
34 minute read
COMANDO NUCLEO SPECIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA AVOCAZIONE PROFI1TI REGIME MILANO
RELAZIONE del S.Ten. GUARJNELLI Franco sull'attività del Plotone R.G.F della Commissione Italiana di Armistizio con la Francia di Bastia (Corsica); periodo 27 dicembre 1942 - 31 ottobre 1943.
Il primo reparto della Guardia di Finanza destinato al contingente della Commissione Italiana di Armistizio con la Francia in Corsica, sbarcò a Bastia il 27 dicembre 1942. Venne subito organizzata la Sezione Controllo e Vigilanza frontiere di Bastia, dame comandata, dipendente dalla Sottode le gazion e di Ajaccio (Ten. CHIGGHIZZOLA) e dalla Delegazione di Nizza (Magg. MOSCATO).
Advertisement
In seguito all ' assegnazione di altri militari, nel febbraio 1943 vennero organizzati i posti di controllo di Porto, Calvi, Isola Rossa, S. Fiorenzo e Porto Vecchio, ciascuno comandato da un sottufficiale, dipendenti dalla sezione di Bastia. Si trattava di un complesso di circa 50 militari.
Le funzioni del contingente della Guardia di Finanza in Corsica erano nettamente distinte da quelle delle «TRUPPE DI OPERAZIONI" che dipendevano dal Comando del 7° Corpo d'Armata. I compiti di servizio, fissati dalla Sottocommissione Affari Economici e Finanziari e dal Comando R.G.F. della C.I.A. F. con sede a Torino e coordinati secondo le rispettive competenze con le Autorità Militari Italiane in Corsica, consistevano essenzialmente nel controllo del traffico marittimo Fr:::ncese, riguardo alle persone e alle merci, nella disciplina e controllo della pesca nelle acque territoriali corse e nel servizio di informazioni politico-militari. I n linea sussidiaria i militari del Corpo Partecipavano al servizio di vigilanza nei port i lungo le coste, alle dipendenze per tale impiego del Comando Difesa Porto di Bastia (Gen. STIVALA) e dal Comando 225• Divisione Costiera (Gen. GOTTO. D servizio di Maggiore importanza riguardava il controllo del movimento dei piroscafi francesi tra Bastia e Nizza-Marsiglia.
Nell' estate 1943, in seguito al riordinamento dei servizi armistiziali, la Sezione Controllo Vigilanza Frontiere di Bastia assunse anche la denominazione di Comando del Plotone R.G.F. di Bastia.
G li Ufficiali francesi di co llegamento con il mio U ffi cio a Bastia erano il cap. corvetta Henri CALLOCH e il Tenente di Vascello André Celèn'er. Con qu es ti Ufficiali furono sempre mantenuti rapporti di correttezza formale, mentre sosta nzialmente i no s tri contatti avevano lo scopo d i contemperare le esigenze drll e truppe italian e d is locate nell ' iso la con la pos iz io n e di diritto d e rivant e dalla so vranità francese, c he, almeno formalmente, in Cor ica è se mpre s tata riconosciuta. Dopo 1'8 sette mbre 1943, cessate automaticamente le funzioni de!Ja l fatti s ucce ss ivi aii'S / 9 / 1943 furono es po st i n e ll a relazione da me compilata c trasmessa nell'ottobl'r 1943 alten. CHIGHJZZOLA e da qu est i in v iata, appena fu possibile, al Comando R.G.F. dell'Italia lib e rata.

C.I.A.F. e invertite le pani so tto molti punti d i vi sta, i rapporti con gli Ufficiali frances i di co ll egamento con tinu ar ono second o un nuovo spiri to di collab or az ion e. Per quanto ri guar da il periodo fino all'8 sette mbr e 1943 , s i riferi sce negat iva m ente ai n. l , 2, 3, 4 della n ota n. 64 762 in data 1" lugli o 1946 del Comand o Generale.
S i ricorda o r a che, in segui t o a ll 'occupazione di Bastia c della fascia co5ticra o ri ental e della Corsica da pane delle truppe tedesche che s i trO\·avano nell'isola, rinforzate da quelle provenienti dalla Sardegna, il Plotone d a me dipendente fu costretto a ripi ega re su lle moma g n e d e l Capo Corso, do ve rimase fino alla fin e di se tt e mbre. U nit a ment e alla Compagnia di Fante ri a costiera che aveva già avuto la s ua se d e a Nonza c ad alcuni reparti d e lla Compagnia Carabini e ri di Bastia, si provvid e a s is temare a caposa l d o la valle ci ' Olcan i, dov e venn e r o r es pint i divers i attacchi elci tedeschi che, controllando co n autocolonne le s trade costiere, con attacchi da es t e da ovest t e nd evano ad occupare anche la zona montana d e l Capo Corso p er m eglio pro t eggere i punti d ' imbarco per l'Italia. In seguito ad un r adi ogra mma p erven utO dal Coma ndo della Di v is ion e F riuli , in co ll egame nto co n c le menti partigiani francesi,le lin ee tedesche vennero attraversate nella n o tt e su l2 7 se ttembre n e lla zona di S. Fiorenzo. Il primo reparto alleato c he in co ntrai fu una compagnia d e l "' Bataillon de Choc'', s barcato pochi giorni prima ad Aja cc io. Mi pre se ntai ad un maggiore franc ese al quale riferiisulla s ituazion e mili tare nella zona di Capo Corso.
1130 settembre m i prese ntai con i militari da m e dipendenti alla sede del co mando de ll a compagn ia di Ajaccio, dove la Commi ss io ne Italiana di Armi s t iz io co n la Francia assunse la d e nominazione e l e fun z ion i d i Comm iss ione Italiana di co llegam e nt o presso gli Alleati.
Si riferisce negat iva me nt e, per il periodo p os t er io r e aJI'8.9.1943, ai numeri 3 e 4 della nota so pra citata del Comando G e neral e, mentre non si è in grad o di p r ecisare l'entità d e lle perdite eve n t ualment e inflitte al nem ico.
I reparti della Guardia di Finanza della Corsica vennero concentrati a Propriano, dove per ordine del ten. CHICHIZZOLA provvidi per quasi tutto il mese di ottobre 1943 al riordinamento morale e materiale dei reparti, resosi necessario dopo gli avvenimenti del settembre.
A titolo informativo comunico di essere stato prese ntato il 6 ottobre 1943 algen. DE GAULLE, in giro ispettivo in Corsica, il quale volle brevemente essere informatO s ull e funzioni della Guardia di Finanza nell'isola prima e dopo 1'8 settembre.
Il27 ottobre 1943la Compagnia della guardia di Finanza, sfilando con il suo armamento davanti alle autorità militari americane, inglesi e francesi, s'imbarcò a Bonifacio su una motozattera della R. Marina e lo stesso giorno ri entrò in territorio nazionale a S. Teresa di Gallura (Sard egna).
Col primo novembre 1943 i militari della Compagnia provenienti dalla Corsica vennero assunti in forza dalla 15• Legione ((SARDA» e impiegati nel servizio d'istituto.
Milano, ll 28 agosto 1946
IL TENENTE ADDETTO (Franco Cuarinel!z)
Relazione
sul comportamento e sull'attività d el Capitano R. Guardia di Finanza
Tullio Marescalchi all' atto e dopo l' armistizio.
(comportamento all'atto dell'armistizio e nei giorni immediatamente Successivi in relazione all'aggressione tedesca).
Generalita: TuUio Marescalchi fu Calogero e di Lydia Zandonà, nato a Palmanova il 5/ 8/ 1909- celibe- Capitano della R. Guardia di Finanza in S.P.E.
Dipendenza normale d'istituto e contingente d'impiego:
Alla data delr8 settembre mi trovavo al Comando del Nucleo di Polizia Tributaria Investigativa di Lubiana, costitu it o da una ventina di uomini (senza ufficiali alle dipendenze ) incaricati esclusivamente di serv iz i in vest igativi, nel campo professionale. A mia volta dipendevo dal X Btg. mobil. R. Guardia di Finanza di Lubiana (Magg. Cavigli oli Francesco), il quale faceva parte d e l Comando della R. guardia di Finanza per la Provin c ia di Lubiana (T. Col. Poli zzi Gaetano), che a sua volta dipendeva dall'XI Corpo d 'Armata, di s tanza a Lubiana.

Ordini ricevuti ed ordini documenti, teJ"limonianze, ecc.
La sera dell'8 settem bre nessun ordine fu impartito dalle Autorità militari di Lubiana. Anche il successivo g iorno 9, fino alle ore 16 circa, l'XI Corpo d 'Armata ed il dip endente Comando Divisione Cacciatori Alpini non impartirono alcun ordine. l t e d esc hi non attaccarono Lubiana, ma si limitarono ad iniziare conve r sazioni con il Comando del Corpo d 'Armata. Ciò, forse, sp iega l'assenza di ordini, in quanto la città non fu attaccata e il Corpo d 'Armata era in attesa di ulteriori istruzioni da Roma, che invece taceva.
La R. Guardia di Finanza di stanza in quella città rimase perciò al suo posto, fino a che, alle ore 16 circa del9 settembre, giunse un fonogramma del Corpo d 'Armata che disponeva che le truppe rimanessero consegnate in caserma, in attesa di ricevere ulteriori ordini. Fu questa la prima ed ultima comunicazione ricevuta dalle Autorità militari, perchè subito dopo, di sorpresa, ma senza alc un combattimento, data la mancanza di ogni ordine, i tedeschi radurano gli ufficiali e le truppe dell 'ese rcito e le internarono,avviandole in campi di concen tram ento. Ciò non avvenne nei riguardi d e ll e forze di polizia e quindi deiJa R. Guardia di Finanza, che improvvisamente si trovarono iso late, e continuarono parzialmente a prestare se rvizio, in alcuni posti fissi (Dogane, fabbric h e di cuo io, ecc.).

Pe r quant o sopra, n è io n è i miei superiori ricevemmo alcun ulteriore ordine, a ll ' infuori di quello sop r ac it a to, e quindi non ne impartimmo altri ai r eparti dipendenti. Sta di fatto però che dal9 settemb r e, c fin o alla sua ulteriore permanenza a Lubi a n a, il mi o piccolo reparto, di 20 uomin i, non esp licò più alcuna attività, esse nd o terminato og ni comp ito in vest iga ti vo in quella Prov in cia, e rimase inoperoso in dello sv iluppo degli avveniment i.
Dall a data dell 'a rmi stiz io non e bbi così modo di co ll a b ora r e in alcuna maniera co n le autorità t e d esc h e del luogo- c h e p e raltro non ci richiesero alcun atto di adesione o fedeltà- m e ntre le autorità civili italiane, furono estromesse dall 'amminis traz ione d ella Provin cia. D'acco rd o però co l Tenente Zocca Ugo, e co l fin anziere Struja Santo, s in dai primi g iorn i ..,ucccss ivi all'8 set t embre, provvi di a co n segn are ad e lementi d el posto, d a mc pcrc;ona lm ente conosc iuti, effetti ed i ndumenti di l ana per il rifornimentto delle bande di patriotti jugoslavi, n onostante i seve ri bandi emanati dall e FF.AA. tedesche. Offersi pure delle armi e munizioni, ma queste n o n potettero venire ritirate, per l'attiva sorveg lian za svo llà dalle autorità te d esche.
Durame il s udd e tt o p e ri o do di inopero s ità agli e ffe tti d e l se rvizio, il g rupp o di finanzieri, so rpr eso a Lubiana dall ' anni s tizi o e d in gro ssaco anche da e le menti proven ienti dalla Provincia (c irca 2 50 militari in llltlO, tra cui due uffic iali su p eriori- un tenente co lonne ll o c d un maggiore- tre capitani e cinque !>u b a lt e rni ), com in ciò ad assottigliarsi con iJ rimpatri o, c;ouo forma di li cenza, di a lcu n e di ecin e di ess i. All ' ini z io della seco nda decade di o tt o bre, essendo sotto tal e forma ri e ntrati in Italia tutt i g li ufficiali di grado superio r e al m io, o pit1 anz iani di me, n o n c h è alcuni s ubaltcrni, rima s i a l Com and o di circa 220 finan z ie ri ,coadiuvato da du e suba lt e rni (i Tenenti Cevoli Giorg io e Garufi Manli o) c da l S.Tenente m e dico (Pedrazzol i Giorgio), uni c i uffi ciali rimasti con mc a Lubiana, col grosso della truppa.
Ass un s i tal e Comando in un momemto partico larm e nt e delicato, perch è esse ndo s tati intanto es tro m ess i tutt i i militari dall 'esec u z ione di qua ls ias i se rvizio d ' istitu to, e non essendovi alcuna autorità italiana su l pos to , vivo era il timore in tutti noi di essere i n t e rnati , o aggregati all e FF.AA. tedesche per compiti militari ( in tale senso era s tato fatto qualche ce nno anche al Magg. Cav igl io l i,
Com / te del Btg., a lcuni giorni prima), o incorporati con la Milizia Fascista, che il Luogotenente Generale Nicchiarelli stava inquadrando in quei gi orni, con gli e lementi che trovava sul posto, quale unica autor it à militare italiana rimasta a Lubiana, di fiducia dci t edesch i Al riguardo g iova fare presente che un'intera Divisione specia le di pubblica sicurezza venne spogl iata della divisa e trasportata in Germania su treni merci ; mentre i RR.CC. furono chiamati acl aderire al Governo repubblicano cd a combatte re coi tedesch i.
Per sfuggi r e a tali che ci avrebbero irrimecliabilmente legati a i nazi-fascisti- eli mia assoluta iniziativa e sotto la mia personale responsabi lità, speculando sul fatto che ero nuovo del Comando, e che- dati i tempi- non avevo ricevuto alcuna consegna specifica, sospes i ogni rapporto con le Autorità militari tede sc he , (alle quali non mi presentai) e prcsso le quali si era recato, s ino allora, ch i mi aveva preceduto nel Comando, per ricevere istruzioni su ll a sorte degli uomini. Senza tenere conto del fatto che tali Autorità erano a conoscenza della nostra posizione c che avevano sempre detto di rimanere in attesa di ordini da parte loro (ord i ni che peraltro non venivano mai dati) non mi presen tai alle stesse c approfittando di un certo disordine esistente, e di una certa mancanza di collegamento tra le Autorità locali, pen sai di far rimpatriare con la massima rapidità gl i uomini da me dipendenti , pr i ma che potessero venire agganci ati da q ualcuno. V1 i rivolsi perciò alle Autorità s lovene che avevano riprcso il governo della P rovinc ia e di ssi a queste che da parte della Finanza Tedesca nulla ostava al ri ent r o del mio p ersonal e. Ciò n on e ra esatto, poichè l a Finanza tedesca non si era ancora pronunciata a l riguardo: ma otten ut o, in tal modo , il nulla-osta deii'Autorita s lovcna, non mi riuscì d ifficilc, sulla base di que s to, ottenerc,subito dopo , anche anc h e quello della finanza Tedesca. In dieci g iorni circa provvidi così a fare rimpatriare - con nu ll a-osta rilasciati a piccoli gru ppi di 20 o 30 uomini per vo lt a - il personale d a mc dipendente; ment re un'altra ottantina di e lementi avviai all a sp i cc iolata in licE>r1Za nE' l Regno, con nulla -osta p e rsonali. A tutti di st ribuii quanto più ma t eriale ed armi m i fu p ossib il e, per evitarne l'approvazione da parte dei tedeschi e con altro esped iente s uperai alcu n e ulteriori diffi co lt à ch e mi furono frapposte ad un certo punto, quando a segu ito d e lla dichiarazione di guerra alla Germania d a part e del Gov erno legale italiano, si tentò di n on rilasciar·mi più i nece ssa ri nullaosta. Alla fine , dopo di, aver fatto rimpatri are fino all'u ltimo militare (e lasc iando Lubiana un g iorno dopo la parte n za d ell'u lti mo u o mo) rimpatriai anche io, coi T enenti Ccvo li G iorgio e Garufi Mani io, dei quali p articola r me n te il primo mi fu valid o ed efficace collaboratore n e ll a de li cata- e posso dire ri sc hiosa- impresa, per l'ottima conoscenza ch'egli aveva della lingua tedesca, che giovò moltissimo a supera re le varie diffi coltà incontra te.

O parte
(comportamento nel giorno successivo, fino al giorno della liberazione).
Anzichè rientrare al Centro di Mobilitazione di Milano- al quale avrei dovuto normalmente far capo, anche per rendere conto della mia attività- venni direttamente a Roma, di cui in quei giorni (ftne di ottobre 1943) si prevedeva imminente la liberazione. Ciò feci, nonostante le difficoltà di trasporto ed i prevedibili pericoli ai quali andavo in contro avvicinandomi alla zona di com battim ento, a n z ich è rimanere neJI'[talia Settentri ona le, spinto dal sol o deside ri o di sottrarmi al più presto alla dominazione nazi-fascista e c riprendere la mia attività sotto il governo legale.
Giunto a Roma, non ripr es i subito serv iz io: dissi ai Comandi locali che ero in li cenza spec ial e di mobilitaz ione (licenza che naturalmente più non esisteva c che mi ero concessa da me stesso,come l'avevo concessa agli altri militari) ed attesi fin verso il 15 novembre.
In tale epoca il Comando Generale mi assegnò alla Legione Territoriale di Roma, la quale mi pose a disposizione del Com / te d el Circolo. Durante l'esplicazione di tal e attività (un sol o mese, dal 15 novembre all5 dicembre) rimasi esclus ivamente in ufficio c m'interessai del disbrigo di normali pratiche interne. Desideroso però di essere assegna to a un serv iz io di carattere assolutamente civ il e e di vestire in borghese, onde sfuggire all'evcntua lita di ogni coUaborazione nazi-fascista di caratte re militare, eserc itai opportune pressioni su l Col. Finizio Ugo, il quale di buon grado appagò il mio desiderio, facendomi assegnare quale ufficiale addetto al Nucleo di Polizia Tributaria Investigativa di Roma. Qui rimasi dal 15 novembre a l 30 aprile, e posso crcnamente affermare di non aver prestato alcuna co ll aborazione nazi-fascista, perchè assunsi la direz ione delle indagini relative al"risarcimento danni di guerra". Nell'esplicazione di ta le servizio cercai solo di venire incontro al popo lo affamato e sfruttato e diedi precedenza ed incrememo alla trattazione di pratiche che riguardavano opera i disoccupati, perchè renitenti al servizio d e l lav oro; funzionari e militari all a macchia, o desiderosi di darsi alla stessa; suppost i patriotti, ecc.
Il l omaggio fui assegnato, in sotto rdin e, al N udeo R. Guardia di Finanza presso l'Az ienda Servizi Annonari, dove- per g iun gere alla data della liberazione di Roma - esplicai serviz io so lt anto p er un mese. Incaricato del controll o dei prezzi e del se ttore abbigl iamen t o, te ssili, ecc., fedele al prin cipio impostomi di non effe ttuare alcuna co llaborazi o ne nazi-fascis ta prin cip io che largamente divulgai anche tra il p ersonal e che mi dipendeva) non effett uai alcun arresto, fer- m o o denuncia di qualche entità, nonostante il carattere repressivo del servizio affidatomi. Sistematicamente boicottai, e non eseguii i servizi propos timi a danni di o che si potessero tradurre in.sequestri vantaggiosi per i nazi-fascisti.

Tutto ciò può venire largamente documentato dall'esame dell.'attività svolta dal gruppo di uomini da me dipendenti e dalle direttive loro quotidianamente, e senza reticenze, impartite.
Ma nel mentre così operavo nel campo professionale svolgevo la seguente attività specifica contro i nazi-fascisti:
Con la mia assegnazione al Nucleo di P.T.I. (15 novembre u.s.), ebbi quale diretto collaboratore nella trattazione pratiche danni di guerra, il Ten. Augusto De Laurentiis , che già, negli anni passati, era s tato alle mie dipendenze. Questi, con la massima fiducia nei miei riguardi , poichè era a conosce nza dei miei sentimenti, mi fece presente, dopo qualche giorno, che apparteneva al Fronte Clandestino della Resistenza, e che lavorava con il S ig. Generale Cri mi e con il Capitano Argenziano .
Mi offri i di di presta rgli valida collaborazione, ed oltre un'intensa assistenza spirituale fornitaci reciprocamente in quel giorno, la mia attività si concretò in quanto segue, compresa una parte svolta isolatamente:
-compilazione di dettagliate relazioni sul morale, idee, sentimenti di ufficiali e truppa tedeschi alloggiati in alberghi di Roma, e d e i quali venivo a conoscenza attraverso alcune persone che frequentavano tali ambienti;
- comun icaz ione di movimenti isolati di ufficiali tedeschi; di manovre ed esperimenti di allarme effettuati negli stessi albergh i, in previsione di eventuale abbandono della citt à; dei criteri seguiti nell' effettuazione delle retate e delle responsabilità imputabili al Generale Maeltzer e ad altr i ufficia li s uperiori tede sc hi , nell 'esec uzione delle medesime, in base a precisi e riservati elementi giunti a mia conoscenza nel modo di cui sopra;
-segnalazione di spie delle S.S. (ad es. di certo Giovanni Pastore) e di movimenti di treni carichi di esplosivo alla stazione di Roma;
-intervento a più riprese (talora anche con la collaborazione del mio dipendente Maresciallo M. Lupo Giovanni) presso persone collaboratrici dei tedeschi, per ottenere la lib eraz ion e di patriotti chius i a Via Tasso (es. fratelli D'Errico; fratelli Ruffolo);
- offerta in ven dita di pistole, di provenienza tedesca, che potevo ottenere mercè persone da me conosciute;

- sovvenzione di famiglie di martiri, durante il periodo nazi-fascista (erogaz ione deUa somma di L 1000 a favore delle famiglie dei martiri delle Fosse Ardeatine);
- att ività propagandistica contraria ai nazi-fascista, in ogni occasione di servizio presso i miei dipendenti, e lettura e passaggio in Lettura di giornali clandestini e di opusco li dei partiti.
In fine , ritengo necessario fare un particolare cenno dei motivi che mi spinsero a firmare il modulo di giuramento.
Prima di essere ch iamato al Comando di Legione per la firma, senza essermi preventivamente consultato con superiori o colleghi, avevo deciso che non avrei giurato.

Fu perciò che il27 marzo u.s. , alla domanda rivoltami dal Capitano Pinchera- A.M. alla Legione - se avessi voluto firmare il modulo, risposi esplicitamente che mi rifiutavo, perchè non aderivo. Analoga risposta diedero i tenenti Maconio e De Laurentii s, che insieme con me si presentarono alla Legione. Presenti al rifiuto erano i Capitani Montalto e Preite Martinez, nonchè, success ivamente, il Maggiore Pradetto ed il Col. Bonini.
Senonchè, due giorni dopo, fui chiamato di nuovo al Comando di L egione, dal T. Col. Novelli, comandante interi naie, il quale mi disse, in via riservata, essere desiderio del Sig. generale Crimi che l'adesione al giuramento fosse totalitaria, e che tutti gli ufficiali, meno i tre su dd etti ed il Cap. Tanca, avevano già giurato. Risposi molto chiaramente, impostando la questione nei seguenti termini:
- se i Comandi ai Quali appartenevo si disinteressavano di me, nel senso che ad essi non importava il mio comportamento, io- in tal caso- avevo già pre so .le mie de cis ioni e non avrei giurato;
- se, invece, i Comandi stessi s'interessava no di me e degli altri ufficiali che si erano astenuti, nel senso che la nostra adesione era desiderata, ed anzi richiesta, nell 'in teres se dell'opera che la R. Guardia di Finanza stava svo lgendo a favore della popolazione (e d i cui, attraverso vari si ntomi, tutt i erano più o meno a conoscenza) in tal caso, per non recare pregiud izio ad interessi superiori, e per non destare sospetti da parte dei nazi-fascisti sulla R. Guardia di Finanza, avrei sacrificato la mia id ea personale, e per sp irito di cameratismo e di le a ltà avrei giurato come gli altri ufficiali. Pregai p erò il suddetto Colonnello, di ripetere il que sito così, come era stato da me formulato, al Sig. Generale Crimi, e di darmi un'esplicita rispo s ta dopo qualche giorno.
Il 31 marzo fui chiamato alla Legione, un a terza volta, e ricevetti rispo s ta affermativa all'ultimo mio que s ito da parte del T. Col. Novelli, alla presenza dei Ten. Maconio e De Laurentiis e del Cap. Tanca (i quali erano stati dame messi a conoscenza dei quesiti formulati). Il Ten. Col. Novelli mi aggiunse anzi di avere ricevuto assicurazione dal S ig. Generale Crimi che l'atto era completamente autorizzato dal governo legale del Sud.
Devo pure aggiungere, che lo stesso 31 marzo, prima d i firmare, sentii anche alcune considerazioni da parte del Cap. A.rgcnziano, che si trovava alla Legione (e di cui conoscevo l'importante ftmzioni che mi fecero chiaramente comprendere come si rendesse opportuno procedere al giuramento. Fu così, che assieme agli altri ufficiali suindicati, nell'interesse dell'opera an ti tedesca del Corpo, mi decisi- sia pure nolente - ad apporre la mia finna sul modulo presentacomi.
Roma, lì 6/ 8/ 1944 d e l Capitano S.P .E. SECC I N ino di Raffae le c di Pili E milia, n a t o a S. Vi to (C a g liari) i1 2 0 m aggio 1 90 1, g ià Co m a nd a nt e d e ll a Co mp ag ni a Autonoma Mobilitata R.G . Fina nz a Catta ro , dire t ta m e n te d ip e nd e n te, agli e ffe tti d e l servi zi o di is ti t ut o d al Co ma ndo R. G.F. d e ll a D a lma z ia.
Alla data d ell'arm ist izio mi trovavo, già da tre giorni, presso la Tappa di Catta r o, in attesa d e ll'imbarco per l' Italia. Avevo ced ut o, il giorn o 5, il coma nd o d e lla Compagnia al co ll ega Tatonetti Alfonso, co m e da disposizione d e l Comando G e neral e, co nte nllla n e lla di s pen sa n 7 del B.U.P. anno 1943.
Venuto a conoscenza dell'armistizio ripres i s p on tan eamente il coma nd o d e lla Compagnia, sa lvo l a ges ti o n e co ntabile ch e fu t e nuta dal Cap. Taton ett i li g io rno lO provv idi , d a solo, e non se n za pericoli, al ritiro di una squadra di slo ca ta iu loca lit à Pri evor. n gi orno l l , acco mpag nat o da l ten. Minnu cc i, su p e rand o varie d ifficoltà, recuperai la squa d ra iso lata d i Teras t e. ll Ten.Col. Cannone Andrea, aiutante di Campo del Gen. Li io egro, comandante la Fameria Divisionale, ci comunicò che aveva assunto il comando della Piazza di Cattaro e che aveva ricevutO ordine dalla Divisione di attaccare i Tedeschi alle cinque. Si decise pure che identico ordine era stato diramato a tutti i Presidi delle Bocche che avrebbero dovuto ritornare in nostro possesso, la qual cosa non sarebbe stata difficile in quanto !:>i poteva contare sull'appoggio delle Di' is ionc del in marcia verso Cattaro.
Nessun or din e g iun se dal Comando R.C .F. della Dalma zia,nè se n e poteva no logicamente atten d e re poichè da qualche gio rn o le comun icazioni di qualsiasi sp ec ie era no interrotte.

Accompagnato dal co ll ega Ta t o n etti, la sera stesc;a ddl'8 se t tem bre, mi recai al comando della Fanteria Di v is ionale, da cu i dipendeva, a gli effet ti dell'impiego, circa la m età d e lla cp Ebbi ordine di tenere la trupp a alla mano p e r pote rla impi ega re i n qualsiasi momento. Fui pure a utoriz za to, su mia prop os ta, a ri levare i reparti dislocati in località iso lat e, p erc h è sa re bbero s tati facile preda dei ted esc hi o d e i nazionali s ti fav o r evo li a i tedeschi.
Cii o r dini avuti da me furono s ubito attuati in collaborazione co l Cap. T a t one tti Alfon so e co l Ten. Minnucci Lui gi , co mand a nt e del plotone di Cattaro.
La sera de l g io r n o l l ed il s uccess ivo giorno 12 re part i t e d eschi d 'o rdine d el Corpo d 'Armata, in iz iarono l' occupazione d e i Forti e dei punti strategici d e ll e Bocche di Cattaro. Sempre per o r dine d e l C. d'A. furono pure restituit e le armi ad un migl ia io d i te d eschi g iunt i con un p ir oscafo il giorno 8 e fatti prig ioni e r i p rev io s barco, i l g iorn o 9.
Non ebbi comunicazioni es plicite, ma è ce rt o che la Di vi s ion e "Emili a" di sse ntiva dagli ord ini d e l Corpo d ' armata, che esegu iva molto a ril e nto.
Alle ore tre del mattino del giorno 13 fui invitato, per telefono, al comando della Fanteria Divisionale, ove mi recai subito, accompagnato dal Cap. Tatonetti e del Tcn. Minnucci e dove trovai altri comandanti di reparto.
Mi affidò i l comando della cinta esterna delle Mura di Cattaro con una forza di circa 200 uomini fra alpini, artiglieria e Finanzieri, cui si aggiunsero poi numerosi partigiani ed alcuni militi della Dalmazia.
Forza complessiva della Piazza ciirca 400 regolari e 300 partigiani, i Tedeschi erano valutati a circa 1300.
Alle cinque precise l'attacco ebbe inizio, dopo <.erte ore di fuoco accanito da ambo le pani, i Tedeschi dettero segni di debolezza: furono allora lanciate le truppe ed i Partigiani all'assaltO c già si stava per avere il sopravvento quando sulle mura fu issata la bandiera bianca e dato l'ordine d i cessare il fuoco. Si seppe che quest'ordine era venuto da C. d'A. che minacciava anche gravi rappresaglie.
Il Ten. Col. Cannone iniziò allora con i Tedeschi delle trattati\'e che durarono fino al mattino del giorno 14 e che si conclusero con un accordo in base al quale i Tedeschi avrebbero assunto il comando de ll a Piazza impegnandosi eli non usare rappresaglie nè contro le truppe, che rimanevano ai loro forti conservando le armi n è contro i Partigiani ed i civili, che però dovevano essere disarmati.
L'accordo sarebbe divenuto esecutivo dopo l'approvazione dei rispettivi comandanti di Divisione. l Tedeschi l'ebbero subito mentre il Ten.Col. Cannone, partito per Caste lnuovo (sede de ll a Div isione) non to rn ò p iù.

Intanto i Tedesch i sollecitavano la risposta e visto che questa ritardava, alle ore 12 del 14 iniziava il bombardamento aereo de ll e Mura di Cattaro con gravissimo pericolo per la popolazione ci vile.
In assenza de l Ten.Col. Cannone, assunse il comando della Piazza il Ten.Col . Compi. D'Ave ll a Car lo, il qua le, considerato che i Tedeschi avevano aumentato il nume r o degl i uom i ni c la p ote n za de i mezzi, ch ele comun icaz ioni con la Divione erano interrotti, che nessun a i11to era sperabilc nel dal retroterra. nè da l mare, alle ore 14 de l 14 dec isi di accettare l'accordo, permettendo l'emrata a Cattaro dei Tedeschi.
Ventiquattro ore dopo essi, rcsisi conto dcii ' esiguità delle nostre forze (i Partigiani erano fuggiti), violando gli accordi intervenuti, catturarono a tradimento, prima gli ufficiali e poi la truppa.

Rimasi a Cattaro, chiuso con gli altri ufficiali, nei locali del Presidio, fino al giorno 23. Colà seppi che i l comando della Divisione "Emilia'' aveva ordinato J>attacco contro i Tedeschi per poter liberare i forti ed i passaggi obbligati delle Bocche almeno per il tempo strettamente necessario per l'uscita del grosso delle truppe, che avevano powto imbarcarsi a Zeleiska. Tale scopo fu pienamente raggiunto, sia pure col sacrificio di alcun i reparti dovuti lasciare in retroguardia senza possibi lità d i salvezza.
Tra i rimasti vi furono i miei Finanzieri che in numero di circa 80, nella difesa di Cattaro si comportarono in modo lode\ olc.
Essi <'bbero un morto (S.Brig. Terravazzi Emilio) c numcro.,i feriti fra cui il Tenente Minnucci Luigi.
Il giorno 23 settembre per iniz iativa cd interessamento del Tcn.Col. Cagianelli Vittorio. comandante Ja R.C.F. del Montcnegro, fui trasferito a Ccttigne po i a Podgorica da qu i, vi a Scutari- P rizrcn-Urasevaz-Bclgrado, fui tradotto in Polon ia c poi in Germania, ove rimasi, sempre in campi di concentramento, fmo al 23 aprile 1945 data in cui fu i liberato dalla Armata Rossa.
Nei campi di concentramento di Urasevaz (Albania) e di Belgrado fui persona lmente interpel lato se des i deravo com battere o lavorare per i Tedeschi o per la Rcpu bblica Sociale It al iana, ottenendo immediatamente le libertà. o se prefer ivo dichiara r mi nemico dci Tedeschi ed essere internato nei territori occupati in Russia. Preferii l'u lt ima soluz i one.
Nei campi di concen t ramento della Polonia e de ll a Germania in cui fui tradotto, veniva svolta un 'attiva propaganda collett iva per l'adesione a ll a Repubb l ica e per l'assegnaz ione al lavoro, ciò che avrebbe mutato completamente le nostre condizion i d i vit a che andavano a mano a mano peggiorando.
Resistetti sempre a tale propaganda e da qualsiasi forma di collaborazione con i Tedeschi preferii affrontare disagi, sofferenze e d angherie di ogn i genere.
Relazione
s ul comportamento tenuto dal Generale di Brigata d e lla R Guardia di Finanza Di Gaetano Michele daU '8 settembre l 943 al 6 ottobre 1945
Alla data dell'8 seuembre 1943, comandavo la R. Guardia di Finanza dell'Albania, costituita da p e rsonale italiano, prevalentemcme, e da perso nal e albanese in piccola parte. Erano alla mia dipendenza: la Legione di Tirana coi battaglioni Tirana, Coritza, Argirocastro e Valona e la Legione di Scutari coi battaglioni di Scutari, Dibra, III" Battaglione (Tatovoa), Vll Battaglione (Prizrend), XV Battaglione (Peia). l battaglioni dipendevano dai rispettivi comandi d i Legione- e quindi da me- ai fini disciplinari c del servizio d'istituto; dai comandi di Divisione di Fanteria, di settore o di presidio, per l'impiego.
I reparti dipendenti da ogni battaglione erano prevaJentemente dislocati lungo il litorale albanese per la vigilanza e difesa delle coste, e lungo il confine terrestre pei servizii di carattere militare, politico ed eco nomico. I reparti dislocati nei principali centri abitati dell'interno dell'Albania attendevano a servizi d'istituto. La forza complessiva della R. Guardia di Finanza era, in Albania, di c ir ca 4500 uomini,sparsi in tutto il teritorio dello Stato in nuclei di consistenza variabile dagli 8 ai 25 uomini; solo nelle città di Tirana e di Scutari la forza superava i 100 uomini per la presenza, in quei due importanti centri alb anesi, d'una compagnia comando comp rendente i militari scr ivani negli uffici Iegionali, i militari autieri , motociclisti, telefonisti e conducenti.
L'armamento individuale era costituito dal moschetto per truppa speciale mod.l89l c relativo prescritto munizionamento ; soltanto i reparti adibiti alla vigilanza e difesa delle coste e quelli dislocati lungo il confine terrestre d isponevano di qualche arma co ll et tiva e relativo munizionam ento (mitragliatrice o fucile mitragliatore).

Il morale della truppa era soddisfacente, come aveva ripetutamente dimostrato il fermo contegno combattivo di aJcuni piccoli reparti isolati, che, attaccaci nelle loro caserme da forze r ib elli preponderanti, s i erano difesi eroicamente. senza punto cedere alle reiterate intimaz ioni di resa degli aggressori.
Dal comandante della IX Armata- generale di C.d'A. comandante designato d'armata Dalmazzo Renzo- da cui dip e nd evo per l'impiego, ricevetti, in data 9 settembre 1943 se ben ricordo, una lettera fonogramma, in cui egli ordinava che le dipendenti divi s ioni di fanteria dalle rispcuive sedi si ritiras sero: alcune nel così detto ridotto di Ti rana, ed altre in quello di Valona, per difendere il territorio compreso in ciascun ridotto. fl contegno delJe truppe tedesche non fu aggressi'o nella città eli Ti rana, dove da tutti gli ufficiali si diceva che erano in cor..,o trattative tra il comando d('l Gruppo di armate di Tirana ed il comando tedesco. l n relazione alla lettera del 15 dell'armata c alla l ette ra del l 6 del generale Cessari, mi limitai a dare disposizioni alla Legione di Ti rana per i reparti dislocati a Tirana e territorio circonvicino, non solo percht.> non era necessario ( dato che spet ta va aUe di' isioni di dare gli ordini di movimento ai battaglioni dislocati fuori di Tirana), ma anche perchè, alla data del 15 settem bre, solo il comando dell'armata e le grandi unità potevano comunicare fra loro. Infatti non mi fu possibile sapere nulla sul conto dei battaglioni dislocati in centri di-
In relazione a tale leuera fonogramma, disposi che i dipendenti comandi di battaglione prendessero ordini, circa il da farsi, dai comandi di divisione, di settore o di presidio nel cui territorio erano dislocati c da cui direttamente dipendevano per l'impiego. Diedi questa disposizione ai comandi dipend enti, i quali- per effetto di ord ini di carattere permaneme gi à vigent i - ben sapevano di dipendere, per l'impi ego, dai comandi militari locali, allo scopo di evitare che essi avessero una qualsiasi incertezza. Questa mia disposizione fu comunicata anche ai comandi di Legione di Tirana e di Scutari.
Il giorno l O od 11 seuembre, entravano a Tiran a molte truppe tedesche autotrasportate, molte artiglierie autotrasportate, molti carri armati. So che i tedeschi ar ri varono a Tirana prima che le grandi unità dell'armata avessero il tempo di raccogliere le loro mollO sparse membra e di trasferirsi nel ridotto di Tirana e in quello di Valona.
Verso il 15 settembre- se ben ricordo- ebbi dal Comando della JX Armala un'altra lettera, nella quale, faua la premessa che l'armata si trasferiva nella zona di Bitolie (Monastir), s i davano le disposizioni relative alla cost itu zione delle varie colonne di marcia, a i luoghi d ' in co lonnam e nt o, al giorno di partenza di ogni colonna, agl'itincrarii di marcia ecc.
I n tale lettera e ra anche disposto che i comandi di divisione dessero gli ordini per il trasferimento, nella zona di Bitolie, dei reparti della R. Guardia di finanza e dei Carabinieri Reali dislocati nel territorio di ogni divisione.

Il g iorno success i' o mi pen•enne una lettera del generale di brigata CesRuggiero, a cui, alcuni gior ni inn anzi, il comando dell'armata aveva conferilo il comando delle truppe di Ti rana. Il generale Cessari, in questa lettera, dava le norme di dettaglio per l'esecuzione degli o rdini dati dall'armata con la preaccennata lettera del 15 se tt emb re.
Segue A llegato 99
versi da Tirana. I reparti esterni dipendenti dal battaglione di Tirana furono ritirati in questa città, dov e fu costituitO un battaglione di formazione, per l'inquadramento del quale s i utilizzarono tutti gli ufficiali italiani residenti a Tirana, sia che avessero g ià funzioni di comando, sia che fo sse ro adibiti a servizi d'ufficio presso comandi. A mia disposizione rima sc il solo capitano Balbi - addetlO al comando da mc tenuto- poichè il maggiore Scch i Liugi dovetti fare assume r e il comando de l predetto battaglione di formazione in sostituzion e del ma ggio r e Stallone, c h e, esse ndo infermo, s i era ricoverato, in quei giorni, a ll 'os pedale militare d i Tirana.
Gli uffici del mio comando, dei comandi della Legione, del battaglione e della compagnia di Tirana coi rispettivi mobili e macchine da scrivere, le armi esistenti nel magazino lcgionale di Tirana con le buffetterie<' munizioni relative, gli automezzi (autocarri c d autovetture) di cu i disponevamo a Tirana, le rimanenze di carburante e di olio lubrificante, la piccola officina automobilistica coi relativi attrezz i, le nosu·c case rme di Tirana col relativo materiale di casermaggio (letti, materassi, coperte di lana, lenzuola, federe, tavoli, armadi, sedie, arnesi da cucina), i fabbricati acquistati a Tirana con fondi della nostra Amministrazione per uso del Corpo. furono, per mia disposizione, regolarmeme consegnati alla Guardia di Finanza albanese.
Di tale consegna informai il ministro delle finanze albanesi, il quale venne n egli uffici del mio comando e si recò anche, accompagnato da roe, negli uf{'ici del Comando d i Legione per rendersi conto di quel che s i lasciava in consegna alla Guardia di Finanza albanese.

Feci ciò per evitare che di tutti i beni sopra indi cat i s'impadroni ssero i tedeschi.
Tutto il carteggio d 'ufficio r iservato, le pubblicazioni militari seg r ete, ri:.en ate c fuori commercio furono bruciate per ord in e del comando d'armata: furono anche bruciati i libr ett i personali degli ufficial i
Il 18 settembre s'i niziava a Tirana il tra sferimento della IX Armata con la partenza della prima co lonna di marcia ed il success iv o giorno 19 partiva da Tirana la seconda colonna coma ndata dal colonnello dei Carabinieri R ea li Carnuzzi, della quale faceva parte il nostro battaglione di formazione.
Partii perciò anch'io, conducendo meco il co lonnello Palandri Enrico, comandante della Legione di Tirana, il suo aiutante maggiore in l', ca pitan o Bu ong iova nni, il cap it ano Balbi, due o tre sonufficia li , 8 finanzieri, attendemi com pres1.
Gli ufficiali prendemmo posto su ll'au tovettura a mia di sposizione, mcn- tre i sottufficiali ed i finanzieri trovarono posto so pra un ca mion ,su cui erano stati caricati i bagagli miei e degli uffic iali al mio segu it o.
Nel pomeriggio della stessa giornata del 19, g iun si a Struga. penultima tappa, in giorni diversi, di tutle le co lonne marcianti. Mi proponevo di attendere a Struga l'arrivo del Battaglione di formazione.
La sera stessa del 19, saputo che da qualche giorno era arrivato a Struga, trasferitovisi dalla sede di Elbassan, il coman dant e del XXV Corpo d 'Armata, genera le di C.d'A. Mondino Uberto, co l suo co m ando, mi presentai subito a lui e lo informai del perchè mi trovavo a Struga.
Egl i mi disse di tenermi a sua disposizione a Struga e che mi avrebbe daro ord ini.
La sera del 22 settemb re, fui ch iamato dal pred<'tto coman dant e di C.d'A., il quale mi ord in ò di partire l'indomani mattina, 23, con co l genera le Caretta Augusto - arrivato a Struga contemporaneamente a me con un incarico del coma ndo dell'armata co i mie i ufficiali sottufficiali e militari di truppa e con gli e lement i costituenti il comando del XXV Corpo d'Armata.
La mattina dopo, infatt i, partimmo per Bitolie (Monastir).
G iuti vi nella m attina !>tessa del23 settemb r e, gl i ufficiali superiori ed infer iori, i sottufficiali e i militari di truppa furono tutti trattenuti in un accampamento periferico alla città, menlre i t re generali co i rispeuivi atten denti fumm o da un ufficiale tedesco accompag nati in un albergo di Bit ol ie, dove la se ra del medesimo g iorno ci furon to lt e le armi e fu s tabilit o un servizio di guardia al co1 Tidoio, nel qua le si aprivano le porte delle nostre camere.

La mattina del 24 sette mbre i tedeschi ci trasportarono alla staz ione ferroviaria di Bitolie e ci fecero part ire in tra d otta- cost ituit a tutta da vagoni merci - per de st inazione ignota.
All a stazione di Bitolie rividi il colo nn ello Paland ri e g li ufficiali, sottufficial i e militari di truppa apparte nenti al comando del XXV Corpo d 'ar m ata, i quali partirono tutti ins iem e C'o n noi. ll capitano Bo n giovanni, il capitano Balbi c g li altri nostri militari - seco nd o quanto mi riferì il colonne ll o Palandri - sarebbe ro partiti con una tradotta successiva, dappoichè non eran o arrivati alla staz io n e prima della p arlcnza della nostra tradotta.
Dopo qualche giorno fummo raggiun ti n e ll a nostra tradotta, ferma in un binario morto di non ricordo qua le stazione, dal cap it a n o Bongiovanni, ch e, sopragg iu nto con un 'a ltra tradotta, trasbord ò nel nostro treno, perchè il suo attendente ed il suo bagaglio s i trovavano nella tradotta n os tra.
In una s tazi one della Rumenia, di cui non ricordo il nome, il colonnello Palandri col suo attendente d ove tte se parars i da noi per ricoverarsi in ospedale, per·chè era s tato preso dai dolori renali febbrili, di cui saltuariamente aveva so fferto durante la mia permanenza a Tirana.
Dopo un viaggio moralmente e materialmente disagiatissimo di ben 17 giorni, durante il quale ci avevano fatto attraversare la Bulgaria, la Rumenia, l'U ngheria l'Austria e la Germania, la mattina del l Oottobre giungemmo a Neile Brandemburg, donde ci conduce' ano al 'ici no cd omonimo campo di s mistamento. Da questo, la mattina dell2 ottobre, il gen. di C.d'A. il generale Caretta ed io,seg uiti dai rispettivi attendenti, era\ amo condotti - viaggiando in uno scompart im ento riservato d'una venura di 3•cJasse di treno ordinario - al campo di Schokken ( Po sen) detto dai tedeschi Oflager 64 Z, dove giungemmo il success ivo gio rno 13, e dove restammo fino al20 gennaio 1945 come internati militari, insieme con altri 170 genera li italiani. che trovammo nello stesso campo all'atto del nostro arrivo. Nostro fiduciario fu in principio il generale di armata Gariboldi che, essendo stato trasferito, nella seconda decade di dicembre 1943 al ca mp o di Thorn con altri pochi generali, fu sosti(uito nelrincarico di nostro fiduciario dal generale d 'A rmata Geloso Carlo.
1121 gennaio 1945, in dipendenza della vittori osa offensiva russa e della conseguente rotta tedesca, il comando deli'Oflager 64 Z ci fece partire da Schokken, costringendo ad una marcia senza meta precisa c di durata indefinita noi, che, per il manifesto stato di denutrizione in cu i eravamo, aggravato dalla nostra età, variabile dai 50 ai 65 anni, non eravamo in grado di sopportarla. La marcia fu compita nelle seguent i condizioni: ciascuno di noi era carico di una zaino o piccola va ligia, in cui s i portavano gli indumenti indispensabili per camb iarsi una volta, gli oggetti indispensabili per la pulizia personale durante il 'iaggio, ed un pò di vi\ eri per alimentarci; le strade erano coperte da uno strato di neve ghiacciata provocante sc iv o lamenti c cadute; la temperatura esterna raggiungeva sovente i 25 gradi sotto zero; nel pomeriggio, se non di se ra o di notte, al termine di ciascuna marcia, sostavamo in stalle di bovini per ripo!'larci (paglia a terra) e per ricevere una minestra di legumi, o qualche surrogato di caffè.
La mattina del 29 gennaio, quando già avevamo percorsi 176 lunghi c duri ch ilometri , a Wuga rt en, i tedeschi, temendo pitt che mai di non fare pitì a tempo ad uscire dalla l arga e profonda sacca russa, si decisero finalmemc ad abbandonarci ed a proseguire senza di noi la loro marcia ver!>O occidente. n generale d 'a rmata Geloso, da nostro fiduciario di' eniva. con la partenza dci tedeschi, nostro comandante secondo le leggi cd i regolamenti militari italiani, del che egli ci avvertì subito. Restammo a Wugarten , dove i russi ci rag- giunsero il 31 genna io, sino al25 marzo 1945, giorno in cui le autorit à militari russe ci fecero, in tradotta, partire per Lu blino (Polonia), dove giu ngemmo il l o april e. Il22 aprile lasciammo, in tradotta, Lublino per Ljnbotina (Ucra ina), dove giungemmo il26 dello stesso mese e venivamo sistemati in alcuni fabbricati s iti in località campestre distante Km. 6 dalla stazione ferroviaria d i Linbotina. Qui vi rimanemmo sino al15 settembre 194 5, giorno in cui, in tradotta, partimmo per rientrare finalmente in Italia. TI rimpatrio si effettuò il6 corrente mese. I tedeschi, durante il tempo che fummo in loro balia, ci trattarono, per vitto ed alloggio, mo lt o male; i russi, dal31 gennaio 1945 in poi, ci trattarono megl io, pur non essendo il trattamento fattoci da essi quello che ci aspettavamo, dato che l' Jtali a, avendo firmato l'armistizio, non era dall'8 settembre 1943 p iù in guerra con l 'U.R.S.S. e coi suo i alleati, e dato che tutti gli ufficiali russi, con cui eravamo venuti a contatto a Wugarten, si erano professati nostri am ici ed alleati.

Napoli, 19 ottobre 1945