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THE JUMPER

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L’ANTEFATTO - Il 15 giugno 1994 Bepi Stefanel entrò ufficialmente all’Olimpia Milano come sponsor ma nella realtà stava comprando tutto. “C’erano due squadre e dovevano farne una”, rilevò Nando Gentile anni dopo commentando partenze illustri come quelle di Sasha Djordjevic per Bologna o di Antonello Riva verso Pesaro. In pratica restarono solo Flavio Portaluppi il cui tiro intrigava il nuovo Coach Bogdan Tanjevic, Hugo Sconochini, Paolo Alberti e Davide Pessina. Da Trieste al seguito di Stefanel arrivarono invece Dejan Bodiroga, Nando Gentile, Gregor Fucka, Davide Cantarello e Sandro De Pol. La Stefanel raggiunse la finale di Coppa Korac nel 1995 e poi ancora nel 1996 ma le perse tutte e due in modo rocambolesco contro Alba Berlino ed Efes Istanbul. Nel 1996 però cambiò passo verso la fine della regular season, vinse la Coppa Italia a Milano ed entrò nei playoff in grande condizione. Anche se voci riguardanti il futuro del gruppo erano ormai dilaganti. Si sapeva già che Tanjevic sarebbe andato via e altri cambiamenti pesanti attendevano il roster. Ma questo a fine stagione. L’Olimpia invece arrivò dritta in finale dove trovò l’emergente Fortitudo allenata da Sergio Scariolo e con il vantaggio del fattore campo nella serie al meglio delle cinque partite. La Fortitudo vinse Gara 1 a Bologna approfittando di due atipici errori di Bodiroga dalla lunetta, ma perse Gara 2 a Milano. Gara 3 ancora nel capoluogo emiliano sarebbe stata quella decisiva.

LA SQUADRA - Insieme al nucleo dei triestini e qualche sopravvissuto della vecchia Olimpia, brillava la stella di Rolando Blackman, panamense cresciuto a Coney Island, a New York, una grande carriera a Kansas State e nella NBA a Dallas prima di finire a New York nei suoi Knicks e scoprirsi dimenticato da tutti. Blackman era una guardia con un tiro micidiale, un giocator elegante e bello, che era stato MVP già della finale di Coppa Italia vinta battendo la Virtus Bologna e poi Verona.

LA PARTITA - La Fortitudo prese sette punti di vantaggio nel primo tempo. Aveva la partita in mano quando sbagliò tutto negli ultimi possessi. Incassò un 7-0, poi la sua star Carlton Myers completò un gioco da tre punti entrando con una forza atletica inaudita per quei tempi. Ma Bodiroga da tre dopo un primo tempo opaco pareggiò di nuovo. La Fortitudo aveva un punto di vantaggio quando Scariolo con sette secondi da giocare chiamò time-out. Ma la rimessa fu un disastro e Nando Gentile sulla sirena andò a segnare un facile lay-up. Dopo minuti difficili, in cui la Fortitudo aveva fatto di più e Bodiroga pochissimo, l’Olimpia era avanti. Il secondo tempo fu un’altra battaglia. Carlton Myers su uno sfondamento andò a commettere il quinto fallo che lo mise a sedere in panchina per gli ultimi quattro minuti abbondanti di gara. Senza Myers, Djordjevic prese la squadra sulle spalle mentre Tanjevic rimandava in campo Nando Gentile, anche lui con quattro falli (incluso un tecnico per proteste). Ma in sua assenza Portaluppi aveva fatto il suo solito lavoro di tiri e sacrifici. Quando Gentile entrò, Myers era fuori e l’Olimpia aveva il controllo della gara. Djordjevic provò a ribellarsi ma sull’ultimo possesso, punteggio pari, Bodiroga giocò in isolamento nella sua posizione preferita, alzandosi in sospensione dal gomito destro della lunetta. Fu il canestro dello scudetto numero 25 anche se l’Olimpia concretamente lo conquistò a Milano nella quarta partita.

IL SIGNIFICATO - Fu una sorta di scudetto ponte tra l’era delle grandi vittorie e quella successiva che sarebbe stata molto meno brillante. L’Olimpia non avrebbe più vinto per i successivi 18 anni.

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