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pag. Introduzione

pag. Introduzione

Il 6 ottobre 1924 la gracchiante voce della radio incominciò ad entrare nelle case degli italiani; i programmi erano diffusi da una stazione installata a Roma, di proprietà eli un consorzio, l'Unione Radiofonica ftaliana (U.R.I.). Benché il fascismo non avesse subito recepito l'importanza di un tale strumento per la propaganda, ne intuì comunque la validità nel campo dell'informazione, tanto da porre subito in vigore nonne e divieti che diventarono nel tempo sempre più pesanti, man mano e di pari passo con l'interesse che il nuovo mezzo di comunicazione andava suscitando nei promotori del consenso e della condotta ideologica della propaganda, anche quella militare di guerra. 1110 ottobre 1926, Mussolini fece la sua prima rilevante arringa radiofonica alle masse in occasione della «battaglia del grano».

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L'anno successivo, la concessione governativa per le trasmissioni radiofoniche fu trasferita all 'Ente Italiano Audizioni Radiqfoniche (E.l.A.R.).

Nei suoi primi anni eli vita, la radio trasmise soprattutto canzonette, scialbi programmi educativi e culturali, notiziari giormilieri redatti sulle veline d'agenzia della Stefani (cioè infonnazioni già «purgate» e manipolate). Dal ·t929, le trasmissioni di informazione divennero più regolari con il giornale radio, che passò, nel 1936, sotto la diretta supervisione di Stampa e Propaganda. Il Regime, consapevole definitivamente della potenzialità di controllare informazioni e cultura attraverso le radiodiffusioni, non poteva più lasciarsi sfuggire tale mezzo. Anzi, si adoperò molto perché gli apparecchi radio avessero sempre più larga diffusione, pro m uovendone la costruzione a bassi costi (fino a pochi anni fa, ancora molti conservavano il ricordo della spartana Radio Balilla) e regalando apparecchi a organizzazioni del Partito, a comunità, alle Forze Armate; a quegli enti, cioè, dove un solo apparato poteva raggiungere, e coagulare intorno a sé, centinaia di orecchie.

Lo sforzo non fu indifferente, se si valuta che dalle poche migliaia di abbonati del 1925, se ne raggiunse la considerevole cifra di 1.200.000 circa nel 1939.

Qualora si consideri il numero complessivo di ascoltatori che tante utenze potevano raggi ungere. non è difficile comprendere come la radio andasse assumendo un ·importanza propagandisfica uguale, se non maggiore, a quella della stampa; che continuò ad essere, comunque, il canale interlocutorio privilegiato del Regime.

Più degli altri strumenti della propaganda, essa fece sorgere, tuttavia, non pochi problemi. Tanto da diventare ben presto argomento di discussione nelle sedute della Commissione Suprema di Difesa.

Le onde radio, si sa, viaggiano libere nell'etere; un loro controllo è assai difficile. Lo era ancor più negli anni trenta. E questo, per il fascismo. rappresentò un risvolto estremamente

pericoloso nella diffusione dei programmi. Qualunque avversario poteva mettere in onda trasmissioni non gradite; trasmissioni che molti avrebbero potuto ricevere, ascoltare, meditare.

La Direzione Superiore Studi cd Esperienze dell'Ispettorato del Genio fu incaricata, negli anni trenta, di studiare il problema delle radiodiffusioni degli Stati potenzialmente avversari, di esaminare la possibilità di intercettarle e di disturbarle, di considerare le implicazioni che le trasmissioni nazionali potevano avere sulla sicurezza militare, in quanto le stazioni emittenti potevano essere utilizzate da velivoli avversari come radiofari,trasformandosi in involontarie guide per gli obiettivi di interesse militare.

Le conclusioni cui giunse nel1935 il generale Luigi Sacco, incaricato dello studio, non furono incoraggianti: se era possibile salvaguardare la sicurezza militare con un espediente tecnico (scambio d'onda fra le emittenti per depistare i velivoli nemici), non era altrettanto possibile, neanche con una spesa rilevante, impedire le trasmissioni di propaganda e contropropaganda provenienti da emittenti estere. Per cui fu stabilito che l'unica arma possibile, contro la propaganda avversaria, era l'intcnsificazione dei programmi di propaganda nazionale c la trasmissione di ulteriori programmi per l'estero, sulla stessa lunghezza d'onda delle emittenti concorrenti, per disturbare la ricezione sia nei Paesi avversari, sia nel territorio nazionale.

Ne11937la «battaglia dell'etere» (che a detta del Duce era prioritaria su quella dei cannoni), in cui la radio era divenuta un 'arma di offesa e di difesa, era ormai in fase avanzata. Numerose erano, infatti, le trasmissioni quotidiane di propaganda italiana che raggiungevano ben 19 Paesi. l quali, però, non stavano a loro volta con le mani in mano.

Il Capo del Governo fu così irretito dalle trasmissioni propagandistiche diffuse dalla Francia, dalla e dalla Russia -la quale aveva tante emittenti da arrivare a trasmettere su 14 lunghezze d'onda diverse in un solo giorno - da istituire un Ufficio Radio Rappresaglia, che aveva lo scopo di portare l' contro le radio antagoniste, possibilmente nel rapporto di 10 a l (nelle intenzioni del Capo del Governo, per ogni notizia falsa diffusa dall'avversario, si doveva controbattere con 10 notizie artefatte trasmesse dall'Italia). Fu stabilito anche che la diffusione di trasmissioni di rappresaglia (falsi comunicati di rivolte, scioperi, catastrofi, epidemie ecc., riguardanti gli Stati avversari) dovesse essere ripetuta per tre sere di seguito in 17 lingue diverse.

Il sistema dovette funzionare, se è vero che esso provocò, come è affermato in una relazione della Commissione Difesa del 1939, la reazione e le proteste di vari ambasciatori - tra cui quello russo- a Roma.

La stessa relazione riportava il pensiero del Duce. che non nascondeva la pericolosità delle trasmissioni di propaganda dell'avversario. Con una

acrobatica inversione di rotta però egli, che aveva voluto la rappresaglia radio, dopo inutili divagazioni suli'impossibilità di ritirare gli apparecchi radio in circolazione (per impedire che gli italiani ascoltassero le trasmissioni straniere), affermò che: « ... Peraltro non bisogna drammatizzare il fenomeno; molta gente ascolta per curiosità e non perché voglia fare una dimostrazione di fede politica. Si vuoi sentire la radio italiana e poi la radio di Mosca ... ». E pi.ù avanti: « ... In questa guerra delle onde noi abbiamo già vinto. Gli inglesi hanno già detto di smetterla ... ». Quanto fossero semplicistiche e superficiali tali affermazioni, sarà dimostrato in seguito dalle trasmissioni di «Radio Londra» del colonnello Stevens.

Il problema della guerra psicologica attraverso l'etere, comunque, insistette fino allo scoppio delle ostilità, tanto da essere ancora causa di relazioni in sede di riunioni della Commissione Suprema Difesa fino al febbraio 1940 (e oltre), anno in cui- riconosciuto ancora una volta inefficace il servizio di disturbo fu approvato un progetto eli allestimento eli una apposita rete radio per ostacolare la propaganda estera contro l'Italia, con una spesa preventivata in 60 milioni di lire. Nessuna organizzazione veniva predisposta, invece, per il controllo e la disciplina delle trasmissioni radiofoniche in caso di guerra, poiché si ritenne sufficente che, all'atto dell'emergenza, Cultura Popolare e Dicasteri militari avrebbero saputo e potuto mettere immediatamente in atto le misure più idonee allo scopo.

Fu, comunque, ribadito che il servizio eli disturbo delle stazioni di propaganda nemica fosse affidato all'E.I.A.R., e fu ravvisata l'opportunità di distaccare, presso il Minculpop, ufficiali superiori con funzioni di collegamento e di controllo sulla effettiva aderenza alle necessità militari delle forme di propaganda radio.

A tal proposito, va ricordato·che fino alla seconda guerra mondiale furono sporadiche e saltuarie le trasmissioni di propaganda strettamente militari o dedicate ai militari. In genere, andarono in onda conferenze di grosse personalità, come quella di Badoglio sull'organizzazione pre e post-militare della Nazione. notizie di esercitazioni, celebrazioni di ricorrenze storiche e di particolari manifestazioni.

Alcuni servizi su esercitazioni militari e sulla guerra d'Etiopia furono curati da Forges Davanzati nella rubrica «Cronache del Regime>>, una trasmissione di indubbia efficacia che molta parte ebbe nella propaganda radiofonica. Prestarono la loro voce alla radio, prima e dopo, alcuni mostri sacri del giornalismo, come Aldo Valori, Rino Alcssi, Mario Appelius, Umberto Guglielmotti, Ezio Maria Gray.

Particolare attenzione fu dedicata dai giornali radio alla guerra i taio-etiopica, con la trasmissione dei comunicati; l'Ente Radio Rurale chiese e diffuse, in alcune occasioni - come quella della partenza delle truppe per l 'Etiopia servizi speciali.

Bollettini radio furono diffusi in Italia e in Africa durante la campagna;

riportati anche a stampa, erano uno zibaldone di notizie (operazioni militari, propaganda, sport, politica, avvenimenti interni ed internazionli, arte varia, ecc.).

In Africa operarono stazioni radio ad Asmara, Assab e Adigrat, che oltre a svolgere traffico di interesse militare, mettevano in onda notiziari per le truppe. Queste stazionÌ, note al nemico, ebbero anche la «sventura» di captare pesanti e volgari apprezzamenti sugli italiani diffusi da Radio Etiope Libera di Addis Abeba.

A fine guerra, il 2 ottobre 1936, furono mc:::;se in onda, con l'approvazione del Duce e sotto il diretto controllo di Bastico, una serie di 22 radioconversazioni sulla guerra italo-ctiopica; tenute da alti ufficiali delle Forze Armate, avevano la durata di 12 minuti e dovevano soprattutto esaltare le battaglie vinte, sottolineare lo sforzo operativo c logistico compiuto dai Comandi, magnificare gli atti di eroismo.

Una guerra dell'etere più feroce fu svolta in Spagna, dove complessi radio e altoparlanti furono impiegati direttamente in linea, a stretto contatto con le unità repubblicane, per diffondere trasmissioni di propaganda; e dove fu necessario organizzare «Radio Verdad», con funzioni di propaganda nazionalista nella Spagna rossa c di radiodisturbo delle emittenti repubblicane.

Con il mezzo radio veniva svolto anche il servizio stampa, per le corrispondenze di guerra, tra Spagna e Italia; vi provvedeva la stazione di Monte Mario, che, ingolfata di lavoro (svolgeva oltre al servizio per la Spagna, anche quello per l'Africa Orientale) era spesso causa di lamentele; ad avanzarle, fra gli altri, Luigi Barzini.

Per cui fu deciso di dirottare (almeno in teoria) tutto il servizio stampa al Centro Radio di Bellosguardo, di cui ne fu previsto il potenziamento.

Lamentele di altro tipo vennero da Bastico, che il18 agosto del1937 avanzò le sue proteste direttamente a Ciano; l'E.I.A.R., infatti, aveva mandato in onda notizie inesatte c controproducenti sugli avvenimenti spagnoli:

«EIAR ha dato ieri ore 23 per presa da parte dei legionari REINOSA e TORRE ARRIBA soggiungendo che stessi hanno incontrato scarsa resistenza. Non comprendo che si possa pubblicarnenle dare notizie cosi infondate. REJNOSA è stata presa da .spagnoli. TORRE ARRIBA è soltanto uno dei numerosi episodi che hanno costituito nel/oro insieme la battaglia dell'ESCUDO. Nemico questa volta ha offerto resistenza tenace e spesso ammirevole. Per le m.ie truppe che si sono valorosamente battute in nome del RE del D UCE dell'ITALIA sento il preciso dovere di rivolgere a V E. la più fiera protesta. Con questi metodi si irritano e con ragione Governo, Comandanti e Truppa nazionale e si svaluta il valore dei nostri».

Incidenti di tal genere furono frequenti, anche in Etiopia e nel corso della seconda guerra mondiale. Può sembrare incredibile come, in un sistema sottoposto a rigidi schemi di controllo, dalla confezione alla diffusione della notizia, possano essere sfuggiti spesso comunicati deleteri per la propaganda di guerra.

Sono, tuttavia. proprio tali incidenti a dimostrare come il sistema di controllo non fosse così perietto.

In Spagna si verificarono anche due eventi innovativi, grazie alla radio: per la prima volta furono fatti parlare, a scopo propagandistico, prigionieri di guerra, sia in trasmissioni a livello locale, che in quelle a livello nazionale ed internazionale.

Particolarmente gradita ed efficace fu, invece, l'altra innovazione portata dalla radio. Nel dicembre del 1937 fu istituito, per i legionari, un servizio di comunicazioni ai familiari. I volontari scrivevano su cartoline messaggi di 10 parole diretti a parenti o amici, li inviavano all'Ufficio Stampa c Propaganda del CTV che, attraverso Radio Napoli- tale era la denominazione della stazione in Spagna del CTV - Ii inoltrava a Roma; dove l'E.I.A.R. provvedeva a diffonderli tre volte al giorno (dalle 9,00 alle 9,30; dalle 12,30 alle 13,30; dalle 22,30 alle 23,00).

Tale trasmissione; fu, in effetti, il primo tentativo di dedicare uno spazio radio alle truppe in guerra; bisognerà poi attendere il ·1941 perché siano messe in onda trasmissioni più consistenti, in presa diretta e con voci e impressioni dei soldati come: «Radio del combattente» e «L'ora del soldato».

Sul fronte interno l'Ente Radio Rurale curò, in collaborazione con i Ministeri delle Forze Armate, alcuni programmi di cultura militare dirette agli alunni delle scuole elementari «per l'assistenza morale a favore del popolo». All'Esercito furono dedicate le radiocronache «Esercitazioni di artiglieria» (11 dicembre J 936), «Una esercitazione di carri armati» (15 gennaio 1937), «Una esercitazione di radiorelegrafisti» (15 febbraio 1937), «Con i bersaglieri di Lamarmora» (8 e 9 marzo 1937), «Savoia! Descrizione di un assalto di fanteria» (26 e 27 maggio 1937).

Ancora Radio Rurale iniziò, il 31 ottobre 1937, una radiotrasmissione domenicale per i soldati. Il discorso inaugurale fu trasmesso da Pariani c ascoltato, secondo stime d'epoca, da circa 200.000 soldati.

Ricordiamo, in ultimo, che nel 1933 erano iniziati gli esperimenti di trasmissione televisiva; un mezzo di lotta che non poté essere spiegato, perché il sopraggi.ungere della guerra ne impedì, momentaneamente, lo sviluppo e l'utilizzazione.

TRASMISSIONE RADIOFONICA DI S.E. IL MARESCIALLO BADOGLIO DEL SABOTINO - CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALESULL'ORGANIZZAZIONE PREMILITARE E POSTMILITARE (23 novembre 1934- Xlii)

Su proposta del Capo del Governo il 18 settembre di quest'anno il Consiglio dci Ministri ha approvato un complesso di leggi militari, brevi nel testo, ma d'una portata considerevole nella storia della Nazione. A differenza delle altre leggi in simile materia, che per ragioni di progresso tecnico o di evoluzione sociale, hanno insito il carattere della transitorietà, se pure la loro trasformazione o sostituzione avvenga in un lungo ciclo d'anni, le leggi militari del 18 settembre intitolate della istruzione premilitare, della istruzione postmilitare e della cultura militare, hanno una speciale possibilità di sopravvivenza nel futuro. Esse non sanzionano soltanto la costituzione di organismi nuovi, suscettibili, col trascorrere del tempo di variazioni nella struttura c nel funzionamento, ma enunciano una serie di principi che valgono per l'oggi, e abbracciano insieme il lontano avvenire. In esse possono adattarsi le trasformazioni sociali dal ritmo più accelerato e le trasformazioni tecniche più ardite; possono trovarsi, non soltanto una possibilità di inquadramento, ma anche una spinta alloro progresso.

L'esame sommario del testo mette in evidenza questi caratteri particolari delle leggi.

La legge premilitare esordisce con la definizione lapidaria della inscindibilità di funzioni del cittadino e del soldato nello Stato Fascista. E ciò vale non soltanto per il contenuto morale, chiaro e indiscutibile, di questa affermazione, ma anche nel senso tecnico. Il cittadino della legge militare italiana è, e rimane sempre soldato, anche quando non vesta la divisa o quando abbia deposto la

divisa. Negli Stati a servizio militare obbligatorio il cittadino si trasforma in soldato all'atto dell'arruolamento c lo ridiventa se venga richiamato alle armi. Il cittadino, al di fuori del servizio militare, non è un soldato: è un cittadino eventualmente «disponibile» per le Forze Armate. Con la legge premilitarc la caratteristica essenziale che costituisce la figura del soldato, quella di aver ricevuto una educazione morale c disciplinare e un addestramento tecnico, si delinea fino dall'infanzia assai prima dell'epoca del servizio militare comune alla maggioranza degli eserciti e continua per l'intera esistenza del cittadino.

Il cittadino è perciò - o un soldato che si addestra alle armi- o un soldato alle armi- o pronto per le armi. La Legge dice: "L'addestramento militare è parte integrale dell'educazione nazionale; ha inizio appena il fanciullo è in grado di apprendere, continua fino a quando il cittadino è in condizioni di impugnare le armi per la difesa della Patria».

I giovani, dall'So anno in poi e fino al momento in cui sono chiamati alle armi e cioè fino al 21 o anno, vengono preparati spiritualmente, fisicamente, militarmente dalle organizzazioni politiche, civili, educative del Regime (Opera Nazionale Balilla, Fasci Giovanili di Combattimento e Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale).

Questo provvedimento rappresenta una delle soluzioni più originali e più geniali della Legge.

Sono enti civili e politici che preparano i futuri combattenti in una serie successiva e ininterrotta di periodi di insegnamento distribuiti in 13 anni consecutivi.

Molti di quegli enti sono già costituiti e in pieno rigoglio di funzionamento. La loro organizzazione si sta sviluppando con rapidità in estensione, in profondità c a pieno rendimento. In poci anni e!Ssi inquadreranno tutta la gioventù d'Italia. L'educazione spirituale e fisica che impartiscono questi enti è quella, che nel clima del Fascimo, sta trasformando nell'anima e nel corpo le giovani generazioni italiane, creando il tipo dell'italiano nuovo nel morale e nel fisico, che già si è affermato nel mondo sportivo internazionale. La psicologia di quegli enti civili sorti dalla Vittoria c dal Fascismo si identifica già con quella delle Forze Armate, per l'ideale senso del dovere che li anima, c anche per analogo senso di comprensione e di esecuzione di una disciplina intelligente, volenterosa e piena di dedizione che è l'elemento essenziale, animatore della tattica nelle battaglie odierne in terra, in mare e nell'aria - ove- il disseminamcnto delle persone e la difficoltà di impiego dei mezzi, richiede da tutti che, per il raggiungimento dello scopo collettivo, i singoli siano cresciuti alla scuola, non solo del sacrificio, ma anche della collaborazione più intensiva c della iniziativa personale più volenterosa.

Nei programmi stessi degli enti civili che debbono formare il cittadino soldato prima del servizio militare, sono inseriti programmi a carattere progressivo di tecnica militare; programmi proporzionati all'età, agli

studi del cittadino soldato in formazione. Quanto più si avvicina l'epoca dell'incorporazione del giovane nelle Forze Armate, l'addestramento a carattere militare e specializzato acquista sempre maggiore sviluppo in modo che il cittadino si presenti alla soglia della caserma non come recluta ma come soldato completo atto ad essere già inquadrato come combattente agguerrito nelle Forze Armate.

Una analoga organizzazione di collaborazione civile e militare provvede a mantenere al corrente, ed in forma, il cittadino-soldato in congedo. Perciò il cittadino, prima del suo arruolamento è un soldato in corso di addestramento e dopo il servizio militare è un soldato, non soltanto disponibile, ma subito impiegabile.

L'addestramento militare si svolge quindi in tre fasi:

«prima fase- istruzione premilitare», nell'ambito degli enti del Regime, col compito di provvedere alla preparazione spirituale, fisica e tecnicomilitare del cittadino, nel periodo che precede la sua incorporazione nelle Forze Armate;

«seconda fase- istruzione militare», nell'ambito delle Forze Armate, col compito di perfezionare e completare il premilitare per formarne un guerriero nelle unità che lo inquadra;

«terza fase- istruzione postmilitare», nell'ambito degli enti del Regime, col compito di mantenere il militare in congedo ad un livello addestrativo aggiornato ed adeguato al suo impiego 1n guerra.

Questo sistema inizia un rivolgimento completo e rappresenterà, a ciclo compiuto e attuato della nuova Legge, la soluzione di un problema militare che attualmente è tra i più discussi. L'attrezzamento bellico odierno, dai mezzi di lotta propriamente detti, a tutti quelli ausiliari, è complicato, è complesso di specialità di ogni gradazione e richiede quindi un personale corrispondentemente specializzato. La necessità di conoscenza e la comprensione tecnica che ne deriva, comporterebbe una permanenza il più possibile lunga alle armi per il personale di ogni specialità, circostanza che entro certi limiti trova la sua difficoltà di attuazione con la necessità di possedere una grande forza numerica di cittadini militarmente istruiti, poiché il quantitativo elevato degli uomini alle armi eleva anche i bilanci a cifre non sopportabili delle finanze statali. Si pone quindi il dilemma: o ridurre la ferma per aumentare il numero dei soldati e diminuire le spese raggiungendo un grado d'addestramento minore, oppure a parità di spesa, adottare una ferma più lunga ottenendo un migliore addestramento ma con un numero minore di soldati. Vi è un mezzo termine: disporre di molti ufficiali e di molti sottufficiali permanenti, in modo che j solidi quadri fissi a carattere professionale vengano completati col minore numero possibile di elementi transitori a breve ferma meno bene istruiti. Ma anche questo sistema non raggiunge completamente lo scopo, specialmente in estensione, e può essere

applicato, in alcuni stati, limitatamente alle truppe per la prima difesa delle frontiere e per il presidio dei sistemi fortificati, o presso i paesi che hanno eserciti a forza stabilita dai trattati di pace e quindi, a personale teoricamente permanente.

Lo scopo raggiungibile in parte presso altri eserciti col sistema di un numeroso e costoso personale permanente o semipermanente, viene ottenuto nello Stato fascista con la prestazione personale del cittadinosoldato nei tredici anni che precedono il servizio militare. Questa prestazione personale è quindi un elemento di valore morale e tecnico altissimo. Quanto può essere altrove ottenuto con un contributo finanziario oneroso viene in parte ottenuto in Italia con la dedizione volenterosa della gioventù nelle stesse palestre ove forgia il suo animo cd il suo fisico. E altro elemento di valore morale è questa fusione spirituale e tecnica delle forze politiche civili e militari che si completano e si armonizzano in una collaborazione integrale e ideale completamente nuova negli organismi sociali odierni.

Questo concorso degli enti politici e civili alla formazione del cittadinosoldato, della sua psicologia morale e della sua capacità bellica, rappresenta una trasformazione di metodo nel campo tecnico la cui importanza apparirà sempre maggiormente quanto più il sistema delle leggi militari esaminate acquisterà intensità ed estensione nella loro applicazione.

Il perfezionamento, la molteplicità e la complicazione dei mezzi di guerra, necessitando un perfetto addestramento di ogni singoli soldato. impegnano per la quasi totalità il tempo disponibile delle attuali ferme per giungere al grado di istruzione individuale in cui il buon rendimento dei singoli garantisca il buon funzionamento dell'assieme.

Rifcrendoci alle forze terrestri, tipiche per la massa e la quantità di elementi, col sistema finora in vigore, tenuto conto del tempo necessario per l'istruzione del singolo combattente, il tempo disponibile per l'istruzione dei reparti, rimaneva assai ridotto, mentre il carattere del combattimento odierno, impone una collaborazione intensiva ottenibile soltanto con un lungo tirocinio pratico dai comandanti dalle piccole cellule alle grandi unità. Col sistema della nuova legge il cittadinosoldato si presenterà alle soglie della caserma provvisto di una istruzione individuale già ultimata o quasi, cosicché il tempo che egli passerà alle armi potrà essere devoluto essenzialmente alle esercitazioni d'assieme.

Elementi d'importanza capitale degli organismi delle Forze Armate odierne sono i graduati e gli specialisti. A formarli viene provveduto con modalità diverse a seconda delle Forze Armate e dell'età di incorporazione in esse. Gli specialisti di ogni genere (motoristi, mitraglieri, radiotelegrafisti, goniometristi, cavalieri e molti altri), saranno già formati nelle organizzazioni civili e politiche in collaborazione in alcuni casi con scuole speciali e così

saranno istruiti gli elementi trasformabili in breve tempo in graduati. Tutto ciò che richiede orientamento, nomenclatura, conoscenza di macchinari e di armi ed insieme allenamento e sviluppo di vigore fisico, sarà svolto, insegnato, c provato nel periodo premilitare.

Il programma prcmilitare ha fisionomia essenzialmente fisico-ginnico fino a 18 anni. Il programma diventa poi cssenz.ialmcnte militare al18o anno all'epoca della leva fascista, significato anche questo morale e ideale altissimo.

Con modalità pratiche analoghe a quelle della premilitare, la legge provvede alla istruzione postmilitarc per mezzo degli enti del Regime e in base ai programmi formulati dalle Forze Armate. La legge postmilitare ha lo scopo di mantenere il cittadino-soldato nell'atmosfera morale delle Forze Armate e di tenerlo fisicamente e tecnicamente addestrato, mettendolo anche continuamente al corrente delle novità di procedimenti e di mezzi di guerra. Questa parte della legge - ad organizzazione attuata- porta con sé la risoluzione di una delle questioni più rilevanti e più difficili nel campo degli ordinamenti militari; quella di ottenere un grado di efficienza bellica nelle truppe nei primi momenti della guerra e nelle unità formate ex novo durante la guerra, quando nei quadri permanenti di pace, che rappresentano un percento minimo di guerra, vengono immesse le masse dei richiamati.

L'istruzione postmilitare tende a ottenere quel grado di efficienza e questo sarà tanto più alto quanto più essa sarà intensiva ed estensiva. Il cittadino-soldato, dal punto di vista tecnico, non sarà quindi un disponibile condizionato, ma un combattente «sempre pronto».

Alle leggi de11'istruzione premilitare e postmilitare si ricollega quella della cultura militare nelle scuole medie e superiori e nelle Università. Il cittadino che raggiunga un determinato grado di cultura e occupi un gradino nella gerarchia sociale rappresenta un elemento dirigente.

Corrispondentemente a questa sua personalità civile e sociale, egli deve possedere una personalità militare, poiché nello Stato fascista le funzioni civili e militari, nel diritto e nel dovere, nell'azione e nel sacrificio sono indissolubili. Questa personalità militare del cittadino deve essere perciò integrata da una cultura militare che lo renda degno e idoneo a comandare. Inoltre la conoscenza diffusa nel paese e specie ne11e classi dirigenti, della tecnica e della cultura militare è un elemento che influisce sulla efficienza bellica delle Forze Armate, poiché, oggi più che mai, il migliore impiego e rendimento dei mezzi in ogni campo d'azione, è in ragione diretta dell'orientamento collettivo e della comprensione individuale.

La necessaria armonizzazione di sì vaste attività militari che si inseriscono nella vita del cittadino e della Nazione, è assicurata oltre che da un programma unico, a carattere di continuità c di progressività, dalla costituzione,

alle dirette dipendenze del Capo del Governo, di un «organo di coordinamento» fra le Forze Armate e gli enti civili, politici, educativi del Regime, in modo che possa essere ottenuto lo svolgimento totalitario dei programmi, l'impiego intensivo dei mezzi, l'adattamento alle situazioni locali, con quel rigoroso impulso che è proprio del clima fascista, in cui alla parola scritta deve corrispondere un'applicazione effettiva, completa e massima.

Le leggi militari del18 settembre rispecchiano in modo tipico le caratteristiche delle leggi del Regime: organicità estesa e completa, stabilità ed adattabilità, collaborazione politica, civile e militare.

Esse rappresentano un nuovo incentivo alla trasformazione delle future generazioni in cittadini-soldati fortissimi per affrontare la lotta della vita - fortissimi per assicurare la potenza della Patria.

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TRASMISSIONE RADIOFONICA - << CRONACHE DEL REGIME» DI FORGES DAVANZATI TRASMISSIONE DEL 3 OTTOBRE 1935

L'adunata fascista e L'avanzata delle truppe. Nessuna parola amplificatrice è necessaria per fissare il valore dell'adunata fascista di ieri, nella quale il Duce ha segnato i caratteri dell'ora solenne per la storia della Patria.

Primo valore essenziale. Il fatto, che si sarebbe voluto considerare esclusivamente fascista, è divenuto internazionale non soltanto per la commovente partecipazione dei milioni d'italiani che vivono fuori dei confini della Patria, ma per la diretta comunione raggiunta da Mussolini col sentimento dei popoli, chiamati alloro senso di giustizia, al loro senso di responsabilità.

Non si dica, dai soliti aridi discettatori, che le relazioni dei popoli appartengono alla diplomazia, alla finanza, ai clans di pochi dirigenti, che agiscono nel chiuso. Vi sono ore della storia e vi sono soprattuto eroi, che giungono, di tempo in tempo, a segnare il distacco dei grandi cicli di civiltà, che superano nettamente queste clausure più o meno accorte o dissennate, spesso egoistiche e interessate, e rivelano ai popoli la loro insopprimibile funzione di protagonisti.

Quanto il Duce ieri ha detto, ha avuto il potere di riunire e moltiplicare la volontà degl'italiani intorno alla profonda umanità di questo conflitto, anche e soprattutto nei suoi riflessi europei. Ma questa umanità è stata anche scoperta agli altri popoli, specie a quelli che si vorrebbero contrapporre, per la più repugnante ingiustizia e per la più pericolosa follia, al popolo italiano.

E prima di tuW i popoli, il francese e l'inglese, che proprio vent'anni fa il popolo italiano affiancò in armi, quando le sorti dell'Intesa pericolavano, quando nove mesi di guerra avevano già ammonito quanto duro c grave fosse il conflitto.

Mussolini, uomo dell'intervento, sorto dal popolo a fare, vent'anni fa, della

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guerra volontaria e non coatta una decisione consapevole di popolo, è il Duce che ieri ha fatto intendere come quella forza. quella volontà in vent'anni si sono centuplicate, e conservano intatto lo stesso senso di passione e di giustizia.

Ebbene, questo. possiamo dirlo, è stato sentito negli strati profondi popolari. quelli che meglio intendono le regioni intime della storia.

Il conflitto eccitato, promosso, calcolato proprio in quelle zone oscure e limitate che pretendono di essere dirigenti. e che dovrebbe contrapporre gli alleati di ieri al popolo italiano, il quale con le sole sue forze domanda di conquistare ciò che altti ottenne in altri territori a spese della vittoria comune; questo conflitto è stato denunziato concisamente. Esso è stato definito nei suoi tennini essenziali, che sarebbero, nella realtà, la più nefanda ingiustizia, la più ripugnante cd ipocrita violenza.

Tuttavia per escluderlo, per scongiurare dall'Europa questo s'uicidio - il tentativo cioè di colpire alle spalle un popolo impegnatosi a risolvere in Africa una lotta semisecolare con genti barbare ed oppresse - il Duce, dopo avere invocate le supreme ragioni della civiltà di cui l'Europa ha vissuto e vive, dopo avere rivendicato l'opera millcnaria della gente italiana. che ha generato nei secoli, con feconda sofferenza, tanta luce, tanta forza, tanta fede di vita, ha precisato esattamente e fe1missimamcnte il pericolo di questo assurdo conflitto. Lo ha precisato. indicando i propositi successivi, ma irrevocabili, ma degni di essere valutati da chicchessia, di quella che sarebbe la resistenza italiana alle pretese sanzioni: da quelle economiche a quelle militari, agli atti di guerra.

È bene ripetere che le ipotesi estreme si possono eliminare con un solo metodo virile: affrontandole, traendole fuori dal linguaggio tracotante o insidioso delle minacce, e accettandole col proposito unico. di un popolo degno di questo nome: di saperle sopportare per vincerle.

Ecco il punto in cui il fatto nazionale dell'adunata fascista, con la parola di Colui che può parlare per tutti. uomini, donne, fanciulli, raccolti visibilmente in una moltitudine organica: che può parlare per le generazioni passate e avvenire, dei morti e dei nascituri, diviene necessariamente internazionale.

È internazionale perché questo Regime che ha potuto, con la sua Rivoluzione, ordinare la Nazione nel Partito. nei Sindacati, nell'Opera Balilla, nei Giovani Fascisti, nella Milizia, nel Dopolavoro, nelle Forze Armate. realizzando la più vasta società eli popolo che si sia mai avuta, è un regin1e che si presenta anche ai detrattOti, anche agli odiatori, come una delle maggiori conquiste eli questo tempo. L'accanimento socialdemocratico contro di esso è infatti determinato proprio dal paragone al quale sono costretti coloro che credevano di avere il monopolio del popolo. La democrazia massonica è soffocata nella divisione dei partiti e nella corruzione dei Governi; il socialismo bolscevico non può promettere che la tirannia dell'oligarchia di classe. L'Italia proletaria e fascista è. invece, animosa e concorde, tutta in piedi, a domandare giustizia, a pretender la, a conquistarsela

con la propria virtù, con la propria forza, col proprio sacrifizio. lcri è stato ben chiaro oltre i confini, che tentare di colpire il Regime significa trovare intero e intatto il popolo italiano.

È internazionale, perché ieri si sono tistabilite verità fondamentali. intelligibili da tutti, ridotte in semplici e appassionate antitesi, che hanno richiamato le grandi solidarietà di ieri, le quali, per una improwisa mostmosa inversione, dovrebbero diventare una lotta di domani, suicida per l'Europa.

È internazionale. perché la innegabile essenza politica e morale delle dichiarazioni del Duce, che ha raggiunto la comprensione di tutti e anche la responsabilità degli avversari, si contrappone a tutto il falso e menzognero meccanismo socictario, manovrato prepotentemente dalla infatuazione del signor Eden, per condurlo ad avallare l'esercizio esclusivo della potenza britannica. Tutte le discussioni sanzioniste, interpretative, che pure sono state necessarie, che ancora forse saranno necessarie, tanta è stata la sopraffazione esercitata a Ginevra, sono tuttavia da ieri come accantonate da una mano potente, che ha tolto l'ingombro parolaio e insidioso per scoprire quella che è e resta la sostanza intin1a di ogni grande politica: l'umanità volitiva e intelligente.

Ammesso anche quello che non è: che la stessa Società delle Nazioni debba contenere i pretesti per mettersi contro l'Italia, ecco che la stessa Società delle Nazioni si trova in stato di accusa. Da pretesa garante di pace essa si denunzierebbe automaticamente come la

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peggiore e più iniqua propagatrice di guerra.

E anche questo è stato inteso.

Attendiamo ora. Con intatta la fede, col proposito fermo di ottenere un rinsavimcnto, con la decisione altrettanto ferma di contrastare tutte le avversità calcolale e di smascherare con chiarezza, con tranquillità tutte le ipocrisie di una sopraffazione che non osa essere se stessa, ma pretende di avere un mandato societario, nel quale la prepotenza sarebbe accompagnata dal più triste servilismo di coloro che se ne facessero complici.

Attendiamo.

Intanto le nostre truppe sono già a] loro posto. La mobilitazione etiopica le ha trovate pronte e decise a non subire alcuna iniziativa aggressiva.

Tutta l'Italia in piedi saluta i suoi soldati. E chiama, fiera e consapevole, tutte le schiere lontane, oggi improvvisamente vicine ai nostri Cuori. Dogali, Amba Alagi, Coatit, Senafè, Cassala, Macallè, Adua, Adua sfortunata ma gloriosa che allineò i morti dei suoi battaglioni, risorgono dalla storia per il diritto c per la meritata conquista italiana. Ritornano i nomi cari: De Cristoforis, Toselli, Arimondi. da Bormida, Galliano, e tutti gli eroi che cadendo ebbero la certezza di questi giorni, e tutti gli esploratori nostri di terra africana, che cadendo ebbero la visione di questo presente, per loro ancora lontano avvenire. Tutta l'Italia è in piedi per agire da sola senza nulla chiedere. Chiede soltanto rispetto, giustizia, poiché essa saprà raggiungere la vittoria. E Dio la concederà.

DISCORSO INAUGURALE A RADIO RURALE PER LA TRASMISSIONE DOMENICALE DEDICATA Al SOLDATI

Soldati d'Italia,

Per iniziativa di S.E. Staracepresidente dell'Ente Radio Rurale - c col concorso dell'E.I.A.R.- presieduto da S.E. Vallauri- si inizia oggi una serie di radiotrasmissioni domenicali, che io inauguro inviando il mio cordiale saluto ai duecentomila soldati, che mi ascoltano nelle caserme, e alle loro famiglie, che pure mi sentono nei rispettivi paesi.

L'Ente Radio Rurale ha il nobilissimo compito di diffondere ne] popolo la cultura che vale a sempre più elevarlo, perché sempre migliore ne sia il rendimento.

Ed ora di questa opera altamente patriottica potrete trar profitto anche voi, perché giungerà costantementenelle vostre sale convegno -la rievocazione delle grandi tradizioni della nostra ltaJia; la narrazione delle imprese compiute dalla nostra gente; la vibrazione di tutto ciò che interessa la nostra vita in questo periodo in cui il popolo italiano - animato dallo spirito innovatore del Fascismo - compie la sua ascesa: ascesa sicura, perché il nostro popolo sa sposare decisione a tenacia, slancio a disciplina, sacrificio a gloria.

Le radiotrasmissioni dimostreranno come non vi sia zona del sapere umano ove non brillino, come fari di orientamento, nomi italiani. Non vi è punto nel mondo ove il nome di «Roma» non suoni sinonimo di «fondatrice di imperi e di civiltà». Non vi è una grande città ove l'arte italiana non abbia fatto sorgere opere immortali.

Non si possono rievocare grandi avvenimenti storici senza ricordare i nomi dei nostri condottieri: Scipione l'Africano, che varca il Mediterraneo per battere il nemico sulla sua terra; Giulio Cesare, che porta le armi e la civiltà romana nelle Gallie, fra i Britanni, fra i Teutoni, nei Balcani, in Egitto; Eugenio di Savoia; Napoleone; i quali, ove compaiono, portano la luce della vittoria.

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E non è forse un meraviglioso frutto del genio italico questa radio che mi consente oggi di parlarvi?

Galvani, Volta, Pacinotti, Galileo Ferraris. ecco i nomi che segnano le grandi conquiste dell'elettricità.

Scoperta, la sua trasformazione in moto e il suo trasporto a grandi distanze, sono dovute ad italiani, come italiano è il gran mondo deJia scienza che tutto riassume in questo campo: Guglielmo Marconi che - con la sua innovazione- ha fatto compiere un nuovo passo all'uomo verso la divinità, dando modo al genio umano di essere contemporaneamente presente ovunque vi sia una mente o un cuore che voglia ascoltare.

Le radiotrasmissioni vi rievocheranno gli eroismi delle nostre guerre di indipendenza, gli ordinamenti della rivoluzione fascista, ed infine i trionfi della nostra guerra imperiale.

Ma non bisogna solamente vivere del passato.

L'l tali a ora è i n marcia: i ricordi e le tradizioni debbono servire solo a dare maggior fede per procedere.

Ricordate che tutto ciò che qui sentirete ha un solo scopo: quello di rafforzare sempre più la vostra fede nei destini d'Italia, destini che la sagace mente del RE fissa e che il nostro grande DUCE guida.

Attraverso la radio vi giungerà l'eco del lavoro instancabilmente tenace di tutta la Nazione che - nell'emblema del Fascio Littorio - riunisce tutte le sue energie per trionfare di ogni ostacolo. eli ogni difficoltà.

Oggi tutti lavorano per la Patria: si fucinano armi e strumenti eli lavoro, si forgiano gli spiriti, si allenano i corpi; c tutto ciò per esser pronti a tutto dare per essa.

E voi, giovani soldati che avete la fortuna di portare le armi in un momento in cui l'Italia - dopo aver vinto la sua ultima guerra eli indipendenza -ha iniziato con prodigioso slancio, la sua marcia imperiale; voi, dico, dovete essere orgogliosi del retaggio di gloria, ma ancor più dei destini che vi attendono, perché sarà con voi che essi matureranno.

Soldati, in piedi!

Con la visione di questo altissimo compito, che vi è affidato, con la sacra promessa eli tutto fare per rendervi capaci e degni di compierlo, volgete la vostra mente alla sacra Maestà del RE e al DUCE, nei quali si sintetizzano le glorie e l'avvenire d'Italia.

Saluto al RE!

Saluto al DUCE!

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