Librograzzini06

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Platini, Krankl e…

Platini a fine partita

La notizia "clou" della settimana che, però, non ha suscitato in giro troppo clamore, perché forse era già in parte attesa, è che Giovedì 7 gennaio Michel Platini, già campione e capitano dei "Le Bleus" della Nazionale Francese dei '70/'80, chiamato in patria non a caso "Le Roi" e cioè il Re, ha dichiarato al mondo intero la sua resa ovvero la sua rinuncia definitiva alla candidatura ufficiale per la veste di presidente della FIFA. Il tutto, come ben sappiamo, è sorto in conseguenza dell'"impeachment" e cioè dei capi d'accusa che gli sono stati rivolti dall'inquirenti medesimi, in merito al suo eventuale coinvolgimento nello scandalo di corruzione che ultimamente ha investito le alte cariche dei massimi organismi del calcio internazionale, come UEFA e FIFA, scandalo che aveva già portato alla sua sospensione da qualsiasi carica pubblica per la durata di 8 anni, in conseguenza di una sentenza impartitagli circa un mese fa, proprio, dagli organi della Corte di Giustizia Internazionale Sportiva. Ma chi è stato in realtà Michel Platini ovvero questo grande simbolo del calcio nazionale francese, ragazzo dalle evidenti origini italiane, i cui nonni novaresi emigrarono, nel primo dopoguerra, a Nancy in Francia in cerca di una occupazione e di una patria a quel tempo loro necessaria per sopravvivere agli stenti in cui versava l'economia mondiale? Il mio primo ricordo televisivo, legato all'allora futuro campione franco italiano, risale al 2 giugno 1978, stadio Mar del Plata in Argentina, dove si disputava la partita d'esordio del campionato Mondiale Argentino, relativo al girone eliminatorio gruppo 1, chiamato non a caso dagli addetti "il girone di ferro" ( ...perché costituito da squadre del rango di Italia, Argentina, Francia, Ungheria).

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Tale macht clou, quel giorno, vedeva impegnate l'una contro l'altra le due accreditate cugine transalpine e cioè l'Italia e la Francia. Al fischio d'inizio l'Italia si presentava schierata dal suo Mister Bearzot con questa formazione: Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti,Bellugi,Scirea,Causio,Tardelli, Rossi, Antognoni, Bettega La Francia invece rispondeva con: Bertrand- Demanes, Janvion, Bossis, Michel, Rio, Tresor, Dalger, Guillon, Lacombe, Platini, Six Come potete rilevare subito dalle formazioni presenti in campo, tale partita d'esordio, per le due contendenti, sanciva anche l'esordio ufficiale in un mondiale del giovane astro nascente del calcio francese e cioè Michel Platini. Un attimo dopo il calcio d'inizio, battuto dai transalpini, ci fu subito una grande apertura di gioco verso sinistra, dove Six, appena entrato in possesso della palla, cominciò ad involarsi sulla fascia, esibendosi, poi, in un bellissimo cross al centro per la testa di Lacombe il quale girava molto bene, impartendo alla traiettoria una deviazione imparabile nell'angolo lontano, laddove anche il grande Dino Zoff non avrebbe mai potuto, neanche col pensiero, sperare di arrivare. E fu subito 1 a 0 per la Francia al primo minuto di gioco e l'incubo di una eliminazione veloce e traumatica, già al primo turno, cominciava a delinearsi nelle nostre menti, eliminazione come quella peraltro già vissuta e patita appena 4 anni prima a Stoccarda in occasione dei Campionati del mondo in Germania '74, allorquando fummo brutalmente rimandati a casa a fine primo turno da Polonia e Argentina. Ma per fortuna per noi le cose, questa volta, non andarono proprio così. In quella partita Tardelli, dedicandosi ad una marcatura spietata a uomo, annullò completamente Platini e così l'Italia poté battere la Francia per 2 a 1, con rete del pareggio di Paolo Rossi nel primo tempo a cui si aggiunse quella vincente, sopraggiunta a metà della ripresa, per merito del subentrato Renato Zaccarelli. L'Italia disputò alla fine un ottimo mondiale, finendo per classificarsi al quarto posto, dopo essersi giocato il terzo posto contro il Brasile, finalina quest'ultima, aggiungo io, raggiunta anche grazie alla cocente sconfitta subita dai tedeschi per 3 a 2 nel derby di"lingua tedesca" contro l'Austria. Quel giorno mi ricordo che fu quasi dichiarata festa nazionale in Austria, tanto che tale vittoria sulla Germania, la prima in 47 anni, è ricordata dal popolo e dai mass media austriaci come "Wunder von Cordoba" (...e cioè "il Miracolo di Cordoba"), mentre in Germania tale evento venne vissuto, specularmente, come un'autentico smacco, un'onta incancellabile, meglio nota come " ...Smach von Cordoba" (..."La vergogna di Cordoba"), anche se poi l'aver battuto i "cugini crucchi " regalò agli stessi Austriaci, niente altro di meglio che, una mera soddisfazione patriottica consumata ai danni dei potenti e confinanti campioni del mondo uscenti. L'eroe nazionale e mattatore di quell'incontro che realizzò, con una doppietta, dapprima il pareggio al 66mo e poi il goal decisivo a 2 minuti dalla fine, fu Hans Krankl che assieme a Walter Schachner componeva una coppia d'attacco davvero sublime. Quello storico incontro viene ancora oggi ricordato, nella terra che fu di Francesco Giuseppe e del suo fido generale Radesky, come una vera e propria leggenda Nazionale al pari della battaglia di Austerlitz, quella " dei 3 imperatori " per intendersi, combattuta e perduta in terra austriaca dall'esercito russo austroungarico contro la potente armata di Napoleone Bonaparte. Le immagini del goal di Krankl al 88mo, ancora oggi, vengono sovente orgogliosamente rivissute e ritrasmesse dalla televisione austriaca, accompagnate dal commento dello scatenato telecronista dell'epoca che, al momento della rete, gridò forte: " ...Tor, Tor, Tor, Tor, Tor, Tor, i werd'narrish" che tradotto vuol dire: " Gol gol gol gol gol gol, sto diventando pazzo". La Francia di Platini, invece, finì per essere esclusa al primo turno ed il giovane astro nascente, su cui erano state riversate gran delle speranze di disputare un buon mondiale, appena rimpatriato a

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Parigi, venne additato dagli addetti come il responsabile numero uno del fallimento dei "Le Bleus". Ma Platini, sia come giocatore che come uomo, si riprenderà con gli interessi gli effetti delle mancate soddisfazioni patite a causa, proprio, di quella cocente umiliazione subita in terra Argentina. Infatti nel 1984, Platini divenne campione d'Europa con la nazionale francese, squadra che all'epoca poteva disporre a centrocampo di quel famoso quadrilatero, composto oltre che da Platini, da Tigana, Giresse e Fernandez. Nei Mondiali del 1982 e del 1986, la sua Francia raggiunse in entrambi i casi le semifinali, perdendole con la Germania. Con le squadre di club, Platini vinse nel 1981 la Ligue francese, coi "Les Verts" e cioè "i Verdi" del Saint Etienne. Vinse per tre anni di seguito lo scudetto italiano con la Juve, con la quale si aggiudicò anche una Coppa dei Campioni nel 1984 e cioè quella della finale tragicamente "insanguinata" dell'Heysel. E poi, dopo aver concluso da grande campione la sua carriera di calciatore, con riconoscimenti d'ogni genere, si avvierà speditamente, grazie anche alla sua brillante intelligenza, ad intraprendere con grande maestria e costrutto quella carriera di manager e dirigente impegnato nella politica dello sport a livello internazionale, percorso che toccherà il suo apice tra il 2007 fino al 2015, allorquando gli fu assegnata la carica di presidente dell'UEFA. Successivamente, dopo le dimissioni rassegnate dal potentissimo Presidente Fifa, Sepp Blatter, per i noti scandali già ricordati, ecco la grande occasione presentarsi a "Le Roi" di diventare finalmente il numero uno dell'Ordine Mondiale e cioè il Presidente della Fifa. Da qui la sua veloce candidatura, destinata ad un successo quasi scontato. E poi ecco, come un fulmine d'improvviso, la terra franargli sotto i piedi o, come si suol dire dalle nostre parti, scender giù in caduta verticale libera, direttamente, "dalle Stelle alle Stalle..." con quella notizia bomba che ci ha lasciato tutti un po' esterrefatti e dispiaciuti. Peccato davvero per questo mito vivente, d'improvviso trasformato da fantasista ed inventore di gioco a difensore di sé stesso, in quella che sarà, probabilmente, la partita più difficile della sua vita nella quale dovrà dimostrare, davvero, a tutti quanti di essere sempre, col quel numero 10 sulle spalle, un uomo oltre che di valore, anche di ...Valori.

Platini con Maradona

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…ed il Foiano E sull'esempio di tutti quei giocatori, dirigenti di squadre di calcio, addetti impiegati nelle società sportive a vari livelli, rappresentanti delle istituzioni pubbliche che agiscono sempre ponendo al centro del loro operato ed in maniera trasparente il valore nobile dello sport, passiamo adesso a commentare la partita, disputata e purtroppo perduta dal Porta Romana per 1 a 0, contro la Nuova Foiano, nuova ed isolata capolista del girone. Una sconfitta, direi, assolutamente bruciante perché del tutto immeritata, deblacle, quest'ultima, che non ci ha travolti affatto come fosse una tempesta equatoriale, ma che, invece, come un mero …Foiano di Vento, visto anche il gioco espresso dai nostri giocatori sul campo, al massimo ci ha solo forse un po'...spettinati, lasciando intatte ancora tutte le nostre speranze, se continuiamo, naturalmente anche in futuro, a mantenere questo piglio e questa convinzione, di potersela giocare fino in fondo questa agognata salvezza. Al via, le squadre cercano subito di imprimere un ritmo intenso all'incontro. Ed è subito alla nostra squadra che, dopo pochi minuti, capita davvero una ghiotta ed imperdibile occasione con Bianchi il quale, su preciso passaggio di Chiarelli, al centro dell'area di rigore, praticamente fallisce un rigore in movimento, sparando alto sopra la traversa. Risponde il Foiano che, sulle ali di un...Colombi specialista dei calci piazzati, cerca di risolvere la questione su calcio punizione, impegnando il nostro portiere Cecchi che, però, con un bell'intervento in tuffo, si salva da gran campione. Altra occasione capita a nostro favore con Bianchi che, su invito di Conti, colpisce di testa girando la palla in porta da pochi passi, trovando però l'opposizione di un reattivo e bravo Liberali. Sulla respinta, pur tuttavia, è sempre...Bianchi che si esibisce in semi rovesciata con una... Bicicletta acrobatica, insaccando questa volta il pallone all'incrocio dei pali, esecuzione, però, immediatamente annullata dal direttore di gara che, probabilmente, nell'azione suddetta sotto rete, ha intravisto, solo lui, un gioco pericoloso. Il secondo tempo, si apre ancora una volta con una grande occasione a favore del Porta Romana, circostanza capitata, questa volta, sui piedi del nostro bomber Conti il quale, sfruttando un invito di Chiarelli, con un movimento davvero astuto, si...Liberali del suo diretto avversario, ma non dell'eccellente Portiere ospite che, anche stavolta, è bravo veramente a non farsi sorprendere. Dopo poco, è ancora il portiere loro a stupire tutti noi, rispondendo in tuffo da gran campione sul tentativo del nostro centravanti Conti il quale, da una posizione un po' più defilata, opta per una soluzione che non riesce proprio a...Liberali il nostro urlo di gioia, rimasto strozzato in gola in attesa di una prossima miglior fortuna. Di seguito, sono loro a collezionare due grandi opportunità su angolo, prima con...Frijgo che, però, non ci...ghiaccia più di tanto, anche perché Cecchi d'istinto risponde. E poi ci pensa un loro centrocampista, quello che di solito fa il regista, che su tiro d'angolo, sempre di testa, per nostro sollievo, non fa goal, ma ci va proprio vicino, perché con la girata suddetta fa la...Barbero al palo, rimandando, per un po', la loro soddisfazione. Altra incredibile occasione capita sugli sviluppi di un corner, stavolta, sui piedi del nostro Oliveri che, da zero metri, calcia a botta sicura, ma Liberali é sempre lì e si oppone ancora, sembrando di fronte ai nostri reiterati intenti un muro davvero invalicabile. Anche il loro centrale ci prova di testa su palla inattiva, penetrando come un coltello nella nostra barriera difensiva, una difesa la nostra che, lui stesso, tenta di ridurre a...Fettolini. Ma è un tentativo, quest'ultimo, che esalta, invece, ancora una volta, le qualità atletiche del nostro Cecchi

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il quale, con un balzo degno dei migliori felini, ricaccia indietro la loro buona sorte, presupposto essenziale per il raggiungimento del loro fine. Finale amaro, quanto immeritato, é invece il nostro, allorquando una traiettoria sfortunata... Frutti di intervento in scivolata del nostro difensore, diventa involontario assist facile da sfruttare per ...Monaci che, si sa, è anche specialista di ...rigore, il quale fantasista, di testa, insacca e ringrazia ed è 1 a 0, risultato che si manterrà fino al triplice fischio finale. La prova dei nostri, oggi, tutto sommato è da considerare assolutamente gagliarda e positiva, con le moltissime occasioni create da noi sotto rete che solo la scarsa lucidità ed un Super Liberali non hanno trasformato in una Domenica tutta da incorniciare. Quindi avanti così, mi raccomando, mantenendo sempre una buona dose di ottimismo, perché, quando c'è la qualità, i momenti migliori son laggiù, proprio dietro l'angolo, e perciò non lontano da noi che con insistenza e convinzione dobbiamo continuamente ricercare, fuori e dentro di noi.

Porta Romana, contrasto a centrocampo

PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Servi, Frutti, Gurioli, Olivieri, Bianchi, Santini, Conti, Fossati, Chiarelli. A disp.: Parrini, Sarti, Antonacci, Montuschi, Gori, Cogli, Vecchi. All.: De Carlo. FOIANO: Liberali, Lombardi, Ceccuzzi, Barbero, Frijio, Fettolini, Betti, Monaci, Mencagli, Colombi, Tenti. A disp.: Benocci, Chiarenza, Castro, Guizzunti, Piscitelli, Petriccione, Tiezzi. All.: Fani. ARBITRO: Eugenio Scarpa Collegno, coad. da Antonio Domenico Statti e Marco Alfieri Prato RETE: 78′ Monaci NOTE: all'80′ espulso Santini

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Ugo Ferrante, la chioma dello scudetto e…

Ferrante con Pirovano

Nel Marzo del '64 esordiva in Serie A, con la maglia viola sul campo neutro di Pescara contro il Bari,Ugo Ferrante, il mitico libero nonché gigante buono che, dall'alto dei suoi 188 cm, ha segnato pagine veramente importanti e gloriose nella AC Fiorentina a cavallo degli anni sessanta e settanta. Ferrante, detto Ughino, nella stagione dello scudetto, divenne famoso anche per una sorta di patto goliardico che lui stesso sancì con i suoi compagni di squadra ed il cui contenuto richiamava tale impegno annesso, riportato da me qui di seguito: "Dalla sconfitta col Bologna in poi, sconfitta rimediata in casa, per 3 a 1, alla terza giornata di campionato del girone di andata, lui, Ferrante Ugo, solennemente promise che non si sarebbe mai più tagliato i capelli fino alla successiva sconfitta in campionato …". Qualcosa scattò nelle menti e nei cuori dei nostri giocatori gigliati in quel giorno, perché, da quel momento in poi, la Fiorentina avrebbe inanellato solo e soltanto una serie interminabile di risultati positivi con sconfitte,quindi, pari a zero sulla tabella statistica della stagione '68/'69. Il tutto avvenne, naturalmente, fino alla consacrazione di quel trionfo raggiunto solo ed ufficialmente al triplice fischio finale, udito in ogni dove allo scoccare del minuto novantesimo della penultima giornata di campionato, allorquando la vittoria di Torino contro la Juventus sancì la definitiva e matematica conquista del secondo scudetto che fu anche l'ultimo scritto a caratteri color Viola nella Storia del nostro campionato. Fu davvero singolare e divertente la scena che vide protagonista Ferrante, ospite quell'11 maggio 1969 con tutta la squadra campione d'Italia alla Domenica sportiva, dove, su invito del presentatore, onorò quel patto, ponendosi seduto proprio nel bel mezzo alla sala tra gli invitati per farsi acconciare la sua ormai lunghissima chioma bionda che tanta forza a quel nostro "Sansone" aveva potuto quell'anno regalare.

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Ferrante, oltre che vincere quello scudetto con la maglia viola e quel numero 5, inseparabilmente a lui cuciti addosso, partecipò pure, come riserva di Pierluigi Cera, alla spedizione della Nazionale italiana in Messico nel 1970, dove si laureò vice campione del mondo senza mai giocare almeno una partita, ma portando in dote alla comitiva messicana quel suo sorriso contagioso che tanta serenità e spensieratezza aveva trasmesso a Riva e compagni nei momenti delle maggiori difficoltà iniziali, dovute sia all'altitudine eccessiva che alla lontananza dai lori familiari assai patita. Ferrante non era soltanto una torre insormontabile nel gioco aereo, ma era pure un giocatore dotato di "piedi buoni" e di un temperamento determinato e comunque fondamentalmente corretto tanto che, sotto l'aspetto disciplinare in campo, nella sua lunghissima carriera di difensore, detiene ancora l'incredibile record di non aver mai subito né squalifiche e né tantomeno espulsioni alcune. Ha vinto, tra l'altro, sempre in maglia Viola, nel 1966, prima una Mitropa cup e poi una Coppa Italia, sempre nello stesso anno, sconfiggendo in finale il coriaceo Catanzaro dei due talenti offensivi Pippo Marchioro e Gianni Bui, dopo aver eliminato nei rispettivi scontri diretti nientemeno che il Milan di Gianni Rivera nei quarti di finale e l'Inter di Sandro Mazzola in semifinale. Nel ricordo ed in onore di quella storica finale, disputata all'Olimpico di Roma il 19 Maggio del 1966,vinta dai gigliati per 2 a 1 e decisa ai supplementari da un goal di Bertini, ecco qui riportata la formazione vincente: Albertosi, Pirovano, Rogora, Bertini, Ferrante, Brizi, Hamrin, Merlo, Brugnera, De Sisti, Morrone. A comprovar la sua grandezza, nella stagione '69/'70, Ferrante ricevette dalla stampa sportiva addirittura il premio di "Calciatore d'oro", imponendosi come Atleta dell'anno e di conseguenza meritando la convocazione per i Mondiali Messicani in programma da lì a poco. Nel campionato '71/'72, pur tuttavia, un grave incidente di gioco gli procurò la frattura del perone, evento quest'ultimo subito con la Roma, in seguito ad uno scontro durissimo con Scaratti che mise fine, purtroppo, alla sua gloriosa carriera sia con la maglia viola della Fiorentina che quella azzurra della nazionale Italiana. Pur tuttavia, grazie alla sua stazza ed alla sua classe infinita, continuò a far la differenza, successivamente, anche con la gloriosa maglia biancorossa del Lanerossi Vicenza, contribuendo in maniera decisiva, almeno fino al campionato '74/'75, alla pur sofferta ma sempre e comunque riuscita permanenza nella massima seria della squadra berica, quella per intendersi non di un mero cotone mal vestita ma di un puro Lanerossi rifinita. Mi ricordo, con nostalgia, la sua prima partita disputata da ex viola contro la Fiorentina il 10 Dicembre del 1972, incontro risolto per 1 a 0 a favore della Fiorentina con goal realizzato dal nostro capitan "Picchio" De Sisti al 63mo minuto. In ricordo di quell'incontro, ecco qui di seguito riportata la forte formazione Viola che venne così schierata, almeno inizialmente, agli ordini del Mr. Liedholm, detto il "Barone", contro il Vicenza dell'ex Ferrante: Superchi, Galdiolo, Longoni, Roggi, Brizi, Orlandini, Merlo, Antognoni, Clerici, De Sisti, Saltutti. Con altrettanto Amarcord, ma stavolta condito da una punta di rilevante amarezza sportiva, mi ricordo molto bene la bruciante sconfitta rimediata dalla Fiorentina, tra le mura domestiche, il 21 Aprile del 1974, giocando, sempre, contro quel Vicenza di Ferrante, questa volta corsaro e vittorioso al "Franchi" per 1 a 0, stadio espugnato grazie ad un goal siglato al '76 dall'imprendibile ala destra Oscar "Flipper" Damiani. Giusto per la cronaca, fu un Vicenza da record quello schierato al "Comunale", perché imbottito da ben 7 ex giocatori della Fiorentina, considerando poi che, all'epoca, un giocatore di calcio tesserato per una Società era sottoposto ancora al "contratto a vita", vincolo che lo lasciava di proprietà a tempo indeterminato della rispettiva squadra di appartenenza fino naturalmente all'eventuale compimento della sua definitiva cessione in direzione di un altro Club. A quella particolare circostanza, consumata a nostro sfavore, in quella triste Domenica di primavera, dettero un certo risalto pure i quotidiani sportivi i quali,come si suol dire, "mettendo il dito nella piaga", titolarono il successo biancorosso come "la Vendetta degli ex Viola redivivi". Ricordiamo ai soli fini statistici, questa volta, la sola formazione del Vicenza, specificando con la dizione "(ex Viola)" a fianco di ciascuno dei presenti nello schieramento Vicentino, coloro che avevano già militato, sudato e combattuto a suo tempo anche con la maglia dal color viola acceso della Fiorentina.

Il Vicenza, agli ordini del suo Mr. Ettore Puricelli,veniva schierata così: Sulfaro (ex Viola), Volpato, Longoni (ex Viola), Bernardis, Berni (ex Viola), Ferrante (ex Viola), Damiani, Perego M. (ex Viola), Sormani (ex Viola), Faloppa, Vitali (ex Viola).Purtroppo, nel proseguo della sua vita, il destino riservò al, non ancora sessantenne, Ugo Ferrante, una malattia davvero terribile ed incurabile che, da lì a poco, lo avrebbe condotto ad una morte prematura.

…la Figlinese E così, nel ricordo del grande Ugo Ferrante, torre, con la chioma al vento, della impenetrabile difesa Viola della stagione scudettata '68/'69, passiamo ora a commentare la partita disputata dal Porta Romana, oggi impegnato in trasferta a Figline Valdarno contro la squadra locale e cioè la Figlinese. Stadio del Buffa ore 14,30, pronti via. L'inizio é subito da incubo, però, perché bastano appena 10 minuti di gioco che la partita si mette, per noi, subito in salita, allorquando la Figlinese, come carico vincente, cala il suo …Badal...Assi sul campo verde il quale centravanti, dopo aver raccolto un cross insidioso di un ...Pellegrino in perpetuo...movimento sulla fascia sinistra, sorprende da posizione defilata il nostro portiere Cecchi che non raggiunge, con la punta delle dita, il tiro preciso in diagonale scoccato dall'attaccante gialloblù, indirizzato con successo nell'angolino basso alla destra del nostro numero uno. Al ventesimo minuto, a seguito di un infortunio alla spalla occorso al loro esterno Val ...Careggi, entra in campo per loro un altro difensore, forse allo scopo di meglio …Protei la loro difesa ed il vantaggio iniziale da poco acquisito. Al 32esimo minuto di gioco, una grande occasione in mischia sotto rete capita proprio sui piedi del loro capitano il quale, con un intervento in ..."Scoscini" o meglio in scivolata o ancor meglio in spaccata, calcia fuori da posizione davvero favorevole, sprecando così la palla del raddoppio. È così si va all'intervallo senza avvertire altri grandi sussulti da ambo le parti. Al quinto minuto della ripresa, solo il palo nega in maniera davvero clamorosa la gioia del pareggio a Gurioli il quale, raccogliendo un tiro cross su punizione di Carfora, devia in rete a botta sicura centrando il legno e non lo specchio, specchio a lui completamente spalancato che riflette la sua e la nostra amarezza per il buon esito dei nostri tentativi che deve purtroppo ancora arrivare. Al 20esimo minuto, buona azione sviluppata da Conti sulla sinistra il quale, dopo essersi liberato di un avversario, converge al centro e quindi tira in porta, quasi dalla linea di fondo, trovandosi, però, di fronte un attento Scarpelli pronto a deviare in calcio d'angolo la conclusione ravvicinata del nostro bomber nonché capitano. Al 25esimo, bella risposta di Cecchi sempre su conclusione di Badalassi, questa volta lanciato a rete in contropiede dal suo stesso centrocampo ma fermato, all'ultimo istante, dal nostro numero uno. Nel finale, comunque, spicca un'ultima nostra azione offensiva che costringe la squadra locale a ripiegarsi in difesa per meglio difendere il preziosissimo risultato ottenuto. È così termina la partita di oggi con l'ennesima sconfitta da parte nostra, sconfitta, questa volta, pur tuttavia, figlia di un approccio iniziale forse un po' troppo timoroso e poco incisivo nei confronti dei nostri diretti avversari ai quali, nonostante gli sforzi finali, non siamo riusciti a recuperar l'iniziale loro vantaggio di misura, vantaggio alla fine per noi risultato fatale. Comunque, d'ora in avanti, è e sarà assolutamente vietato demordere... ! GIALLOBLU FIGLINE: Scarpelli, Valcareggi, Pellegrino, Benucci, Scoscini, Gori R., Rossini, Mazzanti, Badalassi, Bigeschi, Costa. A disp.: Dei, Arcangioli, Zangrilli, Scarpellini, Fini, Berti, Protei. All.: Cocollini. PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Servi, Pomo, Gurioli, Olivieri, Ciolli, Bianchi, Conti, Carfora, Montuschi. A disp.: Parrini, Sarti, Antonacci, Fossati, Gori M., Frutti, Vecchi. All.: De Carlo. ARBITRO: Matteo Basili Siena, coad. da Pietro Casale e Alberto Kasollari Siena RETE: 10′ Badalassi NOTE: all'80′ espulso Mazzanti

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Claudio Merlo, il “Secco” e…

Pesaola con Amarildo, Merlo e De Sisti

Stadio comunale di Firenze, Fiorentina – Genoa, 7 maggio 1978. Siamo ormai giunti all'ultima partita di una stagione, quella del campionato '77/'78, che ci ha riservato, a noi tifosi Viola, solo amarezze e tribolazioni, con la nostra amata Fiorentina invischiata, come non mai, nei bassifondi della classifica ed in lotta, quindi, per non retrocedere. Squadra, dunque, la nostra che è impegnata, oggi, nell'ultima prova di appello e cioè nello scontro diretto per la salvezza, evento, quest'ultimo, che ci vede di fronte l'agguerrito Genoa del Mr. Simoni, team anch'esso in grave difficoltà di classifica ma che, comunque, è rappresentato pur sempre in attacco da quel velenosissimo tridente così schierato in campo: al centro dell'attacco del "Grifone rossoblù", ecco il bomber Roberto Pruzzo, detto anche "O 'Rey di Crocefieschi"; sulla destra, l'imprendibile ed imprevedibile Giuseppe Oscar Damiani, detto non a caso "Flipper", che, per l'appunto, in Italia si contende ai vari Walter Alfredo Novellino, Franco Causio e Claudio Sala, l'...Oscar del miglior specialista in dribbling e controdribbling o di tutte quelle "giochesse" individuali in grado di far impazzire e quindi di mandare "in bambola" le intere difese avversarie; sulla fascia sinistra, invece, direttamente dalla costa ligure, eccolo lì, quel pizzico di...Basilico genovese DOCG che,come ingrediente, di certo, non guasta mai, soprattutto se c'è da rendere...Pesto l'occhio d'ogni nemico di quel Genoa e del suo estro il quale può rendere fatale ogni tuo gesto. Alla Viola, per l'occasione, però, servirebbe almeno un pareggio, giusto per non subir l'onta della retrocessione, ma solo a condizione che l'altra concorrente diretta nella corsa per la salvezza e cioè il Foggia del Mr. Puri-

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celli, oggi pomeriggio, rimedi nel contempo una sconfitta, anche di misura, al "Meazza", contro quell'Inter competitiva e cioè quella di Sandro Mazzola, di Carletto Muraro, di Alessandro Altobelli e di Lele Oriali. Nell'Inter di quella stagione giocava, per l'appunto, anche Claudio Merlo, l'ex giocatore e colonna della Fiorentina yé yé, quella della scudetto '68/'69, per intendersi, il quale Merlo, alla fine del primo tempo, col risultato ancora inchiodato sull'1 a 1 sceso giù negli spogliatoi, per l'intervallo di rito, incominciò, assai deciso come non mai, a caricare ed incitare a mille i suoi compagni nerazzurri: "…Dai ragazzi, che questa partita dobbiamo vincerla per forza... ! Fatelo per me. Non può la mia ex squadra, dove ho giocato per più di 10 anni, dove ho vinto e perso, gioito e sofferto e conquistato pure uno scudetto, retrocedere così malamente nell'anonimato della serie cadetta, senza che si possa almeno tentare di far qualcosa... !". Detto fatto... ! L'Inter, quella partita, alla fine, la vinse per davvero, per 2 a 1 con un goal di Scanziani ad un quarto d'ora dalla fine, contro quel malcapitato Foggia, ancora una volta vittima di quei giochi di salvezza che si decidono spesso all'ultima giornata, grazie alla differenza reti,come del resto era già accaduto alle due compagini con epilogo gemello nel campionato '70/'71, con i viola salvi ed i pugliesi ancora condannati. E così la Fiorentina, anche stavolta, si è salvata, come nel '70/'71, per "il rotto della cuffia", grazie certamente alla differenza reti, al goal provvidenziale di Scanziani arrivato nel finale, ma grazie soprattutto al cuore sempre vivo, pulsante e dipinto di un color Viola acceso del suo ex fantasista Claudio Merlo, ancora troppo innamorato della sua Firenze e dei suoi colori per far finta di niente, perché certe storie, come cantava qualcuno che non soleva certo...Venditti per così poco, "...durano in eterno e non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano...". Ma chi é stato, in realtà, Claudio Merlo e cioè colui il quale, come ho già raccontato poc'anzi, all'ultimo appuntamento del campionato, pur indossando una maglia diversa, grazie alla sua opera di convincimento verso i suoi nuovi compagni nerazzurri, fu capace di contribuire in maniera così determinante alla salvezza della sua ex squadra...? Spostiamo, dunque, le lancette del tempo ad 11 anni prima e cioè al 6 marzo 1966, anno quello, giustappunto, coincidente col suo esordio in maglia Viola nella massima serie, allorquando quel giorno, quel giovanissimo e davvero promettente romano di nascita, ma fiorentino d'adozione, impegnato a San Siro contro il Milan del "Golden Boy"Gianni Rivera, fu protagonista di una prova davvero eccellente, strabiliando gli occhi di tutta la platea dal palato fine, presente sugli spalti gremiti della "Scala del Calcio", ovvero lo Stadio di San Siro, oggi chiamato Meazza. Nel corso di tale disfida, quel giovane interno gigliato dal talento assicurato, dopo aver scartato ben tre avversari di fila, fu capace di trafiggere il portiere in uscita, realizzando così il secondo di una doppietta personale che, alla fine, risultò essere davvero decisiva per le sorti della gara stessa, perché permise alla nostra amata Fiorentina di poter sconfigger il quotatissimo Milan per 2 a 1. Claudio Merlo, come ormai tutti ben sanno, ha costituito, in seguito, per tanti anni ancora, insieme ai due compagni di squadra Ciccio Esposito e Picchio De Sisti, il vertice alto di quel famoso "triangolo d'oro", combinazione geometrica DOCG davvero formidabile, targata e scudettata 1968/'69, frutto evidente di un'ottima annata. Il "Secco", come lo chiamavano a quei tempi al Bar Marisa, per le sue gambe esili, proprio da ...Merlo Maschio, era un fantasista "zampettante", dicevo, tutto "Fosforo" e "piedi fini", capace di inventare e suggerire l'ultimo passaggio, quello cioè decisivo, a quel trio delle meraviglie composto in attacco dai tre attaccanti super prolifici della Fiorentina e cioè Maraschi, Amarildo e Chiarugi che, di certo, non si facevano pregare più di tanto quando, poi, si trattava di "buttarla nel sacco".

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Nel '73/'74, sotto la guida tecnica di Gigi Radice, Merlo fu addirittura premiato come miglior giocatore dell'anno, in virtù, in particolare, del suo girone di andata, giocato, da lui, davvero in maniera sublime. Merlo, a fine campionato della stagione 1968/'69, esordì anche in nazionale contro il Messico, partita disputata nel corso di una tournée messicana ed organizzata in preparazione ai campionati del mondo che, da lì ad un anno, proprio nello stato centroamericano, si sarebbero svolti. Quella partita finì 1 a 1 ed in ricordo di quell'incontro, ecco che di seguito Vi riporto la formazione della nazionale schierata in partenza da Mr. Valcareggi: Albertosi, Anquilletti, Facchetti,Bertini, Burnich, Malatrasi, Prati, Merlo, Anastasi, De Sisti, Riva. L'autore del goal del pareggio azzurro, quasi a tempo scaduto, portò la firma di un altro ex Viola e cioè Mario Bertini. Claudio Merlo, con la maglia della Fiorentina, fu protagonista anche della vittoria di ben due Coppa Italia e cioè quella del '65/'66 e quella del 1975, trofeo, quest'ultimo, conquistato nella famosa storica finale disputata e vinta all'Olimpico di Roma contro il Milan di Gianni Rivera e dell'ex Luciano Chiarugi, per 3 a 2. A 30 anni suonati, fu poi ceduto, contro la sua stessa volontà, all'Inter di Mazzola, per la rilevante cifra per quell'epoca di 700 e rotti milioni, ma il suo cuore è e rimarrà per sempre affezionato solo ad una ed una sola squadra e cioè la sua Fiorentina yé yé.

Merlo in maglia nerrazzurra

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…l'Aquila Montevarchi E sullo scia del racconto testé narrato di un'altra mitica bandiera Viola che così tante soddisfazioni ha regalato alla meravigliosa Storia della nostra amata Fiorentina, passiamo adesso a raccontare la cronaca dell'incontro odierno che ha visto sullo Stadio nero arancio delle Due Strade, non un passerotto od un Merlo qualunque, ma un'Aquila reale minacciosamente svolazzare in cerca della sua preda designata, preda che, però, oggi pomeriggio, non c'è mai stata, perché dinanzi a cotali pronostici si è di fatto ribellata. La disfida in programma alle Due Strade inizia davvero scoppiettante con il Montevarchi che parte subito di ...Corsi, mettendo subito a ...Ferri e fuoco il nostro centrocampo nero arancio che però reagisce molto bene, arginando la loro pressione e riproponendosi con azioni in contropiede che si sviluppano, per lo più, sulle fasce. Al quindicesimo minuto, ecco la prima grande occasione da goal che capita sui piedi del Montevarchi, allorquando il loro centravanti se ne...Vangi via, liberandosi abilmente del controllo del suo diretto marcatore e concludendo, poi, con un tiro secco, … ma Cecchi c'è! Al trentesimo, è il Porta Romana invece a portarsi in vantaggio con il nostro capitan Conti che, da vero opportunista, sfrutta al meglio un traversone arrivatogli dalla sinistra, insaccando da pochi metri e rendendo così vano l'intervento dell'estremo difensore avversario che, come un ...Lampignano, si getta invano nel disperato tentativo di anticipare e vanificare l'intervento del nostro bomber sotto rete. Seppur colpiti così a freddo, sono proprio loro, però, a reagire allo svantaggio iniziale, ...Daveri uomini ...Raspanti, perché, pochi minuti dopo, é il nostro Torrini a salvare sulla linea di porta il nostro vantaggio iniziale, messo pericolosamente in discussione da un insidiosissimo tiro cross calciato dal loro centravanti Vangi. Tale iniziativa, purtroppo per noi, segnerà da lì a pochi minuti il preludio del pareggio rossoblù che arriverà al 41simo del primo tempo, allorquando Lacheheb gira abilmente ed imparabilmente al volo un cross proveniente direttamente da calcio d'angolo. Nel secondo tempo, il copione non cambia, con loro morsi dal...Desiderio di poter e voler penetrare le nostre retrovie allo scopo di affondare il colpo decisivo e vincente del KO ed i nostri, invece, che rispondono in contropiede, colpo su colpo, senza però che alcuna delle due contendenti riesca veramente ad impensierire più di tanto i rispettivi ed opposti reparti difensivi. Questo è almeno ciò che accade fino alla mezz'ora del secondo tempo, allorquando il nostro centrale Oliveri di testa da pochi passi manca il bersaglio grosso, spedendo la palla, ahimè, appena di un palmo sopra la traversa. Infine, è ancora il bomber rossoblù Vangi, al 41esimo, ad avere la palla vincente del 2 a 1, allorquando, dopo essersi liberato abilmente nella nostra area di rigore dei suoi diretti marcatori, lascia partire una conclusione forte ed angolata sulla quale Cecchi si esibisce in una parata davvero strepitosa. Finisce, quindi, con un pareggio il difficile impegno che ci vedeva opposti, oggi pomeriggio, alle …Rapaci e bellicose intenzioni dell'...Aquila Montevarchi. Grande e convincente é stata quindi la prova di carattere sfoderata dai nostri giocatori i quali hanno, caparbiamente e validamente, tenuto testa per tutto l'incontro, sia sotto l'aspetto tecnico che atletico, ai reiterati ma alla fine ben poco incisivi tentativi della compagine nostra avversaria. Tutto ciò, naturalmente fa ben sperare per il proseguo del nostro campionato. E quindi, avanti così, forza Porta Romana!

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Merlo mezz’ala della Fiorentina

PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Servi, Pomo, Gurioli, Olivieri, Gori, Santini, Conti, Bianchi, Chiarelli. A disp.: Parrini, Sarti, Antonacci, Frutti, Carfora, Cogli, Fossati. All.: De Carlo. AQUILA MONTEVARCHI: Lampignano, Desiderio, Raspanti, Corsi, Bartolozzi, Menichetti, Renzi, Ferri, Vangi, Lacheheb, Daveri. A disp.: Nardone, Cela, Pasquini, Marcelli, Mannella, Lazzerini, Focardi. All.: Rigucci. ARBITRO: Giacomo Lencioni Lucca, coad. da Aristide Bartoletti e Daniele Cavallini Carrara RETI: 30′ Conti, 41′ Lacheheb

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Rivera, la “Partida del Siglo” C'è una targa affissa nello Stadio Azteca di Città del Messico, dove sono scolpite le seguenti parole: "EL ESTADIO AZTECA, RINDE HOMENAJE A LAS SELECCIONES DE: ITALIA (4) Y ALEMANIA (3) PROTAGONISTAS EN EL MUNDIAL DE 1970, DEL "PARTIDA DEL SIGLO" 17 DE JUNIO DE 1970"

Rivera a Mexico ‘70

Stadio Azteca, Città del Messico, 17 giugno 1970: È scoccato da pochi secondi il 110esimo minuto del secondo tempo supplementare della famosa "partita del secolo", Italia – Germania, con gli azzurri in vantaggio per 3 a 2, grazie ad una prodezza di Gigi Riva, non a caso detto "Rombo di tuono", allorquando su di un calcio d'angolo battuto dalla destra, la lunga traiettoria disegnata dal traversone viene colpita di testa dal piccolo ma agguerrito attaccante tedesco Uwe Seeler che rimette forte verso il centro, dove il "bomber" Gerd Müller, da rapace realizzatore sotto rete quale è, si getta in tuffo e sfiora di testa appena di quel tanto da far indirizzare la palla improvvisamente verso il palo alla sinistra di Ricky Albertosi il quale nostro numero uno, sempre vigile tra i pali, in una frazione di secondo osserva e realizza tra sé e sé: "No problem, Ricky, perché quel palo è già coperto da un giocatore e quel giocatore si chiama Rivera...". Ma quella parabola prolungata dal centravanti bavarese è davvero beffarda, perché inganna a tal punto Rivera, detto "l'Abatino", tanto che la palla incredibilmente gli passa in quel pertugio compreso tra la sua anca sinistra e quel

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palo medesimo, dove lui si era giustappunto appostato, infilandosi in rete proprio nell'angolino basso tra lo stupore e la rabbia dell'incredulo Ricky Albertosi che, con le braccia allargate e gli occhi sbarrati di chi non crede ai suoi occhi, urla guardando fisso il "Golden Boy", capitano e bandiera del Milan, ora strettamente attorcigliato per la disperazione ed il senso di colpa a quel palo: "...Ma cosa hai fatto, Gianni, perché non l'hai presa...?" e Rivera, ancora colpevolmente sotto shock: " Mi dispiace Ricky, non ci sono arrivato, corro a rimediare..." e Albertosi, rincarando la dose del suo "rimbrotto al veleno", duro lo ammonisce ancora: "...e sarà bene per te, sennò te la vedrai con me...". Rivera corre verso la metà campo per ripartire subito dal cerchio di centrocampo, allorquando, non appena in possesso della palla, un pensiero lo sfiora forte: "...Devo scartare tutti, assolutamente ed andare in porta da solo, per farmi perdonare...". Ma poi, per fortuna, ci ripensa e consegna la palla a De Sisti il quale, in quel momento, vede Facchetti partire sulla sinistra e lo serve. Giacinto Facchetti, terzino sinistro dalla gran falcata, serve Boninsegna in profondità sulla fascia il quale "Bonimba", proteggendo la sfera con il suo corpo, fa una finta al suo diretto marcatore Schultz, lasciandolo sul posto. Poi, arrivato a tutta velocità sulla linea di fondo, si esibisce in un cross verso il centro, traversone il suo che, per la verità, non va diritto verso il primo palo ma segue una direzione più arretrata rispetto alla posizione avanzata degli attaccanti italiani ed i difensori tedeschi, cogliendo tutti in contropiede, con la sfera quindi indirizzata all'altezza del dischetto del rigore laddove non può arrivare e non ...Ar ...Riva, Gigi, in assoluto, ma Ar ...Rivera, Gianni, un attimo dopo, perché si è un po' attardato volutamente nella corsa. A quel punto Gianni Rivera, da vero talento naturale qual'era, come se stesse eseguendo un rigore in movimento, in contro tempo di piatto spiazza Sepp Maier e la mette nell'angolo alla destra del portiere avversario il quale numero uno, per la disperazione di tutto il popolo "Crucco", si butta dalla parte sbagliata ed è 4 a 3 e tutta l'Italia va letteralmente in visibilio, con Rivera che esulta con le braccia protese verso il cielo, per ringraziare chi gli ha dato la possibilità e la forza di rimediare alla sua precedente "colpa ", mentre Riva, al suo fianco, lo abbraccia e lo sorregge ed è questa la foto simbolo del ventesimo secolo, nella "Partida del Siglo", partita che ha significato finalmente il riscatto azzurro, con l'Italia che va in finale dopo le infinite delusioni patite in tutti quei campionati del mondo giocati nel dopoguerra e con il telecronista Nando Martellini che commosso in diretta dice ai telespettatori italiani: "...Non ringrazieremo mai abbastanza i nostri giocatori per queste emozioni che ci offrono...". Naturalmente, per dare un senso al racconto, volevo anche spiegare come questo importante riferimento storico sportivo, divenuto ormai un celebre evento, non è stato proprio da me richiamato a caso, ma trae spunto da un fatto sul quale tutti i quotidiani ed i mass media, in questi giorni, hanno convenuto di argomentare con intensità mettendone in risalto l'importanza nel segno anche di quella grande incommensurabile riconoscenza da tutti noi dovuta verso di lui, il "Golden Boy", Gianni Rivera e cioè colui il quale ha rappresentato, per il Calcio Italiano ed Internazionale, uno dei più grandi talentuosi campioni che l'Italia sia mai riuscita ad esprimere in più di un secolo di Storia del calcio e di vita. L'episodio cui faccio quindi riferimento e che ha riacceso con forza la già immensa popolarità sorta immediata da questo personaggio dello sport e non solo, é stato, giustappunto, la partita di semifinale di Coppa Italia disputatasi in settimana allo stadio di Alessandria il quale ha visto, incredibilmente, fronteggiarsi, l'una contro l'altra, il Milan, arrivato in semifinale dopo aver pescato un …Carpi dal sorteggio, e la sorprendente Alessandria, squadra di Lega Pro, dove Gianni Rivera militò durante la sua adolescenza, prima di venir acquistato e tesserato nella squadra rossonera, allenata a quel tempo dal "Paron" Nereo Rocco.

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La Storia di Gianni Rivera la conoscano ormai più o meno tutti, quello che forse sappiamo un po' meno é che la giovane promessa piemontese esordì in serie A a soli 15 anni con la maglia grigia dell'Alessandria, sua città Natale, incontrando in quell'occasione proprio il Milan, nella prima giornata di campionato, dove con la maglia numero 9 riuscì ad imporsi contro la sua futura squadra per 3 a 1. Un anno dopo, ecco finalmente il debutto del "Golden Boy" con la maglia rossonera in Coppa Italia, il 18 Settembre 1960, proprio ad Alessandria, sempre nello Stadio "Moccagatta", dove,questa volta,si impose contro "i Grigi" e cioè "la sua ex squadra e la sua storia" per 5 a 3. Gianni Rivera, oltre che a vincere tutto quello che è riuscito a vincere, nella sua lunga e straordinaria carriera, fu uno dei pochi centrocampisti nella storia del Calcio italiano a conquistare nell'anno '72/'73 il titolo di capocannoniere del campionato di serie A con 17 goals, anche se in coabitazione con gli altri due capocannonieri Beppe Savoldi e Paolino Pulici, rispettivamente all'epoca di proprietà del Bologna e Torino. Rivera definito dai critici di tutto il mondo come uno dei migliori "soccer assist man", ovvero rifinitori di tutti tempi, nella sua Storia di calciatore ha conquistato 4 volte la Coppa Italia, 3 volte il titolo italiano, 2 volte la Coppa delle Coppe, 2 volte la Coppa dei Campioni ed è stato premiato con il Pallone d'oro nel 1969. Ma di lui rimarrà per tutti noi giovani e meno giovani, indelebile quell'immagine di "man of the macht" della "Partida del Siglo" disputata allo Stadio Atzeca, in quel caldo pomeriggio del 17 giugno del 1970.

Rivera insieme a Prati

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… e il Signa E dopo aver raccontato alcuni indimenticabili frammenti della straordinaria carriera di uno dei migliori numero dieci che il calcio italiano ed internazionale abbia mai conosciuto, passiamo ora a raccontare le vicende della partita odierna disputata dal Porta Romana nel monumentale stadio di Signa, opera la cui realizzazione risale addirittura ai "tempi del fascio". Ancora una partenza shockante per la nostra squadra che dopo appena 5 minuti si trova già sot…Tomberli di un goal: dopo una scambio avvenuto, infatti, sulla fascia sinistra,...Balestri, in piena corsa sulla fascia, …scaglia una...freccia velenosa in direzione dell'area rigore, cross che viene raccolto dal piede svelto di Bartolozzi che da pochi passi gira in rete, con Cecchi battuto da pochi metri di distanza, ed é 1 a 0. Ma la risposta del Porta Romana non si fa attendere, perché al 13esimo minuto, il traversone ben calciato da Pomo,direttamente da centrocampo, viene calibrato perfettamente sulla testa vincente di Conti che sigla abilmente l'1 a 1. Al 40esimo, ecco che arriva, per un fallo commesso a centrocampo, purtroppo la seconda ammonizione sventolata dal Direttore di gara in direzione di Antonacci che,così,lascia la squadra ed i suoi compagni definitivamente in 10 uomini per tutto il resto della partita. Al 45esimo, ecco che un'altra ghiotta occasione capita sulla testa di Conti che da pochi passi gira in rete un buon traversone di Oliveri, trovando però sulla sua strada i ...Guanti volanti di...Cappelli che negano, grazie ad una parata davvero straordinaria del loro numero uno, la gioia del goal che ci rimane strozzata ancora una volta in gola. Si riparte con il secondo tempo e, dopo pochi minuti, il loro numero otto, ancora lui, su calcio d'angolo a nostro sfavore ri...Bartolozzi ancora il risultato, anticipando tutto e tutti e siglando quindi il nuovo vantaggio a favore del Signa. Ma la nostra squadra reagisce molto bene ed infatti al ventesimo è ancora Cappelli, il loro portiere, che risponde d'istinto e da gran campione su una sforbiciata in area eseguita da Ciolli. Al 35esimo viene annullato un goal, forse regolare, di Santini. A tempo quasi scaduto, Conti viene liberato molto bene in area di rigore, dove però si fa rimontare all'ultimo tempo da un bel intervento di un loro difensore che ci ...Stupreni, così, ogni nostra residua velleità ed aspirazione di poter cambiare il risultato. E così finisce anche questo incontro con un altro risultato negativo a nostro sfavore, esperienza questa che ci in… Signa quanto sia importante, nell'economia di un incontro, mantenere i nervi saldi, per non ritrovarsi, come succede invece sovente, a dover subir quindi qualche gesto arbitrale a nostro sfavore che poi potrebbe, a sua volta, metter in serie difficoltà se non compromettere del tutto, le eventuali nostre chances di successo. Comunque, in virtù del temperamento oggi dimostrato e delle occasioni da rete numerose, ancora una volta, da noi create e purtroppo sventate solo grazie alla bravura del loro portiere avversario (a proposito, per lui,..."Giù il Cappelli"...), mi raccomando, risottolineo, con forza, non molliamo e quindi con fiducia ripartiamo e stavolta per davvero. Forza Porta Romana.

SIGNA 1914: Cappelli, Landi, Balestri, Bruni, Strupeni, Ammannati, Renieri, Bartolozzi, Tomberli, Coppola, Bourezza. A disp.: Cesetti, Nesti, Orlando, Ortega, Boccafurni, Amato, Dainelli. All.: Castorina. PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Sarti, Pomo, Antonacci, Olivieri, Ciolli, Santini, Conti, Bianchi, Gori. A disp.: Parrini, Zouhani, Fossati, Frutti, Carfora, Cogli, Chiarelli. All.: De Carlo. ARBITRO: Leonardo Tesi Lucca, coad. da Nicolò Biagioni e Stefano Gioffredi Lucca RETI: 10′ Bartolozzi, 40′ Conti, 50′ Bartolozzi

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Il diciassettenne Rivera

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