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SOLO UNA SANA E CONSAPEVOLE LIBIDINE
RIBES ACERBO
Rotola dal sacco del sonno sul vialetto della casa graffiata da alberi incattiviti e murata dietro persiane fmto mare, orribilmente chiassose. La mano ( sbuffo rosato, quasi una nuvoletta) raccoglie a uno a uno i sassolini bianchi dispersi tra le pagine del libro di favole e segna la strada ai fantasmi che dall' esilio riaffiorano in un sogno orlato di ribes, bocche di leone e lupini. Trattiene il respiro e, proteggendo il mistero di ciò che, ridestato, custodisce il senso arcano delle cose, riempie e svuota lune e stelle di plastica colorata, sformando frananti tortini di fangoso paradiso terrestre. Ombre attraversano il suo sguardo trainando in scia zigzagante lacerazioni, dolori e perdite. Giocattoli spettrali dalle mutevoli sembianze, rotti e senza più peso trasformano segreti infantili in incubi grevi di rabbia e colpa. Gli occhi rifrangono lampi che accoltellano il cielo, quando, a terra con la testa ciondolante dal colletto di pizzo, sente in lontananza cantare cappuccetto cappuccetto dalla nonna coni là c'è qualcosa di sospetto, c'è qualcosa che non va. Sulla vestina macchiata d'erba piove appiccicoso sangue bianco. Forse è latte o sciroppo di sambuco. Forse pendulo ribes acerbo che lacrima dal cavo della mano chiusa a pugno.
SOLO UNA SANA E CONSAPEVOLE LIBIDINE ...
Ritagli, ombre cinesi, figurette immateriali traballano sullo scorrere dello scenario trasparente e creano, nel chiaro oscuro dell'ora della siesta, disegni sonori. A ogni battito di ciglia si affacciano sulla parete accanto al letto: bestiole, corone, scettri, principesse, fusi, carrozze, streghe, re e regine. Un diavolino tutto rosso inforca la tappezzeria e dalle ghirlande sfiorite esplodono tumultuosi sentimenti. Pensieri incompiuti slittano via e si perdono lontano, nelle frange della storia. Girandosi sul fianco e subito rigirandosi, per girarsi ancora e ancora, la bambina anima la macchia informe appesa al cordoncino di luce che filtra dalle pesanti tende. Il vecchio lupo argentato, lingua a penzoloni e sdentate fauci, rincorre spettri incappucciati di rosso, la gallinella fa un cocco d'oro, un cocco per te, (per me?, sì per te), il re brandisce lo scettro, la regina se la dà a gambe in carrozza, la principessa punta dal fuso si scioglie in una pozza di mille bolle ( di sangue) blu, sette streghe si contendono un'unica scopa, la capretta parla d'amore in cianfrese a un camoscio: oh mon amour mon doux mon tendre mon merveilleux amour,

una voce roca implora madame madame madame per tre volte 3 poi tace per sempre. Un secondo diavolino si materializza da uno sbuffo di zolfo. Slurpa il cocco d'oro per me (per te?, sì per me), rokkeggia duro solo una sana e consapevole libidine infrangendo il platonico sogno d'amore caprino, sibila in falsetto madame la marquise tout va très bien tout va très bien, sfoglia il fiore appassito della ghirlanda sul muro, decide che non è amore, gira gli zoccoli, se ne torna zolfo, fsssssssss. Il cuore della bambina che avvolta nella trapunta più non inghiotte e appena appena respira, pulsa sotto le palpebre e dentro la gola. Tèk tèk tèk: artigli di artritica strega battono alla testata del letto, graffiano il cuscino, si insinuano tra i capelli sudati, sfùano dalla nuca due riccioli di tenerezza. Fiammelle indiavolate accendono il fondo del letto, solleticano i piedini, salgono su fra le gambe, più su, ancora più su, in frenetica danza dentro la minuscola intimità. La piccola si inoltra nel labirinto che annoda le cose della stanza a quelle della vita. Vagando a mezz'aria inciampa in uno schiocco di lingua o di dita, forse un bacio o un'esplosione veloce e, risucchiata dal-
