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INTRODUZIONE

Panorama militare del 1940

Nella primavera del 1940, le forze armate germaniche riportavano sul fronte tale una serie di folgoranti vittorie che vano fuori causa l'esercito francese, loro principale antagonista, stringendo la Francia all'armistizio, isolavano politicamente e lita,rmente l'Inghilterra sottopone!lldola all'1ncubo di un'imminente invasione. Si determinava in tal modo una situazione talmente favorevole per il Reìch da far intravedere possibile, a breve scadenza, la fine della guerra con la completa vittoria della potenza militare germanica.

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Pur trattandosi di avvenimenti noti, sembra utile una loro matica elencazione cronologica ai fini di un inquadramento generale della situazione nella quale si inseriscono le operazioni ogge·tto della presente monografia.

Il 30 aprile, le Forze germaniche concludevano vittoriosamente le operazioni contro le truppe britanniche sbarcate in Norvegia fra il 15 ed il 20, costringendo al reimbarco le unità superstiti.

Il 10 maggio aveva inizio l'offensiva generale sul fronte tale che si risolveva, nel giro di poco più di un mese, con una decisiva vittoria sull'esercito francese. Il Lussemburgo era invaso ed passato lo stesso giorno 10; l'Olanda era costretta alla capitolazione il 14; anche l'esercito belga deponeva le armi il 28, mentre le truppe inglesi dislocate in territorio francese erano obbligate ad un frettoloso e fortunoso reimbarco a Dunquerque.

L'apparente precipitare degli eventi ed una troppo ottimistica lutazione della situazione determinatasi al fronte occidentale, per effetto della travolgente avanzata tedesca, suggerivano la decisione dell'intervento in guerra dell'Italia, il 10 giugno (1).

(l) Le operazioni italiane al fronte francese sono state .trattate nel volume cc La batt agli a de lle Alpi occidentali >> edito d all'Uffkio Storico dello S.M.E nel 1947.

Il 17 dello stesso mese, quando già le avanguardie tedesche avevano raggiunto Parigi, la Francia chiedeva una tregua d'armi; il 22 veniva firmato l'armistizio, ed il nuovo Governo francese, presieduto dal Maresciallo P étain, si insediava a Vichy.

RisoLto, con l'occupazione dell'intero territorio francese, il conflitto sul fronte terrestre occidentale, la Germania - che sin dal 23 agosto 1939 si era assicurata, per via diplomatica, una favorevole situazione sul fronte orientale mediante la firma del patto di non aggressione con la Russia - era in grado di concentrare tutto il suo sforzo bellico contro l'Inghilterra. Il giorno 8 agosto, quindi, aveva inizio la grande offensiva aerea tedesca che, secondo gli intendimenti germanici, avrebbe dovuto conseguire ri sultati decisivi nel piegare la resistenza della Gran Bretagna.

Soli scacchieri operativi terrestri rimanevano, così, quello etiopico ed il libico-egiziano: nel primo, reparti nazionali italiani e brigate coloniali svolgevano fra il 3 ed il 16 agosto operazioni offensive che portavano alla occupazione del Somaliland inglese (1); nel secondo si compiva, fra il 13 ed il 16 settembre, lo sbalzo su Sidi el Barrani che, nelle condizioni del momento, rappresentava la massima penetrazione possibile in territorio egiziano (2).

Seguiva, anche per questi scacchieri, un periodo di stasi operativa. Il 3 ottobre Churchill, succeduto a Chamberlain nella carica di Primo Ministro, ribadiva la decisione di proseguire la vigorosa controffensiva aerea britannica a carattere di ritorsione per i gravi danni prodotti dall'azione aerea tedesca nel territorio inglese: era questo un indizio assai eloquente che l'offensiva aerea germanica, nonostante i durissimi colpi inferti e le enormi distruzioni provocate in tutta la Gran Bretagna, non era riuscita a realizzare i suoi scopi.

L'8 ottobre, truppe tedesche entravano in Romania ed il giorno 12 Berlino - che n ess una preventiva informazione di questa sua decisione aveva data all'Italia - si limitava ad annunziare che, su richiesta del Governo romeno, una Missione militare tedesca si stabiliva a Bucarest e l'aviazione germanica assumeva la difesa della zona petrolifera romena.

(l) La narrazione delle operazioni in A.O.I. è contenuta nel volume « La guerra in Africa Orientale '' edito dall'Ufficio Storico dello S.M.E. nel 1952.

(2) Volume cc In Africa Settentrionale- La preparazione al conflitto - L 'avanzata su Sidi el Barrani », pubblicato dall'Ufficio Storico dello S.M..E. nel 1955

Tale determinazione unilaterale non teneva in alcun conto il termine base dell'arbitrato di Vienna del 30 agosto per il quale Italia e Germania avevano assunto congiuntamente la garanzia della integrità e della inviolabilità del territorio romeno.

Questa concreta dimostrazione della tendenza espansionistica della Germania nei Balcani e la contemporanea sempre crescente influenza inglese sulla Grecia, facevano maturare, nel Governo italiano, il convincimento della necessità di una azione militare che avrebbe dqvu.to portare alla occupazione del territorio ellenico, tanto per raggiungere un equilibrio di prestigio dell'Italia con l'alleata Germania, quanto, soprattutto, per sottrarre all'Inghilterra basi di appoggio alla flotta nd Mediterraneo, che avrebbero potuto costituire una pericolosa minaccia per il nostro scacchiere operativo dell'Africa Settentrionale.

Un generico orientamento in tal senso già si era avuto sin dal mese di luglio; ma l'obiettivo era, allora, assai più limitato, giacchè consisteva nell'occupazione del solo Epiro e dell'isola di Corfù. P er questa operazione era stato previsto l'impiego, complessivamente, di 9 Divisioni, delle quali 8 sarebbero dovute partire dall'Albania e l, destinata a Corfù, direttamente dall' Italia.

Il 14 ottobre, il Capo del Governo aveva uno scambio di vedute con il Capo di S. M. Generale, Maresciallo Badoglio, e con il Sottocapo di S. !M. ddl'Esercito, G enerale Roatta, i quali, concordemente, rappresentarono che una eventuale estensione dell'occupazione all'intero territorio ellenico avrebbe richiesto l'impiego, sin dall'inizio della campagna, di non meno di 20 Divisioni e le ostilità non si sarebbero potute aprire prima di tre mesi dalla data della loro decisione. Ma l'indomani, 15 ottobre, Mussolini, in una nuova riunione alla quale parteciparono il Capo di S. M. Generale, il Ministro degli Esteri, il Luogotenente Generale in Albania, il Sottocapo di S. M. dell' Esercito, il Sottosegretario di Stato alla Guerra ed il Comandante delle Truppe in Albania, decideva, in base a previsioni (l) che dovevano poi rivelarsi del tutto errate (intervento bulgaro, efficace concorso di bande albanesi, intese con le truppe deil"Epiro, indifferenza della popolazione greca), di dare inizio alle operazioni contro la Grecia il giorno 26 ottobre.

La guerra, così, si estendeva ai Balcani.

(l) Queste prev:isioni derivarono da notizie fornite dal Ministro Ciano e dal Luogote nente Generale Jacomoni, in netto contrasto con le esatte informazioni sulla situazione in Grecia, fornite dal Ministro d'Italia ad Atene e dal nostro Addetto Militare in Grecia.

Situazione nel Vicino e Medio Oriente (schizzo l )

Nell'autunno del 1940, la situazione politica avente più diretta influenza sul teatro operativo del Mediterraneo si presentava assai complessa e delicata. Ad essa, peraltro, l'Inghilterra poteva - una volta sottrattasi all'incubo della minaccia di uno sbarco tedesco sulle sue coste e superata l'iniziale crisi provocata dai bombardamenti germanici - dedicare quella particolare attenzione che il Mediterraneo orientale, fulcro dei suoi secolari interessi politici, richiedeva ed i m poneva.

La Grecia e la Turchia, pur nella dichiarata loro amicizia all'Inghilterra, dimostravano una certa tendenza a non spingerla fino alla compromissione, giacchè si sentivano minacciate direttamente in settori nei quali la flotta britannica non avrebbe potuto giungere a dar loro aiuto.

La Siria restava solidamente fedele al Governo di Vichy.

La Palestina, tranquilla in apparenza, non si mostrava del tutto insensibile al richiamo dell'esule Muftì di Gerusalemme che dal 1938 - e, cioè, fin dal momento della sua fuga nell'Irak - conduceva, in unione col partito arabo-palestinese, una vivace ed attiva campagna di agitazione diretta ad ottenere l'autonomia del paese .

Attorno alla ·Palestina erano una Transgiordania succuba e un Irak piuttosto indocile.

L 'Egitto era in una situazione politica e diplomatica paradossale: alleato con l'Inghilterra, non era in guerra con l'!Italia le cui forze militari, pera1tro, avevano invaso il suo territorio oltrepassando la frontiera del deserto occidentale egiziano. In realtà la nazione poteva vedere nelle vittorie italiane sugli Inglesi un mezzo per liberarsi della tutela politico-militare britannica.

Una recente crisi ministeriale - che aveva allontanato dal Gabinetto i fautori di un deciso atteggiamento anglofilo - dimostrava che il Cairo preferiva attendere con prudenza l'evolversi degli avvenimenti.

Comunque, nella opinione pubblica egiziana diveniva sempre maggiore lo stato di incertezza e di disagio. Di ciò approfittava il partito saadista - di cui era capo il fratello del Primo Ministro allontanato - che, influenzando il Governo, cercava di trascinare l ' E gitto in guerra contro l'Italia.

Il Governo inglese valutò esattamente i pericoli insiti in questa critica situazione che minacciava l'esistenza stessa dell'Impero britannico. Approfondì le circostanze, valutò con esattezza le rinunzie alle quali sarebbe stato conveniente adattarsi per non compromettere definitivamente il suo prestigio e la sua supremazia e, appena raggitmta tma concreta chiarificazione del valore della minaccia germanica contro il territorio metropolitano, corse ai ripari adottando un duplice ordine di provvedimenti: di natura prettamente militare per potenziare il teatro di operazioni del Mediterraneo e di carattere politico nei confronti dei paesi arabi e del Vicino Oriente.

Il 13 ottobre, il Primo Ministro Churchill scriveva al Gen. Ismay: «Qualora il mese di ottobre passi senza che l'invasione si verifichi, dovremmo cominciare a rafforzare il Medio Oriente servendoci della rotta del Capo sino al massimo limite consentito dal nostro naviglio, inviando sul posto, come già stabilito, le unità corazzate, gli australiani e i neozelandesi in novembre, un'altra Divisione britannica prima di Natale e almeno quattro altre nei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Tutti questi invii sarebbero in aggiunta a quelli normali

«E' venuto anche il momento di ratfm·zare ulteriormente il Medio Oriente con bombardieri e caccia. Sarei lieto di sapere fin dove sarebbero disposti a spingersi i Capi di Stato Maggiore, tenendo presente che il bisogno non è inferiore al rischio » (1).

Questo orientamento politico della guerra non tardò ad evolversi sotto forma di pratiche realizzazioni e da tutte le terre dell'Impero partirono convogli diretti al Mar Rosso ed al Golfo Persico: uomini e materiali, con r1tmo incessante ed in quantitativi sempre crescenti, furono trasportati dall'India, dall'Australia, dalla Nuova Zelanda, dalla madrepatria e dall'America in Palestina ed in Egitto. Un'obiettiva valutazione della situazione, infatti, indicava la necessità di mantenere ad ogni costo questi due paesi, giacchè era evidente come alla loro sorte fossero legate le tentennanti amicizie della Turchia, dell'Irak, dell'Afganistan e del l'Iran, la sudditanza del Sudan, la tranquil lità dell'India e dei lontani possedimenti oceanici.

Il potenziamento della macchina bellica veniva affiancato da una adeguata e sapien:te azione politica che, affidata al Ministro degli Esteri Eden, si rivolgeva a tutti i paesi arabi del Vicino Oriente, cui veniva offerta l'indipendenza inserita in un programma di eventuale riunione in un unico impero arabo comprendente Siria, Palestina, Transgiordania ed Irak, e potenzialmente capace di estendersi sino all'Arabia Saudita e allo Jemen.

( l) WrNsTON CHURCHILL: « La seconda guerra mondiale », Parte II , Vol. II <( Isolati », pag. 201.

Era, questa, una concezione politica di vasta portata che indicava l'intendimento della Gran Bretagna di creare un nuovo robusto bastione arretrato dietro la cui protezione si sarebbe potuta organizzare la prosecuzione della lotta nel disperato caso della necessità di un ripiegamento dall'Egitto.

La missione del Ministro Eden aveva inizio con il suo arrivo al Cairo il 15 ottobre.

E già alla fine dello stesso mese si dava come costituito a Bagdad un « Comitato Imperiale Arabo» al quale sembrava avessero aderito i capi nazionalisti locali, mentre il Re Ibn Saud, il più fiero avversario di ogni ingerenza britannica nel mondo arabo, pareva già avviato, mediante opera di sottile persuasione, verso posizioni di minore intransigenza.

Comunque, questa organizzazione politico-militare non escludeva - ed, anzi, imponeva - la difesa ad oltranza dell'Egitto, quale territorio più avanzato dell'intero sistema difensivo del Vicino e Medio Oriente.

Al riguardo, il nostro Servizio Informazioni , il 31 ottobre 1940, precisava: «Si può che posizioni al di qua del Mar Rosso e dd di saranno ad oltranza e anzi, se le lo pametteranno, su posizioni la Gran Bretagna di con l'offensiva, quel successo militare, sia parziale, del abbisogna il suo p,-estìgio.

« Questa idea di una controffensiva è già ventilata da parecchio tempo dai dirigenti militari d'oltre M anica e, secotzdo notizie recenti, è vivamente incoraggiata da W ashington .

« costituito dall'Esercito nord-africano ddl'ltalia, giudicato debole il punto di applicazione dello sforzo la frontiera occidentale dell'Egitto, col favore di torbidi sia in Cirenaica mezzo dei senussi, sia in Africa Orientale del Negus ».

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