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Noi credevamo
L’Italia e il revisionismo ungherese di Balázs Juhász
T
ra le conseguenze maggiormente paradossali della dissoluzione dei grandi imperi multinazionali, vi fu l’umiliazione dell’Ungheria, la nazione che maggiormente si era battuta per il riconoscimento dei propri diritti, fimo a subire il brutale intervento russo del 1849. Con la finis Austriae e la nascita di nuovi stati nazionali l’Ungheria perse infatti i due terzi del territorio che aveva nel 1914. L’Italia, che dal 1915 aveva perseguito lo smembramento dell’impero danubiano e riconosciuto le «nazionalità oppresse» con l’eccezione della jugoslava, dovette presto constatare di aver in realtà lavorato per i suoi antagonisti, Francia e Inghilterra, che appoggiarono una coalizione di stati successori, la Piccola Intesa, diretta non solo contro i revanscismi austriaco e ungherese, ma anche contro il revisionismo italiano, propagandato con lo slogan dannunziano della «Vittoria mutilata». Ciò produsse una convergenza opportunistica tra Budapest e Roma, sfociata col tempo in una vera alleanza. Il compromesso austro-ungherese del 1867 era stata la risposta obbligata di Francesco Giuseppe alla crisi dell’impero multietnico1. Contrariamente alla tesi ufficiale, dall’accordo non era nato affatto uno stato nazionale ungherese, ma soltanto un secondo soggetto multietnico, cointeressato perciò al mantenimento dell’impero a spese delle minoranze nazionali incluse nei due stati (quella italiana a Fiume e in Dalmazia entrò nello stato ungherese). Unici temperamenti furono, nel 1868, il riconoscimento di una limitata autonomia politica al regno croato e la garanzia dei diritti culturali delle minoranze, salva restando l’unità della «nazione ungherese». Al momento dello sfacelo il governo ungherese cercò di salvare i confini del 1867, riconosciuti dalla convenzione militare di Belgrado, firmata dal comandante dell’Armée d’Orient, generale Louis Franchet d’Espéry, ma questa fu quasi subito disconosciuta dall’Intesa, smantellando l’amministrazione ungherese nei territori occupati e spostando continuamente le linee armistiziali a danno dell’Ungheria.2 Il governo di Budapest tentò dei compromessi, ma, sostenuti dall’Intesa, i rumeni li rifiutarono e gli slovacchi li ritrattarono al momento della conferenza 1 Mappa n° 75. Le etnie costitutive di stato della Monarchia Austro-Ungarica, 1910 (online terkeptar.transindex.ro). 2 Ormos Mária, «A belgrádi katonai konvencióról», Történelmi Szemle 1979/1. pp. 19–39.