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Il rosario e la protezione della madre risponde Corrado Gnerre

Arte e Letture

IL ROSARIO E LA PROTEZIONE DELLA MADRE

Ho letto recentemente di molti intellettuali e uomini di cultura, che, una volta convertitisi, hanno molto amato la preghiera del Rosario. Mi ha particolarmente colpito la storia della poetessa Ada Negri. Ho letto che ella era solita regalare Rosari agli amici. Eppure io ho sempre pensato che il Rosario fosse una pratica più legata al mondo dei semplici che dei colti. Voi che ne pensate?

(ROSI GUSBERTI - VIGEVANO)

RISPONDE CORRADO GNERRE

Sì, gentilissima Rosi, ha proprio ragione.

La poetessa Ada Negri, dopo la conversione, divenne una grande devota del Rosario.

Le racconto questo. Ella era amica di un altro poeta abbastanza famoso, Giovanbattista Agnoletti. Anche a lui regalò un Rosario, che l’amico tenne ben custodito. E, quando questi si ammalò, morì stringendo proprio quel Rosario.

La Negri per la circostanza compose questi versi: «Avevo due Rosari… / uno te lo donai perché ti fosse / compagno nelle notti in cui più il male / t’era martirio; e con lo scorrer dolce / dei chicchi fra le dita, nel pensiero / di Dio, placasse in te spirito e carne, / fratello… E io sull’altro a me rimasto sgrano / a sera le solinghe Ave Marie / te ripensando e le procelle e il santo / vero amor di tua vita… / su di te chiamando la luce eterna».

Son cose che è importante tener presente. Personaggi come la Negri, al di là degli errori commessi (e chi non li commette?), hanno avuto la grazia e l’intelligenza di capire che senza la Verità cattolica non si va da nessuna parte. Anzi, si va pure da qualche parte, ma si va a sbattere!

Tra le tante bellezze del Rosario ve n’è una che è ben simboleggiata dalla sua forma a catena e cioè quella del “legarsi”. In questo caso, legarsi ad una Madre. Altra stupenda bellezza della Verità cattolica, che offre non solo un Dio Padre, concezione unica nel panorama religioso, ma anche una Madre a cui poter confidare e rimettere ogni affanno ed angoscia.

Cara Rosi, non so se vi ha fatto mai caso, ma quando si è un po’ in difficoltà oppure quando si è testimoni di cose non piacevoli, viene a molti spontaneo affermare: “mamma mia!”. Non succede mai di dire “papà mio!”. È un caso? Nient’affatto. È piuttosto dovuto a come si sia vissuta la propria infanzia. Per ordine naturale, quando si è piccoli, chi ci si trova vicino nei momenti più particolari è proprio la mamma. Ovviamente questo non vuol dire che il padre non ami i propri figli o non sia preoccupato di loro. Vuol dire piuttosto che la piscologia maschile è diversa, è più concettuale, per cui, una volta che un padre sa che il proprio figlio sta bene, gli basta questo per rassicurarsi. Per la donna è diverso. La donna ricerca un contatto continuo con i propri figli. D’altronde, li genera nel suo grembo. La donna accarezza continuamente il suo neonato. Non si stanca di cullarlo, è un amore sensibile, fatto di uno scambio di sguardi e di contatto.

Gentile Rosi, il Rosario in un certo qual modo esprime proprio questo desiderio di tenerezza, che, consciamente o inconsciamente, è presente in tutti, nessuno escluso.

Ecco perché il Rosario è una preghiera per tutti, semplici e colti. Perché tutti, tanto i semplici quanto i colti, hanno bisogno della tenerezza e della protezione di una madre.

Soprattutto quando la vita si manifesta con le sue, a volte impietose, difficoltà.

La Verità cattolica offre non solo un Dio Padre, ma anche una Madre a cui poter confidare e rimettere ogni affanno ed angoscia (nella foto, Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto, 1539). 

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