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Giuseppe Brizi, il Goal salvezza al 90° Ferrante e Brizi

Durante un'intervista che fu rivolta a Giuseppe Brizi, storica bandiera Viola degli anni '60/'70, il mitico "Pino secolare gigliato", alla domanda specifica su quali furono, secondo lui, i tre maggiori episodi della sua lunghissima carriera con addosso la maglia della Fiorentina che gli fecero venire di più la "pelle d'oca", lui rispose senza esitazione: "A parte lo scudetto vinto nel '69, sicuramente, fu quando realizzai i miei due goals più importanti e determinanti della mia carriera, rispettivamente, contro la Spal, all'esordio e contro l'Inter nel '71". Poi, dopo una attimo di riflessione, concentrato com'era nel raccogliere quei ricordi indelebili di quei felici momenti, spiegò meglio: " ...Il primo lo feci, come ho detto, in occasione del mio esordio in serie A, nella Fiorentina, che avvenne nel marzo 1963, contro la Spal, una partita che fu vinta dalla Viola, per due a zero. In quella circostanza trafissi Bruschini, con un tiro secco su ribattuta della difesa avversaria. La seconda, nel '71, in occasione del goal del pareggio realizzato al 90esimo, contro Inter, a venti secondi dalla fine, goal che valse alla Fiorentina in quella stagione la salvezza dalla retrocessione in serie B …". Ed é proprio sul secondo episodio che vorrei porre l'attenzione, perché rappresenta per me e quindi per tutto il popolo Viola ultra cinquantenne, al pari dello scudetto, uno di quei momenti che é praticamente impossibile da scordarsi, perché tale evento giunse come una vera e propria liberazione dopo una stagione davvero drammatica e di grande sofferenza. Eravamo giunti alla penultima del campionato '70/'71, un torneo fatti di enormi sofferenze proprio per noi tifosi viola che eravamo ancora contagiati dal ricordo indelebile di quello scudetto conquistato appena due anni prima ed

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ora invece ridotti duramente a lottare per la conquista di una quasi insperata salvezza minacciata, fortemente, dallo spettro dell'onta della retrocessione nella serie cadetta. La Domenica precedente, purtuttavia, la Viola aveva riacceso il lumicino delle ormai sempre più flebili speranze di potersi salvare, grazie ad una vittoria basilare conquistata nel difficile campo di Vicenza, contro una squadra, quella cioè della Lanerossi, invischiata pure lei nei bassifondi e quindi impegnata ardentemente nella lotta per lo stesso nostro obiettivo. Battemmo, alla fine di quell'accesissimo incontro, l'arcigna squadra locale biancorossa dell'ex Mario Maraschi, del "Flipper" Oscar Damiani e di Nevio Scala, con il punteggio di 1 a 0 con una rete siglata al 41mo dell'ex di turno, il centravanti Alessandro Vitali, giocatore acquistato nell'estate di quell'anno stesso dalla società gigliata e pagato a peso d'oro. Purtroppo Vitali, per motivi ancora oggi oscuri, vuoi forse anche per taluni fastidi fisici che lo perseguitarono durante tutta la stagione '70/'71, non riuscì a rendere secondo le aspettative suscitate all'inizio: ...appena sei goals con i Viola in 25 partite per il bomber di Cento, e cioè troppo pochi se confrontati con i 17 sigilli siglati in 26 partite nella stagione precedente. Dobbiamo comunque aggiungere che in quello stesso anno un deciso cambiamento di rotta fu adottato a seguito della nuova strategia delineata dalla Società gigliata tesa a puntare maggiormente sui giovani e tutto ciò, conseguentemente, fu messo subito in atto iniziando proprio dalla cessione di taluni tra i più importanti senatori, giocatori del calibro di Maraschi, Rizzo ed Amarildo i quali, certamente non più giovani, purtuttavia appena due anni prima e cioè nella stagione '68/'69, insieme ai vari Superchi, Rogora, Mancin, Esposito, Ferrante, Brizi, Chiarugi, Merlo, De Sisti, erano stati gli artefici del secondo ed ultimo scudetto conquistato dalla Fiorentina AC. L'avversario che la Domenica pomeriggio del 16 maggio del '71 si presentava al Franchi era l'Inter e cioè una vera e propria corazzata davvero temibile e forse quasi proibitiva per le nostre forze la quale, capolista, si presentava davanti ai 70.000 assiepati sugli spalti del Franchi, agli ordini di Mr. Invernizzi, con questa formazione: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. La Viola rispondeva, invece, agli ordini del "mitico" Oronzo Pugliese, ...pugliese di nome ma anche di fatto, detto anche il "maestro", con questo schieramento: Superchi, Galdiolo, Longoni, Esposito, Ferrante, Brizi, Mariani, Merlo, Vitali, De Sisti, Chiarugi. La Viola partì alla grande, imprimendo subito un gran ritmo all'inizio e mettendo subito in campo grinta e concentrazione, tanto che, dopo appena 20 minuti, ecco che passò in vantaggio per merito della sua piccola e veloce ala destra Giorgio Mariani. L'Inter era la capolista all'epoca e quindi aveva l'obbligo di reagire prontamente, proprio perché doveva difendere in tutti i modi la testa della classifica dall'insidie delle inseguitrici. Tuttavia la Viola non demordeva affatto e tenne testa all'avversario per tutto il primo tempo e per più di metà del secondo, tanto che il pubblico Viola, fino a quel momento soddisfatto, già pregustava una vittoria storica "scaccia crisi". Ma ad un quarto d'ora dalla fine, al termine di una azione nerazzurra ben elaborata, Jair, estrosa e potente ala destra, con un tiro improvviso batteva il nostro Superchi firmando così il goal del pareggio. Peccato davvero! Comunque questo punteggio rimaneva pur sempre un risultato ottimo per la Fiorentina perché, seppur sempre condizionato ad un ulteriore pareggio ancora tutto da conquistare nell'ultima e successiva Domenica di campionato da disputare in trasferta a Torino contro la Juve, tale combinazione, dicevo, ci avrebbe consentito di raggiungere ugualmente l'agognata e insperata salvezza. Purtroppo, allorquando anche l'Inter sembrava, quasi quasi, accontentarsi della divisione della posta, accadde l'imprevisto e cioè quello che nessuno si sarebbe mai auspicato. Sandro Mazzola, campione indiscusso della squadra "Ambrosiana", da centrocampo si impos-

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sessò della palla involandosi con il suo tipico stile a passettini verso la nostra trequarti, sino a quando, giunto ad una distanza di circa 25 metri dalla porta difesa da Superchi, lasciò partire un tiro che, seppur scagliato senza neanche troppa convinzione, in ogni caso, sorprese il nostro portiere infilandosi proprio all'incrocio dei pali sulla sinistra del nostro numero uno. Mazzola, dal canto suo, dopo quel gesto, sembrava quasi meravigliato dall'esito di quella sua prodezza, forse perché non credeva che da una posizione simile sarebbe arrivata una conclusione così tanto forte e precisa. Il popolo Viola, naturalmente, sprofondò subito in una tremenda delusione e frustrazione perché comprese che tale risultato significava per noi tifosi la condanna ad una retrocessione certa. E così giungemmo al 90esimo, minuto più minuto meno, con loro ancora in vantaggio e con la prospettiva che i tempi di recupero concessi a quell'epoca al massimo potevano sfiorare i centoventi secondi. La Viola, purtuttavia, disponeva ancora di un calcio d'angolo, battuto il quale la palla venne respinta dalla difesa direttamente sui piedi estrosi di "Cavallo pazzo" Chiarugi che non ci pensò due volte a calciare forte e che quindi, alla sua maniera, fece partire con violenza un velenosissimo sinistro verso la porta difesa dal bravissimo Lido Vieri. Tuttavia il pallone, anziché raggiungere lo specchio, venne respinto corto da Bellugi che, coraggiosamente, si immolò per la causa nerazzurra, vanificando così anche quest'ulteriore tentativo e tutto sembrò davvero sfumato e definitivamente compromesso. Ma proprio in quell'istante Brizi, apparso dal "nulla", perché nel frattempo era salito in avanti come si suol dire ormai "alla disperata", improvvisamente prese il tempo anticipando l'intervento del difensore nerazzurro e battendo al volo dal limite dell'area verso la rete avversaria e questa volta fu goal... ! Che gioia irrefrenabile ed immensa fu per tutti noi, grandi e piccoli tifosi Viola. Una felicità quella provata in quel giorno quasi insperata, una gioia che ci venne regalata grazie proprio alla grande intuizione di Pino Brizi, un centrale difensivo il nostro "Pino secolare gigliato" che poteva ricoprire, indifferentemente, sia un ruolo da libero che quello da stopper. Una grande personalità era quella del difensore marchigiano il quale possedeva allo stesso tempo una determinazione ferma e decisa, con la tipica "signorilità nobile ed imperturbabile" di chi sa stare in campo. Insomma Brizi, era un giocatore dotato di una classe innata, davvero sorprendente e rara per un difensore centrale, tanto da farlo accostare dagli esperti dell'epoca nientemeno che al "Kaiser" Beckenbauer e cioè al più famoso libero, capitano e campione della nazionale tedesca di tutti i tempi. Brizi con la Fiorentina, oltre che lo scudetto del '68/'69, vinse le due competizioni della Coppe Italia nel '65/'66 e '74/'75, anche se in quest'ultimo caso non disputò la finale perché infortunato. Sfiorò la nazionale, con la quale partecipò e vinse l'oro ai giochi del Mediterraneo del 1963 svolte a Napoli. L'impiego in maglia azzurra, purtroppo per lui, gli fu precluso solo per la concorrenza all'epoca davvero insuperabile del grande Roberto Rosato detto anche "faccia d'Angelo". Giuseppe Brizi, disputò ben 14 campionati consecutivi in maglia Viola, dal 1962 fino al 1976, per poi ritirarsi, professionalmente, nella sua Macerata, dove iniziò una nuova carriera e cioè quella di allenatore. Fu professionalmente, ma non solo, un esempio di stile di comportamento certamente da prendere come modello per i giovani, perché sempre rispettoso lui era verso compagni ed avversari, tanto che in tutta la sua carriera fu espulso solo una volta a Genova e forse per sbaglio. Fu l'esempio vivente del capitano che non molla mai e che ci crede fino alla fine, tanto che come ho già narrato in precedenza, poté tirar fuori proprio dal suo cilindro uno dei goal più importanti e stra ricordati nella storia del calcio della Fiorentina, e cioè: " ...il famoso goal di Brizi al novantesimo contro l'Inter".

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Un goal questo che fece "esultare", quel giorno, perfino il compianto e grande giornalista sportivo, nonché segretamente tifoso Viola, Paolo Valenti, proprio durante la conduzione della sua trasmissione sportiva più amata e vista da tutti noi tifosi italiani e cioè "Novantesimo minuto". Alla fine di quella stagione la Fiorentina si salvò, per davvero, andando a pareggiare, nell'ultima di campionato a Torino, contro la forse già appagata Juventus per 1 a 1, con vantaggio iniziale Viola siglato da Sandro Vitali a cui rispose a 10 minuti dalla fine, con una zampata vincente tipica delle sua, il promettente e futuro campione bianconero e della Nazionale, Roberto Bettega.

… e la Bucinese E dopo aver esaltato le gesta di un grande giocatore, quale é stato Giuseppe Brizi, giocatore, capitano e uomo che ha dimostrato a tutti noi tifosi gigliati, lungo la sua quindicinale carriera vissuta nella Fiorentina, di essere stato verso di noi un vero esempio di professionalità eccelsa e di fedeltà ai colori Viola, passiamo adesso a raccontare la storia di questa ennesima sfortunata giornata calcistica, partita che ha visto il Porta Romana impegnato questo pomeriggio contro una squadra, la Bucinese, che é riuscita, ancora una volta, ad esprimere, proprio qui, allo stadio delle Due Strade, uno spettacolo davvero degno del miglior ...Bucinematografo. D'altra parte, ancor prima di questa gara, erano arrivati sino a noi i ...Bon ...echi delle eccellenti prestazioni che erano state compiute fino adesso dalla squadra Valdarnese in questo campionato, con la conferma ulteriore del secondo posto occupato dal team bianco blu in classifica. Parte bene nel primo tempo comunque la nostra squadra che, soprattutto a centrocampo, riesce a mantenere la prevalenza del possesso di palla producendo, per lo più, scambi davvero interessanti e triangolazioni tra i vari Carfora, Montuschi e Torrini, manovre che, purtuttavia, almeno nella prima mezz'ora, non si materializzano in chiare occasioni da goal. Il nostro attacco, infatti, sembra impattare contro una difesa davvero insuperabile che ...Prosperi di minuto in minuto e che pare possa creare non pochi ...Travaglini alle manovre d'attacco dei nostri due bombers Conti e Ciolli. Di contro la Bucinese suole agire pericolosamente in contropiede lanciando affondi sulle fasce che potrebbero diventare davvero una ...Bega per la nostra retroguardia arancionera, retroguardia che tende a creare invece una pressione molto alta sul loro centrocampo ed il loro attacco. E così alla mezz'ora accade che, a seguito di una loro incursione nella nostra area di rigore, un loro giocatore, giunto a contatto con il nostro, cade in area provocando l'intervento dell'arbitro che assegna un rigore, a mio modo di vedere, da giudicare assolutamente inesistente. Anche il segnalinee, pure lui probabilmente oggi non del tutto in ...Palla, conferma e non smentisce la decisione arbitrale testé decretata. E così Pavani prende la rincorsa, calcia e segna ed é 1 a 0 per gli ospiti. Nei minuti successivi i nostri giocatori, forse ancora troppo shockati dal precedente episodio, si rendono responsabili di due gravi sviste difensive che, certamente, avrebbero potuto aggravare irrimediabilmente lo svantaggio patito nei loro confronti. Ed invece, a dispetto di quanto sopra descritto, la nostra reazione nell'ultimo quarto del primo tempo é davvero sorprendente ed inattesa. Dapprima, sullo sviluppo di una azione che nasce sulla destra, Montuschi, palla al piede, interviene molto bene esibendosi in un eccellente slalom tra due giocatori, a conclusione del quale trafigge Bonechi con un tiro secco sferrato sulla sua destra ed é pareggio: 1 a 1.

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Qualche minuto dopo, un cross, ben eseguito di Torrini, viene raccolto al centro di testa sempre da Montuschi il quale sfiora, clamorosamente, il palo alla sua destra, ed é quasi goal... ! Infine, i nostri gridano all'unisono verso l'arbitro piemontese per un "mani in area" provocato da un loro difensore, un fallo che sembra evidente a tutti i presenti sugli spalti, ma non alla terna evidentemente e così si va all'intervallo. Il secondo tempo procede sostanzialmente con le squadre che mantengono un equilibrio tattico di gioco a centrocampo, equilibrio che ogni tanto viene violato solo da qualche tentativo di tiro scoccato da lunga gittata, come accade allorquando il nostro Carfora impegna severamente Bonechi con un bolide dai 25 metri. Il risultato della partita sembra così avviarsi verso un pareggio che tutto sommato appare equo, considerando l'impegno profuso e le occasione create da ambo le parti. Ma a 7 minuti dalla fine, da un cross proveniente direttamente dal loro centrocampo, il loro forte ed imponente centravanti, con un bel gesto tecnico, anticipa i nostri difensori ed il nostro portiere, mettendo con un "tocco sotto" la palla in rete e così Pa ...Vanificando tutti i nostri sforzi profusi per portare a casa un risultato positivo. Si perde, anche stavolta, ma stavolta immeritatamente per davvero e per 2 a 1 e così si conferma il detto dei commercianti di Vasi Bu ...Cinesi: " ...Chi perde paga ed i … Me ...Cocci son sua...". É arrivato il momento anche per noi del Porta Romana, davvero, di reagire, perché siamo ancora nelle condizioni, conquistando prossimamente qualche risultato positivo, di recuperare velocemente le posizioni perdute. Ma naturalmente dobbiamo agire velocemente ricompattandosi, come si suol dire, intorno a quei valori che sono nostri e che intorno a noi sono stati edificati con orgoglio e con il sudore della fronte in tutti questi anni, come fece un po' la Fiorentina nel 1971 che si salvò grazie e soprattutto anche alla forza tecnica e morale di giocatori come Giuseppe Brizi, detto anche "il Pino Secolare Gigliato".

PORTA ROMANA: Parrini, Frutti, Francini, Pomo, Sabia, Torrini, Ciolli, Bianchi, Conti, Carfora, Montuschi. A disp.: Compagnoni, Antonacci, Stella, Murras, Cogli, Gori, Chiarelli. All.: De Carlo.

BUCINESE: Bonechi, Moriani, Buccianti, Prosperi, Travaglini, Bega, Fabbrini, Pavani, Mecocci, Cacchiarelli. A disp.: Mugelli, Aiazzi, Sottoli, Bettoni, Sobhy, Senesi, Franci. All.: Bernacchia. ARBITRO: Gabriele Gandolfo Bra. Assistenti Daniele Palla e Riccardo Cheli Pisa MARCATORI: 16′ rig. Pavani, 36′ Montuschi, 79′ Pavani NOTE: espulsi Chiarelli (80′) e Bega (85′)

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Pino Longoni, Eraldo Mancin, due diversi destini Longoni tra Cera e Riva

Alcune volte il destino é veramente beffardo e crudele con alcune persone ed é quello che successe a Giuseppe "Pino" Longoni, famoso terzino del Cagliari, Fiorentina e Vicenza, detto anche "Coscia d'oro", per i suoi interventi in spaccata tesi a recuperare spesso palloni impossibili dai preziosi piedi dei suoi diretti avversari con il più classico degli interventi in scivolata, gesto che, unito al suo terrificante tiro di sinistro e alla falcata assai veloce sulla fascia, lo resero un terzino moderno, ottimo, sia in fase di copertura, o ripiegamento che fosse, sia allorquando operava lungo le fasce laterali, nelle sue non rare incursioni con propensioni offensive. Longoni, però, ritornando al tema a cui accennavo sopra e cioè quello del suo "destino crudele", per i due anni consecutivi a cavallo del '68 e '70, egli, e cioè il difensore più… Seregno d'Italia, si vide sfuggire consecutivamente ed incredibilmente, per un "niente", non uno ma, addirittura, ben due scudetti, arrivando invece a conquistare in entrambi i casi un onorevolissimo, ma poco consolante, secondo posto. Ma fu la dinamica di questa stessa amara vicenda, talmente unica nel suo genere, quasi che fosse stata scritta a tavolino da chissà quale romanziere, da richiamare forte l'attenzione dei mass media dell'epoca e di conseguenza meritevole che sia da me oggi ricordata. Successe infatti che i due terzini, Giuseppe Longoni ed Eraldo Mancin, nei due anni compresi, come ho già detto tra il '68 ed il '70, furono oggetto di uno scambio da parte di Fiorentina e Cagliari, squadre che, come tutti sanno, nei due campionati '68/'69 e '69/'70 si imposero nel nostro campionato alternandosi alla fine non solo nella conquista dello scudetto, ma anche nel raggiungimento del posto d'onore, ciascuno sempre alle spalle dell'altro.

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Accadde che, in questo curioso balletto "prima te e poi io", nelle vicende vittoriose del campionato, la parte del più sfortunato si rivestì dei panni del povero Longoni. Mentre Longoni, infatti, giocava terzino del Cagliari nel '68/'69, l'altro, e cioè Eraldo Mancin, s'imponeva trionfando in campionato con la sua Fiorentina ye' ye'. E così il nostro gagliardo Pino "Coscia d'oro", ahimè per lui, si dovette accontentare, magra consolazione davvero, della piazza d'onore in maglia rossoblù, con uno scudetto sfuggitogli proprio lì a due passi da lui, ma pur sempre ormai irraggiungibile. Quando invece, l'anno successivo, Longoni fu trasferito in cambio di Mancin e soldi dalla squadra sarda alla squadra gigliata, agli ordini del "Petisso" Pesaola, ancora una volta, seppur sempre godendo di una posizione e prospettiva di tutto rispetto e cioè in piedi dritto su quel "piedistallo d'onore" situato su di un gradino appena sotto rispetto alla postazione del vincitore, anche in questa occasione, dicevo, il povero Longoni rivestì i tristi panni dell'eterno secondo. L'altro naturalmente era un ...Mancin, di nome e di fatto, l'Eraldo in campo che, evidentemente, anche stavolta, gli fece un bel tiro ...Mancin, rendendosi per la seconda volta consecutiva campione e fortunato protagonista della conquista del tricolore, questa volta però indossando l'originale ed inimitabile maglietta bianca del Cagliari FC, quella cioè con i 4 morì ben stampati sul petto, i laccetti al posto del girocollo, con quel numero dietro le spalle che sembrava quasi disegnato a mano da un designer davvero bravo. E fu proprio la figura di Longoni, perdente sì, nel duello a distanza con Mancin, ma sempre con grande dignità, che a tutt'oggi mi fa tornare prepotentemente alla memoria una partita disputata a Bologna tra la Fiorentina e la squadra felsinea nel '71/'72 il quale evento sportivo rappresentò, per il sottoscritto, il primo Derby dell'Appennino vissuto in trasferta come giovanissimo tifoso della nostra amata Fiorentina. Fu, l'incontro di quel giorno, purtroppo per noi, una partita contrassegnata, per lo più, da numerose assenze patite proprio sulla sponda Viola, assenze assai importanti come quelle del bomber Sergio Clerici detto il "gringo", di Luciano "cavallo pazzo" Chiarugi, di Nevio Scala e di Claudio Merlo. La Fiorentina, davanti agli spalti gremiti del Dall'Ara, si presentava così con la seguente formazione: Superchi, Galdiolo, Longoni, Orlandini, Pellegrini, Brizi, Esposito, D'Alessi, Piccinetti, De Sisti, Mazzola II. Il Bologna, dal canto suo, invece, era al completo e schierava una formazione con questi undici uomini: Adani, Roversi, Fedele, Cresci, Janich, Gregori, Perani, Rizzo, Savoldi, Bulgarelli, Landini II. A quell'epoca, inoltre, dobbiamo sottolineare che per la tifoseria ospite era assolutamente possibile sedere tranquillamente sugli spalti insieme ai tifosi locali avversari i quali, al massimo, potevano "spararti" contro qualche sfottò in dialetto o qualche battuta al vetriolo del tipo: "Ma va là Ragassuolo, che questa Fiorentina stasera ce la cuciniamo al sangue...". Al ché, poco divertito, anch'io mi sognavo invece di rimbalzo un bel panino con la "Bologna naturalmente dentro fatta a fette...". Purtroppo, però, l'inizio sembrò proprio dar ragione a quel simpatico tifoso bolognese, perché dopo appena 20 minuti Ivan "il terribile" Gregori, su ribattuta della nostra difesa, fece partire un destro che trafisse il super "quotato" Franco Superchi alla sua sinistra nell'angolino basso, praticamente irraggiungibile. Lassù davanti, intanto e per la verità piuttosto isolato, il nostro centravanti "primavera" Piccinetti, l'attuale allenatore dei nostri Baby calciatori del Porta Romana, lottava come un leone nella morsa a tanaglia dei difensori rossoblu, Tazio Roversi, Franco Cresci e Franco Janich. La partita, nonostante le defezioni già ricordate, si mantenne, tuttavia, più che equilibrata per gran parte dell'incontro, senza cioè che poi ci fossero particolari occasioni clamorose da ambo le parti. Il tutto fino ad arrivare all'episodio che vide protagonista proprio il nostro terzino sinistro "coscia d'oro" Pino Longoni. A 10 minuti dalla fine, in conseguenza di un fallo fischiato "a due" in area, Longoni si prese la

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responsabilità di calciare una punizione che, per la verità, sembrava veramente troppo angolata e cioè con una prospettiva troppo defilata lateralmente rispetto alla posizione della porta per sperare di poter sorprendere il portiere Amos Adani. Ed invece Longoni fece partire un bolide talmente potente che passò veloce ed imprendibile tra la testa di Adani e la traversa della porta senza che il portiere rossoblu, colto chiaramente di sorpresa, potesse accennare ad alcuna pronta e felice reazione. La curva Viola esplose in un grido di giubilo, per un risultato ormai da tutti noi abbondantemente insperato. Al triplice fischio salutai con grande reverenza quel tifoso felsineo, pensando con appetito abnorme a quel succulento panino con la Bologna tagliata a fette che, nella mia immaginazione, mi stavo gustosamente già divorando... ! L'eroe di quel giorno, e cioè Pino Longoni, disputò a Firenze altri due campionati di grande livello per poi passare ad indossare la maglia biancorossa del Lanerossi Vicenza nella stagione '73/'74 dove militò per altri due anni. Longoni, per tutti "coscia d'oro", terrore di tutte le barriere, perché proprio nella sue gambe possedeva la forza della dinamite, potenza che esprimeva sovente sui calci piazzati, finì tragicamente i suoi giorni seduto su una carrozzina colpito da una terribile malattia fino all'anno 2006, quando si spense definitivamente lasciando la moglie Grazia, donna conosciuta in Sardegna ai tempi dei i suoi trascorsi nel Cagliari di Gigi Riva.

Mancin nell’anno dello scudetto


… e la Sinalunghese Ed ora, dopo averVi raccontato il romanzo della storia calcistica di Giuseppe Longoni, passiamo finalmente alla cronaca, altrettanto avvincente, dell'incontro disputato oggi dal Porta Romana contro la Sinalunghese, un evento che, tra l'altro, ha avuto un epilogo da Libro Cuore, visto che questo turno di campionato rappresentava per il nostro giocatore Sabia, per motivi di lavoro, anche l'ultima partita da disputare come giocatore del Porta Romana. Ore 14,30, si parte ed é subito goal e vantaggio del Porta Romana, realizzato da Conti, dopo appena un minuto di gioco, su Assist di Carfora su punizione, vantaggio che, ahimè, l'arbitro, su segnalazione puntuale del guardalinee annulla e quindi il tutto non vale e, con l'illusione del vantaggio, si riazzerano i ...Conti. Ma come sappiamo ...L'...asinalunga é un "animale da ...Calcio" davvero difficile da domare con ...colpi da tergo che fanno male e lo si vede fin subito dal ritmo che riescono ad imprimere al loro gioco, praticando un pressing a tutto campo con i loro giocatori sempre addosso ai nostri giocatori... A testimonianza di quanto sopra detto al 20esimo minuto i nostri avversari confezionano una doppia occasione davvero ghiotta che, però, per fortuna nostra, non riescono a trasformare in rete, grazie anche ai buoni riflessi del nostro numero uno, Parrini. Succede infatti che, in seguito ad un malaugurato passaggio indietro proveniente dal nostro centrocampo, la palla viene intercettato dal centravanti locale, un tipo davvero roccioso, quasi come una ...Montagnoli, che, appena in possesso della sfera, si invola come una ...valanga verso la nostra rete per poi battere a rete, trovando, per fortuna, il nostro portiere che gli si ...Parrini davanti respingendo d'istinto l'insidiosissima conclusione. Ma non è ancora finita perché, sul proseguimento dell'azione, la sfera perviene sui piedi della loro mezzala che, senza pensarci due volte, tira fuori dal ...Cappelli una forte conclusione al volo, a botta sicura, conclusione che viene salvata, per fortuna, sulla linea da un nostro difensore. Verso la fine del primo tempo Parrini si oppone molto bene ad un altro tiro scagliato da fuori area da un loro centrocampista, e così si va al riposo. All'inizio del secondo tempo il Porta Romana parte più deciso costringendo i nostri avversari ad arretrare almeno di venti metri il loro raggio d'azione. A metà del secondo entra Gori, mossa questa che si dimostrerà assai decisiva per le sorti dell'incontro stesso. Con l'ingresso di Gori, infatti, l'azione della nostra squadra si fa subito più vivace con scambi davvero interessanti sulla fascia destra tra lui e Torrini, azioni che creeranno non poco scompiglio ai nostri avversari nella loro metà campo. Al 30esimo del secondo tempo, Santini, mentre si invola lanciato a rete verso l'area dei nostri avversari, viene brutalmente atterrato da tergo, intervento che viene giudicato, comunque, regolare dall'arbitro di Arezzo. A 10 minuti dalla fine, ecco l'episodio che poteva imprimere un indirizzo senz'altro decisivo alle sorti dell'incontro. Santini dopo aver operato un bellissimo scambio nell'area Sinalunghese, mentre si trova quasi a tu per tu con il portiere dei locali Marini, cade a terra, perché colpito chiaramente da un netto intervento da dietro provocato da un loro giocatore. Il Direttore di gara, a quel punto, anziché decidere per l'assegnazione della massima punizione, opta incredibilmente per la simulazione del nostro giocatore che viene così, clamorosamente, ammonito per la seconda volta e quindi "cacciato" negli spogliatoi.

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Tale situazione rinvigorisce pericolosamente le speranze della Sinalunghese che, così, riparte all'attacco nella speranza di poter far sua l'intera posta. Ma i nostri non si abbattono per niente, perché anche se in inferiorità numerica, stoicamente, riescono a mantenere con Gori, Torrini, Conti e Carfora il possesso prevalente della palla, fino ad arrivare al 45esimo quando accade l'inimmaginabile. Da una punizione ben calciata da Carfora, all'altezza delle tre quarti, la palla sfila indisturbata in mezzo alla difesa senese, senza che la traiettoria venga intercettata da qualcuno, anzi, quasi da nessuno, perché all'ultimo istante ci mette il piede Salvatore Sabia che devia in rete, battendo inesorabilmente il portiere ...Marini, per il quale la faccenda si fa, ora, alquanto… salata. Ed é quindi 1 a 0 per il Porta Romana, vantaggio acquisito grazie dunque all'intuizione di Sabia, proprio lui, colui il quale, nella sua ultima partita con la casacca arancionera, sigla all'ultimo istante quel goal vittoria che rilancia e migliora la classifica della nostra squadra. Nel recupero, infine, Parrini si esibisce in una grandiosa parata, salvando il risultato su un tiro fortissimo scagliato da Bakkai da una distanza di venti metri circa. Morale della favola: un miglior regalo di addio il nostro difensore Sabia, uomo con le valigie già pronte verso Roma, non ce lo poteva proprio fare. Il grande abbraccio commovente e collettivo finale di tutti i giocatori stretti intorno a Sabia, oltre che a tributare il saluto e ringraziamento meritato al bravo difensore, sancisce pure, forse, il ritrovato entusiasmo dentro e fuori questa nostra squadra che ieri si era persa ed oggi si é ritrovata. Avanti così.

SINALUNGHESE: Marini, Torricelli, Stolzi, Fanetti, Calveri, Schillaci, Ippolito, Oliverio, Montagnoli, Cappelli, De Luca. A disp.: Caoduro, Perinti, Pandolfi, Bakkai, Tiezzi, Bekiras, Spadaro. All.: Marmorini. PORTA ROMANA: Parrini, Antonacci, Francini, Pomo, Sabia, Murras, Torrini, Santini, Conti, Carfora, Montuschi. A disp.: Compagnoni, Stella, Cogli, Gori, Sarti, Mehilli, Schenone. All.: De Carlo. ARBITRO: Erminio Cerbasi Arezzo. Assistenti Andrea Cappini e Marco Cavini Arezzo RETE: 90′ Sabia NOTE: espulso Santini per doppia ammonizione al 70′

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Ciccio Esposito, il triangolo d’oro Ciccio Esposito e la “Viola” ‘69/‘70

Mi é capitato una volta di sera, dopo uno spettacolo teatrale, di entrare in una nota e affollatissima pizzeria napoletana DOCG in pieno centro di Firenze, lì proprio vicino al teatro, e di intravedere dietro l'occupatissimo ed attempato pizzaiolo, anche lui di origini tassativamente napoletane DOCG, un bel poster ritraente la squadra del Napoli, quella della stagione '73/'74 terza classificata in campionato e così composta: In piedi: Zurlini, Orlandini, Bruscolotti, Braglia, Juliano, Carmignani, Accosciati: Vavassori, Clerici, Esposito, Pogliana, Cané Dopo aver felicemente degustato le succulenti prelibatezze campane, mi capitò pure di completare l'allegra serata gastronomica apprezzando pure un ottimo gelato, forse il migliore secondo il rapporto qualità e tradizione, combinazione che la puoi trovare o dal Vivoli od anche altrove. Ma che combinazione è trovarla altrove…! La gelateria Vivoli é una gelateria, come tutti sanno, che fa produzione artigianale DOCG forse da più di mezzo secolo e che si è fatta conoscere ed apprezzare dalle generazioni provenienti da tutto il mondo in visita nella nostra incantevole città medicea. Ed é talmente famosa tale "bottega del gelato" da essere ricordata, alla sua maniera, anche in una celebre canzone dal nostro cantastorie Riccardo Marasco ( ...ed ho detto Marasco, cari tifosi impenitenti, e non Maraschi…!), canzone dal ritornello che più o meno faceva così: " ...E la portai dal Vivoli, a prendere un gelato e la mi disse l'é marmato e la mi fece scomparir, Teresina 'un ti ci porto più ……!" Ed in quell'attimo "sfuggente" può succedere pure che, mentre ti stai pregu-

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stando il tuo gusto preferito, per un istante alzi gli occhi ad altezza d'uomo ed intravedi dietro ed in alto verso destra, rispetto al sorridente e rassicurante volto della gentilissima commessa ( ...che evidentemente un uomo non lo è proprio...), guarda un po', proprio la fotografia davvero esaltante della Fiorentina targata e scudettata anno '68/'69, squadra diventata davvero unica ed epica per tutti noi, così disposta ed immortalata di fronte all'obiettivo della foto camera dell'epoca: In piedi: Ferrante, Merlo, Rogora, Brizi, Maraschi, Superchi, Accosciati: De Sisti, Mancin, Esposito, Chiarugi, Amarildo ( ...mentre un celebre assente di quello schieramento, invece, era Rizzo...). Ora salta subito agli occhi, dopo una attenta disamina dei due storici riquadri, scovati per combinazione nella stessa sera, ma in due luoghi diversi, un comune denominatore che, però, non é proprio un denominatore "comune" e stop, bensì trattasi di un signor giocatore di calcio di grande qualità di professione mediano e cioè, per l'esattezza, di Salvatore Esposito, ovvero "il mediano DOCG per ...eccellenza, o forse più, che tutte le squadre di ieri e di oggi avrebbero voluto poter disporre in ...rosa ( ...lui invece al ...rosa confetto, per lungo tempo, preferì il ...viola acceso e ...l'azzurro cielo...). Un calciatore insomma, il caro "Ciccio" Esposito, che ha, ancora a tutt'oggi, ben appoggiata sulle sue forti spalle, una intensa e memorabile "vita da mediano", storia indimenticabile la sua che lo accompagnerà per sempre, come se si fosse tale rivestitura trasformata nel tempo in un terzino implacabile, messo lì in marcatura stretta, proprio dietro di lui, a seguirlo ovunque come un'ombra. Salvatore Esposito, detto "Ciccio" per gli amici e non solo, fece parte, come tutti ben sanno, della formazione Viola che vinse lo scudetto nel 1969, componendo con Merlo e De Sisti quel famoso "triangolo d'oro" che é stato da sempre considerato dagli esperti, più o meno "scafati" in matematica, come uno tra i migliori assetti di centrocampo che la storia del calcio italiano abbia mai conosciuto e ricordato. Ridisegnando proprio all'altezza del cerchio di centrocampo quella figura geometrica divenuta per quasi mezzo secolo il nostro principio di riferimento trigonometrico, anche se costituito da vertici e lati in continuo movimento, troviamo, tanto per cominciare, in regia ad occupare il vertice più basso, posto lì a dettare i tempi di ogni azione, il capitano di "lunga corsa" "Picchio" De Sisti. Merlo, invece, sta un po' più avanti, piazzato lassù a sostegno e pronto ad inventare per le punte l'assist vincente con il suo ultimo passaggio. Ed infine Esposito, cursore instancabile dai piedi più che buoni, pronto a far diga ed a rubar palloni per poi far ripartire l'azione in contropiede. A questo centrocampo sarebbe stata necessaria solo una pedina per ambire a poter aspirare alla assoluta perfezione, professionalmente parlando s'intende, e cioè la presenza di lui "la luce", Giancarlo Antognoni, che arrivò a Firenze nell'anno medesimo della cessione di Ciccio Esposito ovvero quando lo "scugnizzo" di Torre Annunziata si era ormai imbarcato, malinconicamente, in un vagone di solo ritorno verso la sua Napoli, nella stagione '72/'73. La prima volta che vidi giocare Esposito, come un avversario temibile di ritorno al Franchi, fu quando il Napoli incontrò la Viola di Radice nella stagione '73/'74. Quella partita contro il suo Napoli finì con un pareggio per 1 a 1, con vantaggio iniziale dell'attaccante Viola Nello Saltutti detto "il Levriero italiano made in Gualdo", a cui replicò il bomber partenopeo nonché ex Viola Sergio Clerici, al novantesimo minuto. Ciccio Esposito fece parte nell'anno seguente anche di quel Napoli super corazzato che nel '74/'75, sempre sotto la guida di Vinicio detto "o Lione" e cioè il precursore in Italia del "gioco totale", contendette alla Juve addirittura lo scudetto fino alla ultima giornata di campionato, finendo amaramente secondo a due soli punti dai bianconeri. C'ero anche io sugli spalti del Franchi quel giorno in cui la formazione partenopea con Esposito

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a centrocampo si contendeva la posta in palio contro la compagine Viola che in quell'anno era invece condotta, con risultati altalenanti, dal "Paron" Nereo Rocco. Ricordiamole le due formazioni schierata in campo sotto la direzione un po' troppo ..."artistica" dell'arbitro ...Picasso di Chiavari: Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Beatrice, Brizi, Della Martira, Caso, Guerini, Desolati, Antognoni, Saltutti. Napoli: Carmignani, Landini I, Orlandini, Burnich, La Palma, Esposito, Massa, Juliano, Clerici, Rampanti, Braglia. Chiaramente a quell'epoca succedeva che, tutte le volte che la tifoseria napoletana si muoveva "a mò di esodo" in direzione di Firenze, la capienza dello stadio Franchi finiva per non bastare mai a contenere tutti quanti gli spettatori più o meno regolarmente presenti sugli spalti e quindi, anche noi sulle gradinate, ci si doveva accontentare di stare appiccicati come "sardine" l'uno all'altro e tutti quanti in piedi per tutta la durata dell'incontro. Erano quelli i tempi, per intendersi, in cui bastava che un ladruncolo qualunque, nato e cresciuto sotto il Vesuvio ed appena arrestato per strada in flagranza di reato dalla polizia locale, si mettesse a gridare in un dialetto, non ...Secondigliano a nessuno, ai suoi compaesani raggruppati lì nei pressi e vestiti con sciarpe azzurre da trasferta: " ...Compaesà, m'hanno arrestato perché Forza Napoli.!", che subito tutti quanti accorrevano solidalmente in suo soccorso con l'intento di liberarlo dalla morsa delle manette già stretta ai suoi polsi. Vabbé, diciamo pure che anche questa consuetudine faceva un po' parte della storia e del colore "azzurro" dei mitici anni 70…! Tornando a quel giorno, tra Fiorentina e Napoli finì ancor una volta con un pareggio per 1 a 1, con una clamorosa autorete napoletana iniziale ad opera del roccioso Tarcisio Burnich nel primo tempo che, con un pallonetto preciso e ben calibrato, sorprese l'attonito e compagno di squadra Gedeone Carmignani. A tale vantaggio, dicevo, rispose il solito Sergio Clerici detto "il Gringo", stavolta, però, su gentile concessione di un rigore assegnato dalla Direzione per la verità assai ..."artistica" del sig ...Picasso di Chiavari.

…e il San Donato Tavarnelle E così, dopo aver riesumato i bei ricordi sportivi legati a Salvatore Esposito, passiamo adesso a raccontare le vicende che hanno interessato questo pomeriggio la squadra del Porta Romana, impegnata, come era, nell'affrontare la forte compagine del San Donato Tavarnelle. Ore 14,30 si parte con una novità importante però in casa del Porta Romana che schiera, nella formazione iniziale, a centrocampo, Michele Fossati, neo acquisto degli ultimi giorni ed elemento che è stato ritenuto dal Mister utile da impiegare oggi, fin da subito, come se fosse egli stesso una sorta di ponte levatoio, più che necessario, proprio per sopperire a quel pericoloso … Fossati che si stava creando a centrocampo, a seguito delle importanti defezioni nero arancio di Bianchi e Santini, registrate proprio in questa ultima settimana. Ed è proprio il neo acquisto Fossati, facendo un balzo triplo ed improvviso indietro nel tempo, che mi riporta prepotentemente alla memoria il ricordo di un altro giocatore, per l'appunto omonimo del suddetto neo centrocampista nero arancio, e cioè un tale Natalino Fossati giocatore quest'ultimo che, a cavallo degli anni sessanta e settanta, da tutto il popolo torinista fu riconosciuto come una autentica bandiera granata, in quanto dimostrò, già all'epoca, di essere un grande prota-

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gonista proprio con la maglia del Toro interpretando, lui stesso, con stile discreto e con tenacia ferrea, il ruolo di terzino titolare inamovibile, ininterrottamente, per quei dieci lunghissimi anni di permanenza consecutiva nella società piemontese, prima di esser ceduto a titolo definitivo dal Toro alla Sampdoria nella stagione '74/'75. Natalino Fossati, naturalmente, fece parte anche di quella formazione granata che nella stagione '70/'71 si impose conquistando la prestigiosa Coppa Italia, superando addirittura in finale l'allora super titolato Milan di Gianni Rivera e di Nereo Rocco. Ma ecco, per i nostalgici del "calcio che fu", la formazione del Toro che a Genova in finale, quella sera del 27 giugno 1971, prevalse sul Milan ed alzò, così, la coppa al cielo, come trofeo indelebile, ancora oggi, ben conservato nella ricca bacheca granata: Castellini, Lombardo, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Rampanti, Ferrini, Petrini, Sala, Luppi. Ma ritornando, finalmente e senza altri indugi, alla partita disputata dai nostri questo pomeriggio alle Due Strade, debbo innanzitutto e comunque sottolineare come l'avversario che, oggi, avevamo schierato di fronte non si presentava come un "nemico" qualunque, ma si trattava invece e pur sempre di una compagine che poteva contare, tra le proprie file, sulla presenza di giocatori di un certo livello e con un recente passato discreto sulle spalle, come ...Galbiati, per esempio, figlio d'arte e centrocampista il quale, laddove era andato a giocare in precedenza aveva sempre riscosso apprezzamenti e tanta fiducia, perché ...Galbiati, si sa, vuol dire ...fiducia. Lo stesso allenatore ...Ercolino, del resto si sa, è un tipo che alle sue squadre ha sempre trasmesso …forza, il quale Mister, inoltre, quest'anno può contare anche su due centrali, davvero insuperabili in difesa, Collacchioni e Mesinovic, e cioè due vere e proprie …colonne per …Ercolino. Insomma la forza devastante di ...Ercolino sta proprio anche nella qualità tecnica espressa dai singoli e tanti bravi giocatori che può avere a disposizione, come ...Cubillos, per esempio, attaccanti che, se ...lanciati velocemente sul ...campo di gioco, possono diventare letali per qualsiasi difesa avversaria. Comunque, venendo alla cronaca dell'incontro, nei primi venti minuti non si registrano evidenti occasioni da rete, con i reiterati ed insistenti tentativi di attacco condotti dai nostri due attaccanti Conti e Chiarelli che, come ...flutti di mare persistenti nello stretto di Gibilterra, sistematicamente si infrangevano contro le già citate e poderose ...colonne di ...Ercolino. Al venticinquesimo minuto, invece, a seguito di un nostro grave errore di disimpegno difensivo, l'arbitro, ravvisando poi un nostro fallo di gioco, ci fischiava contro una punizione al limite dell'aria che poteva diventare davvero insidiosa per noi. Cubillos, incaricato naturale dell'esecuzione, prendeva la rincorsa e scagliava il tiro assai bene, disegnando una traiettoria che, dopo aver scavalcato completamente la barriera nostrana, si infrangeva sul palo situato alla sinistra di Parrini, per poi ripiombare al centro dell'area di rigore dove Collacchioni, a porta sguarnita, raccoglieva al volo sprecando clamorosamente un "tap in" facile facile. Per poter assistere, finalmente, ad una successiva e grande occasione da goal questa volta da noi ben confezionata, abbiamo dovuto aspettare addirittura la fine del primo tempo, allorquando su punizione fischiata a favore nostro, Carfora pennellava una palla goal davvero ghiotta per Conti il quale svettando di testa deviava in rete, deviazione che però trovava sulla sua traiettoria la prontezza di riflessi dell'esperto portiere giallo blu Mandorlini che, con una prodezza da campione, deviava e salvava il risultato in calcio d'angolo. La partita continuava molto intensa anche nel corso della ripresa, con spunti tecnici da ambo le parti davvero eccellenti. Al ventesimo, ecco in arrivo un episodio davvero importante il quale avrebbe potuto cambiare le sorti dell'intero incontro. Su calcio d'angolo assegnato a noi, Carfora "imbeccava" al millimetro la

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testa di Murras il quale, deviando da pochi passi, indirizzava la sfera nell'angolino basso, dove però, ancora una volta, trovava tra la palla e la rete, ahimè, le mani "calamita" di Mandorlini che così, con un'altra prodezza delle sue, deviava in calcio d'angolo salvando il risultato. Nel finale, infine, alcuni bei cross effettuati da Frosali non venivano raccolti prontamente dal centravanti loro che si tuffava in ...Vanni sprecando buone occasioni. E così si arriva alla conclusione di questo incontro, molto ben giocato dalle due contendenti, al termine del quale, loro, come noi, se ne ...Vanni via con un sol punto guadagnato su tre disponibili, occasione perduta, quindi, per poter migliorare ulteriormente le rispettive posizioni in classifica.

Porta Romana nel prepartita

PORTA ROMANA: Parrini, Torrini, Francini, Pomo, Gurioli, Murras, Fossati, Gori, Conti, Carfora, Chiarelli. A disp.: Compagnoni, Stella, Ciolli, Frutti, Olivieri, Cogli, Montuschi. All.: De Carlo.

SAN DONATO TAVARNELLE: Mandorlini, De Simone, Frosali, Mesinovic, Galbiati, Collacchioni, Nuti, Paparelli, Vanni, Cubillos, Paoletti. A disp.: Milanesi, Calonaci, Mazza, Lumachi, Qehajaj, Taflaj, Lotti. All.: Ercolino. ARBITRO: Gioele Iacobellis Pisa. Assistenti Da Luca Salvadori Arezzo Francesco Pepe Arezzo NOTE: espulso Paparelli all'84′.

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