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Confraternite, abbazie e miracoli di Rino Zabiaffi
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale
Confraternite, abbazie e miracoli

Le radici cristiane del territorio di Veroli si confermano, lungo la Storia, grazie anche alla fondazione di un discreto numero di Confraternite e istituti religiosi. All’inizio del XIII secolo, ad esempio, venne fondata l’abbazia di Casamari, edificata sui resti di un municipio romano, conosciuto come Cereatae Marianae, in quanto dedicato a Cerere (il cui culto, di antica origine italica, era strettamente associato a quello di Tellus, dea della terra) e collocato lungo la via Maria (così nominata in ricordo di Gaio Mario, nato da quelle parti, sette volte console e avversario di Silla). Agli inizi dell’anno Mille, sulle rovine di quelle antiche strutture, Benedetto, Giovanni, Orso e Azzo, quattro chierici verolani, ricevuto l’abito presso il vicino monastero di Sora dall’abate Giovanni, si fecero carico della costruzione di una chiesa benedettina. Circa un secolo e mezzo più tardi, i cistercensi presero il posto di quella prima comunità e, pochi anni dopo, presero avvio i lavori di edificazione dell’abbazia.

Dalla prima pietra alla consacrazione
Due furono i pontefici che presero parte, in qualche misura, ai primi capitoli di questa nuova storia di vita spirituale: il primo fu Innocenzo III, che si recò al cantiere a benedire la prima pietra; il secondo fu Onorio III, che, a lavoro concluso, consacrò l’abbazia dedicata alla Vergine Assunta e ai santi Giovanni e Paolo. Varie furono le devastazioni cui andò incontro questo luogo, dalle invasioni saracene ai soprusi napoleonici, oltre a un incen-

Molte le Confraternite e gli istituti religiosi sorti a Veroli lungo i secoli: dall’abbazia di Casamari, passata dai benedettini ai cistercensi ai trappisti, tra invasioni saracene e soprusi napoleonici, al miracolo eucaristico avvenuto presso il monastero di S. Erasmo.
di Rino Zabiaffi
All’inizio del XIII secolo venne fondata l’abbazia di Casamari (in una foto degli Anni Trenta), edificata sui resti di un municipio romano, conosciuto come Cereatae Marianae, in quanto dedicato a Cerere e collocato lungo la via Maria.
Agli inizi dell’anno Mille, Benedetto, Giovanni, Orso e Azzo, quattro chierici verolani, ricevuto l’abito presso il vicino monastero di Sora dall’abate Giovanni, si fecero carico della costruzione di una chiesa benedettina (nella foto, su licenza Creative Commons). dio divampato in parte dell’edificio nel XIX secolo, al tempo della guerra fra truppe borboniche e piemontesi: minacce che, però, non furono tali da mettere a rischio la stabilità della costruzione. Nella prima metà del XVII secolo, su iniziativa di Gregorio XV, sorse la Congregazione Cistercense Romana, cui prese parte, insieme ad altre otto abbazie, anche la comunità di Casamari, ormai ridotta a soli otto religiosi. Si dovette, però, attendere l’inizio del XVIII secolo, con l’intervento di Clemente XI, un tempo abate commendatario di Casamari, perché la situazione di questa realtà monastica desse qualche segnale di miglioramento. Il pontefice rimosse la comunità cistercense allora presente e ne introdusse una nuova, quella dei trappisti, provenienti dalla Badia del Buonsollazzo, in provincia di Firenze. Nel XX secolo, poi, la comunità di Casamari venne riconosciuta quale Congregazione e vi si aggregarono diverse realtà monastiche. Questo contribuì a incrementare notevolmente il numero di religiosi che vi gravitavano intorno. Negli Anni Trenta, Pio XI ha incaricato i monaci di Casamari di fondare comunità e stazioni missionarie in Eritrea ed Etiopia, per diffondervi il monachesimo cattolico.


Oltre alla farmacia, alla liquoreria e all’attività scolastica, l’abbazia di Casamari ospita, attualmente, un Museo Pinacoteca, all’interno del quale si conservano sia reperti archeologici, appartenenti al mondo romano e rinvenuti nei dintorni (monete, sculture e altro ancora), sia opere inerenti ai racconti biblici e agiografici (raffiguranti, ad esempio, la Madonna col Bambino, la fuga in Egitto, l’incontro fra Gesù e la Samaritana, la deposizione dalla Croce o, ancora, sant’Agostino, sant’Antonio e altro). L’antica biblioteca, poi, custodisce oltre venti migliaia di pezzi, fra volumi, pergamene e incunaboli. Intenso è, inoltre, il lavoro di restauro dei libri.
L’Oratorio di S. Onofrio
Il modello per l’edificazione dell’abbazia di Casamari (come anche per altre costruzioni gotiche) è stato fornito dall’Oratorio di S. Onofrio, con i suoi archi, i costoloni e le volte a crociera. La struttura si accompagna a una più recente chiesa (XI-XII secolo), annessa al monastero benedettino di S. Maria dei Franconi, sorto alla fine del XVI secolo. La controfacciata di questo monastero è stata dipinta verso la fine del XVII secolo e mostra una Crocifissione con veduta di Veroli.


Nella prima metà del XVII secolo, su iniziativa di Gregorio XV, sorse la Congregazione Cistercense Romana, cui prese parte, insieme ad altre otto abbazie, anche la comunità di Casamari (nella foto, su licenza Creative Commons, la tomba di Gregorio XV in San Pietro).
Il miracolo eucaristico
La città si distingue anche per essere stata scenario di un prodigioso miracolo eucaristico. Nello specifico, esso è avvenuto presso il monastero di S. Erasmo, esattamente quattro secoli dopo lo storico incontro fra il pontefice Alessandro III e il vescovo Eberardo, in data domenica 26 (Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo) e lunedì 27 marzo. Si celebravano, in quei giorni, le Quarantore. Ancora non era entrato nell’uso l’ostensorio: l’ostia veniva conservata in un’apposita teca d’argento, all’interno del calice, coperto dalla patena, il tutto avvolto in un velo di seta. I fedeli e le confraternite si alternavano nell’adorazione diurna e notturna del SS. Sacramento. Proprio nella notte, nel corso del turno di adorazione della Confraternita dell’Orazione e Morte, il calice divenne, d’un tratto, trasparente, quasi fosse fatto di cristallo. Sul fondo dello stesso, era ben visibile una stella, che produceva una luce superiore a quella delle candele; sopra di essa, l’ostia consacrata. In visione apparve, poi, il Bambino benedicente, il Crocifisso e tre ostie (andate a unirsi, poi, in un’ostia sola). I testimoni assicuravano che le visioni erano durate mezz’ora ciascuna. Erano gli anni della riforma luterana, che mise fortemente in discussione la retta dottrina cattolica inerente alla S. Eucaristia. Fra i promotori dell’eresia, figurava Antonio della Pagliara (passato alla storia come Aonio Paleario, secondo l’uso di latinizzare il nome, in voga fra gli umanisti del tempo): questi era il parrocchiano illustre della basilica di S. Erasmo; fu processato dalla S. Inquisizione e giustiziato pochi giorni dopo il miracolo.

La Confraternita del SS. Sacramento
Presso la basilica, inoltre, nel XVI secolo, sorse la Confraternita del Buon Gesù, conosciuta, dagli Anni Settanta del secolo scorso, come Confraternita del SS. Sacramento. Quest’ultimo nome fu scelto, peraltro, anche per un’altra Confraternita, fondata il 5 ottobre 1546, sempre a Veroli, per volere del vescovo Antonio Filonardi e di suo zio Ennio, che l’ha preceduto sul soglio episcopale: i fedeli, che ne prendevano parte, si proponevano di adorare la S. Eucaristia con la devozione e il rispetto che vi sono dovuti, in risposta alle eretiche tesi luterane.
Nel corso del turno notturno di adorazione della Confraternita dell’Orazione e Morte, un calice divenne, d’un tratto, trasparente. Sul fondo dello stesso, era ben visibile una stella; sopra di essa, l’ostia consacrata. In visione apparve, poi, il Bambino benedicente, il Crocifisso e tre ostie (andate a unirsi, poi, in un’ostia sola).