Trimestrale tecnico professionale sul mondo delle Certificazioni e dell'Empowerment
Redazione:
Jacopo Amati
Andrea Borgogno
Chantal Comegna
Carmen Di Santi
Maria Monica Foglia
Cristina Gatto
Valeria Giuliani
Alessandro Giurelli
Fabio La Porta
Cosima Palazzo
Chiara Puzo
Luca Serpericci
Francesca Simone
Hanno collaborato a questo numero: Filippo Conti
Claudia Frizzarin
Giulia Gregorini
Federica Terrone
Alessandra Tiveron
Lorenzo Nicolò Meazza
Aurelio Misiti
GianPiero Pavirani
Andrea Tiveron
Anna Maria Vessuti
Questo magazine non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
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Il mondo di Newcert, ci presentiamo
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ll punto di Fabio La Porta, CEO di Newcert
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Un’azienda accessibile si può. Intervista alla dott.ssa Vessuti, responsabile HR
16 "Muoversi in Libertà"
Rubrica a cura di Claudia Frizzarin: L’ "accessibilità" della disabilità
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"Meravigliosa...mente"
Rubrica a cura di Giulia Gregorini: Autostima e intimità: siamo davvero accessibili?
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Rubrica a cura del CNIM: Lettera del Presidente Aurelio Misiti
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Rubrica a cura del CNIM: Estratto dello Statuto
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Rubrica a cura del CNIM: La manutenzione al centro: il punto di vista del Segretario Generale Fabio La Porta
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Rubrica a cura del CNIM: La gestione dei beni (Asset Management – AM) e la manutenzione
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"Il futuro è oggi"
Rubrica a cura di Andrea Tiveron: L’accessibilità, autonomia o inclusione?
35 #TeladoiolaISO
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La UNI/PdR 131 per un turismo accessibile a tutti
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Tutti al mare con la Cooperativa Sociale Onlus Alteya
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La UNI 301549 per l’accessibilità dei servizi ICT
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"Responsabilità aziendale"
Rubrica a cura di Lorenzo Nicolò Meazza: Responsabilità degli enti ai sensi del D.Lgs 231/2001 e il ruolo dell'accessibilità nel Mondo contemporaneo
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Gli Itinerari Neronis: Da San Pietro a Castel Sant’Angelo
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I vantaggi degli investimenti nella formazione professionale
Il mondo di Newcert, ci presentiamo
Il nostro nome è Newcert S.r.l.
Certificazione, qualità e professionalità sono i tratti distintivi della nostra realtà aziendale. Siamo una società operante nel settore delle certificazioni, in qualità di business partner di Organismi di certificazione accreditati italiani ed esteri La nostra sede è a Roma, ma operiamo su tutto il territorio nazionale con professionisti qualificati in grado di offrire servizi a tutti i tipi di aziende.
Grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, i nostri tecnici possiedono le competenze necessarie per assicurare la conformità di Organismi accreditati per la certificazione di Sistemi di Gestione (ISO/IEC 17021), di prodotto (ISO/IEC 17065), nel campo delle ispezioni (ISO/ IEC 17020) e nella certificazione del personale (ISO/IEC 17024)
Dal nostro oggetto sociale è invece esclusa l’attività di consulenza per l’implementazione dei Sistemi di Gestione (Qualità, Ambiente, Sicurezza, ecc )
Siamo apprezzati interlocutori di diverse realtà aziendali grazie al nostro impegno professionale e alla conoscenza delle normative e degli standard di settore
Tra gli elementi distintivi che ci vengono generalmente riconosciuti dai clienti, possiamo citare la competenza e la professionalità, l’esperienza nel settore e l’aggiornamento professionale continuo
Perché riusciamo a offrire un servizio di qualità così elevato? Perché siamo una vera e propria squadra! Lo spirito di gruppo fa sentire ogni membro del nostro team ben accolto e supportato, complice anche l’apertura mentale e il confronto costruttivo, obiettivi concreti della nostra modalità di relazione
Ci impegniamo con entusiasmo nel nostro lavoro perché lo troviamo davvero stimolante e sfidante, vista la grande varietà di aziende e settori nei quali operiamo. È anche per questo che siamo molto versatili nel nostro lavoro e troviamo estremamente formative e gratificanti le nostre missioni.
Nel corso degli anni siamo stati in grado di conquistare un ruolo sempre più attivo in questo settore, consolidando le competenze dei nostri professionisti nei settori della certificazione dei Sistemi di Gestione. Questo ci permette di essere considerati partner affidabili di enti di certificazione nazionale e internazionale. Inoltre siamo un punto di riferimento per i nostri clienti perché riusciamo a rispondere alle loro molteplici esigenze, anche in virtù della stretta collaborazione con esperti in settori integrativi
Da febbraio 2020 siamo soci del CNIM, Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione: questo ci consente di approfondire temi nevralgici per il miglioramento della produttività delle imprese e la sicurezza delle persone, nella consapevolezza che la Manutenzione è una questione di civiltà Per conto del CNIM il nostro amministratore cura i contenuti e l’aggiornamento del Magazine MM – Maintenance and Facility Management
Siamo anche associati all’UNI, Ente Italiano di Normazione, all’AICQ, Associazione Italiana Cultura Qualità Centro Insulare, dove abbiamo un nostro rappresentante presso il MAQ, Comitato Metodologie di Assicurazione della Qualità
Cooperiamo con importanti realtà formative e aiutiamo le organizzazioni e le persone a migliorare le loro competenze e abilità professionali. Operiamo in qualità di CFPT, Centro di Formazione Paritetico e Territoriale UNASF (Unione Nazionale Sicurezza e Formazione) – Conflavoro PMI (Confederazione Nazionale Piccole e Medie Imprese).
Nell’ambito della collaborazione con LLC, operiamo con l’associazione ERCA European Register of Certificated Auditors per la Certificazione delle competenze professionali
Il punto di Fabio La Porta, CEO di Newcert
Nessuna comunicazione è efficace se non può essere letta. Newcert Magazine compie quattro anni e al tema dell’accessibilità abbiamo dedicato l’ultimo numero del 2024
Abbiamo intervistato la dott ssa Vessuti, HR Group Coordinator e Travel & Mobility Manager certificata Con lei abbiamo affrontato gli aspetti legati alla implementazione della accessibilità in azienda
La dott ssa Frizzarin di MIL –Muoversi in Libertà – ci ha raccontato le difficoltà e le sfide affrontate durante l’organizzazione del primo Disability Pride Veneto Tra i temi trattati durante l’evento, i diversi aspetti per rendere
più accessibili le nostre città.
In “Meravigliosa…mente” la dott ssa Gregorini ci parla dell’importanza dell’autostima e del modo in cui essa condiziona le relazioni interpersonali, andando a incidere sulle dinamiche sociali che ci circondano
Il dott. Tiveron riflette ne “Il futuro è oggi” e ci pone una domanda “scomoda”: quale spazio c’è per gli ultimi, in questo tipo di Mondo?
Nella rubrica del CNIM troviamo il prezioso contributo dell’ing Pavirani, già dirigente della Rete Ferroviaria Italiana (RFI), che analizza la relazione esistente fra la gestione dei beni – Asset Management – e la manutenzione.
L’avv Meazza, esperto di “Responsabilità aziendale” ci parla del D.Lgs. 231/2001 e dell’importanza che i Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo integrino al loro interno le tematiche di accessibilità, in un’ottica di corporate governance moderna
In tema di accessibilità, leggete gli editoriali sulla norma UNI 301549 per l’accessibilità dei servizi ICT e sulla UNI/PdR 131, che si focalizza sull’accessibilità dei servizi offerti da strutture ricettive, stabilimenti termali, balneari e impianti sportivi e che ritroviamo nel fumetto #TeladoiolaISO e nella storia della spiaggia gestita dall’Associazione Alteya
In attesa del Giubileo 2025, l’Associazione Neronis ci propone l’ultimo itinerario dell’anno: una passeggiata da San Pietro a Castel Sant’Angelo alla scoperta delle bellezze di Roma
Augurandomi che i contenuti trattati possano essere uno spunto per riflettere sull’importanza di una società più giusta e inclusiva, vi auguro una buona lettura e vi do appuntamento al 2025!
Un’azienda accessibile si può. Intervista alla dott.ssa Vessuti, responsabile HR
Tempo di lettura: 5 minuti
La dottoressa Anna Maria Vessuti è HR Group Coordinator per una Organizzazione attiva nell’ambito dei servizi di ingegneria integrata e nelle attività di direzione lavori Abbiamo il piacere di intervistarla su Newcert Magazine 26
Buongiorno dottoressa e benvenuta. In che modo è possibile per un’azienda implementare l’accessibilità nella gestione delle risorse umane?
Partirei spiegando che per accessibilità, intendiamo la facilitazione nel raggiungimento delle persone, tramite tutti gli strumenti a disposi
zione Il compito di un buon responsabile del personale o comunque di chi lavora con le persone, è far permeare il messaggio alle prime linee direttive riguardo a come si possa raggiungere la persona: il candidato, il dipendente, anche quando questo sia già fidelizzato all’interno della società. Al fine di rendere accessibile a chiunque quella che è la sede fisica o il portale web dell’azienda.
Per l’aspetto digitale, essendo questa la parte preponderante per il nostro nuovo millennio, tutto ciò che è social è il canale principale. Dopodiché, per gestire e rendere equivalente anche la parte di inclusività un altro
tema molto sensibile noi abbiamo appena svolto dei corsi di diversity & inclusion in Italia, proprio su queste tematiche. Accessibile vuol dire entrare anche da quella parte di persone che hanno delle difficoltà, possano essere queste economiche o fisiche, o delle semplici differenze culturali, rispetto a tutto il resto del Mondo.
Il nostro compito equivale per incrementare l’inclusività digitale e aumentare l’engagement dei dipendenti, andare ad assicurarsi un biglietto da visita della società che ci porti a renderci alla portata di tutti. Per inclusivo io penso che si intenda questo, ovviamente si comincia dalla parte principale, quella fisica: tutte le strutture o le sedi aziendali dovrebbero abbattere le barriere architettoniche; i luoghi di lavoro andrebbero studiati con un architetto che si occupi di questo e che preveda che per persone con carrozzina o con difficoltà motorie, si possa arrivare alla propria postazione di lavoro senza alcuna difficoltà e al pari di tutti gli altri
È necessario prima rendere accessibile la parte fisica delle aziende, la struttura; poi è possibile concentrarsi su un livello un pochino più elevato e quindi parlare di digitalizzazione dei processi.
La digitalizzazione dei processi aziendali può creare barriere per alcune categorie di lavoratori. Quali sono le strategie per garantire che gli strumenti digitali utilizzati da un’Organizzazione siano accessibili e usabili da tutti i dipendenti?
In linea generale, bisogna capire quali siano le difficoltà che possiamo incontrare quando entriamo in contatto con le persone. Noi come azienda dobbiamo analizzare se tutti i nostri portali, sia quello per le candidature, sia quello per la ricerca del personale, sia il nostro sito web, vadano a raggiungere quel bacino di persone che hanno disabilità: motorie, visive, uditive e cognitive Ci aiuta un pochino la legge perché sotto questo profilo, sono uscite tantissime normative sul tema Sarebbe utile che l’azienda si ade
guasse alla linea guida della WCAG (Web Content Accessibility Guidelines) La modalità più semplice sarebbe fare un’analisi di quelli che sono i portali aziendali da persone che si occupano proprio di questo; esperti web al fine di introdurre tutta una serie di strumentazioni che si possono unire per rendere accessibile alle persone con queste particolarità, tutto ciò che è la parte digitale, quindi il nostro bigliettino da visita online.
Ovviamente per le ristrutturazioni degli spazi condivisi e per la parte digitale, l’azienda deve mettere a budget un importo abbastanza considerevole perché è un po’ come tutti gli aspetti innovativi, tutto ciò che comporta un cambiamento etico e sociale, dove siamo noi a doverci mettere nella condizione di prevedere dei costi per renderci accessibili a tutti Ovviamente gli investimenti
sono ingenti, non sempre sono alla portata della piccola azienda, però nelle multinazionali per me questo dovrebbe essere un passaggio doveroso, proprio perché stiamo parlando di inclusività sociale È una mossa intelligente per le aziende perché se si desidera prosperare nel nuovo contesto sociale, che è in continua evoluzione, non si può pensare di rimanere indietro sulla parte digitale
Noi, per esempio, siamo partiti strutturandoci a livello fisico; quindi, abbattendo le barriere architettoniche e cercando le sedi nel punto nevralgico della città per fare in modo che si potessero raggiungere con il trasporto pubblico, metro, treno e bus; tutto ciò che rende, appunto, accessibile proprio la singola sede. Dopodiché sarebbe utile e questo è un consiglio che do in generale far analizzare da esperti digitali, e se c’è la presenza di un digital manager in azienda utilizzarlo, i propri strumenti di comunicazione web Perché il nostro brand viene promosso anche attraverso quelle piattaforme e quindi bisogna domandarsi: siamo adatti alle diverse tipologie di utenti che ci vogliono contattare? Seguiamo le linee guida web per i nostri contenuti?
Per questo dobbiamo fare in modo di ottenere un feedback dalle persone, perché molto spesso a me è capitato, anche facendo le selezioni, che non ci rendiamo conto che qualcosa che
per noi risulta semplice, viene dato per scontato, quasi normale, per gli altri non lo è
Mi era capitato, durante un colloquio, che una persona con disabilità uditive mi aveva raccontato una volta che si era presentata in azienda, che non avendo noi dei sistemi di ausilio per l’udito, capaci cioè di ricreare delle sintesi vocali traducendo i suoni in lettere, non poteva accedere ad alcune informazioni.
Quindi le tecnologie assistive sono gli strumenti sulla quale bisognerebbe puntare, perché sono dispositivi progettati per aiutare le persone con disabilità a superare le barriere, che nell’ambiente di lavoro e nella vita quotidiana solitamente abbiamo. Spesso consiglio di studiare la parte software e hardware e garantire dispositivi elettronici adatti e anche meccanici; per esempio, per le persone in sedia a rotelle, è necessario avere una scrivania adatta per la postazione
Ci sono tantissime cose che andrebbero messe in un budget e ci sarebbe anche la necessità di avere un diversity manager o comunque una persona dedicata a tutto questo: parliamo di acquistare tastiere e mouse adatti alle persone, software di sintesi vocali, sistemi di ausilio per l’udito, sistemi di controllo da remoto per le persone con disabilità motorie, software di lettura dello schermo per chi ha disabilità visive
Sono questi, più o meno, gli input secondo me da dare alle società per migliorare l’accessibilità del proprio sito web. Io li ritengo necessari per l’ambiente in cui stiamo per andarci a dirigere adesso, dove tutti lavoriamo insieme in sinergia e dobbiamo avere tutti le stesse disponibilità.
Secondo me non è neanche una questione di etica, ma di adeguarci a ciò che ci richiede il nuovo millennio, dove tutti dobbiamo essere nella stessa situazione di partenza
Lei è Travel & Mobility Manager certificata; quali sono le misure di cui un’azienda deve tener conto per assicurare che i servizi di mobilità offerti siano accessibili a tutto il personale?
Bisognerebbe partire dal
concetto che la disabilità non deve essere considerata un ostacolo all’occupazione e questo molto spesso avviene, specie per noi che lavoriamo col collocamento mirato e seguiamo tutta una serie di persone che hanno avuto difficoltà a trovare un lavoro
L’opportunità per l’azienda deve essere quella di ampliare il proprio bacino di talenti, posizionare le proprie sedi in punti nevralgici assolutamente ben serviti a livello di trasporto pubblico questa può essere un’iniziativa anche di tipo sociale, che tutti dovremmo promuovere − studiare degli appositi meccanismi di supporto per chi ha delle disabilità fisiche, magari prevedere di fare delle convenzioni con un servizio taxi dedicato, verificare che tutti abbiano la disponibilità di muoversi in maniera agile Ci sono poi
tantissime app in questo momento che aiutano a comunicare in maniera quasi istantanea, anche nei confronti del collega stesso che sovvenga in supporto in caso di necessità azionando un networking interno; quindi, non è solo una questione che posso definire pratica, perché la mobilità adesso si sta svolgendo tutta sulla riduzione delle CO2 Il green, l’elettrico, c’è un Mondo che entra in soccorso di tutta una serie di persone che sono non agevolate dal punto di vista fisico Io non prenderei in considerazione soltanto la parte della disabilità, ma magari ci sono anche persone che hanno un’età avanzata, uno stato economicosociale di vulnerabilità; quindi, noi dobbiamo rendere l’ambiente di lavoro accessibile. Ciò è possibile, ad esempio, mediante l’abbattimento delle barriere architettoniche, fornendo magari
parcheggi riservati per le persone con disabilità, assicurando che i bagni negli uffici siano accessibili e studiati appositamente per coloro che hanno delle problematiche, ovviamente sensibilizzare tramite la formazione Questa è proprio la base sulla quale punto, lo ripeterò fino allo stremo, assicurando che i dipendenti con disabilità siano trattati equamente e abbiano accesso alle stesse opportunità e risorse di dipendenti senza disabilità.
Per il welfare aziendale, quali sono i programmi che un’azienda può sviluppare per venire incontro alle esigenze di dipendenti con disabilità?
Qui entriamo un pochino in un tema dolente, so che vado a sollevare un po’ di polvere dal tappeto, però è una tematica che noi abbia
mo affrontato adesso con il nostro processo dove stiamo integrando i welfare in azienda Ci siamo resi conto che nonostante, si parli molto spesso di centralità della persona all’interno delle aziende tant’è che adesso anche l’HR manager viene chiamato “People and Culture Manager” che è proprio un concetto che da un significato pazzesco rispetto all’effetto risorsa, le piattaforme che forniscono il welfare alle aziende non si sono adeguate; quindi, noi ci troviamo in questo momento nell’esigenza di voler fare e la nonopportunità di avere
Le misure dei servizi welfare adesso sono di fatto un’opportunità per rispondere ai bisogni sociali in maniera trasversale per l’Organizzazione e quindi si cerca di favorire tutto il personale, peccato che poi quello che viene garantito dalle piattaforme sono un po’ i classici benefit standard: il viaggio, la palestra, il wellness, quindi tutta una serie di cose che non sono accessibili alle persone con disabilità, se non con tantissime fatiche a ottenerli; quindi c’è una bassa domanda di servizi assistenziali e di cura da parte dei lavoratori e di conseguenza l’offerta non si è sviluppata.
Quello che cerchiamo in economia di dire, il rapporto domandaofferta in questo momento sta vacillando; quindi, sarebbe utile che anche chi offre piattaforme di
welfare incominciasse a integrare magari servizi di cura e pulizia di casa che per molti lavoratori disabili sono una problematica, anche perché deve essere un’ottica di conciliazione tra quella che è la vita privata e il lavoro Questo vuol dire che se tu fornitore mi proponi attività ricreative come viaggi, attività culturali, abbonamenti, cinema, teatri, palestre o impianti sciistici, ovviamente chi soffre di gravi disabilità difficilmente può accedere a un welfare di tipo sportivo date le condizioni fisiche Sarebbe assolutamente utile e necessario integrare la sanità magari un pochino più corposa per coloro che hanno certe problematiche e noi, per esempio, nella nostra società abbiamo integrato la parte di assistenza anche di supporto psicologico.
All’inizio avevamo un po’ timore che fosse letto male e interpretato diversamente, invece è stato un plus, è stato accolto molto bene, perché abbiamo usato una piattaforma digitale accessibile a tutti in qualsiasi luogo; quindi, non era più necessario neanche recarsi allo studio, perché puoi fare tutto con le cuffie da casa, in macchina, da remoto Si tratta di una piattaforma accessibile a tutti in multilingua dove non solo c’è il classico psicologo, ma c’è anche il servizio di coaching; quindi, ti aiutano anche a capire quali sono le tue necessità a livello professionale, in cosa ti senti forte, e ti
amplificano anche l’employer branding e l’empowerment, tutta una serie di informazioni che spesso vengono tralasciate
Invece la parte psicologica è fondamentale, è il supporto che in questo momento tiene in piedi tantissime situazioni ordinarie per tutti. È stato apprezzato, quindi possiamo parlare anche di un target più elevato, nel senso che questa piattaforma specifica ha anche degli psichiatri; quindi, fornire anche medicine per chi soffre di un disagio emotivo Questo è stato un aspetto, che ci ha dato secondo me un plus, rispetto a quello che la piattaforma di sé offriva, abbiamo fatto un accordo esterno in modo da poter raggiungere anche persone in una maniera differente; si tratta di piccole accortezze che già soltanto chi si occupa di sviluppare le piattaforme dovrebbe avere
in primis per poterle vendere a noi aziende.
Con lo sviluppo della tecnologia e del digitale è vero che siamo sempre accessibili, ma siamo sempre attraverso uno schermo; si sta perdendo quell’empatia, il tocco, il guardarsi; quindi, c’è un isolamento sociale anche a livello emotivo che viene fuori e questa cosa è tangibile, spesso per chi lavora anche in sedi come le nostre che siamo distribuiti su tutto il territorio Ci conosciamo sempre attraverso uno schermo, è un cambiamento epocale del relazionarsi con le persone
Abbiamo puntato a questo aspetto qui. È ovvio che suggeriamo sempre tra le righe di ricercare una persona che si occupi di avviare delle partnership corrette, come un disability manager, colui/colei che si occupi proprio dei di
pendenti che hanno queste necessità, è importante averla nelle grandi società, perché i numeri sono ingenti. Un’altra cosa che ci ha aiutato è il lanciare delle surveysondaggi, quindi fare la richiesta del feedback da parte delle persone Chiedere questa iniziativa vi è piaciuta? Come vi siete trovati? Il corso di diversity & inclusion ha dato dei risultati?
Noi abbiamo visto crescere delle sensazioni nuove nelle persone, anche rispetto al linguaggio, al modo di gestire chi è Speciale, perché non userei il termine diverso, come spesso erroneamente si fa nel descrivere le particolarità con cui ci si interfaccia
abitualmente A volte proprio questa attenzione verso le persone, con dei piani di comunicazione, con la formazione specifica, riesce a conoscere un po’ di quello che è tutto traducibile in lato umano Noi aziende dobbiamo puntare a fidelizzare e tenere le persone dentro la società, il più possibile. L’obiettivo non è il ricambio, l’obiettivo è la crescita; quindi, cercare insieme di lavorare nella maniera migliore.
Passiamo l’80% del nostro tempo in ufficio, al lavoro da remoto o comunque impiegati in un’attività che non è personale, è lavorativa; perciò, quell’ambiente lì deve essere un ambiente di be
nessere e di beneficio.
È importantissimo che le piattaforme si mettano al passo coi tempi e che si possa gestire questo rapporto sinergico fra azienda, chi è che promuove le piattaforme, i servizi digitali per l’accessibilità Sapere cos’è l’accessibilità, perché spesso lo stesso fornitore non sa di cosa stiamo parlando; quindi, è proprio l’incontro fra domanda e offerta che deve nascere e adeguarsi ai tempi che stanno cambiando.
La dott.ssa Claudia Frizzarin è la cofondatrice e la Presidentessa di MIL – Muoversi in Libertà
L’Associazione MIL, nata nel 2020, si fonda sull’abbattimento delle barriere architettoniche, oltre che dei pregiudizi e degli stereotipi che coinvolgono il mondo della disabilità.
Claudia Frizzarin si occupa
della sensibilizzazione al “diverso” in modo creativo e culturale, mirando all’inclusione sociale e professionale delle persone con disabilità
“Muoversi in Libertà” non si riferisce esclusivamente alle barriere architettoniche che incontriamo ogni giorno, significa piuttosto consentire a chiunque di muoversi liberamente all’interno della società moderna.
Oggi affrontiamo il significato della parola “accessibilità”
Questa parola può assumere diversi significati: tutto dipende dal contesto in cui si usa Per “accessibilità” si può intendere “l’essere accessibile, possibilità di facile accesso” come scritto nel dizionario della Treccani.
Nel mondo della disabilità questa parola assume diverse sfumature, a seconda del settore a cui viene associata: generalmente quando parliamo di accessibilità, si intende l’abbattimento delle barriere architettoniche, ossia il piano PEBA Piano Eliminazione Barriere Architettoniche cioè uno strumento di pianificazione e programmazione finalizzato a garantire l’accessibilità degli edifici pubblici, degli spazi urbani costruiti o naturali e la fruizione dei trasporti da parte di tutti, secondo criteri di prevenzione e di buona progettazione.
Possiamo parlare di accessibilità informatica, ossia del fatto che un sito, una app e i
documenti digitali siano accessibili sia per le persone cieche e ipovedenti, che per le persone daltoniche e quindi fruibili da chiunque.
Possiamo parlare di turismo accessibile ossia del fatto che un luogo sia privo di barriere architettoniche, che ci siano servizi fruibili da persone con disabilità di vario tipo, che i luoghi e le strutture siano comode per famiglie, bambini e anziani.
Eventi accessibili, comunicazione accessibile, servizi accessibili sono solo alcune declinazioni che si possono avere nel tema.
Il vero tema dell’accessibilità è che di solito ci si ferma solamente all’abbattimento delle barriere architettoniche senza dare un’occhiata a 360° agli altri aspetti Un luogo può essere considerato accessibile, avendo le porte della larghezza corretta, il bagno con tutti gli ausili, ma non essere fruibile dalle persone che lo vivono, perché gli ambienti sono troppo rumorosi, le scrivanie troppo alte, la macchinetta del caffè è collocata in un luogo angusto in cui si fa fatica a entrare
Un’azienda, un ufficio, un luogo pubblico deve essere fruibile da chiunque, in qualsiasi condizione esso si trovi
A settembre 2024, l’Associazione MIL, assieme a una nutrita rete di Associazioni
padovane e non, ha portato il primo Disability Pride Veneto a Padova Uno dei temi fondamentali che abbiamo affrontato è stato proprio quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche.
Costruire un evento accessibile non è stato semplice: siamo partiti dalla scelta del luogo sia per i convegni che per la giornata aperta alla cittadinanza
Per i convegni ci serviva uno spazio che fosse centrale e che fosse accessibile alle persone con disabilità motoria, che potesse avere posti a sedere e che, allo stesso tempo, ci desse la possibilità di toglierli.
Ci serviva che fosse presente un palco accessibile perché i relatori sarebbero state persone con disabilità e, aspetto di fondamentale importanza, era necessario
che ci fosse lo spazio perché le interpreti LIS potessero essere libere di tradurre gli argomenti proposti nella lingua italiana dei segni, tenendo dei posti riservati alle persone che usufruivano di questo servizio
L’accessibilità è passata anche dal noleggio dei bagni, dal prenotare un palco accessibile da mettere in piazza, dal creare la pubblicità e la comunicazione accessibile, con la lingua italiana dei segni o con i sottotitoli.
Un aspetto fondamentale nella costruzione del Pride è stato quello di trovare un percorso accessibile, ossia non troppo breve, non troppo lungo, senza barriere architettoniche per coloro con difficoltà motorie, che avesse uno spazio vicino dove le persone neurodivergenti potessero decomprimere in caso di sovraccarico e che
fosse abbastanza facile da raggiungere per chi si muovesse in autonomia
Porre l’attenzione ai dettagli ha reso il nostro evento fruibile da molte persone, sicuramente avremmo potuto organizzare meglio determinati aspetti, ma siamo stati
soddisfatti di ciò che abbiamo creato
Questo esempio che ho portato è calzante rispetto al fatto che l’accessibilità delle barriere architettoniche è un aspetto di cui tenere conto, ma l’accessibilità è anche molto altro
Parte dalla comunicazione passa per l’assenza di barriere, dalla presenza di servizi e di valorizzazione della persona con disabilità in quanto professionista.
“Meravigliosa..mente” nasce dalla collaborazione con la psicologa e psicoterapeuta Giulia Gregorini grazie alla quale cercheremo di rendere la psicologia accessibile a tutti al fine di migliorare il nostro quotidiano
La psicologia, attraverso lo studio del comportamento umano, offre infatti una chiave di lettura su ciò che accade intorno a noi e può
guidarci nella vita di tutti i giorni, dandoci così un valido contributo nel migliorare il benessere di ciascuno di noi, consentendo di vivere una vita sana e soddisfacente Meravigliosa..mente è uno spazio pensato per tutti coloro che hanno voglia di informarsi su diversi temi “psicologici” che tratteremo in modo semplice e pratico.
gorini e ben ritrovata su Newcert Magazine. Cosa si intende con il termine autostima?
L’autostima è la disposizione a considerare sé stessi come dotati della competenza necessaria per affrontare le sfide fondamentali della vita e meritevoli di felicità
Sentirsi in diritto di stare sufficientemente bene è un concetto da non sottovalutare Se il benessere è infatti ambito a livello razionale, a livello emotivo e inconscio può essere temuto o ostacolato
Buongiorno dott.ssa Gre
L’autostima è un bisogno fondamentale che condiziona l’adattamento dell’individuo alla realtà È fisiologicamente fluttuante nel tempo e incide fortemente sul processo di crescita e realizzazione. Si connette inoltre al senso di autoefficacia, ovvero sia le convinzioni circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati. L’autostima riguarda la percezione
del valore personale, l’autoefficacia si riferisce alle convinzioni sulla propria capacità
L’autostima si riflette in ogni ambito della vita e dell’esperienza
Come si struttura l’autostima?
Esiste una multifattorialità, più elementi interagenti (fattori individuali, contestuali, ambientali) ma senza dubbio le esperienze infantili e il contesto familiare sono fondamentali
La storia familiare multigenerazionale influenza la percezione di sé stessi e il senso di autostima L’infanzia è il periodo essenziale durante cui si strutturano il senso di sé e l’individualità.
Il comportamento delle figure di accudimento nei confronti del bambino influenza il modo in cui egli costruisce l’immagine di sé, la propria identità, la rappresentazione degli altri e del mondo
La strutturazione di una buona autostima è favorita da alcuni atteggiamenti genitoriali tra cui: l’accettazione da parte dei genitori dei sentimenti e dei pensieri del bambino; la presenza di regole e limiti chiari; il rispetto della dignità del bambino in quanto persona; la fiducia nelle capacità del bambino; l’assenza di aspettative eccessive e castranti; un buon senso di autostima ge
nitoriale
La scuola e i contesti sociali extrafamiliari costituiscono esperienze altresì centrali che possono rivelarsi collusive o riparative in un’ottica di circolarità in cui individuo e ambiente si influenzano vicendevolmente.
Tuttavia, è importante non acquisire una visione deterministica e riconoscere la possibilità di autodeterminazione e cambiamento. Acquisire consapevolezza su di sé, sulla propria storia familiare rende liberi
L’autostima in che modo condiziona le relazioni interpersonali?
È importante premettere che una sana autostima non corrisponde all’esaltazione dell’ego ma alla consapevolezza del proprio valore, al riconoscimento di limiti e
risorse e all’accettazione delle fragilità Viviamo in un momento storico e sociale in cui dominano i miti dell’individualismo, della competizione, della performance e dell’efficienza e si sottovaluta l’importanza dei bisogni affettivi e delle relazioni
Inoltre, è il virtuale il terreno privilegiato di comunicazione
Si rischia di essere sempre più connessi e alienati
Un buon senso di autostima permette di costruire relazioni intime, ci rende accessibili a noi stessi e agli altri poiché l’altro non costituisce una minaccia, né uno strumento. Una relazione intima è costituita da due soggettività distinte e sufficientemente complete, da confini individuali e da una comunicazione autentica.
Una buona autostima condiziona molto anche la scelta
del partner e la relazione di coppia: “accettiamo l’amore che sentiamo di meritare”
Quali sono i segnali invece di una scarsa autostima nelle relazioni interpersonali?
Una carente autostima si connette alla predisposizione inconscia a instaurare relazioni strumentali, in cui l’altro è uno strumento per soddisfare i propri bisogni irrisolti, per colmare i vuoti, innescando dinamiche reiterate e fallimentari La metafora della metà della mela è fallace, in quanto per creare una relazione intima sono neces
sarie due mele intere Persone con autostime fragili dipendono dall’altro
Nelle relazioni, e in particolare quelle sentimentali, cercano, inconsapevolmente e disfunzionalmente, di curare le proprie ferite infantili Tendono reiteratamente a scegliere partner indisponibili, amori impossibili; instaurano relazioni sbilanciate in cui vige un’assenza di reciprocità; mettono in atto continui “test relazionali” scaturiti dalle proprie credenze patogene (es : “non sono abbastanza amato”); non curano adeguatamente se stessi e gli spazi personali.
Una carente autostima si connette a un’eccessiva dipendenza dalla famiglia d’origine e alla manifestazione di crisi e blocchi evolutivi.
È importante ricordare che le crisi sono fisiologiche e costituiscono momenti preziosi che racchiudono un potenziale di crescita e cambiamento per l’individuo e per il sistema
Il CNIM costituito nel 1990 sulla spinta dei Ministeri dell’Università e dell’allora Ministero del Commercio e dell’Artigianato (M.I.C.A.) attraverso numerose pubblicazioni, corsi di formazione e Master Universitari ha contribuito alla diffusione della cultura della Manutenzione tanto che in numerose Università (circa 30) sono stati inserite materie sulla Manutenzione nei corsi di laurea Industriali e CiviliAmbientali Il nostro Comitato è stato riconosciuto nel 1999 dal M I C A quale “Istituto di riferimento per lo sviluppo di studi e ricerche nel settore della gestione e manutenzione di opere e impianti”. Nel prossimo biennio 20252026, il Consiglio Direttivo intende promuovere la propria azione attorno a tre aree strategiche:
1. Sostenibilità ambientale e sociale: È necessario promuovere modelli di manutenzione orientati a ridurre l’impatto ambientale delle opere in costruzione.
2. Transizione digitale:
La digitalizzazione è un fattore chiave per la competitività e l’innovazione nel settore manutentivo Il C N I M si propone di stimolare l’integrazione di tecnologie emergenti al fine di abilitare nuove modalità di gestione e controllo
3. Massima attenzione nella formazione dei lavoratori delle aziende subappaltatrici nelle infrastrutture ed in particolare nel settore Ferroviario Italiano. Il Consiglio Direttivo ha impegnato il Comitato a partecipare attivamente alla trasformazione del settore energetico con riferimento ai trasporti dove si ritiene necessario un cambio fondamentale dei combustibili tradizionali e quindi l’utilizzo sempre più ampio dell’uso dell’idrogeno al fine di evitare l’inquinamento nell’ambiente. Di particolare interesse, dopo l’importante lavoro insieme alle Università La Sapienza, Calabria e Mediterranea svolto su incarico delle Ferrovie, che sta portando a sperimentazioni in numerose regioni italiane, è notevole la possibilità che si apre per i trasporti di Roma Capitale che ha avuto inizio con una convenzione tra il Dipartimento de La Sapienza, con il supporto del CNIM, e la Giunta del Comune di Roma per trasformare gli autobus della Capitale da Bus con motore diesel a motore a celle a combustibile ad idrogeno. Il C.N.I.M. ritiene che oltre la modifica dei motori degli autobus sarà necessario trasformare in futuro i motori dei camion dell’A M A e quelli degli autoveicoli dell’ACEA che porterà un grande sollievo all’ambiente di Roma Capitale Il C N I M tratterà con il Governo della Città la possibilità di concorrere a questo grande obiettivo da realizzare nei prossimi anni Il C N I M continuerà a favorire il dialogo tra imprese, associazioni professionali e Università, creando un terreno comune per l’innovazione e la condivisione di buone pratiche.
Pertanto invitiamo i Soci a versare le quote per l’anno 2025 al fine di rendere possibili le notevoli attività sopraindicate
Con affetto, Il Presidente
MM Maintenance and
Facility Management
Rubrica a cura del CNIM
Presidente: Prof Ing A Misiti
Segretario Generale: dott F La Porta
Comitato di Redazione: dott F La Porta, PhD ing M Migliarese Caputi, ing G Pavirani
Estratto dello Statuto: (Dall'art 1) Costituzione e sede
Sotto l’alto patrocinio del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato è costituita, a norma dell’art. 36 del Codice Civile, una Associazione denominata
COMITATO NAZIONALE ITALIANO PER LA MANUTENZIONE
“CNIM”
Il CNIM intende porsi come punto di riferimento nazionale per tutti i settori italiani di produzione di beni e di fornitura di servizi, al fine di concertare, con l’insieme delle parti interessate, specifiche azioni di promozione e di intervento nel campo della manutenzione.
Il CNIM si prefigge inoltre di diffondere nel tessuto industriale del paese, in particolare a vantaggio delle piccole e medie imprese, la conoscenza delle metodologie di manutenzione, sia manageriali che tecniche L’Associazione non ha fini di lucro
(Dall'art.2) Scopi
Sensibilizzare i diversi settori industriali e dei servizi sulle opportunità rappresentate dalla messa in atto del “progetto manutenzione”;
Informare i diversi settori circa gli sviluppi che avvengono nel campo della manutenzione, indicando le opportunità offerte sia dal mercato sia dalla legislazione;
Formare, individuati gli idonei giacimenti di cultura manutentiva nel Paese, il personale addetto alle attività di manutenzione mediante l’organizzazione di corsi e seminari sulla normativa di manutenzione come pure sulle metodologie tecniche e di gestione;
Assistere ed aiutare le imprese nella attuazione dei loro “progetti manutenzione”, promuovere l’offerta di servizi di manutenzione, destinati sia al mercato italiano che a quello estero, attraverso iniziative tendenti ad individuare e qualificare gli operatori italiani del settore.
(Dall'art.3) Membri dell’associazione
Possono far parte del CNIM:
le imprese italiane in qualunque forma costituite;
le società, associazioni, consorzi, enti pubblici o privati, ecc., che, per la loro attività, abbiano dato o possano dare un valido apporto per il conseguimento delle finalità del CNIM o che siano interessati ad usufruire dei servizi offerti dall’associazione medesima
Sono soci di diritto:
l’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
La manutenzione al centro: il punto di vista del
Segretario Generale
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In linea con le linee di indirizzo delineate nella “Lettera del Presidente 20252026”, il nostro Comitato si impegna a promuovere la sostenibilità ambientale e la transizione digitale nel settore manutentivo. La sostenibilità come un elemento strategico per migliorare l’efficienza e ridurre i costi di gestione delle infrastrutture
Il CNIM promuove lo sviluppo di modelli di manutenzione che riducano l’impatto ambientale delle opere, come dimostrato dai progetti legati alla transizione dei
trasporti pubblici verso l’utilizzo di combustibili puliti come l’idrogeno. In particolare, il progetto di trasformazione dei motori degli autobus di Roma da diesel a idrogeno, sviluppato in collaborazione sia con le Università italiane, che con le amministrazioni locali, rappresenta un passo importante verso un futuro più sostenibile, in cui anche i camion e i veicoli di servizio della capitale potrebbero seguire questa strada.
Oltre alla sostenibilità, il processo di digitalizzazione gioca un ruolo centrale. Il CNIM sta lavorando per integrare tecnologie emergenti
come l’Intelligenza Artificiale e piattaforme digitali per migliorare la gestione delle attività manutentive Queste innovazioni possono facilitare la raccolta e l’analisi dei dati, migliorando la capacità di prevenzione dei guasti e aumentando l’efficienza operativa Tuttavia, è essenziale un impegno continuo nella formazione dei lavoratori e delle aziende subappaltatrici, specialmente in settori ad alta intensità infrastrutturale come quello ferroviario
Dal “Mondo” ferroviario proviene l’ing. Pavirani, ex Dirigente RFI che nell’articolo “La gestione dei beni” sottolinea l’importanza di un Sistema di Gestione degli asset ben strutturato, basato sulla norma ISO 55001, la cui applicazione permette alle Organizzazioni che gestiscono infrastrutture pubbliche e private di creare un sistema in grado di garantire il buon governo e la creazione di valore dai beni in concessione La gestione degli asset fisici, come impianti, macchinari e infrastrutture, è cruciale per garantire che i servizi siano erogati in modo efficiente e sicuro Inoltre, la norma EN 16646, citata nell’articolo, collega la gestione delle risorse fisiche alla manu
tenzione evidenziando come la manutenzione debba essere parte integrante della gestione del ciclo di vita di un bene. Questo approccio permette di migliorare la disponibilità e la funzionalità delle infrastrutture, garantendo la massima sicurezza e sostenibilità economica.
Come evidenziato anche in un recente documento del CNEL, nel nostro Paese c’è bisogno di una nuova cultura della manutenzione che non si limiti alla gestione tecnica degli impianti, ma si estenda anche a un cambio di paradigma nella gestione delle politiche pubbliche. È necessario un maggiore riconoscimento del valore della manutenzione a lungo termine, un ambito che spesso non riceve la giusta attenzio
ne perché non genera immediato consenso politico La manutenzione è invece cruciale per garantire la qualità dei servizi pubblici e la sicurezza delle infrastrutture. Il CNEL sostiene l’adozione di partenariati pubblicoprivati per creare sinergie in grado di valorizzare e potenziare le infrastrutture nazionali, con un approccio basato su una manutenzione programmata e proattiva, piuttosto che reattiva. In questo contesto, il CNIM può ricevere un nuovo impulso nel favorire la collaborazione tra imprese, istituzioni e mondo accademico per promuovere l’innovazione nel settore della manutenzione.
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La gestione dei beni
(Asset Management – AM) e la manutenzione
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L’articolo si riferisce soprattutto a imprese ad “alta intensità infrastrutturale” dove il Sistema Manutenzione incide sulla qualità del servizio offerto, avendo a che fare con società di trasporto, su strada (privato e pubblico) e su rotaia (ferrovia, metro, tram), oppure società che offrono servizi alla cittadinanza
l’attenzione sui beni, fondamentalmente in concessione e propri della società, che hanno un valore potenziale e corrente per garantire il servizio richiesto; quindi, significa progettare la organizzazione societaria per “creare valore dai beni”.
La modalità di gestione dei beni di queste società è indicata dalle serie di norme ISO 55000, “Asset management – Overview, principles, and terminology”, a seguire la ISO 55001 “Asset management – Management system – Requirements” e la ISO 55002 “Asset management –Management systems – Guidelines for the application of ISO 55001”, tutte del 2014, solo la 55002 è già stata rivista nel 2018
Introdurre queste norme in una società significa porre
In generale parliamo di società che gestiscono beni in concessione e quindi sono società che di fatto svolgono il ruolo di Gestori di Infrastrutture Pubbliche (GIP), garantendo la funzionalità del servizio in sicurezza
La particolarità di questa norma è quella di riportare dei requisiti, contenuti nella 55001, che una volta sviluppati e resi operativi in azienda, permettono di dimostrare al proprietario del bene (Stato, Regione, Comune e privato) il “buon governo” (governance) dei beni dati in concessione In queste società col termine bene (asset) si indica un ente che ha un valore potenziale e corrente per l’organizzazione aziendale
Una suddivisione pratica è quella tra asset fisici (come impianti industriali di processo, ma anche macchinari di produzione, oppure infrastrutture, scorte, ecc ), asset persone (ovvero forza lavoro, conoscenza, abilità, leadership, ecc…), asset finanziari (capitale, liquidità, bilancio, ecc ) e asset intangibili (per esempio marchi, licenze, reputazione, brevetti, software, ecc…).
Ognuno di questi beni ha un proprio Sistema di Gestione
I più ricorrenti sono quelli che coprono le attività industriali, cioè che permettono di realizzare il servizio:
• Sistema di Gestione dell’utilizzo della infrastruttura messa a disposizione ai mezzi di trasporto (Sistema di Gestione dell’Esercizio SGE);
• Sistema di Gestione della manutenzione (SGM);
• Sistema di Gestione degli investimenti (SGI)
A questi si aggiungono alcuni di quelli necessari per assicurarsi la riuscita del servizio:
• Sistema di Gestione della sicurezza del prodotto;
• Sistema di Gestione della
sicurezza del lavoro;
• Sistema di Gestione e dell’ambiente;
• Sistema di Gestione del rischio;
• Sistema di Gestione dei finanziamenti;
• Sistema di Gestione della qualità;
• Ecc…
A ogni Sistema di Gestione, che fa riferimento a una norma di buon funzionamento, è richiesto di rispettare dei requisiti, esplicitati nella norma di riferimento, che devono essere consolidati nella operatività
Alla uscita delle norme ISO 5500X tutte le norme di riferimento degli altri Sistemi di Gestione hanno riportato gli stessi requisiti, valorizzando i
tecnicismi propri di ogni specifico gestionale L’applicazione di questi requisiti a tutte le tipologie di beni presenti, fa sì che l’Asset Management diventa il Sistema di Gestione globale dell’azienda, cioè coordina i diversi Sistemi di Gestione aziendali verificandone la maturità e stimolando il miglioramento verso la maturità completa
Per esempio, il Sistema di Gestione della qualità è legato alla esigenza di una Organizzazione di dimostrare la propria capacità di fornire costantemente prodotti e servizi che soddisfano i requisiti legali e normativi applicabili dei clienti e migliorare la soddisfazione del cliente stesso Il Sistema di Gestione della sicurezza del prodotto deve costruire e diffondere la cultura per la sicurezza verso tutti gli operatori e deve contribuire alla riduzione dei rischi connessi alle attività di gestione dei beni che coinvolgono gli operatori, il pubblico, i beni e l’ambiente
Come abbiamo visto la garanzia di ricavare valore dai beni in concessione, che è l’insieme dei diversi Sistemi di Gestione, è garantita, nello sviluppare i diversi requisiti di gestione, con i principi della norma di Asset Management. Quindi ogni GIP sviluppa un proprio Asset Management System, in linea con la norma ISO 5500X; quindi, è in grado di dimostrare, ai diversi stakeholder, la soddi
sfazione della propria modalità di gestione cioè di “buon governo”
I requisiti del Sistema di Gestione degli asset in ISO 55001 sono stati organizzati in sette requisiti specifici, ripresi poi da ogni norma di riferimento nei diversi sistemi:
• Contesto organizzativo;
• Leadership;
• Pianificazione;
• Supporto;
• Funzionamento;
• Valutazione delle prestazioni;
• Miglioramento
La ISO 55001 è quindi la norma che permette di creare un Sistema di Gestione degli asset aziendali dove la manutenzione è una delle aree interessate
La gestione delle “risorse fisiche” è un processo trasversale all’interno dell’azienda e ogni area della società apporta contributi specifici, esattamente come accade con la qualità, la sicurezza, i rischi, l’ambiente, ecc Ogni Sistema di Gestione fa riferimento a una “buona norma” che viene poi adattata alla propria organizzazione societaria
Per Organizzazioni particolari ci sono anche linee guida specifiche elaborate da gruppi di interesse come, per esempio, quella dei Gestori Infrastrutture ferroviarie nazionali; la UIC (l’Unione Internazionale delle Ferrovie) ha elaborato una linea guida
“UIC Raiway Application Guide – Pratical implementation of Asset Management through ISO 55001 ed 2016” Per la gestione delle risorse fisiche, per facilitare l’applicazione dei requisiti della ISO 55001 si abbina la norma EN 16646 “Maintenance Maintenance within physical asset management” la quale introduce la gestione delle risorse fisiche come sistema per le attività di manutenzione; inoltre, in quanto sistema, introduce la relazione tra il piano strategico organizzativo e il Sistema di Gestione della manutenzione e descrive le interrelazioni tra il processo di manutenzione e tutti gli altri processi di gestione delle risorse fisiche (come l’approvvigionamento, il rapporto con terzi, ecc,..). Esa affronta il ruolo e l’importanza della manutenzione all’interno del Sistema di Gestione delle risorse fisiche durante l’intero ciclo
di vita di un bene.
Il gestore di un bene pubblico nel fornire un servizio lo deve garantire con la massima disponibilità in sicurezza, garantendone la funzionalità che l’utente si aspetta e sostenendo la sua efficienza nell’intero ciclo di vita utile in sicurezza, senza sprechi economici.
La società deve garantire con la manutenzione livelli sempre più elevati di disponibilità dei beni, creando il massimo di sinergia tra le funzioni per valorizzare la qualità, ma contemporaneamente la manutenzione deve diventare una delle leve fondamentali della sostenibilità.
L’esplicitazione di questa missione crea già oggi ben definiti obiettivi aziendali:
• Garantire la funzionalità del
bene (produzione in qualità);
• Conservare il bene lungo l’intera vita utile a costi minimi;
• Tutelare la sicurezza del prodotto/servizio, l’igiene dei luoghi di lavoro e l’ambiente
Per garantire la funzionalità del bene (produzione in qualità), il manutentore deve innanzitutto assicurare che vengano eseguite le piccole operazioni di minuto mantenimento che il costruttore degli impianti e di installazioni ha indicato, quali le lubrificazioni periodiche, le pulizie tecniche, le sostituzioni cicliche dei componenti soggetti a sollecitazioni (usure). Si tratta di operazioni essenziali per il corretto funzionamento nella maggior parte dei casi
I principali compiti che la manutenzione deve assumersi per assicurare e/o mi
gliorare la sicurezza sono quindi i seguenti:
• Definire delle procedure di diagnosi e riparazione dei guasti che riducano il rischio per i lavoratori (sia di manutenzione che, spesso, di produzione) nel corso dello svolgimento delle mansioni;
• Vigilare e operare affinché tutti i dispositivi di sicurezza di cui sono dotati gli apparati conservino la loro funzione originaria in modo da non pregiudicare la sicurezza del prodotto e la salute dei lavoratori e l’igiene dell’ambiente;
• Cooperare con le altre funzioni aziendali per l’attuazione di misure di prevenzione e protezione dagli infortuni e, nel caso di lavori assegnati a imprese esterne, coordinare gli interventi.
Per garantire questi obiettivi occorre avere piena orga
nizzazione delle informazioni di supporto che occorrono al manutentore per poter attivare i meccanismi di gestione delle attività e delle risorse finalizzate al mantenimento dell’esistente; quindi, garantirsi le fondamenta del Sistema di Gestione della Manutenzione (SGM)
La struttura dell’inventario dei beni, o “portfolio degli asset”, deve essere strutturata in maniera tale da assicurare una struttura informativa che garantisca una visione univoca della infrastruttura e sia dettagliata fino al punto di rendere il più semplice possibile la loro individuazione e supporti gli eventuali incrementi e le relative modifiche.
I database di supporto in generale, e per la manutenzione quello dei beni fisici, devono essere opportunamente strutturati al fine di garantire la disponibilità delle informazioni utili ai diversi processi di gestione. Organizzato il database degli oggetti da mantenere, occorre conoscere le attività manutentive che dobbiamo eseguire sui singoli oggetti, cioè progettare la manutenzione definendo la politica manutentiva più idonea, in funzione della organizzazione aziendale presente, e della strategia associata su cosa è opportuno realizzare in casa e cosa andare ad acquisire dal mercato (make or buy) rimanendo consapevoli che, a prescindere dalla scelta, la responsabilità, del buon funzionamento e della
non perdita di valore, rimane a carico del concessionario
Altro elemento importante: avere piena consapevolezza delle risorse (la norma li definisce supporti) a disposizione Il supporto principale riguarda le persone, sapendo che la manutenzione è una attività ad alto contenuto umano, e quindi definire le competenze e la loro qualificazione è un elemento fondamentale. Altro supporto sono i mezzi d’opera che è opportuno disporre a secondo della strategia manutentiva definita, in possesso oppure a noleggio I materiali di scorta sono un altro tipo di supporto che è opportuno decidere cosa e come è opportuno approvvigionare, sapendo che i costi aziendali sono molto legati alle giacenze.
Una fonte molto importate per le società ad alto contenuto infrastrutturale sono i dati che derivano dal funzionamento del servizio, e quindi strutturare una raccolta codificata e ben strutturata delle avarie è fondamentale. Inoltre, per scegliere la politica giusta sui diversi beni, dotarsi di una diagnostica, il più estesa possibile, è fondamentale per sapere leggere i segnali che vengono dalla infrastruttura. Ovviamente avere una quantità elevata di dati richiede la conoscenza di tecniche di analisi dei dati (analisi affidabilistica) e metodologie di reazione (Failure Mode Effect Criticality Anali
sys/Modi e Analisi dei Guasti, dei loro Effetti e delle Criticità FMECA/MAGEC) per sapere tramutare i dati in informazioni utili al processo manutentivo.
La quantità di dati e di operatori coinvolti ai diversi livelli necessita che l’azienda si doti di applicativi informatici che supportino le diverse fasi (Computerized Maintenance Management SystemCCMS) e che dialoghino, fondamentalmente, con il sistema informatico aziendale (Enterprise Resource Planing ERP o Entreprise Asset Management EAM), facendo sempre riferimento a un unico database dei beni aziendali.
Avendo costruito la base dati occorre organizzare il Sistema di Gestione del sistema manutentivo che si basa su differenti processi temporali. La pianificazione è il proces
so che avviene temporalmente anni prima della esecuzione (almeno tre anni) in quanto pianifica le diverse attività:
• Rinnovo dei beni giunti a fine vita utile;
• Interventi per eliminazione dei rischi riscontrati durante la gestione operativa;
• Interventi di potenziamento che coinvolgono l’esercizio
Queste attività vanno definite in anticipo in quanto comportano l’avvio di altri Sistemi di Gestione che possono anche avere tempi di attraversamento più lunghi:
• Ricerca delle disponibilità economiche presso il proprietario del bene;
• Costruzione e fornitura di materiali da mettere in opera;
• Precisare e vendere la disponibilità della infrastruttura da utilizzare nel servizio
All’approssimarsi del periodo di esecuzione delle attività (un anno) occorre programmare le attività manutentive e i lavori pianificati andati a buon fine. Questa attività, eseguita da strutture centrali applicando principi legati alla affidabilità dei beni (Reliability Base Maintenance RBM), devono dare gli input (mensili) alle strutture territoriali che devono garantire le attività manutentive e il supporto ai lavori di rinnovo e potenziamento
Le strutture territoriali schedulano le attività in funzione dei documenti avuti mensilmente e garantiscono il pronto intervento in caso di guasto. Eseguite le attività,
queste vengono consuntivate al fine di avere un riscontro di quello fatto Tutte le informazioni pervenute dal campo permettono di attivare un monitoraggio completo del servizio offerto, tenendo sotto controllo i rischi connessi con l’infrastruttura, costruendo opportuni indicatori (Key Performance Indicator KPI) è possibile controllare i diversi aspetti del servizio offerto
Le aree di analisi si possono distinguere in quattro:
• Generali con l’obiettivo di leggere fenomeni orientati a costruire un “cruscotto direzionale” valido supporto alle decisioni e si orientano a indici sui costi del sistema;
• Efficienza delle politiche manutentive e della gestione
dei materiali;
• Tecnica che comprende gli indici di natura affidabilistica e di andamento infrastrutturale;
• Performance che comprende indici che analizzano le prestazioni della infrastruttura messa a disposizione dei clienti
Consigliere Onorario Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione (CNIM)
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"Il futuro è oggi"
Rubrica a cura di
Andrea Tiveron
L’accessibilità, autonomia o inclusione?
Tempo di lettura: 3 minuti
“Il futuro è oggi” nasce dalla collaborazione con Andrea Tiveron, economista e direttore della società eMetodi Il dott Tiveron è esperto di economia digitale e di innovazione delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di Business Process Management, di automazione di processo nei più differenti ambiti di impegno, di gestione tecnica del costruito e di Facility Management
In generale, con accessibilità intendiamo, per le persone con disabilità, la garanzia di una condizione di vita tale da poter partecipare alla vita sociale in piena libertà
Per maggiore comprensione del problema si fa riferimento al D M 236/89 – attuativo della Legge 13/89 che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici – che esprime in modo preci
so il significato di accessibilità: “possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”
Altro riferimento rispetto alla normativa su base volontaria è la Prassi di Riferimento UNI/PdR 131 Uno strumento che strutture ricettive, stabilimenti termali e balneari e gli impianti sportivi possono utilizzare al fine di garantire l’accessibilità dei servizi offerti dalle stesse In questo documento con il termine accessibilità si intende “un libero, sicuro e autonomo utilizzo” delle strutture e degli spazi relativi
In definitiva il significato di fondo della accessibilità sarebbe correlato alla garanzia della autonomia della persona con disabilità Ma perché tutta questa enfasi all’autonomia?
La risposta deriva dalla asso
ciazione che si fa tra autonomia e libertà delle persone con disabilità Ma questo modo di comprendere il fenomeno della disabilità deriva solo da una posizione di convenienza della società che non riesce in nessun modo ad immaginare una vera forma di solidarietà rispetto alla diversità e alla disabilità in particolare.
Il disabile autonomo provvede a sé stesso addirittura arrivando a non aver bisogno di nessun aiuto. È proprio questo quello che stiamo facendo Creiamo condizioni di autonomia E la tecnologia aiuta non poco a generare e gestire queste condizioni.
Ma è proprio questa l’accessibilità che vogliamo? Non è evidente che questo tipo di soluzione dipende completamente dalla gravità della disabilità?
È ovvio che ogni Organizzazione insieme a un compendio di tecnologie può garantire autonomia, o un certo grado di autonomia, in maniera inversa alla gravità della disabilità
Significa in buona sostanza che ci occupiamo di un fenomeno agendo per risolverlo ma al tempo stesso questo agire è generatore di una nuova forma di diversità, certamente a un livello più alto ma allo stesso tempo in modo molte volte più marcato
Ancora una volta mascheria
mo i fenomeni e, purtroppo, in molti contesti, puntiamo alla apparenza esteriore: utilizziamo vari modi per apparire inclusivi quando in realtà non lo siamo affatto.
La vera accessibilità, infatti, non dovrebbe dipendere dalla capacità del disabile di essere autonomo quanto da quella dell’abile di essere inclusivo
L’inclusione, infatti, è caratteristica del comprendere, una parola che ha il significato di abbracciare e anche contenere
Qui ci si riferisce alla disabilità ma la verità è che potremmo comprendere e abbracciare molte realtà diverse che fanno parte tutte di una generale diversità che non ci piace perché non è, per così dire, “normalità”.
La necessità di rendere il
disabile autonomo è esattamente il contrario della volontà di generare inclusività L’inclusione è partecipazione. Partecipazione profonda verso il dentro di sé che investe la persona al suo interno. Quando ha a che fare con la diversità si tratta di una relazione di dono che certamente non prevede alcun ritorno.
Abbiamo tanta strada da compiere per generare relazioni umane di dono incondizionato. Infatti, queste hanno significato e senso solo in una trasformazione culturale dove un tale agire di accoglienza per gli ultimi porta benefici alla profondità dello spirito delle persone. Qualcosa che abbiamo completamente dimenticato e già da troppo tempo
Di fronte a questo scenario il mondo delle società, delle Organizzazioni e delle impre
se reagisce con grande ipocrisia
Mistificare l’attenzione verso l’accessibilità con medaglie da mettere in bella mostra sul petto, conformi al modello senza nessuna certezza dei risultati, è una pratica sempre più diffusa.
Dovremmo ripensare il paradigma sul quale abbiamo ormai basato tutte la nostra esistenza fondato sulla relazione diretta tra denaro, ricchezza e potere. Se non faremo questo, nessuna attenzione agli ultimi sarà ipotizzabile
E così, infatti, dato che la ricchezza è direttamente proporzionale all’espressione del potere non possiamo meravigliarci se proprio oggi nel sito dell’Organizzazione di Oxfam Italia si legge quanto dichiarato dal direttore generale Roberto Barbieri: “I servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione subiscono tagli, ma a multinazionali e super ricchi è permesso di eludere impunemente il fisco La voce del 99% rimane inascoltata perché i governi mostrano di non essere in grado di combattere l’estrema disuguaglianza, continuando a
fare gli interessi dell’1% più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere”
Che mondo strano è quello che permette che al suo interno ci siano interessi di ricchezza che possono influenzare ogni regola del gioco
La domanda è una soltanto: quale spazio c’è in questo tipo di Mondo per gli ultimi?
L’inclusione e l’accessibilità non vanno mai in vacanza, anzi, è fondamentale tutelarle anche all’interno delle strutture ricettive turistiche, in modo da garantire alle persone con disabilità la possibilità di partecipare attivamente alla vita culturale e ricreativa.
Questo è lo scopo della UNI/ PdR 131, la Prassi di Riferimento sviluppata dall’Ente italiano di normazione. Il documento si pone l’obiettivo di garantire servizi e strutture accessibili, assicurando la piena fruibilità degli spazi e dando a tutti a possibilità di muoversi liberamente, in modo sicuro e indipendente.
La PdR è rivolta a Organizzazioni sia pubbliche che private, strutture ricettive, stabilimenti termali, balneari e impianti sportivi e definisce i requisiti per la progettazione di servizi accessibili. Essa fornisce i parametri di riferimento per un circolo virtuoso che faciliti lo svilupparsi di una catena ininterrotta di accessibilità per il cliente.
La Prassi di Riferimento è infatti caratterizzata da un approccio pratico, ed è strutturata secondo tredici paragrafi e tre appendici.
All’interno di ciascun punto sono riportati i requisiti fondamentali che le Organizzazioni devono rispettare,
oltre a una serie di raccomandazioni per garantire l’accessibilità ai servizi offerti
Oltre a quelli già citati, il documento comprende ambiti che riguardano:
• Il trasporto;
• Gli spazi turistici urbani e rurali;
• Le attività ricreative;
• Il settore MICE (Meetings, Incentives, Conventions and Exhibitions);
• I servizi di food & beverage
Le tre appendici finali si focalizzano sugli ambiti della valutazione di conformità e dei relativi audit, al fine di ottenere la certificazione
• L’Appendice A contiene raccomandazioni per la certificazione di accessibilità Essa definisce schematicamente gli elementi che un Organismo di Certificazione deve applicare, per valutare la conformità alla UNI/PdR 131 da parte di un’Organizzazione, di qualunque forma giuridica e operante nel settore pubblico o privato. La percentuale minima necessaria per il raggiungimento della conformità è pari al 70% per ogni singolo macro requisito;
• L’Appendice B riporta una checklist di 398 punti suddivisi per settore Essa è fondamentale per lo svolgimento degli audit, dal momento che al suo interno sono presenti requisiti essenziali per il rilascio della certificazione;
• L’Appendice C fornisce un esempio di rapporto di verifica.
Gli Organismi di Certificazione (OdC) predisposti al rilascio della certificazione devono essere accreditati secondo la norma UNI ISO/IEC 17065:2012 Il certificato di conformità da questi rilasciato alle Organizzazioni ha durata triennale, deve riportare il marchio UNI, oltre a quello dell’OdC e a quello di Accredia, l’Ente italiano uni
co di accreditamento
I vantaggi della certificazione sono molteplici, ad esempio:
• Favorire l’inclusione sociale;
• Favorire la diversificazione dell’offerta turistica, sviluppando quella rivolta alle persone con disabilità;
• Garantire una maggiore visibilità alle strutture accessibili.
La certificazione rientra, inoltre, all’interno del fondo accessibilità turistica istituito dal Ministro del Turismo, di concerto con il Ministro per le Disabilità, con la Legge di Bilancio n 234 del 30 di
cembre 2021 Esso prevede una dotazione pari a 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024 ed è volto a finanziare i servizi utili al conseguimento delle certificazioni di accessibilità, come la UNI/PdR 131
Contribuire a rendere il Mondo un posto migliore, più equo e inclusivo è uno degli obiettivi che ogni giorno ci impegniamo a raggiungere Prendi anche tu parte al cambiamento, contattaci per conoscere i dettagli della certificazione e i corsi di formazione dedicati
Tutti al mare con la Cooperativa Sociale Onlus Alteya
Tempo di lettura: 2 minuti
La Cooperativa Alteya, in collaborazione con l’ASL Roma 6 e il Comune di Anzio, gestisce la spiaggia Riviera Mallozzi, un’area balneare inclusiva destinata alle persone con disabilità e alle loro famiglie
Il servizio, attivo durante l’estate, offre accesso gratuito sia ai disabili riconosciuti ai sensi della legge 104/92 sia ai loro accompagnatori. Sono disponibili attività di salvamento, primo soccorso e un sistema di prenotazione per garantire un servizio efficiente e sicuro
La Cooperativa Sociale Alteya, fondata con l’obiettivo
di prendersi cura di persone con disabilità, ha deciso nel 2021 di espandere i propri servizi assumendo la gestione di uno stabilimento balneare inclusivo. Questa scelta ha permesso di coniugare la missione sociale della cooperativa con un’opportunità di sviluppo turistico accessibile, in linea con i valori di inclusione e sostenibilità
Per assicurare una gestione ottimale dello stabilimento e garantire elevati standard di servizio, Alteya ha deciso di implementare un Sistema di Gestione conforme alla norma ISO 13009, dedicata alla gestione sostenibile delle spiagge.
Il percorso individuato dalla Cooperativa Alteya è articolato in diverse fasi:
1. Gap Analysis: La cooperativa ha avviato il progetto con un’analisi delle lacune rispetto ai requisiti della norma, individuando le aree di miglioramento;
2. Analisi dei rischi: Sono stati valutati i potenziali rischi legati alla gestione della spiaggia, prendendo in considerazione aspetti come la sicurezza degli utenti, la sostenibilità ambientale e l’accessibilità;
3. Implementazione delle azioni correttive: Sulla base dei risultati dell’analisi dei rischi, Alteya ha adottato misure per migliorare le infrastrutture e i servizi, garantendo una gestione conforme agli standard richiesti;
4. Certificazione ISO 13009: Dopo l’implementazione, la cooperativa sottoporrà il proprio sistema a una verifica interna e successivamente a un preassessment, per prepararsi alla certificazione ufficiale da parte di un ente terzo.
Uno degli aspetti principali affrontati durante l’implementazione della ISO 13009 riguarda la proprietà e ge
stione della spiaggia È stato chiarito che, anche se la spiaggia è adiacente a una struttura privata, essa è considerata pubblica, e questo deve essere comunicato chiaramente agli utenti.
Sul fronte delle infrastrutture, Alteya ha migliorato i servizi igienici e le zone ombreggiate per adattarsi alla capacità di carico della spiaggia e garantire il benessere degli utenti, in particolare delle persone con disabilità È stata posta particolare attenzione all’accessi
bilità, con rampe per facilitare l’accesso all’acqua
In termini di sicurezza, la cooperativa ha implementato misure per garantire la presenza di bagnini adeguatamente formati e attrezzature di salvataggio facilmente accessibili Inoltre, sono stati istituiti punti di primo soccorso, adattati alla stagione e alla tipologia della spiaggia
Il caso della Cooperativa Alteya rappresenta un esempio virtuoso di come la
norma ISO 13009 possa essere utilizzata per trasformare un’impresa sociale in un operatore turistico inclusivo e sostenibile. Grazie all’impegno nella gestione responsabile e alla certificazione, Alteya ha dimostrato come la qualità dei servizi e la tutela dell’ambiente possano convivere in un contesto turistico, offrendo un modello di riferimento per altre realtà del settore
“Un qualcosa per tutti, senza barriere né discriminazioni” è questa la chiave di lettura utilizzata da Tim BernersLee per sviluppare il World Wide Web nel 1991.
Sono passati più di trent’anni e oggi più che mai, risulta fondamentale che internet sia accessibile a tutti.
Una forte spinta in questa direzione è stata data dalla Commissione Europea, che ha portato la questione all’attenzione dei governi della Comunità con la Direttiva (UE) 2016/2102 relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici.
In Italia, essa è stata recepita con l’aggiornamento della normativa nazionale in materia di accessibilità web e mobile
Il riferimento tecnico di questa direttiva è stato dato dalla norma armonizzata EN 301549, tradotta in italiano nel 2022 dall’UNI, l’Ente italiano di normazione. La UNI EN 301549 svolge un ruolo fondamentale nel garantire il rispetto degli obblighi legislativi nazionali nel campo dei siti web e delle applicazioni mobili.
L’entrata in vigore di questa norma è fissata per il 28 giugno 2025, data a partire dalla quale non sarà più possibile immettere su mercato
europeo prodotti e servizi in ambito informatico (non solo siti web, ma anche app mobile, hardware, software) che non rispettano i requisiti minimi di accessibilità. Lo standard si rivolge sia ai soggetti pubblici, che alle Organizzazioni private
La dichiarazione di accessibilità, ovvero lo strumento attraverso il quale viene reso pubblico lo stato di accessibilità di ogni sito web e applicazione mobile di cui sono titolari le Pubbliche Amministrazioni e le aziende private con più di 500 milioni di euro di fatturato medio negli ultimi tre anni, verrà esteso anche alle Organizzazioni private di medie dimensioni, con la sola esclusione delle microimprese
La dichiarazione dovrà essere presentata o aggiornata entro il 23 settembre di ogni anno Le sanzioni per il mancato rispetto da parte dei soggetti interessati di quanto specificato all’interno della normativa, possono arrivare fino al 5% del fatturato aziendale
Quali sono i punti di forza della UNI EN 301549?
Essa:
• Definisce i requisiti di accessibilità applicabili ai
prodotti e ai servizi ICT;
• Contiene una descrizione delle procedure di prova e della metodologia di valutazione per ogni requisito di accessibilità in una forma adatta a essere utilizzata negli appalti pubblici in Europa (utili anche per il settore privato);
• Prevede indicazioni in ambito ICT per prestazioni funzionali, requisiti generici, ICT con comunicazione vocale bidirezionale, con funzionalità video, hardware, web, documenti non web, software oltre che servizi di supporto
La norma rappresenta, pertanto, uno strumento di fondamentale importanza per la creazione e la fornitura di soluzioni ICT accessibili anche a persone con differenti abilità cognitive, visive o sensoriali.
La UNI EN 301549 è strutturata secondo 14 punti e 6 appendici
• I punti da 0 a 3 contengono informazioni di base come l’ambito di applicazione della norma, i collegamenti a riferimenti, le definizioni della terminologia e le spiegazioni delle abbreviazioni;
• Il punto 4 è il cuore della norma, riguarda le dichiarazioni di prestazione funzionale, direttamente correlate alle esigenze dell’utente finale Il punto spiega quali funzionalità sono richieste per
consentire agli utenti finali di individuare, identificare e utilizzare le funzioni nella tecnologia, indipendentemente dalle loro capacità Il punto 4 non include alcun requisito in sé, ma solo descrizioni;
• I punti da 5 a 13 riportano i requisiti tecnici effettivi; nello specifico, i punti 9 e 10 riguardano siti web, documenti e applicazioni mobili;
• Il punto 14, infine, riguarda la conformità alla norma EN 301549 nel suo complesso e ai requisiti individuali;
• L’Appendice A riporta un’utile tabella che relaziona la UNI EN 301549 con i requisiti della Direttiva (UE) 2016/2102, mostrando i più importanti da considerare;
• L’Appendice B descrive in che modo le dichiarazioni di prestazione funzionale del
punto 4 si riferiscono ai requisiti tecnici di cui ai punti da 5 a 13;
• L’Appendice C indica le modalità per determinare la conformità ai singoli requisiti stabiliti all’interno del documento, descrivendo in che modo sia possibile verificare che ogni requisito della norma venga soddisfatto;
• Entrambe le Appendici D ed E sono informative e specificano ulteriori risorse per l’accessibilità cognitiva e una guida alla norma;
• L’Appendice F riporta una tabella con la cronologia delle modifiche effettuate al documento.
Quelli contenuti nella UNI EN 301549 sono requisiti autoesplicativi, sono cioè composti da due parti; la prima è una condizione preliminare per la seconda, che
contiene il requisito effettivo. Se la prima parte è vera, è necessario soddisfare la seconda parte del requisito Se la prima parte non è vera, allora il requisito non è applicabile. Soddisfare la norma significa che sono soddisfatti tutti i requisiti in essa applicabili
La tecnologia è una risorsa dalle infinite possibilità, allora perché non utilizzarla per compensare le problematiche che possono avere gli utenti finali?
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Responsabilità degli enti ai sensi del D.Lgs 231/2001
e il ruolo dell'accessibilità
nel Mondo contemporaneo
Tempo di lettura: 3 minuti
“Responsabilità aziendale” nasce dalla collaborazione con l’avv. Lorenzo Nicolò Meazza, il cui Studio ha sede a Milano e opera a livello nazionale, prestando assistenza a italiani e stranieri, privati, piccole e medie imprese, ma anche a multinazionali ed enti pubblici, in tutti i settori del diritto penale, dai più tradizionali, al diritto d’impresa. Oltre all’opera di assistenza in tutte le fasi del
giudizio a indagati, imputati, persone offese e parti civili, lo Studio offre anche la propria consulenza stragiudiziale sia nella redazione di pareri, che nell’elaborazione di modelli di organizzazione e gestione degli enti ex D.Lgs 231/01 e dei sistemi di deleghe e funzioni
mentale approfondire non solo l’efficacia normativa di questo strumento ma anche come i principi di responsabilità dell’ente debbano abbracciare tematiche sociali emergenti, in particolare quella dell’accessibilità.
In un contesto sempre più digitalizzato e interconnesso, le aziende, infatti, non possono più ignorare l’importanza dell’accessibilità, che si configura non solo come un requisito di inclusione, ma anche come un aspetto di conformità normativa e di responsabilità sociale.
L'integrazione dell'accessibilità all'interno dei Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo dell’ente rappresenta un passo necessario per mitigare non solo i rischi di natura penale, ma anche quelli reputazionali e di responsabilità sociale dell’azienda, in un’ottica di corporate governance moderna
A oltre vent’anni dall’entrata in vigore del D Lgs 231/2001, risulta fonda
Tradizionalmente, come noto, i Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo
MOGC 231 sono stati progettati quale sistema di prevenzione dei rischi da reato per l’ente, ma oggi l’evoluzione del quadro sociale e tecnologico richiede un’estensione di tali Modelli anche a tematiche di accessibilità Questa non è più limitata alle infrastrutture fisiche, ma comprende anche la progettazione di ambienti digitali accessibili, in linea con standard come le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), e con normative internazionali, come la Direttiva UE 2016/2102, e nazionali, come la Legge Stanca (L 4/2004)
Le aziende, soprattutto quelle che operano in ambiti di interesse pubblico, hanno la responsabilità di adottare criteri di accessibilità che non siano solamente limitati alla conformità, ma anche all’effettiva fruibilità dei servizi digitali e fisici Integrare l'accessibilità nel MOGC 231 richiede innanzitutto un’analisi dei rischi specifici, valutando come il mancato rispetto delle normative sull'accessibilità possa, nello specifico, comportare sanzioni per violazione della normativa antidiscriminatoria, con impatti significativi sulla reputazione e sull’economia aziendale
Le azioni concrete che gli enti possono adottare includono:
I) La mappatura dei rischi legati all’accessibilità, sia fisica che digitale, identifi
cando le aree critiche in cui potrebbero insorgere problematiche di accessibilità Questo processo può avvalersi di strumenti di risk assessment avanzati per individuare potenziali vulnerabilità;
II) L’adozione degli standard internazionali, come le WCAG 2.1, che garantiscono che i contenuti digitali siano accessibili a persone con diverse disabilità Tali standard dovrebbero essere incorporati nei processi di progettazione e sviluppo digitale dell’ente e monitorati costantemente per verificare la conformità;
III) La formazione continua del personale, con programmi specifici per aumentare la consapevolezza dei dipendenti sulle normative e sui requisiti di accessibilità. Tale formazione deve includere non solo il personale operativo, ma anche i li
velli manageriali e decisionali, affinché l’accessibilità sia un obiettivo condiviso e promosso a tutti i livelli aziendali;
IV) I controlli e gli audit periodici, sia interni che esterni, per garantire che i servizi e le piattaforme digitali rispettino gli standard di accessibilità stabiliti Gli audit, nello specifico, permettono di identificare eventuali non conformità e di intervenire tempestivamente, evitando così potenziali sanzioni e danni reputazionali
In questo contesto, l’accessibilità non deve essere considerata solo un obbligo giuridico ma un’opportunità strategica per l'azienda di rafforzare la propria immagine e promuovere una cultura inclusiva. L’adozione di Modelli Organizzativi che integrino la conformità alle normative di accessibilità
contribuisce anche a consolidare relazioni positive con clienti, dipendenti e stakeholder
In conclusione, l’accessibilità non rappresenta soltanto una misura di compliance, ma un vero e proprio pilastro di una corporate governance responsabile, orientata a co
struire un futuro inclusivo e sostenibile. Gli enti che investono in accessibilità non solo rispettano il quadro normativo, ma dimostrano di avere una visione orientata al benessere collettivo, rafforzando la loro posizione come attori etici e socialmente responsabili
Ci ritroviamo in piazza San Pietro, sul lato destro all’inizio del colonnato, guardando la basilica
Prima di iniziare la passeggiata è bene fare un accenno storico del luogo dove ci troviamo
La zona era un terreno paludoso che faceva parte delle proprietà della famiglia di Agrippina e in questo spazio, poi preso dalla basilica e dalla piazza, l’imperatore Caligola, fratello di Agrippina, iniziò nel 37 d.C. la costruzione del Circo Vaticano, poi
completato da Nerone.
Sembra che il nome “Vaticano” derivi dal tipo di argilla che si estraeva nella zona, molto usata per la costruzione di mattoni. Il suo sfruttamento è durato fino al 1950, quando ancora erano presenti nei dintorni alcune fornaci. Caligola volle bonificare questo terreno per soddisfare la sua passione per i cavalli e per le corse con le bighe, iniziò questo circo privato che Nerone terminò e che poi usò per il martirio dei cristiani, dopo aver addebitato ad essi la responsabilità dell’incendio di Roma del 64 d C
Ai confini del circo passava la via Trionfale che usciva da Roma per andare verso nord e che veniva usata, come tutte le vie fuori dalle mura, per la costruzione di tombe Sembra ormai accertato che nell’area cimiteriale esistente venne sepolto San Pietro insieme ad altri cristiani
Consideriamo che il circo era lungo 500 metri e la “spina”, ovvero la barriera che stava al centro e che serviva per dividere le corsie, era in corrispondenza della parte sinistra della navata della basilica. Una curva corrisponde all’attuale abside e i “carceres” – dove partivano i cavalli – si trovavano all’inizio del colonnato, sotto ai nostri piedi.
Quando Costantino fece riconoscere la religione cristiana, decise nel 319 d C di erigere una basilica sul luogo dove trovò il martirio San Pietro e nella costruzione inglobò un oratorio esistente per la venerazione del santo E così nacque la vecchia Basilica di San Pietro.
Nel 1452 ebbe inizio la costruzione della nuova Basilica di San Pietro che fu realizzata sopra a ciò che era rimasto della vecchia costru
zione saccheggiata nell’846 d.C. dai Saraceni e parzialmente pericolante. Papa Nicolò V decise quindi la nuova edificazione Per la costruzione fu instaurata la Fabbrica di San Pietro, tuttora esistente, e nei vari anni diversi pontefici contribuirono a portare avanti i lavori Per la realizzazione furono distrutti innumerevoli monumenti dell’Antica Roma da dove furono prelevati marmi, colonne e tutto ciò che poteva essere utile Gli artisti che lavorarono a tale esecuzione furono molti e tutti di prestigio, tra architetti, scultori e pittori; è sufficiente citare Giotto, Raffaello, Michelangelo, Bramante, Bernini, Borromini, Della Porta, Fontana, Maderno.
Una delle caratteristiche di tutto il complesso della Basilica di San Pietro è quella delle proporzioni, le quali sono così ben ripartite che a occhio nudo non è facile rendersi conto della sua grandezza
Iniziamo il nostro giro spostandoci al centro della piazza e, rivolti verso la facciata della basilica, vediamo intorno a noi il colonnato realizzato dal Bernini nel 1656 e costituito da 284 colonne, 142 per lato, in file da quattro Sopra ad esse sono presenti 150 statue di santi, ciascuna di 3,20 metri di altezza!
Ci spostiamo ora a destra della fontana, costruita dal Maderno nel 1613, e arrivia
mo su un disco posto nel pavimento Con lo sguardo rivolto verso il colonnato, possiamo vedere una colonna per ciascuna delle quattro presenti su ogni fila.
La stessa cosa avviene per la zona sinistra del colonnato e se ci dirigiamo dalla parte opposta dove c’è l’altra fontana, costruita dal Fontana nel 1677, posizionandoci su un disco nel pavimento abbiamo la stessa prospettiva di una colonna che copre le altre tre.
Andiamo ora presso l’obelisco, alto 25 metri; questo era posizionato al centro della “spina” del circo Vaticano. Fu Caligola a prelevarlo da Alessandria d’Egitto e a sistemarlo qui nel 37 d C Precedentemente, l’obelisco si trovava nel Foro di Cesare; in questo caso, era stato Augusto a spostarlo da Eliopoli
Inizialmente esso era collocato in un punto corrispondente all’esterno della parte sinistra della basilica, venne trasferito in questo punto della piazza nel 1586 da “novecento operai” con il supporto di venti elefanti e con un sistema di tavolato e funi rimasto storico e raffigurato in molte stampe
A tal proposito c’è da narrare un fatto accaduto durante l’innalzamento: le funi utilizzate si stavano spezzando per l’attrito e un operaio – un marinaio genovese – urlò «acqua alle corde!» nonostante ci fosse il divieto assoluto di parlare, pena la morte Questo divieto era necessario per riuscire a sentire gli ordini di manovra; l’operaio rischiò grosso, ma questo suo suggerimento evitò un disastro, e perciò venne premiato Invece di essere impiccato, gli venne affidato l’incarico della fornitura delle
palme per la domenica che precede la Pasqua; questa tradizione ancora oggi avviene tramite i suoi discendenti.
Dal punto dove ci troviamo osserviamo la stupenda cupola, alta 50 metri Complessivamente, dal pavimento l’altezza è di 136 metri, con una circonferenza di 58 metri che la rendono la più grande struttura in mattoni esistente Essa fu disegnata e progettata da Michelangelo e realizzata da Giacomo della Porta e Domenico Fontana.
Il pavimento della piazza è formato dai cosiddetti “sampietrini”, ovvero cubi di basalto proveniente dalle cave di Marino, Frascati e Colonna Essi vennero utilizzati nel Cinquecento; il loro nome deriva dal fatto che furono impiegati per la prima volta proprio in questa piazza
Visitiamo ora la basilica
accennando solo all’essenziale, dal momento che sicuramente merita una visita più dettagliata Ai lati della scalinata, disegnata dal Bernini, ci sono due statue, quella di sinistra rappresenta San Pietro, mentre a destra troviamo San Paolo; tra di loro c’è una distanza di 77 metri!
La grande facciata, completata dal Maderno nel 1614, si trova su tre piani di gradini disegnati dal Bernini. Al centro c’è la Loggia delle Benedizioni e sopra ad essa ci sono 13 statue alte sei metri raffiguranti il Redentore e gli Apostoli.
Nel portico ci sono cinque porte, la prima a destra è la Porta Santa, che viene aperta ogni 25 anni, quella centrale in bronzo proviene invece dalla prima basilica; al lato sinistro c’è la statua di Costantino, eseguita dal
Bernini nel 1670, e dall’altra parte la statua di Carlo Magno, realizzata da Agostino Cornacchini nel 1725
La prima considerazione da fare, entrati nella basilica è quella delle dimensioni: con una lunghezza di 200 metri, una larghezza di 150 metri e con le arcate laterali alte come palazzi di sei piani! Nella parte centrale, all’inizio della navata, c’è un disco di porfido che indica il punto in cui Carlo Magno s’inginocchiò la notte di Natale dell’800 per essere incoronato imperatore
Dirigiamoci a destra, per vedere nella prima cappella di destra la Pietà di Michelangelo, eseguita nel 1498; proseguiamo sul lato destro per osservare la terza cappella, la più grande, chiamata del SS. Sacramento. Essa è recintata da una cancellata in ferro; disegnata dal Borromini, contiene un Tabernacolo in bronzo del 1674 e ai lati dell’altare ci sono le “colonne tortili” della vecchia basilica
Rientriamo all’interno della navata centrale e sulla destra troviamo la statua di San Pietro del 1100, proveniente dalla vecchia basilica; questa è in bronzo e ha un piede consumato per via della tradizione dei fedeli di toccarlo o baciarlo
Più avanti arriviamo all’altare papale sovrastante la tomba di San Pietro che si trova al di sotto nelle grotte Vaticane.
Sopra all’altare c’è lo splendido baldacchino del Bernini con le sue colonne Tortili, realizzate con il bronzo prelevato dal tetto del Pantheon nel 1633.
Più avanti arriviamo all’altare papale sovrastante la tomba di San Pietro che si trova al di sotto nelle grotte Vaticane. Sopra all’altare c’è lo splendido baldacchino del Bernini con le sue colonne Tortili, realizzate con il bronzo prelevato dal tetto del Pantheon nel 1633.
Siamo ora sotto la cupola che ha qui un perimetro di 71 metri. Essa è rivestita completamente di un mosaico del 1605 realizzato su disegno del Cavalier d’Arpino ed è poggiata su quattro grandi arcate; sotto alle basi dei pilastri ci sono altrettante statue alte cinque metri.
Andiamo avanti e giungiamo dinanzi all’abside dove al centro troviamo la cattedra di San Pietro, eseguita dal Bernini nel 1656. Essa ingloba quella più antica in legno che risaliva al IX secolo Ai fianchi, all’interno delle nicchie, c’è a destra il monumento a Urbano VIII e a sinistra quello di Paolo III.
Torniamo indietro nella navata opposta e arriviamo all’ultima cappella a destra, ovvero il “battistero”. Questo ha per fonte battesimale il coperchio del sarcofago dell’imperatore Adriano Esso proviene dal suo mausoleo, che attualmente è Castel Sant’Angelo.
Usciamo quindi dalla basilica, percorriamo via della Conciliazione, svoltiamo a destra in via Scossacavalli e poi a sinistra in via Borgo Santo Spirito, nome di uno dei tanti nuclei abitativi della zona; gli altri sono Borgo Pio, Borgo Sant’Angelo, Borgo Vittorio e Borgo Angelico. Dal IV secolo intorno a San Pietro si formarono diversi piccoli centri abitati, chiamati “borghi” da una parola germanica. Essi comprendevano botteghe artigiane, ospizi per pellegrini, abitazioni e associazioni religiose; qui stiamo percorrendo il più antico
Proseguiamo e dopo la chiesa entriamo a destra in un cortile del 1500 appartenente alla Accademia Medica, importante per la storia della medicina; al suo interno vediamo la fontana e un bizzarro orologio regolato su un ciclo di sei ore e con una
lancetta a forma di lucertola. Se saliamo al piano superiore ammiriamo il tutto ancora meglio
Usciamo e proseguiamo a destra costeggiando un muro che è il retro dell’ospedale di Santo Spirito in Sassia, fondato nel 1198 su di un precedente ospizio del 717, a sua volta fondato dai sassoni Si tratta del più antico ospedale al mondo!
Dopo il portale, dietro a una griglia, vediamo la ruota degli esposti: si tratta di una ruota girevole dove venivano adagiati all’esterno i neonati rifiutati dalle madri che volendosene liberare li lasciavano in maniera anonima alle cure dell’ospizio
Al termine della strada giriamo a sinistra in via San Pio X e arriviamo all’incrocio con via della Conciliazione In questo punto, fino al 1500,
c’era una “tomba a forma di Piramide” chiamata “Meta Rumuli”; questa venne demolita per eseguire una strada interna di collegamento con San Pietro, da non confondere con via della Conciliazione che venne invece realizzata nel 1936
Attraversiamo via della Conciliazione, percorriamo via Traspontina per arrivare in via Corridore di Borgo e di fronte vediamo le Mura Leonine, costruite nell’847 da papa Leone IV, con al di sopra il passetto, eretto nel 1495 come passaggio protetto Questo è lungo 420 metri, va da Castel Sant’Angelo agli appartamenti Vaticani e serviva come via di fuga al papa in caso di attacchi al palazzo pontificio e fu per questo utilizzato diverse volte.
Andiamo a destra in via Sant’Angelo e arrivati a piazza Pia, ancora a destra, attraversiamo il semaforo per giungere a lungotevere Vaticano, ci spostiamo su Ponte Vittorio Emanuele dove in basso sulla destra, in periodi di secca, si possono vedere i resti del Ponte di Nerone, costruito per unire Roma alla zona del Vaticano
Sul retro vediamo la parte frontale dell’ospedale di Santo Spirito dove al di sotto sono stati trovati delle murature di Domus facenti parte degli Horti di Agrippina, che era una grande proprietà della nonna e della madre di Nerone, le quali avevano lo
Giriamoci ora per vedere da qui Castel Sant’Angelo che ci accingiamo ad andare a visitare e, percorrendo il muraglione del lungotevere, arriviamo a quello che originalmente era il Mausoleo di Adriano, cioè la tomba che l’imperatore costruì dal 117 al 138 d.C. per lui e i suoi discendenti. Questa “tomba” rimase nella sua funzione per cento anni e oltre ad Adriano, vennero qui sepolti Traiano e Caracalla, poi cambiò l’uso e divenne “fortezza”, già in epoca imperiale, quando l’imperatore Aureliano costruì nel 275 d C le “Mura Aureliane”
Nel VI secolo il “monumentofortezza” fu usato per resistere all’assedio dei Goti e gli assediati per difendersi scagliarono contro gli invasori statue e lastre di marmo che si trovavano
all’interno del “mausoleo” anche se ciò non valse a impedire ai Goti di prenderne il possesso
Nel Medioevo i papi iniziarono a usare la fortezza per la propria difesa e questa venne dedicata nel 590 all’Arcangelo Michele da papa Gregorio Magno perché, durante una processione svoltasi per scongiurare una pestilenza, apparve l’arcangelo nell’atto di sfoderare una spada, facendo terminare quel flagello Di seguito a tale avvenimento venne innalzata una statua sulla sommità della fortezza che rappresentava l’angelo apparso e dopo di questa, fino a oggi, se ne sono succedute altre sei che hanno sempre rappresentato l’evento miracoloso
Negli anni la fortezza venne trasformata in castello e questo usato anche come prigio
stesso nome.
ne Ritenuta una delle più atroci, ci vennero rinchiusi –tra gli altri – Cellini, Beatrice Cenci e Cagliostro. Al suo interno avvenivano anche le esecuzioni capitali: 516 di esse furono eseguite da “Mastro Titta”
Entriamo nel monumento e, tramite un ponticello dinanzi a noi, arriviamo in una sala quadrata all’interno della quale si trovava una colossale statua di Adriano, la cui testa ora si trova nei Musei Vaticani; prendiamo quindi una rampa elicoidale che era la via di accesso alla camera sepolcrale che troveremo più avanti.
Seguendo la rampa e le successive scale, ci troviamo nel cortile dell’Angelo, chiamato così in quanto qui venne posto l’angelo eseguito nel Cinquecento da un allievo di Michelangelo Questo si trovava prima sulla
sommità, venne trasferito qui nel Settecento e lì venne posto quello attuale in bronzo Questo cortile è anche chiamato “delle palle”, per la quantità di palle di cannone qui depositate. Al di sotto ci sono le prigioni, accessibili solo con permesso; più avanti accediamo agli appartamenti occupati dai papi nella prima metà del Cinquecento Vale la pena girare intorno alla galleria che si trova prima di entrare negli appartamenti, per vedere i vari panorami di Roma che si scorgono
Osserviamo queste magnifiche sale e poi andiamo, tramite dei gradini alla sinistra di una fontanella, ai piani superiori dove vediamo l’appartamento di Paolo III con la ricca decorazione delle pareti e la stanza del tesoro e quindi saliamo una scala di epoca romana che conduce alla terrazza
Da qui riusciamo a vedere l’angelo in bronzo, che risale al Settecento, e di nuovo ammiriamo i panorami incredibili su Roma, il ponte sottostante, il Tevere e il Vaticano. Nel ridiscendere abbiamo la possibilità di visitare i bastioni del castello e nel lato verso San Pietro possiamo osservare la parte finale del passetto – il corridoio di fuga del papa dal Vaticano – nel punto in cui arriva al monumento
Usciti da Castel Sant’Angelo ci troviamo di fronte Ponte Elio, inaugurato nel 134 d.C. e costruito per collegare la sponda del Tevere al mausoleo Nei parapetti ci sono dieci angeli, disegnati dal Bernini nel 1668, il quale ne eseguì solo uno che è custodito nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte; qui ne troviamo una copia Il ponte è stato sempre attraversato da una moltitudine di pellegrini diretti a San Pietro; ne rimase stupito anche Dante, giunto a Roma per assistere alle celebrazioni del Giubileo del 1300, al punto di citare l’avvenimento nel suo Inferno
Durante il Giubileo del 1450, a causa del numero di persone che si accalcavano sul ponte, un cavallo s’imbizzarrì e travolse parecchie di esse, facendone cadere diverse nel Tevere; ci furono 172 morti.
In questo punto del Tevere, proprio sotto Ponte Elio, in
epoca Repubblicana e Imperiale si trovava il “Porto Vinario” che era adibito allo scarico dei prodotti alimentari provenienti dal Nord Italia.
Parliamo ora dei muraglioni del Tevere che furono realizzati nel 1876, completati definitivamente nel 1926 e che impedirono altre inondazioni a Roma dopo l’ultima avvenuta nel 1870
Diamo ora uno sguardo da lontano al Palazzo Giustizia, costruito dal 1889 al 1931
Abbiamo terminato qui la nostra passeggiata.
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Oggi il mondo del lavoro rispecchia le caratteristiche della società che ci circonda: un ambiente complesso e in costante evoluzione, una realtà dinamica che richiede competenze eterogenee
Il Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale ha portato avanti uno studio intitolato “The anatomy of the wider benefits of VET in the workplace” (Anatomia dei benefici più ampi dell’IFP nel luogo di lavoro) che mostra chiaramente i benefici della formazione professionale connessi alla sfera economica e a quella sociale.
I vantaggi si collocano su due piani: da un lato essa migliora le prospettive di lavoro delle persone, contribuendo al raggiungimento di tassi di disoccupazione più bassi e a una maggiore crescita economica, dall’altro accresce l’inclusione e la solidarietà fra le generazioni, contribuendo a migliori condizioni di salute e di qualità della vita La formazione professionale erogata dalle imprese
svolge una funzione di duplice importanza: rafforza le competenze dei lavoratori, migliorando la loro soddisfazione e incrementa la produttività, aumentando la competitività e contribuendo al raggiungimento di una crescita economica.
Essa, inoltre, invia ai dipendenti un segnale che il datore di lavoro stia investendo su di loro, generando vantaggi in termini di motivazione e fiducia. In questo modo, i dipendenti utilizzeranno in maniera più efficace le competenze acquisite e saranno più impegnati verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Organizzazione.
Investire nella formazione professionale non significa solamente favorire la produttività aziendale, ma i vantaggi si traducono nella capacità di apportare innovazione ai processi, ai prodotti e all’organizzazione del lavoro. Piccole e medie
imprese che incontrano problemi nell’introdurre nuove tecnologie spesso lamentano una mancanza di manodopera qualificata, che potrebbero essere risolti investendo nella formazione professionale dei propri lavoratori.
Newcert viene incontro alle esigenze di aziende e di professionisti, desiderosi di mettersi in gioco e di rilanciare o rafforzare il loro business.
Grazie alla collaborazione con docenti qualificati e preparati, siamo in grado di offrire un’ampia gamma di corsi di formazione professionale, consultabili sul nostro portale dedicato: https://www newcertformazione com/
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