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IL GRANDE SLAM

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IL BACK TO BACK

IL BACK TO BACK

Dopo la Coppa Italia e la Coppa dei Campioni, l’Olimpia completò la sua stagione magica vincendo anche il titolo italiano nella prima serie al meglio delle cinque partite di sempre

L’ANTEFATTO - Battendo il Maccabi a Losanna l’Olimpia era tornata sul tetto d’Europa dopo 21 anni. In più aveva anche vinto la Coppa Italia. Non aveva nulla da dimostrare, ma giocò playoff di livello altissimo chiudendo con 7-1 di record. Nei quarti di finale aveva eliminato 2-1 Pesaro, poi aveva liquidato Varese 2-0 vincendo Gara 1 in trasferta e in finale aveva di nuovo vinto Gara 1 a Caserta e Gara 2 nell’impianto di Lampugnano. La finale del 1987 fu la prima nella storia dei playoff italiani al meglio delle cinque partite. Caserta aveva raggiunto la finale anche nel 1986 portando l’Olimpia alla bella. Rispetto alla stagione precedente non aveva più l’uruguagio Tato Lopez ma il centro bulgaro Georgi Glouchkov, il primo europeo dell’est ad aver giocato nella NBA. L’innesto fu reso possibile dall’esplosione del ventenne Nando Gentile. Il secondo straniero era ancora l’incredibile tiratore brasiliano Oscar Schmidt. Ma aveva anche Pietro Generali, Sandro Dell’Agnello, Sergio Donandoni e un diciottenne già competitivo, Enzo Esposito. L’allenatore era Franco Marcelletti, che aveva preso il posto di

Bogdan Tanjevic, partito per Trieste.

LA SQUADRA - L’Olimpia aveva vinto i precedenti due scudetti per cui l’obiettivo reale della stagione era la Coppa dei Campioni. La squadra rispetto alle due stagioni precedenti era cambiata praticamente solo negli stranieri. Partiti Russ Schoene e Cedric Henderson, ambedue in direzione NBA, arrivarono il rookie Ken Barlow e il grande Bob McAdoo. Non c’era più neanche Renzo Bariviera.

LA PARTITA - “Arrivammo a quella partita fisicamente a pezzi. Sono convinto che se avessimo perso non saremmo più stati in grado di vincerne un’altra –ammise Coach Peterson – Ci salvò Ricky Pittis”. L’Olimpia aveva Meneghin in grande difficoltà. L’infortunio con cui si era presentato a Losanna si era aggravato nei minuti finali della battaglia con il Maccabi. Caserta andò avanti di 18 nel primo tempo dopo un parziale di 19-0 che cambiò completamente la fisionomia della partita, quando Peterson spedì in campo Pittis. Fu lui a ricucire il divario riportando Milano a meno cinque all’intervallo. Ma a inizio ripresa, segnarono Donadoni da sotto e Gentile da tre ripristinando dieci punti di vantaggio per Caserta. Nulla sembrava funzionare per l’Olimpia: Premier, che segnò i primi quattro punti della ripresa, commise in successione quarto e quinto fallo, l’ultimo in attacco. Boselli però era infortunato. Fece un tentativo ma dovette tornare in panchina. Nel secondo tempo, con Meneghin menomato e gravato di tre falli, Peterson perse per infortunio anche Bargna. Caserta andò avanti di 12 in due occasioni. Bob McAdoo segnò due volte dalla media. Il primo segnale che qualcosa stava cambiando si ebbe quando Gentile fece 0/2 dalla lunetta. Ma Peterson fu costretto a giocare con quattro lunghi accanto a D’Antoni (Gallinari, Barlow, McAdoo e Meneghin), disponendosi a zona 1-3-1, come peraltro fece a lungo anche Caserta con la 2-3. Quando McAdoo portò Milano a meno sei, la guardia casertana Sergio Donadoni, che giocò la partita della vita, segnò da tre (finì a 26 punti). Gentile, subito dopo, mise un’altra tripla e l’Olimpia precipitò ancora a meno 12. La rimonta sembrava disperata. Ma in una sequenza di tre possessi consecutivi, McAdoo stoppò Glouchkov, Gallinari forzò Gentile ad un errore da sotto e D’Antoni stoppò un tiro da tre dello stesso Gentile. Infine, Meneghin prese sfondamento da Oscar che uscì per falli con cinque minuti da giocare (23 punti). Improvvisamente, si scatenò il rookie Ken

Barlow. Timido fino a quel momento, schiacciò un assist spettacolare di McAdoo (29 punti), poi segnò altri quattro punti tenendo l’Olimpia agganciata nella volta finale, quando D’Antoni chiese il cambio a Peterson, esausto, e il Coach rispose spendendo un time-out. Fu ancora D’Antoni dalla lunetta a ricucire a meno uno. A 1:35, in un possesso confuso, Barlow pescò dal cilindro una tripla allo scadere dei 30 secondi (non c’erano ancora i 24) e finalmente completò la rimonta. A 59 secondi dalla fine, Donadoni gelò il PalaTrussardi con un’altra tripla. Nell’ultimo possesso offensivo, D’Antoni usò un blocco per salire in sospensione, aspettò Gentile che lo stava inseguendo e prese il fallo. Dalla lunetta, non tremò. Fece 3/3 chiudendo a 11 punti. Restavano 14 secondi, la tripla di Gentile uscì di un niente. Milano vinse 8482.

IL SIGNIFICATO - L’Olimpia completò con quel successo al PalaTrussardi una stagione unica. Fu però anche l’ultima vittoria di Dan Peterson come allenatore della squadra. Aveva solo 51 anni ma decise di ritirarsi, ammettendo in seguito l’errore. Dopo quella gara, due giocatori simbolo del club Franco Boselli e Vittorio Gallinari vennero ceduti, a Forlì e Pavia, per tentare di rinfrescare il gruppo con l’iniezione di forze fresche (arrivarono Massimiliano Aldi e Piero Montecchi). Gara 3 fu anche la prima partita decisiva, da protagonista del diciannovenne Riccardo Pittis.

Emerson Varese-Olimpia Milano 84-87

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