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Noi credevamo
Un romanzo diplomatico.
Mario Roatta addetto militare a Varsavia. di Francesco Fochetti
«N
otre cher collègue, l’attaché militaire». Così l’ormai anziano generale Roatta intitolava un lunghissimo racconto manoscritto rimasto inedito, riguardante le sue passate esperienze di addetto militare italiano nelle sedi diplomatiche estere: dal 1926 al 1930 a Varsavia, con competenze su Lettonia, Estonia e Finlandia, dal 1936 al 1938 in Spagna, dove, oltre al suo incarico di capo della Missione militare italiana, di fatto ebbe tale incombenza aggiuntiva, e dal 10 luglio al 16 novembre 1939 a Berlino, addetto anche alle legazioni di Kaunas in Lituania, Helsinki, Stoccolma, Oslo, Copenhagen. Questo lungo resoconto raccoglieva i ricordi di quelle esperienze, aiutato dalla documentazione scritta e fotografica che aveva accuratamente conservato insieme ai suoi appunti personali1. La compilazione non è coeva, ma molto probabilmente iniziò nel 1947 in Italia, proseguita poi a Madrid, dove risiedette dal 1948 al 1967, dopo la latitanza e fuga a seguito delle vicende giudiziarie che lo investirono2. Abbiamo traccia di tale collocazione temporale nel capitolo III, dove, divagando dalla narrazione dice: «Io, che nella mia nobile qualità di evaso dalle patrie galere, mi guadagno in questo momento il pane quotidiano col mestiere di guardiano notturno (si, non me ne vergogno affatto, di “guardiano notturno”) ho in consegna un grosso e terribile cane, che vive quasi continuamente con me, e del quale 1 L’archivio del generale Roatta è stato rintracciato da chi scrive nel 2015 presso i suoi eredi e, in accordo con essi, fatto dichiarare di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica del Lazio. È stato avviato lo studio e la pubblicazione dei documenti più rilevanti ed è in corso la compilazione di un inventario analitico. 2 Il generale Roatta, ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, venne arrestato il 16 novembre 1944 e processato con una serie di accuse circa le attività del SIM, da lui diretto dal 1934 al 1936 e il presunto coinvolgimento nell’omicidio dei fratelli Rosselli nel 1937. Evaso il 4 marzo 1945, il 12 marzo verrà condannato all’ergastolo dall’Alta Corte di Giustizia, mentre pendevano su di lui anche le accuse per resa colposa e la mancata difesa di Roma dopo l’8 settembre 1943, nonché un’inchiesta sulla condotta della 2ª armata in Croazia quando era al suo comando nel 1942-43. Dopo una iniziale latitanza in Italia, nel 1948 riparò in Spagna, dove, nonostante il successivo annullamento della condanna e l’archiviazione delle altre istruttorie, risiedette, salvo sporadiche visite, fino all’anno precedente la morte, avvenuta a Roma nel 1968. Mario Roatta, Diario 6 settembre – 31 dicembre 1943, a cura di Francesco Fochetti, Milano, Mursia, 2017, Introduzione e cenni biografici pp. 1343.