Busto Domani 5/2021 - Dicembre

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Bimestrale indipendente d’informazione

Busto Domani - ANNO XL – N° 5 DICEMBRE 2021 - Copia Omaggio


F ISCELL I FLORICOLTURA

L'azienda, fondata nel 1955 da Carlo Fiscelli fu da subito improntata nel settore giardini e coltivazione di piante verdi e fiorite.

Col passare del tempo ci siamo sempre più specializzati nell'ambito della coltivazione che impiega buona parte dell'azienda ed è rivolta ad imprenditori del settore, svolgendo attività all'ingrosso.

La progettazione del verde si è sviluppata seguendo l'evoluzione del mercato, specializzandosi nella realizzazione di giardini e terrazzi con servizi annessi, quali manutenzioni, potature, impianti di irrigazione, diagnosi e cure per malattie delle piante e dei tappeti erbosi.

Via della Repubblica, 2 – 21057 Olgiate Olona (VA) Tel./Fax: 0331 63.54.09 – E-mail: floricolturafiscelli@libero.it

www.floricolturafiscelli.it




Editoriale Sergio SergioColombo Colombo- -Direttore Direttore“Busto Busto Domani Domani”

Il ruolo della città

A

rchiviate le elezioni amministrative che hanno creato qualche problema al Governo Draghi – Fratelli d’Italia e Lega hanno gareggiato a ritagliarsi un po’ di visibilità elettorale - gli impegni europei sono ritornati al centro dello scenario politico. In evidenza il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia che prevede anche una riorganizzazione delle politiche immigratorie all’interno dell’Unione: un passaggio significativo per il riassetto comunitario perché il sovranismo ha lanciato segnali contraddittori mentre la variante sudafricana Omicron sta alimentando le preoccupazioni dei Governi e del mondo economico. Wall Street ha registrato, nelle scorse settimane, il peggior “black friday” della storia, un segnale inquietante aggravato dalle manifestazioni di piazza che mettono a rischio la salute pubblica. Anche in Italia i Novax negano l’efficacia dei vaccini, unico rimedio (disponibile) per arginare un dramma che ha causato distruzione e morte. “Busto Domani”, nei redazionali riportati, fornisce un contributo interpretativo e un’analisi sul concetto inviolabile di libertà sancito dalla Costituzione. Il recente assenteismo elettorale conferma il diffuso malessere e la scarsa partecipazione alla vita democratica coinvolge, soprattutto, il mondo giova-

Il tessile è stato il volano che ha avviato lo sviluppo industriale di Busto Arsizio negli anni 60.

Viale Cadorna, evidenzia una situazione di pericolo che occorre arginare per evitare "distrazioni" che si riflettono anche sulla stampa quotidiana. Insomma, il pericolo è dietro l'angolo. Analoga considerazione per il mondo industriale. A parte le aziende leader che attraverso le proprie strutture interne riescono a confrontarsi internazionalmente, c’è l’immenso mondo dell’artigianato e delle piccole aziende che è in difficoltà per l’agguerrita concorrenza estera. Bruxelles può fornire utili indicazioni e condizionati sostegni economici ma occorre “fare rete”, un’innovativa connessione tra politica ed economia come ha sottolineato nell’intervista rilasciata alla nostra pubblicazione, l’europarlamentare bustocca On. Tovaglieri. E il tessuto

nile vittima di un isolamento scolastico che ha inciso sullo sviluppo psico-fisico. Sono aumentati infatti gli episodi di violenza che generano apprensioni con negative ripercussioni sull’economia. E a Busto Arsizio? Il commercio soffre (anche) per i molti centri commerciali che hanno rivoluzionato il sistema di acquisto e il rapporto umano che ha caratterizzato il recente passato. Piazza Garibaldi e Via Milano, considerate il salotto della città, hanno perso un po’ di quel fascino che richiamava una particolare clientela. Sono rimasti, fortunatamente, alcuni negozi storici giustamente premiati da Regione Lombardia, a testimoniare un passato ricco di storia e tradizioni. Tuttavia, la recente demolizione dell’edicola di -5-

produttivo, con molti sacrifici, ha dato prova di concretezza creando un sistema che ha fatto grande la città nel trentennio trascorso anche se sono scomparse - purtroppo - aziende storiche che hanno valorizzato la produttività industriale. E la terza e quarta generazione sono impegnate a innovarsi con investimenti tecnologici di altissimo livello che richiedono risorse non sempre accessibili considerato che il sistema bancario si è burocratizzato rallentando il processo decisionale spesso non in linea con le reali esigenze. Ed entrano nel circuito anche gli Enti locali. Il loro supporto è determinante per creare infrastrutture, servizi pubblici razionali, un sistema viario che faciliti gli spostamenti e una rete di sicurezza a tutela del cittadino. Senza dimenticare la difesa dell’ambiente, il green pass per un armonico sviluppo della città che richiede lungimiranza politica-amministrativa. È l’augurio che rivolgiamo ai Consiglieri comunali neo-eletti per rilanciare la nostra Busto Arsizio con passione e competenza e progettare un futuro migliore. Non possiamo dirigere il vento ma orientare le vele, ricordava il pioniere dell’esportazione italiana Enrico Dell’Acqua che ha aperto, nel secolo scorso, le vie del commercio internazionale.


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L’intervista Redazione BD

I Valori del Natale Natale ci riporta al mistero di un Dio che si fa bambino e di un ponte che unisce cielo e terra. A Betlemme continua o ricomincia qualcosa? A Betlemme quell’evento è continuazione di un disegno che è Mistero. In noi deve ricominciare sempre la scoperta e il rispetto, la libera comprensione. Non è il Natale che bisogna proibire, non vi pare pretesa assurda quella di cancellare secoli di storia? Semmai sono le degenerazioni e corruzioni del Natale e di quello che ha significato ed ha portato l’umanità ad offuscarne l’immagine. Superiamo la presunzione ideologiche che non sanno accettare il reale, capirlo, rispettarlo e viverlo in libertà per quello che è. Bisogna essere ingenui o presuntuosi a ridurre tutto a buone feste. Buone feste per chi? Buone feste perché? Per non turbare la sensibilità di chi non festeggia il Natale, ci sono quelli che vorrebbero oscurare questa ricorrenza, opponendosi a tutto quanto fa riferimento all’evento di Betlemme. Non è un brutto esempio di rifiuto del dialogo e della diversità in un tempo in cui si inneggia alle aperture? Se si opponessero a quello che contraddice il Natale autentico e ne snatura l’immagine (vedi Babbo Natale o Natale con le renne) darei anch’io il mio contributo. Ma

S.E. Piergiacomo Grampa, Vescovo Emerito di Lugano, nell’intervista rilasciata a Busto Domani sottolinea, tra l’altro, che il Natale autentico non può urtare la sensibilità di nessuno.

di gioia, di perdono e di fratellanza, accoglienza dell’altro, del diverso, del migrante, del profugo; coinvolgimento dei poveri e degli emarginati, ispiratore della poesia della semplicità e della spontaneità, del sentimento di fedeltà e di dono, di assistenza e vicinanza. Sarebbe un delitto di iconoclastia distruggere, oltre i valori del Natale, la nostra storia, la nostra arte, la nostra poesia e musica. Sarebbe un vero impoverimento.

il Natale autentico, il Natale che fa parte della mia identità, ispira storia, arte, poesia, musica, letteratura, cultura, non può urtare la sensibilità di nessuno. Per noi poi è civiltà. Mai potrei rinunciarvi: sarebbe come pretendere di rinunciare alla propria lingua, al proprio paese, alla propria tradizione, al proprio vissuto, al proprio essere. Sono cedimenti incomprensibili. Domando rispetto per chi la pensa diversamente, ma la cancellazione delle diversità è cancellazione dell’umanità.

Nel 1223 a Greccio Francesco d’Assisi realizzò il primo presepe vivente. Lei ha collezionato numerosi presepi, con tutto il significato che hanno. Qual è il personaggio di questa rappresentazione che più la colpisce?

Al di là del significato che la cristianità attribuisce al Natale, perché questa festa continua a coinvolgerci? Perché è portatrice di valori che si reggono da sé e sono validi, attuali in se stessi, di cui il Natale è solo immagine efficace. Annuncio di pace e

Lasciamo da parte Maria, il Bambino e Giuseppe, ma per me è l’étonné del presepe -7-

provenzale. Dice la leggenda che con i pastori a vedere il Bambino nato a Betlemme se ne presentò uno a mani vuote che non portava nessun dono. Si mise in ginocchio, in silenzio, davanti alla mangiatoia, contemplando stupito, meravigliato dell’evento. Gli altri personaggi, che avevano portato i loro semplici doni, lo rimproveravano duramente. La Madonna lo difese dicendo: “Voi dite che viene davanti alla grotta a mani vuote, invece porta la cosa più bella: la sua meraviglia. Tutto questo vuol dire che l’amore di Dio lo incanta”. Solo lui ha dimostrato di capire il Mistero. Quanto alla collezione dei presepi, l’ho sempre considerata una dimostrazione della duttilità dell’evento che evoca e che può venire espresso in libertà nello spirito di ogni cultura e civiltà. A ogni fine d’anno è naturale chiedersi che cosa abbiamo fatto della nostra vita. Come persone e come comunità dove stiamo andando? Non è detto che la direzione di marcia delle singole persone sia identica a quella della comunità. Nonostante tutti i condizionamenti della politica, dell’economia, della cultura prevalente, resta la libertà di non lasciarsi condizionare: la libertà dai condizionamenti, la libertà per progetti alternativi, la libertà con chi vuole costruire assieme ad altre visioni diverse. Certo occorre


L’intervista

coscienza critica e discernimento attento, per non farci travolgere dalle mode inconsistenti e superficiali, occorre coltivare tutta la libertà di cui siamo capaci nella sua triplice accezione: libertà da, libertà per, libertà con. Lo scrittore David Grossman nel suo più recente libro “La vita gioca con me”, scrive che la speranza è lanciare un’ancora verso il futuro per poi aggrapparsi alla cima dall’ancora e tirarsi fuori. Pur bendati da mascherine, non possiamo però ignorare lo sguardo dell’altro. Come si può ridare slancio alla speranza, alla comprensione e alla fiducia? Il tema della speranza fu l’argomento della mia ultima Lettera pastorale, dal titolo “Rafforzare la speranza che è in noi”, prima di lasciare la responsabilità del governo della diocesi. Sulla speranza ha scritto con efficace suggestione un poeta francese, Charles Péguy, nel “Portico del Mistero della seconda virtù” con immagini eloquenti, come: la speranza questa bambina, la preferenza di Dio `per la speranza, sperare è la cosa più difficile, anche se è lei che trascina le altre virtù, ama quello che sarà, e si leva tutte le mattine. Ma la speranza perché non sia illusione o delusione, dev’essere accompagnata da una base solida, cioè da una fede che ne garantisca la solidità e dalla carità che ne di-

spiega i frutti e ne distribuisce i benefici, altrimenti da sola la speranza finisce per essere un vuoto desiderio o una pia illusione.

Lo stemma del Vescovo Grampa: lo scudo è diviso in quattro campi: nel primo e nel quarto sono ripresi i colori della diocesi. Le chiavi ricordano lo stemma di Ascona, comune di attinenza di mons. Grampa. Le chiavi e la conchiglia sono rispettivamente gli attributi dei santi Pietro e Giacomo, i nomi conferitgli nel Battesimo. Il cuore infiammato è stato scelto come simbolo della sollecitudine pastorale alimentata dalla fiamma dell'amore di Dio. Inoltre la fiamma è anche il simbolo del comune di Busto Arsizio, ove è nato il 29 Ottobre 1936. Nel centro dello scudo, è posto l'albero dello stemma dei Grampa. Lo scudo è sormontato dalla croce dell'Ordine del Santo Sepolcro del quale mons. Grampa è cappellano. -8-


L’intervista Emanuela Rossi - Giornalista professionista

Tovaglieri: come utilizzare le risorse europee Onorevole Tovaglieri, l’attenzione per le imprese del territorio l’ha portata a creare un portale dedicato ai Bandi Europei. Come nasce questa iniziativa? Con quali obiettivi? Il nostro Paese è il terzo contributore netto dell’Unione Europea perché dà all’Europa più di quanto riceve, ma purtroppo è penultimo nella capacità di accedere ai finanziamenti comunitari perché riesce a impiegare solo il 38% dei fondi distribuiti da Bruxelles. Si tratta di un vero e proprio spreco di risorse che non possiamo più permetterci, soprattutto dopo i gravi danni economici provocati dalla pandemia Covid, tuttora in corso. In attesa dei sostegni erogati attraverso il Recovery Fund, diventa quindi strategico migliorare fin d’ora la nostra capacità di utilizzare i finanziamenti a fondo perduto e i prestiti agevolati europei già disponibili, per far partire nuovi cantieri, creare nuove imprese e servizi, potenziare le attività già esistenti. Per aiutare le imprese del territorio – ma anche gli enti locali e il mondo delle associazioni - a orientarsi in modo semplice e veloce nella giungla dei sostegni comunitari, ho sentito il dovere di creare un portale web sul mio sito isabellatovaglieri.it, in cui sono raccolti quasi diecimila bandi, diretti e indiretti.

L’On. Isabella Tovaglieri, eletta al Parlamento Europeo con oltre 31.000 preferenze, ha programmato concrete iniziative per aiutare il tessuto produttivo dell’area ad usufruire dei bandi europei.

Il portale può contare su un motore di ricerca e di selezione efficiente e alla portata di tutti. La consultazione è gratuita e un sistema di messaggistica via mail informa tempestivamente gli utenti ogni volta che l’UE pubblica un bando rispondente ai criteri inseriti in fase di registrazione.

disposizione un indirizzo e-mail al quale è possibile scrivere per porre quesiti e chiedere chiarimenti (info@ isabellatovaglieri.it). I bandi europei indiretti, gestiti dalla Regione Lombardia e quindi pensati per la dimensione locale, sono i più accessibili per le piccole realtà imprenditoriali. La situazione è più complessa per quanto riguarda invece i bandi diretti. Inspiegabilmente, infatti, i requisiti previsti dall’Unione Europea per questa tipologia di bandi sembrano favorire le piccole e medie imprese “alla tedesca”, molto più grandi per numero di dipendenti e per fatturato, rispetto alle PMI che costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto produttivo italiano. Per ovviare a questa impostazione, che in alcuni casi può

Conoscere i bandi purtroppo non basta: molte aziende spesso rinunciano a causa della complessità dell’istruttoria da presentare. Che consigli si sente di dare agli imprenditori? Alcune imprese, in particolare le piccole e medie, possono incontrare delle difficoltà nel predisporre l’istruttoria necessaria per accedere ai finanziamenti europei. Per questo ho deciso di mettere a loro -9-

penalizzare le aziende italiane, consiglio agli imprenditori di creare sinergie tra loro, in modo da poter presentare domande più forti e meglio documentate, atte a essere accettare da Bruxelles. Fare rete è dunque indispensabile per battere la concorrenza delle altre imprese europee. Lo stesso suggerimento vale anche per il settore delle attività no profit e, più in generale, per le associazioni culturali, artistiche e sportive, che intendono concorrere a un finanziamento comunitario per realizzare uno o più progetti. Lei è membro della Commissione Industria del Parlamento europeo. Quale politica sta perseguendo in Europa a sostegno delle PMI? Uno dei più importanti provvedimenti approvati dal Parlamento europeo nell’ultimo anno è stata la “Strategia per il rilancio delle Piccole e Medie imprese”, nata dal lavoro svolto dalla Lega in diverse Commissioni, tra le quali la Commissione Industria, di cui faccio parte. Questo dossier, al quale ho contribuito personalmente, prevede fondi per la digitalizzazione e la formazione, e rappresenta un punto di partenza importante per sostenere le realtà territoriali italiane apprezzate in Europa per la loro proverbiale capacità d’impresa e per il singolare


L’intervista

“Fare rete” per superare la concorrenza delle altre imprese europee è il condiviso invito dell’europarlamentare bustocca.

valore aggiunto del nostro artigianato, sinonimo di qualità in tutto il mondo. Da qui infatti bisogna partire per spingere l’Europa a fare ancora di più. La formazione e la digitalizzazione da sole non bastano, se non alleggeriamo i fardelli burocratici e fiscali che impediscono alle imprese di superare la crisi post pandemica e di competere in modo più agile sul mercato. Cosa si può fare, oggi in Europa, per le nostre imprese? Il mio impegno a Bruxelles è promuovere il tessuto imprenditoriale di Busto Arsizio e della Lombardia, e tutelarlo da provvedimenti europei poco razionali. Penso alla plastic tax o alla transizione ecologica spesso ideologizzata e troppo veloce: due esempi di iniziative che non aiutano l’ambiente e rischiano di penalizzare le nostre imprese, aprendo le porte dell’Europa ai prodotti di altissimo im-

patto ambientale realizzati in Cina. Dobbiamo sostenere con forza le nostre aziende, soprattutto in questa fase caratterizzata dall’aumento del costo dell’energia e dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, che insieme stanno facendo lievitare i costi di produzione. Per affrontare queste criticità, seguo personalmente a Bruxelles i dossier e le iniziative dedicate a questi temi. Un’altra battaglia importante che sto conducendo è in difesa dei settori agroalimentari della carne e del latte, opponendomi fermamente alla strategia Farm to Fork (Dal produttore al consumatore) e contro il Nutriscore, l’etichetta a semaforo che rappresenta una dichiarazione di guerra alla qualità indiscussa dei prodotti Made in Italy. A questi provvedimenti ideologici, pensati per favorire pochissime multinazionali, la Lega ha risposto chiedendo l’unica vera misura a tutela delle nostre filiere e della salute dei consumatori: l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime dei prodotti alimentari. In Europa siamo impegnati anche su molti altri fronti, tra i quali, per esempio, quello di ottenere misure stringenti per limitare lo strapotere dei colossi digitali, che uccidono le piccole e medie imprese tradizionali, soprattutto quelle italiane. - 10 -


Politica Antonio Laurenzano - Tributarista

Astensionismo, un virus pericoloso

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l secondo turno dell’election day di ottobre ha confermato nell’ astensionismo il vero protagonista della tornata elettorale amministrativa d’autunno. I ballottaggi hanno riproposto la forte disaffezione alle urne dove si è recato soltanto il 43,9% dei circa 5 milioni di potenziali elettori. Un ulteriore calo di votanti rispetto al già desolante dato del primo turno (54,7%). Meno della metà, la partecipazione più bassa di sempre. Ha vinto il “Partito dell’astensione”, segno di un grave deficit di rappresentanza e di un sistema democratico in forte sofferenza. Emblematica la flessione registrata a Roma (9,5%), ancora di più quella di Torino (12,3%). Chi vince nelle urne, anche quando vince bene (come Manfredi a Napoli, Sala a Milano e Gualtieri a Roma), appare dimidiato dal fatto di rappresentare una consistente minoranza di elettori. L’indicazione che viene dal non voto è inquietante: in Italia, la politica, intesa come condivisione e partecipazione, sta scivolando verso l’irrilevanza. Un segnale di rifiuto e di forte sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni, il Parlamento in primis, che dovrebbero rappresentare le istanze dei cittadini. La minore importanza attribuita alla politica, sempre più “frammento” dell’iden-

zione e la propaganda con accenti litigiosi, aggressivi, farciti spesso con fake news, allontana l’elettore dalle urne, rendendolo sempre più refrattario a una politica gridata e senz’anima, così lontana da quella costruita con passione attorno a programmi e obiettivi da veri statisti.

La disaffezione politica, segno di un grave deficit di rappresentanza democratica.

tità personale, la crescente disillusione che si traduce in disaffezione, il ridimensionamento delle organizzazioni dei partiti sul territorio e soprattutto la carente credibilità del messaggio politico riconducibile al profilo dei candidati proposti dai partiti o allo scarso appeal delle loro proposte, sono fattori che si traducono in demotivazione e nella rinuncia al voto. Un astensionismo record che dovrebbe far riflettere tutti i partiti, non solo quelli che verosimilmente con scelte scellerate hanno alimentato in misura maggiore la protesta, e quindi il bacino del non voto. Se a votare è andata la minoranza del Paese, c’è una palese crisi della democrazia generata dal decadimento di una classe politica che denota spesso una totale assenza di

cultura politica, espressione di preparazione e competenza. Tanta improvvisazione e una incapacità nel formulare una seria proposta non ancorata a misere questioni di bottega. Tutto appare inquinato dalla corsa a mettere bandierine di partito in dibattiti pretestuosi, a rincorrere i fantasmi del passato, a perseguire sovranismi antistorici, a disegnare demagogici populismi, trascurando di fatto l’azione di sviluppo socio-economico del Paese con i problemi reali della gente. Si può essere bravi specialisti nel fomentare la rabbia sociale soffiando sul fuoco della protesta e della disubbidienza civile ma penosi dilettanti nel servire la comunità se privi di competenze e visione programmatica nell’affrontare le sfide del Paese. Estremizzare la comunica-

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Parole, parole, parole... Le analisi del voto rimuovono totalmente il macigno dell’astensionismo. Si sta creando uno spazio enorme che rappresenta un buco nero dell’offerta dei partiti. Un inquietante vuoto che causa insofferenza e disagio particolarmente diffuso nelle periferie delle grandi città. C’è sfiducia, prevale un senso di non rappresentanza nei quartieri più popolari che si esprime nel non voto. Le persone socialmente più deboli, lontane dalle contrapposizioni ideologiche del passato, sono diventate anche le più scoraggiate, quelle che hanno perso qualsiasi speranza nella possibilità di una soluzione collettiva ai propri problemi esistenziali. Privi dell’antica passione, i ceti meno abbienti e meno garantiti guardano alla politica con diffidenza e molto distacco. Una situazione che è indice di un grave fenomeno: la radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale. L’esercizio dei diritti politici fra disoccupati, precari, marginali, impoveriti


Politica

ha perso da tempo molte delle sue attrattive. E l’esercito del non-voto e della non-partecipazione continua a ingrossarsi con l’arrivo di tanti giovani in fuga dal voto per motivi legati alla precarietà del lavoro, al pessimismo riguardo al futuro, nonché alla confusione ideologica causata dai ricorrenti trasformismi politici dei signori che siedono nelle aule parlamentari. Arrivismi personali che hanno usurpato nel tempo ogni spirito di servizio. Diventa sempre più profondo il fossato fra cittadini e politica. È tempo dunque che i partiti e le istituzioni riprendano a svolgere con onestà d’intenti il loro ruolo per azzerare la crisi di fiducia dell’elettorato, il suo crescente sentimento antipolitico e antipartitico, perché il “sonno della ragione” non ha mai portato buoni frutti alla democrazia. E il virus dell’astensionismo non si debella con i silenzi, ma con il... vaccino del confronto e della partecipazione responsabile.

Palazzo del Viminale a Roma: qui convergono i dati elettorali

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Cultura Giuseppe Strazzi - Editorialista

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La conoscenza della morte nel viaggio di Dante

a Divina Commedia, si può ritenere un’opera che ha il suo nucleo ispirativo e centrale nella presa di coscienza dell’essere-per-la morte è, per Dante, la misura della conoscenza riguardante il nostro essere nel mondo. La poetica della morte è l’incipit, l’intuizione fondamentale della propria riflessione esistenziale che si estende a presa di coscienza della condizione universale dentro la storia della umanità. Il viaggio e il pellegrinaggio di Dante tra i “cerchi” o i sentieri della vita finita, ha origine nel pensiero dominante della morte dell’anima la quale ha smarrito “la dritta via”, vale a dire la sequela agli insegnamenti religiosi. Tale stato di corruzione dello spirito, mette paura (nel pensier rinnova la paura) alla intelligenza del Poeta che simboleggia questo timore e poi tremore nella allegoria della “selva oscura”. Dante prova “timore e tremore” al punto di descrivere tali sentimenti con un incisivo verso, denso di allitterazione: “esta selva selvaggia e aspra e forte…” che esprime il tormento come se fosse un sibilo (es-ta –se-lva-se-lvaggia…) che persistente turbina nella sua mente per il sopravvenire del pensiero della morte foriero di paura: “tant’è amara che poco è più morte…”. Con animo turbato, Dante inizia il suo viaggio dentro la notte dell’anima sperando di giungere a vedere la luce della salvezza eterna, trovando in Virgilio, il padre che come un maestro guida l’educan-

e della Fides, spazi che conducono l’intelletto alla conoscenza della realtà terrena e ultraterrena, che trovano la loro sintesi di studio nel rapporto tra la Fisica e la Metafisca.

LA DIVINA COMMEDIA

Composta tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, la Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.

do, usando i discorsi della razionalità che apre la conoscenza dell’allievo sui misteri che abitano i regni dell’Oltretomba, sino a portarlo ai piedi del monte del Purgatorio. Da qui, per giungere alla visione della Verità –il VERO-, sarà guida per Lui, Beatrice (il cui nome indica colei chè “beata”) la quale ha il compito di innalzarlo allo splendore della Luce eterna., del Paradiso. Pertanto, il viaggio di Dante diviene viaggio di “conversione” dalla condizione di corruttibilità e malattia sia del corpo che dell’anima sofferente per la perdita della speranza di salvezza eterna. Tale processo si svolge, mediante la luce della Ragione che guida (Virgilio) l’umanità a cercare il bene dentro i limiti della natura corruttibile che viene riscattata con la Fede attraverso la visione mistica

della Verità divina (Beatrice), svelata ai puri di cuore che vedranno Dio. Ratio et Fides sono i paradigmi filosofici e teologici che Dante, uomo medioevale, ha studiato e che connota nel paradigma stilistico e poetico del “viaggio” trasformandolo nel significato di itinerario della mente verso Dio che S. Bonaventura, conosciuto da Dante, già aveva indicato come metodo per il raggiungimento della fede attraverso la ragione scrivendo l’”itinerarium mentis ad Deum o in Deum”. In sintesi la poetica della Commedia è un itinerario basato sulla memoria del passato filosofico (da Aristotele in poi) e teologico (San Tommaso D’Acquino a seguire altri studiosi domenicanie francescani). Dalla memoria scaturisce la sintesi delle due dimensioni del pensiero, fondato sulla ricerca della Ratio

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È questo il fine della sua poetica: umanizzare il Divino e rendere Divino l’Umano! Donde il titolo della sua opera in Divina Commedia. Il Divino si umanizza in Cristo fattosi Uomo il quale parla e opera mediante l’unione alla mente di Dio-Padre, per offrire la redenzione dell’Uomo dal Male e dal Maligno che insidia la immagine e somiglianza dell’Uomo a Dio Creatore di Bene. Il viaggio dantesco è, dunque, una tortuosa ricerca di unità tra come Dio per amore pensa l’Uomo e come l’Uomo, mediante la sua libertà - libero arbitrio - riesce ad adeguare con la ratio la sua conoscenza dal pensiero di Dio, il quale si manifesta come la Verità per coloro che la vogliono accogliere. Ma questo “salto nel buio”, che dovrebbe portarlo alla accettazione della Verità di Dio, avviene solo per fede. E in simile contesto la contraddizione e la lotta tra Bene e Male come pure tra Vero e Falso, induce l’uomo a scegliere il cammino per la propria vita che può per lui essere di condanna e castigo oppure di salvezza e beatitudine eterna.


Cultura

Dio e vivere nella Sua eterna beatitudine rende i dannati sconsolati per sempre. Così: “Udirai le disperate gente, vedrai li antichi spiriti dolenti, ch’a la seconda morte ciascun grida...”.

La scultura di Dante Alighieri realizzata in piazza Santa Croce a Firenze.

Partendo dalla visione dei miseri mortali dell’Inferno, Dante crea l’urto degli opposti nel Paradiso, in passi quali: “tu vedi/ogni contraddizione e falsa e vera”; “la vista pare e non par vera”. Il Vero si collega quindi al vedere. Dante vedendo, conosce tra dubbio e certezza l’inevitabile destino di ogni uomo terreno e allo stesso tempo apprende gli esiti delle scelte individuali nel viaggio della propria esistenza dentro le realtà temporali. La sua visione della fine corporale risulta una impossibilità temporale di riscatto per una diversa e nuova vita. Il tempo non è più misurabile come nel mondo terreno, ma è aperto all’oltre e inconoscibile tempo. È il tempo della post mortem, cioè la vita eterna che può essere dannata o beata. Tutto è ormai compiuto con la definitiva condanna ad espiare il peccato (espresso dalle tre “P” dei sette vizi capitali), il quale si manifesta nell’inferno del male in cui l’insaziabile desiderio di non poter vedere

IL PENSIERO DANTESCO La seconda morte di cui la gente urla, indica la angosciante ed infinita dannazione che il giudizio finale ha stabilito in base alla loro condotta vissuta in terra. E Dante, conosciuto a quale fine la morte naturale può giungere, dopo un’esistenza trascorsa senza pentimento e conversione dai peccati, desidera redimersi e salire dall’abisso infernale a veder la porta di San Pietro: “io veggia la porta di san Pietro”. Questa decisione viene presa del Poeta, in seguito alla paura di essere morto nell’anima a causa dei suoi peccati che lo distaccano dalla vita in unione con Dio. Pertanto, il viaggio con e dentro la morte naturale e spirituale, porta il pensiero di Dante ad una metanoia -conversione- spingendolo alla ricerca di salvezza, mediante la ascesi alla visione divina. La parola che il significato di morte apre in Dante, è racchiusa in un nuovo modo di pensare, vale a dire cercare il “vero”. Con il pensiero della parte ciascuno può iniziare il viaggio alla ricerca della verità che apre alla eternità il tempo mortale!

Il Poeta nel suo itinerarium mentis in Deum, si concentra sulla parola del “vero” che ripete ed insegue con manifesta intenzionalità di esporlo in versi: “Beatrice aperse ‘l vero… ”; “e come stella in cielo il vero si vide …”; “ per veder se ‘l vetro, li dice il vero…”. La Verità insegue, dunque, e conferma sè stessa! Il vero, pertanto, diviene l’antitesi del “falso” e ciò produce l’effetto di un pensiero divergente e creativo sulla realtà del nostro essere nel mondo, in quanto Dante ci esprime con la poesia che il “primo vero” è un futuro rivelato. Il viaggio della conoscenza (la ratio) per Dante inizia con la visione dell’esito della morte naturale, la quale lo conduce alla visione del suo opposto (dialettica come del divenire) che è la “vita secunda dello spirito”. Dalla morte nasce la vita che si fa contemplazione del mistero di Dio che è “alta luce che da Sé è Vera…”. Dante giunge così, alla fine del suo viaggio a rappresentare come “cosa nova”, la temporalizzazione dell’Eterno dal momento che Dio è: “Colui che mai non vide cosa nova…”. Oggi possiamo ancora affermare che Dante resta nel suo narrare il “Viaggio al termine della notte” senza Dio, uno storico del dramma umano che ci conduce, come guida a “riveder le stelle” nella speranza della beatitudine celeste.

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CHI È? Giuseppe Strazzi è laureato in Estetica (Facoltà Lettere e Filosofia) presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove ha sempre svolto la sua professione dal 1977 come responsabile della Formazione Permanente fino al 1983. Tale attività l'ha portato a formarsi negli studi di Pedagogia, Economia, Psicologia, Sociologia e Lettere Filosofia. Dal 1983 ha diretto il Servizio d'Orientamento e si è specializzato in psicopedagogia.

Ha svolto attività di servizio fundraising e ha pubblicato 6 volumi di ricerche sull'orientamento scolastico e professionale dell'Amministrazione Provinciale di Varese; "Decisioni per noi giovani" a cura del Distretto Scolastico di Varese; "Giovani al bivio"; 5 libri di poesie. Dal 1979 al 1982 ha diretto i Corsi Estivi di Lingua e Cultura Italiana dell’Università e i corsi per Universitari Americani di lingua, storia dell’arte, filosofia italiana.


Attualità Antonio Chierichetti - Avvocato

Diritti e doveri al tempo della pandemia Nonostante la fase di ripresa economica in atto ed il successo della efficiente campagna vaccinale italiana anticovid si sono susseguite manifestazioni di protesta, anche sabato 20 novembre a Milano, come del resto in altre città, contro il greenpass e contro le misure attuate dal governo per il contenimento del contagio. Si è trattato in realtà di manifestazioni estemporanee, evidentemente da non criminalizzare ancorché inficiate da una certa disinformazione antisistema e antiscientifica, infiltrate da estremismi talvolta anche violenti di vario genere e comunque controllati con equilibrio dalle forze dell’ordine evitando eccessive tensioni e rischi per la sicurezza. Il diritto di manifestazione, durante la presente emergenza epidemiologica, va in ogni caso garantito ma in un quadro di salute e di sicurezza pubblica che riconosca anche i diritti dei cittadini, delle imprese e delle attività commerciali attive nei centri urbani. In questi ultimi cortei, non autorizzati e inevitabilmente causa di assembramenti rischiosi per la salute pubblica, i partecipanti ammassati e senza mascherine inneggiano incredibilmente alla libertà, come se tale diritto nell’Italia democratica non venisse rispettato mentre, in realtà, i diritti che risultano

Chi calpesta la libertà? Nell’articolo di Antonio Chierichetti, avvocato amministrativista, un’approfondita analisi politica-legale.

minacciati sono i diritti delle altre persone alla salute, alla libera circolazione e al lavoro ad esempio dei commercianti le cui attività vengono gravemente limitate da queste reiterate manifestazioni. L’ufficio studi di Confcommercio Milano aveva già stimato che, se anche quest’ultimo sabato fosse prevalsa la logica di cortei non autorizzati, come è purtroppo avvenuto, il danno per il commercio sarebbe stato di oltre quattro milioni di euro, un danno che, avvicinandosi sempre più il periodo natalizio, si alza progressivamente. Come hanno rilevato in questi giorni i più autorevoli giuristi, il governo ha fatto benissimo ad adottare precise direttive con la circolare del ministero dell’Interno, molto opportuna anche

se non fa altro che ricordare alle autorità di pubblica sicurezza ciò che già prevede la vigente normativa di legge in questa materia. Gli ordini specifici poi, volta per volta, vengono dati dalle autorità sul territorio, il prefetto o il questore. Ora, lamentare una carenza di libertà oggi in Italia, con un’ondata pandemica in corso, non ha alcun senso. L’esercizio dei diritti individuali come in questo caso la libertà di riunione va infatti bilanciato e contemperato con altri numerosi diritti che vengono in qualche modo limitati.Evidentemente viene limitata la libertà di circolazione dato che se c’è una manifestazione in una strada non si potrà passare e l’iniziativa economica privata dei commercianti in quella zona, la quiete pubblica, ecc.

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Il punto di equilibrio tra i diversi diritti in gioco, in questi casi è certamente molto difficile da trovare. Siamo comunque in presenza di una legge, ovvero il testo unico delle norme di pubblica sicurezza e ci sono delle autorità che sono chiamate ad applicare questa legge. Essa prevede delle norme di elementare buona convivenza tanto più importanti durante una pandemia: in primis che per esercitare la libertà di riunione in un luogo pubblico serve un congruo preavviso, che il questore può prescrivere modalità di tempo e di luogo delle riunioni, può sciogliere le medesime se ci sono pericoli per la sicurezza. I questori possono prescrivere che le manifestazioni, che sono esercizio di una libertà di riunione, si esercitino ad esempio in luogo diverso del centro, con percorsi prescritti che non possono assolutamente essere cambiati all’ultimo momento. Diversamente, ad esempio, i vigili urbani non potrebbero dirigere il traffico, con tante persone che resterebbero bloccate dalla manifestazione, con il pericolo che ci sarebbe per il passaggio delle autoambulanze, per i servizi di pubblica sicurezza, per i servizi dei vigili del fuoco, ecc. Bisogna rendersi conto che in una comunità esistono sempre diritti e doveri per tutti e l’arbitrario esercizio delle proprie ragioni non è


TermoLuongo Servizi Srl

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Attualità

spettosi delle regole sanitarie, inammissibili in una società civile.

Assembramenti irregolari causano danni non marginali al sistema economico, oltre ad alimentare la violenza.

ammesso. I diritti di manifestazione vanno dunque controbilanciati con i numerosi diritti delle altre persone che pure vanno rispettati. Va considerato che le forze dell’ordine non possono arrivare ovunque ma serve una responsabilità collettiva anche con riguardo a tali manifestazioni e più in generale con riguardo all’attuazione delle misure di contrasto all’epidemia. Dovrebbero essere i singoli cittadini stessi, utenti e avventori a pretendere il rispetto delle regole, come chiedere il controllo del certificato verde quando entrano ad esempio in uno spazio pubblico in cui è richiesto. Del resto anche con riguardo alle manifestazioni dei no-vax o no-greenpass che dir si voglia (la sostanza, infatti, non cambia posto che comunque contrastano le misure di sicurezza sanitaria) stiamo

parlando solo del corteo di qualche migliaio di persone mentre dall’altra parte ci sono i diritti di più di quaranta milioni di italiani che si sono vaccinati e che vaccinandosi hanno manifestato un’opinione opposta. Una così piccola minoranza non può certo mettere in dubbio i diritti della maggioranza degli italiani. La grande maggioranza dei cittadini durante la pandemia ha dimostrato una grande disciplina nel rispettare le regole, si è assunta il dovere civico della vaccinazione ma questa diligenza deve valere sempre e per tutti, per chi vi si oppone e per chi deve garantire i pubblici servizi. Ad esempio sui i treni dei pendolari, nella metropolitana o sugli autobus ancora oggi, nonostante il covid in corso, presentano ammassamenti come nei carri bestiame che non sono ri-

Sui temi del certificato verde e delle vaccinazioni la magistratura italiana, quando è stata invocata, si è espressa con chiarezza. Tra le più recenti pronunce giurisprudenziali mette conto ricordare, ad esempio, quella del TAR di Bologna che il 27 ottobre ha ribadito come sia consentito l’accesso ai concorsi pubblici esclusivamente ai soggetti muniti delle certificazioni verdi e quella del Consiglio di Stato che l’11 novembre ha deciso che non deve essere sospeso l’obbligo vaccinale imposto ai docenti, sia perché le mansioni dagli stessi svolte implicano una responsabilità specifica e rafforzata verso i propri studenti, che costituisce componente essenziale della funzione (se non addirittura missione) di ogni docente sia perché: “occorre comparare interessi potenzialmente antagonisti, con una gerarchia ricavabile anche in ambito comunitario e costituzionale fra il dovere di solidarietà sociale correlato alla tutela collettiva del diritto alla salute e le contrarie “convinzioni personali” dei singoli”. Eppure c’è anche però chi nel mondo della politica e della comunicazione, anziché dare informazione corretta fa solo spettacolo.

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Anziché contrastare le fake news creano solo confusione, insicurezza e manipolazione nell’opinione pubblica meno avveduta speculando sulle preoccupazioni, inquietudini, ansie e fobie delle persone più fragili le quali, anziché essere strumentalizzate con dichiarazioni fuorvianti, andrebbero capite e guidate. Le speculazioni politiche durante la pandemia creano sconcerto e disorientamento sulla pelle dei cittadini e sono estremamente deplorevoli. In questi giorni in cui l’epidemia sembra rialzare la testa, in cui si impongono nuove misure restrittive e aumentano i ricoveri nelle terapie intensive, soprattutto dei non vaccinati, con intasamento dei servizi ospedalieri – tante persone a causa dell’eccesso di ricoveri covid hanno dovuto rinviare ad esempio visite oncologiche o terapie cardio vascolari, ecc. - bisogna difendere la popolazione con determinazione e senza perdere tempo. Il virus non aspetta la politica. Fa bene quindi il governo a muoversi con assoluta urgenza, raggiungendo i pur difficili compromessi politici in una fase molto complessa, per non perdere tutto quello che con grande senso civico e consapevolezza dei propri doveri la maggioranza degli italiani più responsabili ha conquistato in questi mesi con i lockdown e le vaccinazioni.


Attualità Marilena Lualdi Giornalista professionista

Trentamila i votanti in città

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ui social in tanti chiedono a gran voce di essere considerati di più nei processi decisionali della città o almeno hanno un’opinione (solitamente abbastanza incrollabile) su molte cose. Piccole questioni, ma anche più impegnative: la grande partita del nuovo ospedale unico di Busto Arsizio e Gallarate è un esempio plateale in questo senso. Ma se i bustocchi sentono di avere tanto da dire, non lo fanno alle urne. Non è un caso isolato nel Paese, tuttavia non può non impressionare che siano andati a votare poco più di 30mila cittadini, ovvero il 45,59%. Quasi la metà rispetto a vent’anni fa, almeno quando c’erano le amministrative di mezzo. Più ci si allontana come “sede” governativa, più si riducono le presenze nei seggi: questa è storia recente. Con il nuovo millennio, si è visualizzata con crescente forza il fenomeno anche a Busto Arsizio. Un fenomeno che la politica, ma non solo, deve prendersi a cuore per superare. Non è questa la priorità di cui occuparsi in questo momento, scosso ancora dall’emergenza Covid? In realtà, è strettamente connessa a tutte le altre. Innanzitutto, tornando all’ospedale, si è scelto la scorsa estate di passare solo dal dibattito nelle aule istituzionali, ma adesso si presenta il tempo di mettersi a confronto profondamente su questo

Gli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate tra realtà e prospettive. Il dibattito continua.

tema. A Gallarate è anche arrivata la prima richiesta di referendum. Il disagio di fronte alla fuga degli elettori potrebbe comunque servire da scossa. Stimolare a nuovi modelli, nuove formule per ri-appassionare i cittadini alla cosa pubblica e per far sì che i progetti del futuro siano più rispondenti alle attese, anzi persino anticiparle, pur nella complessità e varietà desiderata. Si è nominato l’ospedale unico, che spesso risuona come la madre di ogni battaglia di questi tempi, ma quante altre partite hanno bisogno di un confronto serio con i cittadini. Ci sono quei fondi regionali che devono rivitalizzare l’area delle Ferrovie Nord e

non solo. Le linee guida sono tracciate, tuttavia i bustocchi non soltanto hanno diritto di essere via via informati in modo costante: opportunamente coinvolti, potrebbero far circolare ulteriori idee. Spunti da cogliere e far maturare. Come raggiungere i cittadini e motivarli? È stato detto durante la presentazione della nuova giunta Antonelli che questo potrebbe divenire uno dei compiti del nuovo presidente comunale di Busto Arsizio: potrebbe spettare anche a questa figura non solo guidare l’assemblea civica, ma coinvolgere le fasce della popolazione nelle istituzioni e nella loro conoscenza. Far entrare di più i cittadini nell’aula – altro luogo disertato dai bustocchi negli anni recenti – e al contempo far

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uscire informazioni sulle attività con altre iniziative, oltre alla comunicazione istituzionale già in atto. La missione sembra dunque quella di seminare una consapevolezza diversa tra la gente. Dopo la pandemia Busto Arsizio è chiamata a dare risposte importanti, dal versante economico al fronte sociale. Ha società sportive in cui fortunatamente ci sono privati che investono, ma si trovano poi in spazi talvolta semivuoti e non ottengono grande supporto. Ha i teatri che si stanno riempiendo dopo il prolungato fermo, ma anche in questo caso serve un adeguato sostegno. Anzi, il Sociale “Delia Cajelli” si è rivolto apertamente al tessuto economico come a ogni cittadino: ciascuno deve sentire il teatro come suo e può fare la sua parte. In fondo, è questo il tema che ha posto la vicenda del non voto, rafforzando il messaggio dell’emergenza Covid. Ciascuno deve fare la sua parte, per il bene di tutti. Rinunciando ad andare alle urne, circa 30mila bustocchi hanno dichiarato che il futuro non è “loro”. Sentono magari che non ci possono mettere il becco o pensano che tanto c’è qualcun altro che decide. Terribile, e anche comodo: è da qui che si riparte fortificando la democrazia anche in una città come Busto. Non demonizzando i social, ma rendendo chiaro che non esentano dal voto, né lo sostituiscono.


Sanità Simonetta Cherubini - Primario Pediatrico

L

Virus e bambini: come e perché proteggerli

e infezioni virali rappresentano una delle principali cause di morbilità in età pediatrica e sono motivo frequente di prescrizione di farmaci da banco e di uso inappropriato di antibiotici, alimentando il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Sono causa di aumentati accessi di Pronto Soccorso e di ricovero ospedaliero, allorquando emergono difficoltà nella gestione domiciliare delle cure. Si fa riferimento a quelle manifestazioni cliniche caratterizzate principalmente da infezioni delle vie respiratorie alte o basse, accompagnate o meno da febbre; oppure, le gastroenteriti, con o senza febbre, con quadri clinici violenti che talvolta esitano in ricovero ospedaliero, soprattutto nei bambini più piccoli. Ancora, possiamo ricordare la cosiddetta “febbre sine materia”, caratterizzata da febbri anche molto elevate, non accompagnate da segni e/o sintomi riconducibili ad una diagnosi precisa. Non è infrequente che un bambino si ammali più volte durante l’anno, soprattutto nei mesi autunnali e invernali in risposta all’aumento della patologia infettiva: per esempio, la ricorrenza di infezioni respiratorie può superare i sei episodi/anno nella fascia di età pediatrica sopra i tre anni e anche gli otto episodi/anno sotto i tre anni. Non esistono criteri di certez-

L’autorevole intervento del Direttore Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia ASST Valle Olona Simonetta Cherubini, fornisce preziosi consigli su come tutelare i bimbi.

za per stabilire i confini della normalità, ma la casistica in letteratura dà una prevalenza di infezioni delle vie respiratorie fino al 25%, soprattutto in età prescolare. Il bambino è più a rischio di ammalarsi quanto più è piccolo e la spiegazione sta nel concetto di “memoria immunologica”, in grado di attivare una risposta immunitaria efficace che si costruisce progressivamente, ogni volta che l’individuo viene a contatto con gli antigeni virali. Tuttavia, altri fattori predispongono ad una maggiore vulnerabilità alle infezioni virali, tra questi la prematurità e il basso peso, l’inquinamento, la frequentazione e/o la presenza di fratelli che frequentano la comunità, l’assenza di allattamento al seno. La ricorrenza delle infezioni virali in età pediatrica ha

conseguenze importanti sui costi socio-sanitari, diretti e indiretti: innanzitutto sulla routine familiare, causa le assenze da scuola e la perdita della giornata lavorativa per i genitori. Sono da considerare i costi per la terapia e, a proposito delle infezioni virali, è da ribadire la necessità di ridurre i casi di inappropriatezza prescrittiva e/o l’automedicazione.

L’AZIONE INFORMATIVA Diventa prioritaria l’azione preventiva, molto dibattuta e che non può essere schematizzata, in quanto determinata da fattori molteplici: uno dei principali aspetti da considerare è l’ansia genitoriale nei confronti del bambino che si ammala. Occorre informa-

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re i genitori, “parlare” molto e spiegare la natura benigna delle infezioni virali, nella maggior parte delle volte con tendenza all’autorisoluzione. In questa fase è necessaria una vicinanza alla famiglia, la disponibilità al dialogo durante la visita medica e l’attenzione alle informazioni sono gli aspetti irrinunciabili e determinanti nel supporto ai genitori. Un rapporto di fiducia e di alleanza tra genitore e pediatra sarà ancora più prezioso nei casi di ricorrenza delle infezioni, situazione che destabilizza la famiglia non solo in riferimento agli aspetti pratici della gestione della malattia, ma soprattutto sollecitando la componente emotiva. L’informazione deve fare riferimento ai consigli e alle norme igieniche in materia di prevenzione delle infezioni, regole che vanno impartite ai bambini fin da piccoli, come la detersione accurata delle mani, la protezione delle vie aeree durante i colpi di tosse e gli starnuti, l’uso della mascherina, l’identificazione degli oggetti personali per limitare il processo di contaminazione. E’ opportuno educare le famiglie alle regole di vita sociale, raccomandando di non mandare il bambino in comunità quando è malato, cercare di proteggere i nonni e altri soggetti fragili mediante il distanziamento o l’allontanamento, comportamenti


Sanità

Il reparto pediatrico è considerato un'eccellenza del territorio ed è amorevolmente assistito da molte associazioni. Nella foto, la visita dei volontari del Ponte del Sorriso.

prioritari per limitare la diffusione delle infezioni. I bambini sono facilmente soggetti alle infezioni e sono veicolo di contagio, soprattutto in età scolare per i contatti che si creano nelle comunità infantili; inoltre, in età pediatrica l’eliminazione del virus è più importante e più protratta, condizioni che favoriscono la persistenza dell’agente patogeno.

LA PREVENZIONE Portiamo un esempio: l’influenza stagionale è scarsamente considerata per il corredo di sintomi modesto, ma si stima che colpisca 1 bambino su 5 e 1 adulto su 10; i bambini da 0 a 5 anni si ammalano d’influenza 10 volte di più rispetto all’anziano e 5 volte di più rispetto all’adul-

to, l’incidenza è leggermente inferiore nella fascia pediatrica tra 6 e 14 anni. Purtroppo i dati della letteratura internazionale riferiscono complicanze gravi da influenza anche in età pediatrica e dati risalenti l’anno precedente hanno confermato un rischio maggiore di complicanze da influenza stagionale che da SARS COV2, in bambini sani. Pur in presenza di “Raccomandazioni ministeriali” in materia di prevenzione dell’influenza, la copertura vaccinale in età pediatrica è molto bassa e un programma di vaccinazione è stato argomento di valutazione di HTA (Health Tecnology Assessment). Le pandemie influenzali sono da ricordare come le calamità più tragiche e devastanti e hanno causato milioni di decessi. L’influenza

rimane un problema clinico perpetuo in tutto il mondo, per la capacità unica del virus di modificare la sua antigenicità, eludendo il sistema di immunitario dell’ospite. L’esperienza pandemica Covid -19 ha richiamato l’attenzione pubblica e quella degli studiosi su questa problematica, evidenziandone l’importanza in materia di prevenzione e contrasto delle infezioni. Sebbene l’infezione si sia dimostrata ad oggi più benevola nei confronti dell’età pediatrica, è doveroso ricordare che la letalità in pediatria non è uguale a zero, essendo stati registrati casi di malattia grave con decesso; per quanto riguarda le complicanze, la malattia multisistemica è stata diagnosticata in Italia in circa

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300 soggetti, con necessità di ricovero in terapia intensiva in tre quarti di essi. Sono dati a favore della vaccinazione nei giovani, per la protezione dall’infezione e dal rischio di sviluppare complicanze, per la protezione di soggetti fragili ed anziani, per mantenere la possibilità di una vita sociale e limitare la didattica a distanza che ha esitato in danni da deprivazione sociale psicoaffettiva. Le suddette motivazioni, il parere degli esperti a supporto dei profili di sicurezza, l’educazione ad un comportamento etico e al dovere sociale valgono certamente come strumenti di supporto per una scelta ragionata e consapevole da parte del minore e non solo del caregiver.

PILLOLE DI SAGGEZZA • Con la carta non si può avvolgere il fuoco • È con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui • La casa dei contenti è ancora da fabbricare • Chi non vuol lavorare si adatti a mendicare • Chi fa il bene per paura niente vale e poco dura • Il sogno non ha testimoni • Pazzo è colui che vive da povero per morire ricco • Il silenzio spesso è una pratica eloquente • Titubanza e indecisione fanno perder l’occasione • Quando l’offesa è amara la scusa non ripara • Che le parole siano come le perle: rare e preziose • I millenni son passati e i proverbi son restati • Chi troppo ti vanta o t’imbroglia o ti incanta • Nel vendere e nel comprare non c’è amico né compare • Chi non sa molto resti in ascolto • Saper parlare è bene, saper tacere è meglio


Solidarietà Maria Pia Garavaglia Ministro della Salute ’93-‘94

Dignità per l’anziano

A chi appartiene il vecchio?” Una domanda disumana che mi ha costretto a pensare una risposta. Ogni persona appartiene a sé stessa, ma è tale in quanto inserita in una rete di relazioni a partire innanzitutto dalla famiglia. Queste relazioni non isolano la persona ma la integrano completamente con tutte le organizzazioni sociali. Perciò il vecchio è di tutti, perché tutti possono diventare vecchi. Le persone anziane oggi hanno la possibilità di una lunga vita, non sempre buona. La domanda ora la pongo io. Cosa facciamo per rendere la vita dei vecchi degna di essere vissuta o, meglio, per garantire la inviolabile dignità dei vecchi che è diritto fondamentale di tutti i cittadini, riconosciuta dall’art. 3 della Costituzione? Le famiglie che convivono con persone anziane e affette da malattie non hanno dovuto aspettare COVID-19 per conoscere i bisogni, le difficoltà e gli strumenti a disposizione -scarsi- per affrontarle. Il Paese, invece, ha scoperto la fragilità e la vulnerabilità delle persone anziane quando ha registrato la loro strage causata dalla pandemia. LE RISPOSTE? Da parte del sistema sanitario gli ospedali sono stati all’al-

Valorizziamo l'assistenza all'anziano per far emergere la cultura della solidarietà (nella foto, il Pio Albergo Trivulzio a Milano).

tezza anche se non hanno potuto salvare i malati più gravi, nella quasi totalità vecchi. Abbiamo tutti conosciuto la dedizione professionale e umana di medici, infermieri e operatori sanitari. Purtroppo, inadeguata l’assistenza sociosanitaria extraospedaliera. Anzi: l’assistenza domiciliare quasi inesistente e quella nelle RSA - unica trincea di soccorso organizzato - non ha avuto buona stampa. Il tutto incominciò con la grande risonanza mediatica attorno al più grande istituto di assistenza agli anziani di Milano, il Pio Albergo Trivulzio. Le polemiche suscitate hanno avuto ampia eco in tutto il Paese e si è diffusa una generale preoccupazione circa la efficienza delle strutture residenziali per gli anziani.

Le famiglie sono state sollecitate da preoccupazione per aver affidato i loro cari a tali strutture. Dal punto di vista sociale e psicologico la necessità del distanziamento ha acuito il senso di abbandono sia per le morti, dolorosissime in solitudine, sia per la mancanza di contatto fisico – assenza di abbracci – con familiari. Dal punto di vista istituzionale le RSA sembravano non appartenere alla responsabilità di nessuno. Molte sono private e tra queste molte appartengono al mondo cattolico, ma tutte dipendono dal sistema socioassistenziale regionale. Le Regioni oltre alle diseguaglianze che mostrano a livello nazionale, a causa delle diverse legislazioni che le caratterizzano, hanno trascurato le

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RSA da molti punti di vista: finanziamenti insufficienti, standard funzionali e personale non controllato e, alla fine hanno sottratto alle RSA gli infermieri per reclutarli negli ospedali data la cronica carenza, indebolendo ulteriormente le strutture assistenziali. È evidente che sono mancati i controlli e una corretta programmazione. Il Ministero della Salute si è affrettato a costituire una commissione allo scopo di rivedere l’intero sistema e avviare una riforma sostanziale. Occorre ricordare, però, che la competenza regionale, secondo le norme costituzionali, non viene meno. Tuttavia si è addirittura incaricato il Corpo dei Carabinieri - NAS - per controllare tutta la rete delle RSA.

Non vorrei che il compito dei Carabinieri sia solo sanzionatorio con il rischio della chiusura di strutture che comporterebbe gravi difficoltà alle famiglie per assicurare l’assistenza agli ospiti, loro cari. Ho avuto anch’io l’opportunità di essere ottimamente


Sanità

coadiuvata dal benemerito Corpo dei NAS. Il comandante di allora (quando ero Ministro) il Col. Mario Palombo, divenuto poi generale, aveva avuto da me un preciso ordine, di verificare a una prima visita ispettiva, la condizione generale. Qualora si fossero rilevate irregolarità, avrebbe dovuto dare un tempo congruo per attuare le disposizioni impartite e solo quando queste non fossero state adempiute, riferire al Ministro che avrebbe assunto le doverose misure di tutela dei cittadini e della loro dignità. TRA PROGETTUALITÀ E ASPETTATIVE

La condizione delle persone anziane, oggi, merita una profonda analisi perché si possa decidere solo su dati veri, verificabili, la necessaria progettualità. L’aspettativa di vita continua ad aumentare ma nonostante l’impegno medico e riabilitativo, spesso vengono vissuti molti anni con vita difficile. Cos’è l’invecchiamento? In realtà non è stata ancora af-

frontata compiutamente la riflessione. Ci affidiamo ai geriatri perché possano intervenire con più competenza nella clinica ed anzi chiediamo che aumentino gli specialisti in questa disciplina. Nelle RSA l’età media è di oltre 85 anni e per il 65/70% gli ospiti sono affetti da demenza. Nelle loro case queste persone come possono essere doverosamente, adeguatamente assistite? La dimensione degli alloggi e forse la collocazione in piani alti che non si possono raggiungere nemmeno con l’ascensore a causa della mancanza o del malfunzionamento (è cronaca) come si organizza l’assistenza domiciliare e con quali operatori? Per chi ha la possibilità di rimanere nel proprio domicilio la tecnologia potrà rappresentare un importante, indispensabile supporto. Per tutti gli altri anziani, al contrario, si dovrà fare in modo che la istituzionalizzazione assomigli ad una casa – si chiamano residenze – sia per la struttura architettonica che per le suppellettili, e i servizi siano affidati a personale competente. È evidente che i costi lievitano perché non può mancare la guardia medica e l’infermiere di notte oltre agli OSS formati e numericamente sufficienti. Perciò il problema si risolve non con la loro soppressione, bensì con la loro organizza-

zione omogenea dal nord al sud Italia, con la continua attività di controllo, che divenga anche di formazione per il personale e di innovazione strutturale. I familiari che affidano i propri cari alle RSA devono poter essere rassicurati da un sistema efficiente. Si innovi e qualifichi l’intero comparto dei servizi agli anziani - domiciliari e territoriali - per onorare la dignità di cittadini che durante la loro vita attiva hanno cooperato allo sviluppo del Paese. Il PNRR esige che i progetti siano attuati entro il 2026. Ci si presenta una data che obbliga a non perdere una occasione imperdibile.

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Busto Domani 21052 BUSTO ARSIZIO Villa Tovaglieri Viale Volta, 11 bis Tel. 340.5960377

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Cinema Emilia Carnaghi – Ufficio Stampa BAFF

È

BAFF 2021, un’edizione di grande successo

iniziata nel segno di Max Croci la seconda parte della diciannovesima edizione del B.A. Film Festival, organizzato dall’associazione BA Film Factory, con il patrocinio e il contributo economico dell'Amministrazione Comunale di Busto Arsizio e della Camera di Commercio di Varese, che si è tenuto quest’anno con un doppio appuntamento: dal 16 al 18 settembre e dall’8 al 12 novembre. Al regista Croci, nato a Busto Arsizio e prematuramente scomparso nel 2018, è stata dedicata la prima giornata della manifestazione. Al cinema Fratello Sole, la sala del quartiere dove era nato, è stato proiettato A proposito di Max, realizzato da Gabriele Acerbo e Miranda Bevilacqua, con la regia di Simone Del Vecchio. «Il documentario era un atto dovuto - ha commentato Gabriele Acerbo - un modo per fare i conti con questa perdita ingiusta. Max Croci è un artista che ci manca e che avrebbe fatto ancora grandi cose, si meritava qualcosa che resti». Alla Biblioteca Comunale G.B. Roggia è stato fatto il punto sui lavori per il Fondo a lui intitolato, oltre 4000 i DVD donati, ed è stato presentato il logo che contrassegnerà ogni singolo pezzo: una riproduzione del primo biglietto da visita di Max Croci. Una volta catalogato,

della voglia fortissima di tornare a vedere film di qualità in sala».

La videoteca è stata dedicata a Max Croci, il giovane regista bustocco che la città ricorda con intensa commozione e ammirazione.

il materiale verrà poi collocato in una sala dotata di grandi schermi sui quali gli utenti, adolescenti in particolare, potranno visionare i video. La volontà di sensibilizzare i ragazzi nei confronti della cultura cinematografica è da sempre un punto fermo al BA Film Festival. Oltre mille gli studenti degli istituti superiori che hanno partecipato alle matinée della rassegna “Made in Italy - Scuole”, durante le quali hanno assistito alle proiezioni e analizzato le immagini con registi e sceneggiatori. «Un anno formidabile - spiega Paolo Castelli, direttore esecutivo del Baff e responsabile di questa sezione insieme a Celeste Colombo - nel palinsesto c’erano film di generi completamente diversi ca-

paci di intercettare pubblici giovanili stratificati, dal romanzo di formazione/Road Movie (Mi chiedo quando ti mancherò di Francesco Fei) alla commedia intelligente (Come un gatto in tangenziale. Ritorno a Coccia di Morto di Riccardo Milani), dal cinema di denuncia e riflessione sulla memoria non condivisa (Non odiare di Mauro Mancini, vincitore della rassegna), al tema della malattia, della guarigione e del cambiamento (Cosa sarà di Francesco Bruni), alla riflessione sui media e sulla solitudine (Il talento del calabrone di Giacomo Cimini). Vorrei poi sottolineare la disciplina e la consapevolezza civile degli studenti - aggiunge Castelli - che si sono messi ordinatamente in coda con il Green Pass, testimonianza

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«Il ritorno degli studenti al cinema è la grande, importantissima cifra di questa seconda parte dell'edizione 2021 - ribadisce Manuela Maffioli Vice Sindaco e Assessore alla Cultura di Busto Arsizio - ma non è la sola: abbiamo ammirato pellicole di vera qualità, incontrato grandi autori e 'raccontato' il cinema anche in forma letteraria, con le presentazioni dei libri. Il Baff sta recuperando, dopo la sofferenza della pandemia, i suoi linguaggi trasversali, i suoi contenuti, i suoi punti di forza: la promozione dell'arte cinematografica, a tutti, con canali diversi, per qualcuno un avvicinamento, per altri un approfondimento, per altri ancora la combustione di una passione».

MOLTE LE INIZIATIVE Nell’ambito della sezione “Baff in libreria” il pubblico ha potuto conoscere tre storie legate al mondo dello spettacolo: Elisabetta Villaggio ha ricordato il padre tra le pagine di Fantozzi dietro le quinte, Lucio Piccoli ha ripercorso alcune tappe della sua carriera in Una vita da impresario, Alessandro Haber si è raccontato attraverso la


Cinema

sua autobiografia intitolata Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini). Due sono stati invece gli appuntamenti dedicati alla musica: l’incontro “I mestieri del cinema”, con protagonista Fabio Frizzi, compositore di colonne sonore, storico collaboratore del regista Lucio Fulci e autore delle musiche dei primi due film di Fantozzi, e la presentazione del documentario Ezio Bosso. Le cose che restano di Giorgio Verdelli. La selezione dei film della sera ha proposto anche temi spinosi e spunti di riflessione: si è parlato di censura al termine della proiezione de La scuola cattolica di Stefano Mordini, vietato ai minori di 18 anni, che ricostruisce il massacro del Circeo, terribile fatto di cronaca del 1975, e di doping con Takeaway di Renzo Carbonera, in antepri-

ma al BA Film Festival, ma ha riservato anche momenti di svago e cinefilia, come la proiezione di Django & Django. Sergio Corbucci Unchained, docufilm realizzato da Steve Della Casa e Luca Rea, con una lunga e a tratti spassosa intervista al regista Quentin Tarantino. Un’edizione all’insegna della ripartenza, come sottolineato dai direttori artistici Steve della Casa e Paola Poli, per i quali: «Nonostante le difficoltà dovute alla terribile pandemia che ha colpito in modo particolare il mondo dello spettacolo, l’edizione 2021 del BAFF è stata un grande successo. Il festival si conferma un luogo di crescita per il rapporto tra gli studenti e il cinema, e uno strumento di valorizzazione delle sale cinematografiche e dei cineforum, vero tessuto connettivo che

rende il nostro festival unico in Italia. Vogliamo in futuro investire ancora di più sul cinema di qualità per coniugare cultura e divertimento, che è l'obiettivo principale del BAFF». Il Presidente della B.A. Film Factory Alessandro Munari si è dichiarato molto soddisfatto per l'edizione 2021 del festival, che nel mese di settem-

Autorità e invitati alla cerimonia inaugurale del B. A. Film Festival.

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bre aveva ospitato Massimo Ghini, insignito del premio Dino Ceccuzzi all’eccellenza cinematografica, Alessandro Rossellini, premiato per il documentario The Rossellinis, e la cantante Nada. «Desidero dare appuntamento al pubblico alla prossima edizione, quella del “ventennale” - ha concluso - assicurando che sarà ricca di contenuti e di sorprese».


Solidarietà Laura Bignami - Senatrice

Tutelare i caregiver

F

inalmente per molti i Caregiver iniziano ad esistere, ma anche l'ultima proposta di legge è bloccata in commissione al Senato. Purtroppo o per fortuna. Purtroppo, perché si aspetta da anni, ed è arrivato davvero il momento di occuparsi di queste persone. Per fortuna, perché il testo attuale, che ora è depositato al Senato, lascia molte perplessità. Sembra davvero poca la volontà di finire il lavoro iniziato nel 2014 che, seppur non vedendo il compimento della sua originaria proposta di legge, è riuscita ad inserire lo storico “Comma 255” nella legge di bilancio del 2017. Se pensiamo ai dettami Costituzionali ed alle centinaia di mozioni Comunali e Regionali che chiedevano l'attuazione di quel lavoro, ci si aspetterebbe di vedere in atto un serio lavoro. Purtroppo questo non è successo, anzi, la pandemia ha preso il sopravvento su tutto. E questa pandemia ha ulteriormente messo alla prova queste persone che hanno passato in estrema solitudine questo bruttissimo periodo storico. Ma di loro ora si parla. Emerge molto chiaramente la soddisfazione nel vedere utilizzare il termine “Caregiver” negli atti Governativi e Regionali e persino nel parlato comune.

a giorni per gli interventi chirurgici di routine. Cose a cui tutti possono accedere. Diritto di voto. In Italia, giustamente, si sposta la cabina elettorale per gli allettati gravi ma non si fa votare chi li sta curando in quel preciso momento.

A Laura Bignami, parlamentare bustocca nella XVII legislatura, si deve la proposta di legge a difesa di coloro che dedicano la propria esistenza al prossimo.

Il termine sta entrando nel linguaggio e soprattutto nella attività dei legislatori. Per la vaccinazione nel 2020 si è data ovviamente precedenza ai più fragili, i disabili, ma anche ai loro caregiver. Cosa impensabile prima dell’emendamento “Comma 255”, che ne riconosceva la figura giuridica, cioè l’esistenza per lo Stato. L’ormai celebre Comma ha permesso di identificare una serie di persone che, anche se sempre esistite, non sono mai state definite ed identificate a livello giuridico. A queste persone tuttora, purtroppo, si negano molti diritti fondamentali della persona:

gliare non ci si può ammalare nè tantomeno fare controlli di routine per allontanare lo spettro di una malattia. Purtroppo un Caregiver vive mediamente 15 anni in meno della media. Diritto al lavoro. Chi cura h24 un caro ed ha una professionalità su cui investire, si vede negato il diritto al lavoro e non vede riconosciuto nemmeno il proprio lavoro di cura. Diritto al riposo. Accudendo h24 un disabile, dopo giorni e giorni senza tregua, sarebbe indispensabile avere diritto a dei giorni di riposo,

Diritto alla salute. Perché se si vive h24 curando e assistendo un proprio caro fami- 25 -

Ci vorrebbe davvero poco per distinguere definitivamente le due figure: chi cura e chi è curato. Ad oggi tutte le agevolazioni vengono date al curato senza ricordare che, restandoci insieme tutto il giorno, anche al curante va riconosciuto il suo estenuante lavoro. È un bene quando i caregiver vengono menzionati, e quindi considerati, nella stesura di un atto governativo, ma non basta. È importante riconoscere loro tutti i diritti che gli sono negati. Ricordiamoci che con l'avanzare della vita e il trascorrere del tempo, o si cura o si è curati. In entrambi i casi la figura del Caregiver, cioè il famigliare che assiste, va e deve essere tutelata una volta per tutte. Forza legislatori, prendetevi cura di chi si prende cura!

L’introduzione del “comma 255” nella legge di bilancio 2017 ha dato una svolta all’iniziativa che riveste un grandissimo valore solidaristico. Ai parlamentari il dovere morale di approvare la legge prima del termine della legislatura.


Meridiane Ugo Colombo - Architetto

L’attualità dei quadranti solari

D

al 26 Giugno, a Busto Arsizio, sulla facciata rivolta a sud della sagrestia della Chiesa della Beata Vergine delle Grazie (S. Anna), Tempio Civico cittadino, è entrato in funzione un Quadrante Solare Verticale ad Ora Vera Locale. L’opera è stata realizzata a cura della “FAMIGLIA BUSTOCCA” in occasione della ricorrenza del settantesimo anno di fondazione. Questa nuova “meridiana” si affianca a quelle già esistenti e funzionanti presso i campanili del Santuario di S. Maria di piazza e della Basilica di S. Giovanni Battista risalenti rispettivamente agli anni 1942 e 2008. I tre quadranti, che indicano l’ora vera locale, appartengono alla categoria dei quadranti solari verticali (a parete) che hanno fruito, storicamente, di una larga diffusione motivata dalla possibilità di collocare, gli stessi, su edifici pubblici (prevalentemente chiese o, meglio, campanili e torri civiche) che garantivano, soprattutto in ambiente urbano, una ottimale esposizione ai raggi solari ed una sicura visibilità. La collocazione consentiva, inoltre, di impedirne la manomissione e di consacrarli a strumento collettivo di misura del tempo, ed a riferimento sociale utile alla organizzazione delle attività produttive. Vitruvio, nel “de architectura” connota con il termine

Esempio di arredo urbano realizzato con quadrante solare equatoriale a sfera armillare.

“GNOMONICA” l’arte di costruire quadranti solari ed indica la stessa come una delle tre parti costituenti la disciplina architettonica: definisce, inoltre, “conoscitori dell’analemma” gli gnomonisti capaci, mediante lo studio dei moti apparenti del sole, non solo di perfezionare il funzionamento dei quadranti solari verticali (gli orologi a parete), ma, anche, di sperimentare la possibilità di realizzare tutta una serie di geniali strumenti, dalle forme e dalle dimensioni più svariate, non più legati fisicamente alla parete di un edificio ma dotati di una propria autonomia e, quindi, assimilabili, virtualmente – indipendentemente dalle caratteristiche dimensionali – a strumenti portatili. Storicamente,

l’affermarsi

ed il diffondersi dell’impiego degli orologi meccanici ha determinato la cessazione dell’uso pratico e strumentale dei quadranti solari, ma ciò, anziché decretarne la fine, ha consentito, finalmente, alla cosiddetta “MERIDIANA,” di liberarsi dalla riduttiva condizione utilitaristica ed esibire le peculiarità derivanti dall’essere un complesso strumento di osservazione astronomica. Uno degli esempi più significativi, a tale proposito, è rappresentato dalla elaborazione e dall’impiego dell’OROLOGIO SOLARE EQUATORIALE a sfera armillare che, nella combinazione di materiali lapidei e metallici, assemblati secondo varie possibilità dimensionali, ha consentito di offrire una sicura e positiva risposta funzionale ed estetica legata alla realiz-

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zazione di progetti di arredo urbano. Per esperienza personale, posso anzi affermare che, a volte, l’utilizzo di un quadrante solare equatoriale rappresenta una validissima alternativa a soluzioni di arredo urbano che prevedono l’approntamento e l’installazione di elementi scultorei che, inevitabilmente, vedono l’opinione pubblica divisa in tifoserie favorevoli a soluzioni più o meno astratte o, per contro a soluzioni più o meno figurative. E ciò in quanto le caratteristiche proprie del manufatto gnomonico, vero esempio di dignità artigianale e di utilità scientifica, consentono, nel pieno rispetto della tradizione storico-culturale, di sfuggire da false e datate suggestioni artistiche. Ancora molte, comunque, sono le potenzialità artistiche e scientifiche che attendono solo di essere svelate, indagate e sviluppate da quei cultori di Gnomonica che Vitruvio definiva conoscitori dell’analemma.

La meridiana posizionata al Tempio Civico della città


Diario cittadino

Silvia Pagani Direttore di UNIVA

BUONA FORTUNA, PRO PATRIA!

Dal 1° febbraio 2022 l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese avrà un nuovo Direttore. Si tratta di Silvia Pagani la cui nomina è stata votata dal Consiglio Generale su proposta del Consiglio di Presidenza, così come previsto dallo Statuto dell’Associazione datoriale. Silvia Pagani è entrata a far parte della Struttura dell’Unione a febbraio 2021 con la qualifica di Vicedirettore. Sposata, con due figli e residente a Gorla Minore, è laureata in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano. Nelle sue precedenti esperienze professionali ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale di Confindustria Lombardia dal 2014 al 2021; dal 2009 al 2014, è stata Direttore Operativo del Lombardy Energy Cleantech Cluster, il cluster della filiera lombarda dell’industria energetica. Il passaggio di consegne con l’attuale Direttore, Vittorio Gandini, da lui stesso condiviso sia nelle modalità sia nelle tempistiche, avverrà dunque a fine gennaio prossimo. “A Vittorio Gandini - commenta il Presidente dell’Unione Industriali, Roberto Grassi - va, a nome dell’intera compagine associativa e mio personale, il più sentito ringraziamento per la dedizione, la passione e la competenza con cui ha svolto il certo non facile compito di guidare una delle Strutture territoriali più importanti all’interno del Sistema Confindustria. Un ruolo reso Silvia Pagani con il ancor più gravoso se pensiamo ai complessi anni in cui è stato Presidente Roberto Grassi. chiamato a ricoprire un tale incarico, svolto sempre in maniera egregia e sapendo innovare costantemente l’azione di rappresentanza a vantaggio delle imprese”. “Al contempo - prosegue il Presidente di Univa – a Silvia Pagani che, in questi mesi, grazie al proprio ruolo di Vicedirettore ha potuto affiancare il Direttore Gandini sui molteplici aspetti del coordinamento della Struttura, approfondendo ogni meccanismo del suo funzionamento e prendendo confidenza con il tessuto imprenditoriale che, d’altronde, già conosceva ampiamente grazie ai suoi precedenti incarichi, vanno gli auguri di buon lavoro da parte di tutte le imprese associate”.

Patrizia Testa ha lasciato il timone della Pro Patria dopo una pluriennale e positiva esperienza. Non un addio, ma un cambio di rotta determinato dalla sua elezione a Consigliere Comunale ma anche dal notevole impegno economico sopportato spesso in solitudine. Il risanamento economico-gestionale apportato, ha infatti rilanciato la Pro Patria che ha ottenuto prestigiosi risultati. E il merito è soprattutto di Patrizia Testa. Ai nuovi proprietari ed al neo-Presidente Citarella un cordiale benvenuto a Busto Arsizio, città ospitale, sincera e appassionata perché i bustocchi hanno un cuore d’oro e amano la gloriosa Pro Patria ricca di storia e di tradizioni. Un patrimonio sportivo da difendere e valorizzare con competenza, passione e...investimenti.

Busto Domani

21052 BUSTO ARSIZIO Villa Tovaglieri Viale Volta, 11 bis Tel. 340.5960377

info@enricodellacqua.org • bustodomani81@gmail.com

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Diario cittadino

DON UMBERTO COLOMBO E BUSTO ARSIZIO Sono trascorsi 26 anni dalla scomparsa - ad Azzate - di Don Umberto Colombo, l’Amministrazione Comunale, continuando una benemerita e pluriennale tradizione finalizzata ad onorare don Umberto, premia con borse di studio gli studenti che si sono diplomati con voto pari o superiore a 90/100 e laureati con almeno 100/110. A Don Umberto mi legava una profonda amicizia iniziata con la vicinanza abitativa (lui nel vicolo in Piazza della Pesa, io in Via Marliani) intensificatasi nel tempo. Laureato in lettere all’Università Cattolica di Milano, lo ricordo come insegnante al mitico Istituto Carnelli a Gallarate, poi la vocazione sacerdotale nel 1957 ha cambiato la sua esistenza. Docente per oltre un decennio al Collegio Villoresi di Monza dove ha dispensato il suo sapere con quella modestia che ha caratterizzato tutta la sua vita, in seguito gli venne affidata prima la Parrocchia del Brunello e poi quella di Azzate. Nel 1983 fu nominato conservatore del Centro Nazionale di Studi Manzoniani ed è considerato il più autorevole studioso del Manzoni che citava con devota ammirazio-

ne. Autore di numerose pubblicazioni, critico letterario di elevato livello, appassionato cultore della sua Busto Arsizio non mi fu difficile convincerlo a svolgere la funzione di Preside della Cooperativa dedicata al co-fondatore dell’Università Cattolica, il bustocco Mons. Olgiati. Nel decennio della mia presidenza, iniziammo a pensare ad un grande convegno in città concretizzatosi il 28 Giugno 1993 con la straordinaria partecipazione del Presidente della Repubblica Scalfaro sul tema “Monsignor Francesco Olgiati, docente educatore per un Magistero di vita e di cultura da rivivere” e che ha suscitato un rilevante interesse non solo nel mondo culturale. L’opera di Don Umberto merita quindi di essere ricordata nella sua Busto Arsizio e lanciamo un “invito-appello” a coloro che l’hanno conosciuto per la costituzione - senza formalismi - degli Amici di Don Umberto Colombo. In base alle adesioni pervenute (bustodomani81@gmail.com - tel: 340/5960377) sarà ufficializzata l’iniziativa con un condiviso programma per ricordare un bustocco che ha onorato, senza clamori, la sua Busto Arsizio. Sergio Colombo

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Come aiutare Busto Domani Alcuni lettori, apprezzando la nostra publicazione, hanno chiesto come contribuire a sostenere “Busto Domani” distribuito in omaggio attraverso le farmacie cittadine. Ecco le modalità: • Inserzioni pubblicitarie: telefonando al numero 340.5960377 o inviando un’e-mail a bustodomani81@gmail.com • Libero versamento una tantum su IBAN IT77 G050 3422 8000 0000 0011 825 A questi “sostenitori benemeriti” saranno sempre inviate le comunicazioni e gli inviti a tutte le iniziative programmate dall’Associazione Dell’Acqua. “Busto Domani” - che non riceve alcun contributo pubblico - anticipatamente ringrazia per la collaborazione.


Diario cittadino

Facebook

Riceviamo da un nostro lettore una non proprio benevola segnalazione sull'utilizzo di Facebook come strumento di informazione. Si evidenzia che, quotidianamente, appaiono notizie di incontri, spostamenti, visite, pranzi e cene, gite marine e montane, meeting più o meno recenti ed altro ancora del solito protagonista. Insomma un diluvio di notizie, apparentemente interessanti, ma dal punto di vista della corretta comunicazione troppo pavoneggianti. Non siamo nel campo delle fake-news ma in quell’area narcisistica che non suscita ammirazione perché contigua all'informazione inutile e superficiale. Una domanda sorge spontanea: perché l'autore è così interessato a trasmettere queste informazioni? A chi giovano? Queste frenetiche segnalazioni di presenza hanno un secondo fine? O appartiene a quell’élite che vive di rendita? Non è forse opportuno dare un'occhiata alle sue dichiarazioni dei redditi? Spesso si scoprono sorprese più o meno gradevoli.

Quale scuola?

Sono dieci le tematiche che interagiscono nel “Progetto di Educazione Socio-Sanitaria” varato dall’Associazione Dell’Acqua negli Istituti secondari dell’area grazie alla collaborazione di qualificata équipe medica. L’avvenuto coinvolgimento di circa 30.000 studenti nonostante il condizionamento imposto dalla pandemia, evidenzia l’elevato livello del Progetto patrocinato da importanti Enti istituzionali pubblici e privati. Infatti la scuola non è solo luogo di apprendimento, ma centro d’incontro per evadere da una solitudine sociale che ha dovuto fronteggiare la grave crisi per rendere proficui i sacrifici e le nuove tecniche nel periodo di DAD. Valutazioni emerse anche in occasione della recente presentazione in Sala Giunta del Comune di Busto Arsizio, del Report sul pianeta scuola (visionabile sul sito www.enricodellacqua.org) e realizzato con la collaborazione dell’Università Unitelma Sapienza di Roma.

Via Cantore

Gianni Cazzola

Il jazz fa parte delle sue coronarie perché Gianni Cazzola, naturalizzato bustocco da più di 50 anni, è un artista a livello internazionale, conosciuto e apprezzato per la sua brillante attività musicale. Scriveva il mitico critico d'arte Arrigo Polillo che il bustocco è considerato come l'Art Blakey italiano, evidenziando che la sua storia professionale iniziò negli anni 50 nel quartetto del trombettista Oscar Valdambrini e del mitico Gianni Basso. Innamorato del vecchio jazz di Ellington, Rollins, Charlie Parker, Chet Beker, perché come diceva Duke Ellington, senza swing non c'è jazz. Cazzola è un batterista ancora carico di energia e passione, protagonista in numerosi concerti di alto livello e da anni insegna ai giovani trasmettendo loro le sue emozioni. Un mito insomma “anche se Busto Arsizio - ha dichiarato recentemente a La Prealpina - non mi fila proprio”. Ma Gianni Cazzola resta un grande del jazz, una leggenda made in Busto Arsizio, un'icona che merita ammirazione e riconoscenza non solo perché ha saputo interpretare e valorizzare il fascino dello swing.

La leggenda

Si racconta che il cuoco di Ludovico Il Moro, incaricato di preparare il pranzo di Natale per i nobili del circondario, avesse carbonizzato la sontuosa torta. Vista la sua disperazione, il giovane sguattero Toni propose di portare in tavola un dolce che aveva improvvisato con tutto quello che aveva trovato in dispensa: farina, burro, uova, latte, lievito madre, scorza di cedro e uva sultanina. Lo chef, terrorizzato, si nascose dietro una tenda, per spiare le reazioni degli ospiti e quando vide che erano entusiasti uscì allo scoperto. Ma fu leale con il suo piccolo aiutante, perché quando gli chiesero il nome di quella delizia rispose: «l’è ’l pan del Toni», è il pane del Toni. Il panettone era dunque nato ufficialmente e si dice che il conte Karl Ludwig von Ficquelmont, governatore del Lombardo-Veneto, lo regalasse ogni anno al principe Metternich, come suo dono personale. E che ne andassero ghiotti sia il Manzoni che sua moglie Teresa Stampa.

Hub vaccinali

La rotonda recentemente costruita in zona Tribunale ha agevolato l’intenso traffico. Rimane però il “problema parcheggio” in quanto – nonostante l’autosilo – le vie adiacenti sono invase dalle vetture che creano inconvenienti in una zona densamente abitata, oltre a molti uffici professionali. E la circolazione non è solo rallentata ma anche complicata. Un esempio? La doppia sosta in via General Cantore, un’arteria assai frequentata come documentato dalla foto, genera spesso inconvenienti e non sono mancati gli incidenti. Idem per la parallela Via Libia. L’unica soluzione sarebbe la sosta limitata su un lato e possibilmente a orario temporizzato onde rendere scorrevole un traffico che suscita preoccupazioni anche per l’incolumità delle persone. È il messaggio pervenuto a “Busto Domani” da alcuni abitanti della zona e, a verifica effettuata, è emersa l’esigenza di un pronto intervento della Polizia Urbana che ristabilisca la necessaria normalità dell’area.

La notizia è rimbalzata su alcuni quotidiani. È prevista la chiusura del centro vaccinale di Malpensafiere e si preannuncia l’aperura nell’ex caserma aeronautica di Gallarate. Due considerazioni. Malpensafiere funziona egregiamente e ben si presta – anche per gli ampi spazi e parcheggi – ad ospitare, senza intralci, migliaia di persone. E poiché il Covid mette a rischio le manifestazioni fieristiche, la struttura ha un suo razionale e condiviso utilizzo. L’ipotesi gallaratese è densa di incognite sia per i tempi di realizzazione, sia per i costi di allestimento, come al solito, a carico della collettività. Poi c’è il problema della viabilità con un Sempione ad alta densità veicolare anche per i recenti insediamenti commerciali e la candidatura dell’Ospedale Unico. Insomma è una trovata né geniale né utile e un’adeguata analisi-riflessione è opportuna. Auguriamoci che le autorità preposte raccolgano il grido d’allarme di un territorio già a rischio collasso, oltre al rapporto costi-benefici.

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Diario cittadino

AL PEGGIO NON C’È MAI FINE I telegiornali Rai hanno modificato, diremmo noi che ci occupiamo con passione della carta stampata, l'impaginazione. Sorretti dal manuale Cencelli di democristiana memoria, i responsabili del cosiddetto servizio pubblico televisivo hanno introdotto uno “spazio” riservato ai partiti di governo. E, con disinvoltura, i vari esponenti politici iniziano lo show con le ormai celebri frasi: “abbasseremo le tasse” “aiuteremo le famiglie in difficoltà” “blocco ai licenziamenti”. Una litania che umilia l'ascoltatore perché nel frattempo sono scattati onerosi aumenti per l'elettricità e gas. Non solo: sono in crescita anche gli errori nelle letture e nel 2018 i costi fissi sono stati progressivi in base al consumo. In attesa della possibile (ma quando?), riduzione delle imposte sbandierata dai politici, molti Comuni (Busto compresa) hanno aumentato l'IMU infierendo sul “bene casa”, un tempo patrimonio generazionale. Anche se è giunto il momento di dare e non chiedere ai cittadini, come ha sottolineato il Presidente Draghi i fondi europei dovrebbero (finalmente) consentire l'effettivo rilancio del paese. Non resta che la vigile attesa.

SOLDI PUBBLICI SPERPERATI È incredibile. Dopo il licenziamento voluto dal Presidente del Consiglio, è stato richiamato in servizio Arcuri: il personaggio che ha fallito il piano vaccinazioni, che ha progettato le costosissime quanto inutili Primule, che ha acquistato le mascherine fasulle dalla Cina e migliaia di banchi a rotelle, sperperando milioni di soldi pubblici. A disposizione dell’A.D. di Invitalia, un tesoretto di quattro milioni di euro da amministrare su incarico del Sottosegretario Bruno Tabacci. Non un neofita della politica - è stato il più giovane Presidente di Regione Lombardia nel 1987 - ma un consumato protagonista delle stagioni politiche democristiane. Quindi doppiamente grave la scelta perché evidenzia un pressapochismo amministrativo artefice di troppi guai a carico della collettività. Un clamoroso infortunio e nonostante le critiche e i disastri, la politica continua a dimostrare il peggio di sé.

QUALE FUTURO STELLARE? Nella trasmissione televisiva di La7 (8 e mezzo) del 6 Novembre scorso, è stato ospite l’ex Presidente del Consiglio Conte. Incalzato dall'ex Parlamentare Europeo Lilli Gruber, è stato costretto a rifugiarsi nel futuro: “metteremo all’Odg, delibereremo prossimamente, si rivelerà il vero DNA del Movimento”, ed altre amenità. L’ex Presidente ha poi regalato altre due perle. Rinnegando i due mandati per i parlamentari – per anni bandiera del movimento - ha riconfermato la consuetudine politica di non mantenere le promesse fatte. La seconda riguarda il finanziamento pubblico ai partiti, avversato da Di Maio e compagni al grido di “onestà, onestà”. Anche qui è clamorosa l’inversione di rotta perché l’ex Avvocato del popolo ha chiesto il finanziamento utilizzando il 2x1000 delle dichiarazioni dei redditi degli italiani. Amara considerazione: ma l’esperienza - biennale - alla Presidenza del Consiglio dei Ministri non è servita? Ai posteri l'ardua sentenza. - 30 -

☞ No Vax. Quando la cultura è latitante. ☞ Continuano gli sbarchi clandestini A quando l’intervento della Ministra? ☞ Toto-nomina per il Presidente della Repubblica. Con i partiti in assetto di guerra. ☞ Pubblicati i conti correnti di Renzi. Quando il giornalismo rasenta la follia. ☞ Virologi in TV. Uno show infinito. ☞ Legge di bilancio. O bilancia per la legge? ☞ Autostrade liguri. Il calvario degli automobilisti. ☞ Alitalia è decollata. Sono rimasti i debiti. ☞ Bonus facciate. Il voltafaccia del Governo. ☞ Navigator del reddito di cittadinanza. Scomparsi in mare. ☞ Quiz ai parlamentari 5Stelle: chi comanda? La piattaforma non risponde. ☞ Aumentano i contagi. E si moltiplica la confusione. ☞ Conte non si farà più intervistare dai telegiornali Rai. Finalmente una buona notizia.



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