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LA RIPRESA DELL'OFFENSIVA AUSTRO-UNGARICA
Sulla Orina
RIORDINAMENTO DELLE ARMATE DEI BALCANI E PROPOSITI DEL PoTJOREK. - La Bosnia era sgombra. Il Corpo di Uzice ed il Gruppo rnontooegrino del Sangiacato erano, il 25 ottobre, sulla destra della Drinn, nelle posizioni di partenza.
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I Montenegrini non più pericolosi, per disciplina e morale. Dei Serbi, la Div. Sum. II ed il Dist. del Lim, pur avendo subho un violento scossone, ancora in buone condizioni; pochissimi i prigionieri perduti, segno dell'ordinato ripiegamento effettuato ombattendo da una poszione all'altra. Erano però solo in g rado di sostenersi sulla difensiva; e per mantenere a lungo tale atteggiamento avverso una energica spinta nemica avrebbero avuto bisogno di un meno irregolare servi zio di rifornimenti, che nè C. S. nè Ministero della guerra riuscivano ad organizzare.
Degli Austro-ungarici il XVI Corpo non aveva sublto soverclhie perdite; morale assai elevato per l' operazione così rapidamente e felicemente condotta a tenni.ne; poteva considerarsi in piena efficienza.
Il Potiorek però, prima d~ avviarlo ancora sulla Orina per la manovra decisiva , volle concedergli qualche giorno di ripos o.
La 50• Div., che si era accresciuta della 16• brig. cnont., sostò nella zona di Rogatica; la 18" Div. a nord -oves t di Visegrad ' .
La 4" brig. mont., che il 21 ottobre era stata chiamata dallo Jagodnje verso H au Pijsak, fu rimandata alla divisione del Goiginger.
Mentre il XVI si ri ordinava, due distaccamenti furono costituiti per la sicurezza della Bosnia : uno ccmposto de ll a 17 brig. mont. e di alcuni battaglioni di Jandsturrn provvedeya alla D rina superiore; l' altro, per la media Drina, con la t' e la 9• brig. 1st. parava alle minacce dalle pericolose direzioni di Ba.jina Basta e di Visegrad. Ambedue dovevano completare lo spazzamento delle bande dal territorio e mostrar&i molto attivi così da far credlere imminente la prosecuzione delle operazioni dalla Bosnia in direzione di Uzice.
Con l a ripresa dell'offensiva il fzm. Potwrek voleva « coronare col successo gli sforzi fatti sino ad allora sulla Drina »
Permaneva il primitivo concetto: avvinghiare fortemente i Serbi sulla fronte; schiacciarli matnovrandlo su ambedue i fianchi,
L'attacco frontale affidato al XIII ed al XV Corpo della 6.. A., partendo dalle posizjoni già raggiunte a cavallo della Drina, fra Ljesnica e lo Jagodnje .
A nord la 5.. A., con l'VIII ed il Corpo misto, dopo essersi svincolata dalla pantanosa Macva si sarebbe diretta su Valjevo.
A sud il XVI, della 6.. A.; superél[1do la Drina a Ljub ovija, doveva puntare per Pecka sul tergo dell'esercito ·serbo (1).

Le armate furono perciò rior,dlinate sulla base della nuova costituiz.ione .
La 5• ebbe l'VIII Corpo ed il Corpo misto del Krauss; in totale: 82 btg.; II sq.; 41 btr. pari a 67.000 fucili e 200 cannoni.
Fu messo alla dipendenza del comandante della 5"' A, aio.che il Gruppo Sirmia. 26 btg.; 7 sq. ; 9 btr. -. che, agli ordini idel fml. L iidgendorf, era incaricato della sicurezza sulla Sava, fra la 5" A. e Semlino.
Una brigata di landsturm, 1'8", fu schierata sulla bassa Drina per collegare l'armata del generale Frank con quella del Potiorek .
La 6" A., con i Corpi XI II , XV e XVI, risultò forte <l'i 144 btg.; 1 2 sq . ; 77 btr.. I n complesso 134 .000 fucili e 400 cannoni .
Dipendeva dal comando della 6.. A. anche il distaccamento del fml. Snj aric al quale era affidata la protezione diella Dri1na superiore : constava di 15 btg. e 7 btr. e ne formava il nucleo principale la 17" brig. roont. .
(1) Schizzo n. 10.
Altri 25 btg. e 6 batterie costituivano i presidi delle fortezze in .Bosnia ed Erzegovina.
Infine, all'estremo orientale della fronte, il Gruppo del Banato; questo <la cinque era stato portato ad undici battaglioni dopo che le voci corse di possibili trasporti russi lungo il Danubio avevano allarmato il governo ungherese e, insieme con tentativi serbi ID.ella zona di Orsova, avevano costretto il Potiorek a provvedimenti atti a meglio garantire la sicurezza dell'Ungheria,
La somma totale delle forze austro-ungariche nei Balcani era perciò di 312 battaglioni; 32 squadroo.i; 143 batterie.
Forza in verità cospicua in relazione alla potenzialità complessiva dell'esercito imp eriale ed alla beti minore importanza del teatro di guerra danubiano iin confronto di quello orientale.
L 'esercito operante contava iperò soltanto 210.000 fucili; 3000 sciabole; 600 cannoni. Tutto il resto era assorbito dai vari nuclei di sicurezza e dlai presidi delle fortezze sul Danubio, sulla Sava, sulla Drina, in Bosnia Erzegovitna e Dalmazia.
Le unità complete ed in ottime condizioni. I vuoti prodotti dalle perdite, le quali tra morti, feriti, prigionieri (1) e malati erano ascese a circa :l 50 % del totale, erano stati colmati incorporando le formazioni cli marcia.
Il massimo successo contro i Serbi avrebbe potuto ottenersi qualora, senza alcuna interruzione, d'opo la vittoria in Bosnia le armate dell'esercito dei Balcani si fossero lanciate all'offensiva.
Ma la opportunità di un riposo al XVI Corpo e l e sopravvenute preoccupazioni per la sicurez7a dell'Ucgheria fecero tardare la ripresa delle operazioni. Vi concorse altresì la necessità di mettere anzitutto la 5" A. in condizioni <l1i meglio muovere, giaccihè l'VIII Corpo dalla ristretta testa di ponte nella zona di Cma bara non avrebbe potuto partire con la necessaria S!pinta e celerità.
(1) I prigionieri la.sciati in roano ai Serbi, dall'inizio della guerrJi a tutto ottobre, ammontavano a circa 50 uffici a li e 6.000 solda ti; i Serbi e i Montenegrini avevano perduto 70 uffi ciali, 15.0 00 uomini di truppa e 6o cannoni.

L'inizio dell'attacco generale fu perc iò rimandato al 6 novembre; nel frattempo la 5a A. doyeva guadaginare spazio sulla fronte oo' alla sinistra dell'VIII Corpo e collegarne saldamente le operazioni con quelle del Corpo misto.
Questo rinvio non era certamente opportuno..
I Serbi erano, è vero, in condizioni critiche per il rovescio subìto dal Corpo di Uzice, per la stanchezza delle divisioni schierate sulla Drina e per le dà.fficoltà dei rifornimenti; e di tutto ciò aveva sentore il Potiorek. Ma la situazione ·della 6a A., aggrappata alle alture dello Jagodnje & Boranje e di Gucevo, con i p onti alle spalle in gran parte rotti per la piena della Drina, non era neppure delle più favorevoli.
Un attacco condotto ooi Serbi, con la di~perata tenacia di cui erano capaci, avrebbe potuto sottoporla a,dl assai difficili prove e minacciare di rovesciarla nella Drina. Già nello stesso mese, non appena le acque avevano asportato i ponti, la 4-2a Div. H. aveva subìto a Loznica un violento attacco e passato un brutto quarto d 2 ora; era stat a costretta a sgombrare rapidamente alcuni elementi al di là 'Clella Drina. Si era alla fine liberata; ma la situazione era rimasta critica e precana.
Prevalsero perciò le altre considerazioni ed ancora una volta la lentezza ebbe il sopravvento sulla celerità.
Per fortuna del P oti orek il C. S. serbo non ebbe l'animo di ridurre le forze, come avrebbe potuto, del Corpo di Uzice per valerseoe sulla fronte dello Jagodrrje, giacchè in tal caso difficilmente la divisione mista del Goiginger avrebbe potuto resistere.

Ragioni non strettamente operative inducevano anche il Putnik a tergiversare: da un lato il non volere lasciare soli i Montenegrini di fronte alla Bosnia, dall'altro la speranza che presto la guerra si decidesse sulla fronte e quindi la convenienza di non «s ciupare >) l'esercito sonza un'impellente necessità.
LA
- Il 24 ottobre iniziò così le operazioni la sola 5a A. , per co-
'Stituirsi una testa d'i ponte ,più ampia e portarsi su terreno che consentisse più facilmente la manovra (1).
La battaglia con la II A. serba durò sino alla fine -del mese. La grande superiorità di artiglieria degli Austro-ungarici, l'abbondanza di munizioni, l'appoggio dei monitori dalla Sava, la tenacia delle fanterie attaccanti ridussero i Serbi a mal partito, tanto più che la grande scarsezza di munizioni vietava loro di controbattere efficacemente le artiglierie nemiche, dhe ridussero uomini trinceramenti e 'C!ifese passive in condizioni pietose.

Sino dal primo giorno l'azione d,i assai primitive bcmbarde di legno, che lanciavano bcmbe cariche di alto esplosivo, di grande effetto morale più che profondamente distruttrici, fu causa di vacillamento per la destra della Div. Mor. I, la quale ripiegò nella zona di Crna bara. Successivamente i progressi del Corpo d~l Krauss e l'insistente penetrazione della 21" Div., la quale in questa secontla fase della campagna cancellò il ricordo della poco buona prova fatta nel1'agosto, misero in seria difficoltà tutta l'armata del generale Stepanovic, che dovette alfine ritrarsi sulle pendici settentricnali del Cer, schierandosi fra Sabac _ Dobric e Ljesnica.
La situazione era apparsa graye al generale Stepanovic sino dall'inizio della nuova battaglia, così per la direzione e l'entità di forze dell'attacco, come, e più ancora, percbè a malgmdo delle sue insistenti richieste e delle ripetute relazioni con cui aveva prospettate le penose condizioni delle truppe nei riguardi del vestiario, dell'equipaggiamento e delle munizioni, nuUa aveva ottenuto.
La necessità e l'opportunità del r~piegamento, per condurre l'armata su posizioni più favorevoli e sottrarla alla minaccia sul fianco destro, minaccia grave per tutto l'esercito serbo, fu subito prospettata dal comandante della II A . al voivoda Putnik. Questi però confidava sempre di evitare l'im.vasione del suolo serbo e sperava resistere sul confine. Non dette l'autorizzazione d~ ripiegare; e non la negò.
Le discussioni di quei giorni fra il Putnik e lo Stepanovic ebbero ,punti e momenti altarnemte drammatici.
(1) Schizzo 11. 9.
Riliram. ser b:i daJralJrina alla /{olub.uJ.

_ { _ Rj,eg~rntrtf6 d,I 6,.,,v,ml>-, (91.1+ lfflll t'llll!l _.pc},fuJme,,loaclifeu. d,· 1/41,evo " ( fl r1;1.~,,;,h,,J J
,- - - -, [,, i!rm~u serbe d,&o la Jfohtb~ ra. , __, (i f '1or,mb reJ
--..>~.JJ,re7!rù, d, //)j egwme n fo dt,' ,o,,,,,. o/ ~rmalr au1/rounsar1 'r"i
Il 27 ottobre lo Stepanovic, mentre già curava lo sgombero delle popolaiioni a tergo dell'armata per rendere meno difficile il ripiegamento e provvedeva al riattamento tdelle strade, scriveva al C. S. : « tutte le rimostranze da me fatte finora nei riguardi della grave situazione per la maincanza di munizioni di artiglieria non hanno avuto successo... pur essendo le roie frasi l'espressione della idisperazione. L'avversario con artiglierie soverchianti distrugge le trincee, seppellisce gli uomini; e<l1 io non ho munizioni per impedirlo. Ora la situazione è questa: la geinte muore ed io non ho da ripianare le perdite nè ho le munizioni necessarie per lottare e diminuire queste perdite.
« .. . Le continue preoccupazioni e la lotta per le muniziom di artiglieria mi hanno consumato e depresso, sì che mi sento del tutto impotente ed incapace a comandare ancora l'armata. Prego quincD che mi si esoneri subito da questo dovere. E' nell'interesse generale che si invii al più presto il sostitUto ».
Le dimissioni del gein.erale Stepanoyic non furono accolte dal Putnik, il quale con termini molto energici lo invitò telefonicamente a restare al suo posto.,_
Lo Stepanovic restò al suo posto, ma nè le munizioni nè altri rlfonnim ent i vennero a migliorare la situazione dlella II A., le cui truppe non reggevano più alla ince~ante pressione nemica ed ai non controbattuti banbardamenti. Fu necessario, per evitare che l'accentuarsi dell 'attacco austro-ungarico ed una più profonda penetrazione costringessero ad una ritirata dh e avrebbe potuto trasformarsi in un disastro con graye pericolo delle rimanenti armate, ar retrare senz'altro l'annata sulla retrostante linea già predis posta alle falde del Cer. Trasse profitto il comandante della II A . d,j un giomo di sosta negli attacdhi dell'armata del generale Frank e nella natte sul 31 ottobre riuscì a ritrarsi, senza che l'avversario se ne accorgesse a tempo, sulle p05izioni fra Sabac e IJjesnica.
Il ripiegamento, che rispondeva alle oecessità della situazione, avvenne dii iniziativa del generale Stepanovic; il C. S. serbo vi era recisamente contrario ma non osava ordinare in modo peron.torio di resistere adi olt ranza sul posto.
Il Putnik, pur vedendo la critica situazione della II A., ingol- fata in una sacca che stava per diventare senza uscita, e pur consid'erando che una ritirata forzata poteva scoprire ccmpletamcnte fianco e t ergo della III, era ossessionato dall'idea di non cedere terreno e perdeva di vista il problema strategico che egli poteva risolvere solt anto con la manovra dell e armate stesse, giacc hè oon aveva alcuna riserva su cui contare.

Di fronte a tale tenacia, il generale Stepanovic non volle neanche lui prendere solo su di sè la respoosabilità dell'ordine di ripiegamento, riunì il 29 ottobre a consiglio i comandanti dii divisione per discutere « sé, data la situazione attuale delle truppe nostre e nemiche, si debba restare ulteriormente nell'attuale schieramento fioohè non si abbi<\ sensa.iione della pressione nemica o non si debba attendere neppure ciò, ma ritirarsi subito ·sulla posizione fortificata dli Cer, per deci sa resistenza » .
La seduta, di cui fu redatto regolare verbale (1), portò alla conclusione che la posizione inadatta alla difesa e la mancanza di munizioni imponevano il ripiegamento, giacchè una lotta ad 1 oltran za nella Macva, anche al solo scopo di guadagnare tempo, avrebbe portato al consL1mo delle poche munizioni disponibili e resa l'armata non icionea ad ulteriore difesa sulla posizione di Cer « anche se avesse ootuto togliersi <lblla sfavorevole situazione in cui era caduta».
In t al guisa il Putnik, suo malgrado, fu tratto a rimorchio da l comandaate d ella II A., il quale restand o nella M acva avrebbe seguito certamente meglio le direttive 'Cie l Capo di S. M_. ma avrebbe reso anche un segnalato servizio a l Poti orek facilitandbgli l'abbattimento <lcll'ala settentrionale deU'esercito serbo e l a riuscita della manovra di avvolgimento .
L a 5" A. austro-ungarica ebbe così a disposizione la vasta piazza d'armi ·della M acva; lasci ò però dhe l'arm ata l!lemica si sottraesse in buone condizioni alla stretta e si mettesse i n gradb di meglio coprire la destra de ll'es ercito serbo.
L a ritirata dell'armata del gene rale Stepanovic, ostacolata dai profughi della regione e dall'intasamento delle strade dove il carreggio si impantanava, fu causa di numerosi allontanameinti di soldati dalle fila; si compiè però senza essere affatto disturbata dagli Austroungarici i quali perdettero un'ottima occasione per infliggere una severa punizione al nemico in ritirata .

La guerra mondiale abbonda di avvenimenti del genere; spesso uno dei due avversari è riuscito a rompere il contatto ed, a ritrarsi su posizioni più favorevoli con guadagno di tempo e idi forze e c05tringondo l'attaccante a rinnovare schieramento ed attacco.
La vigilanza nelle fasi di trincea, ed anche nei Balcani si adombrava già tale fase, è più una vigilanza di sicurezza che <li esplorazione. Ne segue che si riesce, forse, ad evitare che il nemico sorprenda ma ncu che sfugga. Frutto questo dall'avere perduto le caratteristiche di attività e di continua t ensione che sono proprie della guerra di movimento, e che sole possono permettere di tenere sempre strettamente agganciato il nemico.
La sosta in trincea, gli attacchi e le difese di posizioni rafforzate sono episodi, anche se duraturi e cost05i; situazioni passeggere dalle quali si può uscire da un momento all'altro. Le forze debbono essere sempre tese e pronte ad irrompere sul nemico; e siccome non tutte poss ono essere tenute in continua tensione così occorre quello scaglionamento che consa:ita il massimo di tensione ayanti ed il riposo necessario a tergo. Allora era anche il periodo in cui tutte le fo rze erano proiettate innnanzi; l 'a ttività anzichè crescere scemava, ,pc rchè tutte erano stanche.
E' qucstio.:ie di dbttrina, di addestramento, di volontà dei capi e di ordinamento.

Dottrina ed addestramento che facciano del movimento e della • vigilanza attiva una vera forma mentis; volontà dei capi che si trasfonda in tutti e tenda sempre decisamente allo scopo, con tensione che non ammetta soluzione di continuità; ordinamento d i unità che consenta disproibilità di truppe celeri capaci dì. riprendere il contatto anche col nemico che ripiega; il quale è sempre ,più celere di chi lo insegue.
Un popolare proverbio d ice : «a nemi co che fugge ponti d'oro» .
In guerra non va; il nemico che tenta sfuggire deve essere agguaotato perchè è proprio quello il momento in cui gli si può arrecare il massimo danno e scompigliarlo in mcxlo da vietargli di mai più riordinarsi.
La lott a si riaccendeva intaioto sulla Orina . Mentre la II A. era costretta a sgombrare la Macva, la III tentava il 28 di impossessarsi delle alture di Gucevo puntando su Koviljaca, così d1a separare dalla Ori na le divisioni della 6a A. austro-ungarica. L 'attacco, che già da parecchi giorni era stato proposto dal generale Jurisic Sturm senza che il Putnik lo avesse autorizzato per nan ridurre oltre l'effi.cenza ,delle truppe, fu tentato per alleggerire la pressione sulla II A.
Non riuscì però a nulla., per quanto le migliori condizioni della JII A. in fotto di artiglierie e di munizioni (1) avessero permesso una ottima preparaziaae di fuoco all'avanzata delle !divisioni Mista e Drin. I.
Ma le truppe serbe non mostrarono soverdhio spirito offensivo. ,r Non vi sono forze per l'offensiva - affermava il comandante della Div. mista nel suo rapporto tdel 28 ottobre - ve ne sono soltanto per la difensiva, ma occorre dare il cambio alle truppe e riposarle».
Nessun turbamento portò l'operazione della III A . serba ai preparativi ·del P otiorck. Dopo la conquista della M acva ambedue le ali dell'esercito dlei Balcani disponevano di una testa di ponte suffi.cieintemcnte ampia e forte. Awinghiando ora fortemente i Serbi sulla Orina ed agendo oon estrema energi a da tnord e da sud, egli poteva ancora sperare dli chiudere la tanaglia e stritolare l'esercito serbo.

Continuò perciò la 5" A. ad avanzare verso sud-est mentre il XV I Corpo si avvicinava a Lju bov ij a ed il XIII e XV intensificava1no i preparativi per attaccare fra Loznica e lo Jagodnje.
(1) Contrariamente a quanto a\Veniva nella II A., il comandante della I1I accennando nella sua rehziot1e al C. S. al violer.to fuoco dj artiglieria col quale ave,·a battute le trincee nemiche, soggiungeva: « Abbiamo mootrato di stare, quanto r. munizionamento di artiglieria, ottimamente 1,. (R. S.).
Sulla fronte Sabac-Ljesnica la II A. serba -doveva difendersi ad oltranza. Al suo comandante il Capo di S. M., mentre raccomandava di tonere saldamente le ali - Sabac e Vidojevica (r) - ed in particolare quest'ultima l ocalità punto di giunzione con la III A., ordinava il 30 ottobre: « Sulla nuova linea difensiva si deve accogliere il nemico con la massima tenacia ed energia e fare entrare in maate a ciascuno ch e non si può neppure pensare di ripiegare da questa linea. Su di essa si deve vincere il tnemico » (ortd. 5523 op. del 30 otto bre 1914).
Ma i propositi del Putnik, il quale confidava sempre di arrestar e sulla D rina e ·sulla Sava le annate a. u., furono frustrati dall'incalzare degli anenimenti,
Il 1° novembre Sabac era attaccata e conquistata dal Corpo misto cel Krauss, ,portando un fiero colpo all'ala destra diella II A .. Anche in questa occasione la preponderanza di artiglierie degli Austro-ungaric i e l'aiuto dei monitori furono molto senti ti diai Serbi. « A Sabac - affennò il generale Stepanovic ,- la lotta è stata risolta in comples so <l'all'artiglieria nemica >> .

La pressione dello 5a A. si propagò da Sabac su tutta la fronte sino a Ljesnica e proseguì inesorabile nei gianni successivi. Il 2 novem b r e il tempo, volto.si fi n almente al bello, favori i n modo particolare la preparazione dell'atta cco sviluppato nel giorno successivo.
P ur senza penetrazioni sove r chiaroonte profonde, la conquista di Dobric e di Lipolist da parte <ielle divisioni deWVIII Corpo e la prosecuzione dell'attacco del Corpo misto a sud di Sabac, misero di nuovo in critica situazione lo Stcpanovic. Il C. S. serbo ne fu preoccup ato ed ordinò che la Div. D an. I della I A. fosse avviata per Zaulak a e Tekeris a rinforzo della II armata.
L a tilalllOOnza di riserve, che il Putnik n on riesce a crearsi, per difetto 1<li uomini e di mezzi ed altresì perchè in questa fase della campagna è subentrato il desiderio di rutto coprire che lo ha costret to a tutto schie r are, rende incessante questo moto pendolare ii:!elle divi- s1oni serbe dall'una all'altra parte del fronte, a seconda che il nemico lasci tranquilla l'una ed attacchi sull'altra.
(1) Alture dd C er ad oriente di Ljes.nica.
Ma la sosta sulla fronte della I e della III armata era tutt'affatto temporanea.
Già il 5 noyembre, mentre la pressione del Corpo· misto e del1'VIII a. u. rendeva preoccupante le condizioni ,d.tlle divisioni della Il A . e s,pecialmente delle Sum. I e Tiro. I (1), un itn tenso bombar.damento fra Ljesnioa e lo Jagodnje dava il segna le di imminenti e serie azioni anche contro il centro e la sinistra dell'esercito serbo.
Diveinnero allora vivaci le proteste del generale Bojovic, per lo indebolimento della I annata con l'allontanamento della Div. Dan. I proprio nel momento in cui l 1 armata stayà per affrontare un nuovo attacco. Cooseguenza, altra oscillazione del pendolo: la Div. Dan. I inviò solo una parte delle sue forze alla II A. e restò con le altre nel nesso della prima .
Regnava ancora calma nella zona di Ljubovija... Però l'aviazione serba, che renci'eva ora qualche servizio nel campo esplorativo, aveva segnalato m ovimMti :di truppe austro-ungariche tra Vlasenica e Srebrenica; poichè la loro quantità non destava preoccupazioni , e per la grande attività sulla fronte del Corpo dii Uzice, dove le podhe truppe austri ache rimaste riuscivano ancora, con grande dinamismo, a,dl i!Ilgannare l'avversario sulla loro consistenza e sulle loro intenzioni, il C. S. serbo nau previ•de un'azjone da Ljubovija, dove il XVI Corpo a. u. continuò a riunirsi con suffìcente segretezza.
L'attacco sviluppato il 6 novemb r e dal XIII e dal XV Corpo si iniziò sotto fayorevoli auspici e proseguì con successo.
Sino dal primo momento cedette sul Gucevo la sinistra della III A . serba. Sulle ,posizioni occupate dalla Div. Mista il fuoco dell'artiglieria a. u. era stato « così p reciso e così opprimente dalle ore 2 in poi, che già alle 3 aveva sconvolte e distrutte le trincee per tiratori e seminato il terrore fra i soldati » (1). La Div. Mista arretrò in fuga; contemporaneamente i Serbi cedevano sul Boranja Pl. e sullo Jagodnjc.
(r) La II A. serba era rimasta con le divisioni: Sum. I - Tim. I . Mor. I e Cav.. La Tim. II era passata alla III A., perchè il generale Stepanovic aveva trovato gravooo dirigere le operazioni di cinque divisioni.

La III A. costre t ta adl abband onare la Drina si schierò da Ljes:nica a Krupanj sbarrando la valle dello Ja•dar all'altezza di Jar ebice. La I seguì con la destra il m ovim ento della III; mantenne la sinistra a sbarramento della ca:nunicazione Ljubovija-Pecka.
La crisi fu grave per ambedue le armate nei giorni 6 e 7 no· vcmbre.
Non potè però trame profitto il XVI Corpo a. u. il quale Sùltanto nella notte sul 7 n ovembre riuscì a traghettare i primi reparti, a Ljubovija, sulla destra della Drina. La grave minaccia portata su una direttrice vitale per ambedue le armate serbe, quella di Valjevo, non fu perciò sentita nel momento in cui il suo effetto sarebbe stato maggiore.

S0lta111to 1'8 novembre il XVI Corpo, il cui ·passaggio della Drina non era stato ostacolato seriamente dai Serbi, comparve al COUl· pleto nella zona a nord di Ljubovija.
Il generale Bojovic valu tò subito la gravità della situazione. La sua armata era schierata a semicerchio, su circa 30 km . d~ fronte, ad W-S-W di Pecka, in terreno montarno e bosc0>0. Ambo le ali erano minacciate: la idestra per la malsicura protezione offerta dalla III A. che aveva ripiegato dalla Drina un po' celermente cd era sempre sotto l ' attacco nemico; la sinistra ,per l'avanzata delle nuove forze avversarie da L jubovija._
« Il nostro soldato - scriveva egli ito.oltre al C. S. - combatte mal volentieri nel bosco quan<l!o non è immediatamente sotto l 'occhio ed alla mano dei comandanti; nel che il nemico, sotto questo punto di vista, ci è superiore» .
P ropose perciò al C. S. di arretrare lo selhieraroon.to a nord-est di Pecka su una posizione meno boscosa e più corta di 12 km.
(1) R. S. · RapPorto d el la sera d el 6 novem bre del comandante della III A. serba al C. S..
RIPIEGAMENTO SERBO su V ALJEVO (1). - Ma la situazione non era grave ormai solo sulla fronte della I A. d ove il comandante della D iv. Dan. I affermava, il 9 novembre, che i soldati non voleva[lo più combattere.

Ovunque la resistenza dei repart i sembrava giunta all'estremo limite: la III A., cui la sesta a. u. non daya tregua tormentandola coo ini,nterrotte azioni di artiglieria e con frequenti attacchi di fanteria, aveva subìto gravi perdite ed era moralmente assai scossa, Sulla destra della II A. la spinta esercitata da Sabac dal Corpo misto del Krauss pareva dovesse da un momento all'altro travolgere ogni resistenza e compromettere l'esistenza stessa dell'armata .
L'esercito serbo fu costretto a ripiegare su tutta la fronte. Non vedeva però ancora il Putnik la convon.ienza di un'ampia man ov ra di ripiegamento, la quale gli desse nuovamente l'esercito completamente in mano e gli permettesse di ricostituirlo per passare poi alla controffensiva. Orditnò perciò movimenti di piccola entità e schieramenti su posizioni retrostanti poco lontane dalla Drina. Le posizioni fra Zaulaka, la testata &,:Ua Tamnava e Novo Selo non poterono, 1'8 ed il 9 novembre, neppure essere occupate dalle armate III e II sotto la continu0 ed energica pressione del nemico; soltanto la I A. continuò invece a battersi nella zona a l!lord-est di Pecka e riuscì a tener libero la rotabile Zaulaka-Valjevo, per l a quale doveva sfilare gran parte ,della III.
Nella notte <:l'el 10 sul1'11 noyembre la situazione apparve però al C. S. serbo cosi grave da determinarlo ad un ripiegamento di maggiore ampiezza.
Le annate austro-ungariche procedevano infatti senza sosta e premevano molto energicamente. La 5a puntava s.u Baniani e Koceljevo; la 6.. avanzava con i suoi tre Corpi rispettivamente per Tekeris, Zaulaka e Peck.a.
Una ulteriore sosta della III armata nell'alto Jadar avrebbe potuto portare all'accerchiamento completo.
Il mattino dell'n a.ovembre il Putnik (or<l. n . 62 7 op.) ordinava che le tre annate ripiegassero « su posizioni aà immediata e strenua difesa di Valjevo » .

La I A. sulle alture ad occidente di Valjevo fra le rotabili Valjvo-Osecina e Valjevo-Rogatica; la III a no.rd della città sino alla rotabile Valjevo-Baniani; 1a II da quest'ultima sino ad Ub, con la Div. Cav. ed il Dist. di Obrenovac a copertura della destra.
Il Corpo di Uzice ed il Dist. di Rogatica sbarravano, sonza muovere dalle loro posizioni, gli accessi ad Uzice e la strada RogacicaValjevo.
Le armate II e III riuscirono a rompere il contatto con gli Austroungarici, i quali già impacciati dalle prime difficoltà dei rifornimenti cominciavano a rallentare la celerità di avanzata; mancavaao d'altra parte di cavalleria e non seppero nè trattenere nè raggiungere i Serbi in ritirata. Questa fu particolarmente laboriosa per la Il A. sulle cui strade affluivalllo anche i profughi delle loc alità abbandonate causando ingombri e ritardi. La III A., che aveva le divisioni Drin. I e II cc.mposte di clementi reclutati in gran parte sul posto, perdlette molti uomini per l'allontanamento .dalle file di numerosi soldati dhe pensarono a mettere in salvo le famiglie, Un più vivace inseguimento da parte austriaca avrebbe potuto mettere i Serbi in ben grave situazione.
Aspri combattimenti sostenne invece il XV I a. u . contro le truppe d el generale Bojovic, le quali, prima di portarsi sulle nuove posi;z ioni ad ovest <l'i Valjevo dovettero attendere che tutta la III A. fosse aefluita per la strada Zaubka-Valjevo; riuscirono però completamente allo scopo giacchè l'azione del solo XVI, non aiutato da una contemporanea e celere avanzata degli altri Corpi della 6a A. per ritardare la ritirata d'ella III A. serba, noo poteva riuscire a tagliare la strada di Valjevo.
Svanì perciò nel Poti orek la speranza di completare la manovra e di battere definitivamente i Serbi prima che si fossero rafforzati sulle nuove pooizioni. E questo più che altro per le difficoltà l ogistiche che si facevano già sentire e rallentavano la maròa; difficoltà insite nella direzione idi avanzata della 6• A .
L 'idea di una strenua difesa di Valjevo, contenuta nell'ordine d el Putnik, si affievolì sino a dileguarsi nella stessa giornata dell'n novembre di fronte alla realtà.
Le trllppe serbe erano in gran dìsordme; interi reparti cedevano le armi senza combattere; tutte le divisioni stanchissime e prive di rifornimc:mti. Erano indispensabili i complementi per dare una certa consistenza alle unità; ne erano affluiti durante i canbattimenti e lungo la ritirata ed erano stati incorporati, con scarso vantaggio della <liscipliiaa e del morale, .in reparti sc~i cd in momenti inopportuni. L e munizioni 'Spedite dalla Francia cominciavano appena ad arrivare 3 Salonicco e sarebbero passati ancora alcuni giorni prima di averle al fronte.
Tutto induceva i comandanti di armata a prospettare le gravi difficoltà di una difesa idi Val jevo,
Era necessario acquistare maggiore spazio, staccarsi canpletamente dal nemico; porre ~'innanzi a questo un serio o.stacolo cosl da guadagnare un po' di tempo per riposare le truppe, rioI'<linar le e rifornirle.
Il Putnik, sempre restìo ad abbandonare terreno, non volle dare ordini veri e propri ,di più profondo ripiegamento; si limitò, nella stessa giornata dell'n, ad emanare direttive per un eventuale riti rata sulla destra della Kolubara, « per il caso di una sfortuaata difesa di Valjevo ».
La II A. col D ist. di Obrenovac e la Div. Cav. doveva, in ta l caso, schierarsi ad oriente del fiume fra confluenza del L jig e l a Sava; la I II sulla destra del Ljig sino alla rotabile Valjevo-Gm. Mil anovac; la I s u lle altu,re d i Suvobor e di Ma l jen, prendendo alla su a dipendon.za il Disr. di Rogacica . Infine il Corpo di Uzice, prendendo contatto a destra con la I A. a sud del Maljen, doveva provvedere a sbarrare le comunicazioni Valjevo-Uzice e Bajina Basta-Uzice.

La difesa di Valjevo fu tentata.
Mentre la II A. serba era arrivata tranquillamente sulle sue posizioni dell'Ub. e neppure U era stata molestata giacchè la 5• A. a. u. inon riusci sino al 13 novembre a superare Banjani e Koceljevo non ostante le migliori coni<lizioni stradiali della sua zona, la I e la III furono, appena giuntevi, attaccate sulle assai avanzate posizioni ad ovest ed a nord di Valjevo.
Il XV ed il XVI Co11po a, u. premendo fortemente fecero indietreggiare i Serbi verso Valjevo, provoc:c:1db nuovi e gravi 'Clisordini.
Il Putnik sperò di evitare l'abbandono di Valjevo e di ristabilire la situazione ordinando alla II A. , che non era attaccata, di eseguire il giorno r4 un contrattacco in '<iirezione id'i Koceljevo, al quale avrebbero partecipato ainchc le divisioni non impiegate dell'ala destra della III A .. Egli ritenne, evidentemente per la tranquillità sulla fronte della II A., che la massa austro-ungarica si fosse rivolta tutta a sud yerso Valj evo e che un'ardita manovra gli avrebbe consentito di coglierla sul fianco e di capovolgere la situazione.
Sarebbe forse stato, afferma uion a torto la R . A., un particolare favore reso alle armate dei Balcani permettendo loro di impegnare anche la frazione dell'esercito serbo che si era abilmente sottrntta e ài spingere a fondo il già promettente attacco 'Cii Valjevo.
Ma dtt un lato la riluttanza del cccnandante della II A., il quale uon si sentiva in condizioni di lanciarsi in un attacco mentre era anccr quasi odel tutto privo di munizioni per artiglieria; le notizie avute 1da lla I e dalla III A. che facevano dubitare seriamente dell'esito della battaglia impegnata ad occidente di Valjevo, <lissuasero ben presto il Putnik <lbl suo proposito controffensivo.

La disciplina, nelle critiche coodizioni in cui i reparti erano stati messi, si rilassava sempre più.
« E' stato ordinato - scriveva il generale Jurisic-Sturm. - sotto pena di morte che nessuno si ritiri; però q ualche reparto si è ritirato lo stesso».
Inoltre il Dist. ~i Rogacica, contro il quale operavano la 181 Div. a. u. e la 4• brig. mont., non era più in grado di proteggere la sinistra della I A. nè poteva essere rinforzato. Le forze a. u . minacciavano <l'i incunearsi fra la I A._ ed il Corpo di Uzice.
Desistette perciò il Capo di S. M. dell'esercito serbo dalla manovra ordinata alla II A.; però dopo aver sospeso il contrattacco di quest'ultima, non volle dare alcun ordine <l,i ripiegamento. Probabil~ mente spera va ancora id i riuscire a mantenersi attorno a Valjevo, non ostante la situazione foss_e insostenibile con ambedue le ali completamente scoperte. e< Le condizioni in cui si trovavano le truppe la sera del 14 novembr e - dice il rapporto d ,i quel giorno del comandante della I A . davano poco affìd!amento dhe le posiziani potessero essere mantenute a lungo ».
L'ESERCITO SERBO RIPIEGA SULLA KoLUBARA. - Il ripiegameinto da Valj evo alla Kolubara fu deciso ed attuato per iniziativa dei comandant i di armata .
La Div. Dan. I battuta e costretta ad indietreggiare era inseguita alle calcagna; la minaccia incombente sul distaccamento di Rogacica era molto grave per la sinistra della I A., la cui destra si trovava anche essa completamente in aria, dopo che l a Div. Dr.in. I dlel-
1::! III A. era stata battuta.
La direttrice di ritirata della III A . si incrociava a Valjevo con quella della I, e qualora le due armate avessero ripiegato nello stesso tempo ne sarebbe nata una inestricabile confusjone dalla quale non si sarebbe nsciti se il nemico avesse contmuato a fondo il suo attacco.
Decise iperciò il cocnan,d!ante della I A. di ripiegare, .iniziando il movimento la stessa sera del 14, sull'alto Ljig, sul Suyobor e sul Maljen.
D a ll a ritirata della I A . nacque quella della III .
Così il ripiegamento avvenne bensì secando le direttive emanate dal Putnik verso le posizioni sulla 1d'estra della Kolubara e d!el Ljig, ma non fa nè ordinato nè coordinato dal C. S. a tal punto che il generale Stepanovic. la cui armata viveva ancora in sufficiente tranquillità e non aveya quindi ragioni proprie per pensare a ritirarsi, seppe del movimento retrogrado delle altre armate soltanto quanrd'o a sera del 14 il comando della Div. Tiro. II, ala destra della III annata, comunicò alla sua vicina Idi nord che <l\urante la notte avrebbe abbandonato le posizioni per dirigersi oltre la Kolubara .
Il comandan te della II A., che ign orava la ·situazione prodottasi sulla fronte delle altre armate, dhiese telefonicamente i·struzioni al C.S.

La conversazione svoltasi fra lo Stepanovic ed il Putnik è amena; se tale aggettivo può d'arsi ad un colloquio il cui tema era molto serio e grave, .
Alla ragionevole ,domanda del ccmandante della II A., se dovesse cioè anche egli provvede re oppur no a ripiegare, il Putnik rispose che al riguardo lo Stepanovic doveva prendere accordi col comandante della III A.

Gli accordi potevano riguardare solamente modalità, ma non da essi poteva scaturire la decisione <li ritirarsi o meno per un'armata la cui situazione, considerata iin. proprio, non presentava nulla che inducesse ad una misura di tale grayità. Il generale Stepanovic perciò osservò « ohe non aveva motivo di pren1d'ere tali accordi, ma desiderava avere al riguardo ordini dal Comando Supremo».
Ne ebbe per tutta risposta un « add!io )> e l'interruzione della conversazione telefonica.
Azione di comando, questa del Putnik, poco chiara e poco confacente alla gravità del momento; e che forse deriva dalla ritrosia più volte manifestata ad abbandonare terreno al nemico e che finì per produrre la conseguenza che egli, anzichè essere il regolatore dei movmenti dell'esercito, fu tratto a rimorchio <lai comandanti di armata.
Il comandante della II A. decise senz'altro di ripiegare e nella ~atte stessa iniziò il movimento. Ma se egli, prima di prendere una ri soluzime così grave senza che diretti avvenimenti gliela imponessero e senza avere una chiara id'ea della situazione delle altre armate, avesse voluto attendere e conoscere che cosa realmente er a succesw alla sua sinistra, la II A. avrebbe potuto ·essere agganciata rd'agli Austro-ungarici e sottoposta ad una dura lezione.
La parola cihiarificatrice del C. S . era in quel momento t élillto più n ecessaria giacchè proprio il giorno r4 la II A. avrebbe dovuto c001piere l'azione controffensiva prima ordinata e poi sospesa dal Putnik . Il coman1dante dell'armata, che poche ore •prima era stato sollecitato ad agire e per qqanto riluttante vi si era apparecchìato; al l' oscuro di qua1Uto accadeva al trove; con notizie sul nemico che ne dipingevano a non troppo rosei col ori la situazione per la crisi dei servizi, non aveva per certo tali elementi in sua mano ,da farlo decidere a<l un ripie- gamento, che ayrebbe dovuto esser e or1diinato, ed in termini ben chiari, dal C . S.
Questo contegno del Capo <li S. M. serbo di fronte al comandante della II A. in un momento così grave noo è comprensibile.

Q uando anche il generale Steipanovic si fosse mostrato titubante adl assumere una responsabilità sua ed il Putnik avesse creduto suf.ficionti le direttive .da lui già emanate per un eventuale ripiegamento, lasciando la scelta ,del momento ai comandanti di annata, non era quella l' ora di evitare da parte sua una de<;_isione chiara ed un ordine altrettanto preciso. Per il momento si trattava di salvare l'esercito da una catastrofe; poi si sarebbe giudicata la condotta del generale StepanovJc.
Giunti a questo punto, il fatto dhe da qualche autore è :stata magnificata la manovra di ripiegamento serba dalla Drina alla K ol ubara siccome condotta dall'iinizio alla fine oon concetto unitario per per portare l'esercito su posizioni più vicine alle fonti di rifornimento e favorevoli alla battaglia decisiva, ci induce a soffermarci al quanto sull'evoluzone <lel pensiero del C. S. serbo nei riguardi della ritira ta dalla Drina e della difesa di Valjevo.
La manifesta impossibilità di sostouersi prima sulla Drina, poi sul Cer e nella valle dello Jadar, ·dove pure si voleva opporre resistenza ad oltranza, di fronte alla minaccia di avvolgimento sui fianchi, costrinse il Capo di S. M. dell'esercito serbo ad ordinare, l'n novembre, la ritirata su Valjevo.
Doveva essere considerata siccome l'ultimo passo indietro. La battaglia per la difesa di Valjevo ,doveva essere risolutiva. Il concetto, oltre ad essere chiaramehte espresso nell'ordine, è confermato dalle minute di spos izioni per i servizi, i quali infatti :sono organizza ti come se ad occidente ed, a nord di Va ljevo si yolesse ottenere la deci·sione. Non solo; ma 'Si provvede altrcsì perchè ivi affluiscano i complementi, che infatti arrivano e sono incorp orati mentre si combatte attorno a Valjevo.
Fu, è vero, lo 'Stesso giorno n, prevista altres ì la eventualità dell'abbandono di Valjevo e dli una ulteriore ritirata ad orieo.te della
Kolubara; ma trattavasi di direttive emanate a titolo precauiionale (\ p~r il caso dri una sfortunata difesa di Vcdjevo ».
Il Putnik, forse perchè premuto dal goyerno, voleva abbancfonare quanto meno territorio era possibile ed evitare la caduta Ìtil mano al nemico di località imiportanti il cui nome desse isoverchia risonanza alla battaglia peràuta.
Per guesto egli non ha mai voluto il ripiegamento, neppure come una manovra d'alla quale ·potesse :scaturire la vittoria finale. Egli sperò di arrestare prima gli Austro-ungarici sulla Drina ; e combattè smo a quan<lb la minaccia di aggiramento non fu gravissima; poi volle resistere fra Zaulaka e Novo Selo; più . tardi ancora tentò fermare le armate del Potiorek davanti a Valjevo e sull'Ub; a.n:z..i qui pensò di sferrare una contro.ffensiya che, coLpendo il nemico sul fianco, liberasse l'esercito 1dalla dolorosa stretta jn cui lo sentiva preso, in un ma:nento h cui gli episodi ayVcnuti davano impressione che le unità andassero dissolvendosi ed inducevano quindi a tentare il colpo rdella disperazione prima che la dissoluzione fosse completa.
Furono le sconfitte subìte alle singole armate a provocare, dalla Drina alla K olubara, i successivi ripiegamenti; senza però che mai appaia il concetto di una manovra voluta ed eseguita per guadagnare spazio e tempo, ayVicinarsi ai centri di rifornimento, mettere in situazioni sempre più critiche jl nemico le cui difficoltà aumentavano • con l'approfondirsi delravanzata; tutto ciò sino a far maturare il momento oppormno per contrattaccarlo e batterlo con le forze ristorate e rinfrancate.
Questo concetto d i manovra è nato.. . ad avvenimenti compiuti; come non di raido accade per molti concetti nella storia delle campagne. Nulla però Jle giustifica l'esistenza negli ordini e nelle direttive del Putnik. La realtà che balza dai .documenti è che egli non intuì affatto il beneficio che avrebbe potuto trarre da un ripiegamento teiµpestivo; chè se lo avesse voluto così profondo non avrebbe fatto schierare a:d ogni arresto sulle sìa:igole posizioni tutte le armate e tutte le divisioni, ma avrebbe opposto al nemico forti retroguardie mentre i grossi si sarebbero senz'altro sottratti :sulle posizioni prescelte per la battaglia decisiva. Avrebbe cosi il Putnik evitato idi mettere in disor- d ine l'intero esercito, che pure nella sua massa si batteva ancora valorosamente, e di wbìre ad ogni pie' sospinto la yolontà del nemico. cc La ritirata di uina sola armata trascinava anche le contigue. cc Tutto il periodo della guerra dall'inizio della seconda offensiva austriaca sino alla ca<l'uta di Valjevo ha l'im!pronta di parziali insuccessi e di una ritirata generale, Il tentativo di trattenere il nemico durante la sua avanzata non poteva riuscire...


Si può invece affermare che più clhe dal C. S. la ritirata fu voluta a momen to opportuno dai comandanti dii armata; e quasi sempre contro il parere del Putnik. Cooì i l ripiegamento della II A. sulle falde del Cer; della I dalle posizioni a suid~vest di Pecka; dalla I ancora da Valjevo alla Kolubara.
In effetti la yittoria finale serba nasoerà da una manovra di ripiegamento in realtà genialmente intravista ed esegiuita, sempre però contro la volontà ,d el Putnik, da un .comandante di annata : il gonerale Misic, il quale seippe dalla manoyra stessa trarre lo spunto per la brillante controffensiva finale.
Ci piace a questo punto riprodurre le conclusioni cu i perviene la stessa R. S. dopo avere riportata la documentazione degli avvenimenti dall'inizio della secondla fase id'ella battaglia della Drina alla caduta di Valjevo.
« ... Per impedire l'inyasione nemica ed evitare al paese i danni di l.lll'la occupazione, l'esercito serbo aveva assunta una larga fronte ciifens iva, inadeguata alle sue forze e debole in tutti i punti .
« .•. Il desiderio di ostruire il passo e di assicurarsi trutte ]e provenienze indeboliva permanentemente la forza . Ove si riusciva a creare qualche riserva bisognava usarla per assicurare singoli punti o provein.ien z e secondarie minacciate. La prima linea yenne cosi ad assorbire tutte le forze e lo schieramento diventava man mano più ~bole e più sottile.
« Il primo attacco in maggi<Jri forze del nemico, riunito e rinforzato, spezzò la sottile catena; riserve per parare al colpo non ve ne erano...
<< Gli i nsuccess1 si susseguirono senza interruzione e la ritirata ~i prolungava nelle peggiori condizioni ».