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IL BACK TO BACK

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L’ESPULSIONE

L’ESPULSIONE

L’ANTEFATTO - L’Olimpia raggiunse la finale scudetto per la quinta volta consecutiva nel 1986 con un nuovo avversario, la Juvecaserta di un giovanissimo Nando Gentile, con Oscar Schmidt e la guardia uruguagia Tato Lopez. Il coach era Bogdan Tanjevic. In semifinale, era sopravvissuta ad una battaglia ancora con Torino, dopo aver perso Gara 1 in casa. La finale risultò incredibilmente accesa: l’Olimpia, forzata a giocare al Palalido, vinse la prima partita con il giovane Cedric Henderson al top del suo rendimento, autore di 29 punti e 13 rimbalzi, oltre ad una difesa spettacolare su Oscar. Il brasiliano perse la testa, lo colpì e venne espulso. In Gara 2, il clima a Caserta era caldissimo. Vennero espulsi Mike D’Antoni e l’ala casertana, Sandro Dell’Agnello, un agonista. Ci furono falli tecnici, un tempo supplementare, 41 punti di Oscar, e infine anche un accenno di rissa al rientro negli spogliatoi, nella lunga camminata che divideva il tunnel dagli spogliatoi. Dan Peterson venne accusato di aver insultato Lopez. Alla gara era presente Diego Maradona, che giocava a Napoli in quel periodo. In Gara 3, invece a Milano si presentò il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, creando non pochi problemi di collocazione.

LA SQUADRA - La vera novità rispetto alla stagione precedente era Cedric Henderson, un talento rimasto tagliato fuori dai draft NBA perché in ritardo sui tempi di iscrizione, ma eliminato dal college per irregolarità accademiche commesse dalla sua università (Georgia).

Aveva 19 anni, era immaturo, venne tagliato in prestagione e poi richiamato. Ma arrivati alla fase decisiva della stagione, Henderson era letteralmente al top.

LA PARTITA - Russ Schoene fece 8/9 dal campo nel primo tempo costruendo dieci punti di vantaggio per l’Olimpia, mentre Caserta era aggrappata a Sandro Dell’Agnello che la tenne in partita. Nel secondo tempo, quando la Juve tentò di riavvicinarsi ancora, fu Roberto Premier a salire in cattedra, un canestro dopo l’altro fino a pilotare una vittoria netta dell’Olimpia, 19 punti di scarto massimo e nove alla conclusione. Schoene finì a quota 23. Henderson fu il miglior rimbalzista dell’Olimpia in tutte le 10 partite di playoff giocate, 13.4 per gara.

IL SIGNIFICATO - I due scudetti precedenti dell’era Peterson-D’Antoni-Meneghin erano arrivati prima della “bella”, 2-0 contro Pesaro nel 1982, 2-0 contro Pesaro anche nel 1985. Ma nel 1983 (Roma) e nel 1984 (Bologna), l’Olimpia aveva sempre perso la partita decisiva. La vittoria in Gara 3 su Caserta rappresentò il primo scudetto vinto vincendo la partita finale. Quell’anno l’Olimpia vinse anche la Coppa Italia preparando l’assalto alla più grande stagione della sua storia, nonostante le defezioni di Cedric Henderson Russ Schoene e Renzo Bariviera.

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