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V . DIFESA E CADUTA DI TOBRUCH
(6 • 23 GENNAIO 1941)
Apprestamenti difensivi a Tobruch prima e dopo l'inizio dell a gu erra (schizzo 18)
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All'inizio delle ostilità, la piazzaforte di Tobruch era organizzata su un fronte a terra, un fronte a mare ed una difesa contraerei.
Il fronte a terra aveva il compi:to di proteggere la base navale dalle offese terrestri e di sbarrare le vie di comunicazione lungo la costa . Comprendeva una fascia perimetrale ed una zona di schieramwto delle artiglierie.
La fascia perimetrale si estendeva su terreno pianeggiante e scoper,to, aveva uno sviluppo di circa 50 chilometri e si appoggiava, ad ovest, all'Dadi es Sehel e ad est, all'Dadi Zei.tum.
Essa era articolata in 16 capisaldi, la cui costituzione, peraltro, non rispondeva ai requisiti previsti per tah complessi .ta.btico-fortificatori dalle concezioni dottrinali (organizzazione realizzata con un concem:o unitario, impenetrabilità, rea:ttiviJt:à a giro di orizzonte, ecc.).
Si tram:ava invece di singoli raggruppamenti di forze, sistemati a difesa, così costituiti per motivi organico-tattici e non in conseguenza di una organizzazione tattico-forti..fìcatoria ar.ticolata in robusti complessi unitari cooperanti (capisaldi) aventi ciascuno una propria funzione nel quadro generale dell'organizzazione e possibilità di difesa autonoma anche se accerchiati.
Ciascun caposaldo comprendeva un numero vario (da 6 a 12) di opere campali (qualcuna in caverna), con muretti a secco, riservette munizioni e postazioni per armi automél'tiche : alcune avevano due postazioni per mitragliatrice Schwarzlose, altre, una o due postazioni per mitragliatrice ed una postazione per cannone controcarro. Le opere, intervallate di 500-600 metri una dall'altra, erano ubicate su due linee distanti, fra loro, circa 500 metri.
L'intera fascia perimetrale comprendeva 144 opere di cui solo una venti na dispone vano di postazioni in caverna ; le postazioni per pezzi controcarro, limitate ad una quarantina, erano soltanto nelle opere di prima linea.
I capisaldi, che nella maggior parte non si appoggiavano ai fossati naturali degli uidian, erano protetti, anteriormente, da un fosso anticarro, distante 25-30 metri dalle postazioni, largo sui 3 metri e profondo metri l ,5O circa, con pareti e fondo di calcestruzzo.
La zona di schieramento delle artiglierie comprendeva una serie di postazioni in per batterie di medio e piccolo calibro, ricoveri per i serventi, riservette munizioni leggermente blindate ed una rete di osservatori che si snodavano lungo la fronte, su pali di legno o di ferro.
Completavano l'organizzazione difensiva del froru:e a terra una rete di collegamento telefonico a caraM:ere permanente; una rete di comunicazioni ordinarie (strade e piste) parallele al fronte e radiali; un impianto idrico, che poteva produrre 850 mc. al giorno, consistente in due stazioni di pompaggio (Sehel e Auda), due distillatori, alcuni serbatoi mterrati, una rete di distribuzione.

Il terreno circostante al perimetro della « piazza», assolutamente uniforme e tutto pianeggiante, percorribile ovunque da mezzi meccanizzati, meno che alle due estremità est (Uadi es Zeitum) ed ovest (Uadi es Sehel), consentiva al nemico di attaccare in ogni direzione; non vi erano zone di particolare facilitazione anche se erano individuabili le che potevano apparire più redditizie per l'avversario. A distanza di l o 2 chilometri dal perimetro della « piazza » e quasi parallelamente ad esso, esisteva un avvallamento profondo, in qualche punto, fino a 20 metri, nel quale il nemico poteva occultarsi e spostarsi senza che la sua attività potesse essere osservata << p1azza ».
La difesa costiera, affidata alla Marina era cost1tu1ta da poche batterie da 149 e dalle artiglierie della nave «S. Giorgio».
Questo vecchio incrociatore, armato con dodici cannoni da 254 / 30 e da 194 / 45 , era ormeggiato nella baia in posizione defilata con funzione di battteria galleggiante di grosso calibro e di rinforzo alla difesa contraerea della base m ediante armi moderne, di cui era stata appositameru:e dotata. In « coperta » era protetto da sacchettt di sabbia ed era circondato da reti parasiluri (1).
{l) La nave <<San Giorgio», << incrociatore proteno >> varato nel 1908, aveva preso parte alla guerra italo-turca ed al la prima guerra mondiale; alla vigiUa della seconda guerra mondiale, inservibile per l'impiego di squadra, fu tem· pestivamente dislocato a Tobmch per rafforzare la difesa della rad a.
La difesa contraerei, affidata anch'essa alla Marina, aveva il compito di proteggere, in linea principale, lo specchio d'acqua della base navale e gli impianti portuali; in linea subordinata, le attrezzature dell'Aeronautica e dell'Esercito, adiacwti a tale specchio d'acqua. Era costituita di varie batterie e di una rete di avvistamento e segnalazione che si spingeva entro terra fino a una profondità di 40 - 50 km., sul mare tale profondità era assai inferiore.
All'inizio delle ostihtà, dunque, l'organizzazione difensiva di Tobruch appariva incompleta ed insufficiente : il fronte a terra si limitava alla fascia perimetrale e non aveva sviluppo alcuno in profondirtà; erano scarsamen:te protetti e quindi molto vulnerabili, le armi ed il personale delle opere, le truppe di rincalzo, le sedi dei comandi e gran parte dei depositi.
Un progetto complemefiltare di rafforzamento era stato approvato alla fine di aprile 1940. Ma, allo scoppio delle ostilità, aveva avuto inizio solamente lo scavo del fosso anticarro davanti alla fascia perimetrale e la costruzione del reticolato, limitatamente però al solo settore orientale.
Nella seconda quindicina di settembre, occupata Sidi el Barrani, quasi il:utrt:e le imprese civili ed i reparti lavoratori impiegati a Tobruch, furono trasferiti nella zona Capuzzo - Sollum - Sidi el Barrani per costruzioni stradali ed impianti idrici, in previsione della nostra progettata offensiva verso Marsa Matruh . Alla fine del mese, lo svolgimento dei lavori difensivi veniva pr<llticamente a cessare per deficienza di maJteriale. Il personale della guardia alla frorutiera (g.a.f.) di Tobruch veniva adibito, in massima pa11te, al presidio di capisaldi lungo il roticolato da Giarabub al mare e di al<tri capisaldi attorno a Sidi el Barrani e Bug-Bug.
Comunque, a metà settembre 1940, la situazione era la seguente:

- completato un reticolato profondo 7-8 m etri dall'Dadi ez Zeitun all'Dadi es Sehel, davanti alla prima linea di opere della fascia perimetrale;
- collocati campi minati davanti ai 'tratti più impor.tanti della fascia e dove mancava il fo sso anticarro;
- portata a termine la rete dei collegamenti;
- completata, migliorata e mantenuta in efficienza la rete delle comunicazioni;
- schierata nelle opere avanzate con funzione controcarro la maggior par;te dei pezzi di piccolo calibro (65, 75 e 77 mm.);
- riordinato lo schieramento delle restanti artiglierie, inserendo i nuovi gruppi (dei reggimenti 12° e 202o art. per Divisione di fanteria), affluiti nel frattempo dalla Tripolitania;
- organizzato il fuoco di fanteria e di antiglieria;
- completata la rete di osservazione;
- integrata la difesa controaerea della Marina con reparti del l'Esercito.
Questi provvedimenti e tutJti i possibili accorgimenti intesi a perfezionare le modeste attrezzature della difesa, non consentivano però di raggiungere quell'efficienza difensiva necessaria per far fronte all'attacco di unità meccanizzate.
Il nemico si avvantaggiava della completa conoscenza della organizzazione difensiva della «piazza ». Delle opere, esso conosceva la struttura (già constatélita a Bardia), la precisa ubicazione •topografica e perfino la numerazione, come venne a risultare attraverso le sue comunicazioni radio, da noi intercettate.
Nè questa conoscenza era limitart:a alla sola cinta for,tificata, ma tutta la restante e retrostarute organizzazione gli era nota: «La ricognizione aerea che, neglt' ultimi giorni, fu pressochè in permanenza sul cielo della <<piazza>>, aveva la possibilità, in quel terreno, di scorgere e fotografare ogni minimo particolare» (1).
Il 9 dicembre -inizio dell'offensiva b6tannica XXII corpo d'armata (Gen. PiJtassi Mannella) costituito della Divisione << Sinte » (Gen. Della Mura) e della Brigata corazzata (Gen. Miele) era schierato a cavaliere della strada Tobruch - Bardia, circa all'altezza di Gambut.
La mallti.na del 10, dopo gli avvenimenti a sud di Sidi el Barrani, il Comandante del Corpo d'armata riceveva, direttamente dal Maresciallo Graziani, l'ordine di inviare la Brigata corazzata a Bardia (2), di rientrare con la Divisione << Swte » in Tobruch, prendere il comando della «piazza» e metterla in stato di difesa; la Divisione « Si11te >>, inoltre, doveva essere tenuta disponibile per eventuale impiego fuori della piazzaforte.
Il Gen. Umberto Barberis già comandante della guardia alla frontiera della Libia orientale e del presidio della piazzaforte, non-
(l) Dalla rela z ione d el Gen. Carlo Rost agno già C apo di S.M. del XXII corpo d'arm ata chè della difesa costiera e contraerea di Tobruch, rimaneva agli ordini del Gcn. Pitassi Mannella quale comandante del settore orientale della « piazza
•(2) Fin dalle ore 7 la Brigata corazza ta a ve\1'3 ricev uto, dirett amente, ordine di trasferirsi nella zona di Sollum.

Il Gen. Pitassi impartiva subito disposizioni per il ripristino della difesa della «piazza », compatibilmente con i mezzi a disposizione; prendeva contatto col Comandante della base navale (Amm. Vietina) per concretare gli apporti di mezzi e di fuoco da parte della Marina per la difesa del fronte a terra; impartiva disposizioni particolari per i lavori difensivi stabilendo che la precedenza doveva esser data al compl etamento dei campi minati lungo i tratti della cinta fortificata sprovvisti di fo sso anticarro.
Le forze costituenti la guarnigione di Tobruch all' inizio dell'offensiva britannica, le unità del XXII corpo d'armata passate a far parte della guarni gione il 10 dicembre, le unità assegnate in rinforzo dopo il 10 dicembre, le batterie della Marina che davano il loro concorso alla difesa della sono indicate nell'allegato 10.
Il 16 dicembre, il Gen. Berti , rientrato il giorno 14 dall'Italia, aveva riassunto il comando della 10a armata ed illustrando al Comando Superiore A.S. la consistenza della di Tobruch, rappresentava che (allegato 11):

- non esisteva, su larghi tratti del perimetro della cinta fortificata il fosso anticarro;
- l'organizzazione difensiva mancava di qualsiasi profondità;
- si potevano guarnire con le forze disponibili (g.a.f., Di visio ne « Sint'e battaglioni cc.nn. della Libia) le opere della cinta, ma che era appena possibile costituire con essi i presidi di settore, che sarebbero però rimasti privi di artiglieria e di mezzi anticarro, necessariamente destinati al rinforzo delle opere;
-a disposizione del Comandante della « piazza» esisteva , quale riserva, un solo battaglione di fanteria, rinforzato da una batteria da 20 mm., co n possibilità di intervento del tutto aleatorie;
- in complesso, per la difesa della «piazza» avente un perimetro di 54 chilometri, erano disponibili 22.000 uomini e 198 pezzi.
Il Comandante dell'Armata indicava quindi i rinforzi necessari perchè la « piazza potesse adempiere alla consegna del Duce.
Il Comandante Superiore disapprovava questa m essa a punto di una situazione ben nota e confermava la consegna di difesa a oltranza facendo presente che era stato richiesto alla madrepatria tlltto il possibile e che la difesa di Tobruch sarebbe stata sussidiata in base alle disponibilità ed alle necessità di difesa di tutta la Libia (allegato 12)

Il Gen. Berti con lelltera in data 18 dicembre tornava sull'argomento, assicurando che era suo vivo desiderio di cooperare all'azione del Maresciallo in tutti i modi e con tutte le sue possibilità. Precisava quindi che egli si era «prospettato il problema se, data la modesta efficienza della piazza di Tobruch, non convenisse concentrarvi tutte le forze e tutti i mezzi disponibili invece di scaglionarli in profondità per cercare di arrestare il nemico su lince di difesa successive che in <..JUel territorio erano in genere poco idonee e facilmcrute
Dichiarava quindi che egli era decisamente per la prima soluzione e che, perciò, aveva prospettato il quadro completo delle necessità più urgenti della « piazza» con l'intendimento di cominciare a concentrare in essa, in mancanza di mezzi necessari, almeno tutti quelli disponibili (allegato 13).
La proposta non era approvata dal Maresciallo Graziani, che, il 20 dicembre, confermava le precedenti direttive (in sintesi : difesa a oltranza a Bardia e Tobruch; difesa successiva sulle posizioni del ciglione di Derna, al margine Uadi D erna- Uadi Beddahach- Berta, integrata dalla difesa mobile delle unità dislocate nella regione di Mechili).
Il giorno 22 poi, il Maresciallo Graziani, considerate le non buone condizioni di salute del Gen. Berti, lo sostituiva con il Gen. T ellera nel Comando della lOa armata (l).
·Per effetto delle predette disposizioni imparti·te dal Comando XXII corpo d'armata (Gen. Pitassi Mannella), tt:endenti al completamento e perfezionamento della struttura difensiva della «piazza » :
(l) il 1• gennaio 1941, il Gen. Tellera scriveva al Ma resciallo Graziani: « Entrando ntlla piazza c gira ndo dtntro di essa, si ha il senso del t1uoto. L' Ecc. Pitassi mi ha parlato insistentemente di q uello che ormai è ben noto e cioè della sca rsa guarnigione della piazza: in tutto 20.000 uomini su 54 km di perimetro, senza seconde lince, cioè senza profondità · veramente assai poco.
{( Quello che occorre oggi per la guerra, sono essenzialmente i mcz:.:i corazzati ed anticarro, mezzi aerei e contraerti.
« L'aumento della guarnigione dovrebbe raggiu ngere le due D ivisioni di fanteria su 5 battaglioni funa, al co mpleto di mezzi, le quali, penso, potrebbero essere inviate dalla madrepatria , con convoglio oppure un po' alla volta quando ci sarà sosta nell'invio dei mezzi corazzati e delle artiglierie, questi debbono indiscutibilmcnte avere in ogni caso la precedem::a u
- erano collocate circa 16.000 mine B2 a pressione e circa 7000 B4 a strappo, costituendo, così campi di una sola linea di mine in corrispondenza dei tratti meno vulnerabili della cinta, campi di più linee, a scacchiera, nei tratti più importanti;
- veniva organizzata una seconda posizione a tergo della zona di schieramento delle artiglierie lungo la linea: Uadi el Beiad -bivio di el Adcm- q. 144- Pilastrino- Gabr el Abd- q 71 di Uadi el Auda; posizione avente uno sviluppo di circa 25 chilometri e costituita di pochi capisaldi ed ampiamente intervallati a causa della penuria di forze e di mezzi.

Nel caposaldo principale, situato nella zona del bivio di cl Adero, i centri di fuoco erano rappresentati da carri armati del 4° reggimento carristi, inefficienti negli organi motori ed opportunamente interrati per diminuirne la vulnerabilità;
- erano avviati altri lavori (nei limiti consentiti dagli scarsi e rudimentali mezzi di lavoro e dai pochi materiali di rafforzamento a disposizione) per la costruzione di apprestamenti difensivi nella zona di schieramento delle artiglierie e di ostacoli anticarro per compartimentare il terreno all'interno della « piazza » (l);
- venivano predisposte interruzioni stradali e la distruzione degli impianti idrici;
- utilizzando le armi esistenti nella «frazione » di magazzino d'antig l ieria di Tobruch veniva assegnato un pezzo, con funzione controcarro, a itutte le opere di prima linea della fascia perimetrale ed a quasi tutte le opere di seconda linea situate su terreno di piatta pianura; da tale provvedimento erano esclusi i capisaldi affacciantisi sugli uidian ez Zeitpn ed es Sehel, intransitabili ai carri armati; inoltre era così possibile sostituire, in molte opere, una delle due mitragl iatrici Schwarzlose, non dotate di munizionamento perforante, con una mitragliatrice Fiat 1935, che di tale munizionam ento disponeva, e raddoppiare le mitragliatrici presso i repanti di artiglieria.
Tutto il periodo dal 10 dicembre 1940 al 5 gennaio 1941 fu impiegato in un febbrile lavoro di rafforzamento delle difese e di ad- destramente dei reparti, specialmente del personale dei pezzi controcarro e delle mitragliatrici.
(l) L'apprestamento di fossi ant icarro nella cc piazza >> incontran parùcolarc difficoltà perchè, nella zona di Tobruch, sotto uno strato di terra di 30 - 40 cm. di spessore, si tro,·a qu as i un banco di roccia calcarea molto compatta. Si dO\·ette perciò, sa h o in pochi tratti, adottare come ostacolo anùcarro il muretto a secco.
Malgrado l'attività spiegata ed i provvedimenti atJtuati, anche dopo la caduta di Bardia un periodo complessivo cioè di circa un mese e mezzo - l'assetto difensivo della «piazza», alla vigilia dell'atltacco britannico, presentava ancora molti punti deboli, deficienze e lacune. Se n e ricordano alcune fra le più gravi:
- posizione di resistenza poco profonda e centri di fuoco ubicati nelle opere, troppo intervallati;
- cirtta della <<piazza» solo parzialmente fortificata: su 54 chilometri di perimetro, 9 soltanto appoggiati agli uidian ez Zeitun e es Sehel non erano accessibili ai carri ed erano percorribili con difficoltà anche dalle fant erie; circa 18 erano provvisti di fosso anticarro e di r oticolaito; circa 23 erano provvisti soltanto di reticolato e di un campo minato poco profondo (di massima, un solo ordine di mine B2 a circa 1,20 - 1,50 d'intervallo, integrato da mine B4, anch'esse su una sola linea, a venti principalmente funzione di allarme);

- armi e serventi delle opere esposti a lttltte le offese essendo le piazzole poco profonde e prive d i protezione; scarso numero di pezzi controcarro sulla posizione di resistenza: un pezzo ogni 500 metri comprendendo nel computo le mitragliere da 20 mm. efficaci solo contro mezzi corazzati leggeri ed i pezzi da 77/ 28 e da 75/27, sprovvisti di granate perforanti (l);
- mancanza quasi !totale di pezzi controcarro sulla seconda posizione (s.:: si eccetltuano i pezzi da 37 mm. dei carri M);
- poche le artiglierie (un pezzo ogni 250 metri) e con forte percentuale (30% ) di bocche da ,fuoco a lenta celerità di tiro, perchè ad affusto rigido (120/25, 149/35), o perchè di medio calibro (149 / 13);
- vulnerabile la rete di osservazione e quella dei mezzi di collegamento a filo;
- carenza di aviazione;
- penuria di unità per costituire un'adeguata riserva.
Era, quest'uLtima, la deficienza più grave ai fini di una difesa atltiva e manovrata: sentita, in special modo, la deficienza di carri armati. Veniva costitui!to comunque un nucleo di manovra alle dirette dipendenze del Comandante della <<piazza».
(l) Nessuna delle terrestri di calibro superiore al 65 jl7 era dot at a di proietto perforante
Azioni nem ich e co nt ro To bru c h prima dell' i nvestimento della
« p iazza»
L'inizio dell'offensiva britannica nella zona di Sidi el Barrani segnò per la piazzaforte di Tobruch l'intensificarsi della ricognizione e dei bombardamenti aerei: le opere pontuali e la rada furono le prime ad esser prese di mira con bombardamenti notturni, per impedire rifornimenti e sgomberi via mare; seguirono i campi di aviazione ed i magazzini dislocati nell'abitato e nelle sue immediate vicinanze.
Mentre Bardia veniva stretta di assedio, elementi corazzati nemici tagliavano (v. pag. 119) le comunicazioni fra le due «piazze » : la via Balbia e il Trigh Capuzzo. Ciononostante, nostre colonne celeri battevano la piana ad est e a sud di Tobruch e sgomberavano le munizioni, i carburanti ed il materiale vario dagli aeroporti di Bu Amud e di el Adem.

Caduta Bardia, la 73 divisione corazzata britannica riprendeva il movimento verso ovest, occupava el Adero il 6 gennaio e Acroma il 7 gennaio, raggiungeva, a sera, la rotabile e, tagliando le strade Tobruch - Mechili e Tobruch - Derna, isolava la «piazza ».
Lo stesso giorno 7, la XIX brigata di fanteria australiana si portava di fronte alle difese orientali di Tobruch; il resto della 6a divisione australiana col 7o R.T.R. continuava a marciare verso ovest.
I n tale situazione il Maresciallo Graziani che, già il 4 gennaio, aveva ordinato di interrompere, con bombe 4 A.R. lanciate dagli aerei, le piste percorse da mezzi meccanizzati nemici e le zone di maggior 'traffico (Trigh Capuzzo, pista Bir el Gobi - el Adem, zone intorno a Bir el Gobi e a Bir Hacheim), disponeva:
- il brillamento dell'interruzione di Aio Gaza]a e il caricamento delle altre ad oriente dd meridiano di D erna;
- il rapido completamento del campo minato di Sidi Creiem, per sbarrare la direttrice di aggiramento del ridotto di Derna, da Martuba a Berta;
- immediata requisizione di tutti gli automezzi, autotreni e autobus civili e delle vetture private per incrementare l'afflusso delle truppe e dei m ezzi verso il fronte cirenaico (9 gennaio).
Il Geo. PÌitassi Mannella, a sua volta, dec ideva, il giorno 10, di far saltare i ponti in corrispondenza degli sbarramenti stradali di
Sidi Daud (provenienze da Bardia), Bir Umm Hal eiga (provenienze da el Adem) e dell'Dadi es Sahel (provenienze da D erna).
Il mattino del giorno 8, l'artiglieria nemica iniziava i tiri di inquadramento e di disturbo sul fronte del settore orientale della « piazl'organizzazione del tiro avversario proseguiva senza soste fino al giorno 17.

Il nemico impiantava i propri osservatori fissi sul ciglione di el Adem, fuori della gittata della maggior parte delle nostre batterie; sistemava osservatori mobili avanzati su autoblindo munite di radio e si avvantaggiava di una indisturbata osservazione aerea.
I nostri reagivano nei limiti delle loro possibilità, chè l'osservazione terrestre era ostacolata dalle ondulazioni ed anfrattuosità del terreno e quella aerea mancava del ·tutto. Sull'efficacia della controbatteria incideva, d'altra parte, anche la scarsa dei nostri pezzi che, peraltro, impiegati alle minori distanze rendevano assai costosi alle forze avversarie i movimenti attorno alla stroncando i numerosi tentativi dei mezzi meccanizzati di avvicinarsi alle opere od agli sbarramel1Jti stradali.
Il 19, tiri di artiglieria a lunga gittata prendevano di mira la nave « San Giorgio» che, colpita due volte, subiva lievi danni . Lo stesso giorno, un aereo nemico lanciava manifestini di propaganda invitanti alla resa: si rispondeva sdegnosamente, a mez zo radio. La notte sul 20, un tentativo nemico di avvicinarsi alle posizioni di Dahar el Azazi era stroncato e respinto col fuoco . Nel pomeriggio, era notato un intenso mo vime nto di mezzi meccanizzati, nella zona di Acroma e sul costone di el Adem. Veniva richiesto il bombardamento aereo per la mattina del 21.
Nel tardo pomeriggio del 20, il Comando della lOa armata trasmetteva a quello della « piazza» un'informazione del Comando Superiore Marina secondo la quale era da attendersi nella notte una azione 1navale con tro Tobruch: infatti, poco dopo la mezzanotte unità na vali aprivano il fuoco sulle difese dell'Dadi es Sahel. Il tiro però era inefficace, perchè i colpi caddero tutti un centinaio di metri avanti il margi ne esterno della linea perimetrale di difesa. L'azione navale confermava, tuttavia, nel Comando e nei reparti, il convincimento che l'attacco a fondo era immin ente.
Forze ,contrapposte a Tobruch il 20 gennaio 1941
Il 20 gennato la guarmg1one di T obruch comprendeva:
- elementi del XXXI e del XXXII settore di copertura della guardia alla frontiera (g.a.f.) della Libia orientale;

- LXIV btg. complementi;
- Divisione di fanteria « Sinte »: 69° e 70° reggimento fanteria, un btg. un btg. complementi, il 43° reggimento artiglieria, un btg. misto del genio;
- 4° reggimento carrista: I btg. carri M Il (39 carri inefficienti), LXIII btg. carri L (32 carri inefficienti), l btr. da 20 mm. (6 miltragliere);
- 10° - 22° - 25° raggruppamento di artiglieria;
- 55o reggimento artiglieria per Divisione di fanteria;
- CXL battaglione cc.nn.
Complessivamente le forze italiane assommavano a:
- 22 mila uomini circa, con soli 7 carri armati M 11 efficienti e 3 semiefficienti;
- 42 mÌitragliere contraeree da 20 mm.;
- 117 pezzi controcarro: 10 da 77 mm., l da 76/40, 11 da 75 mm., 13 da 65 mm., 43 da 47 mm., 39 da 37 mm.;
- 220 pezzi di at1tiglieria per il fronte a terra: 48 da 75/27, 12 da 75/46, 3 da 76/30, 2 da 77/ 28, 63 da 100/ 17, 16 da 105/ 28, 12 da 120/25, 4 da 120/45, l da 149/12, 48 da 149/13, 11 da 149/35;
- 50 bocche da fuoco della Marina, in rinforzo: 8 da 149/17, 18 da 102/35, 16 da 76/40, più 4 da 254/30 e 4 da 190/45 dell'incrociatore <<Sa n Giorgio».
Per quanto riguarda le forze aeree, avvenuto lo sgombero degli aeroporti di El Adem e Tobruch, partiti da Tobruch il Comando Superiore FF.AA. della Libia (13 dicembre), quello della 10" armata (18 dicembre), il Comando Aeronautico della Libia Orientale e il Comando della Brigata aerea « Rex », rimase, a diretta disposizione del Comandallite della «piazza », un Comando base aerea che disponeva di 22 velivoli: 8 Ca 310, 5 Cr. 42 - dei quali 3 soli in media efficie!llti -, 3 Cr. 42, 3 BA 65, 3 RO 37 bis, efficienti.
Verso il 7 gennaio tu!Jti questi apparecchi, d'ordine delle superiori autorità, lasciarono la « piazza»; ne tornarono 2 (RO 37) in seguito a richiesta del Gen. Pitassi Mannella : uno di essi, abbattuto, v enn e sostituito da un Ca 310. In de finitiva, il 20 gennaio, il Comandante dd XXII corpo d'armata aveva, a sua diretta disposizione, due aerei: un RO 37 ed un Ca 310.
Il Comando della piazzaforte era dislocalto nelle caverne a sudovest dell'ex forte « Arenti », già sede tattica del Comando Superiore A.S. e successivamente del Comando lOa armata. Con il Còmando della « piazza » era anche il Comando artiglieria piazza stessa (Gen. AdoLfo D e L eone).
Le forze erano ripartite in du e se1Jtori:
- settore orientale (Gen. Umberto Barberis), sede di comando al bivio di el Adem;
- settore occidentale (Gen. Vincenzo D ella Mura), sede di comando alla .testata dell'uadi senza nome, un chilometro ad ovest del « Pilastrino ».
Limite di setttore: la linea immaginaria pressochè parallela alla camionabile per el Adem, circa due chilometri ad occidente di essa e passante per la cinta fortifica:ta .tra le opere 35 e 37 di prima linea.
I Comandi di settore avevano giurisdizione sui ·tratti della prima e della seconda posizione di resistenza, compresi nel risp ettivo settore
Forze a disposizione del settore orientale :
- per la prima posizione di resistenza: fascia perimetrale dalle foci dell' Dadi Zeitun al caposaldo Bir Umm Haleiga, incluso :
. XXXI settore di copertura;
. II battaglione e una compagnia del I btg. del 69o reggimento fanteria;
. 141 a e 14tt cp. mor.tai da 81;
. unità controcarro organiche e di formazione (complessivamente 42 pezzi di vario cal ibro- da 77 / 28 , da 75 / 27 mod. 06, da 47/32 da 20 mm.).
Di 1tali forze, un'aliquota della g.a.f. ed unità controcarro presidiavano le opere dei capisaldi; le rimanenti erano schierate a tergo dei capisaldi e nella zona di schieramento dei gruppi di ar,tig lieria, per vigilare e difendere i larghi intervalli esistenti; concorrevano inoltre, ali a sorveglianza notturna della cinta esterna;

- per la seconda posizione di resistenza: sponda sinistra dell'Dadi el Bejad - zona del bivio di el Adem:
. fronte del Bcjad: due compagnie del LXIV btg. compl. rinforzate da un pl. cc.nn ., un pl. mitraglieri (8 mitr. Fiat mod. 35), due mitr. cal. 7,7;

. fronte del gradino ad oriente di Sidi Mahmud: III btg. del 69° reggimento di fanteria rinforzato da un pl. cc.nn., 8 mitr. Fiat 35, 4 mitr. ca!. 12,7, l mitr. ca!. 7,7; 18 mortai da 45; l pezzo da 76/40 della Marina con funzione controcarro;
. zona del bivio di el Adem: l btg. carri M 11 (32 carri inefficieruti, di cui 3 capaci di compiere brevi percorsi); LXIII btg. carri L (32 carri inefficienti); 2 pl. mortai da 81 (4 armi); 12 mitragliatrici di vario calibro.
Il settore disponeva di due raggruppamenti di artiglieria:
- raggruppamento orientale:
. I gruppo del 26° raggruppamento;
. XXXI gruppo del 5° ra ggruppamento g .a.f.;
. CXXX gruppo del 25o ra ggru ppamento;
. CL gruppo da 149/13 del 25° raggruppamento;
. 2o. batteria del XV gruppo contraereo;
- raggruppamento centrale:
. II gruppo del 43° reggimento artiglieria;
. III gruppo del 55° reggimento artiglieria;
. CV e CXLVIII gruppo da 149/13 del25 o raggruppamento;
. XXXI gruppo del o raggruppamento g .a.f.;
. XXXI gruppo del i ra ggruppamento g.a.f.;
. l a batteria del XV gruppo contraereo;
. batteria « Nembo» e sezio ne « Buffolotto » della Marina.
Forze a disposizione del settore occidentale:
- per la prima posizione di resistenza (cinta forrificata dal caposaldo Bir Umm Heleiga, escluso, alla foc e dell'Dadi es Sehel):
.
2 battaglioni del 70° reggimento fanteria;
. battaglione cc .nn. V.L.;
.
.
2 comp. del LXI btg. mtr. più 18 mitr. Fiat. 35 in rinforzo;
2 plotoni mortai da 81.
Come nel settore orientale, soltanto una aliquota di queste forze presidiava le opere dei capisaldi:
- per la seconda posizione di resistenza (dal bivio di el Adero, escluso, per il « Pilastrino » alla sponda destra dell'Uadi el Auda):
. caposaldo « Piave » : reparto di formazione (2 pl. mitr. Fiat 35, l sq. mitr. 12,7, l pl. fuc., l pl. mortai d'assalto, l squadra mortai da 81 ); caposaldo di q 144: CXL btg. cc.nn. rinforzato da 8 mitr. Fiat 35, 2 mitr. da 12,7, 3 pezzi da 75/27, 9 montai da 45;
. caposaldo del «Pilastri no»: l cp. del LXI btg. mtr., compagnia armi accompagnamento del III btg. del 70o reggimento fanteria (8 mitr. Fiat 35 e 18 mortai da 45); 8 mitr. Fiat 35 in rinforzo, l pl. mortai da 81;
. caposaldo di Gabr el Abd: comando LXil btg. compi., l comp. fuc. e compagnia armi accompagnamento del LXI btg. compi. (8 mitr. Fiat 35, 4 fuc. mitr., 2 mitr. cal. 12,7);

. caposaldo di q. 71: comando XXXI btg. costiero, 2 comp. fuc. del LXI btg. compi. rinforzato da 8 mitr. Fiat 35, 4 mitr. cal. 12,7, 2 pezzi da 47/32;
. sponda destra Uadi Auda: doveva essere occupata in caso di sfondamento del sottosotJtore del Sehel, da elementi del XXXI btg. costiero libico e del LXIV htg. complementi, normalmente adibiti a difesa costiera.
Il settore disponeva di un raggruppamento di artiglieria (raggruppameruto occidentale) così costituito:
- VII e XVII gruppo del 10° raggruppamento:
- I e II gruppo del 55° reggimento;
- III gruppo del 43° reggimento;
- 33 batteria del XV gruppo contraereo;
- l batteria mi sta del I gr. del 22o raggruppamento;
- la batteria « Vittoria» della Marina.
La seconda posizione, pur potendo u sufruire (per azioni contro obiettivi terrestri) delle batterie contraeree della Marina, non era molto efficiente, sopraJttutto per la mancanza di cannoni controcarro. Il caposaldo del bivio di el Adero era l'unica posizione di una certa consistenza: era costituito con oltre 30 carri armati M 11 schierati a cerchio, in postazione fissa p erchè non atti al movimento a causa delle avarie di varia naltllra.
Con i sette carri armati M 11 efficienti, con alcune armi controcarro e contraeree sottratte all'organizzazione difensiva fissa e con le seguenti unità veniva formata una piccola << unità celere >>, come riserva della «piazza » : 2 compagnie bersaglieri motociclisti (22a e 61a), 2 compagnie fucilieri del I h tg. del 69o rgt. fanteria, 2 p l. arditi del II btg. del 69° rgt. fanteria, 2 pl. mitr., 2 pl. da 47/32 (4 pezzi), 2 batterie da 20 mm., l compagnia carri M 11 (7 carri).
La riserva, che aveva il compito di eliminare le punte avversarie che avessero eventualmente superato la cinta fortificata o lo schieramento delle artiglierie, suddivisa in due piccole aliquote celeri (1), insieme con la compagnia carri M 11 e due plotoni arditi, veniva dislocata a ridosso del caposaldo del bivio di el Adem (pendio settentrionale).

La dislocazione particolareggiata dei reparti di fanteria, dei gruppi di artiglieria e delle batterie della Marina è riportata nello schizzo 18.
Secondo le notizie in possesso del Comando della « piazza» alla data del 20 gennaio, schieraJte ad immediaJto contatto del campo crincerato erano:
- una Divisione australiana su tre Brigate:
. due Brigate in prima schiera ad oriente del perimetro difensivo di Tobruch;
. una Brigata in seconda schiera, a cavallo della rotabile Tobruch - Bardia;
- una Divisione corazzata con:
. la VH brigata corazzata schierata sul fronte meridionale della «piazza», tra la rotabile Tobruch - el Adem e la zona immediatamente a sud di Ras el Medauuar; costituzione: due reggimenti carri armati su quattro reparti - r reggimento ussari su ,quattro squadroni - elementi di fanteria motorizzata in numero imprecisato;
. un gruppo di sostegno schierato sul fronte ovest della <<piazza», tra Ras el Medauuar ed il mare; costituzione: due battaglioni di « liberi francesi » -2 battaglioni britannici - repar,ti corazzati in numero imprecisato (probabilmente, uno squadrone dell'l l o reggimento ussari);
- 30 gruppi circa di aDtiglierie di vario calibro.
(l) Le due aliquote celeri, completamente aulocarrate, furono composte ciascuna da u11a compagnia bersaglieri, un a compagnia fucilieri, un plotone mitraglieri, un plotone pezzi da 47, una sezione da 20 mm.
Secondo le stesse notizie del 20 gennaio, le seguenti forze erano in grado di intervenire rapidamente in rinforzo delle unità par.tecipanti all'azione:
- la IV brigata corazzata: su 2 reggimenti carri armati, 8° reggime nto ussari e 3 -4 gruppi di artiglieria; dislocazione presunta: a cavaliere della rotabile Tobruch - Derna;
- Il o reggimento ussari: su 5 squadroni; dislocazione preSUIIlta: a cavaliere del Trigh Capuzzo tra Acroma e la zona immediatamente ad est di Mechili.
Concetto di difesa del Ricevuto l'ordine di assumere il diretto CoComando «piazza » mando della <<piazza» di Tobruch, il Gen. di Tobruch Pitassi Mannella - tenuto conto: del compito della «piazza» (resistenza a oltranza); dell'esiguità delle forze a disposizione; della non idoneità della massima par.te di tali forze alla manovra; della mancanza di mezzi meccanizzati che consentissero rapidi spostamenti di truppe, mezzi che il nemico possedeva, invece, in gran numero; del celere svilupparsi della situazione, che faceva ritenere non improbabile un improvviso attacco su Tobruch anche senza una precedente azione su Bardia - concretava, nei seguenti termini, il concetto di dife sa:

- resistenza principale sulla cinta fortificata, prolungata <}Uanto più possibile in profondità con l'organizzazione a difesa di tutti gli elementi attivi disponibili. In caso di iniziale successo avversario, resistenza ad oltranza in posto di tutti i mezzi di fuoco ancora attivi, nell'intento di frazionare l'attacco nemico, di rallentarne la velocità di avanzata, di infliggergli il massimo possibile di perdite e di favorire così l'intervento dei mezzi di contrattacco disponibili. A prescindere, poi, dall'attuazione di tale concetto di difesa, valevole in caso di attacco in forze, direttiva costante da seguire durante l'eventuale assedio: disturbare il più possibile i preparativi di autacco nemici, in modo da ritardarne l'inizio e da obbligare l'avversario ad impegnarvi il massimo possibile di forze; e disponeva che:
- le truppe di fanteria, sostenute da tutti i pezzi che potevano - anche in misura limitata - svolgere azione controcarro, occupassero il margine anteriore dei capisaldi;
- le batJterie (ognu na delle quali, disponendo i pezzi a losanga, doveva costituire caposaldo) formassero una seconda linea di difesa;
- tutte le batterie contraeree della Marina, in postazione fissa e che potevano sviluppare efficace azione controcarro, fossero poste, per questa azione, sotto un unico comando;
- n essuna minaccia di aggiramento avrebbe giustificato un eventuale ripiegamento;
- nessuna preoccupazione di arrecar danno alle proprie truppe dovesse trattenere dallo svolgere azione di fuoco contro i carri armati nemici;
- il massimo assegnamento dovesse farsi sui concentrame nti d'artiglieria curando, a tale scopo, la preparazione della manovra del fuoco e l'organizzazione dei comandi, dei collegamenti e dell'osservazwne.

Attacco alla « piazza » di Tobruch: 21 gennaio (schizzo 18 )
Preceduta da un incessante martellamento aereo durato tutta la notte, alle 6 del 21 gennaio la preparazione dell'attacco aveva inizio. Il tiro delle artiglierie si abbatteva sull'intero fronte del settore orientale dal caposaldo di Sidi Daud a quello di Dahar el Azazi e si estendeva ai capisaldi di Sidi Cheiralla e di Ras el Medauuar, nel settore occidentale; primi obiettivi erano le opere della cinta fortificata, gli osservatori e le batterie, mentre ondate di aerei, con bombardamento e mitragliamento, intensificavano l'azione delle a11tiglierie estendendola in profondità sulle strutture arretrate.
La contropreparazione si sferrò subito da parte dei gruppi del settore orientale. Ad essa concorsero i gruppi del sem:ore occidentale in grado di intervenire.
L'azione delle opposte artiglierie continuò violenta per oltre un'ora.
Verso le ore 7,15 si delineò un attacco di carri contro i capisaldi di Ras Medauuar, Ras es Sehel e Bir Junes; un violento fuoco di ruote le armi automatiche e controcarro e dell e artiglierie arrestava i m ezzi corazzati nemici e li costringeva, poi, a ritirarsi. Due di essi (uno pesante e uno medio) rimanevano sul terreno. Il fuoco diminuiva d 'inte nsità fino a cessare completamente.
Non veni va però meno la vigilanza da parte dei difensori.
Alle 7,30 circa il n emico riprendeva il fuoco di artiglieria, rabbioso sulle nostre batteri e; contemporaneamente una densa cortina di fumo prodotta da fumogeni si levava dal margine dell'avvallamento antistante al perimetro della « piazza >> investendo, quasi per intero, i due settori della difesa.
L'avversario rinnovò l'a<ttacco, concentrando i suoi mezzi su un breve tratto del settore orientale sprovvisto di fosso anticarro, e riusd ad aprire una breccia nella cinta fortificata in corrispondenza della linea di contatto dei capisaldi Bir J unes e Dal1ar el Azazi.
Il nemico penetrò nelle nostre posizioni in un tratto ampio 2 chilometri e profondo 500- 600 m etri; travolse 3 opere di prima linea (R.S5, R.57, R.59) e 3 di seconda linea (R.52, R.S4, R.56) che disponevano, in totale, di 4 pezzi da 47/32, l pezzo da 75/27, l mi.tragliera da 20 mm. e 12 mitragliatrici Fiat 35 e Schwarzlose. Sullo stesso tratto di fronte il fuoco di sbarramento dell'artiglieria era svolrto dal CV gruppo da 149/13 del 25° raggruppamento e dal II gruppo da 75/27 del 43° reggimento artiglieria.
Ad immediato seguito dei carri, irrompevano nella breccia numerose forze costituite da altri carri e da fanteria su camionette ed a piedi.
Questa prima ondata, rappresentata dalla XVI brigata australiana, si irradiò ripartendosi su tre colonne che si dirigevano:
- una verso oriente e, operando a cavaliere della pista snodantesi tra gli allineamenti delle opere di prima e seconda linea, tra le ore 8 e le 9,30, .travolgeva i capisaldi di Bir Junes, Suesi e Sidi Daud; qui ndi, raggiunta la rotabile per Bardia, puntava verso ovest in direzione del bivio di el Adem;
- un'altra verso ovest, superava il caposaldo di Dahar el Azazi e, sotrt:rattasi alla viole nta reazione del caposaldo di Bir Umm Haleiga, puntava verso nord (ore 8,30);
- la terza verso lo schieramento delle artiglierie del settore est, sommergendo il predetto CV gruppo del 25o raggruppamento armato di obici da 149/ 13, inefficaci alle brevi distanze.
I capisaldi di D ahar el Azazi e Bir Junes, dopo valida difesa e già fiaccati dal violento fuoco di artiglieria e degli aerei nemici, dovettero soccombere di fronte alle preponderanti forze. Così le truppe d ella XVI brigata australiana, aperta la breccia nel nostro schiera- mento e già penetrate in profondità verso nord, aprirono la via ad altre unità fresche motomeccanizzate della XIX brigata australiana.

Le nostre poche superstiti forze di fanteria e di artiglieria a nord dei capisaldi di Dahar el Azazi e Bir Junes opponevano ancora una efficace resistenza al nemico, ma non potevano impedire che esso, for.te dei suoi carri armati, penetrasse ulteriormente verso nord, diretto, evidentemente, al bivio di el Adem, posizione chiave del nostro sistema difensivo arretrato.
P er la profonda crisi verificatasi nei collegamenti (distruzione di apparati, interruzione di linee a filo) la prima notizia dell'avvenuto sfondamento della cinta fortificata e della penetrazione nemica giungeva al Comando artiglieria e al Comando « piazza » verso le ore 8,30.
Il Comandante della piazzaforte, mentre disponeva che con ogni mezzo si ricercassero e si precisassero i contorni della pcnetrazione nemica e se ne seguissero gli sviluppi, ordinava che tutte le artiglierie ancora alla mano ed in condizione d'intervenire, concentrassero il loro fuoco sulla zona d'irruzione, nota in quel momento.
In particolare:
- le artiglierie del raggruppamento occidentale dovevano contrastare al nemico ogni suo ulteriore progresso ve rso la rotabile di el Adero, impedendogli, in ogni caso, l'uso della rotabile stessa;
- le artiglierie del raggruppamento orientale dovevano battere la zona in cui era stata praticata la breccia e, soprattutJto, dovevano contrastare al nemico ogni progresso verso la rotabile di Bardia;
- i gruppi superstiti del raggruppamento centrale dovevano concentrare il loro fuoco sulla zona d'irruzione, contrastando al nemico ogni progresso verso il bivio di el Adero;
- le batterie della Marina e quelle della nave « San Giorgio:. dovevano svolgere fuoco d'interdizione davanti alla cinta fortificata, in corrispondenza del tratto sfondato, per contrastare l'alimentazione delle forze già penetrate nella « piazza».
Mentre si concretavano e si diramavano tali serie di disposizioni (alcune delle quali già in corso d'attuazione per iniziativa dei comandi in sottordine) il Comando della «piazza» informava dell'accaduto il Comando della lOa armata (ore 9 circa).
Un nostro aereo da ricognizione, riuscito appena a sollevarsi di alcu ne centinaia di m etri sul campo di aviazione, veniva immediatam ente obbligato ad atterrare dalla caccia nemica, padrona incontrastata del cielo. L'osservatore, perciò, nulla aveva potuto rilevare se non una estesa nube di polvere n ella parte centrale del settore orientale.

Ma le notizie, nei particolari più allarmanti, non tardarono a pervenire, da fonti diverse, ai comandi più elevati della «piazza» : tra i due capisaldi di Dahar el Azazi e Bir Junes il nemico aveva infranto le difese della cinta fortificata, era pen etrato in profondità superando lo schieramento delle artiglierie e alle ore 10,30, già premeva sulla difesa della posizione vitale di el Adem; caduti i capisaldi di Dehar el Azazi , Bir J unes, Suesi, Sidi Daud; ·travolto il CV gruppo da 149/ 13; dopo strenua resistenza le nostre forze era no state sommerse dalla marea meccanizzata avversaria.
L'insufficienza e l'inadeguatezza delle armi anticarro, l'assoluta padronanza del cielo da parte del nemico, esaltavano ancora di più l'eroismo dei nostri che non soccombevano se non quando i carri armati giungevano loro addosso.

La situazione diveniva sempre più grave.
La lotta sulla seconda Fin dalle ore 9, grosse forze m eccanizzate posizione di r esistenza. L'azione della riserva. Cattura del Comando della « piazza »
(schizzo 18) nemiche premevano sulle difese della posizione chiave (el Adero) della nostra seconda linea difensiva. Un violento fuoco di artiglieria e di aerei si abbatteva sul nostro schieramento: era da ritenersi imminellite l'attacco che, infatti, aveva subito inizio contro il III battaglione del 69o reggimento fanteria che difendeva il gradino situato ad est di Sidi Mahmud {le unità attaccanti appartenevano alla XIX brigata australiana). Il battaglion e reagiva violentemente con il fuoco di tutte le armi disponibili ma era ugualmente sopraffatto dalle fanterie nemiche vigorosamente appoggiate d a numerosi carri armati. Con temporaneamente, nella zona di saldatura tra il caposaldo di el Adero e lo schieramento dell'Dadi el Beiad, l'avversario penetrava spingendo alcuni elementi sull a camionabile di Tobruch, che venivano arrestati n ella discesa sull'abitato e costretti a ripiegare verso sud dall'efficace azione delle batterie della Marina.
Il caposaldo di el Adero resisteva ancora con il 4° reggimento carristi: gli equipaggi del I battaglione carri M 11 e del LXIII battaglione carri L opponevano strenua r esistenza con il fuoco dei carri che, inefficienti, erano impiegati in postazione fissa come centri di fuoco. Pure questi reparti venivano .travolti.
In •tale disperata si,tuazione, il Comando della « piazza » metteva a disposizione del Comando settore orientale due reparti celeri della riserva per cercare, nella reazione dinamica, l'estremo mezzo con il quale ia caduta dell'importante posizione di el Adem. Anche quest'azione era neutralizzata dalle superiori forze nemiche; 3 carri armati M 11, semiefficienti, costituenti il rincalzo del caposaldo principale, erano subito distrutti, non appena preso contatto con i carn nem1c1.
Alle ore 13,30 ogni ulteriore resistenza poteva ritenersi eliminata ed el Adero era ormai nelle mani del nemico: qualche elemento del 4° reggimento carristi che resisteva ancora, più per indomito valore individuale che nella speranza di ripristinare una situazione già decisa, prima delle ore 15,30 cessava di combattere.
Il Comando settore orientale veniva cattur:rto alle ore 13,30.
Il nemico raccoglieva subito nella zona del bivio di el Adem la sua massa d'attacco, ne riordinava il dispositivo e faceva avanzare le sue artiglierie.
A fronteggiare la battaglia, che stava per entrare nella fase risolutiva, il Comandante della «piazza» non aveva, come elementi di manovra, che la piccola riserva decurtata dei 2 repar:ti celeri già impiegati.
Nel settore occidentale, alle ore 13, l'azione infuriava davanti al caposaldo << Piave». Un'aliquota della riserva che, fin dalle ore 10, si era por·t:rta nell'intervallo •tra detto caposaldo e quello di q . 144, passava al contrattacco e, for te della compagnia carri M 11 , costringeva il nemico a ripiegare tempor aneamente lasciando nelle nostre mani 22 prigionieri e sul terreno numerosi morti e 2 carri in fiamme.
Ma le unità britanniche riprendevano, con maggiori forze, l'assalto al caposaldo <<Piave »: i nostri plotoni mitraglieri e mortai reagivano vigorosamente e valorosamente, ma non potevano impedire di essere sopraffatti.
Caduto alle 13,30 il caposaldo «Piave», le esigue forze della riserva continuavano a combattere, isolate ed accerchiate da forze nemiche superiori. Alle 15,30 anche esse erano costrette a cedere.
Il CXL btg. cc.nn., dopo accaniti combattimenti nel caposaldo di q. 144, seguiva la sor.te del caposaldo «Piave».
Così, alle or e 15,30 il pilastro centrale (capisaldi di el Adem, « Piave», q. 144) era perduto ed il nemico poteva attaccare alle spalle

- muovendo da el Adero in direzione nord-sud - i capisald i della cinta for.tificata perimetrale. Ve ni va così investito e travolto il caposaldo di Bir Umm Haleiga. Ormai l'avversario era padrone di una vasta area della « piazza » e scorrazzava con carri armati ed autoblindo (g ruppi di 3 - 4) a grande velocità mitragliando in ogni direzlOne.
Il Gen. Pitassi Mannella, alle 14,30, rappr esentava la situazione al Comando 103 armata nei seguenti termini: « Getl. Barberis dalle ore 13,30 non comunica più. Si contrasta terreno palmo a palmo con poch e truppe di seconda linea. In iziata distruzione deposito M arina et I ntendenza. Settore occidetztale, attacca to fortemente direzione bi vio el Adem- « Pilastrino »,per ora resiste. Abbiamo abbattuto un aeroplano, catturato un carro armato con equipaggio e fatti 20 prigionieri. Continua assoluta assenza nostra aviazione et inctssanti itz t ensi bombardamenti aerei nemici » .
Il M aresciallo Graziani, nell'informarne il Coma ndo Supremo, aggi un geva : « Eccellenza Porro (l) ha comutzicato che notz pt>tÒ inviare apparecchi bombardamento data impossibilità protegger/i adegtJatamente con la caccia e quindi esporli at sicura distruzione. Efficienza numerica della caccia at oggi circa 40 apparecchi e altrettanti bombardametzto. Tre Cr. 50 inviati su Tobruch, immediatamente sopraffatti »
Iniziato l'attacco del caposaldo « Pilastrino » il nemico distaccava una colonna per occupare anche quello di Gabr el Abd e isolare così, ad ovest, il Comando della piazzaforte, situato in caverna, 4 chilometri circa a sud-ovest d ell'ex forte Airentc.
Peraltro, il Comando « piazza» era minacciato anche ad est da forze n emiche ch e avevano elimin<llto la batteria della Marina di q. 98 (batteria T ordo).
Alla difesa im m ediata della propria sede il Comando della « piazza» aveva provveduto con personale del quartier ge ner ale, im piegando quattro mitragliatrici calibro 12,7, alcune da 7 mm. dell'aviazione, una Fiat 14 cd alcu n i fucili mitragl iatori.
Al delinea rsi delle minacce da est e da ovest, il Gen. Pitassi Mannella ordinav.t al caposaldo di q. 71 di battere con i suoi due pezzi da i7 gli accessi da est alla sede del Comando; dava notizia al Comando Armata della situazione generale e di quella del Coman-
( l ) Il Gen. Felice Porro comandava la V squadra aerea dislocata in do « piazza »; informava il Gen. Della Mura, comandante del settore occidentale, della situazione di cui sopra confermando gli ordini per la resistenza a oltranza; comunicazioni analoghe faceva all'Ammiraglio Vietina, comandante della base mavale, affi.nchè perseverasse nella resistenza e iniziasse le distruzioni 'Previste per la ba-se marittima, compresa quella della 111ave <<San Giorgio>>.


Nel frabtempo il nemico si era avvicinato sempre più al Comando nelle cui immediate adiacenze si combatteva con accanimento crescente: le mitragliatrici facevano fuoco fino ad esaurimento delle munizioni in posto e di quelle fatte affluire nel corso dell'azione.
Le fanterie nemiche, stringendo gradualmente il cerchio, accompagnate dal fuoco dei mezzi corazzati ed appoggiate dalla propria wtiglieria, s'impadronivano, verso le 17, delle postazioni più alte e qtùndi di una postazione immediatamente a nord dell'ingresso della galleria in cui erano allogati gli uffici del Comandante e dello S. M.
Ben presto non sarebbe stato più possibile permanere dietro ai sacchetti di terra che contornavano i vari ingressi del ricovero perchè il nemico, dall'alto, li batteva di rovescio. La difesa arrctrò nel primo braccio della galleria mentre l'avversario, già padrone degli sfiatatoi superiori, lanciava bombe nei corridoi: gas irrespirabili si diffondevano ovunque; alle 18,30 la difesa era costretta a cedere ed il Comando della « piazza » veniva catturato.
Anche il caposaldo dì Gabr el Abd era attaccato da sud e da est: i reparti del LXI battaglione complementi si difendevano s-trenuamente, ma venivano ugualmente sopraffatti da forze nemiche supenon.
Il caposaldo «·Pilastri no» , benchè in gran parte sommerso, resisteva ancora tenacemente; un tempestivo contrassalto, eseguito dal reparto di riserva del Comando sentore occidentale, ristabiliva anzi la situazione sul fronte est del ridotto.
Contemporaneamente, dalla strada di Bardia scendevano verso Tobruch varie autoblindo che, accolte dal fuoco intenso della nave « S. Giorgio » e di alcune batterie della difesa ravvicinata della cvttà, si attestavano in posizione prossima al bivio per Bardia e per Derna. Altri elementi discesi sulla riva del mare nell'interno della baia collocavano, fra le pieghe del terreno, alcuni mortai ed obici, coi quali inquadravano la « S. Giorgio» che, per la breve distanza e il defilamento nemico, si trovava nell'impossibilità di reagire.
La sistemazione difensiva degli accessi all'abÌltato di Tobruch era stata anuata a nuclei dietro il muro di cinta, con armi automatiche in corrispondenza delle tre porte a sud e ad ovest. Queste erano state sbarrarte con casse ripiene di sabb ia e travi di legno e di ferro.
Il Comandante del presidio disponeva, per la difesa, di circa 160 uomini, raccolti tra il d eposito del 11 6° r gt. fant., il deposito della g.a.f. e le stazioni carabinieri e g.a.f.; più una compagnia dd LXII battaglione complemen ti, messa a disposizione nel pomeriggio del 21.
Perduto il contatto con le unità dell'Esercito, l'Ammiraglio Vietina assumeva il diretto comando della difesa della base navale, alla quale partecipavano tutti i marinai della base stessa.
L'equipaggio della «San Giorgio» voleva .tentare, con un gesto disperato, l'usc ita dal porto prima che la piazzaforte cadesse. Il Comando Superiore della Marina aveva approvato la richiesta del Comandan te dell'incrociatore, di salpare quando il destino della piazzaforte fosse segnato, ma il Comando Supremo giud icò che l'apporto della 4: San Giorgio» alla difesa di Tobruch non dovesse essere distratto da preparativi di partenza c che la sua uscita avrebbe influito negativamente su l morale degli altri difensori.
La na ve perciò rimaneva a Tobruch per combattere verso terra fino a quando fosse possibile e poi si sarebbe affondata sul posto.
Mentre nella seconda posizione difensiva e nell'interno della « piazza » si svolgevano gli avvenimenti fin qui esposti, il nemico dall'esterno della cinta fortificata attaccava il sottore occidentale, tra i capisaldi di Ras el Medauuar e Sidi Chciralla: per ben tre volte veniva respinto.
Nel tardo pomeriggio l'avversario poteva compiere qualche infiltrazione a Sidi Cheiralla e, all'estremità ovest della fascia for,tificata perimetrale, nel caposaldo di Umm Chueil.
La sera del 21 gennaio, il nemico era in possesso della parte della piazzaforte compresa n ei seguenti limiti:
- ad est e a sud, il tratto di cinta for tificata comprendente i capisaldi di Sidi Daud, Suesi, Bir Junes, Dahar el Azazi, Bir Umm Haleiga;

- a nord, il campo di aviazione T.2 ed il gradino: batteria Tordo- ex Forte Solaro- Gabr cl Abd, con elementi spinti sulla riva del mare a nord della batteria Tordo;
- a ovest, l'allineamento Gabr el Abd - « Pilastrino • - zona di schieramento del VII gruppo del 10° raggruppamento - limite ovest del caposaldo di Bir Umm Haleiga.

Pur dilagando ed imperversando in lungo ed in largo con i suoi m ezzi corazzati all 'i nte rno della « piazza:. l'avversari o non aveva avuto, ancora, il sopra vvento su tutte le forze italiane: i reparti del caposaldo « Pilastrino », infatti, dopo i violenti combattimenti del giorno 21 e le numerose perdite subite si difendevano tenacemente dai violenti e vigorosi assalti avversari e soltanto verso le 11 cedevano le armi di fronte alla superiorità schiacciante del nemico. Contemporaneamente veniva catturato anche il Comando della Divisione « Sirte ».
Frattanto, i capisaldi del settore occidentale Ras el Medauuar, Bir el Medauuar e Bir el Faras, opponevano tenace resistenza, tanto che le unità britanniche dovevano rinforzare l' attacco con reparti freschi riuscendo, tuttavia, ad averne ragione soltanto dopo uno sforzo notevole.
Nella giornata del 23 cadevano gli ultimi centri ancora attivi della «piazza», .tra i quali la batteria « Bellotti »
Elementi isolati cercavano di aprirsi una via di scampo verso Derna ma era no intercettati dalle truppe d ei « Liberi Francesi , del gruppo di sostegno della 7a divisione corazzata britannica, schierata sul fronte del Sehel.
« Numerosi furono gli episodi di accanita resistenza e di valore collettivo ed individuale 11ella difesa di Tobruch- scrive nella sua relazione il Gen. Rostagno, già capo di S. M. del XXII corpo d'armata - ; l'opera 51, ad esempio, subì 15 morti e 3 feriti su U1l presidio di 22-23 uomini. L'opera 62 subì 6 morti e 7 feriti; il 4° reggimmto carristi, al bivio di el Adem, t·esistette per oltre 5 ore, perdendo, tra morti e feriti, il 70 % dei suoi quadri e il 50 % dei suoi carristi. I reparti della riserva subirono, a11ch' essi, alte percentuali di perdite; gruppi e batterie, vedendosi sopraffatti dal nemico, chiesero alle batterie limitrofe il t iro di repressione sulla loro Z01la di schieramento».

Co n sid erazioni su ll e operazioni dal 9 dicembre 19 40 al 23 gennaio 194 1
All'inizio dell'offensiva britannica le forze italiane dislocate n ello scacchiere libico-egiziano gravitavano verso l'avanti, tra Sidi cl Barrani e Bardia, co n evidente carattere offensivo, in vista della prossima azione su Marsa Matruh cui erano orientati intendimenti c disposizioni del Comando Superiore.
Il nostro schieramento, naturalmente, mal rispondeva ad esigenze difensive in quanto, predisposto su una fronte molto ampia, era troppo frazionato in una serie di campi trincerati che, separati fra loro da grandi distanze (da 12 a 27 chilometri) non potevano cooperare ed appoggiarsi reciprocamente (l).
Il carattere offensivo dello schieramento era stato accentuato nella seconda quindicina di novembre, quando si cominciavano a proientare in avanti le unità di seconda schiera per agire su Marsa Mauuh.
La difensiva assunta di iniziativa presuppone la possibilità di appoggiarsi a forti ostacoli naturali: il terreno in zona Sidi el Barrani in vece - piatto, privo di qualsiasi appiglio tattico, quanto mai favorevole all'impiego di mezzi corazzati - non ne offriva alcuno.
In zona desertica o predesertica era, d'altro canto, inconcepibile un sistema di posizioni difensive continue sostenute da schieramenti di artiglieria in profondità, perchè tutte le posizioni, per quanto estese, sarebbero state esposte al pericolo di aggiramento, più o meno a largo raggio, specie da pante di mezzi cingolati.
La difensiva pura e semplice non era perciò possibile tranne nel caso di piazzeforti e di capisaldi a perimetro chiuso, apprestati per la difesa su 360 gradi, protetti da fossi anticarro, da reticolati e da mine, dotati di scorte sufficienti per resistere isolati. Ma tali capisaldi - che il nemico non avrebbe potuto ignorare senza rischiare di essere attaccato sul rovescio - anche se in condizioni di appoggiarsi reciprocamente, una volta impegnati, dovevano poter contare sulla reazione dinamica di forti riserve mobili.
Non era questa la situazione delle nostre truppe: i lavori di fortificazione campale che era stato possibile eseguire, durante due mesi e mezzo circa di occupazione, non potevano avere consistenza tale da resistere alla potenza e al peso dei carri armati medi e pesanti britannici. La precarietà dello schieramento, nel caso di un'offensiva avversaria, era aggravata dal fatto che il nostro Comando non aveva a disposizione una aliquota di autocarri sufficiente per effettuare e con la dovuta· celer.iJtà, i necessari spostamenti di forze.
(l) Il Raggruppamento <<Maletti », primo ohiettivo dell'offensiva britan· nica dell'operazione del dicembre, era distante 12, 20 e 27 chilometri, rispettivamente dalla za divisione libica, dalla Divisione << Catanzaro» e dalla Divisione (< Cirene »; la za e la l a divisione libica distavano, a loro volta, 14 e 18 chilometri dalla Divisione cc.nn. <<3 Gennaio»; la Divisione « Catanzaro » 26 km. dalla Divisione « Cirene >>.

Il nemico, al contrario, aveva concentrato contro di noi i mezzi più moderni di lotta, specie quelli corazzati.
Una accurata e minuziosa preparazione, integrata da una «prova generale di schieramento, un avvicinamento dei mezzi corazzati abilmente occultato alla nostra osservazione, precedevano l'attacco, caratterizzato da una intensa e breve preparazione d'artiglieria, da massicci bombardamenti aerei e dalla successiva irruzione a massa dei carri armati .

Il nemico era in condizioni di realizzare, contro lo schieramento di Sidi el Barrani, una vera e propria sorpresa nel campo tecnico, dovuta specialmente all'impiego di carri armati pesanti. In particolare, costituiva sorpresa la corazzatura di gran parte dei carri armati britannici, superiore all'efficacia dei proietti delle nostre armi controcarro o con compiti controcarro; costituiva sorpresa la rapidità con la quale i repar.ti corazzati si spostavano durante l'attacco: rapidità che metteva in difficoltà la manovra del fuoco da parte della nostra artiglieria.
Sembra invece che si possa escludere la sorpresa nel campo tattico, considerato che il giorno 8, il Comando della V squadra aerea aveva segnalato che, verso mezzogiorno, erano stati avvistati, dai ricognitori, nella zona tra Abu Scieiba (sud-est di el Maktila) e le nostre linee, rilevanti gruppi di mezzi meccanizzati nemici in movimento verso ovest; nella notte precedenrt:e l'attacco, il Comando Superiore A .S. aveva prescri-tto che l'intervento dell'aviazione per l'indomani fosse disposto con ordini non cifrati per una più rapida esecuzione; tempestive disposizioni erano state impar-tite nell'ambito di talune unità dai rispettivi comandanti.
Dopo la prima esperienza di Sidi el Barrani conveniva raccogliere le truppe di Bardia su Tobruch in modo da conferire a <JUest'ultima piazza maggiore robustezza.
Il Comando Supremo intendeva difendere ad oltranza le due «piazze». Il Maresciallo Graziani poneva il quesito a Roma pur dichiarando che non si illudeva di arrestare, con tale provvedimento, l'offensiva nemica davanti alla« piazza» di Tobruch: «Riusciremoegli scriveva- solo a prender tempo, elemento preziosissimo che pott·ebbe consentirci di fare affluire i mezzi idonei a bloccare ulteriori progressi».
Mussolini lo lasciava giudice di determinare le modalità dell'azione il:enendo presente, però, che a ritardare quanto più possibile l'avan- zata del nemico, logorandolo, poteva giovare il prolunga mento della resistenza anche a Bardia.
Su questo problema tecnico non è privo di in teresse ricordare in ordine cronologico i pareri espressi, a suo tempo, dalle varie autorità aventi competenza sulla condotta delle operazioni.
E' del 12 dicembre - cioè tre giorni dopo l'inizio dell'offensiva britannica - la prima proposta del Maresciallo Graziani di portarsi a Tripoli in attesa di essere messo in condizioni di contin uare ad operare.
Il 14 dicembre, il Duce comunicava al Capo di S. M. Generale, in Albania, notizie sulla Cire naica e gli indicava la linea scelta per la difesa (1). Il Geo. Cavallero disapprovava dicendo che « bisogna fare linea più indietro (2).

Il 18 dicembre, il Gen. Berti considerava che le direttive di resistere ad oltranza nelle piazze di Bardia e Tobruch rispondevano nel modo migliore, alla situazione del momento e - visto che Bardia aveva una soddisfacente sistemazione - esprimeva il parere che conveniva concentrare in Tobruch tutte le forze e tutti i mezzi disponibili invece di scaglionarli in profondità; sconsigliava il tentativo di arrestare il nemico su linee di difesa successive perchè poco idonee e facilmente aggirabili.
Lo stesso giorno, il Maresciallo Graziani poneva a Roma il quesito se raccogliere o no le truppe di Bardia su Tobruch.
Il 19, il Gcn. Armellini - generale addetto al Comando Supremo - annotava nel suo « Diario di guerra»: « Graziani ... affaccia la previsione che tutta la Cirenaica sia perduta. La sua prima visione - condivisa da qui - di abbandonare tutto e ritirarsi più indietro era giusta. Vor dine del Duce di difendere ad oltranza Bardia e Tobruclz non è stato opporttmo ». Questo concetto è chiarito successivame nte nei seguenti termini: « Per Bardia ... avevano prevalso tzell'ordinare la resistenza a oltranza, consideraz ioni di carattere politico ... Una sola considerazione di carattere militare si poteva fare in quell'occasione: se la ritirata era o non era possibile . le cinque Divisioni certamente non avrebbero fatto in tempo, due o tre molto probabilmente sì. Le rimanen ti ne avrebbero potuto proteggere il movime12to opponendo una resistenza di durata, certo non inferiore, a quella opposta dai 45.000 tJomùzi e 400 cannoni chiusi a Bardia » .
( l ) Si ritiene la linea dell' H alfaya.
(2) Uco C...vALLERO: (( Comando Supremo · Di ario 1940-43 " ·
Quanto alle vicende politiche che interferirono nella condotta delle operazioni militari pare che possano essere essenzialmente individuate nell'andamento delle operazioni in Grecia : il 4 dicembre, il Gen. Soddu aveva suggeri to a Roma di ricercare, per via diploma tica, la soluzione del co nflitto; il 13, il Gen. Cavallero, da Tirana, a veva informato il Duce che la situazione era sempre delicata e si viveva alla giornata; il 24, Mussolini aveva telegrafato al Capo di S. M. Generale in Albania: « Qualunque cosa accada vi ordino di resistere ad oltranza sul bastione Progonat- Tepeleni- Climra a · nche se domani fosse completamente accerchiato. Vi ritengo personalmente responsabile della esecuzione intelligente integrale di questo ordiTZe. Confermate».
Gli avvenimenti svoltisi nella zona di Sidi el Barrani misero in piena luce i fattori esse nziali del successo n emico. Tubtavia i pochi mezzi disponibili no n co nsentivano di fronteggiare adeguatamente la si tuaz ione. Le disposizioni impartite e le provvidenze attuate, in via di ripiego, non potevano che limitarsi a contrastare l'attacco nem ico no n consentendo la deficienza di mezzi corazzati, co ntrocarro e di trasporto di prevedere azioni manovra te.
Nell'organizzazion e e nello sviluppo, l'assedio e l'attacco sia di Bardia che di Tobruch veniva no condotti dal n emico con analoghe modalità . Solo il concorso della flotta n ell'attacco a Tobruch fu riservato all'ultimo m omen to, forse perchè le difese contraeree dell a base ri sul taro no più efficaci di quanto non lo fossero sta te quelle di Bardia.

L e lacune esistenti nell 'assento difensivo delle piazzeforti, più volte m esse in evid enza, contribuirono pressochè tutte, in maggiore o minore misura, a fa cili tare il successo dd nemico; ma le cause determinanti di tale successo si possono riass um ere in una sola : superiorità qualitativa e quantitativa dell'armam ento e dei m ezzi di trasporto delle forze attaccanti.
I rovesci d i Sidi el Barrani, Bardia e Tobruch furo no, cioè, conseg ue nza di uno squilibrio tecnico-organico rim asto inalterato n ella struttura de ll e forze cor11trapposte
La lotta conservò, pertan to, il suo carattere paralizzante di g uerra n el deserto per una sola delle parti contrapposte; la possibilità di rapido spostamento di poderosi mezzi meccanizzati moderni consentì, in vece, all'altra di realizzare sul vasto campo di battaglia quella m aggior potenza di fuoco e d'urto, n ella direzione più redditizia, che rimaneva ancora, come nel più lontano passato, premessa necessaria di ogni vittoria.
Lo riconobbe e lo ammise chiaramente il nemico. Scrisse, infatti, il Gen. Wavcll sull'attacco dei carri britannici al caposaldo di Alam cc •• cannoni, carri armati, automezzi e munizioni, l'armamento italiano non era buono... Cf!taliani esterrefatti vedevano che le loro armi anticarro scalfivano appena i noJ·tri carri e perfino le loro artiglierie leggere non erano efficaci contro di essi " : da «Africa n Tr ilogy li, cd. 1944, di ALAM MooRCIIEAD corris pondente di guerra del London Daily Express, con prefazione del Gen. W ave U.

Nibewa : « Subito distrussero i carri armati ?t emici e caddero sotto un violentissimo fuoco d'artiglieria e di armi di ogni genere. Ad essi resistettero le corazze dei nostri carri pesanti con grande sorpresa e demoralizzazione del nemico ».
E il Gen. O' Connor, comandante delle forze britanniche attaccanti, sulla battaglia di Sidi el Barrani: « l carri armati si comportano magnificamente. Tutto il piano dipendeva dal loro successo e le operazioni non avrebbero potuto costituire una sorpresa senza di essi. Essi rappresentarono la principale arma di attacco tanto a Nibewa quanto a Tummar; per conseguenza le loro perdite furono abbastanza alte, ma per fortuna non di personale. Tuttavia, per lo più queste perdite ebbero un carattere temporaneo ed in alcuni casi furono riparabili nello spazio di poche ore. Il loro impiego, quantitativamente ridotto, nella battaglia di Sidi el Barrani ci provocò perdite più alte tra la fanteria e si dovette soltanto, come si è detto sopra, alla cooperazione dei vari reggimenti dei carri armati della Divisione cm·azzata se si poterono evitare perdite maggiori» .
Critici e scrittori di cose militari, anche se non sempre imparziali, non furono meno espliciti (1).
( l ) << Le truppe erano sbigottite. I loro cannoni antistanti erano inutili,· le loro bottiglie di benzina, u sate come bombe a m ano, non avevano alcun effetto; esse non potevano far nulla '' : da << The Ti gcr strikes '' ed. 1942, p ubblic a to a cura del Gover no dell'India, con prefazione del Gen. Archibald WavdJ.
« La lezione che emerge da questa campagna, segna ancora una volta il trionfo della forza meccanica sulla forza umana... Dal principio alla fine gli Italiani vennero' dominati non già perchè fossero mediocri soldati, ma perchè - anche se fossero stati i migliori di tutti - non avrebbero potuto resistere a lungo alla superiorità di mezzi che gli Inglesi potevano mettere in campo >> : da cc Machinc W a rfarc >1, << Guerra meccanica. Inchiesta sull'influenza dei mezzi meccanizzati nell'arte della guerra 11, ed 1943, Washin g ton; del Magg. Gcn.
J.F.C. JuLLER.
Piano britannico per l 'investimento della
« piazza » di Tobruch
Il Generale Wavell, comandante delle forze inglesi che presero parte alle operazioni del dicembre 1940 - febbraio 1941 nello scacchiere libico-egiziano, ha pubblicato una relazione dalla quale risultano gli intendimenti operativi del Comando britannico per l'investimento della «piazza» di Tobruch.
Il piano di attacco riportato nella relazione del Gen. W avell prevedeva:
<<La XVI brigata di fanteria australiana e carri armati di fanteria dovevano sopraffare la difesa e penetrare nella « piazza » in un punto del suo fronte meridionale, a metà distanza circa fra le due rotabili Tobruch- Bardia e Tobruch- el Adem, le quali si congiungevano - a 8.000 yards nell'interno- a Sidi Mahmud. Compito delle truppe suddette era di impadronirsi di una linea a circa 4.000 yards dal punto di irruzione, il che avrebbe comportato i'f travolgimento di tutte le postazioni in batteria schierate in quel settore. Una volta assicurata questa linea, altra Brigata, la XIX di fanteria australiana, doveva raccogliersi entro la zona delle batterie catturate ed avanzare, p·rotetta da tiri di sbarramento, sino a Sidi Mahmud. Da detto punto, la XIX brigata avrebbe dovuto sfruttare il successo verso sud-ovest, ovest e nord, mentre reparti di una nuova Brigata, la XVII, avrebbero assunto il controllo del terreno, dominante i declivi verso il mare. La XVI brigata di fanteria austraèiana si sarebbe allora concentrata presso la strada Tobruch- el Adem. I carri armati di fanteria sarebbero dovuti essere impiegati soltanto per ridurre al silenzio le posizioni e le batterie difensive nel settore sud del perimetro».
Nella relazione del Generale Wavell inoltre è detto che per l'attacco erano disponibili le seguenti unità :

7a divisione corazzata,
6a divisione australiana,
VII btg. del Tank Royal Regim ent (su 16 carri),
I btg. Royal Northumberland Fusiliers (battaglione m1traglieri).
I btg. Cheshire Regiment (battaglione mitraglieri),
2 reggimenti di ar.tiglieria da campagna, l reggimento di artiglieria di medio calibro, l batteria addizionale di medio calibro.
Il numero complessivo delle artiglierie ammontava a 146 cannoni e 20 obici.
Caratteristiche del terreno e primi apprestamenti difensivi nella zona Derna-Berta-Mechili (schizzo 19 )
La caram:eristica dominante della regione d i Derna è la presenza di due ostacoli naturali (equatoriale l'uno, meridiano l'altro) che inibiscono il movimento degli autoveicoli, anche cingolati: il ciglione dell 'altipiano e l'Uadi D erna.

Il ciglione dell'altipiano, alto 2 - 300 metri, a profilo quasi verticale, inciso da fos sati profondi (gli uidian), viota il transito fuori strada di qualsiasi tipo di autoveicolo; è a tiro di fucile dall'abitato; lascia, tra il suo piede e il mare, una sottile striscia costiera su cui sorge la città. Il possesso del ciglione significa dominio su Derna. A sud di Derna si estende la piana di el Ftèiah, fra l'Uadi Derna e l'Uadi el Bgar, povera di appigli tattici e controllata da osservatori impiantati sul ciglione.
L'Uadi Derna è un fosso profondo, a pareti ripide, con andamento sud ovest, nord-est; divide la regione di Derna in due zone a morfologia diversa: ad oriente: terreno unito, scoperto, pianeggiante, percorribile in ogni senso fuori strada anche dagli autoveicoli comuni; ad occidente: terreno rotto, copertto da vegetazione arborea o cespugliosa, punteggiato da spuntoni di roccia viva che impediscono il movimento fuori strada anche ai mezzi cingolati. L'Uadi Derna, a circa 25 chilometri dalla città, si sviluppa verso ovest nell'Dadi Beddahach, fino a sud di Berta.
Dei due fossi , soltanto l'Uadi Derna, avendo andamento meridiano, può rappresentare un ostacolo al movimento di mezzi meccanizzati da est verso ovest; peraltro esso è aggirabile a breve raggio, attraverso la striscia di facile percorribilità Martuba - Ber ta, sfociante nella Litoran ea nord, e, a raggio più ampio, per l'altra zona di terreno relativamente facile che da Mechili, con direzione nord - nord-ovest, sbocca nella Litoranea meridionale.
14. - A.S.
Derna, al contrario di Bardia e Tobruch, non aveva una cinta fortificata; attorno alla città esistevano soltanto le vecchie mura, i fortini Rudero e !Piemonte sul ciglione orientale ed il fortino Lombardia sulla sponda sinistra dell'Dadi Derna, con qualche elemento di reticolato; le costruzioni in muratura di queste opere, fatte per la guerra contro gli Arabi, riparavano solo dal fuoco di fucileria.

Dopo l'inizio dell'offensiva brit annica, l'incalzare degli avvenimenti e la mancanza di mano d'opera e di materiali da costruzione, consentiva ai reparti in sito (messi il 18 dicembre agli ordini del Gen. Della Bona (l) per l'organizzazione difensiva del ciglione di Derna) di eseguire, soltanto, lavori speditivi del campo di battaglia, mentre, a cura del genio di Armata, venivano messe in opera le interruzioni stradali ed i campi di mine (par.ticolarmenrte importanti le interruzioni sulla «Via Balbia »,in corrispondenza dei due ciglioni, e i campi di mine, in corrispondenza del bivio per Chersa e nella zona di Ain Mara).
I lavori difensivi già attuati, in corso o previsti, alla data del 23 gennaio, (ostacoli anticarro, sbarramenti di mine, tagliate, ecc.) risultano dallo schizzo 19.
Un campo minato lungo 6 chilometri, staccantesi dall'Dadi Derna in direzione sud-ovest, al vertice dell'ansa in cui l'Dadi stesso cambia nome e direzione, tendeva a sbarrare le provenienze da Martuba.
L'accesso al caposaldo dell'abitato di Berta era chiuso da un fosso anticarro, costruito in pochi giorni con mano d'opera non militare ed integrato da uno sbarramento di mine.
Al,tro campo minato, staccantesi dal caposaldo di Berta a Eluet el Asel, si spingeva .fino a Chaulan per ostacolare il movimento a1emico da est e da sud.
Mechili non era che un incrocio di piste su cui sorgeva una vecchia ridotta, attorno alla quale vennero stesi campi minati.
In totale, nella zona Derna-Berta-Mechili furono poste in opera circa 30.000 mine B2.
(l) Gen. Guido Della Bona, comandante della Divisione « Sabratha ''·
D ire ttive e disposizioni per l'organizzazione a difesa della zona
Derna- Berta - Mechili
Il 23 clicembre, quando la situazione fu tale da confermare le possibilità prospettate nel telegramma trasmesso il 18 al Comando Supremo (allegato 4), il Maresciallo Graziani, in previsione di una eventuale avanzata di unità corazzate nemiche nella zona Tmimi - Martuba - Mechili, si preoccupò di dare profondità alla difesa della Cirenaica accel erando l'organizzazione della zona Derna - Berta - Mechili.
Ma per presidiare tale zona non vi era altra possibilità se non quella di raccogliere i reparti sparsi nella regione o io movi mento dalla Tripolitania; si trattava delle seguenti truppe da dislocare nelle località appresso segnate:
- Comando XX corpo d'armata: Berta;
- Divisione fanteria « Sabratha (Comando a Berta - truppe ancora in movimento io località da stabilire): Mechili;
- Brigata corazzata (avrebbe ricevuto presto un nuo vo btg. carri M 13): Mechili;
- 201 a e 20211 cp. bersaglieri motociclisti: Berta;
- gruppo btg. libici (XVIII btg. - btg. di Tripoli - btg. di 600 uomini da costituire al comando del col. Colpani): · Martuba;
- artiglierie e altre truppe della di Derna (Gen. Bignami): Derna;
- gruppi da posizione: sul ciglione;
- 55o reggimento artiglieria (in movimento): da destinare;
- 26° reggimento artiglieria (in movimento): da destinare;
- 20o reggimento artiglier ia C.A.: Zona Berta;
- repar-ti contraerei da 20 m.m. e controcarro da 47/32 (Tripoli): da destinare.
Il comando venne affidato al Gen. Ferd1nando Cona, comarndante del XX corpo d'armata in Tripolitania, con le seguenti direttive: organizzazione a difesa del ciglione di Derna con postazioni di batterie di m edio calibro e costituzione di un punto di appoggio a Berta; preparazione di una o più masse di manovra per i contrattacchi da svolgersi lungo le linee che dal Gebel scendono verso sud e da Mechili salgono verso n ord.
Il Gen. Tellera, che il giorno stesso cessò dalla carica di Capo di S.M. del Comando Superiore FF.AA. A.S. per assumere il Co- mando della 10n armata, nel confermare, l'indomani, che le «piazze » di Bardia e Tobruch dovevano resistere ad oltranza, precisò le direttive per l'organizzazione della difesa sul ciglione di Derna - Dadi Beddahach - Berta, che avrebbe avuto carattere statico ma sarebbe stata integrata da una difesa mobile effentuata dalle unità dislocate nella regione di Mechil i.

Le disposizioni emanate dal Comando XX corpo d'armata sulla base di tali direttive consideravano:
- l'orga nizzazione del ciglione di Derna - Dadi BeddahachBerta;
- la preparazione di masse di manovra opportunamente dislocate.
Per l'organizzazione del ciglion e erano previste:
- la difesa della « piazza» di D erna sull'Dadi omonimo, assicurando il più a lungo possibile, mediante una difesa avanzata, la utilizzazione del campo di aviazione di El F téiah;
- la costituzione, a Be11ta, di un caposaldo atto a impedire irruzioni nemiche specialmente provenienti da sud;
- la postazione, nel rid otto di Berta ed in corrispondenza dell'ansa dell'Dadi Beddahach, con l' Uadi Derna, delle artiglierie che non potevano essere motorizzate: un gruppo doveva essere dislocato, subito, in corrispondenza dell'ansa predetta per battere la zona di Sidi Creiem.
Le masse di manovra (in via di costituzione) dovevano essere costituite in quattro nuclei da dislocare a Berta, a Chaulan, a D erna ed a Mechili.
Direttive operative per la difes a della zona
D erna - Berta - Mechili (schizzo 19 )
Come già ricordato, dopo la caduta di Bardia e precisamente il 9 gennaio, il Comando Superiore A.S. emanava per l'organizzazione e la con dotta della battaglia d i arresto nella zona D erna - Berta - M echili, affidata al XX corpo d'armata.
Ad esse facevano seguito, l'in domani, le direttive operati ve appresso riportate le quali, prevedendo che l'avversario tentasse di scardinare, a Mechili, l'ala destra della nostra organizzazione difensiva per aprirsi la via su Bengasi o per penetrare nel Gebel da sud, sta- bilivano che .tutte le forze mobili della zona fossero dislocate in m odo da poter concorrere alla baMaglia occorrendo assolutame n te impedire che il nemico prevalesse a Mechi)i.
