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TABLO PICASSO
SUPER8 (bis)
Le forme, raccolte nel sacchetto di smunta stoffa del vecchio pigiama, mischiate come i tombolini del serale gioco d'infanzia, aspettano di venir sfiorate, leggermente scosse, scelte e disposte a contorno di uno sguardo, di un gesto, di una sonorità, di un silenzio. Le dita si tuffano nel felpato sacchetto. Ne scandagliano il fondo. Vibra la mano, ruvida conchiglia che racchiude oggi il soffice pugnetto di allora. La conchiglia traballa, si rovescia, dondola e le dita, grattando via con le unghiette anche l'ultima schiumosa cartilagine, sgusciano dalle valve, insinuandosi timide, per poi guizzar libere, nella corrente. Ritrovano il fantasmatico rincorrersi delle immagini e l'assordante cacofonia di voci inascoltate. Lacrime rotolano e cozzano come le biglie di vetro con dentro le vele colorate nel vialetto sassoso, al di là del cancello arrugginito, inesorabilmente chiuso a imprigionare, custodendoli, peonie sfarfallanti e lamponi tiepidi di sole. Mano destra. Mano sinistra. Nodi di fùo. Piccoli grumi di sogno. Asola rattoppata.
TABLO PICASSO
Il marchingegno fantastico arpeggia il silenzio sgranando un cordoncino di pensieri, fiato di nuvole, niente che si possa vedere o toccare. Nell'allegria di pezzettini di carta stagnola, la luce abbaglia il lago, turbando le fate, madrine delle profondità, che si librano in volo dagli scogli, trascinando un codazzo di grilli e cicale, draghi e tartarughe, gatti blasonati e Belleaddormentate ( che barattano stivali e fusi), topi e ragazzetti irretiti da pifferai dilettanti e vendicativi. In aristocratica gestazione dentro la pancia di ranocchi bitorzoluti fluttuano azzurri principini, pronipoti della regina cattiva che, scartati, mangiati ( e forse letti) tutti i Perogi.na, antidoto a rughe e grigia solitudine, incerta se rimanere dentro o uscir fuori dallo specchio di sfiorite brame, sale sulla prima zucca trasformata in carrozza e scompare per sempre. Giubilano i nanetti, nitrisce il destriero e la Biancaneve di turno corre corre corre avvinta (inconsapevolmente) al destino, gentiluomo con il cuore sanguinolento di una cerbiatta nella mano guantata e tre piume ( arroganti) sul cappello floscio. La bianca colomba vola sbandierando ai quattro venti che lui tornerà e che lei non sarà più sola, ma tradita e ( orrore!) derisa, fionda sulla tela di Picasso. Inchiodata al muro, immobile e muta, parla di pace. Con una smorfia che le arrotonda la bocca, la Tilde
