
14 minute read
SE HA EFFETTI VAMENTE OPERATO CONTRO l TEDESCHI ED l FASCISTI-
Coi nazi onalisti Serbi partecipai ne l mese d i se tt e mbre e nei primi di ottobre, a du e com battim enti co ntro i tedeschi uno a PRlEPOLJE e l'altro a
VISEGRAD risoltisi a nostro favore. Questa attività che mi aveva ormai completamente orientato dalla parte dei patrioti, mi procurò le antipatie di molti uffi- · ciaJi della milizia e relative camicie nere, nonchè la generale diffiden za del comandante che come s i vedrà aveva altre intenzioni. n clima del presidio intanto diventava intollerabile; erano giunti diversi reparti italiani già disarmati dai tedeschi tra cui due compagnie di guardie di finanza, una di alpini ed una di carabinieri. Giun se così nel presidio anche il mio comandante di Compagnia Signor Capitano Mentini Re nato con il tenente Battezzati Enrico, il signor Capitano Marchionni, comandante della Hl compagn ia e qualche altro ufficiale del corpo, S.teneote Ciccone, S.Tenente Garrona. L'arrivare di nuove forze, in gran parte già demoralizzate perchè disarmate dai tedeschi, determinava nel presidio un certo attrito e correnti contrarie soprattutto in relazione al fatto che, i fascisti, rappresentando la maggioranza, e rincuorati da qualche notizia radio su lla fuga di Mussolini, cominciavano a rimettere in uso i fez e le canzoni dello squadri smo, a dare dei traditori a lla maggioranza dei reparti d ell'esercito e d in linea special e a ch i come mc si era particolarmente segnalato.
Advertisement
Dalla sera dell'8 Settembre eravamo rimasti completamente privi di collegam ento con Ja nostra Division e e la difficoltà era resa insormontabile oltre che dalla enorme distanza anche dalla generale confusione che rendeva malsicure le strade, battute spesso all'improvviso da reparti tedeschi in movimento. Verso il 20 del mese di Ottobre giunse la notizia ch e la divisione "Venezia", rotto l'accordo con i nazionalisti; sì era alleata con i partigia ni di Tito assumendo il nome di Divisione "Garibaldi". Questa noti z ia inattesa, mentre comprometteva il nostro buon accordo co n i nazionalisti, acerrimi in co n ci liabili nemici d e i comunisti di Tito, d eterminava la fulminea decisione del comandante di presidio, già segretame nte elaborata, di riunirsi ai tede sch i. Se infatti, il conso l e Palmeri aveva a malincuore sopportato la situazione s ino a quel momento per elaborare un piano che poi s i rilevò, il timore di dov ers i unire con i com uni st i, accelerò la s ua de cision e. Verso ìl22 Ottobre infatti tutti i militari del presidio ri ceve ttero l'o rdine di mettersi in marcia per destinazione ignota, mentre era fatta ad arte circolare in sis tente la voce che la meta sarebbe stata l'Italia. Fu questa la ragione che ingannò la quasi totalità dei reparti d e ll' esercito che non sa r e bb ero andati con i tedeschi, ma che di fronte alla speranza di a rri vare in Italia si lasciarono trasportare.
Io rimasi, con pochi ufficiali e diversi soldati del presidio, rifiutandomi di partire e denunciando apertamente al console Palmeri l'illegalità dei s uoi ordini ; i miei uomini inquadrati nella compagnia di cui facevano parte s i allontanarono con il comandante capitano Renato Mentini ed il T e nente Battezzati. Jl giorno successivo alla partenza dei militari del presidio, riuscii a sapere dai na- z ionali sti di un accordo segreto c he durava da tempo fra il Console Palmeri ed i tedeschi; infatti i nazionalisti raggiunsero la co lonna in marcia in un passo obbligato, tolsero ai militari quasi tutte le anni coiJettive per evitare che venissero consegnate ai tedeschi. Ormai non vi era alcun dubbio che il Console andava a consegnare ai tedesc hi l'intero pres idio c he lo aveva segu ito. Ragg iunsi allora il mio comandante di compag n ia. lo misi al corrente della situazione c riuscii così a trasportarmi indietro sia lui che il tenente Battezzati c qualche finanzi ere che si mostrò meno tim oroso del della fuga. La co lonna raggiungeva intanto il pres idio tedesco e mcnu·c i fascisti, venivano inviati in Italia a co mbattere per i reparti d ell'esercito e con essi i fmanzicri finivano nei campi di concentramento.
Dal g iorno in cu i riuscii a far fuggire dal presidio che s i consegnava ai tedeschi il Capitano Renato Mentini, il Tenente Battezzati c qualche finanziere, cominciò per tutti noi la v ita errabonda per i monti della Serbia e della Bosn ia con questa o con quella Brigata di Nazionalisti, i combau im ent i, le fughe, la falli<\ gli -;tenti tutti che comporta in genere la vit a dei partigiani, esas p erati dalla particolare natura degli Jugoslavi, dai loro innumerevoli cd irriducibili odi c partiti, dalla difficoltà infine, spesso sconfortante, di vivere in continu o pericolo, in un paese tra gente stranicra, privi di notizie e <;enza spe r anza in un ambiente che, quando non era era sempre diffidente.
Dopo pochi giorni il Capitano Mentini Renato, v into dalla sfi ducia e dagli stent i si allontanava con qualche altro so ldato e dopo ci r ca un mese, in segu it o alle ferite ed ai disagi , molti militari che mi avevano scg u ito vennero a mancare c fra tutti particolarmente do loroso il distacco dal T enente del Corpo Battezzati Enrico c dal Tenente di co mmi ssariato della Divi s ion e "Taurinense" Casassa Carlo d i Torino. R estò con me fedelissimo il mio attendente, Finanziere Manzini Enri co c h e condivise poi tutta la mia attività in Ju gos la via ed assieme a me rientrò in Italia ove attualmente pre s ta serviz io al . uclco P.T.L di Modena.
Nd mese di dicembre mi riunii al Capitano degli a lpini della Divis ione "Tau rin e n se", Travaglini Carlo c h e, con una trentina di alpini era aggr egaro ad una Brigata di Naz ionali sti Serbi c che conoscevo molto bene fin dai giorni immediatamente successivi all'armistizio, come irridu c ibil e n em ico dei tedesch i.
In Montenegro intanto, dopo l'accordo della Divi s ion e Garibaldi con i partig iani di Tito, erano frequenti g li scon ui tra i nazionalisti ed i comu nisti e non di rado s i trovavano di necessità a con ni tto italiani uniti agli uni od agl i altri a secondo de ll e co ndizioni in cui i vari presidi delle due divi s ioni :"'''aurinense e Venez ia", che erano ven u t i a trova rsi a11'8 settem bre 1 943. Accadeva cos ì, che milita ri it al iani della s tes sa fe de ant i tedesca e d anti fascista, c h e p i ù o meno vo lontariamente avevano preferito a ll a collaborazione od a ll a prigionia, gli sten ti d e lla vita con le bande armate che battevano la montagna si trovavano di tanto in tanto gli uni contro gli altri. Soprattutto in Montenegro prendevano il sopravvento i partigiani di Tito che si valevano della collaborazione di buona parte delle d ivis ioni Venez i a e Taurinense, nonché degli aiuti che aerei alleati recavano di tanto in tanto dall'Italia, il tutto sapientemente sfruttato dalla propaganda di "Radio Londra" che aveva ormai messo da parte il generale MIHAILOVIC per sostenere Tito. l o p erson al mente, pel' oltre due mesi, parlai i n ita li ano da ll a rad io delle "Libere Montagne J ugosl ave", ap p arecch i o americano in dotazione al Coman- do supremo, facendo propaganda cla nd estina su temi prcstabiliti cont r o i na zifascisti. La missione americana ci conse ntì anche di inviare qualche le ttera nel territorio d e ll'l talia lib e rata a mezzo degli aerei ch e s p esso at t e rravano di notte nelle vicinanze del Comando o d in posti prestabi liti per recuperare piloti am eri can i e per recare rifornimenti che erano in r ea lt à da t empo in cont inua diminuzione e quasi irri sori. e lla Serbia int a n to la no stra sit uazione precip itava; i partigiani di Tit o provcnienù dal Montenegro e dal la C r oaz ia invadevano o rm ai anch<.' la n ost ra zona: l'esercito russo tuonava con i can n oni al d i là del Danubi o nelle v ici n anze di Be lgrado, m e ntre R o ma ci invitava a rend e re i indip e nd en ti. Chi ha vissuto come me in Ju gos lav ia per o ltre un an n o d o po 1'8 se tt embre, con i n az ionalist i o co n i comu ni s ti , sà b e ni ss im o come l' o di o per noi inco n cep ibil e tra ques ti due partiti , ma ch e ha le sue rad ici più profo nd e n e ll' o dio tra i se rbi ed i cr oati, s pinge la lotta agli o rrori d ell e s tragi più inumane . Mo lti so ldati italiani hanno, senza co lpa al c una, perduta la vita p e rch è, militando di s int e ressa tam e nt e co n g li uni o con gli altr i a second a la s ituazione in cui s i e rano ve nuti a trovare co n l' armistizio, caddero n e ll e mani di quell i c h e er ano occasionali n e mi c i n precipitare della situazione soprattu tto nei nostri confronti per le .inattuabili proposte di Roma, la uccisione a breve scadenza ad opera dei tedeschi del dottor Morten, capo della nostra organizzazione clandestina di Belgrado, l'irruzione dei partigiani di Tito presso il comando dì Mihailovic che causò la perdità di quasi tutto il no s tro materiale dì propaganda, mandò in poco tempo a mont e il frutto di mesi e mesi di fatt ivo lavoro. A Be lgrado io allora, semp re co n il mio attendente, provvisto di falsi documenti serb i riuscivo ad ottenere un passaggio co me civile in uno degli ultimi tr eni che s i allontanavano per Bud apest dalla ormai caot ica situazione di Belgrado. Dopo qualche g iorno di peripez ie giungevo a Vienna in treno mentre i Ru ss i ent ravano a Belgrado e poi da Vienna a tapp e e semp re con l'incubo di esse r e da un momenro all'altro smascherato dalla v igilantis sima polizia tedesca, a Sal isburgo, ad lnn sbruck e finalmente a Verona.


Io passavo il durissimo inverno con diverse Brigate nell'interno della Serbia dove i comunisti di Tito erano una esigua minoranza e le vere forze c landestine erano quelle del generale MIHAILOVIC. Dopo molti sforzi, verso il mese di Magg io, valendomi soprattutto della stima incondizionata di molti ufficiali superio r i dell'ex esercito jugoslavo che avevo avuto modo di conoscere nelle varie Brigate dei Nazionalisti in cui avevo militato, riuscii a raggiungere il Comando supremo di tutto il movimento nazionalista Jugoslavo presso il quartiere generale del ministro Draga Mihailovic.
Con il capitano Travaglini, vero organizzatore ed animatore, riuscimmo a costituire un Comando Italiano, radunando dalle varie zone della Serbia una dec ina eli ufficiali italiani e diversi soldati che militavano in numero ingente nelle diverse brigate di patrioti serbi. Organizzammo un ufficio propaganda e, con mater iale messoci a dispos i zione dal generale Mihailovic, cominciammo a stampare un giornaletto - not iziario - "La Libertà"ed un rilevante numero di manifestin i di propaganda antitedesca ed antifasc ista. Tvari ufficiali del comando partivano a turno in missione per d iffondere i nostri stampati soprattutto neicampi eli concentramento e ladclove si trovavano soldati italiani che avevano aderito ai tedeschi, con il compito d i promuovere e facilitarne la defezione.
Questo lavoro ci diede grande soddisfazione perchè ci portò a notevolissimi risultaù; sfuggirono ai tedeschi cenùna ia e cenùnaia di soldaù italiani recuperammo diverse armi e mezzi che servirono per cerare di organizzare gli innummerevoli sbandati che, ormai in pietose condizion_i, battevano la montagna. I militari che strappavamo ai tedeschi venivano a secondo la loro intenzione o sistemati presso contadini ne lle cam pagne d ella Serbia ormai incontroJlab ili dai tedeschi, o se special isti addctù a particolari servizi di radiotelegrafia, elettricismo, montaggio oriparazioni motori. Le dire ttive della nosu·a propaganda, che ma i si immischiò nelle quesùoni interne jugoslave, le ricevemmo sempre o dal Mihailovic o dagli altri ufficiali della missione americana che era presso il suo comando e che sosùtuiva da qualche mese quella it1glese che vi era in un primo tempo.

Ottenemmo anche di fare rientrare in Itali a per via aerea di etro visto del capo della mi ssione americana, militari italiani fe riti o gravemente malati. Fu così che nel mese di lu glio 1944 potei inviare due l ettere a Roma per d are notizia alla mia famiglia, lettere regolam1ente r ecap itate nel mese di se tt em br e 1944 da p ersonale d e ll a legaz ione Jugoslava a Roma e ch e recentemente ho avuto occasione di rileggere mentre ero in li cenza. Nel mcc:;c di Agosto lasciai il comando su pr emo per compiere una missione di spio n aggio e propaganda nella zo n a di Be lgra do con il comp it o eli raggiungere il coll egame nto radio con il go.,erno di Roma a mezzo di nostri element i che agivano nella città di Belgrado e posscdeYano una potente radio clandestin a. \Ici mese di Settembre riuscimmo ad onencre il sospirato collegamento, ma il governo di Roma, dopo un primo in coraggiante messaggio ri cco d i e logi, ci faceva prcc;cnte in succC'ssive comunicazioni, la d iffi co lt à di aderire alle nostre spec ifi che richieste di armi e soprattutto di VC!.tiario per le centinaia di soldati che avevamo o r mai in pietos(' condizioni dopo un anno di vita in montagna; la necessità di staccars i dal movimento d el gcn<.'ra le Mihailovic che, per sopravvenute esigenze politiche, d a diver;,o tempo non era più sorretto ufficialmente dai go\erni di Londra e Washington. In linea di massima ci si ord in ava di contin u are nel nostro lavo r o solo a pat t o di renderei indipendenti da qualsiasi mov im ento jugoslavo, mentre g li a iuti che ci s i potevano inviare si sarebbero r id ott i a qualche pacco di biglietti da m ill e. Chi conosce la s it uaz ione jugoslava, spec ialmente in quel periodo, si re nd e immediatamente co n to della inattuabilità di tali dire tti ve.
Mancavo da due anni dall 'Italia, ma più che altro nulla di esatto sa pev o su quanto in realtà era avvenuto dopo 1'8 sette mbre . A Vero na vidi l e prime divise repubblichine, un a quantità di fascisti armali fino ai denti di mitra e pistola e sop rattutto st raordin ari amente nuova, mi riu sc ì la loro aria altezzosa e spava lda, a me che li avevo visti da tanti mesi in Balcania, rassegnati, pavidi e vi li. Ero privo di docum en ti c l'ambiente malsicuro; mi misi in marcia a piedi per la campagna e con il mio attendente arrivai nel suo paese, Camposanto in provincia di Modena. Dop o alcuni giorni di riposo mi misi in co ll egamento con alcuni e lemE>nti partigiani d ella zona e chiesi lo ro sch iarimcnti e consigli per tentare il passaggio del fronte che inaspettatamente e di sg raziatamente ristagnava a sud di Bolog na. tcmai inutilmente. Indirizzai allora una lettera al Comando della divisione Garibaldi che operava nella regione Emiliana, ma non ottenni alcuna ri sposta. Veniva così dopo diversi inutili tentativi frustrata ogni possibilità di raggiungere Roma. Seppi poi che tutto ciò fu in gran parte dovuto alla mia mancanza di conoscenze del movimento clandestino italiano che, per ragioni di sic urezza e ra estremamente guardingo cd anche dal fatto che a molti sem brò inverosim ile in quei giorni il mio arrivo da Belgrado. Ero ormai pri vo di mezzi , vest ivo gli abiti che mi aveva prestato il mio attendente, il fi sico esausto dai lunghi disagi non avrebbe fa cilmente sopportato un nuovo inverno in montagna. Fu così che mi decisi di andare a Modena anche perchè, privo di ogni docume nto italiano, ero costretto a na sco nd ermi continuamente; mi presentai con l' attendente a l Signor Capitano Dettori, comandante della compagnia di Modena, narrai il mio passato ed esposi le mie intenzioni; ebbi le prime ufficiali notizie sulla situaz ione d e l Corpo che continuava ad adempiere esclusivamente il suo servizio di istituto e mi fu assicurato che i nostri reparti non venivano ritirati, ma restavano sul posto all'atto della lib eraz ione. Mi presentai s uccessiva- mente al Comandante della Leg ione di Bologna S ignor Tenente Co lo nnello Pozzi Giovanni espos i il mio passa to anche a lui e mi decisi a pre ndere serv izio ve rso il l O di di cem bre 1944. Fui d opo qualche tempo assegnato al N ucl eo P.T.J. di Bologna come ufficiale addetto alla sezione Danni di Guerra. Il servizio a cui fui di e tro richiesta aso;egnaw dal Signor Co lonne llo Po zz i al co rrente d e lla mia atti-vità. mi permise di tenere più facilmente e se nza dar sos p e tt o i contatti con i vari es ponent i del movimento clandestino di Bologna che frattanto avevo conosc iuto.

SE HA COLLABORATO CON l TEDESCHI ED l NAZIFASCISTI AVENDO O Jl!ENO PRESTATO GIURAMENTO ALLA REPUBBLICA:
Non ho co ll abo rat o. Nei quattro mesi i cu i prestai serv izi o e che precedettero la lib e r az ione rni unii al movimento del fronte della resistenza fornendo informazi on i e costituendo con a ltri co ll eghi, in sede a lla L egi one, un Comitato di Liberazione '·Fiamm e Gialle" co n il compiw di unificare gli sforz i e la collabo r azione con i partigiani in attesa dell ' ordine d ' in surrez i one. \ ei giorni della liberazione, insieme al maresciallo d e l Corpo D' Avino Giuseppe diedi mod o ai partigiani di catturare diverse spie c di conseg nare al Comando Alleato di Bologna cinque radio c land es tine destinate ad agire per co nto dci nazi s ti alle s palle de gli alleati. Quello ch e feci in Italia, nd movimento clandestino, fu comunque povera cosa, perchè arrivai troppo tardi cd o rmai in cattive condiz ioni, soprattutto morali, a ca u sa di una guerra che si prolungava o ltre il pr"C\' isto.
SE HA GIURATO F.EDé'LTÀ ALLA REPUBBLICA FASOSTA:
Non ho aderito ne prestato g iuramento di alcuna specie. H o pre s tato se rvizio p er ci r ca quattro mesi per poter vi,·e re un pò t ranquillam en t e dopo tante p er ip ezie c p crchè, impossibililitato a raggiungere la famiglia, a' evo bis ogno di mangiare e di restituire i vestiti che ind ossavo al leg ittimo proprietario.
SEllA R.JSCOSSO ASSEGNi SENZA PRESTARE SERVIZIO, DA AUTORJTÀ
REPUBBLICANE FASCiSTE O TEDESCHE: on h o mai pe1·cipito assegni del genere b e n sì quelli che mi liquidava l'Ufficio amministrazione Leg ional c. U ltimameme h o r iscosso dalla Associazione P artigiani d ' Jtalia di cui faccio pane un premio di s mobilitazionc d i L i re 5000 come appartenente alla formaz ione '"GuardiE:' di Finanza" con libretto e tessera persona le N. 12 1083. on avendo la possibilitàdi allegare documenti eh<> dovetti nella fuga da potranno confermare la mia relazione, le testimonianze di quanti ho citato c di quanti altri superiori cd inferiori, condi\ isero la mia\ ita o comunque mi conobbero in questo periodo ed hanno com<:' mc avuto la fortuna di tornare gani e salv i in It alia.

Bologna, lì 9 Ottobre 1945.
IN FEDE: Ten. Sergio De )u/iù
\Ton essendo stato superiore gerarchico del Ten. Sergio De nel periodo a cui si riferi..,ce gran pane della relazione, non posso pronunciarrni circa la sua alllcnticità. Secondo l'audanwmo dei fani riportati dall'interessamento giudico che il suo contegno sia stato realistico, avveduto c opportunamente aderente agli avvenimenti e che non sia in contrasto con i doveri e le l<'ggi dell'onore militare.
Bologna, lì I l Ottobre 1945.
IL
COMAN DA "!TE DEL NUCLEO (Gua!tù•ro Nicoletti)