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SHOW
L’ANTEFATTO – Dopo due finali perse alla bella, l’Olimpia faticò nella stagione 1984/85, una stagione contrassegnata dal crollo del Palazzone di San Siro che obbligò la squadra a cercare casa in modo disperato e inadeguato rispetto all’attenzione suscitata dalla squadra. I due stranieri erano Wally Walker e Russ Schoene. Entrambi partirono male e le voci di taglio erano sempre più insistenti. Quando si manifestò la possibilità di prendere il fenomeno Joe Barry Carroll, l’Olimpia – indecisa – sacrificò l’esperto Walker salvando il più giovane Schoene. La squadra fece male in Coppa Italia, ma vinse la Coppa Korac battendo Varese in finale con 33 punti proprio di Schoene. Nei playoff eliminò la Virtus Bologna campione d’Italia 2-0 e in semifinale la Berlino Torino. Gara 1 fu vinta a Milano nonostante i 33 punti della star avversaria, Scott May. Gara 2 fu la partita dello show.
LA SQUADRA - L’anno prima di venire a Milano, Carroll nella NBA aveva segnato 20.5 punti di media, 24.1 due anni prima. Al rientro in America, avrebbe prodotto due stagioni da 21.2 di media. Fu un colpo sensazionale perché Carroll aveva solo 26 anni e costrinse Dan Peterson ad una mossa senza precedenti: il taglio volontario di un giocatore. Il talento di Carroll era irreale per l’Italia, ma costrinse Meneghin a fare da gregario. A Dino però interessava solo vincere e sapeva che con Carroll l’avrebbe fatto.
“Chiamai Dino spiegandogli che avrebbe dovuto cambiare ruolo e temevo la sua reazione. Dino non fece una piega: non era minimamente interessato alla gloria personale”, racconta Peterson
LA PARTITA - La Torino dell’epoca era una squadra fortissima, costantemente tra le prime quattro del campionato. Allenata dal milanese ed ex Olimpia, Dido Guerrieri, aveva un mix eccezionale di giovani come Carlo Delle Valle, bravissimo a mettere in difficoltà Mike D’Antoni, e Riccardo Morandotti, e giocatori esperti come Carlo Caglieris e Renzo Vecchiato, oltre al grande Scott May e Michael Gibson. Gara 2 al Parco Ruffini fu una battaglia. Torino costruì otto punti di vantaggio. Poi Carroll si mise al lavoro. “Renzo Vecchiato – racconta Meneghin – mi disse dopo che si aspettava Carroll camminasse sulle acque”. L’Olimpia cominciò a dare la palla dentro. Carroll centrò otto tiri consecutivi, improvvisando un clinic di movimenti in post basso, tiri dalla media, ganci. Arrivò a segnare 38 punti in quella gara. La giocata conclusiva la fece in difesa, rubando palla a Caglieris sul possesso decisivo. L’Olimpia vinse 91-90 e si qualificò per la finale.
IL SIGNIFICATO - In finale, Milano liquidò 2-0 anche Pesaro, ma fu una serie squilibrata. L’Olimpia vinse di uno sia Gara 2 a Bologna che Gara 2 a Torino diventando la prima squadra della storia a finire imbattuta nei playoff. Carroll in quelle sei gare segnò 176 punti, 29.3 di media.
25 maggio 1996
Fortitudo Bologna-Olimpia Milano 68-70
