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Noi credevamo
Quando Marx parlò male di Garibaldi L’appoggio italiano all’insurrezione polacco lituana del 1863 di Alessandra Visinoni
P
er comprendere pienamente il valore della partecipazione italiana all’insurrezione polacco-lituana del 1863 è fondamentale, innanzitutto, conoscere la complessa e profonda natura dei rapporti di amicizia fra i due popoli. Fin dalla sua affermazione nel X sec. come stato slavo di religione cattolica, in cui il latino fu eletto a lingua ufficiale, la Polonia ebbe come modello culturale l’Italia, inviando nei secoli i suoi giovani più promettenti a studiare negli atenei italiani (un nome per tutti: Nicolò Copernico [1473-1543]). Le relazioni tra i due Paesi s’intensificarono al massimo nel periodo rinascimentale durante il quale numerosi intellettuali e artisti italiani prestarono la propria opera alla corte reale di Cracovia e altre corti aristocratiche. Più tardi la Polonia entrò a far parte della Confederazione polacco-lituana (1569-1795) costruendo uno degli stati più vasti d’Europa. Quando alla fine del Settecento i futuri membri della Santa Alleanza (ovvero Austria, Russia e Prussia) smembrarono la Confederazione, polacchi e italiani scoprirono un nuovo tratto di affinità: le aspirazioni nazionalistiche fomentate dalla comparsa nel panorama politico europeo della figura carismatica di Napoleone. Nel 1797 vennero create proprio in Italia le Legioni Polacche guidate dal generale Jan Henryk Dąbrowski (1735-1818) sulla base di un accordo con la Repubblica Lombarda. Nello stesso anno, a Reggio Emilia, non solo fu realizzato il primo prototipo della futura bandiera italiana, ovvero il tricolore della Repubblica cispadana (adottato a partire dal 7 gennaio), ma fu composto da Józef Wybicki (1747-1822), un ufficiale delle Legioni polacche, quello che diventerà il futuro inno nazionale polacco, in cui è espressa la fiducia incrollabile nella rinascita della Polonia grazie all’impegno dei polacchi combattenti per gli ideali repubblicani in Italia: «Avanti, in marcia, Dąbrowski! Dalla terra italiana/ alla Polonia, /sotto la tua guida/ ci uniremo alla nazione!»1. A tale proposito, è interessante osservare che come l’inno nazionale polacco contiene un riferimento all’Italia, così la versione originale dell’inno di Mameli, composto nel 1847, contiene un riferimento alla Polonia nella quinta strofa, in seguito censurata dal governo piemontese: «Il sangue d’Italia,/ Il sangue Polacco,/Bevé, col cosacco/ Ma il cor 1 Cfr. Bellocchi U., Avanti, avanti, Dąbrowski! Con te, dall’Italia torneremo in Polonia, Reggio Emilia, Comitato Primo Tricolore, 1988.