzò ai Comandi dipendenti il già ricordato promemoria segreto n. 18/S del27 giugno 1943, che «non doveva essere riprodotto nè fatto conoscere nella sua integrità» (Vds. allegato n. 6 in Appendice) (65).

Guzzoni, pur dichiarandosi scettico sulle notizie stampa anglo-americane secondo cui «la difesa dell'isola non era stata risoluta e la guarnigione italiana non si era difesa», sostenne di voler prendere spunto da siffatte incontrollate affermazioni nemiche per richiamare i Comandi dipendenti sui seguenti punti. -La fiducia nel comportamento delle nostre truppe, nuove al combattimento, «non doveva essere cieca, ma molto vigile».

(64) A.U.S.E., canella 012, fascicolo 4: Circolate dello S.M.R.E. n. 19900 del 23 giugno 1943. . (65) Ibidem, allegato 1/4: Promemoria segreto del Comando FF.AA. della Sicilia n. 18/S del 27 giugno 1943.

Mostrare fiducia era necessario, ma se non fosse bastata «l'azione morale coercitiva», occorreva «intervenire con estrema severità, facendo anche uso delle armi». - Il pericolo che le truppe d'origine siciliana indugiassero a sparare «per non colpire insieme al nemico anche la popolazione» poteva anche essere accompagnato dal loro «desidero di abbandonare la lotta o addirittura di passare nel campo avversario, con la speranza di poter più validamente proteggere i propri cari ed i propri interessi» ( 66). - Considerato che il nemico poteva fare affidamento su tale situazione, Guzzoni concludeva ammonendo di «far tacere ogni sentimento di fraternità che, di fronte ai supremi interessi della Patria, costituirebbe un tradimento» e che «dove c'è il nemico da battere là si spara, anche se ciò può costituire pericolo ed arrecare danno ai civili».

Uno dei primi severi commenti anglo-americani sulla caduta di Pantelleria, ai quali accennava Guzzoni, fu quello dell'esperto navale statunitense Harris, trasmesso in lingua tedesca dalla stazione radio di Cincinnati alle ore 19.30 dell' 11 giugno 1943, giorno stesso della resa dell'isola (67).

Quel comunicato annunciava la conquista di Pantelleria «dopo appena un mese di attacchi e di bombardamenti dell'Aeronautica e della Marina alleata» e poneva orgogliosamente in risalto il paragone tra la resistenza opposta dall'isola italiana e quella offetta da Malta alle incursioni aeree dell'Asse durate due anni, considerando inoltre le differenti possibilità di rifornire le due Piazzeforti. Era anche sottolineato il mancato intervento della flotta italiana e la scarsa opposizione delle forze aeree dell'Asse, ciò che aveva indotto il commentatore a parlare di evidente «diverso spirito che anima le due forze in contrasto».

In effetti anche i commenti dei massimi responsabili dell'Asse sulla caduta di Pantelleria furono molto critici. Ad esempio il Gen. Kesselring affermò nelle sue memorie che la resa di quest'isola, come quella di Lampedusa, fu «Un capitolo assai triste del funzionamento dei Comandi italiani in quel momento» (68).

(66) Quesù avvertimenti di Guzzoni, che ad alcuni potrebbero apparire perfino proferici alla luce di certi avvenimenti successivi, appaiono invece piuttosto gravi in quel periodo, per ·la mancanza di episodi che li giustificassero. (67) A.U.S.E., cartella IT 1152A, foglio 4/115: Notiziario radiofonico n. 163. (68) A. KESSELRJNG: Memone di guerra, op. cit., pag. 170.