RBR MAGAZINE - Nr2 Novembre

NOV.'21-N°02

IL MENSILE CHE PARLA DEL MONDO RINASCITA BASKET RIMINI

MATTIA FERRARI POLISPORTIVA STELLA LA PRIMA SERIE A ENZO CORBARI

FAME DI VITTORIA ROBERTO FABBRI DAL PROF. RINALDI ALLE TAVOLE ROMAGNOLE ALL’INTERNO IL POSTER DI HERO, LA MASCOTTE PIU AMATA DAI BAMBINI RBR Magazine 2 | Novembre 2021 |

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26 37 | Ottobre 2021 4 ||Geronimo RBR Magazine 2 | Novembre 2021

Società Italiana Gas Liquidi Spa - Via Famignano, 6/8 - Poggio Torriana (Rn) Tel. 0541.675252 - Fax 0541.675474 37 | Ottobre 2021 | 27 RBR Magazine 2 |Geronimo Novembre 2021 | 5

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editoriale Allora vi è piaciuto? Siamo solo all’inizio dell’avventura, ma l’accoglienza ricevuta in termini di apprezzamenti e di consensi è stata insperata. RBR Magazine ha già conquistato il cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori.

Sono arrivati tanti complimenti, ma anche qualche consiglio che ci potrà aiutare a migliorare.

Cambiano i protagonisti, e non potrebbe essere altrimenti, sono nate nuove idee e altre ancora ne nasceranno in futuro. Ne siamo certi. Ma è andata oltre ogni più rosea previsione l’accoglienza. Il primo numero è già diventato un articolo da collezione. In giro per la città è stato polverizzato e sono in tanti a chiedercelo. Ne siamo felici ed orgogliosi.

Ma, ripeto, è solo l’inizio. C’è tanto da lavorare per migliorarsi, possiamo dire che procediamo secondo gli insegnamenti di coach Ferrari: un lavoro graduale che possa portarci all’obiettivo finale. La squadra ed i risultati passano da lui, il magazine passa da noi ma soprattutto da voi. Quindi, dateci una mano. Aspettiamo idee e consigli, li valuteremo tutti insieme nella nostra piccola grande redazione. E intanto ancora grazie. Abbiamo capito perché questa squadra e questi ragazzi vanno così forte. Hanno voi dietro le spalle e anche noi ci auguriamo possa essere così.

Buona lettura. E forza RBR! Il direttore

IL PERSONAGGIO ROBERTO FABBRI

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LA GENTE DEL FLAMINIO ENZO DE LA ROSA

GRAZIE A...

ROC: I.P. 1100.744 - Testata registrata presso il Tribunale di Rimini, numero 2/2021 RBR MAGAZINE RINASCITA BASKET RIMINI SSDRL Via Flaminia, 28 - Rimini

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Direttore Responsabile Vittorio Pietracci redazione@geronimo.news

Progetto grafico: Ennio Zangheri zangheriennio@gmail.com

Redattore magazine: Eugenio Petrillo

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Vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto copyright 2021

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Geronimo Network I giornali del territorio

Eugenio Petrillo Gianni Filippi Jacopo Maggioli Marco Rinaldi Matteo Briolini Alberto Crescentini Alberto Foschi Simone Campanati Massimiliano Manduchi Basket Club Pantera BLU Nicola De Luigi PH Giorgio Salvatori PH Alfio Sgroi PH

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STORIES LA PROMOZIONE DEL ‘78

IL TEAM MATTIA FERRARI

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PERSONAGGI NELLA STORIA ENZO CORBARI

#HOGUARDATODENTROUNEMOZIONE QUELLA NOTTE DI GENNAIO

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LE SOCIETÀ POLISPORTIVA STELLA

HAPPY BASKET RBR PHOENIX

OLTRE AL BASKET CLUB SCHERMA ARIMINUM CONOSCIAMOCI CANTINA FIAMMETTA

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PARLIAMO DI NOI Il mese scorso abbiamo celebrato l’inizio di una nuova era, una nuova meravigliosa avventura targata Rinascita Basket Rimini: è nato RBR Magazine, il mensile che parla di noi e del nostro mondo.

Ora, sperando che la rivista vi sia piaciuta, eccoci ancora qui. State per iniziare a leggere il secondo numero, fruibile a tutti a novembre.

Il personaggio di questo mese - anche in copertina - è Roberto Fabbri proprietario di Dulca s.r.l., la nota azienda dolciaria che tanto sta dando al basket locale. C’è poi un’interessante intervista al coach Mattia Ferrari e un bellissimo ricordo del mitico dottor Enzo Corbari.

“Emozioni senza tempo” della nostra firma Alberto Crescentini ci riporta al 9 aprile 1978, data storica, in cui il Basket Rimini ottenne la prima emozionante promozione in A2.

Tanto spazio alle nostre società, dalla Polisportiva Stella alle ragazze del RBR Phoenix, e a realtà riminesi doc di altri sport come il Club Scherma Ariminum.

Troverete ancora tante curiosità dal mondo RBR e non solo, giochi, musica e bellissime fotografie.

Un numero sempre rigorosamente a tinte biancorosse da leggere, sfogliare e, perché no, … anche conservare. di Eugenio Petrillo

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IL PERSONAGGIO

di Simone Campanati

ROBERTO FABBRI DAL PROF RINALDI AL SOGNO RBR

La passione per il basket non si misura con il diventare un campione, ma pensarsi come campione nella vita.

Quando entri nella sede di Dulca respiri aria di festa fin da subito, sarà per i colori accesi che la rappresentano, per le tante persone che incontri, sarà perché si parla di cibo, uno degli argomenti più amati dagli italiani.

Credo che ogni cosa che si apre agli occhi dei visitatori, sia la rappresentazione di colui che la rende possibile seguendo le orme del padre e del nonno, che dal Bar Otello di Viserba passarono all’imprenditoria nel mondo della distribuzione di prodotti per gelateria e panetteria. Sto parlando di Roberto Fabbri, titolare di Dulca S.r.l. e socio Gold di RBR, oltre che Title Sponsor della cugina Angels Santarcangelo.

Roberto si presenta con la sua classe di uomo edotto, ma allo stesso semplice, ironico e pieno di creatività. Il presidente è un passionale, determinato al raggiungimento degli obiettivi che vuole raggiungere, e rispettoso dei valori che mette in campo sia nella sua azienda che nel mondo del basket.

Parlando con lui, scopro che la sua passione per il basket nasce dai tempi della scuola media, quando anche grazie alla sua altezza viene notato e iniziato alla attività cestistica da un grande del basket riminese: Il Prof. Rinaldi.

Nonostante il grande amore per questo sport, ha avuto la sfortuna di non poter passare nelle mani del grande Papini per problemi fisici che lo hanno costretto ad abbandonare la pallacanestro in età giovanile. Nonostante questo, però non ha mai smesso di amare il Basket Rimini seguito con i genitori dai tempi della Sarila, dell’Hamby e della Marr Superstar.

Quale sogno ha realizzato Roberto con Dulca?

Volevo valorizzare il lavoro di mio padre e sentirmi indispensabile sia per il mio primo interlocutore, ovvero il distributore che per l’artigiano che ne utilizza i prodotti, il cui rapporto spesso era più complesso del dovuto a causa di diversi fattori. Ho così creato il servizio di consulenza,

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e avuto l’intuizione di creare laboratori di idee che mi hanno permesso negli anni di aumentare l’appeal verso il target e di aumentare il capitale umano dell’azienda da 4 a ben 65 persone che lavorano o collaborano con Dulca. E in questo processo mi rivedo molto nel lavoro svolto in questi anni da RBR. Grazie a tutto questo ho anche imparato a comprendere il valore del lavoro e del tempo libero, che dedico alle mie passioni, alla famiglia, ai figli e alla pallacanestro.

Da Dulca Angels Santarcangelo a Rinascita Basket Rimini il passo è stato naturale, quanto è importante per un imprenditore come te, un progetto così territoriale e imprenditoriale come quello di Rinascita?

Mi sono convinto ad entrare con Dulca nel mondo del basket, dopo aver visto 300 ragazzi vestiti in maglia gialla al PalaSGR, ho amato da subito i valori di questo sport e il progetto di Paolo Carasso e Maurizio Fabbri, uomo di passione estrema che ha investito tantissimo nei giovani, proprio come me nella mia azienda, una realtà che guarda al futuro con la creazione di progetti come l’Academy interna, che va quasi di pari passo con quelle create negli anni da Rinascita. Ci sono sempre grandi similitudini fra sport e impresa, in fondo le imprese sono composte da team e le società sportive sono imprese, quindi è fondamentale esaltare i valori che ci accomunano, ovvero territorio e innovazione.

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Quindi possiamo dire che fra i promotori di RBR c’è anche Roberto Fabbri?

Beh possiamo dire che tutto è partito da una cena fra me Paolo e Maurizio, dove all’ennesimo blocco della trattativa con Luciano (Capicchioni n.d.r.) ci siamo guardati sotto un lampione del Clementino e ci siamo detti, che se l’obiettivo numero uno, ovvero rilevare il Basket Rimini, non fosse andato a buon fine, avremmo creato una nuova società a Rimini, perché la richiesta dei tifosi era troppo passionale per non essere ascoltata e Rimini e il suo pedigree meritavano altri lidi e progetti.

E così fu, posso dire che siamo stati un po’ apostoli di questo progetto, che poi ha allargato a tanti imprenditori del territorio, partendo da Paolo Maggioli stesso, creando una rete

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imprenditoriale importante basata sul territorio. Un grande merito e plauso va a Davide Turci, altro “apostolo” che invece ha permesso il successo del progetto RBR, riportando la gente al Flaminio.

Perchè un imprenditore come te dovrebbe investire nello sport?

Sport e aziende hanno valori che si sposano fedelmente, tu cerchi di collegare il tuo brand ad un set up di valori simili a te e questa è una combo fondamentale.

Lo sport, il successo la voglia di vincere si equivalgono in entrambe i settori. In questo progetto fatto da decine di imprenditori e società, non abbiamo voluto legarci ad un solo sponsor, ma ad intenti comuni di più attività del territorio, con la volontà di renderlo più so-

lido e longevo. Ogni azienda può avere vantaggi da par suo in progetti come questo.

Essere protagonisti della crescita di una società o di un’atleta è qualcosa che dovrebbe far sognare tutti gli imprenditori, ed è un bene anche per tutti coloro che lavorano nelle aziende e per le loro famiglie perché attraverso lo sport possono vivere valori sani.

Per creare una società solida con progettualità, servono imprenditori che credono nel futuro e nei progetti riferiti ai giovani, e noi facciamo questo, mettiamo i soldi per rendere indipendente RBR e creare progetti di lungo periodo. Questo funziona in ugual modo nello sport e nell’imprenditoria.

Di questi tre anni quali sono stati i momenti che ti hanno fatto dire che bello questo progetto?

Bè il primo credo essere quello che ricordano tutti gli appassionati biancorossi e che Davide Turci utilizza per convincere i giocatori ad approdare a Rimini, ovvero il derby con Cesena

(p.s: ne parliamo qualche pagina più avanti) dove eravamo 2900 persone festanti ad assiepare il Flaminio, saltare e cantare come negli anni d’oro.

Rivedere il Flaminio pieno ti commuove, lo sono ancora oggi a pensarci. Poi un altro momento meraviglioso sono gli eventi che vengono fatti con i nostri imprenditori dove rivediamo ciò che abbiamo fatto e ripercorriamo anche la storia del Basket Rimini, quella della Serie A a cui ambiamo tanto.

Infine personalmente sono legato ai momenti con Arop dove facciamo solidarietà verso bambini che giocano partite ben più importanti delle nostre e dove noi diventiamo portatori di gioia.

Roberto è uno dei grandi protagonisti di questa Rinascita, imprenditori come lui sono ciò che occorre a progetti ambiziosi, perché uniscono alla conoscenza e capacità imprenditoriale, la creatività, la passione e la lungimiranza.

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IL TEAM

di Marco Rinaldi

MATTIA FERRARI

UN ALLENATORE CHE È SINONIMO DI GARANZIA Il potenziale della piazza, la solidità del management e quanto una società ti voglia al centro del progetto: queste tre cose a Rimini ci sono senza ombra di dubbio.

L’estate 2021 è stata sicuramente quella più movimentata dalla nascita del progetto RBR per chiunque: tifosi, addetti ai lavori, soci, sponsor. Prima il forte rammarico per la prematura conclusione del sogno playoff a causa del Covid, poi la volontà, in primis della società, di dare vita ad un nuovo corso ed alzare ulteriormente l’asticella degli obiettivi e dei mezzi, tecnici ed economici, a disposizione.

Se dovessimo dare un volto ai suddetti cambiamenti la scelta non potrebbe che ricadere sull’uomo a cui sono state affidate le nuove ambizioni biancorosse: coach Mattia Ferrari, figura di assoluto livello che vanta già partecipazioni ai playoff in Serie A2 oltre ad esperienze come assistente in Eurolega e Serie A. La nuova guida tecnica è entrata subito in contatto col tema della riminesità, centrale fin dalla nascita del progetto.

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“È emerso fin da subito nei colloqui con la Società, ma bisognava scegliere chi è funzionale al progetto: i giocatori valgono tutti allo stesso modo. Inoltre se un ragazzo riminese viene selezionato per fare risultati importanti forse sentirebbe maggiormente la pressione.

Allo stesso tempo, quando mi è stato chiesto dello staff tecnico ho deciso di mettere alla prova Brugè e Middleton che conoscono benissimo l’ambiente e sicuramente potevano darmi una mano. Siamo arrivati ad un giusto equilibrio costruendo la squadra più performante possibile.”

Quanto hanno inciso le esperienze ad alto livello di Mattia sul coach che è oggi? RBR può ambire a quei palcoscenici?

“Sono venuto qui con l’idea di poter arrivare in A1 e penso che questa cosa a Rimini si possa fare. Sulla mia formazione hanno inci-

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so tante persone, tra cui sicuramente Pillastrini e Trinchieri che oltre ad essere bravissimi allenatori sono anche persone di valore. Considero una figura importante Dante Gurioli, ex giocatore ed allenatore in Serie A, che mi ha spiegato come bisognava impostare la visione di giocatori e partite. Mi considero un copiatore seriale: cerco di carpire dagli altri, faccio mille domande poi elaboro.”

Qual è stato l’esatto momento in cui, tra le varie offerte presentate, è stata scelta Rimini?

“Stavo parlando con diverse società di livello più alto, ma Rimini è stata l’unica a presentarmi un progetto dicendomi che ero la persona giusta per guidarlo. Quando lavoravo a Livorno ho avuto modo di confrontarmi con Gianfranco Benvenuti, allenatore che passava tranquillamente dall’A1 alla B, e lui mi ha detto di

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NICOLA DE LUIGI

non guardare la categoria bensì il potenziale della piazza, la solidità del management e quanto una società ti voglia al centro del progetto: queste tre cose a Rimini ci sono senza ombra di dubbio.”

Chi è Mattia Ferrari fuori dal parquet?

“Sono malato di pallacanestro anche quando non lavoro, per fortuna la mia fidanzata condivide la stessa passione. Sto imparando, essendo vicino casa, a godermi i piccoli momenti di riposo: quando allenavo lontano questo non era possibile.

Sono una persona a cui piace tantissimo fare attività fisica, mangiare e sono un grande appassionato di lettura e cinema.

Mi piace stare con la gente, ma ho bisogno anche di momenti in solitudine: sono una persona in evoluzione, però ho trovato la pace con me stesso e questa è la cosa più importante.”

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PERSONAGGI nella STORIA di Matteo Briolini

ENZO CORBARI

IL FILO “BIANCOROSSO” TRA IL NERI E IL FLAMINIO La seconda storia ad occupare le pagine di questo magazine è una storia fatta di passione, competenza e longevità, di un uomo che ha toccato, letteralmente, con mano i palcoscenici più importanti della scena sportiva cittadina.

Dopo che ho avuto la possibilità di parlare con il figlio Alberto, nell’intervista che segue, se qualcuno dovesse chiedermi di racchiudere l’essenza di questo personaggio in una sola frase, probabilmente lo definirei come il filo rosso o, per meglio dire, biancorosso che per anni univa il “Neri” e il “Flaminio” nelle domeniche riminesi.

Sto parlando del dottor. Enzo Corbari.

Alberto, quale fu il primo approccio di tuo padre alla pallacanestro?

“Iniziò mentre studiava medicina alla facoltà di Bologna ad andare a vedere le partite della Virtus quando ancora giocava alla Sala Borse.

Fu lì che inizio a germogliare in lui il seme della passione cestistica che non lo ha più abbandonato.

Il primo contatto con i canestri riminesi risale di fatto agli albori del basket nostrano, nello specifico alla Libertas, quando ancora giocavano all’aperto dietro Via Dante, dove conobbe GianMaria Carasso.

Con lui strinse una bella amicizia e, una volta laureato nel 1962, divenne il medico sociale del Basket Rimini.”

Per quanto tempo ha avuto questo incarico?

“Per ben 54 anni dal 1962 fino al 2016 è sempre stato in panchina, pronto ad andare in campo a soccorrere i giocatori quando c’era bisogno di lui.”

In tutto questo tempo si è occupato solo di basket o agiva anche in altri contesti?

“Ha lavorato fino al 91’ anche nel Rimini Cal-

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cio alternandosi tra il Neri e il Flaminio di domenica in domenica, dopo che i sabati sera li passava al pronto soccorso.

Lavorando a stretto contatto con il mondo del pallone ha potuto vedere all’opera da vicino allenatori che hanno lasciato la loro impronta nell’Italia pallonara. Ha lavorato con Herrera, Sacchi, De Napoli, Bagnoli e anche con il padre di Materazzi, so che il personaggio tra questi che più lo affascinava era Herrera.

Mi ha raccontato un aneddoto interessante su quest’ultimo di quando la squadra stava andando in trasferta a Brescia.

L’autista del pullman si fermò, ovviamente, ad un semaforo rosso lungo la strada ma l’ex allenatore dell’Inter gli intimò a più riprese di proseguire, ignorandolo, perché il Rimini non doveva fermarsi davanti a niente.

Nel 1991 è andato in pensione dall’ospedale dedicandosi solo al basket.

Quale allenatore ha inciso maggiormente sull’attività di tuo padre cambiando l’approccio di allenamento e le abitudini dei giocatori?

“Sicuramente Bucci, che ebbe il merito di vincere la Serie B quando ancora si giocava alla sala mostre ma soprattutto proiettò il Basket Rimini in un’altra dimensione con un approccio da professionista per quanto riguarda i ritardi agli allenamenti e le sedute in palestra.

Con l’approdo in A e l’avvento di Taurisano mio babbo iniziò ad avere l’onere di redigere un programma alimentare per i giocatori il giorno di gara, anche questa una assoluta novità all’epoca.”

Ti ha mai raccontato di diete strane?

“Si, era impressionato dagli americani e dalle loro abitudini alquanto discutibili in fatto di cibo, in particolare mi ha raccontato che il compianto

Steve Mitchell mangiava al contrario, partendo dal dolce.”

Dal punto di vista prettamente medico com’era?

“Era un bravissimo diagnosta, toccando con le mani riusciva a capire la natura del problema.

Puntava molto sull’aspetto umano e mi ripeteva sempre che bisognava capire le persone ed entrare in sintonia con loro per curarle.

Il suo rapporto con i giocatori e, stranamente anche con i colleghi è sempre stato di grande stima e affetto anche grazie alla sua profonda capacità di essere empatico, agevolata anche dalla sua fisionomia, con quel suo faccione tondo sempre sorridete che lo rendeva rassicurante.”

Ho sentito parlare dei suoi mitici impacchi di ricotta per curare le caviglie dei giocatori, come è arrivato a questa soluzione?

“Attraverso vari tentativi prima utilizzava un panno imbevuto di vino bianco, poi passò alle foglie di cavolo e infine agli impacchi di ricotta perché la caseina in essa presente riduceva in maniera più veloce ed efficace l’ematoma, accelerando il recupero.”

In una carriera di ben 54 anni avrà visto tanti infortuni, quali sono stati i più strani?

“Uno dei più particolari è stato sicuramente un ematoma rimediato da Scarone dopo una penetrazione in allenamento, iniziava dalle natiche e terminava nel polpaccio.

All’inizio sembrava una brutta botta ma Ger-

man poi ha avuto un mese di stop.

Caso più unico che raro è la disinserzione aponeurotica del tendine d’achille patita da Boe Larragan, giocatore spagnolo che non lasciò un segno significativo da queste parti.

Sostanzialmente il tendine era uscito dalla sua sede senza rompersi, un infortunio che mio padre ha sempre definito molto strano.”

So che scriveva poesie e recitava in commedie dialettali, puoi raccontarci questo suo lato artistico?

“Si esatto, gli piaceva molto, traeva ispirazione parlando con le persone, soprattutto in ambulatorio, se la cavava bene sul palco era il suo modo di raccontare la realtà che lo circondava.

Soprattutto negli ultimi anni, dopo il 2016, utilizzava questa sua abilità per intrattenere le mie figlie, e faceva il nonno a tempo pieno.”

Com’era il DOC tra le mura domestiche?

“Sia come padre che come nonno non è mai cambiato è sempre stato una persona calma, alle volte anche troppo, sempre molto disponibile con tutti, un po’ permaloso, se devo trovargli un difetto, ma non era il tipo di persona che controbatte nelle discussioni.

Il tratto che più lo distingueva era la sua grande gentilezza e bontà con tutti come testimoniano i numerosi segni di affetto che ha sempre ricevuto da tutti.”

Questo è stato il dottor Corbari, un vero e proprio riminese DOC.

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EMOZIONI SENZA TEMPO di Alberto Crescentini

LA PROMOZIONE DEL '78

LA PALLACANESTRO RIMINESE ENTRA IN UNA NUOVA DIMENSIONE E’ passato quasi mezzo secolo, era un’altra Italia, un altro mondo. Il nostro Paese in quella primavera del ‘78 era scosso dal rapimento di Aldo Moro, il leader della Dc nelle mani delle Brigate Rosse, per quello che resta un attacco frontale alle istituzioni dello Stato senza precedenti.

Nella nostra città, intanto, lo sport dei canestri appassiona sempre più. Dopo anni passati alla Sala Mostre (più altri nello scomparso campo delle Acli, all’aria aperta), la massima espressione cittadina - il Basket Rimini - può esibirsi al Flaminio, palasport venuto alla luce solamente nell’estate del ‘77.

Per chi era abituato a seguire la squadra all’ex Teatro e a trovarsi pertanto costretto a un’autentica lotta per accaparrarsi i limitati

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posti a sedere sulle tribunette, posti occupati spesso da cappotti e sciarpe per amici e conoscenti, sembra di fare un salto nel futuro, quel nuovo impianto è il nostro Madison Square Garden. C’è poi da seguire una squadra forte, attrezzata, che punta senza mezzi termini al salto di categoria, cioè a quell’A2 che è sinonimo di professionismo, cestisti americani, giocate sopra l’altezza del ferro… Insomma, spettacolo.

La Sarila - questo il nome dello sponsor è affidata al compianto Alberto Bucci, tecnico che avrebbe compiuto trent’anni proprio nei giorni felici della promozione. E il roster è di primissimo piano, con ogni ruolo che può vantare due ottimi interpreti.

I play sono l’esperto Rosetti e il più giova-

ne Maccaferri, le guardie Rossi e Gurini, le ali piccole Cortese e Natalini, con Albertazzi, Ianni, Borghese e Borlenghi a battagliare vicino a canestro. Il campionato non può che essere di vertice e quel 9 aprile 1978 non è una domenica come le altre.

La Sarila è di scena a Firenze contro l’Olimpia e vincere - tanto per cambiare - è un imperativo. Anche perché un successo, legato a un risultato “amico” da un altro campo, significherebbe tanto, regalerebbe a Rimini l’A2 prima della fine dei giochi.

Gli appassionati e i semplici curiosi sentono il momento, capiscono che possono essere testimoni di un evento storico e prendono letteralmente d’assalto lo splendido capoluogo toscano in quella mite domenica di aprile. Già nella tarda mattinata, nei luoghi turistici per eccellenza (Piazza della Signoria, Pontevecchio, il Giardino di Boboli…) è tutto un imbattersi in facce conosciute, dialetti noti.

Saranno (saremo) almeno un migliaio ed è quasi un problema accomodarsi tutti dentro

quello che non si può definire un palazzetto.

Parliamo piuttosto di una palestrona ribattezzata dagli indigeni la “bagnarola”.

E in quel catino il tifo non può che essere esclusivamente per la Sarila, chiamata comunque ad affrontare una partita scorbutica, non banale. All’intervallo è ancora tutto in gioco (30-29 Olimpia il parziale), ma nella ripresa, stringendo qualche bullone in più in difesa, Rimini mette la testa avanti e non si fa più raggiungere, per chiudere vittoriosa 62-49 (16 punti di Rossi e 15 di Borghese, in doppia cifra pure Natalini a quota 10).

La giornata è già positiva, ma il bello deve ancora venire. Fuori dalla “bagnarola” arriva infatti via radio - Internet, chi ti conosce? - la notizia più attesa, cioè la sconfitta della diretta concorrente.

Adesso si può davvero far festa e brindare a quell’A2 che ha finalmente i crismi dell’ufficialità. Si può sognare a occhi aperti, la pallacanestro riminese entra in una nuova, eccitante dimensione.

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#HOGUARDATODENTROUNEMOZIONE di Simone Campanati

QUELLA NOTTE DI GENNAIO

Gira voce dalle parti del Flaminio che esista un DS che ha trovato l’ingrediente segreto per convincere qualsiasi essere vivente ad approdare in Riviera, sponda pallacanestro.

Quel DS ha un nome, Davide e un cognome, Turci e quell’ingrediente ormai non è più segreto ed è il video del giorno più bello di tutta la storia di Rinascita Basket Rimini.

Se si parla di emozioni, non si può non ricordare quel 29 gennaio del 2020 al Flaminio di Rimini, teatro del primo derby della storia in terra riminese fra Rimini e Cesena.

Il calendario quel giorno riserva un brutto scherzo ai biancorossi, collocando il match nel turno infrasettimanale, ovvero un banale mercoledì sera lavorativo alle ore 21:00.

Perdere un potenziale di circa 400 persone fra bambini e genitori, che ogni domenica assiepavano la tribuna Sud del Flaminio rappresenta un duro colpo per il nostro progetto.

Alle 19:00 finiscono il loro allenamento i

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bambini della Stella, ma li vediamo uscire dal Flaminio, purtroppo il giorno dopo si va a scuola e non si può fare notte.

Quella sera ci guardiamo in faccia ignari di quanta passione potevamo aver generato nei riminesi, da convincerli a recarsi al Flaminio il mercoledì sera, ma certi che non avremmo avuto quei 400.

Venivamo da otto vittorie consecutive di grande spessore, avevamo vinto con corazzate come Cento, Piacenza e Civitanova allora quarta in classifica, ma Cesena all’andata spazzo via i biancorossi con un perentorio +20.

La partita pur senza protagonisti importanti come Rivali da una parte e Frassineti dall’altra è spettacolare, e i biancorossi giocano il miglior match da quando è stata creata RBR. Un mix di bombe di Pesaresi, Moffa e Broglia e almeno 4 schiacciate nel solo primo tempo mandano in delirio il pubblico. Le facce della gente erano sorridenti e sbalordite, avevamo re-

galato due ore di straordinaria follia.

Rimini porta a casa una vittoria incredibile, la nona di fila che la catapulta al terzo posto solitario dando un attestato di grande forza e grande speranza verso l’obiettivo play off, prima del disastro pandemico che spense ogni progetto.

Ma cosa centra il video di Turci?

Per rispondere, devo prima raccontarvi cosa successe in quel giorno. Alle 20:00 apriamo le porte del Flaminio e la gente arriva come sempre con molta calma, alle ore 20:30 contiamo forse 3-400 persone. Ricordo ancora che improvvisamente uscendo verso la biglietteria, mi accorgo che le persone erano così tante da non riuscire a vedere oltre alle casse stesse.

La fila creatasi è indecifrabile e alle 21:00 a palla due alzata, ancora fuori la gente aspetta di entrare. A fine partita ne contiamo 2900.

Ora quello che trasmette quel video è veramente difficile raccontarlo in poche righe, ma chi ha vissuto i grandi anni del Basket Rimini, gli anni 80 e 90, sa di cosa sto parlando.

Moffa va in lunetta a pochi secondi dal termine del match, con Rimini già proiettata alla vittoria, ed è qui che il nostro pubblico, ci regala il canestro della vittoria, tutti in piedi a saltare e gridare “chi non salta cesenate è”. Ripeto tutto il palazzo, ma proprio tutto, un’estasi che accomuna chi arde di passione per i biancorossi. Manca solo quella curva lato sud, quella dei bambini, sarebbe stata la perfezione disegnata in un giorno impensabile.

Ecco ora potete andare su You Tube a cercarvi il video del derby e sognare che possa accadere presto. Ancora oggi vogliamo ringraziare chiunque fosse li a saltare.

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Visit Rimini è la DMC - Destination Marketing Company - ufficiale della città di Rimini, una società specializzata che si occupa di ricerca e innovazione, marketing e promozione, informazione e accoglienza turistica.

La sua mission è raccontare Rimini, la valorizzazione e lo sviluppo turistico della destinazione e del suo territorio, dei suoi prodotti e servizi, degli eventi e delle esperienze che offre in ogni momento dell’anno.

www.visitrimini.com

HEY, SIAMO RADIO BAKERY

Diamo voce alla tua storia.

Radio Bakery è un’agenzia di comunicazione specializzata nello storytelling.

Raccontiamo la tua storia attraverso attività di comunicazione e social media marketing. Abbiamo le professionalità giuste per curare ogni aspetto della tua presenza sui media digitali e per dare valore reale al tuo brand.

Partiamo sempre dalle persone senza mettere limiti alla creatività.

Il nostro motto è "Creiamo, raccontiamo, emozioniamo."

www.radiobakery.it

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LA GENTE DEL FLAMINIO di Matteo Briolini

ENZO DE LA ROSA

IL MAGO DELL’IMPIANTISTICA DEL FLAMINIO

ALFIO SGROI

Tra chi c’è sempre stato al Flaminio il personaggio che sto per raccontarvi ha sempre agito dietro le quinte e anche grazie al suo lavoro le partite al vecchio palas si sono sempre svolte regolarmente.

Oggi passa agli onori della cronaca il preziosissimo lavoro di Enzo De la Rosa, l’uomo che da più di 30 anni si occupa dell’impiantistica delle arene del basket biancorosso.

Enzo di cosa ti occupi al Flaminio?

“Io mi occupo della manutenzione di tutto quello che riguarda l’impiantistica, controllo

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che tutto sia in ordine per il regolare svolgimento della partita, dalla predisposizione del tavolo al corretto funzionamento dei tabelloni segnapunti e in generale di tutto questo genere di attrezzature.”

Svolgi questa mansione da più di 30 anni, come sei venuto a contatto con il mondo del basket riminese?

“Attraverso il mio lavoro, mi sono sempre occupato di elettronica, prima mio occupavo del settore del biliardo per la parte accessoristica ed ero il più grosso fornitore in Italia in quel

contesto. Parallelamente seguivo il basket per passione e una volta accadde che al Flaminio un tabellone non funzionasse e mi venne chiesto di ripararlo.

Tutto questo accadeva nel periodo di Carasso e Sberlati ai vertici societari.”

Tra i tanti momenti che hai vissuto come collaboratore della società qual è stato il momento più bello?

“La Serie A1 senza dubbio, il Flaminio era sempre pieno e ogni domenica era colma di emozioni sia per lo spettacolo in campo, che per quelle vibrazioni che solo il vecchio palas sa dare, ti attraversano e ti scuotono.

Chi lo ha frequentato e chi lo frequenta tutt’ora sa di cosa parlo, proprio questo è uno dei meriti della nuova società, aver rimesso la gente al centro, grazie a una grande operazione di coinvolgimento attraverso comunicazione e organizzazione dopo anni in cui la passione era scemata.”

C’è un aneddoto particolare che vuoi raccontarci?

“Una volta decisi di andare al palazzetto nonostante avessi avuto la febbre molto alta. La tachipirina mi aveva fatto stare meglio ma un certo punto ho iniziato a non sentirmi bene, lo dissi al mio amico Renzo Vecchiato, con il quale ho sempre avuto un bel rapporto, ma lui non ebbe il tempo di reagire che io svenni.

La scena fu abbastanza surreale perché l’ambiente circostante non capiva cosa fosse successo e le telecamere della Rai non sapevano dove indugiare, andavano a tratti sui tabelloni segnapunti e a tratti sui soccorritori che mi portavano via per dei controlli. Erano anni in cui ancora suonavo quindi tenevo i capelli lunghi, mi sono reso conto, rivedendomi, che potevo sembrare uno che la sera prima aveva fatto a botte.”

Hai accennato al fatto che suonavi puoi dirci di più?

“Io ero uno dei membri dei “Crazy Boys” facevamo genere beat io suonavo organo, sassofono e flauto.

In Romagna eravamo conosciuti all’epoca, abbiamo avuto un discreto successo a livello locale grazie all’album “Quando un uomo ama una donna”.

Abbiamo inaugurato la “Locanda del Lupo” nel 1965 e l’”Altromondo” nel 1967 è stato un bel periodo, fare musica mi ha lasciato dentro un’onda emotiva, per certi versi simile a quella del Flaminio.”

Che rapporto hai con i giocatori?

“In realtà, pur avendoli così vicini, non ho particolare rapporto con gli atleti non voglio disturbare e quindi mi tengo in disparte e resto dietro le quinte. Ricordo con piacere Foiera, una persona davvero squisita nei modi di fare.

Dal punto di vista tecnico se devo scegliere il giocatore più emozionante e spettacolare dico Scarone, un vero leader, spettacolare da vedere per come si muoveva in campo e come trattava la palla.”

Tua moglie ti ha mai detto qualcosa per il fatto che sei sempre al Flaminio?

“No mi ha sempre lasciato fare il mio impegno domenicale non è mai stato fonte di problemi.”

Qual è stato il lavoro più difficile che hai fatto a livello di manutenzione e del quale vai più orgoglioso?

“Ho sostituito una scheda elettronica bagnata al “105” è stata un’impresa ardua ma ci sono riuscito. La cosa di cui vado più fiero resta però la fiducia che le diverse persone, alternatesi nel tempo in società mi abbiano sempre riconfermato, un attestato di stima non indifferente che ho sempre gradito.”

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LE SOCIETÀ

di Marco Rinaldi

POLISPORTIVA STELLA

UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LO SPORT A RIMINI

Il 2021 deve ancora terminare, ma ormai non c’è più dubbio sul fatto che sia stato l’anno dello sport italiano: il nostro paese ha conquistato risultati eccezionali in tutte le discipline che hanno alimentato ulteriormente nella popolazione la voglia di sport a 360 gradi.

Nel suo piccolo, RBR si inserisce in questo discorso annoverando tra le fila delle sue società collegate un punto di riferimento per lo sport a Rimini come la Polisportiva Stella, che offre la possibilità di praticare calcio, volley e basket. Se, però, fino a poco tempo fa le tre discipline operavano, pur all’interno dello stesso impianto, in maniera piuttosto distinta, oggi la situazione è cambiata: la Stella vuole proporre contemporaneamente ai bambini la possibilità di praticare tutti e tre gli sport per fornire un servizio ulteriore ed utile alla loro crescita.

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“Ultimamente stiamo lavorando molto sulla multidisciplinarietà. Anche il CONI sta spingendo in questa direzione. - dice Carlo Oppi, storico dirigente della Stella nonché delegato provinciale FIP - Da quest’anno siamo riusciti a concentrare i tre sport che proponiamo ed abbiamo dovuto creare due gruppi perché la richiesta era alta. Per noi è molto importante sia per l’attività dei ragazzi, ma anche per insegnare loro le regole che dovranno osservare quando saranno più grandi e sceglieranno una sola disciplina.”

La Stella opera ufficialmente dal 1909. Quali sono i valori che l’hanno sempre contraddistinta in oltre 110 anni di storia?

“Per noi davanti a tutto c’è il ragazzo e la sua crescita personale e morale. La Stella ‘moderna’ nasce nei primi anni ’80 grazie ad un benefattore che ci ha aiutato a costruire l’attua-

le struttura, sempre però nel rispetto dei nostri bambini: quando si pensava di coprire il campo da basket esterno il benefattore s’è opposto dicendo che doveva rimanere aperto ed accessibile a tutti, poi è stato convenuto di costruire il bar e la sala riunioni per migliorare la socializzazione di ragazzi e famiglie.”

Qual è stato l’impatto della partnership con RBR per la vostra società?

“Sono stato immediatamente d’accordo col progetto RBR perché sono convinto che in una realtà cittadina come la nostra se si mettono insieme le forze si può raggiungere qualcosa di valido. Questa collaborazione è molto importante in un periodo come questo di calo della natalità il progetto RBR può evitare che i bambini rimangano senza giocare per carenza di numeri delle società, inoltre li avvicina maggiormente

al concetto di Prima Squadra grazie al senso di partecipazione che ha creato in tutto l’ambiente riminese.”

Come si riesce a gestire un impianto così strutturato e che ambisce a coprire diversi settori sportivi?

“Prima di tutto ci vuole tanta pazienza, le tre realtà che convivono dentro la Stella vanno d’accordo però naturalmente ognuna ha le proprie esigenze quindi ci vuole collaborazione reciproca: c’è un gruppo di dirigenti, alcuni storici, che lavora a questo obiettivo. La struttura è di nostra proprietà e questo comporta dei costi ulteriori rispetto ad un impianto comunale: da questo punto di vista ci ha aiutato il centro estivo, gestito da consiglieri della Stella e volontari, che negli ultimi anni ha avuto un buon successo anche in ambito di concorrenza.”

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BASKET FEMMINILE

di Massimiliano Manduchi

RBR PHOENIX

UNA NUOVA DIMENSIONE DEL BASKET FEMMINILE RIMINESE Da questo numero apriamo il nostro Magazine ad una realtà importante, sulla quale puntiamo molto ovvero quella che riguarda il basket femminile, che sia a livello nazionale sia mondiale sta riprendendo quota.

Abbiamo iniziato un progetto di cui vi parleremo dettagliatamente in questi mesi, denominato RBR Phoenix (Fenice), che riguarda la crescita delle ragazze riminesi, appassionate di pallacanestro e tesserate nelle diverse società del territorio.

Fra tutte la più importante, per storia e crescita è quella che Giampaolo Piombini ha fondato e mantenuto egregiamente nel corso degli anni, ovvero l’Happy Basket Rimini, che ha il suo massimo esponente, nella prima squadra, militante

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in Serie B. Abbiamo parlato con alcuni dei protagonisti su questo mondo e su questo nuovo progetto.

Il primo è Pier Filippo Rossi, allenatore della Ren-Auto di Serie B e responsabile del Settore Giovanile di Happy Basket, che si racconta: «Ho fatto il giocatore di basket a livello professionistico e mi sono avvicinato al mondo della pallacanestro femminile perché mio padre è stato uno dei più grandi allenatori a livello europeo di questo comparto.

Alcuni anni fa Giampaolo Piomboni, presidente di Happy Basket, mi ha dato la possibilità di iniziare a collaborare e i risultati sono andati anche oltre le aspettative, anche se ci sono stati anni difficili. Il progetto Phoenix ci permette di lavorare

attivamente sul territorio: è più difficile reclutare le ragazze perché ci sono discipline sportive che sono più attraenti e in questo senso è fondamentale implementare il lavoro nelle scuole.

Oggi abbiamo gruppi abbastanza completi, ma è necessario avere un serbatoio per dare continuità al progetto: tre società che offrono a tutte le giovani giocatrici la possibilità di giocare campionati competitivi, di confrontarsi con atlete senior e di ambire alla Serie B».

Parola poi a Giampaolo Piomboni, presidente di Happy Basket Rimini «A livello personale sono quasi 50 anni di basket femminile. Questa collaborazione nasce dalla necessità: c’è stato un primo contatto quasi tre anni con Paolo Carasso e Max Intorcia. Ci ho pensato tanto perché noi siamo sempre stati abituati a lavorare da soli, nelle difficoltà e nelle incertezze. Ce l’abbiamo sempre fatta con un sacrificio enorme, ma il pensiero per me negli ultimi anni è stato che fine avrebbe fatto la pallacanestro femminile a Rimini, visto che nessuno vuole prendere in mano le redini della nostra società.

Non si possono buttare via 50 anni di passione mia, di tanti amici e di tante ragazze, perché questo sport dà tante soddisfazioni. Io vengo dalla maschile, ma la pallacanestro la vedo giocare più dalle donne: se devo vedere l’esecuzione di

un compito le donne lo sviluppano meglio e questa è la pallacanestro a cui sono legato io.

A un certo punto nella vita devi fare i conti: ci siamo ritrovati con soli quattro gruppi e allora, con grande stupore di Paolo, forse meno di Intorcia, li ho chiamati e ho accolto volentieri la proposta di entrare a far parte del mondo di RBR. Per quello che ho visto io con i maschi hanno fatto un ottimo lavoro: lasciando stare la capacità ci convogliare risorse, RBR ha soprattutto saputo coinvolgere la gente. È un progetto che è nato con la grande idea e voglia di mettere insieme le forze che c’erano nella provincia ed evitare di continuare a disperdere le risorse: nessuno di noi era pronto da solo, ci diamo del tempo per provarci insieme e magari avere tra qualche anno una squadra femminile RBR in A2. Noi portiamo la nostra esperienza come Happy Basket, perché nelle altre società non c’era grande impulso interno per sviluppare l’attività femminile: da oggi spero che questa filosofia cambi perché c’è bisogno che tutti “pompino” in questa direzione. Pensavamo fosse più difficile mettere insieme le ragazze, non stato così: vogliamo che questo progetto eviti di sentirsi dire: «Ha smesso perché non c’era la squadra», ma al limite: “Ha smesso perché non ha più voglia”, o per raggiunti limiti di età».

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CONOSCIAMOCI

CANTINA FIAMMETTA

di Alberto Foschi

TERRITORIO, PASSIONE ED IDENTITÀ PER UN VINO D’ECCELLENZA

“Per produrre un buon vino servono pazienza ed amore per la vite, accompagnati da un’accurata scelta delle materie prime.”

Nata negli anni ‘60, Cantina Fiammetta rappresenta un’eccellenza locale nella produzione vinicola ed è al fianco di RBR dal 2018. Abbiamo incontrato Matteo e Francesco, titolari, insieme al fratello Jacopo e al padre Carlo, dell’azienda creata e gestita dalle famiglie Panzeri e Piva.

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Come e quando è nata l’esperienza di Cantina Fiammetta?

Matteo. Cantina Fiammetta è stata fondata da nostro nonno Benito nel 1964. Benito, all’epoca albergatore, si innamorò delle terre di Croce di Montecolombo, avviando un’azienda che si occupava di agricoltura zootecnica.

Dagli anni ‘70, poi, Benito, insieme al figlio Carlo, marito di Fiammetta, ha iniziato a svi-

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luppare la parte vinicola. Di noi tre il primo ad entrare in azienda è stato Jacopo, che ha contribuito al miglioramento di produttività e qualità.

A metà degli anni 2000, ho fatto poi il mio ingresso anch’io come responsabile commerciale. Per finire, nel 2018 è entrato in azienda Francesco, che ci aiuta a livello commerciale e amministrativo.

Che segreto c’è dietro un vino di qualità?

Oltre alla produzione vinicola, quali altri servizi offre Cantina Fiammetta?

Matteo. Il segreto per un buon vino è la coltivazione della vite: si tratta di un lavoro complesso, che richiede costanza e dedizione.

Francesco. Oltre alla produzione del vino, come agriturismo mettiamo a disposizione due appartamenti.

Abbiamo poi la parte delle degustazioni, un vigneto didattico e un vitigno di uve internazionali, dove spesso ospitiamo ragazzi dell’istituto agrario e dell’istituto di enologia.

Cosa ha portato Cantina Fiammetta ad emergere?

Matteo. Per prima cosa, penso che sia fondamentale il rapporto con la gente. La vendita, infatti, è importante, ma ancor prima è fondamentale creare un rapporto di amicizia e di condivisione col cliente.

Il fatto di essere un’azienda a gestione familiare e ben ancorata alla città, inoltre, è un valore aggiunto che fa sentire i clienti a casa.

Da questo punto di vista, ci riconosciamo nel motto di Rbr: “Territorio, passione e identità”.

Anche per questo abbiamo deciso di aderire al progetto.

Che rapporto avete con la città e con lo sport cittadino?

Francesco. Siamo cresciuti a pane, vino e basket. Già da piccolo ho iniziato a seguire le partite di Matteo e Jacopo e a sei anni ho iniziato a giocare a basket.

Dopo le giovanili nel Basket Rimini, ho gio-

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cato nel circondario. Da due anni vivo a Riccione, ma sono legatissimo a Rimini.

Matteo. Viviamo la città al massimo, anche lavorativamente. Nel centro storico consegniamo i vini con una cargo bike: così ci godiamo il passaggio tra i luoghi storici e rispettiamo l’ambiente.

A livello sportivo, mi sono innamorato nel 1986 della Marr di Reggie Johnson, Wansley, Benatti, Cecchini: giocavo a calcio, poi ho iniziato l’avventura nella pallacanestro. Ho fatto tutte le giovanili nel Basket Rimini, dove stato aggregato al gruppo storico del 1972. Ci siamo tolti grandi soddisfazioni, vincendo cinque scudetti.

Ho poi giocato tra B, C e D. Ora, da general manager di Rbr, sono felice di aiutare la squadra della mia città.

Cosa vi aspettate da questa stagione a livello di obiettivi sportivi e di pubblico al palazzetto?

Matteo. Da tifoso mi aspetto un Flaminio strapieno. Dal punto di vista sportivo c’è un grande progetto di professionalità a partire da coach Ferrari. I ragazzi hanno voglia di sacrificarsi e sono atleti molto forti: non dobbiamo nasconderci, l’obiettivo è grosso.

Francesco. La squadra è molto forte, e come ogni tifoso spero di rivedere il Flaminio pieno, per spingere Rimini verso categorie più elevate.

Ed invece a livello lavorativo cosa vi aspettate dal futuro?

Matteo. Vogliamo estenderci all’estero e da tempo intessiamo rapporti con alcuni ristoratori polacchi; abbiamo inoltre ideato, con 17 cantine di Rimini, il progetto Rimini Rebola, con una finalità commerciale, ma anche turistica, a partire da un vino bianco che esiste solo a Rimini. in Italia abbiamo clienti in Romagna, a Bologna, a Milano, all’estero puntiamo su Polonia, Belgio, Svizzera e Austria.

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CURIOSITÀ DAL MONDO

IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO

SPACE JAM 2: brutta copia del primo o un film al passo coi tempi? di Eugenio Petrillo Diciamocelo chiaramente: quelli delle generazioni più grandi il proprio Space Jam ce l’hanno già avuto. Quel meraviglioso film che - uscito nelle sale cinematografiche nel 1996 - aveva fatto innamorare decine di migliaia di ragazzini. Molti di questi si sono avvicinati alla pallacanestro anche grazie a Space Jam, alle gesta di un mostro sacro come Michael Jordan e dei suoi fedeli Looney Tunes.

Dopo 25 anni dall’uscita del primo Space Jam, la Warner Bros ci ha voluto regalare un secondo atto. Questa volta nelle vesti di eroe c’è LeBron James e al suo fianco Bugs Bunny&co.

Per chi si attende una pellicola sulla falsariga della prima, si sbaglia e probabilmente rimarrà deluso. È un film fatto e prodotto per appassionare i giovani di oggi e quindi a noi - un po’ più in là con l’età - può far storcere il naso. Skills, balletti e tanti effetti speciali: un mondo incredibile per noi ancora folgorati dal braccio di MJ che schiacciava la vittoria della sua squadra contro gli odioso Monstars.

IL BASKET è dei tifosi di Eugenio Petrillo La pallacanestro è della gente. Noi amiamo questo fantastico sport per i colori, i cori, gli applausi e persino anche i genuini sfottò tra le tifoserie.

Abbiamo passato dei mesi complicatissimi. Vedere i palazzetti vuoti dove gli unici rumori che si potevano sentire erano le voci dei giocatori e degli allenatori (per carità talvolta suggestivi, ma non basta) siamo felici di poter iniziare a vedere la luce alla fine del tunnel.

Gli impianti italiani stanno tornando - seppur in forma ridotta - a ripopolarsi di tifosi, bambini, adulti e anziani. La pallacanestro senza la sua gente non è stata la stessa del solito ed il rischio di un disamoramento è alto. Il basket non se lo può permettere.

Ora gradualmente stiamo tornado al passato e quello che tutti si augurano è di vedere i palasport al massimo della propria pienezza in festa per aver scongiurato il peggio. Il basket e i tifosi sono una cosa soltanto!

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CIAO HAITEM JABEUR di Alberto Foschi Un cestista trentaduenne, Haitem Jabeur Fathallah, quest’anno in forza alla Fortitudo Messina, è deceduto qualche settimana fa all’ospedale di Reggio Calabria dove era stato portato per un malore che lo aveva colpito nel corso di un incontro tra la sua squadra e la Dierre Reggio, valido per il campionato di Serie C Gold. Fathallah, di ruolo playmaker, con alle spalle oltre 250 presenze tra i senior, mentre era impegnato in una fase di gioco, si è accasciato a terra e ha perso i sensi.

La partita è stata immediatamente sospesa per soccorrere il cestista, ma poi ripresa, dato che Haitem sembrava stare meglio tanto da tranquillizzare i compagni con un “Non preoccupatevi per me, sto meglio, tornerò”. Le condizioni del giocatore però, diabetico ma costantemente monitorato, sono precipitate durante il trasporto in ambulanza e l’intervento del reparto di rianimazione non è stato sufficiente a salvargli la vita.

EKPE UDOH: il curioso caso di un cestista-intellettuale di Alberto Foschi Non si può dire che sia stato fortunato Ekpe Udoh, possente centro nigeriano che, dopo avere firmato per la Virtus Bologna, a metà settembre ha subito, durante il match contro Derthona, la lesione totale del tendine rotuleo del ginocchio sinistro.

Costretto all’intervento chirurgico, il giocatore classe 1987, con alle spalle un lungo passato Nba, resterà fuori per almeno sei mesi.

Malgrado ciò, Ekpe affronta anche le sfide più dure col sorriso e in questo recupero sarà sicuramente aiutato dalla sua grande passione: la lettura. Sì, perché Udoh, da sempre accanito lettore, gestisce da qualche anno un sito all’interno del quale dà e riceve consigli di lettura. Si tratta di una sorta di “club del libro” (ekpesbookclub.com), sorto quando Ekpe giocava per i Milwaukee Bucks: il suo obiettivo era, all’epoca, coinvolgere i tifosi anche intellettualmente, discutendo di libri e organizzando eventi letterari.

Il motto alla base del progetto è tratto dall’attivista americano Malcom X: “People don’t realize how a whole life can be changed by one book”, vale a dire “La gente non si rende conto di quanto un’intera vita possa essere cambiata da un libro”. Buona lettura allora, Ekpe, e tanti auguri per una pronta guarigione!

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RIMINI oltre al BASKET di Eugenio Petrillo

CLUB SCHERMA ARIMINUM

LA NOBILE DISCIPLINA AL SERVIZIO DEL TERRITORIO

La nobile disciplina della scherma. Quante volte abbiamo esultato per i successi olimpici delle nostre e dei nostri connazionali ai Giochi durante tutti questi anni. L’Italia vanta una tradizione vincente e duratura nel tempo. La scuola di Jesi è diventata ormai un’istituzione a livello italiano e non solo. Da lì sono usciti i più grandi rappresentanti di questo sport.

Questa volta però vogliamo porre l’attenzione sulla scherma praticata nella nostra città, Rimini. Nell’ottobre del 2020, in piena pandemia Covid, viene fondato infatti il Club Scherma Ariminum, dalla volontà di Ljuba Giangaspero e del suo allievo - aspirante istruttore - Pietro Zani.

La società nasce dall’esigenza di realizzare una realtà protetta nella quale i ragazzi - che inizialmente erano 14 e ora sono 34 - possano vivere e coltivare la passione per la scherma.

Si tratta di un un ambiente sportivo sano il cui obiettivo è quello di contribuire alla diffusione di questa nobile disciplina sul territorio.

Per fare ciò l’attenzione è posta sul metodo

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ARIMINUM CLUB SCHERMA

di lavoro basato sul rispetto verso sé stessi e verso gli altri, oltre che sui sani e tradizionali valori che lo sport insegna.

I corsi che il Club Scherma Ariminum propone si tengono prevalentemente allo Sport Village alle Celle e sono indirizzati non solo all’agonismo (regionale e nazionale), ma anche all’apprendimento dei rudimenti della scherma e all’attività sportiva.

Anche se si tratta di un percorso appena agli albori, i risultati in questi mesi non sono mancati: la vittoria di tre titoli regionali nel fioretto con Bianca Maini (classe 2009), Edoardo Monti (2010) e Giulia Colombari (2007).

Da quest’anno, inoltre, il Club ha aperto alla scherma paralimpica. Un ragazzo si è aggiunto e si allena assieme agli altri. Non ci sono due realtà distaccate, ma c’è l’inclusività della scherma olimpica con quella paralimpica.

L’accoglienza, la disciplina ed i valori sani dello sport: questa la ricetta vincente del Club Scherma Ariminum.

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Pills

Un peluche che sta per atterrare vicino ad altri 2000, questo è il momento che fino alla pandemia abbiamo amato di più delle nostre avventure casalinghe.

Si tratta del Teddy Bear Toss, un’evento mondiale a favore della solidarietà.

Al primo canestro realizzato, tutti i tifosi sugli spalti, possono lanciare in campo un loro peluche, che verrà donato ai bambini più bisognosi. La marea è ciò che avvolge ogni cosa, e questa marea avvolge i cuori di una tifoseria e di un progetto.

Per la cronaca i peluche sono andati ad AROP e in Tanzania.

Quando non si può, trovi il modo per farlo. Questo è ciò che ci fa venire in mente questo striscione voluto dai nostri tifosi per far sentire la vicinanza alla squadra durante l’anno più brutto del mondo a livello sportivo.

Palazzetti vuoti, e partite surreali. E allora i tifosi della curva ci hanno semplicemente detto, NOI CON VOI così.

Non vogliamo parlare dell’evento di questa foto, lo faremo in dovuta sede nei prossimi numeri, ma del fatto che è stata scattata da un’appassionata, una persona che ci segue da sempre, come tanti, e che coglie attimi incredibili, poche foto ma efficaci, e qui ha colto la gioia di un progetto ben riuscito al primo anno.

Grazie Luana e come lei tutti quelli che creano contenuti per noi.

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Games RBR GAMES

Rispondi ai seguenti vero-falso (indicati da V ed F) per valutare, insieme ai tuoi amici, la tua conoscenza del mondo Rbr. Calcola poi il tuo punteggio finale!

1. Quella del capitano Rinaldi è la quarta parentesi nel Basket Rimini.

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2. Coach Mattia Ferrari è originario di Bergamo.

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3. La prima partita ufficiale della stagione è stata contro Rieti.

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4. Il nostro Larry Middleton giocò per il Basket Rimini dal 1982 al 1984.

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5. Il tiro da tre punti non è sempre esistito.

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6. Il nostro Simone Brugè è un under 30.

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7. Nell’attuale girone di Rbr c’è una squadra proveniente dal Molise.

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8. Nella stessa azione non è possibile realizzare quattro punti.

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9. Eugenio Rivali gioca in casacca Rbr dalla stagione 2018/2019.

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10. Nel campionato di Serie B le serie playoff sono al meglio delle 7 sfide.

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[Soluzioni: V, F, F, F, V, V, F, F, V, F]

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10. Nel campionato di Serie B le serie playoff sono al meglio delle 7 sfide.

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9. Eugenio Rivali gioca in casacca Rbr dalla stagione 2018/2019.

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8. Nella stessa azione non è possibile realizzare quattro punti.

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7. Nell’attuale girone di Rbr c’è una squadra proveniente dal Molise.

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6. Il nostro Simone Brugè è un under 30.

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Games

Il Sudoku si presenta come una scacchiera, divisa in 9 quadranti, con 81 caselle, 9 righe orizzontali e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni Il Sudoku presentadall’1 come una divisa in 9 quadranti, con 81 caselle, 9 righe orizzontali quadrato con isinumeri al 9scacchiera, senza ripetersi. e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni quadrato con i numeri dall’1 al 9 senza ripetersi.

tripla tripla assist assist tradizione tradizione

D D J J K K D D B B P P R R E E S S I I D D E E N N T T E E

G G I I S S S S O O R R O O C C N N A A I I B B T T O O W W

Z Z L L K K O O W W T T Y Y B B A A A A E E B B I I N N T T

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Crucipuzzle Rbr Q Crucipuzzle V B Q L T QRbr EA Q V B Q L T Q WL FYCREE VA O W L F Y C R E V O IE DBMIMIT I VE AD TB WM FI PM UI NT N V A T W F P U N N MH VLALEFE M LH GV OL CA TL AE PF RE M L G O C T A P R M RO SNJATAA R IO AS UN AJ LA PT SA ZA N I A U A L P S Z N IQ DLBCAIE I QQ ED EL IB IC FA DI OE L Q E E I I F D O L EG TAZVTNL E GG AT DA TZ KV IT RN EL A G A D T K I R E A YR GOIXODH Y IR FG WO II KX VO UD NH P I F W I K V U N P DS LSKMICE D SLSKMICE infrazione infrazione trasferta trasferta

E E P P E E Q Q X X P P A A S S S S I I O O N N E E Q Q Y Y

T T A A T T R R E E F F S S A A R R T T V V S S V V O O G G

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passione passione presidente presidente

biancorossi biancorossi palleggio palleggio

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HERO

RBR HERO SCHOOL

di Simone Campanati

UN PROGETTO CHE PARLA AL FUTURO Il mese di Ottobre ha rappresentato per Rinascita e per Rimini in generale, l’incipit di un futuro roseo per lo sport e per la crescita dei bambini stessi.

Il progetto RBR Hero School è partito con questa ambizione e con la pretesa di istruire i bambini all’educazione sportiva. Ed è partito con grandi risultati rispetto all’obiettivo posto.

L’interesse delle scuole è stato da subito una grande spinta per noi, la comprensione e condivisione di ciò che stavamo ideando e progettando ci ha fatto capire il bisogno di supporto che le scuole stesse hanno verso questo tipo di educazione.

Così grazie al lavoro dei nostri responsabili, e degli istruttori di tutte le società affiliate siamo entrati nelle scuole elementari della città.

Polisportiva Stella, Insegnare Basket Rimini, Angels Santarcangelo, SG Tiberius Basket, Uisp Rimini, Miramare Basket si sono messi in gioco per far conoscere il gioco del basket ai bambini, insieme a me, la mascotte di RBR. Il tutto grazie al supporto di un partner molto attivo come Rivierabanca.

Ci tengo a dirvi i risultati del primo mese di lavoro, centinaia di ore di lezione fra tutte le classi delle scuole Toti, Ferrari, De Amicis e Griffa di Rimini, Via Pescara e Centrale di Miramare e Pascucci di Santarcangelo.

L’affetto e la riuscita del progetto è stata mi-

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surata attraverso me, Hero, la mascotte. Sono stato accolto dai bambini come un vero Eroe, come il loro grande amico, di cui fidarsi, e da cui ricevere affetto.

Grande il rispetto che questi bambini hanno sempre riposto verso di me.

Importante anche la loro presenza al Flaminio, durante i match di Rivierabanca Basket Rimini, presenti con le loro famiglie al completo.

Un progetto come questo prenderà sempre più corpo e piede quando le limitazioni verranno ridotte e ci permetterà di inserire anche altri personaggi e contesti, come psicologi, sociologi, nutrizionisti, che possano dare ancora più sostanza.

Con questo progetto inoltre alimentiamo il bacino delle nostre società, dando sfogo e sviluppo allo sport riminese, attraverso il nostro reclutamento e la loro messa in opera. “È una ricchezza, perché lo sport riesce a incorporare più realtà, e soprattutto dopo la pandemia, ha messo insieme i bambini che avevano bisogno di farlo nel rispetto di regole.

Ci sono valori importanti come la relazione, l’inclusività, la disciplina.

E’ un progetto che aiuta ad abbassare il disagio sociale e comportamentale dei ragazzi.”

Nadia DI Matteo Vice Preside della Primaria Centro Storico.

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Music

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