
2 minute read
L’ESPULSIONE
L’ANTEFATTO - L’Olimpia nel 1982/83 aveva perso la finale di Coppa dei Campioni di un punto contro Cantù e la finale scudetto in Gara 3 a Roma. Nel 1983 aveva puntato su uno straniero di grande impatto come Earl Cureton con il quale sembrava imbattibile. Ma Cureton scappò per tornare nella NBA e venne sostituito da un rookie di talento immenso come Antoine Carr. In Coppa delle Coppe, senza poterlo utilizzare, l’Olimpia perse di uno la finale con il Real Madrid. Quando arrivò a giocarsi lo scudetto contro la Virtus Bologna era reduce da tre finali perse consecutivamente. Tuttavia, aveva vinto la regular season e aveva il vantaggio del fattore campo. Al Palazzone di San Siro però perse Gara 1 in casa, su un fallo in attacco molto discusso fischiato a Mike D’Antoni nel finale, e il 23 maggio 1983 invase Piazza Azzarita a Bologna nel tentativo di rimanere viva e riportare la serie a Milano.

LA SQUADRA - Dopo cinque anni a Cantù, Milano riprese Renzo Bariviera, un ritorno, per ovviare alla perdita di Vittorio Ferracini. La squadra era la stessa della stagione precedente con Antoine Carr al posto che originariamente era stato occupato da John Gianelli e affittato da Earl Cureton prima della sua fuga per Detroit. La Virtus Bologna aveva come stranieri l’esterno Jan Van Breda Kolff e il centro Elvis Rolle, un rookie. Il coach era Alberto Bucci e in campo cresceva la leadership di Roberto Brunamonti, ma c’erano ancora anche Renato Villalta e Marco Bonamico oltre a Do- menico Fantin, una guardia che sarebbe stato decisivo nei playoff.
LA PARTITA - Russ Schoene fece 8/9 dal campo nel primo tempo costruendo dieci punti di vantaggio per l’Olimpia, mentre Caserta era aggrappata a Sandro Dell’Agnello che la tenne in partita. Nel secondo tempo, quando la Juve tentò di riavvicinarsi ancora, fu Roberto Premier a salire in cattedra, un canestro dopo l’altro fino a pilotare una vittoria netta dell’Olimpia, 19 punti di scarto massimo e nove alla conclusione. Schoene finì a quota 23. Henderson fu il miglior rimbalzista dell’Olimpia in tutte le 10 partite di playoff giocate, 13.4 per gara. “Due volte – ricorda Peterson – Gentile rubò palla e andò a tirare in terzo tempo e due volte con uno sprint a tutto campo Henderson lo rimontò arrivando a stopparlo e poi mantenendo il possesso della palla”
IL SIGNIFICATO - Soprattutto quella squadra dimostrò grande cuore, ma la vittoria si rivelò inutile come quella di un anno prima in Gara 2 contro il Bancoroma. In seguito alla sua espulsione, Dino Meneghin venne costretto a saltare la decisiva Gara 3 (Gallinari giocò 31 minuti al suo posto). Antoine Carr, che pure non era fisicamente al meglio, giocò una partita mostruosa, segnando 22 punti, ma alla fine due errori dalla lunetta di Renzo Bariviera furono fatali e la Virtus vinse lo scudetto consegnando all’Olimpia la quarta sconfitta consecutiva in finale in un oceano di polemiche.
Olimpia Milano-Juvecaserta 93-84
