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aeree italo-tedesche Pag

Secondo Bottai neppure Mussolini si astenne dal cnucare aspramente l'accaduto proprio in occasione della famosa e fatale seduta del Gran Consiglio del 24 luglio 1943. Il duce si attribuì in quell'occasione il merito di aver voluto la creazione della Piazzaforte, che venne dichiarata poi imprendibile dai suoi stessi responsabili militari. Senza fare alcun cenno alla questione della presunta mancanza d'acqua sull'isola, Musso lini ricordò poi che l'Ammiraglio Pavesi telegrafò dichiarando impossibile ogni ulteriore resistenza e che egli dette quindi l'ordine di resa. Quest'ultimo, come sappiamo, giunse comunque a Pantelleria dopo che l'Ammiraglio aveva deciso autonomamente di porre fine ad ogni resistenza. La conclusione fu che la Piazzafone cadde con «trentotto morti e undicimila prigionieri mentre avrebbe potuto essere la Stalingràdo del Mediterraneo» (69).

Parimenti sorpresi dalla facile conquista di Pantelleria e di Lampedusa furono i massimi esponenti anglo-americani. Churchill, ad esempio, ebbe ad esprimersi nel modo seguente (70):

«S'era fatto in precedenza un gran parlare deU'enùtà e dei pericoli di questa impresa. La quale fu coronata da un pieno successo, senza perdite da parte nostra, ad eccezione, secondo i marinai, d'un soldato ferito dal morso di un somaro. Più. di 11.000 prigionieri caddero neUe nostre mani. Nei due giorni successivi anche le isole viciniori di Lampedusa e capitolarono, la prima dinnanzi al pilota di un aereo costretto ad atterrare per mancanza di carburante•.

Un codicillo alle impressioni del premier britannico ci viene offeno da Eisenhower, che nelle sue memorie così confessa (71):

«Avevamo fatto fra noi (tra Eisenhower e Churchill, n.d.a.) una piccola scommessa basata suUa sua valutazione che non ci fossero in Pantelleria più di 3.000 italiani. Mi offrì di pagarmi cinque centesimi di lira per ogni uomo che facessimo prigioniero in più di quella quantità. Ne prendemmo 11.000 e benché, s'intende, avessi dimenticato quella scherzosa scommessa, pagò immediatamente calcolando lui stesso il cambio e dichiarando che a quella cifra avrebbe comprato tutti i prigionieri che potessimo fare• (72).

(69) G. BOlTAI: Vent'anni e un giorno, Milano 1949, pag. 298. (70) W. CHURCHILL: La seconda gue"a mondiale, op. cit., vol. IX: La campagna d'Italia, pag. 43. (71} D.D.EISENHOWER: Crociata in Europa, op.cit., pag. 216. (72) Il rapporto ufficiale del Gen. Eisenhower sulla caduta di è conservato nel P.R.O., fondo PREM 3, cartella 228/4: Exploitation of <Husky• operation: Gen. EiJenhower's report on Pantelleria operations.

Anche l'Ammiraglio Cunningham, comandante delle flotte alleate nel Mediterraneo, ci ha tramandato le medesime sensazioni, riferendo l'impressione che già durante il bomoardamento di Pantelleria dal mare effettuato 1'8 giugno gli inglesi avrebbero potuto conquistare l'isola se avessero avuto allora a disposizione epoche centinaia di soldati con mezzi da sbarco» (7 3 ). L'Ammiraglio britannico quindi proseguì sostenendo:

cll Generale Eisenhower ed io restammo molto incoraggiati e in effetti l'isola cadde in nostre mani 1'11 giugno, alzando bandiere bianche mentre le nostre trUppe dirigevano verso la costa su loro mezzi da sbarco. Non occorre che io descriva l'episodio, dato che, a suo tempo ne fu data ampia pubblicità, ma devo dire che il motivo addotto per la resa - e cioè la mancanza d'acqua - non è esatto. La verità è che gli italiani, colpiti dalla loro sconfitta in Tunisia, non se la sentivano di affrontare altri combattimenti• (74).

L'ultima severa valutazione in ordine di tempo è quella dello storico Jackson, che nella sua opera sulla campagna d'Italia così si è espresso (75 ):

· cle forze aeree alleate furono naturalmente entusiaste per la sorprendente prova di efficienza fornita dall'Arma aerea. La smentita sarebbe giunta soltanto con le battaglie di Cassino e di Caen, le quali avrebbero dimostrato cosa sarebbe potuto accadere se l'isola fosse stata presidiata da tedeschi invece che da italiani:..

5. L'INTENSIFICATA PRESSIONE AERONAVALE ALLEATA

SULLA SICILIA E L'AVVICINAMENTO DELLE FORZE D'IN-

VASIONE

La conquista della Tunisia da pane degli anglo-americani, unita a quella dell'Algeria e del Marocco, non solo permise a questi ultimi di impossessarsi delle importanti basi nordafricane, nelle · quali ammassare navi ed aerei per successivi balzi in avanti, ma aprì la via al traffico alleato attraverso il Mediterraneo centrale, consentendo di controllare almeno una delle due sponde del

Canale di Sicilia.

(73) A.B. CUNNINGHAM: L'odissea di un marinaio, op.cit., pag. 407. (74) Ibidem, pag. 407. (75) W.G.F. JACKSON: La battaglia d'Italia, op. cit., pag. 47.

Inoltre, per permettere una p m sicura navigazione in quel tratto di mare così a lungo conteso, la Royal Navy dette inizio ad una vasta operazione di dragaggio proprio in coincidenza con la conquista di Tunisi. Nei giorni 11, 13 e 14 maggio 1943 i dragamine inglesi, provenienti da Malta, si dedicarono intensamente a tale opera ed il 15 maggio essi aprirono un passaggio lungo duecento miglia e largo due tra il Canale di Galite e Susa e da qui a T ripoli.

Questo corridoio di sicurezza fu percorso da un primo convoglio di quattro veloci mercantili sco nati dall'incrociatore contraereo Carlùle e da quattro cacciatorpediniere, che giunse felicemente a Tripoli il 22 maggio e poi ad Alessandria quattro giorni dopo.

Fu questa la prima spedizione di rifornimento ad attraversare completamente il Mediterraneo dal lontano maggio 1941 e ad essa fece seguito subito dopo una serie regolare di convogli tra Gibilterra e Alessandria chiamati «GTH» e «TXG». Il vantaggio per gli alleati fu notevole, poiché la rotta mediterranea, ora più facilmente percorribile, componava un grande risparmio & unità da carico e da guerra, prima di allora costrette prevalentemente alla lunga navigazione intorno ali' Mrica e che ora potevano quindi essere impiegate più economicamente e distribuite più razionalmente.

Affluivano frattanto in tutti i poni nordafricani i mezzi e gli approvvigionamenti necessari per l'esecuzione della progettata invasione della Sicilia. Tra i primi a giungere furono i nuovi mezzi da sbarco LST, LCT ed LCI, che erano in costruzione negli Stati Uniti fin dall'estate precedente e che furono avviati attraverso l'Atlantico appena pronti.

L'affollamento di tale naviglio nei poni del Marocco, dell'Algeria e della Tunisia non poteva naturalmente rimanere celato alla ricognizione dell'Asse e soprattutto i bombardieri della 2a te tedesca tentarono una serie di sonite, con risultati che però, come abbiamo già acèennato, furono del tutto insoddisfacenti (76).

I preparativi navali alleati per l'operazione HUSKY non conobbero quindi alcuna sosta ed anzi all'inizio di giugno cominciarono a giungere nel Mediterraneo i primi enormi convogli anglo·americani, fino a quel momento esclusiva prerogativa del

(76) Vds. capitolo IV, paragrafo l. Si ricorda che il solo II Fliegerkorps tedesco impiegò contro i porti del Nord Africa francese beo 772 bombardieri nel corso di 24 incursioni.

traffico atlantico. Ad esempio il 2 giugno 1943 entrò nel Mediterraneo un convoglio di ben 129 navi mercantili, che copriva un'area di sessantotto miglia quadrate. Esso, dopo aver distaccato in diversi porti nordafricani gran parte dei piroscafi, raggiunse indenne Tripoli il giorno 8.

Più contrastata fu la navigazione di un altro massiCcio convoglio alleato di 41 mercantili diretto da Gibilterra a Tripoli, che il 27 giugno venne attaccato presso Capo Bon dagli aerei del II Fliegerkorps, senza tuttavia riponare alcun danno di rilievo pur abbattendo sette velivoli tedeschi.

Maggiori successi ottennero i diciotto sommergibili germanici presenti nel Mediterraneo in quel periodo, ridotti poi a diciassette per la perdita dell' U-97 il 16 giugno 1943. Infatti essi, in una serie di attacchi condotti dal 18 maggio a fine giugno nel bacino occidentale, colarono a picco quattro navi da carico nemiche e ne danneggiarono altrettante (77).

Anche le mine itala-tedesche, nonostante l'accennato scrupoloso lavoro di dragaggio alleato, fecero allora qualche vittima e particolarmente efficaci si dimostrarono gli sbarramenti posati dalle motosiluranti tedesche della 3 a flottiglia. Queste ultime si resero infatti responsabili della perdita nel Canale di Sicilia, tra la caduta della Tunisia e la fine di giugno, di un dragamine, una motolancia, un mezzo da sbarco e una nave di salvataggio. Su mine posate dalla Marina italiana saltò invece in aria il 26 giugno presso Pantelleria una motocannoniera inglese.

Oltre ad intensificare il loro traffico marittimo nel Mediterraneo centro-occidentale, gli alleati provvidero ad incrementare localmente la loro presenza aerea e subito dopo la conclusione della campagna tunisina l'aviazione anglo-americana iniziò ad accrescere la sua pressione sul territorio italiano. Furono particolarmente presi di mira porti, aerodromi, nodi ferroviari ed installazioni industriali e nel mese di giugno, dopo la caduta di Pantelleria, l'offensiva aerea alleata si rivolse più insistentemente contro i campi di volo della Sicilia e contro il traffico nello Stretto di Messina. In particolare questa sfonunata città fu bombardata undici volte tra il 12 giugno e il 2 luglio, mentre devastante si rivelò l'incursione aerea del 17 giugno sull'aeropono di Comiso, dove furono distrutti al suolo ben 25 velivoli tedeschi.

(77) Per i particolari cfr. A. SANTO N! - F. MA TTESINl; La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945, op. ci t., pagg. 386-387.

Questa intensificata pressione aerea anglo-americana fu però esercitata contemporaneamente anche sulla Sardegna e sulle basi della penisola, così da lasciare i Comandi dell'Asse nell' 4:lcenezza sulle future intenzioni alleate, incertezza che - come abbiamo visto - durò fin quasi alla vigilia dello sbarco.

Un a chiara esposizione della tattica allora seguita dall' aviazione anglo-americana ci è stata fornita dal Generale Santoro con le seguenti parole (78).

•:Talvolta gli attacchi vennero effettuati su tutti i campi di un settore ad eccezione di uno o due e, quando i reparti italo-tedeschi avevano trasferito su questi ultimi i propri apparecchi, questi venivano attaccati con azione a massa. Attacchi a volo radente di caccia e caccia - bombardieri venivano poi eseguiti, con ottimi risultati, su piste di decentramento sulle quali si cercava di aumentare la dispersione dei velivoli da caccia.

Il lavoro dei bombardieri fu facilitato dall'opera della ricognizione fotografica, che periodicamente, entro un lasso di tempo massimo di quattro ore, fotografava rutti gli aeroporti, per avere una precisa idea della dislocazione dell'aviazione italo-tedesca in un dato momento.

Alla vigilia del giorno D, l'aviazione alleata aveva ottimamente spianato la sua da all'operazione Husky».

Con l'avvicinarsi della data dello sbarco i porti dell'Mrica Settentrionale e del Medio Oriente, congestionati di navi alleate, cominciarono a svuotarsi e le unità dell'imponente flotta d'invasione, in convogli d'attacco, iniziarono la navigazione verso le zone--ili_ partenza stabilite a sud della Sicilia. Le navi da trasporto e le unità da sbarco non furono quasi molestate nel loro avvicinamento. Si registrò infatti in quei giorni una totale assenza di contrasto aereo, mentre soltanto cinque sommergibili tedeschi anac-L carono con un certo successo tre dei ventidue convogli nemici.

Il primo convoglio d'attacco ad essere intercettato dagli U-boote fu il «KMS.18/B:. proveniente dalla Gran Bretagna con truppe della l a divisione canadese, che venne preso di mira tra il 4 e il 5 luglio dai tre sommergibili tedeschi U-375, U-409 e U-593, perdendo altrettanti piroscafi inglesi. Di essi il St. Essylt e il City of

{78) G. SANTORO: L'Aeronautica italiana nella seccnda guerra mondiale, vol. n cit., pag. 539. Come abbiamo più volte deno, gli alleati schierarono per l'operazione HUSKY, agli ordini del Maresciallo dell'Aria inglese Tedder, 3.462 velivoli da combattimento, dei quali 2.510 operativi. Cfr. HER MAJESTY'S STATIONERY OFFICE: History of the second world war · U.K. mililary senes. The Mediterranean an d Middle &st, vol. V ci t., pag. 46.

Venice, con a bordo cinquecento veicoli, furono silurati poco prima della mezzanotte ad est di Capo Tenes dall' U-375, mentre il Devis subì la stessa sone nel pomeriggio del 5 presso Dellys ad opera dell' U-593.

Un altro piroscafo britannico, lo Shahjeham, che faceva pane del convoglio «MWS.36» proveniente dal Medio Oriente, fu silurato il 6 luglio presso Derna dall' U-453 e affondò con uomini e mezzi della 231 a brigata di fanteria.

Nei giorni successivi altri attacchi senza esito vennero svolti lungo le coste algerine da altri due sommergibili tedeschi (l' U-431 e l' U-616), mentre il mattino del lO giunse a bersaglio allargo di Bougie l' U-371, che danneggiò la nave Libeny Matthew Maury e la petroliera Gulf Pn"nce facenti pane di un convoglio d'invasione statunitense (79).

I successi degli U-boote, seppure modesti in considerazione della quantità di traffico nemico, furono resi possibili grazie alle loro crociere lungo le rotte obbligate alleate. Al contrario nessun risultato ottennero i sommergibili italiani, otto dei quali vennero trattenuti in zona d'agguato immediatamente a sud della Sardegna, in una posizione sfavorevole per poter contrastare il movimento delle forze nemiche d'invasione, che seguivano rotte passanti in prossimità delle coste africane (80).

A panire dalla notte dell'8 luglio le condizioni meteorologiche cominciarono a volgere al peggio. Si alzò un vento fonissimo e il giorno 9 il mare si ingrossò a tal punto che la violenza delle onde rese ben presto difficilissima la navigazione e indusse il Comando alleato a prendere in considerazione l'ipotesi di rinviare l' operazione. Alla fine Eisenhower decise di continuare la rotta, cosicché i convogli d'assalto, riunitisi nel pomeriggio del 9 luglio a sud est di Malta nelle formazioni elencate nel precedente capitolo, mossero verso le prescéfte spiagge dello sbarco, guidati nell'ultimo tratto da appositi segnali luminosi da pane di sommergibili britannici. Come abbiamo visto, le cattive condizioni del mare fecero ritenere assai improbabile ai responsabili dell'Asse un'immediata invasione ne-

(79} L.e navi tipo cL.ibeny• erano mercantili di medio tonnellaggio (intorno alle 7.000 t.s.l.) costruite in grande serie nei cantieri americani e britannici con largo uso di parti prefabbricate'. (80} Si ricorda che nella none tra il 3 e il 4 luglio un Commando inglese tentò di effettuare una ricognizione sulle spiagge di Avola, ma fu respinto da una compagnia del 3 74 • btg. costiero e dal fuoco delle batterie.

mica, cio che finì per concedere agli alleati un altro insperato vantaggio (81 ).

Alle 16.30 del 9 luglio tuttavia un ricognitore Bf. 109 del II Fliegerkorps avvistò a nord di Malta cinque gruppi di navi, ua cui 150-180 mezzi da sbarco e unità pattuglia, diretti verso le spiagge meridionali della Sicilia.

Alle 19.30, giunta conferma di tale avvistamento da parte del Comando dell'O.B.S. a Frascati, Supermarina dispose l'uscita delle motosiluranci germaniche della 3 a flottiglia e tranenne io porto quelle italiane presenti a Trapani poiché, essendo queste ultime di minore tonnellaggio, si ritenne che non potessero salpare a causa delle avverse condizioni del mare. lo navigazione da Porto Empedocle verso Augusta, le motosiluranti S-30, S-33, S-36, S-54, S-55, S-58 e S-61 avvistarono presso Licata le navi nemiche, ma a causa delle condizioni del tempo i battelli tedeschi non poterono impegnarsi in un attacco silurante. La flottiglia invertì pertanto la rotta, dirigendo per passare a ponente della Sicilia, dove la violenza delle onde, che causò avarie agli scafi della S-33 e della S-61, costrinse le leggere unità a liberarsi dei siluri per alleggerirsi e a rientrare alla base.

In quella sera del 9 luglio pervennero a Roma altri segnali premonitori circa le imminenti intenzioni nemiche. Tra l'altro furono effettuati nuovi avvistamenti di convogli diretti verso la Sicilia alle 18.10, alle 19.20 e alle 19.35 (82). Si seppe anche che il Comando tatti<:_o del II Fljegerkorps di Taormina era stato distrutto dai bombardamenti fin dalle 12.30, con çonseguente interruzioòe delle comunicazioni, e che i velivoli alleati avevano causato altri danni agli aeroporti siciliani.

Nonostante tutte queste informazioni dell'ultima ora, il Comando Supremo diramò alle 19.40 di quel 9 luglio il già ricordato apprezzamento o. 41811/op del «Comitato per la ricognizione marittima», in cui si concludeva affermando che «malgrado la scarsezza di elementi di giudizio si ritiene che l'inizio delle operazioni non sia imminente soprattutto in dipendenza delle condizioni meteorologiche» ( 8 3).

(81) Il caso volle che anche alla vigilia dell'operazione OVERLORD, concernente lo sbarco in Normandia, il Gen. Eisenhower dovesse prendere l'idenrica difficile decisione di sbarcare nonostante sfavorevoli condizioni meteorologiche, che a loro volta distrassero nuovamente i difensori. {82) A.U.S.E., caneiJa 1444: cDiario Storico del Comando Supremo•, giorno 9 luglio 1943 e cartella t 501, allegato 398. (83) A.U.S.E., canella 1501, allegato 427 già citato nel capitolo Ili, paragrafo l.

Tuttavia a panire dalle 20.30 si moltiplicarono gli avvistamenti di convogli nemici diretti verso le coste meridionali della Sicilia, contro i quali furono finalmente diretti massicci anche se infruttuosi attacchi aerei (84). A questi ultimi parteciparono alle 22.40 anche quattro aerosiluranti S. 79 della Sardegna, seguiti due ore dopo da tredici bombardieri Cant 2.1007 bis decollati da Perugia e rifornitisi a Decimomannu. Da partè -loro r tecfeschi, dopo analoghi fallimenti notturni, fecero giungere sulle navi americane al largo di Gela e di Scoglitti novanta Ju. 88 all'alba del 10 luglio. E furono proprio questi bombardieri germanici a conseguire gli unici successi in quella prima fase di reazione, facendo saltare in aria il cacciatorpediniere Maddox e colando a picco il dragamine Sentine!.

Frattanto l'innegabile presenza di più convogli nemici nelle acque a sud della Sicilia, in un momento in cuijnoltre già stavano atterrando i primi paracadutisti-inglesi, aveva fatto sì che alle 23.10 del 9 luglio il Comahdo Supremo diramasse il noto comunicato n. 1586/ 1RP in cui definiva «evidente)) l'inizio di un tentativo di sbarco nemico su quest'isola, pur aggiungendo ostinatamente che non fosse da escludersi ancora «un'analoga azione verso la Sardegoal> (85).

Da parte sua il Comando delle FF.AA. della Sicilia aveva ordinato già dalle 19.30 lo stato d'allarme, convertito poi in «Stato di emergenza)) alle 01.10 del 10 luglio, dopo aver ricevuto le prime notizie di sbarchi di paracadutisti (86). Infine, nel termine di venti 'minuti, sia il Comando Supremo (ore 01.30) che il Comando di Guzzoni (ore 01.50) emanarono disposizioni riguardanti l'inutilizzazione dei porti ritenuti in pericolo. Il Gen. Ambrosio raccomandò infatti genericamente ai tre Capi di Sta:to Maggiore la tempestività di tale operazione nelle isole minacciate, mentre il Gen. Guzzoni ordinò senz'altro il delle interruzioni predisposte a Porto Empedocle e a Licata (87) . .

(84) A.U.S.E., canella 1444: cDiario Scorico del Comando Supremo•, giorno 9 luglio 1943 e cartella 1501, allegato 398: avvistamenti delle ore 20.30, 22.10, 23.40 e 24.00 del 9 luglio e avvistamenti delle ore 00.40, 01.05, 02.20, .02.35, 04.25, 05.22, 05.25, 06.00, 06.45, 07.25, 07.30, 07.55, 08.16, 08.23 e 08.25 del IO luglio 1943. Molti di questi ultimi avvistamenti furono effettuati dopo l'esecuzione dello sbarco anglo-americano. (85) A.U.S.E., cartella 1501, allegato 414 già citato nel capitolo III, paragrafo l. (86) A.U.S.E., canella 2124/B, fascicolo 2124/A: «.Relazione del Comando FF.AA. della Sicilia dal 15 giugno al 20 luglio 1943•. (87) A.U.S.E., canella 1501, allegato 469 e canella 2124/B, fascicolo 2124/A cit.

Anche Hitler infine prese il 9 luglio un imporrante provvedimento, ordinando che pane della l a divisione paracadutisti germanici fosse immediatamente trasferita dalla Francia alla Sicilia (88). Come vedremo, infatti, il 3 o e il 4 o rgt. di questa unità giunsero nell'isola il 12 luglio.

(88) U.S. ARMY IN WORLO WAR II: Siclly and the surrender o/ ltaly, op. cit., pag. 111.

CAPITOLO VI

GLI SBARCHI IN SICILIA E LE PRIME REAZIONI

l. L'INVASIONE DAL CIELO (Vds. tavola n. 9)

Come previsto dal piano alleato, i primi reparti anglo-americani ad essere impiegati nell'invasione della Sicilia furono i paracadutisti.

Alle 18.42 del 9 luglio 1943 presero il volo da vari campi nel Nord Mrica 144 aerei da trasporto (109 C-47 americani e 35 «Abermale» inglesi) che rimorchiavano altrettanti alianti «Waco» e «Horsa» con a bordo 1.600 uomini della l a brigata inglese aviotrasportata del Gen. Hicks. Subito dopo però, a causa di inconvenienti meccanici e di errori di navigazione, la formazione fu privata di undici aerei e di altrettanti alianti (1). Destinazione dei restanti 13 3 apparecchi inglesi era la foce del fiume Anapo a sud di Siracusa, dove gli alianti avrebbero dovuto discendere alle 22.30 del 9 luglio, e obiettivo dei paracadutisti britannici era il Ponte Grande su tale fiume.

Alle 20.45 quindi decollarono dalla Tunisia 222 C-47 «Dakota» del 52 • Stormo da trasporto americano con a bordo 3.405 paracadutisti del 505" rgt. e del III/504" del1'82a divisione aerotrasportata statunitense, al comando del Col. Gavin (2). Questo contingente avrebbe dovuto toccare terra verso mezzanotte a Piano Lupo, a sud di Niscemi, e impossessarsi del crocevia tra tale abitato e la rotabile 115, a sette chilometri all'interno delle spiagge di Gela (3).

La messa a terra dei paracadutisti inglesi fu ostacolata dal forte

(1) M. BLUMENSON: Sicily: whose victory?, op.cit., pagg. 10-11. (2) U.S. ARMY IN W ORLO W AR Il: Sicify an d the sumnder of /taly, op. ci t , pag. 115. (3) Cfr. P.R.O., fondo WO 204, candia 4363: War of 1939-1945. Military Headquarters Papers. Allied Force Headquarters. Sicily: notes on the planning anel assault.

vento e dagli errori di rotta dei piloti degli aerei da traino, in maggioranza americani privi di precedenti esperienze belliche, che sganciarono gli alianti prematuramente o che, non identificando la zona prestabilita, si astennero del rutto dall'operazione e tornarono alle basi di panenza nel Nord Africa. Il penoso risultato fu che dei 133 aerei che giunsero nottetempo in vista della Sicilia non più di 115 mollarono i loro alianti, carichi di un totale residuio di 1.200 paracadutisti, e di essi solo -54 presero terra all'incirca nell'area prescritta. Tra questi ultimi però soltanto 12 alianti piombarono· esattamente presso le foci d eli' Anapo ( 4).

Altri 18 alianti furono riponati in Africa per mancata individuazione dei punti di riferimento e i restanti caddero in mare o si dispersero in zone lontane. Tuttavia 160 paracadutisti, usciti dai 12 alianti atterrati con esattezza, si impossessarono fulmineamente delle batterie costiere e della stazione radio di Capo Murro di Porco. Settantatrè di essi, tra cui otto ufficiali,xgiunsero poi al Ponte Grande e qui si installarono a difesa, resistendo alle controffensive italiane fino al pomeriggio del 10, quando arrivò sul posto il II btg. della 17a brigata di fanteria inglese, appanenente alla 5a divisione. In quel momento, però, dei suddetti 73 paracadutisti britannici ne erano rimasti in vita solo ,19 (5 ).

Altri paracadutisti inglesi, più o meno sbandati e che avevano preso terra più all'interno, riuscirono con iniziative di piccoli gruppi a tagliare le linee telefoniche dei Comandi costieri, contribuendo al successivo disordine nell'organizzazione difensiva.

In tutto la l a brigata aviotrasponata britannica lamentò nell'operazione 252 uomini affogati, 61 uccisi in combattimento e 174 prigionieri o dispersi (6).

Da pane loro i paracadutisti americani non subirono migliore so ne. Oltre al forte vento e all'incapacità dei piloti dei. C-4 7 di orizzontarsi e di rimanere in formazione, si aggiunse in questo caso un nutrito fuoco contraereo da Gela, Ponte Olivo e Niscemi, che

(4) G.A. SH:EPPERD: The Italian campaign 1943·194.5, op. cit., pag. 46. Questi dodici alianti erano s:ati tutti trainati da aerei con personale della R.A.F. (5) W.G.F. JACKSON: La battaglia d'Italia, op. cit., pag. 58. (6) H:ER MA)ESlY'S STATIONERY OmCE: History of the second world war-U.K. milifary sert"es. The Mediterranean an d Middle East, vol. V cit., pag. 81. Lo scompiglio causato dai pochi paracadutisti britannici atterrati nel settore di competenza della 206• dìvisione costiera italiana fu così grande che il Comando di quella Unità ritenne il loro numero non inferiore ai 5.000 uomini. Cfr. A.U.S.E., cartella 012, fascicolo 4.

abbattè otto «Dakota», dopo però il lancio dei paracadutisti. La conseguenza fu che solo 26 aerei lanciarono esattamente su Piano Lupo, mentre gli altri disseminarono i paracadutisti in una zona ampia circa cento chilometri quadrati e a distanze perfino di 60 chilometri dall'obiettivo costituito dal crocevia sulla rotabile 115.

Il duplice fallimento aviatorio anglo-americano con cui si apriva l'operazione HUSKY determinò tuttavia, per assurdo, un imprevisto vantaggio per gli assalitori che, grazie proprio alla loro dispersione, misero in allarme una vasta area del dispositivo italiano e, apparendo nei più distanti luoghi delle retrovie, fino a Vittoria, Comiso e S. Pietro, furono stimati dai difensori molto più numerosi della realtà. Ciò finì per causare una notevole confusione nell'apparato di vigilanza italiano, mettendo in grave imbarazzo i nostri Comandi circa gli effettivi obiettivi nemici. Si registrarono pertanto le già accennate esagerate segnalazioni di enormi masse di paracadutisti anglo-americani in ogni dove, mentre questi ultimi, solitamente frazionati in piccoli gruppi, tendevano soprattutto a realizzare i propri collegamet?-ti.

In mezzo a quella confusione, che per motivi diversi regnava in ambedue i campi, si avvantaggiarono gli assalitori che, pur privi di collegamento con i loro comandi, agirono nottetempo con improvvisazione e spesso con efficacia. Tra l'altro, un piccolo gruppo di paracadutisti americani, lanciato erroneamente nella zona riservata all' 8 a Armata inglese, pur venendo in una cena misura rastrellato dai N.A.P., interruppe il collegamento tra il Comando del XVI Corpo d'Armata e la 206a divisione costiera. Un altro gruppo, sempre statunitense, riuscì a sopraffare a Case Priolo, a dieci chilometri a nord est di Gela, la compagnia del Cap. Della Minola, appartenente al 429° btg. costiero. Infine 17 paracadutisti britannici dispersi, tra cui il cappellano reverendo Hourigan, conquistarono da soli la batteria di Punta Caderini nella baia di Siracusa (7).

Ricevute le prime notizie sulla presenza di paracadutisti nemici lungo le coste meridionali, il Gen. Guzzoni, come abbiamo detto, mutò alle 01.10 del 10 luglio in «Stato di emergenza» lo stato di allarme diramato fin dalle 19.30 del giorno precedente, e alle 01.50 ordinò il brillamento delle interruzioni predisposte nei poni di

(7) HER MAJESTY'S STATIONER'( OFFICE: History of the second world war-U.K. mtlitary sen·es. The Mediterranean and Middle East, vol. V cit .. pag. 81.