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Le due Germanie contro nel ‘74, il muro di Berlino...

Jurgen Sparwasser

Il mio viaggio turistico trascorso in questi giorni a Berlino, ovvero, oggi come l'altro ieri, la vera capitale della Germania riunita, mi ha fatto ricordare, con un balzo indietro di circa 40 anni, il Mondiale del '74, competizione questa che fu organizzata dall'allora Germania dell'Ovest e cioè, per intendersi, quella Nazione che, a quell'epoca, era separata dalla confinante Germania dell'Est da un muro, un muro terribile, mortale, disumano, invalicabile, il muro di Berlino, appunto, posto in una città che, nel dopoguerra, essa stessa fu tragicamente divisa in due, straziata nell'animo, costretta a convivere con quella ferita, fatta di ferro, cemento, filo spinato, militari e cani Dobermann, il tutto immerso in una atmosfera rimasta per lungo e troppo tempo inverosimilmente surreale. Destino volle che, in quella stessa manifestazione sportiva, partecipasse pure, per la prima volta alle fasi finali, proprio la nazionale della Germania dell'Est la quale squadra, casualmente, sempre per la prima volta nella storia del calcio mondiale, fu sorteggiata nello stesso girone dove capitarono pure, incredibilmente, i "fratelli coltelli" tedesco occidentali i quali, come ho già anticipato, erano considerati, per di più, i potenti imbattibili padroni di casa, gli organizzatori ufficiali dell'evento, insomma, la squadra da battere a tutti i costi. L'incontro che ebbe luogo al Volksparkstadiom di Amburgo il 22 giugno 1974, tra le due sorelle "Germane", fu un evento davvero sensazionale, perché carico di quegli infiniti ed irripetibili significati che non appartenevano solo ad una sfera meramente sportiva, ma interessavano pure aspetti reconditi di una natura da inquadrare direttamente nel campo sociopolitico se non addirittura in faccende riguardanti i servizi segreti.

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Sparwasser insieme a Vogts

La stretta di mano, in apparenza da "guerra fredda", scambiata a centrocampo tra i due capitani tedeschi, quello dell'Ovest Franz Beckenbauer, detto il Kaiser, e quello della DDR, Bernd Bransh, sotto lo sguardo vigile dell'arbitro uruguaiano Barreto, fece letteralmente il giro del mondo, perché fu questa la prima volta di una partita ufficiale disputata tra di loro, le due nazionali con la stessa anagrafe, ma con un orientamento cardinale geografico e politico completamente opposto. E fu, quella volta, anche la prima volta di una stretta di mano nell'apparenza "fraterna" tra i due leader di due squadre nazionali tedesche rappresentanti entrambi di un popolo anch'esso da circa ben 40 anni tristemente diviso in due proprio da quel muro, il muro di Berlino per l'appunto. Il macht fu assai combattuto perché, ripeto, c'era in gioco molto di più di una partita di calcio, anche se la posta in palio ufficialmente era pur sempre solo di natura sportiva e l'obiettivo finale era una vittoria "mondiale". Ebbene, incredibilmente, e contro ogni pronostico, prevalse la DDR per 1 a 0 grazie ad una bellissima rete siglata dell'eroe nazionale, Jurgen Sparwasser, che al 77esimo batté con uno splendido diagonale il mitico numero uno della squadra allenata da Helmut Shon e cioè il portiere Sepp Maier e tutto questo per la grande e comprovata gioia ed esultanza anche di una giovanissima Angela Merkel, cittadina che a quell'epoca abitava nella DDR perché residente a Cottbus. Sparwasser, detto "Sparwi", proprio lui, siglò il gran goal della vittoria, lui che era e che rimarrà per sempre il più forte fantasista della DDR di tutti i tempi, elevato dal regime di Honeker, dopo quella prodezza, a nuovo simbolo dello Sport vincente dell'Est Europeo contro quello invece capitalista ed "imperfetto" dell'Ovest.

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Una vera e propria lezione di sport e di vita, quel giorno, fu impartita dal sistema sociopolitico comunista in vigore al di là del muro nei confronti di quel sistema, quello occidentale, invece ancora in essere al di qua del muro. La DDR, con quella vittoria, concluse il girone in testa, tra lo stupore generale, davanti proprio a quei "fratelli coltelli" dell'Ovest che, giungendo, pur tuttavia, secondi, si qualificarono ugualmente e senza troppi problemi per la fase finale del torneo. La Germania dell'Ovest, comunque, ripartì proprio da quella cocente umiliazione, mal patita, per trasformarsi via via in una squadra ancor più forte e decisa rispetto a prima, una squadra talmente concentrata e arrabbiata, proprio in virtù di quella perduta battaglia "fratricida", da rendersi, nel proseguo del torneo, la vera protagonista, inanellando così una serie interminabile di successi che in finale la condussero a sconfiggere nientemeno che l'Olanda di Cruijff, per 2 a 1 ( ...con vantaggio iniziale olandese realizzato su rigore da Neeskens e propiziato dallo stesso Cruijff, con pareggio successivo sempre su rigore siglato da Breitner e goal vittoria finale del bomber "bavarese" Gerd Müller...). Sparwasser, da quel giorno in poi, elevato dal suo stesso regime ad eroe nazionale, come esempio di modello vincente da emulare e valido per tutte le generazione presenti e future, proprio lui, dicevo, lo "Sparwi", nell'anno 1988, tra lo stupore e la delusione del regime medesimo e dei suoi assertori, fuggì via verso quella libertà vigente al di là di quel muro, per raggiungere ed abbracciare, finalmente, nell'altra Berlino, quei "fratelli" tedeschi che lui stesso aveva, implacabilmente, battuto ed umiliato ben 14 anni prima. Ed ora io sono proprio qua, laddove nel 1988 Sparwasser coraggiosamente osò scappare per sfidare quel suo passato che fino ad allora lo aveva osannato, proprio là, dicevo, laddove qualche anno dopo e cioè nel 1990, in occasione di un altro "mondiale", quello delle "notti italiane", quel terribile muro d'improvviso crollò trascinando appresso a sé tutto il resto, compreso quel suo passato da dimenticare che però da nessuno fu mai più dimenticato.

Il Goal di Sparwasser

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… e il Grassina E dopo aver riportato alla luce un frammento di storia e cioè quella della Germania divisa, passiamo finalmente a narrarVi le fasi salienti della partita odierna, partita disputata dal nostro Porta Romana in casa contro la temibile neopromossa Grassina, squadra che quest'anno è riuscita a partire, sin da subito, con il piede giusto in campionato e che è riuscita, pure, successivamente a mantenere un buon ritmo, andamento, tra l'altro, certamente confermato dalla loro attuale posizione in classifica sempre in ascesa, con un punteggio provvisorio che di settimana settimana, sorprendentemente, si in ...Grassina a vista d'occhio sempre di più. Dopo un inizio senza scossoni, la prima scintilla del macht, però, parte invece dal piede del nostro Fossati che, alla mezz'ora, con un bel tiro su punizione manca veramente di un niente quel vantaggio che sarebbe stato in grado di creare tra noi e loro un seppur piccolo ...Fossati iniziale, ma tanto duro poi da superare. Subito dopo, però, è il solito attaccante rosso e verde ...Lava, un vero ...Vulcano ...esplosivo nelle sue conclusioni sotto rete, che, col suo piedino ...incandescente, anche lui, su punizione, ..."magma mia", sfiora il bersaglio grosso, con Parrini che assiste basito alla conclusione ben calibrata, finita fortunatamente di poco fuori dallo ...specchio, ...specchio che ...riflette, per un attimo, tutto il nostro stato d'animo preoccupato per il pericolo scampato. A conclusione del primo tempo é ancora una volta il Grassina che si ...Vestri da vero protagonista, riversandosi con ...Lava in area di rigore il quale, ben servito da una calibrata ...Aperuta partita dai piedi del loro più estroso trequartista, scarica di destro un bel tiro al volo, siglando il goal del vantaggio a favore dei rosso verdi. E così tale vantaggio, a poco minuti dall'intervallo, per loro, potrebbe diventar certamente "tutto ...Grassina che cola", mentre per noi, invece, potrebbe vederci aprire, sotto i nostri piedi, un ...Cratere di ...Lava, duro e assai profondo poi da risalire. Ma non è finita qui, perché, a tempo scaduto, il regista ...Castellani ( ...questa volta senza il collega ...Pipolo, però...), con una conclusione dalla distanza, impegna severamente il nostro numero uno Parrini che devia con un bel intervento plastico in calcio d'angolo. L' ...Aperuta della ripresa stavolta si apre, però, con una grande opportunità per la nostra squadra, allorquando il direttore di gara sentenzia per i nostri un rigore netto per fallo provocato da Muscas, fallo da ultimo uomo, con il portiere loro che, conseguentemente, si ...Muscas un bel cartellino rosso in faccia, sanzione, quest'ultima, che costringerà così la squadra rosso verde a proseguire il resto della gara in inferiorità numerica. Il nostro ...Carfora, a questo punto, sente ...profumo di goal e così si occupa, personalmente, della massima punizione, realizzando con sicurezza e precisione il pareggio che diventa perciò una vera …Canfora per i nostri muscoli e per le nostre aspirazioni conclusive. Ed invece il proseguimento dell'incontro dimostra esattamente il contrario, con ...Aperuta che cerca di ...pungere, ancora una volta, la nostra difesa, grazie ad una bella ed insidiosa conclusione in contropiede che finisce la propria corsa, per fortuna nostra, fuori di poco. Anche il nostro Santini, da parte sua, fa un tentativo al 15esimo della ripresa, rispondendo alle velleità avversarie con un bella ...rasoiata in diagonale la quale fa la ..."barba al palo", quello della porta difesa dal neo entrato Morini. Poi, più niente accade di particolarmente interessante fino alla fine del macht, con il verificarsi solo di qualche schermaglia di troppo, proprio nel finale dell'incontro, interventi che servono solo a s ...Calderini forse eccessivamente gli animi e che portano, purtroppo, alla doppia ammonizione del nostro pur valido Fossati il quale, anche lui, lascia anzitempo i suoi compagni

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in dieci, ripristinando così quella parità numerica delle forze in campo in precedenza da loro perduta e purtroppo dai nostri non adeguatamente sfruttata. E così finisce 1 a 1, con un mezzo bicchiere rimasto vuoto o forse pieno in mano nostra che, alla fine, poteva tornar a noi anche tutto pieno. Che dire, perciò, della nostra squadr,a se non che diventa a questo punto assolutamente decisivo affrontare con il giusto piglio il prossimo turno previsto in trasferta a Campi, per poter davvero capire a quale obiettivo, più o meno ambizioso, la nostra compagine potrà davvero aspirare nel proseguo del campionato. Solo una vittoria, infatti, potrebbe davvero ri…Lanciotto definitivamente quelle nostre ambizioni maturate e cresciute bene solo dopo le prime premesse iniziali dimostrate in campionato. Per il Grassina invece, vera sorpresa del torneo, le sorprese attese sotto l'albero di Natale potrebbero non finire qui, con ...Renna e ...Befani, due giovani in rampa di lancio, che fanno ...scopa con il modulo di gioco previsto dal loro Mister, modulo che ...calza loro molto bene a pennello, considerando pure ciò che è previsto dal regolamento vigente in termini di quote.

Porta Romana, goal su rigore

PORTA ROMANA: Parrini, Torrini, Francini, Pomo, Gurioli, Murras, Fossati, Santini, Conti, Carfora, Chiarelli. A disp.: Compagnoni, Stella, Ciolli, Gori, Olivieri, Cogli, Montuschi. All.: De Carlo. GRASSINA: Muscas, Leoni, Stella, Bagnoli, Lovari, Badii, Bencini, Castellani, Lava, Vestri, Aperuta, A disp.: Morini, Befani, Castri, Chirici, Renna, Spinello, Guerrini. All.: Calderini. ARBITRO: Marco Baronti Pistoia. Assistenti Federico Caracciolo e Francesco Coco Pisa RETI: 44′ Lava, 51′ Carfora rig. NOTE: espulsi Muscas (50′) e Fossati (83′).

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Maraschi, Chiarugi e il Giorno dello Scudetto Il tiro di Chiarugi

Si è svolta in questi giorni la tradizionale festa annuale pre Natalizia degli ex Fiorentina AC, occasione importante per lo scambio degli Auguri di rito, riservata e organizzata da tutti gli ex giocatori tesserati che hanno militato in differenti epoche nella Società Gigliata con la partecipazione allargata anche ai loro parenti ed amici. Nell'ambito di questo attesissimo evento, un'accoglienza particolarmente calorosa, quasi commovente, condita pure da uno scrosciante applauso stile "standing ovation", quest'anno, è stata riservata a lui, il bomber dello scudetto ovvero Mario Maraschi, attaccante assai prolifico che, nella stagione '68/'69, realizzò la bellezza di 14 reti su 30 partite a disposizione. Davanti a lui, in quella stagione, si posizionarono, nella classifica generale, cannonieri del calibro di Gigi Riva (20 reti), Pietro Anastasi (15 reti) e Gianni Bui (15 reti). Insieme al "Super Mario" ed a tutti i giocatori ancora presenti e viventi, sono intervenuti alla festa altri tre viola celeberrimi, perché già campioni d'Italia e cioè: Luciano Chiarugi, detto "Cavallo pazzo", "Ciccio" Esposito detto "o'scugnizzo" e Carpanesi. La presenza dei suddetti alla festa, ricordata pure da alcuni noti mass media locali, ed il concomitante impegno profuso Domenica passata dalla Fiorentina contro "i Gobbi" della Juve, mi ha fatto ricordare un'altra storica e gloriosa partita disputata contro le "zebre bianconere" e cioè quella che fu decisiva per la conquista aritmetica dello scudetto da noi vinto nella indimenticabile stagione '68/'69. Si parla quindi e naturalmente della partita affrontata e vinta dai viola contro

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la Juve l'11 maggio del 1969, esattamente coincidente con la ventinovesima giornata, incontro che fu disputato allo stadio Filadelfia di Torino davanti a circa 60.000 spettatori, con la squadra bianconera che schierava per l'occasione questa formazione: Anzolin, Salvadore, Leoncini, Bercellino, Castano, Del Sol, Menichelli, Sacco, Pietruzzo Anastasi, Haller detto il "Crucco" ed infine il mitico "Zigogol" Zigoni. Allenatore dei bianconeri era il sudamericano Heriberto Herrera. La squadra gigliata rispondeva schierandosi così: Superchi, Rogora, Mancin, Esposito, Ferrante, Brizi, Chiarugi, Merlo, Maraschi, De Sisti, Amarildo. L'Allenatore dei Viola era, naturalmente, Bruno Pesaola, detto il "petisso". L'Arbitro designato per quell'incontro era il numero uno delle giacchette nere e cioè Concetto Lo Bello di Siracusa. Appena iniziata la partita, già al quinto minuto, Anastasi tirava al volo in area ma la conclusione, per fortuna nostra, sorvolava di poco la traversa. Rispondeva, subito dopo, Chiarugi con un tiro forte dal limite, anch'esso scagliato al di sopra della traversa. Verso la metà del primo tempo, Superchi si superava da gran campione qual'era, deviando provvidenzialmente in angolo un tiro secco di Menichelli. Alla fine del primo tempo, ancora un grande intervento miracoloso di super Franco Superchi, detto "il Ciociaro", negava il goal, su conclusione a botta sicura del solito Menchelli, soffocando così sul nascere l'urlo di gioia rimasto frustrato in gola dei tifosi Juventini. All'inizio della ripresa, ecco il vantaggio viola con Chiarugi. Anzolin non tratteneva colpevolmente una punizione forte, ma non irresistibile, calciata da Amarildo dal limite dell'area, respinta questa che consentì a Chiarugi l'imperdibile opportunità di concludere agevolmente a rete da poca distanza, siglando così l'1 a 0 per la Viola e ringraziando per il gentil regalo Anzolin, a nome di tutti. A metà del secondo tempo, Maraschi, fuggito via in contropiede dalla marcatura stretta del suo diretto marcatore, anticipava Anzolin in uscita, realizzando così la rete del raddoppio e cioè il goal della vittoria che fu naturalmente accompagnato da un tripudio di gioia sollevato al cielo dalle migliaia di tifosi Viola accorsi al seguito della squadra a Torino.Tale esultanza si unì a quella esplosa con caroselli di incontenibile gioia scatenati in giro per tutte le strade del capoluogo Toscano, caroselli mossi da tutti coloro, tifosi appassionati fiorentini e non, che erano rimasti a Firenze con le orecchie ben incollate, con "l'attack", alla radiolina, per seguire, con l'entusiasmo già salito esponenzialmente alle stelle, la già popolarissima trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto", da cui la mia rubrica trae, indegnamente, lo spunto. Maraschi e Chiarugi, i due attaccanti campioni d'Italia, i due gemelli del goal, accorsi e presenti, questa volta insieme, alla festa degli ex Viola, grazie ai loro goals e alle loro vincenti giocate in avanti, furono i grandi protagonisti di quell'annata, per noi tifosi Viola, davvero indimenticabile. Per entrambi questo è stato l'unico scudetto vinto nella loro pur gloriosa carriera, tricolore che hanno potuto affiggere con orgoglio nelle loro rispettive bacheche, quelle dei trofei i e dei ricordi del loro passato da calciatori, s'intende, anche se poi Luciano Chiarugi sfiorò il suo secondo titolo con il Milan qualche anno dopo e cioè nel '72/'73, occasione mancata a seguito dell'amara quanto incredibile sconfitta rimediata dai rossoneri nella "fatal Verona", nell'ultima giornata di campionato. Gli stessi due campioni, e cioè Maraschi e Chiarugi, furono grandi protagonisti anche in coppa dei campioni l'anno successivo dello scudetto, sconfiggendo in trasferta, nientemeno che, la corazzata sovietica della Dinamo Kiev dei nazionali Rudakov e Bishovets, per 2 a 1, con reti siglati appunto da Chiarugi al 36esimo e da Maraschi al 69esimo, segnature, le nostre, intervallate solo dal pareggio momentaneo firmato dall'ucraino Serebriannikov.

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La Fiorentina a Torino contro la Juve

… il Lanciotto E dopo aver ricordato le grandi gesta sportive dei due "gemelli del goal", Mario Maraschi e Luciano "cavallo pazzo" Chiarugi, artefici insieme ad Amarildo e Rizzo, lassù in attacco, di prodezze davvero indimenticabili e decisive per la conquista del secondo ed ultimo scudetto, passiamo ora a"tentar" di commentare la partita disputata oggi dal nostro Porta Romana su di un ...Campi di gioco completamento avvolto nella nebbia. Prima di procedere con la cronaca dell'incontro va premesso che la nostra squadra avversaria, dopo un inizio particolarmente difficile in campionato, ultimamente, con un fil...Otto di risultati positivi consecutivi, davvero apprezzabili, si è ri...Lanci...Otto rapidamente verso una zona di classifica dove, adesso, non solo può sognare, ma può realisticamente sperare di raggiungere una salvezza che a tutt'oggi non è più una chimera. All'inizio partono un pò meglio loro, anche se la prima vera azione pericolosa è invece per opera nostra, combinazione, quest'ultima, che parte, astrusamente, proprio dai piedi sfortunati del loro portiere, un ex nostro giocatore che non è più per età proprio un ...Giovanniello di primo

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pelo. Infatti, il loro estremo difensore Giovanniello rischia davvero molto calciando, incredibilmente e direttamente, addosso a Conti, con la palla che, impattata contro la schiena del nostro bomber, schizza non lontana dal palo della loro porta. Ma alla mezz'ora sono invece proprio loro a far ...Favilli. Infatti, a seguito di un nostro infelice disimpegno difensivo, il Lanciotto, sulla sua successiva ripartenza, impostata con grande aggressività e cioè, come si suol dire, tirando fuori le...Palaj, passa improvvisamente in vantaggio. Questo grazie soprattutto ad una invenzione del loro esterno il quale si esibisce in una s ...Favill...ante apertura ben calibrata sui piedi del centravanti che, dopo un eccellente stop in area,ci...Manganiello ben bene con una secca conclusione al volo che sorprende nell'angolino basso il pur bravo Parrini. Si conclude, così, il primo tempo con un ultimo tentativo in anticipo di testa ad opera di Chiarelli sul loro portiere, pallonetto che viene però respinto dalla difesa avversaria, difesa che oggi certo non ...Dondoli distratta ed improduttiva, ma che invece ...Corri a destra e sinistra ad arginare tutte le nostre iniziative offensive. Difesa arcigna, aggiungo ancora, che permette così alla squadra di casa di mettere in ...Cantini un prezioso vantaggio di misura alla fine del primo tempo, punteggio che quindi accompagna le due squadre verso le scalette degli spogliatoi per il previsto intervallo ritemprante. Per quanto riguarda il secondo tempo, sarebbe davvero grande da parte mia la tentazione di sospendere qui il mio racconto, proprio per l'impossibilità o l'impraticabilità di poter commentare il macht a causa della fitta nebbia scesa improvvisamente copiosa in coincidenza con l'inizio della ripresa, rendendo praticamente vano ed invisibile ogni tentativo di percepire, almeno dalle tribune del Zatopek, ogni singolo movimento di gioco. Pur tuttavia, traendo spunto da chi vicino a me poteva contare su due fari antinebbia come optional compresi nel suo apparato visivo, proviamo conseguentemente e con un po' di fantasia a completare questa vicenda sportiva che ha interessato naturalmente tutto il secondo tempo. Dopo una ghiottissima occasione iniziale, da loro mancata al quindicesimo, si sveglia finalmente la nostra squadra che sale in "cattedra" o forse semplicemente su un "banco di nebbia", con due squilli davvero acuti e degni di nota. Il primo con Santini che,a seguito di un disimpegno in area,conclude fortissimo trovando preparato Giovanniello il quale risponde in angolo con un bell'intervento plastico. Il secondo, invece, capita sulla testa di Conti che non riesce a sfruttare bene un traversone, disegnando perciò una conclusione sventata poi dalla difesa avversaria. Nella seconda metà del secondo tempo, fa il suo ingresso in campo un loro forte attaccante straniero e per noi son subito … Gueye, perché, a seguito di un pericolosissimo contropiede, il loro esterno alto si trova, sbucando improvvisamente dalla nebbia, solo davanti al nostro portiere arancionero il quale, però, gli si...Parrini davanti molto bene, salvando d'istinto la nostra squadra da un peggior passivo. Nel corso dell'azione seguente, inoltre, a seguito di un bel cross proveniente dalla loro sinistra, la palla,raccolta di testa da un loro giocatore, viene salvata provvidenzialmente e con prontezza sulla linea della porta dal nostro Frutti che, perciò, riesce a far evitare alla nostra squadra il colpo del Knock out. Anche il bomber Conti, sull'altra sponda al 70esimo, si ritrova sul suo piede l'occasione del pareggio ma, sulla traiettoria insidiosa del suo tiro, trova un Giovanniello reattivo che risponde con un bell'intervento in tuffo. L'ultimo quarto della ripresa è un assalto all'arma bianca sguainata nella loro area che, però, non modifica il punteggio finora acquisito, risultato che permarrà perciò fermo e conclusivo fino alla fine sull'1 a 0 a loro favore.

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Oggi, riassumendo, purtroppo la densa nebbia presente sulla Piana è scesa giù massiccia, non solo sul …Campi di gioco Emile Zatopek, (...impianto gestito da una società che è adesso in... Rampa di Lanciotto verso la salvezza...), ma è scesa pure, come un muro bianco ed offuscante, anche sul nostro stato d'animo e spirito di inventiva. Non demordiamo...però! Approfitto della circostanza, infine, per fare a tutti Voi ed ai vostri cari un sincero e affettuoso augurio di buone feste e che il nuovo anno, ripartendo da …Zero (...l'inizio dell'anno) o forse meglio, come si suol dire,"...ricominciando da...Tre" (come i punti di una vittoria scacciacrisi...), debba essere in futuro ricordato, da Noi tutti, come uno dei "...Migliori anni della nostra vita".

LANCIOTTO CAMPI: Giovanniello, Lari, Bini, Corri, Cantini, Vannucci, Favilli, Marrazzo, Palaj, Thiongo, Manganiello. A disp.: Zaccardo, Fenu, Carradori, Dondoli, Berillo, Gueye, Giovanchelli. All.: Bini. PORTA ROMANA: Parrini, Torrini, Francini, Pomo, Frutti, Olivieri, Gori, Santini, Conti, Carfora, Chiarelli. A disp.: Cecchi, Zaohuani, Murras, Bianchi, Gurioli, Cogli, Montuschi. All.: De Carlo. ARBITRO: Lorenzo Maccarini Arezzo, coad. da Michele Napolano e Maicol Lupi Empoli RETE: 40′ Manganiello

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Vittori, Mennea e…

Mennea vince a Mosca

La scorsa settimana, purtroppo, un grande personaggio dell'atletica italiana e dello sport in generale ci ha lasciato per sempre, per salire lassù di corsa verso il cielo, dopo una vita dedicata a far correre veloce tutti i più grandi velocisti italiani i quali, dagli anni sessanta in poi, son passati tutti o quasi sotto la sua tutela, con una gestione della preparazione atletica loro riservata, alla fine, risultata fondamentale per poter affrontare ed aspirare a primeggiare nelle più importanti competizioni internazionali come i Campionati Europei, i Mondiali e le Olimpiadi. Sto parlando naturalmente del "Maestro" dei preparatori sportivi italiani e cioè il Prof. Carlo Vittori, amico e collega tra l'altro del nostro dirigente nero arancio Prof. Stefano Fiorini. Carlo Vittori, in particolare, é soprattutto conosciuto dai più come l'uomo che ha condotto al successo uno dei più grandi atleti che l'Atletica leggera italiana e mondiale abbia mai espresso a livello internazionale e cioè Pietro Paolo Mennea. Pietro Paolo Mennea e Carlo Vittori erano un connubio inscindibile, un po' come accadde nel campo della musica ad un'altra coppia imbattibile, in questo senso, la quale, finché l'idillio tra i due protagonisti durò, rappresentò nei '70 la quasi perfezione in quel mondo fatto di "Pensieri e Parole" che, composte e cantate, "Tu chiamale se vuoi, Emozioni..." e cioè mi riferisco, naturalmente, a Lucio Battisti e Giulio Rapetti, detto in arte, "Mogol". Ripercorriamo, quindi, lasciando da parte la musica e ritornando ancora una volta a parlare di sport, quello che fu il primo grande appuntamento che vide, come protagonista nelle competizioni mondiali, proprio lui, il giovane talento

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barlettano Pietro Paolo Mennea, detto non a caso "la Freccia del Sud", giustappunto impegnato nel 1972 ad affrontare la gara finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Monaco, quelle che, per intendersi, furono il tragico teatro della strage di molti atleti israeliani, giovani, che persero la propria vita per mano dei terroristi fedayn. Ai blocchi di partenza Mennea, quel giorno, era visibilmente emozionato, perché era la sua prima Olimpiade ed anche perché di fianco a sé, pronto al via, doveva competere contro quel "mostro" di bravura e di potenza "sovietica" che corrispondeva al nome di Valerij Borzov. All'echeggiar dello sparo, come al solito, Mennea partì più lento degli altri, ma è all'imbocco della curva che, come sua consuetudine, sprigionò tutta la sua capacità e forza di recupero che, d'improvviso, esplose in dirittura d'arrivo dove tutta quella potenza ed energia fuoriuscì da quell'atleta e cioè un uomo fatto, quasi interamente, di ...Pietro, nervi e muscoli, proprio come se fosse, lui stesso, l'effetto ritardato di quello sparo. E così, uno dopo l'altro, su quella pista di tartan colorata di un rosso cupo, come il colore dei sacrifici macinati giorno dopo giorno, sotto lo sguardo severo e vigile del maestro Carlo, li recuperò quasi tutti i suoi avversari, con una progressione in rimonta davvero eccezionale, ma che poi terminò allorquando si gettò quasi in tuffo su quel nastro, anch'esso di un color vivo, messo apposta lì per sentenziare l'arrivo, nastro, aggiungo io, che, ormai, era diventato per i più pressoché immaginario, perché soltanto da uno ed un solo, e cioè il più lesto del gruppo, avrebbe avuto questo filo l'onore d'essere dapprima stracciato e poi calpestato. E così per Pietro, dopo il verdetto, ci fu soltanto la consolazione del podio, quello del gradino più basso, una piccola grande delusione, certo, che però non lo abbatté a tal punto da farlo rimanere per sempre di...Bronzo, ma che, anzi, gli dette lo stimolo e quindi un nuovo slancio dal quale poter ricavare nuova linfa ed entusiasmo, per traguardare e poi superare quegli obiettivi che, col suo trainer Vittori, si era via via per il futuro prefissato. Difatti, quel bel piazzamento conquistato in Baviera, da lui ragazzo e "Freccia del Sud", lungo i binari obbligati di una corsia di pista, fu considerato dai più come un risultato di grande prestigio, perché ottenuto nientemeno che alle spalle di quella locomotiva umana "Orient express" di color rosso "falce e martello" chiamata Valerij Borzov, motrice di vagoni strapieni di medaglie d'oro, quel giorno, pur tuttavia, assolutamente irraggiungibile per il nostro Mennea che pur sfiorò la piazza d'onore, sfuggitagli per pochi millimetri e cioè quanto distava la sua fronte da quella dell'americano che Larry ...Black faceva di nome e che di un...Argento vivo faceva, invece, di colore. Grande prestazione fu, quindi, la sua in quel giorno, una performance, quella di Mennea, che egli ripeterà puntualmente due anni dopo, conquistando questa volta la medaglia d'oro agli europei di Roma e difendendo tale titolo a Praga, successivamente, nell'edizione del '78, ottenendo nel frattempo un ottimo quarto posto alle Olimpiadi del '76 a Montreal, per poi stupire ancora e salire, nel 1980 a Mosca, sul gradino più in alto di una finale olimpionica. Tale vittoria fu conquistata, anche stavolta, nella sua specialità più forte e cioè i duecento metri piani, gara quest'ultima che fu vinta, ancora una volta, dopo un'incredibile rimonta effettuata ai danni dell'inglese Wels, battuto all'arrivo per due soli centesimi, pochissimi di certo, pensando alle sue potenzialità, ma sufficienti abbastanza per stupire quel popolo col colbacco in testa e la vodka tutta in circolo nei giorni di festa. Mennea fu anche primatista mondiale a Città del Messico, stabilendo il record di 19,72 secondi, record che resisterà per moltissimi anni, infranto solo successivamente da quel fenomeno vivente che si dimostrò poi esser Michael Johnson. Mennea si confermò, pure, l'uomo dei records, non solo nell'ambito sportivo, ma anche nel campo dello studio della politica e delle scienze sociali, ricoprendo incarichi prestigiosi di ogni genere come ambasciatore dello sport, deputato, docente universitario, commercialista, avvocato

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impegnato nella conduzione di importanti Civil Actions, scrittore di saggi e uomo dalle mille altre risorse e dai grandi sentimenti, quelli veri, s'intende. Però, dobbiamo ammettere che una gran parte del merito di quell'ascesa ed affermazione, poi trasformata in una grande e contagiosa popolarità, è attribuibile, senz'altro, proprio a lui, al suo preparatore di sempre, Carlo Vittori che, con pazienza scultorea di Michelangiolesca memoria, modellò quella pietra o meglio quel ...Pietro, per farlo diventare un campione vero di sport e di umanità, un'opera scolpita che rimarrà, per sempre, non solo negli almanacchi dei records ma anche nascosto nello scrigno dei nostri cuori di italiani da sempre appassionati di sport. Un po', forse, riesumando ancora una volta quel paragone che nel campo musicale ho inteso ricordare, è quel che accadde al grande musicista, cantante e compositore Lucio Battisti il quale divenne celebre per merito, soprattutto, del suo paroliere, poeta ed amico Mogol e viceversa, naturalmente. Quando poi i due si separarono, inspiegabilmente e per sempre, Battisti per reazione volle cambiare quasi radicalmente il suo genere musicale, perché, per sua stessa ammissione fatta proprio al suo amico poeta scrittore, non avrebbe mai sopportato, a causa del loro ingombrante ed inimitabile passato, quell'insostenibile paragone.

Mennea insieme a Vittori

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…il Maliseti Tobbianese E così, nel ricordo indelebile di Carlo Vittori che ora è salito al cielo per ricongiungersi con il suo allievo preferito, Pietro Mennea, e nel ricordo, aggiungo ancora, di questo grande preparatore che ebbe, tra l'altro, il grande merito, questa volta nell'ambito del calcio, di aver recuperato nientemeno che un campione dal ginocchio disastrato come Roberto Baggio, passiamo a raccontarVi, finalmente, la vicenda calcistica odierna del campionato che, oggi, il nostro Porta Romana ha interessato. La prima grande occasione della partita capita, dopo appena 5 minuti di gioco, proprio sui piedi dei nostri avversari i quali, dopo essersi guadagnato meritatamente un rigore, falliscono il penalty in questione con il loro capitano Marini che si fa ipnotizzare da Cecchi, il nostro numero uno, il quale, con grande freddezza, indovina l'angolo giusto distendendosi sulla sua destra ed intercettando il tiro scagliato dal capitano avversario. Inoltre, dopo che il solito capitano Marini è riuscito nell'incredibile impresa di fallire ancora un'altra imperdibile ghiotta occasione, stavolta su mischia, a pochi metri dalla porta, le cose per la squadra locale non migliorano affatto, anzi cominciano ad andare, oserei dire, di ...Maliseti in peggio. Nello specifico, le dinamiche di gioco riguardanti il Maliseti non sono più tanto...Rosi e Fiori, allorquando, al 10mo minuto, il numero 9…Rosi, centravanti della compagine locale, trovandosi completamente solo davanti al nostro portiere, non sa far meglio che calciare clamorosamente il pallone al di sopra della traversa, gettando non in rete ma tra i ...Rovi dei...Rosi o meglio alle... Ortiche una occasione più unica che rara. E così, come accade sovente nel calcio, dove "chi sbaglia il goal poi lo subisce", in seguito all'annullamento di un goal realizzato dal nostro centravanti Conti, perché ritenuto lui stesso in posizione di fuorigioco, ecco arrivare, a metà del primo tempo, finalmente il vantaggio del Porta Romana, realizzato, quest'ultimo, sempre e comunque per merito del nostro bomber Conti. A seguito di un traversone ben effettuato da Fossati, Bianchi interviene in mischia deciso sulla palla, deviando la relativa traiettoria di testa proprio nella direzione del portiere del Maliseti il quale, non riuscendo a trattenere bene la palla, permette all'astuto Conti di intervenire di rapina, con un ...tiro secco che fulmina quel povero ...Colombo, già inutilmente proteso in...volo. E così si va sull'1 a 0 per noi. Alla fine del primo tempo, purtroppo, c'é anche il tempo per assistere ad un grave svarione mal combinato dalla terna arbitrale in questione a nostro sfavore. Conti, con un movimento assai rapido, riesce ad anticipare in area di rigore il suo stretto marcatore che, da tergo, lo stende senza troppi complimenti, ma l'arbitro incredibilmente, sul fatto in questione, sorvola come se nulla fosse. E non è finita qui, perché Santini su di un traversone, con un bell'intervento di testa, sigla il 2 a 0, segnatura quest'ultima che, per noi, sarebbe valso molto, sennonchè il guardalinee, con il braccio alzato e la bandierina ben eretta, segnala una posizione di off side del nostro Conti che, a mio parere, era assolutamente inesistente. E quindi, con il duplice fischio, si va relativamente soddisfatti all'intervallo, con un vantaggio minimo a nostro favore che poteva essere senz'altro superiore se quel goal fosse stato a noi concesso nel finale, vantaggio che avrebbe reso la nostra ripresa molto più rassicurante. Il secondo tempo, complice anche un terreno di gioco reso alquanto pesante dalle copiose piogge dei giorni precedenti, si trasformerà ben presto in una battaglia, con azioni che, però, saranno quasi interamente rallentate dal fango, rendendo spesso vane le occasioni sviluppate da ambo le parti. Questo almeno fino al minuto 52, allorquando, in conseguenza di una ripartenza veloce in

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contropiede, Caggianese, esterno alto del Maliseti, servito molto bene in profondità da Rosi, da una posizione assolutamente defilata, faceva partire un secco diagonale che sorprendeva malamente il nostro portiere Cecchi, consentendo così il raggiungimento dell'ormai insperato pareggio da parte della squadra locale. Infine, a 10 minuti dalla fine, ecco l'ulteriore episodio che condizionerà pesantemente il proseguo della suddetta partita a nostro sfavore. Ciolli, lanciato a rete a seguito di una discreta combinazione prodotta dal nostro centrocampo, trovandosi a tu per tu con il portiere Colombo, conclude con un tiro forte scagliato proprio addosso all'estremo difensore con la sfera che, anziché proseguire lateralmente, rimpalla come impazzita addosso al nostro centravanti e con la traiettoria conseguente che, dopo aver superato il loro portiere, conclude la fortunata corsa in fondo alla rete. Tutti felici...? Ed invece no... ! Infatti l'arbitro, anche stavolta, decide di stupirci, annullando la rete appena realizzata per un presunto fallo di mano commesso dal nostro attaccante Ciolli che, così, si "becca" pure ed ingiustamente il secondo cartellino giallo ed il conseguente rosso, lasciando così la propria squadra in inferiorità numerica fino alla fine dell'incontro. Gli ultimi minuti, per fortuna, non ci riservano altre emozioni forti, con il risultato finale che si mantiene sul pareggio fino al termine di questa partita, verdetto finale che sinceramente oggi, per mille motivi, non ci soddisfa appieno ma che, in fondo in fondo, non è forse neanche del tutto da disdegnare.

Stefano Fiorini, Presidente AIPAC, collega ed amico di Vittori

MALISETI TOBBIANESE: Colombo, Casarin, Marini, Lapenta, Di Giusto, Tarli, Giandonati, Manetti, Rosi, Landolina, Caggianese. A disp.: Battagliero, Cerbai, Amerighi, Ceccarini, Maffii, Konica. All.: Rossi. PORTA ROMANA: Cecchi, Torrini, Sarti, Pomo, Gurioli, Olivieri, Ciolli, Santini, Conti, Fossati, Bianchi. A disp.: Parrini, Francini, Frutti, Montuschi, Carfora, Antonacci, Chiarelli. All.: Bastianelli. ARBITRO: Casalini Pontedera, coad. da Angelini e Mancini Empoli RETI: 35′ Conti, 52′ Caggianese. NOTE: al 6′ Marini (Maliseti) sbaglia un calcio di rigore. Espulso all'80′ Ciolli.

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