187
Noi credevamo
Lettere slave Mazzini e la questione d’Oriente di Donato Tamblé
F
in dalla Rivoluzione di luglio Mazzini concepì la sua grande visione geopolitica dell’Europa e cominciò ad occuparsi anche della Questione d’Oriente. Dopo il Congresso di Vienna e la Santa Alleanza, nell’Età della Restaurazione, dominata dall’imperialismo austriaco e con una Russia che perseguiva «senza posa […] un pensiero di ingrandimento ostile all’Europa», occorreva risvegliare lo spirito di indipendenza dei popoli, da cui dipendeva anche la conquista della libertà. Le avvisaglie di cedimento dell’Impero ottomano, specie in seguito all’indipendenza della Grecia, accendevano ulteriormente gli appetiti asburgici e zaristi. Mazzini, avendo come priorità l’emancipazione dell’Italia dalla dominazione austriaca, si adoperò per cercare alleati e cooperazioni ed elaborò progressivamente un paradigma concettuale ed operativo che comprendeva tutte le forze in campo nello scacchiere europeo fino ai confini orientali. Il fallimento dei moti del 1831 lo portò dapprima a considerare, nel quadro di una collaborazione fra nazioni oppresse, la possibilità di un’alleanza italo-magiara per unire le forze contro la dominazione austriaca. L’Ungheria, «regina del Danubio» – come la definì in un suo articolo del 1833, pubblicato su «La Giovine Italia»1 – gli sembrava pronta per un’azione sinergica con i popoli danubianobalcanici per avviarsi sulla via del Risorgimento, come l’Italia, e costituire una «libera federazione» di cui sarebbe stata il centro, incorporando gli slavi meridionali, che non potevano aspirare – pensava allora Mazzini – ad un proprio stato indipendente, perché «un regno d’Illiria non sarà che un nome mai». Deluso successivamente dalla mancata affiliazione dell’Ungheria alla Giovine Europa, costituitasi a Berna il 15 aprile 1834 con patto sottoscritto da italiani, polacchi e 1 Cfr. Mazzini, Dell’Ungheria, [1833], in Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini. Edizione Nazionale, Imola, 1906-1943, vol. III (Scritti politici, vol. II) pp. 116-117.