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MADEMOISELLE J (a Julienne
MADEMOISELLE J
(a Julienne)
Erbe e fiori sfilati dal maggengo bagnano nel boccale d'acqua sul tavolo davanti alla casa in mezzo al pascolo falciato di fresco. Nata una notte di plenilunio nell'alpestre contrada dall'impronunciabile nome dei duchi, padroni e signori del castello in cartolina infilato nel vetro della credenza, Mademoiselle sorseggia la tisana di fiori di tiglio raccolti e spiumati come da calendario lunare. Rifugge il sole e in lunghe sieste popolate da visioni misteriose, ritaglia dal passato immagini da mandare a memoria, cantilenando scherzosa con i fanti, senza mai disturbare i santi. Nel suo cielo, di luna piena si nasce e di luna piena si muore, ma se questa, ombrosa e funesta, sconvolge i cicli arcani dell'esistenza schiumando dalla bocca di un esserino agonizzante, Mademoiselle, senza esitare implora Marie, passando ( seppur devotamente) al tu: le te salue, Marie ! le te salue, Mari.emari.emarie1 L'onda si ritrae. La creatura respira. Mademoiselle osserva il cortile arabescato dalle sue (rose) Aurore Poniatowska e avanzando immobile nello stregante passaggio tra sonno e sogno, ammonisce (benevolmente) il ragno che intesse di sé l'angolo dove più ristagna la polvere: araignée du soir espoir, araignée du matin chagri.n.
