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THE SHOT

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IL BACK TO BACK

IL BACK TO BACK

Il ricordo delle partite di playoff più importanti nella storia dell’Olimpia non può che cominciare con la grande impresa del 2014, a Siena. In Gara 6. Il giorno in cui Curtis Jerrells diventò un eroe

L’ANTEFATTO - Nel 2014, l’Olimpia era arrivata a 18 anni di digiuno, lo stop di successi più lungo nella storia del club. La squadra, protagonista di una grande stagione, aveva vinto 20 partite consecutive in regular season e raggiunto i playoff di EuroLeague ma aveva bucato l’appuntamento con la Coppa Italia. Nei playoff aveva fatto però più fatica del previsto, battendo Pistoia solo alla quinta partita e Sassari alla sesta dopo aver sprecato in casa il primo match-point. In finale c’era l’avversaria più ostica del decennio precedente. Siena aveva vinto sette titoli consecutivi, era allenata da un ex Olimpia, Marco Crespi, e destinata a scomparire al termine della stagione. Paradossalmente, questa “leggerezza” si era rivelata la sua grande alleata nella corsa allo scudetto. Non solo: l’allenatore dell’Olimpia era Luca Banchi, che la stagione precedente aveva portato Siena al titolo. Anche il playmaker dell’Olimpia, Daniel Hackett, era arrivato da Siena addirittura durante la stagione. E altri ex erano David Moss e Kristjan Kangur. La serie finale, che l’Olimpia aveva dominato nelle prime due partite, aveva subito una svolta clamorosa quando Siena era riuscita a vin- cere le due gare in casa e poi a violare il Mediolanum Forum in Gara 5 spingendo Milano sull’orlo della sconfitta. Solo vincendo Gara 6 nel catino infuocato di Viale Sclavo, l’Olimpia sarebbe rimasta viva e avrebbe avuto il diritto di giocare Gara 7 in casa due giorni dopo.

LA SQUADRA - L’Olimpia completamente rinnovata rispetto alla stagione precedente utilizzava Hackett in regia e Samardo Samuels nel ruolo di centro in quella che sarebbe stata, insieme alla successiva, la miglior stagione della sua carriera. Nel ruolo di ala forte, CJ Wallace non aveva risposto alle aspettative e il giovane Nicolò Melli, 23 anni, era diventato di fatto il titolare. Gli esterni erano Keith Langford, che era stato incluso nel primo quintetto di EuroLeague, Alessandro Gentile, che nei giorni della finale sarebbe stato scelto da Houston nei draft NBA ed era al top della sua brillantezza, e David Moss come specialista difensivo e del tiro da tre. Curtis Jerrells, partito come titolare, era esploso partendo dalla panchina e occupando potenzialmente due ruoli differenti, playmaker o guardia. Gani Lawal era il centro di riserva.

LA PARTITA - Langford e Gentile, i due giocatori di maggior talento, segnarono i primi 17 punti dell’Olimpia, ma Samuels commise un fallo in attacco e uno in difesa ritrovandosi presto in panchina. Othello Hunter, il centro di Siena che Samuels aveva asfaltato in regular season e destinato ad una grande carriera in EuroLeague, gli aveva preso le misure. Sfruttando velocità, atletismo, agilità, segnò 14 punti nel primo tempo trovando un ostacolo più ostico nell’energia di Gani Lawal. Quando anche Lawal ebbe problemi di falli (tre nel secondo quarto), Banchi riesumò CJ Wallace, che giocò un eccellente spezzone di partita. Lui e David Moss con tagli e giocate intelligenti riacciuffarono Siena quando provò ad andare via di cinque punti esasperando la tensione sulla panchina di Milano. L’Olimpia rispose con un 7-0 e rimise le cose a posto. Alessandro

Gentile si caricò la squadra sulle spalle in un terzo quarto epico. Arrivò a segnare 21 punti portando la squadra avanti di 11, massimo vantaggio. Fece la giocata dell’anno quando andò dentro esplodendo in aria per schiacciare in testa a Hunter e Tomas Ress, due centri. Ma Siena ebbe un Josh Carter in serata di grazia al tiro. Fece 5/6 da tre. Fu lui a guidare la rimonta. Gentile fece un passaggio in panchina. L’Olimpia si bloccò. Nel quarto periodo Banchi chiamò time-out quando Siena si riavvicinò a meno cinque. Ma MarQuez Haynes, che aveva faticato tutta la serie, prese fallo da Hackett su un tiro da tre e mise tre tiri liberi. Poi segnò dall’arco e riportò la Mens

Sana avanti di uno. Le risposte di Milano furono: una tripla di Melli, a spezzare il momento favorevole di Siena, poi un’entrata di Gentile a riportare l’Olimpia sul più uno, il primo canestro di Jerrells da sotto per il 72-70. Ma Siena pareggiò ancora. Tentarono Langford e Gentile di riportare l’Olimpia in vantaggio ma senza successo, poi Samuels fece fallo in attacco. E con 35 secondi da giocare, Siena aveva la palla dello scudetto. L’Olimpia aggredì bene sul perimetro, togliendo tutte le opzioni. Infine, Matt Janning prese il tiro da tre risolutivo. Non facile ma ben eseguito. La palla ebbe una traiettoria beffarda. Come si dice in gergo, fu “in and out”. Melli mise le mani sulla palla, consegnandola a Jerrells. La palla la voleva Gentile. Jerrells decise di ignorarlo. “Visto com’è andata a finire, sono contento l’abbia fatto”, disse Alessandro. Jerrells non aveva segnato da tre, aveva due punti ma una strafottente fiducia in sé stesso. Palleggiò sul posto contro Haynes, palleggio incrociato, un passo avanti, uno indietro, quasi sfiorando la linea laterale. E poi il tiro, con tempismo perfetto, per non lasciare nulla sul cronometro. Avesse sbagliato ci sarebbe stato il supplementare. Ma Jerrells non sbagliò. Il tiro passato alla storia come “The Shot”.

IL SIGNIFICATO - Non fu la partita dello scudetto, ma salvò Milano dalla terza finale persa contro Siena in quattro anni e rinviò il verdetto all’interno dei confini amichevoli del Mediolanum Forum, strapieno, 48 ore dopo.

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