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La storia di “Long John” Chinaglia

Chinaglia e Superchi a tu per tu

Nella storia calcistica della Fiorentina AC, a partire naturalmente dagli anni sessanta in avanti, una squadra che ha sempre rappresentato per noi gigliati una autentica "Bestia Nera", dalle sembianze rapaci e minacciose di un ...Aquila Reale, é stata proprio la Lazio e cioè, come dicono i sostenitori giallorossi: "l'anima più burina" di Roma" la quale, come ho peraltro sottolineato in partenza, nelle partite disputate nel suo...Nido Olimpico, é risultata essere spesso per noi uno scoglio davvero insormontabile. Non é certo, infatti, la prima volta che la Fiorentina, pur nel contesto anche di campionati disputati in maniera davvero eccellente, si sia ritrovata a dover fare i conti proprio con la compagine Laziale, dalla quale il nostro indomito, ma poi umiliato, orgoglio gigliato é riuscito a rimediare, anche nel recente passato, sonore, dolorose nonché shockanti batoste a noi ben assestate. Nel Marzo del '95, per esempio, la Viola, dell'allora bomber Batistuta e del fantasista Rui Costa, fu letteralmente castigata ed umiliata addirittura per 8 a 2, con Boskic e Casiraghi e cioè le famose due punte di diamante della compagine romana terrore di tutte le difese "a farla da mattatori" perché sempre scatenati sotto rete. Precedentemente nel '76/'77, stagione che vide la società Toscana alla fine conquistare una onorevole terza piazza alle spalle dei più blasonati Juve e Toro, la squadra del Mister Carletto Mazzone, dicevo, riuscì a rimediare contro la Lazio un sonoro 4 a 1, partita in cui ad un certo punto anche il cielo si tinse di …Viola;... si però, peccato davvero che il...Viola, in quel ...Caso, non fosse proprio riferito al colore della maglia della Fiorentina, bensì alla prestazione superba e cioè sopra la righe espressa dalla estrosa mezzala della compagine bianco celeste che all'anagrafe, per l'appunto, faceva di nome proprio Ferdinando...Viola.

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Altro episodio rilevante fu quello che accade alla grande Fiorentina la quale, nella stagione '69/'70, ancora con lo scudetto ben appuntato sul petto e sempre sul campo dell'Olimpico, rimediò una cocente quanto inaspettata sconfitta per 5 a 1. Il fatto, però, molto importante che accadde proprio in quella stessa Domenica e che vorrei oltremodo evidenziare, fu che quell'incontro coincise proprio con la realizzazione della prima doppietta in carriera nella massima serie da parte di un giovanissimo "Long John" Giorgio Chinaglia. Giorgio Chinaglia già proprio lui! Quel ragazzo emigrato che trascorse gran parte della sua adolescenza in condizioni di assoluta povertà nel Galles, terra quella britannica in cui la "giovane promessa" di Carrara iniziò a tirare i suoi primi calci, dapprima giocando a rugby, sport che per noi italiani, si sa..., O ...Vale molto di meno, per poi passare finalmente al calcio, sport che, sempre per noi, é certamente più "sferico" e quindi più divertente assai. Sui campi Gallesi "il gigante buono" iniziò pure a realizzare i suoi primi goals da vero protagonista, goals che lo fecero salire velocemente alle cronache dei fatti sportivi dell'epoca, segnali che non passarono certo inosservati, ma che, al contrario, lo misero subito in mostra facendogli attirare le dovute attenzioni dei più importanti Clubs italiani. Dopo aver giocato, con un po' di disappunto, però, negli anni successivi nelle serie minori italiane (in serie C con l'Internapoli), anche lui finalmente fu preso al ...Lazio e cioè acquistato dalla società capitolina dove si mise subito in evidenza, fin da subito, realizzando nel campionato '69/'70 la bellezza di 12 reti. Continuando a parlare ancora del nostro personaggio, le cronache dell'epoca riportarono che, a quel tempo, Giorgio Chinaglia conobbe a Napoli, proprio sotto il ...Vesuvio, colei che sarebbe divenuta la donna della sua "prima" vita, e cioè una ragazza italo americana che di nome faceva, per l'appunto, Connie ...Eruzione la quale, fin dal suo primo incontro, lo fece sentire subito come un ...Vulcano di felicità, come fosse stato lui stesso travolto da uno ...Tzumami di dolcezza, ovvero una di quelle gioie che ti fa cantare senza problemi " ...Magma mia", e che ti … Lava via da ogni sorta di delusione e di stanchezza che la vita spesso, inevitabilmente, ti pone innanzi. Connie, diminutivo di Constance, era anche la sorella del grande giocatore di Hockey, Mike Eruzione e figlia di un alto ufficiale della NATO di stanza a Napoli. L'incontro di Napoli tra Giorgio e Connie ...Eruzione fu talmente ...esplosivo e pirotecnico che in quelle ore si temette molto per il ...Vesuvio. L'anno successivo nonostante i suoi 9 goal, la Lazio riuscì a retrocedere nella serie cadetta, dove però, il "Long John", si riscattò subito alla grande, contribuendo alla promozione immediata della sua squadra nella massima serie, dove, nella stagione seguente ed in quelle successive, il "Bisonte Italiano" si mise in grande evidenza arrivando perfino a conquistare sia lo scudetto nel '73/'74 che il titolo di capocannoniere italiano con un "bottino" personale di ben 24 reti. Per questo grandissimo exploit Chinaglia fu convocato, naturalmente, dal Mister Valcareggi per i mondiali di Germania in programma nel giugno '74. Purtroppo Chinaglia, con tutta la Nazionale, rimediò davvero una pessima figura, rimanendo esclusa la squadra azzurra dalle successive fasi finali, grazie e soprattutto alla grave sconfitta rimediata con la sorprendente Polonia, quella per intendersi, composta da giocatori bravi ed anche un po' ...Lucky, come Lato, Deyna, Gadocha,Tomaszewski, Zmuda, Szarmach,… Tale sconfitta, dicevo, comportò purtroppo per i colori azzurri l'acquisizione di una peggiore differenza reti nella classifica finale, proprio nei riguardi della più modesta formazione Argentina che, seppur rappresentata da giocatori del calibro di Ayala, Yazalde e da un giovanissimo Mario Alberto Kempes, era da considerare, almeno sulla carta, molto meno forte rispetto ai nostri "eroi". Da quell'evento in poi ed in particolare dopo il successivo campionato ( ...nel quale si distinse ancora, con un terzo posto e 14 reti al suo attivo), il Giorgione italiano iniziò purtroppo una parabola discendente che lo portò velocemente a meditare di concludere, prematuramente, la sua gloriosa carriera da calciatore professionista in Italia, anche perché ormai si era già convinto ad accettare le pressanti lusinghe provenienti, addirittura, dal paese Natale della sua bella prima moglie Connie ...Eruzione e cioè gli USA, e così fu! Decise, difatti, di seguire quest'ultimo richiamo, "fuggendo" improvvisamente dall'Italia nella

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Il “bolide” di Chinaglia

primavera del '75/'76, allorquando fu ingaggiato dalla squadra americana del Cosmos di NY dove già militavano, da svariati anni, altri campioni stellari e vecchie glorie come Pelé, Beckenbauer e Moore. Così facendo, però, rischiò di compromettere l'intera stagione della sua squadra del cuore e cioè la Lazio che, a fine stagione, tuttavia, anche se per il rotto della cuffia si salvò dalla retrocessione, grazie soprattutto alle reti di una giovane e futura promessa del calcio italiano, un tal Bruno Giordano, e cioè colui il quale sarebbe diventato, da lì a breve, il suo vero erede naturale, il futuro bomber della stessa Lazio e pure del Napoli campione d'Italia, nonché naturalmente della Nazionale italiana. A tale "sgarbo" Chinaglia cercò però di rimediare, qualche anno più tardi, diventando, tra lo stupore dei più e la felicità dei suoi tifosi, il nuovo Presidente della Lazio calcio, carica che però esercitò con scarso successo ed avventura che si esaurì nell'arco di un brevissimo tempo. Giorgio Chinaglia, detto anche "il Bisonte Italiano" o meglio il "Long John" per gli amici italiani ed americani, viene e verrà sempre ricordato certamente per la potenza terrificante delle sue punizioni, punizioni in grado di far rompere due falangi della mano al povero portiere Belli del Milan. Viene e verrà ricordato, inoltre, come una persona che non aveva certamente "peli sulla lingua", attributo che dimostrò in particolar modo ai Mondiali del '74, allorquando mandò "a quel paese" l'esterrefatto Valcareggi, in occasione della sua sostituzione con Pietruzzo Anastasi. Ma Giorgio Chinaglia viene e verrà per sempre ricordato, soprattutto, perché ha rappresentato e continua a rappresentare per tutti i tifosi laziali la vera grande ed unica bandiera della Lazio, bandiera che, purtroppo, ha cessato di sventolare per sempre nel cielo bianco celeste della Florida, a Naples nell'Aprile 2012, alla non troppo veneranda età di 65 anni.

..... ed il Foiano E dopo aver trattato la vita, i successi e le sofferenze del grande "Long John" Chinaglia, passiamo adesso a commentare la partita che ha visto i nostri impegnati sul campo del Foiano. Prova gagliarda quella espressa oggi dalla nostra squadra del cuore nella difficile trasferta di Val di Chiana, dove i nostri sono stati capaci con destrezza di superare, se non addirittura di ...matare, la più accreditata tra le compagini ...Chianine in circolazione che già in passato aveva dimostrato a tutti quanti gli addetti del settore di appartenere, in quanto a tecnica ed a temperamento, proprio ad un'altra ...razza. Grande occasione in avvio per Gurioli la cui conclusione di testa veniva salvata da un difensore che, bontà sua, era provvidenzialmente ben appostato sulla linea di porta. Al 25esimo minuto Ciolli lanciato a rete non riusciva però a ...Liberali del tutto dal portiere, sprecando così sul più bello, una grandissima opportunità per portarsi in vantaggio. Al 49esimo Servi, su di un affondo in percussione sulla fascia destra, giunto al limite dell'area si esibiva in un fendente, la cui traiettoria deviata da Lombardi terminava in fondo al sacco: 1 a 0 per noi! Al 73esimo, Ciolli raccoglieva di testa un bel cross di Cogli, mettendo definitivamente il risultato in cassaforte. Bella vittoria quella di oggi, successo convincente che ci ha proiettato in vetta alla classifica.

FOIANO: Liberali, Lombardi, Chiarenza, Castro, Frijo, Fettolini, Ballantini, Monaci, Mencagli, Nikolla, Colombi. A disp.: Calise, Ceccuzzi, Tiezzi, Tenti, Gerardini, Guizzunti, Petriccione. All.: Fani. PORTA ROMANA: Parrini, Stella, Cogli, Pomo, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Torrini, Carfora, Chiarelli. A disp.: Bercigli, Kacorri, Servi, Frutti, Gori, Francini, Conti. All.: De Carlo. ARBITRO: Russo di Prato, coad. da Ricci di Pistoia e Furiesi di Empoli. RETE: 49' aut. Lombardi, 73' Ciolli.

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Capitani Coraggiosi: Bulgarelli, Ferrini, Antognoni, “Picchio” De Sisti Ferrini e Fossati in maglia granata

Trattando anche quest'oggi di fatti ...Quotidiani, in una intervista recentemente rilasciata al ...Quotidiano Nazionale dal mitico Eraldo Pecci, in occasione proprio del compimento dei suoi primi 60 anni, l'ex campione d'Italia con la maglia granata del Torino, di fronte alla domanda specifica: " ...La persona che più vorrebbe rincontrare?", l'ex campione del Bologna, Toro e Fiorentina, ha risposto così" ...Da ragazzi, purtroppo, si sorvola tanto e ci si ferma poco. Mi piacerebbe fermarmi di più con Bearzot e con Pesaola. Con Giacomo e con Giorgio Ferrini, due a cui presi il posto, e lo capii tardi, mi aiutarono a farlo. Ma Giacomo almeno aveva già vinto, invece Ferrini lasciò a me la gioia dello scudetto...". Quando Eraldo Pecci parla di Giacomo, non si riferisce, di certo, al sottoscritto ma ad una mezzala che ha fatto davvero la Storia del calcio a Bologna, vincendo perfino un tricolore nel '63/'64. Trattasi naturalmente del compianto Giacomo Bulgarelli, classe '40 bandiera del Bologna, gloriosa società, quest'ultima, dove la mezzala emiliana militò dal '59 al '75 e dove si elevò a grande protagonista in particolare nel campionato del '63/'64, a conclusione del quale la società felsinea conquistò meritatamente la vittoria finale vincendo la famosa partita spareggio disputata a Roma contro l'Inter, partita quest'ultima valevole per la conquista dello scudetto. Ricordiamo volentieri la formazione vincente di quella stagione la quale veniva schierata così in campo dal mister Edmondo Fabbri: in porta c'era un Negri per l'anagrafe, terzini erano Furlanis e Pavinato ( ...con ...Capra invece a pascolare tra campo e panchina), in difesa svettava la torre Janich, con ...Tumburus, stopper ...martellante sugli attaccanti avversari. A centrocampo il gioco era tranquillo perché non cadeva ...Fogli (...mediano dai piedi buoni, pronto per far

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ripartir qualsiasi azione). Trequartista dedicato ad inspirare le punte era il campione tedesco Helmut Haller, mentre al centro del campo,regista e tessitore di gioco, pronto quindi a dettare i tempi e gli schemi di ogni azione, primeggiava la mente sopraffina di Giacomo Bulgarelli e cioè un grande campione dentro e fuori del campo, vero leader dello spogliatoio. Ad operare lassù davanti vigeva invece un trio d'hoc, costituito in primis da quella piccolissima ala che si ...sganciava sovente sulla destra a suon di ...Perani e se questo non è vero scusate, ancora una volta, mi ...Correggio. Sul fronte dell'attacco imperversava, poi, Pascutti, attaccante formidabile che nello schema del Mr. Bernardini partiva direttamente dalla fascia sinistra allo scopo di porre nelle condizioni migliori per metterla dentro il centravanti Nielsen. Nielsen anche lui attaccante dal goal facile che fu davvero decisivo in quella stagione scudettata sia per le risultanze della classifica finale della propria squadra che per la classifica personale dei marcatori, classifica che lo consacrerà alla fine del torneo come miglior cannoniere con ben 21 reti. Ma Giacomo Bulgarelli, oltre a ricoprire il classico ruolo di interno di centrocampo in modo completo e senza timor alcuno, risultò essere anche un giocatore che, sfruttando appieno la sua grande propensione alla corsa, diventò famoso anche per le sue micidiali incursioni offensive e per la sua alta media realizzativa, ottenuta quest'ultima proprio a cavallo dei primi anni sessanta (otto goals di media a campionato nel triennio '62/'63; '63/'64; '64/'65). Inoltre ricordiamo che Bulgarelli si aggiudicò con il suo Bologna anche due Coppe Italia ('69/'70 e '73/'74). In Nazionale, poi, partecipò sia al campionato del Mondo del Cile nel '62 che a quello d'Inghilterra nel '66, dove s'infortunò seriamente, proprio durante l'incontro decisivo perduto contro la Corea del Nord, grazie alla rete decisiva realizzata dal dentista con gli occhi a mandorla Pak Do Ik. Vinse, infine, solo come riserva, il campionato Europeo disputato a Roma nel '68. Anche dopo aver attaccato le scarpette al chiodo, la sua perspicacia e la sua eleganza lo portarono a ritagliarsi un posto di prestigio, sia come bravissimo commentatore sportivo che come buon dirigente sportivo. Rimarrà per sempre nel cuore rossoblù della tifoseria appassionata del Bologna come una bandiera che sventolerà per sempre nel cielo rossoblù sopra il Dall'Ara. L'altra "bandiera" a cui Pecci si riferiva, nell'intervista sopra riportata, era, come tutti abbiamo ben compreso, Giorgio Ferrini, mente, cuore e grinta del centrocampo granata dove militò dal '60 fino al '75, stagione quest'ultima, quella del suo addio, che precedette l'anno di consacrazione del Torino come campione d'Italia ('75/'76) e dove il mitico Ferrini svolse il ruolo di "secondo" a fianco del Mister Radice. Purtroppo nel '76 fu colpito più di una volta da emorragia celebrale, evento drammatico quest'ultimo che, alla fine, gli fu fatale per davvero. Giorgio morì purtroppo nel Novembre '76. Purtuttavia il suo esempio, la sua dedizione, la sua grinta, rimarranno per sempre nei cuori dei tifosi granata e chissà se tutti questi ingredienti non abbiano dato, alla fine, un qualche sostegno decisivo utile per i suoi compagni nell'ultimo sforzo per la vittoria finale. Ricordiamo la formazione di quel Toro, campione d'Italia, proprio in onore al compianto Ferrini che, prima di essere giocatore fu, sin da subito, super tifoso granata: In porta il "giaguaro" e cioè Castellini, terzini Santin e Salvadori, lo stopper era Mozzini, il libero lo faceva un certo ...Caporale che, però, non diventò mai ...capitano. Il centrocampo poi aveva contenuti di alta ...nobiltà rappresentati, per lo più, da uno che ...Patrizio lo era sempre stato e lo...Sala per sempre. Per non parlare poi dell'Eraldo, il vero regista di centrocampo, il quale era talmente bravo nel far ripartir la squadra che, ogni qual volta gli avversari erano dinnanzi a lui, era ...Pecci per loro. Per completare, inoltre, l'assetto dei centrocampisti, "Zic Zac" Zaccarelli, dopo aver dribblato l'avversario, era quello deputato a fare il rifinitore a ridosso della punte. Sulla fascia destra, per chiudere il ...cerchio, pronto a pennellare circa ...di ...Giotto o forse diciannove cross a partita, con una ...parabola quasi perfetta in ...rima per le preziosissime testoline dei due gemelli del goal, c'era Claudio Sala, detto il ...poeta del goal. In avanti, infine, come ho già detto, i due gemelli del goal, Pulici e Graziani, con medie realizzative da capogiro per quell'epoca (21 reti il primo e 15 il secondo). Per capire un po' meglio, tuttavia, il personaggio Ferrini, è necessario recuperare un'intervista fatta

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ad uno dei più prolifici bomber granata di tutti i tempi e cioè Paolino Pulici, detto il "Puliciclone" che disse: "Da giovanissimo, mentre in allenamento ero marcato da Ferrini, lui mi colpiva continuamente ai fianchi, per obbligarmi a tenere i gomiti alti. Finché, preso dal nervoso, per reazione lo colpì col gomito al naso che sanguinò, alchè lui mi disse " ...Ora sì, che sei da Toro... !" Come capitano granata, inoltre, Ferrini vinse due coppe Italia nel '67/'68 e nel '70/'71. Con la maglia azzurra vinse l'Europeo nel '68, dove partecipò come titolare alla prima finale pareggiata con la Jugoslavia per 1 a 1 (con rete di Domenghini siglato al 81esimo), finale quest'ultima poi ripetuta e vinta qualche giorno dopo dagli azzurri per 2 a 0. Ferrini partecipò anche al campionato del mondo in Cile, dove nella "battaglia di Santiago", contro i padroni di casa, fu espulso dall'Arbitro Ken Aston dopo appena 7 minuti. Ce ne vollero forse altrettanti per farlo uscire dal campo, scortato dalla Polizia. In un derby con la Juve, divenne celebre perché, nel bel mezzo di una rissa, inseguì Omar Sivori per tutto il campo prendendolo letteralmente a pedate. Ma Giorgio Ferrini non era solo un mastino di centrocampo perché univa al suo immenso "cuore granata" una gran classe che lui faceva valere con quell'umiltà che sempre lo contraddistingueva, unitamente poi alle indiscusse doti realizzative via via dimostrate. A tal proposito ricordiamo le ben 8 reti siglate nel corso del campionato '63/'64 e le 10 reti realizzate invece nella stagione seguente e cioè quella del '64/'65. La terza "bandiera" che Eraldo Pecci forse si è incredibilmente scordato di rammentare nella sua intervista poc'anzi citata e con la quale, tra l'altro, il regista "bolognese" ha disputato in maglia Viola ben tre grandissimi campionati sfiorando pure uno scudetto, è naturalmente lui, "la Luce" e cioè Antognoni. Giancarlo Antognoni è stato e sarà, per sempre, un vero e proprio simbolo per tutto il calcio e lo sport Fiorentino ed Italiano. É lui il capitano per eccellenza, l'ispiratore di ogni manovra. Ma di "Antogno", il grande, preferirei non parlare troppo, perché rischierei soltanto con le mie parole di non essere assolutamente all'altezza nel tentativo di render giustizia e quindi di rappresentare ciò che egli ha realmente significato per tutti noi tifosi Viola e della Nazionale Italiana, a partire proprio da quel famoso esordio a Verona, nel campionato '72/'73, dove "l'Antogno" fu il vero e grande protagonista di quella partita vinta per 2 a 1 con goal decisivo del bomber Clerici, detto "il Gringo". Di quella compagine gigliata che nella stagione 1972/'73 vide, appunto, l'esordio ufficiale di Giancarlo Antognoni, faceva parte integrante anche un centrocampista tutto piedi e "fosforo", praticamente un vero cervello del centrocampo,un cervello che a quell'epoca era in forza sia nella squadra Viola che nella Nazionale Italiana. Il soggetto in questione era una mezzala unica nel suo genere, perché dotato contemporaneamente sia di una tecnica sopraffina che di uno straordinario senso tattico, a cui andavano aggiunti doverosamente, perché certo non gli difettavano, una consistente resistenza fisica allo sforzo prolungato, una corsa naturale, la tenacia di chi non molla mai ed una visione di gioco davvero ineguagliabile. Era costui praticamente il regista onnipresente e perfetto, un campione di sport e tutto ciò nonostante gli inviti pochi lusinghieri ed un po' minacciosi che gli venivano rivolti dai suoi stessi avversari di turno, intimiditi, a quanto pare, dalla sua stessa presenza in campo, insomma parole del tipo: "… Ti prego Giancarlo … De Sisti dai tuoi intenti". Ma lui, con quella sua stessa "calma Olimpica" che sempre lo contraddistingueva replicava loro implacabile in un romanesco comprensibile: "Occhio a tutti voi altri, chiunque voi siate, perché io … Picchio". Qualche tempo fa lo stesso Stefano Cecchi, giornalista sportivo del quotidiano QN, aveva giustamente respinto con forza tutti quegli accostamenti che gli arrivavano un po' in qua ed un po' in là, e poi …Bada ...qui, e ...Badelj, da tutto il popolo ...Della Valle, tra la mezzala Viola di origine romana e vari giocatori che a tutt'oggi militano meritatamente o meno nella massima serie del calcio italiano. Il "Petisso" Pesaola allenatore della Fiorentina scudettata, a tal proposito, si sarebbe espresso schiettamente così "… De Sisti é De Sisti e basta... ! Io …Lodetti e lo ridico pure, perché effettivamente quelle caratteristiche sono solo ...Sua ...rez e di nessun altro o chicchessia proveniente da ogni terra lontana baciata …Del Sol ...fossero anche lor ...Bulgarelli, perché tra l'altro, il "Picchio", non ha neanche le gambe da ...Merlo,anche se quando corre non

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trotta ma ...Faloppa, e se qualcuno si provasse a estorcergli anche un … Capello, … Pecci per lui, perché lui, si sa, é più duro e resistente del ...Ferrini, uno con il quale non ci si ac…Cordova tanto facilmente…" De Sisti iniziò e terminò la sua carriera nella Roma giallorossa, la squadra ovviamente della sua città Natale, ma é stato proprio il periodo centrale della sua carriera quello che ha rappresentato maggiormente per lui e per tutti noi, tifosi Viola, la fase più prolifica e brillante della sua storia calcistica. Furono questi gli anni in cui si distinse particolarmente realizzando grandi gesta, gesta che compì proprio mentre indossava la casacca Viola. Ricordiamo, a tal proposito, la già menzionata conquista dello scudetto e, prima ancora, la grande gioia per aver innalzato al cielo la coppa Italia nella stagione '65/'66. Mentre qualche anno dopo, e, nel '68, questa volta indossando la maglia della Nazionale, conquistò nientemeno che la vittoria di un campionato europeo, impresa memorabile che fu seguita, subito dopo, dalla conquista della ambita finale contro l'invincibile Brasile di Pelé a Città del Messico nel Mondiale del '70, finale purtroppo perduta malamente per 4 a1. Durante tale competizione, De Sisti partecipò da vero protagonista anche alla famosa "Partita del secolo". Ricordiamo a tal proposito quella gloriosa squadra della Nazionale che riuscì stoicamente nello stadio Atzeca a sconfiggere la "corazzata" della Germania per 4 a 3 e quindi procediamo. In porta c'era Albertosi, terzini Tarcisio Burnich e Facchetti, stopper Rosato, Libero Cera, Mediano Mario Bertini, Ala tornante sulla destra Angelo Domenghini, Mezzala destra Sandro Mazzola, Regista De Sisti, Centravanti Boninsegna, Ala sinistra, naturalmente, Gigi Riva e seduto in panchina pronto per la staffetta con Mazzola, nientemeno che il "Golden Boy" Gianni Rivera. La cronaca di quella partita fa parte ormai della storia perché raccolse in quella notte, dentro di sé, un tale coacervo di emozioni che tutti noi amanti del calcio e tifosi della Nazionale dovremmo poterla rivivere almeno una volta nella nostra vita, anche se la trama ed il finale é ormai ben noto a tutti.

di una grande squadra. Fu per questo che dalla famiglia Pontello, praticamente subito dopo aver attaccato le scarpette al chiodo e cioè nel '81, fu assoldato ad intraprendere la carica di allenatore della stessa Fiorentina, con la quale Società, un anno dopo e cioè nel giugno '82, rischiò di vincere, addirittura, il terzo scudetto della storia gigliata, con il grande rammarico, quindi, di aver mancato quel tricolore tanto atteso alla fine solo per un soffio e cioè per un solo punto nella classifica finale, esito purtroppo risolto all'ultima giornata del campionato a Cagliari, dove il risultato, a mio modo di vedere, fu gravemente condizionato da un arbitraggio assai discutibile. Il lungo e drammatico testa a testa con la Juventus, durato tutto un girone di ritorno, rappresentò per la squadra di De Sisti una grande dimostrazione di carattere e di qualità tecnica, pensando inoltre che la società Toscana, per un bel pò, non poté contare neanche sulla presenza fondamentale del suo asso e capitano Antognoni, vittima, durante la partita col Genoa, di un incidente grave alla testa, in seguito ad uno scontro terrificante con il portiere rossoblu Martina, protagonista di una uscita a Kamikaze sulla mezzala viola. Purtroppo poi nel pieno della sua promettente attività di Mister in ascesa, per De Sisti, ecco che arrivò una malattia abbastanza grave che lo costrinse ad arrendersi prematuramente con il Calcio. Per la verità dopo il periodo di convalescenza ci riprovò iniziando una nuova avventura ad Ascoli, ma senza ricavare da questa ennesima esperienza sufficiente fortuna, forse anche perché la squadra marchigiana, a quell'epoca, era effettivamente ancora un po' troppo ...Rozzi e quindi molto poco attrezzata per affrontare e competere adeguatamente con le grandi squadre italiane.

... e la Figlinese

Ferrini nella battaglia di Santiago

Ma ancor prima di quella famosa semifinale, Picchio De Sisti, già a partire dal '66/'67 con i Viola, si era messo in grande evidenza disputando un ottimo campionato da regista, salendo conseguentemente fin da subito alla ribalta delle cronache calcistiche naturalmente insieme alla sua amata Fiorentina. In quella stagione ed anche in quella precedente, riuscì a far emergere da egli stesso, per di più, sconosciute doti realizzative, riuscendo a siglare alla fine del torneo la bellezza di ben 6 reti, veramente tante se riferite a quell'epoca ed a quel particolare ruolo che solitamente viene interpretato stazionando ben lontano dalla porta avversaria. Egli, inoltre, dimostrava già a quell'epoca sia in campo che fuori di possedre i neuroni giusti per poter essere l'Allenatore vincente del futuro anche

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E dopo questa rassegna di "bandiere", simboli importanti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del nostro calcio, passiamo ora a descrivere la partita odierna disputata e vinta dai nostri colori contro quelli Gialloblu'del Figline. Ebbene é proprio così, continua ancora, col vento in poppa, il momento fantastico dell'ASD Porta Romana che anche quest'oggi all'impianto delle Due Strade ha stavolta messo sotto, con un perentorio 2 a 0, addirittura la forte compagine del Figline calcio. Inizio scoppiettante degli arancioneri che già al 6'passano in vantaggio con il centrale Gurioli che di testa trafigge l'incolpevole Scarpelli. La situazione si complica ulteriormente per la squadra del Valdarno, allorquando il Porta Romana, per un atterramento di Santini in area di rigore, beneficia di un calcio di rigore che il bomber Ciolli implacabilmente dal dischetto realizza ed é il meritato raddoppio. A fine primo tempo una prodezza di Parrini, prima su Angelotti e poi su Pica, sventa il possibile 1 a 2. Nel corso del secondo tempo, dopo una doppia occasione fallita rispettivamente da Santini e Torrini, la squadra arancionera beneficia di un altro calcio di rigore grazie all'atterramento di Protei su Ciolli. Fallo quest'ultimo da ultimo uomo che costringerà il Figline a continuare la suddetta gara in dieci. Si incarica Chiarelli dal dischetto la cui esecuzione però colpisce il palo. Peccato! Ancora una gara non solo vincente ma anche convincente per gli undici di De Carlo che con tale vittoria si mantengono così nei piani alti della classifica. PORTA ROMANA: Parrini, Servi, Cogli, Pomo, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Torrini, Carfora, Chiarelli. A disp.: Bercigli, Kacorri, Grandoli, Frutti, Gori, Stella, Conti. All.: De Carlo.

GIALLOBLU FIGLINE: Scarpelli, Protei, Valcareggi, Betti, Scoscini, Mannini, Fini, Benucci, Pica, Angelotti, Rossini. A disp.: Poponcini, Pellegrino, Gori, Ormeni, Arcangioli, Macchioni, Berti. All.: Cocollini. ARBITRO: Arena di Torre del Greco. Assistenti Mangoni di Pistoia e Kasollari di Siena. RETI: 6' Gurioli, 35′ rig. Ciolli NOTE: espulsi Scoscini (35′) e Protei (68′).

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Sandro Mazzola, il “Falso Nueve” nell’Inter dei records Mazzola insieme a Rivera

In questo ultimo decennio la Nazionale spagnola ed il Barcellona FC in particolare ci hanno ampiamente e con successo dimostrato che si può vincere o addirittura stravincere ugualmente trofei importanti anche senza l'utilizzo di un vero centravanti tradizionale piazzato lassù davanti, come un "totem", pronto a far a sportellate con i marcatori avversari, ma utilizzando al contrario, al centro dell'attacco, il cosiddetto "Falso Nueve" e cioè un trequartista ovviamente dai piedi buoni il cui raggio d'azione spazia, in verticale, in tutta la metà campo avversaria con un movimento perpetuo continuo eseguito in stretta collaborazione con tutto il reparto avanzato. In realtà la Nazionale spagnola e il "Barca" e cioè le due massime espressioni filosofiche moderne del "possesso di palla", meglio conosciuto come "Tiki-Taka", non ci hanno insegnato ed inventato assolutamente niente di nuovo rispetto a quanto già conosciuto e anche da noi italiani adottato nel lontano passato. Ed infatti di "Falsi Nueve" la storia del calcio nostrano ne è ben condita, eccome. Come non ricordare, per esempio, Sandro Mazzola, campione pluridecorato, vincitore di quattro scudetti con l'Inter, nel '63, '65, '66, '71, nonché campione d'Europa ed Intercontinentale nel '64 e '65. Mazzola, affermatosi in seguito come uno dei più grandi centrocampisti di ogni era, all'inizio della sua carriera e durante il miglior periodo dell'Inter di tutti i tempi, cioè sotto la guida del Presidente, "il papà", Angelo Moratti, ricoprì, tuttavia, con grande successo, il ruolo di "falso centravanti", siglando, per di più, anche tantissime reti, come nel '64/'65, allorquando ne fece ben 17 goals,o nel '65/'66 quando addirittura ne siglò ben 19 reti, nel '66/'67, con ancora 17 goals.

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Infatti il modulo in questione che poi prevalse a quell'epoca in ogni dove, sotto la guida astuta dello ...spagnolo Helenio Herrera( ...coincidenza delle coincidenze), prevedeva appunto l'impiego lassù davanti, come centravanti di manovra, del "Sandrino detto il ...Mazzolatore", come lo definiva, scherzosamente, l'attore comico Diego Abatatuono, nel suo famoso film "Eccezziunale Veramente". Sulla sinistra, in appoggio a Mazzola, giostrava il piedino fatato di Mariolino Corso che, con le sue famose punizioni a "foglia morta", rendeva spesso vano ogni tentativo di parata del portiere di turno, il quale numero uno, sconsolatamente, era costretto, suo malgrado, a seguire, con lo sguardo spesso un po' inebetito, la traiettoria della sfera infilarsi con precisione chirurgica direttamente nell'incrocio dei pali portandosi via, oltre che la speranza dell'estremo difensore, come si suol dire, pure il lavoro paziente di tessitura del ragno. Intanto, a destra dello schieramento suddetto, un "Angelo" volava sulla fascia il quale, meglio conosciuto all'anagrafe come Angelo "Domingo" Domenghini, dopo aver immancabilmente puntato e saltato il terzino suo diretto avversario, scaricava da posizione spesso defilata, se non addirittura impossibile, il suo destro terrificante ed inferiore solo per potenza, ma non certo per precisione, al sinistro devastante del suo futuro compagno di squadra e di nazionale Gigi Riva la cui "sassata", si sa, era assolutamente letale per qualsiasi povero e malcapitato portiere di turno. Sulla trequarti invece stazionava, messo lì proprio per inventare, pennellando a destra ed a sinistra come fosse un ...Goya, il famoso fantasista ...spagnolo (altra coincidenza) Luisito Suarez. Insomma, che squadra fantastica era quella nerazzurra! Eppure quella rosa non disponeva, ...Peirò, neanche di un centravanti tradizionale. Solo qualche anno dopo, e cioè nel '69/'70, fu deciso, dalla dirigenza ambrosiana, di acquistare dal Cagliari il futuro Bomber dell'Inter e della Nazionale, Roberto "Bonimba" Boninsegna, il quale centravanti fu ceduto dalla squadra sarda in cambio di un trio composto da "Domingo" Domenghini, "Bobo" Gori, e dal terzino Cesare Poli. Questo importantissimo cambiamento di rotta determinò inizialmente la fortuna del Cagliari che vinse nel maggio del '70, incredibilmente, ma forse non troppo, nientemeno che il tricolore, con un attacco micidiale composto appunto dal trio, Domenghini, Bobo Gori e Riva. Solo successivamente, e cioè nell'anno seguente, lo scambio, testé ricordato, determinò questa volta la fortuna della stessa Inter, l'Inter di Mazzola s'intende e del neo Mister ...Invernizzi, detto anche l'allenatore "formaggino" o "Robiolina", che, contrariamente al cognome e soprannome che portava non si faceva ...mangiare proprio da nessuno. Invernizzi, anzi, confermò di esser tra l'altro un tecnico molto preparato ed attento e quindi tutt'altro che Dis ...Stracchino dal clamore crescente che, come al solito fragoroso, circondava la "Pinetina". Insomma Invernizzi fu capace, al suo primo anno di ingaggio in panchina, di vincere subito uno scudetto nel '71, stagione e primato che tra l'altro consegnò a Boninsegna il titolo di capocannoniere del torneo con 24 reti al suo attivo. Ritornando però a Mazzola, é doveroso ed importante aggiungere come Sandro, "talento e bandiera per sempre nerazzurra", debba inoltre essere principalmente ricordato anche perché era il figlio del defunto Valentino, celeberrimo ed indimenticato campione del grande Torino, ovvero quella squadra "granata" che, negli anni cinquanta, spazzava via qualsiasi qualunque avversario gli si presentasse dinnanzi, dominando lo scenario nazionale ed internazionale del momento, a tal punto da essere considerata dalla pluralità dei critici moderni come la squadra italiana che ha praticato sino ad oggi il miglior calcio di tutti i tempi. Purtroppo, però, la memoria di quel Torino é collegata, pure, alla Basilica di Superga, luogo Santo sopra Torino, ormai tristemente famoso, lo sappiamo tutti, perché fu teatro di quel tragico incidente dove l'aereo che riportava l'intera squadra del Toro a casa dalla inutile trasferta di Lisbona, fatalmente, si schiantò quella sera proprio su quella collina. Credo, a tal riguardo, che sia impossibile, per ogni amante del calcio e dello sport in genere, come é successo per me, allorquando nel 2000 mi recai in visita giubilare alla Basilica di Superga, non

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provare un moto di profonda commozione verso quei ragazzi che per tanti anni hanno segnato la Storia del Calcio Italiano, segnata a sua volta, per sempre, da un evento talmente drammatico, questo testé da me ricordato, da trafiggere probabilmente in modo indelebile anche l'animo sensibile degli allora piccoli, ma un minuto dopo quella tragedia già grandi, Alessandro e Ferruccio Mazzola.

…e l’Aquila Montevarchi E dopo aver raccontato la vita, i successi sia in veste di "Falso Nueve" che di mezzala destra, di un autentico campione come Sandro Mazzola, passiamo a raccontare le vicende della nostra squadra del cuore impegnata quest'oggi a difendersi contro gli artigli dell'Aquila, quella di Montevarchi, s'intende. Davanti ad un folto pubblico di 700 spettatori circa, tutti assiepati sugli spalti gremiti del "Brilli Peri", ecco la nostra squadra del cuore,oggi catapultata nel ...Nido dell'Aquila, con l'intento di affrontare, nel macht clou della quarta giornata, la solida ed ambiziosissima corazzata squadra di Montevarchi che é stata e rimarrà, per sempre, una vera e propria leggenda del calcio semiprofessionistico. Ma nonostante le attese al fulmicotone il primo tempo scorre via senza alcun sussulto di rilievo. Nel secondo tempo la partita si sveglia d'improvviso al 18'con Ciolli che si vede, tra lo sconforto di tutti noi altri, annullare una rete che sembrava valida, per fuorigioco. Al 30'ecco che ...l'artiglio dell'Aquila improvvisamente ci colpisce e ci graffia in maniera profonda e dolorosa. Il forte esterno Stefanelli suggerisce con un bel traversone verso il lato opposto per Corsi che, al volo e cioè in ...Corsi, pone su di piatto d'argento un bel traversone al centro per Vangi il quale bomber, sottoporta, ringrazia e non perdona ed é 1 a 0. La moviola dei nostri riflessi filmati stabiliranno purtuttavia, ma purtuttavia inutilmente, che Vangi era in posizione di fuorigioco. Al 37'Conti con un tiro dal limite impegna severamente il portiere avversario che, come un ...Lampignano, si tuffa sulla palla e devia con un bel volo plastico. Ma nei confronti del Montevarchi, visto come sono andate le faccende sino a questo momento, un ...Conti in sospeso ce l'abbiamo ancora da regolare. Ed ecco che a 3'minuti dalla fine, finalmente ed aggiungerei giustamente, i ...Conti ricominciano a tornare. A seguito di un calcio d'angolo calciato da Chiarelli, Conti, ben appostato sul secondo palo, svetta, colpisce e segna il pareggio meritato. La gioia che esplode nei nostri animi é grande per un pareggio raggiunto all'ultimo tuffo, risultato che ci mantiene ancora tra le alte vette della classifica provvisoria.

AQUILA MONTEVARCHI: Lampignano, Pasquini, Stefanelli, Corsi, Bartolozzi, Raspanti, Mannella, Daveri, Vangi, Sorbini, Sanni. A disp.: Nardone, Desiderio, Lazzerini, Bartoli, Marcelli, Renzi, Dati. All.: Rigucci. PORTA ROMANA: Parrini, Frutti, Francini, Pomo, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Grandoli, Gori, Chiarelli. A disp.: Bercigli, Kacorri, Bianchi, Sabia, Cogli, Stella, Conti. All.: De Carlo. ARBITRO: Tesi di Lucca, coad. da Cappini di Arezzo e Campagnolo di Siena. RETI: 73′ Vangi, 93′ Conti.

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Walter Novellino, Alessio Tendi, amici fuori, nemici in campo

Il dribbling di Novellino

Oggi, prima dell'ormai mio consueto e ritrovato commento sulla partita odierna, non vi annoierò raccontandovi una … Novellino qualunque, ma la storia di un giocatore di grandissimo spessore, uno che, come si ...suola dire, " ...dava del tu al pallone". Walter Alfredo Novellino, per l'appunto e non solo per gli amici, era un giocatore piccolino di statura, ma con un cuore ed una tecnica semplicemente immensi. Giocava con quel numero 9 sempre in mezzo alle ...scapole, bontà sua, ma svariava pure per tutto il fronte dell'attacco facendo impazzire letteralmente i difensori di ogni squadra che puntualmente incontrava, avversari di ogni età, di ogni stazza,costume e razza che, con i suoi dribbling e controdribbling, finte e controfinte, "veroniche", tunnel e colpi di tacco, mandava spesso fuori giri, come poteva accadere del resto ad una principiante durante una lezione di ballo fatta col suo maestro di tango o di Valzer o ancor meglio di … Walter. E poi d'improvviso pennellava, con precisione millimetrica, al centro dell'attacco rosso grifone un assist per quel gigante buono e semi magro che, dall'alto del suo metro e novanta, se ne ...Vannini in giro a far un po' di goal, un po' in qua e un po' in là, piazzandola di testa come riusciva solo a lui spesso e volentieri, proprio laddove l'estremo difensore della squadra avversaria non ci sarebbe mai potuto arrivare. Che strano però quel Perugia del campionato '75/'76 e cioè una squadra che non ti faceva certo …Umbra, perché era appena neopromossa, si sa, composta da tutta gente semi sconosciuta che sembravano più che altro come usciti da un corteo di militanti di Lotta continua, tutti acconciati con quei baffi enormi, come il portiere Marconcini, i terzini Nappi, Raffaelli e poi

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c'era anche quello che ab ...Baiardo ferocemente agli avversari, mentre al centro della difesa ecco ancora lo stopper ex Viola Berni insieme al libero Frosio. Al centro del campo giostrava invece con classe pura quel grande ma poi sfortunato regista dal rendimento che sempre ti rassi…Curi, come proprio fosse lui stesso un ...Re ...Nato. Curi operava lì nel mezzo insieme alla mezzala Vannini ( ...l'unico omino senza baffi) ed a quell'altro centrocampista che, di solito, mai si l'…Amenta troppo e che correva col numero 8 appiccicato alla schiena e che poi era in alternativa a quello che invece non amava mai andare al ...trotto ma che, al contrario, spesso e volentieri, montava sull'…Agroppi.

Novellino in maglia rossonera

Lassù davanti, invece, stazionava pericolosamente un centravanti dalla ...Scarpa giusta che ...Operaia ...con il suo…compagno d'attacco che più ..."compagno" di lui a quell'epoca, certo, non si poteva proprio trovare. Mi riferisco, naturalmente, a quell'ala di … Estrema sinistra uscita senza ...Gubbio anche lei dal '68 che, tra l'altro, non trovava …Sollier a far ...colpi di testa ma che, d'altro …canto o inno …internazionale che fosse, salutava prima di ogni incontro il pubblico della curva con il pugno chiuso del braccio sinistro mantenuto, ben steso, proprio in quella determinata direzione. E poi finalmente eccolo lì, il fantasista Novellino, l'ispiratore di ogni manovra, di ogni azione, di ogni rete ed anche di ciascun sogno che nasce in seno di ogni tifoso o "ancor meglio" tifosa che, appassionata, ...Butti … Baci alla sua squadra ...Perugina che, come una ...cioccolatina, talvolta

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può risultare ...dolce e talvolta un po' troppo ...amara ma, come ogni grande passione, va vissuta sempre con ...Amore senza cioè usar troppa ...Malizia, mi raccomando. Il Perugia di quell'anno, insomma, fece un campionato davvero eccellente ritrovandosi alla fine addirittura in posizione di classifica di tutto rispetto fors'anche migliore di altre squadre che sin dall'inizio del torneo erano senz'altro più titolate, come per esempio la Roma e la stessa Fiorentina. Ricordo, a tal riguardo, l'amarezza che provai quando io stesso uscì di persona (come se avessi preso in testa un bel ...Mazzone) proprio dallo stadio Pian di Massiano di Perugia ( ...il futuro Renato Curi), per aver subito, come tifoso Viola, l'onta di una sconfitta bruciante assai più di quanto il risultato alla fine dica. 2 a 1, fu la sberla rimediata alla fine da un Perugia e da un Novellino talmente scatenati che anche il nostro baluardo difensivo Giancarlo "Badile" Galdiolo, grande bandiera della Fiorentina, da come quella sera gli girava la testa e non solo per aver tentato vanamente di inseguire in ogni dove del campo tutte le giochesse ed i virtuosismi di quella funambolica mezzapunta, stentava povero lui, il malconcio stopperone Viola, dicevo, a ritrovare addirittura la strada di ritorno in direzione della sua amata Firenze. Il Perugia, inoltre, sempre con il suo condottiero Novellino, si confermò anche per i due anni successivi a livelli veramente discreti riuscendo, con i suoi prodigiosi spunti decisivi, a rilanciare "alla grande" attaccanti inizialmente arrivati a Perugia un po' tristi certo, ma mai ...Desolati del tutto, come Walter "oggetto misterioso" Speggiorin, per esempio, il quale, già promessa del calcio italiano, nei suoi trascorsi colorati di viola pallido, avevano invece fortemente deluso tutte quelle enormi aspettative riposte in lui, almeno in partenza. Poi avvenne quella scelta che fu per Novellino la più dolorosa ma allo stesso tempo anche la più logica ed obbligata della sua carriera. Nel '78/'79 lasciò, appunto, proprio i suoi amici grifoni, per andare a vincere uno scudetto nientemeno che nella Milano versante milanista, insieme a giocatori e campioni, già ultra conosciuti ed affermati, del calibro di Gianni Rivera, Albertino Bigon, Aldo Maldera, Fulvio Collovati, Franco Baresi e Ricky Albertosi. E indovinate, mistero dei misteri del calcio, chi arrivò poi secondo, in quello stesso anno, dietro il super squadrone rossonero...? Ma il Perugia, naturalmente! Perugia che sfiorò il clamoroso tricolore anche se imbottito degli scarti ex Viola della Fiorentina, scarti si, ma pur sempre validi s'intende, come Casarsa (una mezza punta di grande talento), Della Martira (stopper) e quindi Speggiorin (ala sinistra). E poi, diciamocela tutta, anche se imbottita di quegli scarti provenienti da varie direzioni, era assemblata veramente bene quella squadra di quell'epoca, fatta cioè di giocatori che, per il Grifo color rosso, sarebbe per loro valso l'imperativo: "Ora te, per la squadra, tu ti …Butti in acqua vestito, e tu esci ...Dal Fiume solo se tu ti ...Bagni". A completar la rosa, da ricordare il solito Vannini ed i compagni Frosio e Ceccarini, insomma tutta gente dotata di un gran fiuto e tutto questo grazie anche a ...Nappi, naturalmente. Ah, mi dimenticavo poi che, messa all'...Umbra della porta ed a protezione della stessa, un po' di ...Malizia non guastava, un ...odore questo che, per tutta la difesa, non poteva che significare ...Profumo d'intesa. L'Allenatore, poi, era uno davvero bravo perché era un mister che al momento opportuno sapeva togliere ogni e qualsivoglia ...Castagner dal fuoco. Novellino, ritornando al tema di partenza, si mantenne sempre a buonissimi livelli nel campionato italiano e questo anche quando, ormai da "adulto vaccinato", andò a chiudere la sua bellissima carriera ad Ascoli dove, in una sola stagione, siglò la bellezza di 7 reti. Il grande "Monzon" del calcio italiano, ebbe soltanto una unica sfortuna nel corso della sua illuminata carriera e cioè quella di ritrovarsi lungo il percorso che, diversamente lo avrebbe condotto in Nazionale,

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due "icone" inamovibili ed insuperabili del calcio di quell'epoca ovvero Claudio Sala, detto, non a caso, "il poeta del goal" e Franco Causio, soprannominato, per il suo carisma un po' borbonico, "Il barone". Esisteva, però, un difensore in Italia e cioè un terzino con indosso ben stretta la maglia color Viola, piccolino come lui che riusciva però, nei loro numerosissimi e combattutissimi duelli, ad annullarlo quasi completamente, come succede ad esempio e molto spesso alla mangusta quando ha la sfortuna sulla sua strada di imbattersi in un cobra, dove ai convenevoli iniziali é preferibile di gran lunga mettersi in guardia con il divieto assoluto poi di distrarsi. Insomma quel "terzino roditore" era diventato per lui una sorta di spina nel fianco, capace, in occasione delle loro combattutissime disfide, di fargli abbassare anzitempo le ...Tendi sul suo applauditissimo ...Sipario. Avrete sicuramente capito che questo ..."cagnaccio" ed antidivo per eccellenza, ma anche lui diventato col tempo un simbolo per la Fiorentina di tutti i tempi, per l'anagrafe color Viola, corrispondeva per l'appunto al nome di Alessio Tendi... ! Di lui, di Tendi, un fiesolano Doc, ci si ricorda tutti noi tifosi Viola da sempre, in particolare e con grande emozione, per quel gran goal che realizzò da quaranta metri ai danni dell'inossidabile Dino Zoff, a metà primo tempo di un Fiorentina – Juve che finì 2 a 1 per noi. E ci si ricorda pure di quel goal dell'ormai insperato pareggio fatto in mischia, al 90esimo proprio sotto la "Fiesole", in un Fiorentina – Cagliari che finì 1 a 1, dopo che Piras aveva portato in vantaggio i sardi al 79esimo direttamente sfruttando un rinvio ...lunghissimo del portiere che però per noi risultò essere sin troppo...Corti. In definitiva, Alessio Tendi, nella storia del calcio degli anni '70, é passato essenzialmente come un valido e arcigno marcatore messo li a "mordere" senza mollare mai le caviglie della seconda punta avversaria, come del resto gli suggerivano ripetutamente tutti coloro che lui aveva avuto come Mister, solitamente nei modi e nei termini comunicativi qui di seguito citati: "… Caro Alessio tu …Tendi veramente ad essere uno che non molla mai, lo so bene questo, ma come un ...Tendi, mi raccomando, non ti soffermar troppo alla finestra ad aspettare chissà quale avversario e quindi alza le ...Tendi e datti una mossa, per favore... !" Ma al contrario del suddetto ed inutile suggerimento, …Tendi non stava mai troppo alla ...finestra, ma anzi era un terzino che sapeva spingere e difatti spingeva parecchio sulla fascia avendo, però, sempre costantemente in mente la piena consapevolezza dei propri limiti e quindi dimostrando a tutti, con l'esempio, di essere anche un vero campione di umiltà, un esempio per tutti, uno che non mollava mai fino alla fine.

All'inizio, purtuttavia,erano stati proprio i nostri avversari ad ingranare subito la quarta (non come a ...Sesto però dove ingranarono la ...quinta...) come se ci volessero, fin da subito, ...sotterrare con ...Tomberli. Ma noi siamo il Porta Romana, si sa, e approfittando dei suggerimenti dati da colui che davvero ...In ...Signa il Calcio a tutti, e cioè il nostro Mister, non ci è ...Parrini il vero di poter risponder immediatamente ai loro attacco iniziale, con una parata davvero eccezionale, sfoderata dal nostro giovane portiere, su di una "S ...Coppola" calciata con decisione su rigore, proprio, dal loro più talentuoso elemento. Così, con un po' più di animo addosso, accresciuto grazie al precedente pericolo scampato, ed approfittando della acquisita superiorità numerica, dopo un po', anche il nostro impegno sulla fascia destra ha cominciato finalmente a dare i suoi primi ...Frutti. Per non parlare, poi, della successiva e formidabile giocata, partita con impeto dalla fascia sinistra, grazie ai piedi talentuosi del capitan Chiarelli il quale, da posizione particolarmente defilata, ha di fatto scagliato con potenza un sinistro che, dapprima colpiva la base del palo destro, per poi andare ad incocciare quello sinistro ed, infine, allontanarsi deluso alla ricerca di un terzo palo che, di fatto, da regolamento é assente: Che peccato! Nel secondo tempo la partita si é mantenuta su toni agonistici particolarmente accesi, con quel ...Balestri che, dalla loro fascia, non mancava di sferrare continue ...Frecciate polemiche all'indirizzo del'Arbitro, reo, secondo lui, di aver cacciato troppo precipitosamente dal campo il loro numero 4,e cioè il mediano di spinta, il quale, ad onor del vero, fin da subito, ha dimostrato a tutti di essere uno di quelli che ...Dai ...Negli stinchi ai nostri giocatori e senza troppi complimenti. Poi, finalmente, la resa dei ...Conti che é coincisa, per l'appunto, con l'ingresso del nostro ritrovato bomber Arancionero a cui, ancora a tutt'oggi, nessun cannoniere in circolazione può ...in ...Signa ...re su come meglio trovar la via del goal, ingresso quello del nostro storico capitano, risottolineo ancora, che ha finalmente messo tutti d'accordo, con una ...doppietta talmente bella, da fare invidia pure al nostro miglior cacciatore di volatili e cioè il nostro presidente Giorgio Borchi che, in quanto a ...doppiette, certo se ne intende eccome... !

…ed il Signa E sull'esempio di Tendi e Novellino, amici fuori e nemici in campo, veniamo finalmente al commento della partita della nostra Porta Romana, vinta meritatamente contro il Signa con il punteggio di 2 a 0. Oggi partita assolutamente non facile é stata quella disputata dai nostri colori, nonostante l'avvenuta superiorità numerica iniziale, poi goduta dai nostri per un buon 85% dell'incontro. Più che ..."Grandi", come ha giustamente sottolineato, direttamente dal bagnasciuga di chissà quale spiaggia tropicale, il disteso e rilassato dirigente Leoni, direi che, alla fine, siamo stati addirittura …Grandoli. Superlativa, a mio parer, é stata la prova proprio del nostro giovane regista di centrocampo, al punto che gli stessi avversari, a fine gara, in ...Signa di reverenza verso la prestazione maiuscola del nostro interno, si sono levati tanto di ...Cappelli, per non dire di ...Coppola, addirittura... !

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PORTA ROMANA: Parrini, Frutti, Cogli, Francini, Gurioli, Murras, Ciolli, Santini, Grandoli, Gori, Chiarelli. A disp.: Valenti, Kacorri, Bianchi, Sabia, Torrini, Stella, Conti. All.: De Carlo.

SIGNA: Cappelli, Landi, Balestri, Dainelli, Gabrielli, Alderighi, Bartolozzi, Strupeni, Tomberli, Coppola, Bourezza. A disp.: Ceseetti, Ammannati, Renieri, Ortega, Bruni, Amato, Diop. All.: Castorina. ARBITRO: Landucci di Pisa, coad. da Marchetti e Giuntoli di Pistoia. RETI: 70′ Conti, 90′ Conti NOTE: al 6′ espulso Dainelli, al 20′ Parrini neutralizza un calcio di rigore di Coppola.

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