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Eusebio, Terrazzi e…

Il gran tiro di Eusebio

Goodison Park, Liverpool 23 luglio 1966: siamo appena giunti al 25esimo del primo tempo e la Corea del Nord, incredibilmente e tra lo stupore generale, ha appena siglato il goal dello 0 a 3, aprendo una ferita difficilmente rimarginabile tra le maglie già di color "profondo rosso scuro" patrimonio riservato al vessillo ed al vestiario sportivo propri della nazionale di calcio del Portogallo. Tra le file dei giocatori e dirigenti lusitani, anche se é passato solo un quarto di tempo, serpeggia quindi una sorta di afflizione, uno sconforto che quasi sconfina nell'ormai inevitabile rassegnazione. I coreani, come uno sciame di vespe, i primi minuti corrono come schegge tutt' altro che impazzite, perché al contrario dell'apparenza sono super organizzate in ogni loro reparto, attaccando i più illustri avversari con un pressing che oserei definire asfissiante e rendendo oltremodo vulnerabili i movimenti fin troppo pachidermici praticati in campo dai giocatori iberici. La ragione di questa ormai quasi irrimediabile disfatta forse era dovuta dall'aver oltremodo sottovalutato questi avversari che sono certamente più piccoli di statura rispetto alla media, ma che rispetto alla media sono anche più veloci e fastidiosi; quindi in definitiva all'aver creduto erroneamente di poter far polpette fin troppo agevolmente di quei frenetici atleti dagli occhi a mandorla, dotati sorprendentemente invece di una buona tecnica di base, tecnica che però già risultava, sin dall'inizio, nettamente inferiore a quella propria dei più quotati "West iberici". Un dislivello tecnico, aggiungerei inoltre, quello esistente tra le due compagini che, però, era stato sopperito molto bene proprio da quella carica di furore agonistico che negli orientali sottoposti a dittatura, talvolta, quasi rasenta il martirio, furore agonistico, aggiungerei, che è assai difficile da arginare, se non lo affronti subito con le dovute contromosse tattiche. E così, non riuscivano a capacitarsi come fosse loro arrivata questa imprevedibile

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burrasca, proprio loro, questo popolo discendente dai più grandi navigatori d'ogni tempo quali erano stati Vasco de Gama e Cabral i quali, ricolmi di… Buona Speranza, solcavano intorno al 1500 quegli Oceani immensi che sembravano tutt' altro che ...Pacifici ed infatti non lo erano, per scoprire, al di là degli stessi mari, terre ancor più lontane cariche d'ogni tipo di ricchezza speziaria. Per cui, adesso, al contrario dei loro avi, non si capacitava davvero questo popolo portoghese circa la catastrofe sportiva che si stava tragicamente consumando al Goodison Park di Liverpool, in quel caldo pomeriggio di Luglio. Non comprendevano affatto come fosse immaginabile che una squadra così blasonata ed ormai conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo come il Portogallo, capace qualche giorno prima, nel girone eliminatorio testé concluso, di annientare, come se nulla fosse, nientemeno che i campioni del mondo in carica e cioè il Brasile di Pelé, potesse, solo qualche giorno dopo, trovarsi davanti a questa amara e sorprendente realtà, cui, minuto dopo minuto, si stava loro tragicamente svelando. Però qualche segnale importante quegli undici forsennati, arrivati con furore dal sol levante, l'avevano già abbondantemente manifestato, in particolare, allorquando, nell'appena concluso girone eliminatorio, si erano permessi di sconfigger ed umiliare, grazie al goal del coreano Pak Do Ik di professione dentista, la nostra povera Nazionale italiana, rimandata a casa con le "orecchie ciondoloni", tra lo sconcerto generale,proprio là a casa loro, dove li avrebbero aspettati insulti d'ogni genere e pomodori marci, conditi semmai con un bel po' di veleno e scaraventati in piena faccia a coloro che, appena sbarcati dall'aereo nel aeroporto di Fiumicino, erano stati giudicati colpevoli per aver distrutto, in un giorno solo, tanti sogni e tante aspirazioni che, dal dopoguerra in poi, dalla nostra Nazionale non erano mai più arrivati. E chissà poi invece che cosa scattò, dal 26esimo minuto del primo tempo in avanti, nella testa e nelle gambe di quel formidabile fenomeno nato in Mozambico da famiglia povera quale era Eusebio che, come un vero e proprio condottiero, prese coraggiosamente per mano la sua squadra adottiva iniziando così con ferma determinazione, azione dopo azione, quell'incredibile riscossa la cui riuscita poteva essere disegnata e cavalcata soltanto dal talento incontaminato di quell'indomabile campione. E quindi al 27esimo, ecco un lancio preciso che raggiunse Eusebio in area di rigore,il quale, campione africano, con la sua classica caratteristica andatura felpata simile a quella di Pelé, riusciva, con un guizzo degno di una "Pantera Nera", ad anticipare con un" tocco sotto" il portiere in uscita, realizzando così il goal bandiera dell'1 a 3. Eusebio, dal canto suo, non aveva proprio voglia di esultare ancora, ma, al contrario, catturato da una sorta di un riesumato trance agonistico, si gettò subito a raccogliere il pallone in fondo alla rete per riportarlo immediatamente a centrocampo. Poco prima della fine del primo tempo, Torres, centravanti dalla statura da cestista, servito ancora molto bene in area, riusciva a saltare con un dribbling improvviso il suo diretto avversario il quale, decisamente confuso da quella giocata, non trovò di meglio che stenderlo per terra. Eusebio si incaricò del rigore, prese una breve rincorsa e con un tiro secco mise nell'angolo la palla del 2 a 3. Però anche stavolta quel ragazzo,come in precedenza, non dava segni di contentezza, perché aveva in testa una missione precisa da compiere e la voleva espletare a tutti i costi. Minuto 12esimo della ripresa, ancora un passaggio smarcante per Eusebio in area il quale, dopo aver controllato abilmente e fatto sfilare lateralmente la sfera, faceva partire un tiro secco al volo che "sfondava" la porta ed era il pareggio: 3 a 3. Trascorrevano appena altri 2 minuti ed era ancora Eusebio che, sempre più scatenato, partiva da centrocampo palla al piede dribblando dapprima un avversario e poi, appena giunto in area di rigore, dopo essersi incuneato palla al piede in mezzo ad altri due, da entrambi veniva platealmente abbattuto con un intervento a tenaglia, fallo quest'ultimo che gli faceva guadagnare un altro evidente calcio di rigore a suo favore. Solita breve rincorsa ed il 4 a 3 era confezionato a puntino, risultato provvisorio questo che completava l'incredibile rimonta, prodezza quest'ultima che portava ancora una volta la firma di un protagonista su tutti e cioè Eusebio de Silva Ferrante. Ora sì che il campione poteva dar libero sfogo alla sua esultanza, ma in maniera sempre molto contenuta, s'intende, perché questo era il suo stile. Augusto, poi, completava la cinquina finale, realizzando un bel goal con un colpo di testa da distanza

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ravvicinata, su assist, sempre di testa, pennellato in area dal gigantesco Torres, cinquina che fissava definitivamente il risultato sul 5 a 3 a favore dei lusitani, zittendo tra l'altro anche un po' quel pubblico locale made in England che, per tutto l'incontro, aveva offerto spudoratamente sostegno ai Nord Coreani, sbeffeggiando con grandi cori quelli che invece sarebbero risultati essere i prossimi loro avversari. Il Portogallo, in questo Campionato del Mondo d'Inghilterra, dopo aver subito un'onorevole sconfitta in semifinale per 2 a 1 proprio dai "Leoni Inglesi" padroni di casa, prossimi campioni del mondo, conquisterà alla fine il terzo posto e tutto grazie e soprattutto alle prodezze del suo campione, Eusebio, "La Perla nera del Mozambico", già eletto Scarpa d'oro nel 1965 il quale si guadagnerà pure, alla fine del torneo, anche il titolo di capocannoniere del Mondiale 1966 con ben nove reti di cui quattro realizzati tutti insieme in quella partita memorabile che fu appunto disputata contro la Corea del Nord. Ed ora, prima di addentrarsi, come di consuetudine, nello spazio strettamente riservato al racconto della partita odierna, vorrei fare un sentito "in bocca al lupo" all'amico Claudio Terrazzi, ex giocatore e attuale dirigente della nostra Società, che in questa settimana è stato eletto da tutti noi consiglieri all'unisono come il nuovo Presidente del Porta Romana, carica rimasta vacante per la dolorosa scomparsa del nostro amico e Presidente storico Giorgio Borchi. A tal proposito mi verrebbe subito da pensare: "Con …Terrazzi, certo, miglioreranno le …vedute". Claudio Terrazzi, dal 2004 in poi, è stato per il Porta Romana un riferimento davvero importante, dapprima come calciatore e capitano storico, regista di centrocampo alla Dunga, nonché leader carismatico della nostra squadra dove ha contribuito in maniera decisiva alla conquista di ben 3 promozioni nell'arco di pochi anni, con una scalata vertiginosa che è partita dalla seconda categoria fino ad approdare con la promozione in Eccellenza, dove l'anno scorso nella finale di play off abbiamo sfiorato perfino la promozione in serie D. Appese infine le scarpe al chiodo, il rapporto collaborativo con Claudio Terrazzi é continuato naturalmente in altra veste e cioè nell'ambito dirigenziale dove ha rivestito con profitto il ruolo di Consigliere e dove ha conferito tutta la sua già ricca esperienza maturata nell'ambito della sua Azienda di famiglia come Capitano d'Azienda. Con queste eccellenti premesse soluzione migliore per ricoprire e colmare la notevole eredità gestionale che ci ha lasciato l'indimenticabile Giorgio Borchi, non potevamo certo trovare. Claudio Terrazzi premiato da Giorgio Borchi come uno dei “Top 11” del Porta Romana di tutti i tempi

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…la Sinalunghese E dopo quindi aver parlato di Eusebio e di Claudio, due autentici trascinatori che, con le loro gesta, hanno fatto diventare grandi le proprie rispettive squadre, passiamo adesso invece a raccontare l'impresa eccelsa compiuta dai nostri giocatori nella partita disputata oggi contro la forte compagine Sinalunghese. Ore 15,07 pronti via e si comincia subito con due ottime occasioni da goal, ahimè, da noi non finalizzate e più precisamente al 2ndo minuto con una palla goal capitata proprio sui piedi di quel...giovane d'un...Vecchi, raddoppiata al 5to minuto con un'altra occasione importante per Ciolli che, stavolta, di testa la spedisce fuori di poco. Al 7mo minuto, ecco che ci arriva improvvisamente una doccia fredda a noi servita nientemeno che su di un bel...Vasseur d'argento. Direttamente su calcio d'angolo battuto da loro, dopo un primo colpo di testa deviato dalla nostra difesa, De Luca, sempre di testa, disegna un pallonetto micidiale che supera Cecchi, nell'occasione non esente da colpe, ed è subito vantaggio per loro, per 1 a 0. Ma non siamo morti, perché al 23esimo minuto Frutti, ben servito da un passaggio indietro operato dal …giovane ...Vecchi, fa partire un missile "terra aria" che sfiora il montante alla destra del portiere avversario. Al 37esimo, su di un fallo laterale battuto con una lunghissima gittata da Pomo, Torrini, insinuandosi abilmente nella difesa avversaria, interviene di testa, deviando la traiettoria del tiro a fil di palo. Al 38esimo, direttamente su punizione calciata dal piede "bollente" sinistro di Chiarelli, Santini da buonissima posizione spreca di testa, spedendo la sfera centralmente, proprio, ahimè, "in bocca" al portiere. Al 40esimo, ecco finalmente il giusto premio, in relazione ai tanti sforzi e occasioni prodotte dai nostri. Ciolli, dopo aver pressato e sdradicato la sfera dai piedi del suo diretto avversario, direttamente dal limite dell'area di rigore fa partire un preciso tiro ben indirizzato nell'angolino basso alla sinistra di Marini, ed è pareggio. A fine primo tempo, ecco che addirittura arriva per noi la svolta. Su di un angolo, ancora ben calciato da Chiarelli, Murras che, nel frattempo, si era ottimamente inserito tra le maglie della rete difensiva avversaria, colpisce al volo nell'area piccola ed è vantaggio per il Porta Romana, per 2 a 1. Devastante, poi, è la prestazione degli arancioneri tra il 15esimo ed il 17esimo minuto del secondo tempo. In questo frangente, dapprima Chiarelli, in fuga davanti al portiere, investito forse da un'ondata "anomala" di altruismo, anziché concludere direttamente in porta, preferisce optare per un rischiosissimo assist al ...giovane Vecchi che gli correva appresso il quale...Vecchi, ...ma non troppo, all'ultimo istante, viene anticipato dall'avversario in recupero da tergo. Poi Frutti, oggi in una condizione davvero strepitosa, da 30 metri si esibisce in un forte tiro ben parato da Marini. Infine Gurioli, a seguito di un angolo battuto da Chiarelli, interviene di piede nell'area piccola, con un tiro che trafigge l'incolpevole Marini ed è 3 a 1 per il Porta Romana. Poi solo piccole schermaglie si susseguono fino al 40esimo, allorquando Ciolli, da vero centravanti di razza, da fuori area abilmente si gira e calcia improvvisamente con un tiro secco e preciso che trafigge ancora una volta Marini, con la palla che si insacca nell'angolino basso alla sua destra ed è 4 a 1.

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Quindi, in estrema sintesi, una ottima prova é stata quella sfoderata dai nostri oggi pomeriggio allo Stadio delle Due Strade, con i giocatori arancioneri che hanno saputo davvero ben reagire "...al Calcio da Tergo, inizialmente, da noi subito da quell'..."Animale da...Calcio", pericolosissimo ed imprevedibile, che è da sempre, L'...asinalunga... !

Porta Romana nel prepartita

PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Frutti, Pomo, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Vecchi, Bianchi, Chiarelli. A disp.: Parrini, Francini, Fossati, Olivieri, Gori, Antonacci, Schenone. All.: Bastianelli. SINALUNGHESE: Marini, Torricelli, Barbagli, Fanetti, Montagnoli, Schillaci, Redi, Oliverio, De Luca, Vasseur, Pandolfi. A disp.: Caoduro, Perinti, Stolzi, Bakkay, Tiezzi, Ippolito, Beqiraj. All.: Marmorini. ARBITRO: Matteo Canci Carrara, coad. da Marco Del Vigna e Davide Matteoni Pistoia RETI: 7′ De Luca, 41′ Ciolli, 45′ Murras, 61′ Gurioli, 84′ Ciolli

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Cruijff e il calcio totale

Cruijff in finale a Monaco

Rotterdam 31/5/1972: Come spettatori virtualmente seduti sugli spalti dello stadio di Rotterdam, rivisitiamo il secondo tempo della attesa finale di Coppa dei Campioni disputata nel maggio del 1972 che vide di fronte, da una parte del campo, i favolosi "lancieri" dell'Ajax di Amsterdam e, dall'altra, l'intrepida Inter allenata dal Mr. neo scudettato Giovanni "Robiolina" Invernizzi, allenatore protagonista della conquista dell'ultimo campionato targato '70/'71. Ed ecco le formazioni della due compagini schierate in campo dai rispettivi allenatori Kovacs ed appunto Invernizzi: Ajax: Stuy, Suurbier, Krol, Hulshoff, Blakenburg, Haan, Neeskens, Swart, Muhren, Cruijff, Keizer. Inter:Bordon, Bellugi, Facchetti, Oriali, Giubertoni (sostituito già al 12 esimo del primo tempo da Bertini), Burnich, Jair, Bedin, Boninsegna, Mazzola, Frustalupi. Il cammino dell'Inter in coppa per la verità sino adesso si era rivelato alquanto fortunato, contraddistinto pure da un episodio che aveva suscitato grande stupore ed incredulità tra gli amanti del calcio e gli addetti ai lavori. Qualche mese prima, infatti, in occasione dell'insidiosa trasferta di Monchenglandbach contro i nero verdi del Borussia, valevole per gli ottavi finale della Competizione in questione, accadde che dopo appena 20 minuti di gioco, con la squadra nerazzurra già sotto per 2 a 1 contro gli scatenati tedeschi, per qualche misteriosa ragione che non può essere riconducibile solo al tasso alcolemico raggiunto dalla tifoseria locale, dal settore dei supporters del Borussia veniva scagliata una lattina ancora piena di Coca Cola che andò a colpire forte la nuca del bomber Roberto Boninsegna. "Il Bonimba" in conse-

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guenza del violento impatto subito, perdeva completamente i sensi accasciandosi al suolo come tramortito con una evidente ecchimosi apparsa improvvisa sulla testolina prolifica del centroattacco nerazzurro, particolare medico da segnalare con forza, giusto per scongiurare le conseguenti e facili insinuazioni avanzate solitamente dai paesi di cultura nordica e,questa volta, del tutto infondate circa la nostra italica teatralità già sfoggiata ahimè in passato in simili occasioni. L'arbitro francese, dal...canto suo o forse sarebbe meglio dire "dal...fischietto suo", appena recuperato "il corpo del reato" e con il "Bonimba" che veniva portato via mezzo svenuto in barella, non sapendo evidentemente quali fosse la corretta decisione da intraprendere in questi casi, entrava in un momento di completa confusione se non addirittura di panico procedurale, decidendo nell'incertezza di proseguire comunque la partita e scatenando così le vibranti proteste di parte nerazzurra che avrebbero voluto naturalmente la sospensione immediata della gara. Con l'Inter ormai però convinta della vittoria a tavolino per 0 a 3, la partita finirà con una goleada a favore dei tedeschi, evidentemente del tutto sicuri del contrario, i quali seppelliranno la demotivata squadra nerazzurra per ben 7 reti contro 1. Non essendo contemplata nel regolamento federale una ipotesi simile, ancora a quell'epoca evidentemente tutta da disciplinare, dopo una estenuante battaglia legale condotta dai togati delle due compagini, la commissione disciplinare dell'UEFA, invece del più logico 0 a 3 a tavolino, opterà clamorosamente per far rigiocare nuovamente l'incontro, come se nulla fosse accaduto, permettendo, pur tuttavia, alla squadra nerazzurra di proseguire ugualmente il suo impervio cammino europeo, fino al raggiungimento della finale che è poi l'oggetto giustappunto del mio racconto iniziale. E così stasera qui a Rotterdam, toccherà a Mazzola e compagni affrontare questo impegno a dir poco proibitivo e cioè quello di contrapporsi in finale a quel "Mostro" di corazzata che è l'Ajax, squadra che è già ormai da tempo diventata famosa per aver ideato e praticato per prima nella storia del calcio mondiale il cosiddetto "calcio totale", gioco che rivoluzionerà da lì a poco il modo di concepire il calcio medesimo, trasformando con esso, in una nuova filosofia di gioco, anche tutti i suoi vecchi stereotipi annessi e connessi. Ma tutto questo, ricordiamocelo bene, per i "lancieri Rossocrociati" fu reso possibile solo e soprattutto grazie ai numeri e le prestazioni strabilianti da vero fuoriclasse sfoderate da quell'artista del pallone che fu Joahn Cruijff, genio unico al mondo e vero leader carismatico della squadra sia in campo che nello spogliatoio, capace su quel rettangolo color verde acceso con il suo Ajax e con la nazionale color "Oranje" d'Olanda, di poter imporre dovunque e con chiunque il suo "calcio totale". Nel primo tempo, per la verità, l'Inter se la cava pure benino, arginando, per quanto possibile, grazie ad un solido catenaccio difensivo alla "vecchia maniera" e grazie alle parate strepitose di un giovanissimo Ivano Bordon, gli attacchi straripanti ed indomabili delle furie Biancorosse alabardate che dimostrano comunque a tutti, fin dal fischio iniziale, la loro indiscutibile superiorità sia tattica che atletica nei confronti dei loro più lenti "Meneghini" colleghi avversari. Prova ne è che al terzo minuto della ripresa, a seguito di un cross effettuato dalla fascia destra da parte di Muhren, Bordon in uscita si scontra accidentalmente con Bellugi, con la palla che sfortunatamente gli passa oltre, finendo, ahimè, dritta dritta sui piedi di Cruijff il quale, naturalmente, approfittando del gentil dono concesso dai due incidentati e dopo aver ringraziato sentitamente, di destro colpisce e non perdona, piazzando la sfera nella porta ormai completamente sguarnita. Nonostante il vantaggio acquisito, i "lancieri" continuano, con il solito spirito aggressivo mostrato nel primo tempo, ad attaccare riversandosi come un fiume in piena nella metà campo interista, dove Lele Oriali e "la sua vita da mediano" fanno entrambi davvero una gran fatica a contenere la dinamicità e l'estro creativo di Joahn Cruijff che,quando parte in velocità palla al piede, con i suoi

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dribbling e controdribbling, é capace di saltarne pure tre in un colpo solo. Il Knock out, comunque, arriva puntuale ed inevitabile ad un quarto d'ora dalla fine della gara, su di un calcio d'angolo battuto dalla sinistra sul quale si avventa di testa, ancora lui, Cruijff, che con un'incornata vincente trafigge l'incolpevole Bordon, indirizzando la palla proprio sotto la traversa e portando così il vantaggio dei "lancieri" a due reti contro nessuna dei subissati nerazzurri, risultato quest'ultimo che accompagnerà la partita fino al triplice fischio finale. La morte di Cruijff avvenuta in questi giorni e cioè il 24 Marzo 2016 per l'esattezza, per un male incurabile che lo accompagnava già da tempo, ha gettato nel dispiacere ogni sportivo di ogni angolo della terra, proprio in relazione al contributo sportivo ed umano che questo talentuoso giocatore ha saputo offrire al calcio moderno durante la sua acclamata esistenza professionale davvero intensa, dapprima come giocatore strabordante di estro indiscutibile e poi come allenatore di successo, unitamente alla sua forza comunque imprescindibile dal resto con cui ha saputo difendere in ogni circostanza ed affermare, dentro e fuori il mondo del calcio, i suoi saldi principi etici e morali. Si narra, per esempio, come, dopo il secondo posto ottenuto ai Mondiali del '74 in Germania ed in occasione dei successivi in Argentina nel '78, egli si rifiutò di partecipare alla spedizione mondiale, giusto per promuovere il suo dissenso contro il sanguinario regime militare del dittatore argentino Videla. Morale della favola, l'Olanda perse anche la sua seconda finale consecutiva e questa volta proprio contro la "Blanco Celeste" Argentina, squadra stavolta ricca di talenti e particolarmente caricata al massimo da una suprema ragione di stato. Naturalmente tale bruciante sconfitta di Buonas Aires fu subito imputata in patria proprio al grande rifiuto dettato senza possibilità di appello dal loro giocatore simbolo il quale, poi, qualche anno dopo, però smentì la ragione spiegata inizialmente ai mass media, adducendo invece una non ben giustificata ragione di tipo personale. Anche nella scelta del Club spagnolo che, dopo il meraviglioso periodo d'oro dell'Ajax, avrebbe dovuto accogliere per i successivi anni le sue preziose prestazioni da calciatore, al "filo Franchista" Real Madrid egli, con estrema determinazione, preferì il più autonomo club catalano del Barcellona FC, società quest'ultima in cui avvenne in seguito la sua definitiva consacrazione, dapprima come giocatore e poi come allenatore di successo, società quella "Blau Grana" in cui si consolidò tutto il suo prestigio per aver lui saputo così ben irradiare in tutto il pianeta il suo " Calcio totale". La sua "Arancia Meccanica" d'Olanda, meccanismo perfetto del resto, anche se non vinse mai un titolo mondiale, detenne un record molto particolare che non fu mai eguagliato e cioè fu la prima ed unica squadra che in una finale mondiale sia riuscita a far goal senza far mai toccare palla agli avversari dal fischio inizio. Accade tutto ciò ai mondiali tedeschi del '74 dove, nella finale di Monaco di Baviera contro la Germania Occidentale, dall'istante del calcio d'inizio, battuto proprio da Cruijff, gli olandesi riuscirono a mantenere il possesso di palla, come da loro tradizione, fino al tredicesimo passaggio consecutivo allorquando la sfera capitò nuovamente sui piedi di Cruijff che, con una serpentina micidiale, partendo in progressione da centrocampo, dopo aver saltato ben due avversari di fila, entrò in area di rigore dove, a stretto contatto col suo marcatore Vogts, fu platealmente steso a terra da Hoeness. Rigore ineccepibile quindi quello fischiato dal direttore di gara britannico, realizzato poi con una esecuzione perfetta del centrocampista Neeskens con un tiro secco indirizzato alla destra del portiere tedesco Sepp Maier. In veste di allenatore, invece, come non ricordare le affermazioni ottenute sempre dai "Blaugrana" del Barcellona ai danni della Sampdoria di Boškov in Coppa delle Coppe nell'89 e in Coppa dei

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Campioni a Wembley nel '92. Insomma Cruijff, insignito per ben tre volte del "pallone d'oro", per tre volte vincitore della Coppa dei Campioni e poi vice campione del mondo in Germania nel '74 con la sua nazionale, dapprima fu considerato dagli esperti di tutto il mondo come il giocatore europeo più forte del 20esimo secolo, per poi essere eletto ancora una volta da una giuria internazionale come il secondo giocatore più bravo di tutti i tempi, superato per meriti solo dal grande "O Rey" Pelé. E non è un caso che Cruijff fosse soprannominato dai più come "Il Pelé bianco", perché, proprio come il campione brasiliano, lui era in grado di capire anzitempo e cioè con una frazione di secondo in anticipo le mosse del suo diretto avversario, tanto che le sue progressioni assomigliavano spesso ad una gara di slalom speciale dove lui era lo sciatore lanciato sulla pista e gli avversari i relativi paletti posti inutilmente lungo il suo "bianco" (...o forse é meglio dire "verde" ) cammino.

… e il San Donato Tavarnelle E quindi, dopo aver giustamente omaggiato le gesta del grande Cruijff, passiamo adesso a raccontarvi le vicende odierne di un'altra squadra e cioè il Porta Romana che, come i Paesi Bassi, anch'essa ormai da sempre veste lo stesso color Arancio che appunto fu dei Tulipani d'Olanda i quali, come abbiamo raccontato, furono, negli anni settanta, l'espressione riuscita di quel "calcio totale", modello di gioco che si affermò a livello mondiale. Ore 15,31. Nel bel mezzo dei meravigliosi vigneti giacenti sulle dolci colline a sud di Firenze, all'interno del recuperato impianto sportivo in quel di San Donato in Poggio, dopo aver rispettato un minuto di doveroso silenzio in memoria del grande Cesare Maldini, si parte in quella che si prospetta debba essere una gara fondamentale, sia per la permanenza della nostra compagine nella categoria d'Eccellenza sia per mantener ancora vivo da parte dei locali, e cioè il San Donato Tavarnelle, quel sogno di una promozione diretta in serie D che poi per loro sarebbe un ritorno. Ma già al 7mo minuto é il Porta Romana che si metta pericolosamente in grande evidenza su di un cross pennellato da Chiarelli sotto porta, sventato però all'ultimo istante da un difensore locale che, con un colpo di testa provvidenziale, anticipa di un niente l'intervento a colpo sicuro di un Santini sopraggiunto da tergo con istinto vorace. Al 10mo minuto, ecco la reazione d'orgoglio dei padroni di casa i quali, a seguito di una respinta corta proveniente dalla nostra difesa, con Calonaci da fuori area scagliano un tiro secco che sfiora di un niente il montante alla sinistra di Cecchi. Al 14mo minuto, ecco l'episodio cruciale che sbloccherà il risultato, segnando profondamente il proseguo dell'incontro. A seguito di un cross partito insidioso dal piede sinistro di un ispirato Chiarelli, anche oggi protagonista in versione trequartista, e dopo un batti e ribatti sviluppatasi confusamente all'interno dell'area di rigore del San Donato Tavarnelle, Torrini, da pochi passi dalla porta avversaria, calcia a botta sicura un tiro secco sulla cui traiettoria si avventa reattivo l'esperto numero uno dei giallo blu Mandorlini che intercetta ma senza trattenere quella sfera la quale, sfuggendo come una saponetta dai suoi guantoni, rotola beffardamente nell'angolino basso, pertugio ricavato tra di lui ed il palo posto alla sua sinistra. Al 22esimo minuto, ancora su di un cross ben disegnato dal mancino Chiarelli, Santini di testa sfiora il raddoppio, indirizzando la sfera a fil d palo, con l'incolpevole Mandorlini che osserva la palla andar via lontano tirando un sospiro di sollievo per il pericolo appena scampato.

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Al 25esimo minuto, ecco in arrivo l'altro episodio che spianerà ancor di più al Porta Romana la strada verso la meritata vittoria. A seguito di una azione che terminerà la sua corsa tranquillamente in fallo laterale, il "giovane" Vecchi viene clamorosamente scaraventato dal suo diretto marcatore Qehajaj contro la recinzione eretta a sostegno della rete di delimitazione del rettangolo di gioco, atto gratuito e pericoloso quello compiuto a palla lontana dal difensore gialloblù che servirà solo a fargli guadagnare anzitempo la via degli spogliatoi. Al 32esimo minuto su di un traversone effettuato stavolta da Torrini,il "giovane" Vecchi di testa da pochi passi spedisce di poco alto sulla traversa una ghiotta occasione. Poi solo schermaglie accadono tra le due squadre almeno fino al minuto 88, allorquando l'attaccante del San Donato Panarelli, dal limite dell'area, spara un bolide che sibila vicino al palo alla destra di Cecchi, sfiorando, ma non realizzando, l'ultima e forse l'unica grande occasione avuta dal San Donato in tutta la sua partita per poter raggiungere quello che sarebbe stato, a mio modo di vedere, un ingiusto pareggio. In definitiva vittoria strameritata e davvero convincente quella conquistata dalla nostra squadra del cuore ai danni della "seconda" in classifica, vittoria, quella odierna, maturata alla fine di un incontro che è stato disputato su di un terreno di gioco che, fin dalla vigilia della sfida in questione, si preannunciava estremamente insidioso per la nostra compagine arancionera. Ma il Porta Romana, dopo un lungo e sotto certi aspetti inspiegabile periodo di crisi, ha ritrovato finalmente una condizione di salute ottimale che fa ben sperare per il raggiungimento della salvezza finale, ancora tutta da conquistare nelle ultime due decisive e restanti partite del campionato da affrontare. Quindi bene così e avanti tutta senza abbassare la guardia mi raccomando... !

S.DONATO TAVARNELLE: Mandorlini, Qehajaj, Calonaci, Masinovic, Galbiati, Collacchioni, Nuti, Ghelardoni, Vanni, Bandini, Saccà. A disp.: Milanesi, Lotti, Mezzetti, Paoletti, Mazza, Paparelli, Cubillos. All.: Ercolino. PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Frutti, Pomo, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Vecchi, Bianchi, Chiarelli. A disp.: Parrini, Sarti, Fossati, Servi, Gori, Antonacci, Conti. All.: Bastianelli. ARBITRO: Samuele Andreano Prato, coad. da Alessio Mangoni Pistoia e Danilo Ajovalasit Pisa RETE: 13′ Torrini NOTE: espulso Qehajaj al 26′.

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