Autenticità: la chiave per una inclusione reale in azienda
Il futuro è oggi:
Autenticità nel Mondo della intelligenza artificiale
Laura Degiovanni:
I dati affidabili non bastano: occorre condividere le conoscenze
Leadership efficace: I benefici di un luogo di lavoro trasparente
Redazione:
Iman Abouabdillah
Andrea Borgogno
Chantal Comegna
Barbara Cullmann
Alessandro D’Agostini
Monica Di Prima
Alessia Fallocco
Roberto Fioretti
Maria Monica Foglia
Cristina Gatto
Alessandro Giurelli
Fabio La Porta
Valerio Maglione
Cosima Palazzo
Chiara Puzo
Virginia Raponi
Hanno collaborato a questo numero: Filippo Conti
Laura Degiovanni
Claudia Frizzarin
Giulia Gregorini
Lorenzo Nicolò Meazza
Aurelio Misiti
Luca Serpericci
Francesca Simone
Federica Terrone
Andrea Tiveron
Questo magazine non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità dei contenuti delle rubriche del magazine è in capo ai soggetti titolari delle stesse.
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Il mondo di Newcert, ci presentiamo
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"Muoversi in Libertà"
Rubrica a cura di Claudia Frizzarin: Autenticità: la chiave per un’inclusione reale in azienda
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"Meravigliosa...mente"
Rubrica a cura di Giulia Gregorini: Autenticità sui social network
a corruzione con O/TS 22386 per la esilienza
Il mondo di Newcert, ci presentiamo
Il nostro nome è Newcert S.r.l.
Certificazione, qualità e professionalità sono i tratti distintivi della nostra realtà aziendale. Siamo una società operante nel settore delle certificazioni, in qualità di business partner di Organismi di certificazione accreditati italiani ed esteri La nostra sede è a Roma, ma operiamo su tutto il territorio nazionale con professionisti qualificati in grado di offrire servizi a tutti i tipi di aziende.
Grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, i nostri tecnici possiedono le competenze necessarie per assicurare la conformità di Organismi accreditati per la certificazione di Sistemi di Gestione (ISO/IEC 17021), di prodotto (ISO/IEC 17065), nel campo delle ispezioni (ISO/ IEC 17020) e nella certificazione del personale (ISO/IEC 17024)
Dal nostro oggetto sociale è invece esclusa l’attività di consulenza per l’implementazione dei Sistemi di Gestione (Qualità, Ambiente, Sicurezza, ecc )
Siamo apprezzati interlocutori di diverse realtà aziendali grazie al nostro impegno professionale e alla conoscenza delle normative e degli standard di settore
Tra gli elementi distintivi che ci vengono generalmente riconosciuti dai clienti, possiamo citare la competenza e la professionalità, l’esperienza nel settore e l’aggiornamento professionale continuo
Perché riusciamo a offrire un servizio di qualità così elevato? Perché siamo una vera e propria squadra! Lo spirito di gruppo fa sentire ogni membro del nostro team ben accolto e supportato, complice anche l’apertura mentale e il confronto costruttivo, obiettivi concreti della nostra modalità di relazione
Ci impegniamo con entusiasmo nel nostro lavoro perché lo troviamo davvero stimolante e sfidante, vista la grande varietà di aziende e settori nei quali operiamo. È anche per questo che siamo molto versatili nel nostro lavoro e troviamo estremamente formative e gratificanti le nostre missioni.
Nel corso degli anni siamo stati in grado di conquistare un ruolo sempre più attivo in questo settore, consolidando le competenze dei nostri professionisti nei settori della certificazione dei Sistemi di Gestione. Questo ci permette di essere considerati partner affidabili di enti di certificazione nazionale e internazionale. Inoltre siamo un punto di riferimento per i nostri clienti perché riusciamo a rispondere alle loro molteplici esigenze, anche in virtù della stretta collaborazione con esperti in settori integrativi
Da febbraio 2020 siamo soci del CNIM, Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione: questo ci consente di approfondire temi nevralgici per il miglioramento della produttività delle imprese e la sicurezza delle persone, nella consapevolezza che la Manutenzione è una questione di civiltà Per conto del CNIM il nostro amministratore cura i contenuti e l’aggiornamento del Magazine MM – Maintenance and Facility Management
Siamo anche associati all’UNI, Ente Italiano di Normazione, all’AICQ, Associazione Italiana Cultura Qualità Centro Insulare, dove abbiamo un nostro rappresentante presso il MAQ, Comitato Metodologie di Assicurazione della Qualità
Cooperiamo con importanti realtà formative e aiutiamo le organizzazioni e le persone a migliorare le loro competenze e abilità professionali. Operiamo in qualità di CFPT, Centro di Formazione Paritetico e Territoriale UNASF (Unione Nazionale Sicurezza e Formazione) – Conflavoro PMI (Confederazione Nazionale Piccole e Medie Imprese).
Nell’ambito della collaborazione con LLC, operiamo con l’associazione ERCA European Register of Certificated Auditors per la Certificazione delle competenze professionali
Il punto di Fabio La Porta, CEO di Newcert
Bentrovate e bentrovati Il numero celebrativo dei 5 anni di Newcert Magazine è dedicato all’autenticità, valore chiave per costruire fiducia, inclusione e sostenibilità Essere autentici non è solo una scelta etica, ma una strategia di crescita personale e organizzativa.
La dott ssa Frizzarin, Presidentessa della Associazione MIL – Muoversi in Libertà, ci guida in una riflessione su come l’autenticità possa diventare il motore di un’inclusione reale in azienda Solo valorizzando le differenze si crea un ambiente capace di innovare davvero
La dott ssa Gregorini nella rubrica “Meravigliosa mente”, esplora l’autenticità sui social network, dove l’immagine spesso prevale sull’essenza. Ritro
vare equilibrio tra visibilità e verità personale è oggi una sfida culturale.
Ne “Il futuro è oggi”, la rubrica a cura del dott Tiveron, viene affrontato il tema dell’autenticità nell’era dell’IA, dell’importanza del linguaggio e riflettendo sulle conseguenze possibili di una società in cui la maggior parte dei messaggi linguistici saranno generati da agenti artificiali.
Nella rubrica “Responsabilità aziendale”, l’avv Meazza analizza il nuovo Decretolegge Terra dei Fuochi, che segna un passo decisivo verso una maggiore e più forte responsabilità ambientale e tutela dei territori
Abbiamo poi deciso di ripubblicare un intervento di Laura De
giovanni, CEO di TiiQu, che ci ricorda che servono conoscenze condivise e reti di collaborazione per un futuro davvero sostenibile perché i dati affidabili, da soli, non bastano
La rubrica del CNIM – Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione – presenta la nuova norma UNI EN 17975:2025, che rappresenta un passo decisivo verso una manutenzione più sicura, consapevole e sostenibile definendo le linee guida per la gestione dei rischi legati alle energie e ai fluidi durante le operazioni di manutenzione.
La redazione dedica spazio alla normazione come strumento per la sicurezza: dalla ISO 22380, che tutela l’autenticità dei prodotti, alla UNI ISO/TS 22386 per la resilienza organizzativa, fino alla ISO 37001 contro la corruzione, sottolineando i benefici di una leadership trasparente nei luoghi di lavoro La nuova Prassi UNI per l’accessibilità promuove, inoltre, una tecnologia senza barriere, motore di pari opportunità.
Chiudiamo con l’Itinerario Neronis, dal Gianicolo a San Pietro in Montorio, per riscoprire la storia e, con essa, noi stessi
Che queste pagine vi ispirino a coltivare, con autenticità, il vostro percorso di crescita personale e professionale Buona lettura!
"Muoversi in Libertà"
Rubrica a cura di Claudia Frizzarin
Autenticità: la chiave
per un’inclusione reale in azienda
Tempo di lettura: 2 minuti
La dott ssa Claudia Frizzarin è la cofondatrice e la Presidentessa di MIL – Muoversi in Libertà.
L’Associazione MIL, nata nel 2020, si fonda sull’abbattimento delle barriere architettoniche, oltre che dei pregiudizi e degli stereotipi che coinvolgono il mondo della disabilità
Claudia Frizzarin si occupa
della sensibilizzazione al “diverso” in modo creativo e culturale, mirando all’inclusione sociale e professionale delle persone con disabilità
“Muoversi in Libertà” non si riferisce esclusivamente alle barriere architettoniche che incontriamo ogni giorno, significa piuttosto consentire a chiunque di muoversi liberamente all’interno della società moderna
In un mondo del lavoro sempre più orientato all’inclusione, si parla spesso di diversità, di equità e di pari opportunità. Tuttavia, c’è un concetto ancora troppo sottovalutato, eppure cruciale per rendere questi valori davvero vivi: l’autenticità.
Cos’è l’autenticità?
Essere autentici significa poter essere sé stessi, esprimere le proprie idee, emozioni, identità e valori senza paura di giudizi, discriminazioni o conseguenze negative In ambito aziendale, autenticità significa poter portare in ufficio (o in call) la propria personalità, la propria cultura, la propria storia – e sentirsi accettati, rispettati e valorizzati per questo
Perché l’autenticità è fondamentale per l’inclusione?
Inclusione non vuol dire solo “lasciare entrare” qualcuno in un gruppo. Significa creare le condizioni perché ogni persona si senta parte del gruppo, e possa partecipare
pienamente e liberamente. Se non posso mostrarmi per ciò che sono davvero, non sono incluso: sono solo “presente”.
L’autenticità, quindi, è la base concreta dell’inclusione È ciò che rende le politiche aziendali di diversity & inclusion realmente efficaci e sostenibili nel tempo.
I benefici dell’autenticità sul luogo di lavoro
Favorire l’autenticità ha un impatto positivo sia a livello umano sia a livello di performance:
• Benessere e salute mentale: le persone che si sentono libere di essere sé stesse sul lavoro vivono meno stress, ansia e burnout;
• Fiducia e collaborazione: l’autenticità rafforza la fiducia reciproca tra colleghi, facilitando relazioni di lavoro più sane e autentiche;
• Creatività e innovazione: quando le persone si sentono sicure, portano idee nuove, prospettive originali e soluzioni fuori dagli schemi;
• Retention e attrattività: le
aziende che promuovono ambienti autentici attraggono e trattengono talenti più motivati e fedeli.
Le barriere all’autenticità in azienda
Spesso, le persone non si sentono libere di essere autentiche perché:
• Hanno subito discriminazioni o microaggressioni in passato;
• Non vedono rappresentanza di persone come loro nei ruoli decisionali;
• Temono ripercussioni sul piano professionale;
• Percepiscono una cultura aziendale che premia la conformità più che la diversità di pensiero.
Come promuovere un ambiente autentico e inclusivo
1. Ascolto attivo e dialogo aperto: creare spazi in cui le persone possano condividere esperienze, anche difficili, senza timore;
2. Formazione su bias e sulla comunicazione inclu
siva: educare tutti i livelli della Organizzazione all’ empatia e alla consapevolezza delle differenze;
3. Leadership autentica: i manager devono essere i primi a mostrarsi vulnerabili, coerenti e trasparenti, per dare il buon esempio;
4. Valorizzazione della diversità: non solo tollerare, ma riconoscere e celebrare ciò che rende ogni persona unica;
5. Policy inclusive e pratiche coerenti: attraverso flessibilità, linguaggio rispettoso, percorsi equi di carriera devono riflettere i valori dichiarati
L’autenticità è più di una qualità individuale: è un diritto e una responsabilità collettiva Un’azienda davvero inclusiva è quella in cui ciascuno può dire: “Qui, posso essere me stesso” Investire su un ambiente che accoglie l’autenticità non è solo un atto etico, ma anche una scelta strategica per costruire Organizzazioni sane, forti e innovative.
"Meravigliosa...mente" Rubrica a cura di Giulia Gregorini
Autenticità sui social network
Tempo di lettura: 3 minuti
“Meravigliosa..mente” nasce dalla collaborazione con la psicologa e psicoterapeuta Giulia Gregorini grazie alla quale cercheremo di rendere la psicologia accessibile a tutti al fine di migliorare il nostro quotidiano
La psicologia, attraverso lo studio del comportamento umano, offre infatti una chiave di lettura su ciò che accade intorno a noi e può guidarci nella vita di tutti i
giorni, dandoci così un valido contributo nel migliorare il benessere di ciascuno di noi, consentendo di vivere una vita sana e soddisfacente Meravigliosa mente è uno spazio pensato per tutti coloro che hanno voglia di informarsi su diversi temi “psicologici” che tratteremo in modo semplice e pratico
Il concetto di autenticità è dinamico ed evolve con il progredire della esperienza, riguarda fondamentalmente la possibilità di vivere in sufficiente accordo con il proprio sé profondo. Prevede l’integrazione del pensare e del sentire, nonché l’armonia dei propri pensieri, emozioni e comportamenti
Riflette la coerenza interna; la consapevolezza di sé; la possibilità di costruire relazioni interpersonali intime e un buon grado di libertà interiore.
Ciò che principalmente può ostacolare l’autenticità riguarda la paura del giudizio; il bisogno di approvazione; i condizionamenti familiari e culturali; i conflitti interiori; la presenza di traumi pregressi non elaborati e la pressione sociale e digitale.
Approfondendo quest’ultimo punto, cosa intende per “pressione sociale e digitale?”
Ben ritrovata dottoressa Gregorini. Cosa significa essere autentici?
L’online è il principale veicolo di comunicazione in questo momento storico Permette
una serie di vantaggi ma apre anche a una quota di rischio, perciò ne è essenziale un uso consapevole.
In particolare, i modelli mediatici e i social network possono indurre a mostrare le migliori versioni di sé, acutizzando la difficoltà di accettare le naturali imperfezioni, ostacolando la fondamentale “umanizzazione”
Foto ritoccate, contenuti filtrati, rinforzano la ricerca di conferma e approvazione attraverso “like” e “followers”
Essere autentici online corrisponde alla possibilità di mostrarsi in modo più coerente possibile con ciò che si è nella vita reale, contrastando il timore del giudizio
Una sana autenticità prevede anche la delineazione di un confine personale e non corrisponde al condividere tutto
Quali rischi comporta la mancanza di autenticità online?
La costruzione reiterata di un’immagine falsata può favorire un senso di disconnessione interiore, ovvero un decentrarsi dal proprio sé, generando stati ansiosi e fluttuazioni umorali; esacerbando vissuti di insicurezza; provocando, nei casi estremi, isolamento e alienazione
La ricompensa immediata scaturita dal sistema di grati
ficazione che si attiva alla ricezione di feedback positivi può rinforzare pattern di dipendenza disfunzionali
Si può arrivare, pertanto, a pubblicare contenuti per ottenere consenso, senza potersi interrogare sul reale piacere di condivisione
Può inoltre generarsi un atteggiamento ipervigile, la necessità di controllare continuamente le interazioni online
La dimensione del desiderio si rivela poco accessibile, restando intrappolati nel bisogno compulsivo
Quali strategie possiamo adottare per mantenere autenticità nella nostra vita digitale?
È di aiuto seguire alcune prassi; alcune possono essere, ad esempio:
Chiedersi perché si pubblica un contenuto;
Mostrare anche le imperfezioni;
Essere coerenti con il proprio mondo valoriale;
Limitare il confronto sociale, relativizzando i contenuti ideali perfezionistici postati da altri utenti;
Praticare la consapevolezza digitale
Oltre gli aspetti comportamentali manifesti, sarà fondamentale fare luce sugli schemi mentali, i sistemi motivazionali, gli aspetti emotivi e gli elementi inconsci.
Il modo di vivere la realtà digitale si connette inevitabilmente alla personalità e alla vita reale.
L’utilizzo disfunzionale può
colludere con una deriva narcisistica, con la tendenza a vivere la relazione con l’altro in modo “strumentale”, delegandogli implicitamente il compito di lenire le proprie insicurezze e colmare le mancanze e riempire vuoti
Può altresì acuire la percezione dell’altro come minaccia per la propria autoaffermazione
Quando il virtuale diviene un rifugio e la persona sperimenta difficoltà nel funzionamento individuale oltre che relazionale, nei vari ambiti di vita è importante richiedere un aiuto specialistico.
L’intervento precoce previene l’esacerbarsi del malessere e migliora l’efficacia del trattamento.
Il CNIM costituito nel 1990 sulla spinta dei Ministeri dell’Università e dell’allora Ministero del Commercio e dell’Artigianato (M I C A ) attraverso numerose pubblicazioni, corsi di formazione e Master Universitari ha contribuito alla diffusione della cultura della Manutenzione tanto che in numerose Università (circa 30) sono stati inserite materie sulla Manutenzione nei corsi di laurea Industriali e CiviliAmbientali. Il nostro Comitato è stato riconosciuto nel 1999 dal M.I.C.A. quale “Istituto di riferimento per lo sviluppo di studi e ricerche nel settore della gestione e manutenzione di opere e impianti” Nel prossimo biennio 20252026, il Consiglio Direttivo intende promuovere la propria azione attorno a tre aree strategiche:
1. Sostenibilità ambientale e sociale: È necessario promuovere modelli di manutenzione orientati a ridurre l’impatto ambientale delle opere in costruzione
2. Transizione digitale:
La digitalizzazione è un fattore chiave per la competitività e l’innovazione nel settore manutentivo. Il C.N.I.M. si propone di stimolare l’integrazione di tecnologie emergenti al fine di abilitare nuove modalità di gestione e controllo
3. Massima attenzione nella formazione dei lavoratori delle aziende subappaltatrici nelle infrastrutture ed in particolare nel settore Ferroviario Italiano.
Il Consiglio Direttivo ha impegnato il Comitato a partecipare attivamente alla trasformazione del settore energetico con riferimento ai trasporti dove si ritiene necessario un cambio fondamentale dei combustibili tradizionali e quindi l’utilizzo sempre più ampio dell’uso dell’idrogeno al fine di evitare l’inquinamento nell’ambiente Di particolare interesse, dopo l’importante lavoro insieme alle Università La Sapienza, Calabria e Mediterranea svolto su incarico delle Ferrovie, che sta portando a sperimentazioni in numerose regioni italiane, è notevole la possibilità che si apre per i trasporti di Roma Capitale che ha avuto inizio con una convenzione tra il Dipartimento de La Sapienza, con il supporto del CNIM, e la Giunta del Comune di Roma per trasformare gli autobus della Capitale da Bus con motore diesel a motore a celle a combustibile ad idrogeno Il C.N.I.M. ritiene che oltre la modifica dei motori degli autobus sarà necessario trasformare in futuro i motori dei camion dell’A.M.A. e quelli degli autoveicoli dell’ACEA che porterà un grande sollievo all’ambiente di Roma Capitale Il C N I M tratterà con il Governo della Città la possibilità di concorrere a questo grande obiettivo da realizzare nei prossimi anni Il C N I M continuerà a favorire il dialogo tra imprese, associazioni professionali e Università, creando un terreno comune per l’innovazione e la condivisione di buone pratiche
MM Maintenance and
Facility Management
Rubrica a cura del CNIM
Presidente: Prof Ing A Misiti
Segretario Generale: dott F La Porta
Comitato di Redazione: dott F La Porta, PhD ing M Migliarese Caputi, ing G Pavirani
Estratto dello Statuto: (Dall'art 1) Costituzione e sede
Sotto l’alto patrocinio del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato è costituita, a norma dell’art. 36 del Codice Civile, una Associazione denominata
COMITATO NAZIONALE ITALIANO PER LA MANUTENZIONE
“CNIM”
Il CNIM intende porsi come punto di riferimento nazionale per tutti i settori italiani di produzione di beni e di fornitura di servizi, al fine di concertare, con l’insieme delle parti interessate, specifiche azioni di promozione e di intervento nel campo della manutenzione.
Il CNIM si prefigge inoltre di diffondere nel tessuto industriale del paese, in particolare a vantaggio delle piccole e medie imprese, la conoscenza delle metodologie di manutenzione, sia manageriali che tecniche L’Associazione non ha fini di lucro
(Dall'art.2) Scopi
Sensibilizzare i diversi settori industriali e dei servizi sulle opportunità rappresentate dalla messa in atto del “progetto manutenzione”;
Informare i diversi settori circa gli sviluppi che avvengono nel campo della manutenzione, indicando le opportunità offerte sia dal mercato sia dalla legislazione;
Formare, individuati gli idonei giacimenti di cultura manutentiva nel Paese, il personale addetto alle attività di manutenzione mediante l’organizzazione di corsi e seminari sulla normativa di manutenzione come pure sulle metodologie tecniche e di gestione;
Assistere ed aiutare le imprese nella attuazione dei loro “progetti manutenzione”, promuovere l’offerta di servizi di manutenzione, destinati sia al mercato italiano che a quello estero, attraverso iniziative tendenti ad individuare e qualificare gli operatori italiani del settore.
(Dall'art.3) Membri dell’associazione
Possono far parte del CNIM:
le imprese italiane in qualunque forma costituite;
le società, associazioni, consorzi, enti pubblici o privati, ecc., che, per la loro attività, abbiano dato o possano dare un valido apporto per il conseguimento delle finalità del CNIM o che siano interessati ad usufruire dei servizi offerti dall’associazione medesima
Sono soci di diritto:
l’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
Un nuovo standard per un’autentica
sicurezza manutentiva:
la UNI EN 17975:2025
Tempo di lettura: 4 minuti
A luglio 2025, l’UNI ha pubblicato la norma UNI EN 17975:2025, segnando un passaggio fondamentale nella storia della manutenzione industriale europea
Per la prima volta infatti, un’unica norma definisce un quadro metodologico chiaro e condiviso per la gestione sicura delle energie e dei fluidi durante le attività di manutenzione, ponendo le basi per un approccio uniforme in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea
Il CNIM Comitato Nazionale
Italiano per la Manutenzione non può che accogliere con particolare interesse questa nuova norma, che rappresenta una risposta concreta a una delle aree più critiche del nostro settore: la prevenzione degli incidenti legati al controllo inadeguato delle energie e dei fluidi negli impianti in esercizio.
Se è, infatti, vero che le attività di manutenzione possono comportare l’esposizione a rischi elevati, va detto che molti interventi avvengono su impianti ancora in funzione, in presenza di energie residue (elettriche, meccaniche, termiche, pneumatiche,
idrauliche) o fluidi pericolosi (gas, vapore, liquidi, polveri).
La maggior parte degli infortuni gravi nelle manutenzioni è, per l’appunto, riconducibile a un controllo non corretto o incompleto delle fonti di energia.
La UNI EN 17975:2025 nasce con l’obiettivo di fornire un riferimento tecnico comune per tutte le Organizzazioni che svolgono attività di manutenzione, in qualunque settore – industriale, civile, energetico o infrastrutturale –traendo ispirazione dalle esperienze maturate in Francia con la norma NF X60400, dedicata ai processi di controllo delle energie e dei fluidi nelle manutenzioni.
La pubblicazione della versione nazionale, recepita dall’Ente Italiano di Normazione, ne consente oggi la piena applicazione anche in Italia, integrandosi nel quadro delle norme di buona tecnica che supportano il D Lgs 81/08 in materia di sicurezza sul lavoro.
L’obiettivo è stato quello di costruire un modello condiviso e armonizzato, capace di valorizzare le migliori prassi di sicurezza già consoli
date in ambito LOTO/LOTO
TO (LockOut, TagOut, TryOut), estendendole a un contesto europeo
La norma si presenta come una linea guida non prescrittiva che aiuta le Organizzazioni a progettare e gestire in sicurezza le fasi di isolamento e neutralizzazione delle energie e dei fluidi durante interventi manutentivi
I punti chiave della norma
• Termini e definizioni: sono uniformati per garantire chiarezza tra operatori e operatrici e tra manutentori e manutentrici, oltre che responsabili della sicurezza;
• Relazione tra processo manutentivo e messa in sicurezza: la norma mette in evidenza l’interdipendenza tra sicurezza tecnica e pianificazione della manutenzione;
• Analisi del rischio: vengono definite metodologie specifiche per valutare le energie e i fluidi coinvolti in ogni attività manutentiva;
• Processi di isolamento e neutralizzazione (LockOut, TagOut): sono definiti ponendo particolare enfasi sulla verifica dell’effettiva assenza di energia (fase TryOut);
• Aspetti organizzativi e formativi: con ruoli, responsabilità, procedure di autorizzazione e requisiti per la formazione continua del personale;
• Allegati informativi: con esempi di moduli, schede LOTO, diagrammi di flusso e check list operative
Le principali innovazioni della norma
La UNI EN 17975:2025 introduce importanti innovazioni che rafforzano in modo significativo la sicurezza negli interventi sugli impianti.
Una delle novità principali riguarda l’approccio LOTO (LockOut, TagOut), che viene ora integrato con la fase TryOut, ossia la verifica pratica dell’efficacia dell’isolamento Questo passaggio, spesso trascurato nelle procedure tradizionali, consente di accertare che ogni fonte di energia sia effettivamente neutralizzata, riducendo in modo drastico il rischio di incidenti durante le operazioni di manutenzione.
Un altro elemento di rilievo è
la stretta integrazione tra aspetti tecnici, organizzativi e umani La sicurezza non è solo una questione di procedure e dispositivi, ma anche di organizzazione, formazione e cultura. La norma valorizza quindi il ruolo e le responsabilità di tutte le persone coinvolte promuovendo una gestione della sicurezza più consapevole e partecipata.
Viene ampliata l’applicabilità a tutte le forme di energia e di fluido presenti negli impianti industriali. Non si parla più soltanto di energia elettrica: la norma considera anche le altre tipologie di energia e le diverse configurazioni impiantistiche, inclusi i casi più complessi come quelli con sistemi multipli o quelli interconnessi, garantendo così una copertura completa e coerente in ogni contesto operativo. Analizziamo nel dettaglio i vantaggi dello standard
I vantaggi della norma
Molteplici sono i benefici della UNI EN 17975:2025, tra cui:
• Riduzione degli infortuni attraverso delle procedure standardizzate di isolamento e controllo;
• Omogeneità operativa tra Paesi europei e tra siti produttivi della stessa azienda;
• Maggiore affidabilità e disponibilità degli impianti, grazie alla manutenzione eseguita in condizioni di sicurezza e controllo;
• Supporto alla compliance normativa e gestionale, con possibile integrazione nei sistemi ISO 45001 e ISO 55001;
• Valorizzazione della professionalità manutentiva, nell’ottica di promuovere competenze, cultura e inno
L’adozione della norma richiede un percorso graduale e consapevole. Il primo passo consiste in un’analisi iniziale (gap analysis), volta a confrontare le procedure già in uso con i requisiti previsti dalla norma, individuando eventuali carenze o aree di miglioramento
Segue la mappatura delle fonti di energia e dei fluidi per ciascuna macchina o impianto, è poi necessario procedere con la revisione delle procedure operative e l’aggiornamento della documentazione.
Parallelamente, un ruolo centrale è rivestito dalla formazione mirata rivolta a manutentori e manutentrici, preposti e preposte e dirigenti, affinché ciascuno possa acquisire le competenze necessarie e agire in modo coerente con le nuove dispo
sizioni
Non va, inoltre, dimenticato il coinvolgimento sia degli appaltatori, che anche delle appaltatrici esterne, parte integrante dei processi di manutenzione
La vera sfida non è solamente quella di natura tecnica, quanto quella culturale: è necessario passare da una sicurezza percepita come semplice obbligo normativo a una sicurezza vissuta come valore condiviso e parte integrante della cultura aziendale
In questa prospettiva, la UNI EN 17975:2025 rappresenta un riferimento strategico per il settore della manutenzione Essa rappresenta uno strumento fondamentale per promuovere la diffusione della cultura della sicurezza manutentiva, sostenere la formazione e la qualificazione del personale, favorire la convergenza tra standard tecnici e Sistemi di Gestione e, infine, accompagnare le imprese nella transizione verso una manutenzione sostenibile, sicura e tecnologicamente avanzata.
In conclusione, la UNI EN 17975:2025 non è solo una nuova norma tecnica: è una vera e propria dichiarazione d’intenti verso un futuro in cui la manutenzione sarà più sicura, consapevole e sostenibile
Essa rappresenta un ulteriore passo nella costruzione di un quadro europeo coe
vazione nella manutenzione
rente, dove le competenze manutentive diventano presidio di sicurezza, qualità e continuità operativa.
Il CNIM Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione è da sempre impegnato nel sostenere la diffusione di queste buone pratiche, nella convinzione che una manu
tenzione sicura è una manutenzione che crea valore –per le persone, per le Organizzazioni e per la società.
Gli articoli del CNIM sono raggiungibili sia su https:// mmcnim net/ che sul nuovo indirizzo web: http://comitatonazionaleitalianomanutenzione.it/
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"Il futuro è oggi"
Rubrica a cura di Andrea Tiveron
Autenticità nel Mondo dell’intelligenza artificiale
Tempo di lettura: 3 minuti
“Il futuro è oggi” nasce dalla collaborazione con Andrea Tiveron, economista e direttore della società eMetodi Il dott Tiveron è esperto di economia digitale e di innovazione delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di Business Process Management, di automazione di processo nei più differenti ambiti di impegno, di gestione tecnica del costruito e di Facility Management
Il termine “autenticità” letteralmente significa “corrispondenza alla verità”, così come “autentico” significa “corrispondente al vero” o, il che non cambia, “ciò che non è falso”
Il legame con termini come “verità” e “realtà” apre a scenari di grande complessità, che si deve alla grande difficoltà che abbiamo di comprendere i fenomeni nei quali siamo sempre più immersi Ed è incredibile dover constatare che in un
Mondo che si dichiara essere sempre più evoluto, in un flusso continuo e ininterrotto del cosiddetto progresso della scienza e della tecnica, le nostre esistenze sono condotte lontano dalla verità e dalla realtà delle cose.
Si tratta di quella diffusa abitudine alla mistificazione dei fatti attraverso il banale ma quanto mai subdolo utilizzo distorto del linguaggio, che ho definito già nel 2006 “confusione terminologica” e che viene correntemente esercitato al fine di non dover mai giustificare le nostre azioni e il nostro comportamento
E il tema del linguaggio diviene veramente affascinante se si considera con la dovuta attenzione qual è il suo ambito di intervento all’interno di quel marasma che sono le relazioni umane.
Infatti, è possibile separare completamente il dominio dell’autenticità per le cose fisiche da quello delle cose non fisiche, come sono appunto le relazioni umane E questo vale partico
larmente proprio per l’utilizzo delle diverse tipologie di linguaggio dato che ci stiamo orientando in un Mondo sempre più condiviso con “agenti” non umani.
Per il dominio delle cose fisiche, farò solo un accenno, tanto questo è banale.
Nelle cose fisiche, infatti, la verità è determinata da una misura e in un Mondo sempre più digitale per questa misura vengono impiegati i numeri continui. La particolarità del digitale, quindi, è quella di una possibile approssimazione infinita, il che non è poca cosa nel tentativo di avvicinarsi alla realtà dei fenomeni. Insomma, il digitale aiuta a oggettivizzare la realtà
Ovviamente, dovremmo tutti sobbalzare sulla sedia se in questo stesso momento prendiamo atto che questa oggettivazione, realizzata a vantaggio della conoscenza e della trasparenza, nonostante la sua sovrabbondante disponibilità, è ben lontana dall’esistere nella stragrande maggioranza dei sistemi.
Ma tanto è Una certa forma di impreparazione culturale ci rende solamente vittime del digitale e mai attori primi.
Ma è nel dominio delle cose non fisiche che il problema dell’autenticità diventa quello che di fatto appare: un problema irrisolvibile. Supponiamo di dire che la realtà sia un dato di fatto: una rappre
sentazione originale non interpretata di un evento
E supponiamo che, invece, la verità sia la rappresentazione della realtà di ogni persona
Avremmo quindi una realtà e moltissime verità ed è giusto che sia così.
Vale di ricordare che elaborare una rappresentazione della realtà è espressione di una forma dell’intelligenza umana e non è un caso se, recentemente, molte persone stanno facendo questi ragionamenti a causa della nuova presenza delle cosiddette “intelligenze artificiali”.
La cosa si spiega semplicemente
Se la nostra abitudine è quella di mistificare la realtà utilizzando il linguaggio, cosa succederà quando la maggior parte dei messaggi
linguistici saranno generati da agenti artificiali?
Molti considerano l’intelligenza artificiale né più né meno come una delle tante nostre tecnologie, come, ad esempio, l’energia nucleare o la robotica Il riferimento è sempre lo stesso La bontà dell’uso di queste tecnologie dipende dall’uomo. Gli esempi del nucleare e della robotica, infatti, possono essere impiegati per scopi positivi: la fusione nucleare come forma di energia pulita e l’utilizzi di robot per l’assistenza alle persone disabili, ma anche per scopi terribilmente negativi contrari all’idea di umanità come, ad esempio, nei casi di impieghi militari: la bomba nucleare o i robot soldati
In realtà questo assimilare l’intelligenza artificiale alle altre tecnologie è un grave errore L’intelligenza artificiale infatti è una tecnologia
“agentica”.
Mi riferisco alla categoria dei cosiddetti “algoritmi non supervisionati” che sono in grado già ora di assumere il controllo di interi sistemi ma soprattutto di decidere autonomamente
Vorrei suggerire a tutti i gentili lettori di iniziare un percorso di conoscenza di questo fenomeno perché, se presto, tutti insieme, non decideremo come generare i perimetri di intervento delle macchine, ci ritroveremo in un Mondo ben più complesso di quello attuale
E, come sempre, sarebbe di fondamentale importanza avere quella umiltà di voltarsi indietro per prendere dal passato tutto quello che di buono è già stato fatto e detto e per ricordare anche tutti gli errori che abbiamo già commesso per non ripeterli affatto come, invece, purtroppo spesso facciamo.
È un dato di fatto che l’uomo tecnico e tecnologico questa umiltà non la ha mai avuta e, di contro, cresce la sua superbia nel ritenere che egli sia capace di risolvere sempre tutti i guai che continuamente si è trovato a generare.
È ben nota l’attuale influenza degli algoritmi rispetto alla autenticità delle cose. Un utilizzo di questi è riferito al cosiddetto feed dei social network, ovvero alla capacità degli algoritmi di mostrare sequenze di contenuti programmate al fine di controllare il comportamento delle persone Altri utilizzi sono quelli della produzione di enormi quantità di dati detti “sintetici” ovvero generati appositamente dagli algoritmi stessi
Insomma, dovrebbe essere evidente che, se tutto questo venisse lasciato nelle mani di macchine completamente autonome il rischio di ritro
varsi in un Mondo completamente inautentico sarebbe elevatissimo
E così a conclusione vorrei citare Norbert Wiener, considerato il padre della cibernetica, la scienza della comunicazione oltre che del controllo interdisciplinare, che nel suo libro, Introduzione alla cibernetica del 1948, così scriveva:
“Qualsiasi macchina costruita per indicare delle decisioni, se non possiede la facoltà di imparare, agirà sempre in conformità di uno schema meccanico Guai a noi se la lasceremo decidere della nostra condotta senza aver prima studiato le leggi che governano il suo comportamento e senza sapere con certezza che questo comportamento sarà basato su principi che noi possiamo accettare”
“Le aziende hanno un nuovo alleato: lo standard ISO 22380!”
ISO 22380: la norma per la sicurezza, l’autenticità e la lotta alla frode
Tempo di lettura: 3 minuti
E se ti dicessero che quello che stai per comprare potrebbe non essere ciò che pensi?
Quantità tossiche di componenti chimici nel latte artificiale, medicinali con pochi o zero ingredienti attivi, cavi elettrici scadenti che prendono fuoco… sono solo alcuni degli inconvenienti che possono capitare
In un Mondo dove contraffazioni, manomissioni e frodi colpiscono alimenti, farmaci, prodotti elettronici e persino documenti ufficiali, la fiducia non è più scontata Ogni giorno consumatori e consumatrici, aziende e istituzioni
rischiano di subire inganni invisibili che possono avere conseguenze enormi
Per affrontare questa criticità, nel 2018 l’ISO – International Organization for Standardization – ha pubblicato la norma ISO 22380 “Sicurezza e resilienza – Autenticità, integrità e affidabilità di prodotti e documenti – Principi generali afferenti al rischio di frode sui prodotti e contromisure”, sviluppata dal comitato tecnico ISO/TC 292 “Security and resilience”.
L’obiettivo è quello di offrire alle realtà di ogni dimensione e settore un insieme di principi generali che le aiutino a comprendere i rischi di frode, classificarli e adottare
contromisure adeguate. La forza della norma sta infatti nella sua applicabilità trasversale: può essere utile a un ente pubblico che deve tutelare la validità dei propri documenti così come a un’azienda privata che vuole garantire la qualità e la reputazione dei suoi prodotti Essa è infatti applicabile a tutte le Organizzazioni, indipendentemente dalla tipologia, dalle dimensioni o dalla natura
Il principio cardine della ISO 22380 parte dall’analisi del contesto Ogni azienda opera in un ambiente normativo, tecnologico ed economico che condiziona i rischi di frode. Anche la catena di fornitura e la percezione di tutti gli stakeholder e di tutte le stakeholder giocano un ruolo chiave: un prodotto vulnerabile o facilmente imitabile mina non solo la fiducia dei clienti e delle clienti, ma anche la stabilità di interi mercati
Dopo aver chiarito il contesto, la norma invita a classificare l’intenzione e il movente fraudolento Non tutte le frodi sono uguali: c’è chi imita un prodotto per profitto immediato, chi lo manomette per danneggiare i propri competitor o le proprie competitor, chi lo altera con motivazioni ideologiche o cri
Conoscere la logica del frodatore o della frodatrice significa essere in grado di anticipare le contraffazioni.
La ISO 22380 propone anche una tassonomia delle frodi, che include simulazione, sostituzione, falsificazione o alterazione A questa si affianca la classificazione dei possibili e delle possibili responsabili, partendo dal singolo contraffattore o dalla singola contraffattrice fino alle Organizzazioni criminali strutturate Si tratta di un passo importante: solo individuando il profilo del rischio diventa possibile scegliere contromisure realistiche
La norma non si ferma alla teoria. Propone infatti linee guida per il “profiling” e per la valutazione del rischio di frode, suggerendo come combinare dati qualitativi e quantitativi, e invita a selezionare misure di contrasto che siano proporzionate agli obiettivi e alle risorse disponibili Lo standard non impone una soluzione unica: piuttosto, fornisce criteri per decidere quali investimenti fare e come misurare la loro efficacia nel tempo
A supporto di questo approccio, la norma ISO 22380 contiene due allegati informativi Il primo mostra esempi pratici di valutazione del rischio e di contromisure, utile per chi vuole vedere la teoria calata nella realtà operativa Il secondo fornisce cri
teri decisionali per orientare gli investimenti, aiutando le Organizzazioni a bilanciare costi e benefici delle diverse opzioni di sicurezza
Il valore dello standard sta anche nella visione ciclica che esso propone: analisi del contesto, classificazione del rischio, implementazione delle misure, monitoraggio dei risultati e adattamento continuo In questo modo, la lotta alla frode diventa un processo dinamico e non un intervento una tantum.
La ISO 22380 si inserisce in un quadro normativo più ampio Fa infatti riferimento alla ISO 22300, che raccoglie la terminologia della sicurezza e resilienza, e alla ISO 31000, che fornisce linee guida e principi per la gestione del rischio Lo standard si affianca, inoltre, a due norme complementari: la ISO 22381, dedicata
all’interoperabilità dei sistemi di autenticazione, e la ISO 22382, che offre linee guida specifiche per i bolli fiscali e i loro requisiti di sicurezza
Sul piano pratico, i benefici per le Organizzazioni sono tangibili Adottare i principi della norma significa ridurre i rischi legati ai prodotti contraffatti, comprendere meglio le dinamiche interne ed esterne che possono favorire la frode, implementare contromisure sostenibili dal punto di vista economico e, soprattutto, rafforzare la fiducia di clienti, partner e istituzioni Non si tratta solo di proteggere un singolo prodotto, ma di preservare reputazione, continuità operativa e competitività
In conclusione, la ISO 22380 non è un manuale tecnico per specialisti o specialiste del settore, ma una bussola per tutte le realtà che voglio
no muoversi con consapevolezza in un Mondo dove la contraffazione è sempre più sofisticata. Integrare i suoi principi con strumenti di gestione del rischio significa dotarsi di un approccio solido e coerente alla resilienza
In un’epoca in cui l’affidabilità dei prodotti è sinonimo di fiducia e competitività, la
norma rappresenta un passo fondamentale verso un mercato più sicuro, trasparente e sostenibile.
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aspetto centrale della UNI ISO/TS 22386:2025 riguarda la valutazione dell’efficacia delle attività di brand protection.
Il punto 5.5 del documento introduce la necessità di utilizzare Key Performance Indicators (KPI), Objectives and Key Results (OKR) o metodi analoghi per misurare non solo la performance interna del team di protezione del marchio, ma anche il contributo di queste attività al raggiungimento degli obiettivi di business
Come misurare i KPI
La UNI ISO/TS 22386:2025 suggerisce di affrontare la misurazione di tutte le performance con un vero e proprio approccio sistematico. Tutto parte dall’identificazione degli obiettivi, che devono essere definiti insieme al team incaricato della protezione del marchio A questi obiettivi si associano poi misure concrete, ossia i KPI, che servono a valutare l’efficacia delle attività svolte
È quindi fondamentale stabilire un piano di enforcement con target specifici e direttamente collegati alla performance del team, che ha la responsabilità non solo di monitorare le proprie attività ma anche di rendicontare i risultati attraverso statistiche e report strutturati
Per facilitare questo processo, la norma fornisce alcuni esempi di obiettivi di brand
protection e relativi KPI:
• Dogane e sequestri: valutare il numero di training alle autorità, la quantità e il valore delle merci sequestrate;
• Monitoraggio online: misurare l’efficacia delle soluzioni di web monitoring, il tasso di successo nelle rimozioni (takedown) e i contenuti rimossi;
• Controllo del mercato: analizzare reclami, indagini, sequestri e risultati di survey;
• Sicurezza interna: verificare l’uso di etichette di sicurezza, oltre che di sistemi di identificazione dei prodotti e audit sulla catena di approvvigionamento;
• Gestione del team: monitorare l’efficienza dei flussi di lavoro, la qualità della comunicazione e la condivisione di informazioni
I vantaggi della UNI ISO/TS 22386
La UNI ISO/TS 22386:2025 rappresenta uno strumento chiave per le imprese che vogliono proteggere il proprio marchio come asset strategico La norma integra sicurezza e gestione del rischio, offrendo procedure operative di enforcement e supporto legale grazie a prove documentate e rapporti strutturati con le autorità
I vantaggi sono molteplici, tra cui:
• Protezione efficace del marchio e riduzione dei rischi di contraffazione;
• Maggiore fiducia da parte di clienti, partner e stakeholder;
• Allineamento a standard internazionali di sicurezza e resilienza;
• Realizzazione di procedure operative chiare per enforcement e gestione dei casi;
• Rafforzamento della reputazione e del valore del brand sul mercato globale
Le applicazioni della UNI ISO/TS 22386
La UNI ISO/TS 22386:2025 ha un carattere trasversale e trova applicazione in contesti molto diversi tra loro. Può essere utile, ad esempio, alle aziende manifatturiere per controllare l’autenticità dei componenti e prevenire frodi, così come all’editoria digitale per garantire la tracciabilità dei documenti con firme
elettroniche o watermark Anche i laboratori di ricerca possono adottarla per certificare i processi e rendere trasparenti le verifiche. Nel settore alimentare la specifica tecnica si pone a tutela di marchi di qualità come DOP e IGP, mentre nel settore della moda e del lusso sostiene sistemi di protezione evoluti come etichette RFID e codici univoci Non ultima, anche la Pubblica Amministrazione può beneficiarne, migliorando la sicurezza e la verificabilità dei documenti ufficiali
La UNI ISO/TS 22386:2025 rappresenta, in conclusione, uno strumento strategico per
proteggere marchi, prodotti e documenti, rafforzando la resilienza delle Organizzazioni in un contesto globale sempre più vulnerabile a frodi e contraffazioni. Adottarla significa non solo salvaguardare la reputazione, ma anche consolidare la fiducia di clienti, partner e istituzioni.
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L’Italia si trova al 52° posto nella classifica mondiale per indice di corruzione percepita (CPI) stilata per l’anno 2024 da Transparency International – la ONG di riferimento nella lotta alla corruzione, non solo politica
La corruzione non è una piaga che affligge solamente il nostro Paese, ma una delle principali minacce allo sviluppo sostenibile, alla concorrenza leale e alla fiducia nei rapporti economici e istituzionali internazionali. Ogni anno miliardi di euro vengono sottratti a investimenti produttivi a causa di pratiche corruttive. In questo scenario, le imprese e gli enti
pubblici sono chiamati a dotarsi di strumenti concreti per prevenire, individuare e contrastare tali fenomeni
Tra le risposte più rilevanti vi è la norma internazionale ISO 37001, che definisce i requisiti per l’implementazione di un Sistema di Gestione per la Prevenzione della Corruzione.
Cos’è la ISO 37001
La ISO 37001 è uno standard riconosciuto a livello globale, sviluppato dalla ISO International Organization for Standardization, che fornisce linee guida per creare, mantenere e migliorare un Sistema di Gestione finalizzato a prevenire e
affrontare i rischi di corruzione.
Non si tratta di una garanzia assoluta che episodi corruttivi non si verifichino, ma di un insieme di misure organizzativeprocedurali capaci di ridurre significativamente la probabilità che ciò accada e di dimostrare l’impegno dell’Organizzazione nella lotta alla corruzione
La norma si applica a realtà di qualsiasi dimensione e settore, sia pubbliche che private, e può essere integrata con altri Sistemi di Gestione, come la ISO 9001 per la qualità, la ISO 14001 per l’ambiente, ecc.
Principi e requisiti della ISO 37001
Il focus dello standard è costituito da un approccio basato sul rischio: ogni Organizzazione è chiamata a identificare i contesti più esposti alla corruzione e a stabilire misure proporzionate.
Tra i requisiti chiave della ISO 37001 troviamo:
• Politica anticorruzione: prevede l’adozione di un documento formale che dichiari in modo inequivocabile il rifiuto della corruzione e gli impegni assunti;
• Leadership e responsabilità: il vertice aziendale deve mostrare un forte impegno etico, nominare un responsabile o una responsabile della conformità anticorruzione e garantire risorse adeguate;
• Valutazione dei rischi: ovvero un’analisi dei processi, dei partner e delle partner, oltre che dei mercati in cui si opera per individuare aree vulnerabili;
• Due diligence: attraverso procedure di verifica e controllo nei confronti di partner commerciali, fornitori e fornitrici, consulenti e intermediari o intermediarie, per assicurarsi che condividano i principi di integrità;
• Formazione e consapevolezza: grazie a programmi di sensibilizzazione rivolti a dipendenti, dirigenti e stakeholder;
• Controlli finanziari e non finanziari: mediante meccanismi di tracciabilità e monitoraggio delle transazioni per prevenire usi impropri di fondi o risorse;
• Canali di segnalazione: si tratta di strumenti sicuri e riservati per consentire a chiunque di denunciare so
spetti di corruzione senza timore di ritorsioni;
• Audit e miglioramento continuo: con l’aiuto di verifiche periodiche sull’efficacia del sistema e azioni correttive in caso di carenze
Benefici per le Organizzazioni certificate
Implementare un sistema conforme alla ISO 37001 comporta diversi vantaggi.
Innanzitutto, permette di rafforzare la reputazione e la credibilità aziendale, dimostrando a clienti, partner e autorità l’impegno a operare con trasparenza.
In secondo luogo, contribuisce a ridurre i rischi legali e finanziari derivanti da indagini, sanzioni o danni reputazionali legati a episodi corruttivi Inoltre, offre un modello organizzativo che può supportare le imprese nella conformità con le normative nazionali e internazionali in materia di anticorruzione, come il D Lgs 231/2001
Infine, un Sistema di Gestione ben strutturato promuove una cultura aziendale etica, rafforzando la fiducia interna ed esterna e contribuendo a
creare un ambiente di lavoro più equo
Ottenere la certificazione non solo costituisce un riconoscimento formale, ma rappresenta anche uno strumento competitivo, soprattutto in contesti internazionali e nelle gare pubbliche, dove il rispetto di standard anticorruzione può essere un requisito essenziale
Adottare la norma ISO 37001 significa intraprendere un percorso di responsabilità, in cui la prevenzione non è solo un obbligo normativo o un requisito formale, ma un investimento strategico per la sostenibilità e la credibilità dell’Organizzazione
In un’epoca in cui la fiducia è un valore sempre più prezioso, la ISO 37001 rappresenta una bussola per imprese e istituzioni che vogliono costruire relazioni solide, basate sia su integrità che trasparenza.
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Leadership efficace: i benefici di un luogo di lavoro trasparente
Tempo di lettura: 3 minuti
All’interno di un contesto aziendale caratterizzato da continui cambiamenti e crescente competizione, la leadership efficace si distingue non solo per la capacità di raggiungere obiettivi, ma soprattutto per il modo in cui costruisce fiducia e responsabilità all’interno di un’Organizzazione.
La trasparenza è un fattore determinante: garantisce processi decisionali chiari, riduce il rischio di incomprensioni e favorisce un allineamento costante con la strategia aziendale Pertanto, creare un ambiente di lavoro in cui informazioni, aspettative e risultati sono condivisi in ma
niera aperta non significa perdere controllo, ma aumentare l’efficienza operativa, stimolando insieme la collaborazione e rafforzando l’engagement delle persone.
In che modo è possibile per un’azienda rafforzare la leadership rendendola più trasparente ed efficace, così da aumentare non solo la fiducia, e la collaborazione, ma anche ottenendo delle performance durature?
Ecco una guida in sette punti per aiutarti in questo obiettivo!
1. Comunicare in modo chiaro e costante
La trasparenza inizia dalla
comunicazione. Ogni leader deve saper tradurre la visione aziendale in obiettivi concreti e comprensibili Una comunicazione efficace non si limita a trasmettere informazioni, ma le rende accessibili e coerenti nel tempo, evitando ambiguità o interpretazioni errate Utilizzare riunioni periodiche, newsletter interne o piattaforme collaborative permette di mantenere le persone aggiornate sugli sviluppi strategici e operativi
2. Favorire la condivisione delle informazioni
Un ambiente di lavoro trasparente si costruisce quando dati, risultati e decisioni sono accessibili a chi ne ha bisogno Condividere indicatori di performance, bilanci sintetici e aggiornamenti di progetto non significa esporre l’azienda a rischi, ma aumentare la responsabilizzazione delle persone e facilitare decisioni più informate. Strumenti digitali come dashboard aziendali o canali di comunicazione intranet possono diventare veri e propri diffusori di trasparenza.
3. Promuovere il feedback bidirezionale
La leadership trasparente non si limita a dare indicazio
ni, ma si apre al dialogo. Creare momenti dedicati al confronto, come questionari anonimi, sessioni di domande e risposte o incontri periodici di ascolto, permette ai collaboratori e alle collaboratrici di esprimere opinioni e proposte Il valore aggiunto arriva quando il feedback raccolto non resta sulla carta, ma viene tradotto in azioni concrete, mostrando che il contributo di ciascuna persona ha un impatto reale
4. Stabilire criteri decisionali chiari
Ogni scelta manageriale ha ricadute sui team di lavoro Spiegare le motivazioni dietro le decisioni, soprattutto quelle strategiche, riduce il rischio di incomprensioni e resistenze Condividere i criteri adottati – che si tratti di priorità di mercato, ottimizzazione delle risorse o innovazione – consente di rafforzare la fiducia e far percepire la coerenza della leadership. Questo approccio permette a tutte le persone di sentirsi parte di un disegno più ampio
5. Responsabilizzare i collaboratori e le collaboratrici
Una leadership trasparente non accentra, ma distribuisce responsabilità. Delegare con chiarezza ruoli e compiti, comunicando obiettivi e margini di autonomia, stimola l’iniziativa e rafforza il senso di appartenenza. La responsabilizzazione non è solo ope
rativa, ma anche culturale: significa creare un clima in cui ognuno si sente libero di proporre idee e assumersi la responsabilità dei propri risultati.
6. Monitorare e rendicontare i progressi
Trasparenza significa anche rendere visibili i risultati, positivi o negativi che siano Condividere periodicamente lo stato di avanzamento dei progetti, attraverso report chiari e indicatori chiave di performance (KPI), permette di mantenere allineati tutti i reparti aziendali e correggere le criticità quando necessario. Questo approccio non solo aumenta l’efficienza, ma rafforza la credibilità della leadership, che dimostra coerenza tra quanto comunicato e quanto realizzato.
7. Integrare standard ISO per garantire coerenza
Le norme ISO rappresentano uno strumento fondamentale per rendere la trasparenza non solo un valore dichiarato, ma una pratica strutturata e verificabile
L’adozione di tali standard consente di dimostrare, sia all’interno che all’esterno dell’Organizzazione, l’impegno verso autenticità, responsabilità e miglioramento continuo. In questo modo, la trasparenza diventa parte integrante della cultura aziendale e non un semplice obiettivo comunicativo.
Un luogo di lavoro trasparente migliora la motivazione, riduce i conflitti, stimola l’innovazione e rafforza la reputazione aziendale. Le norme ISO offrono un supporto concreto per trasformare questi principi in pratiche strutturate: non si tratta solo di regole, ma di strumenti per dare coerenza
e credibilità a uno stile di leadership che mette al centro chiarezza, integrità e persone.
In un Mondo che richiede agilità e autenticità, adottare la trasparenza come punto focale della vision aziendale
significa guidare l’Organizzazione verso un futuro più solido, etico e competitivo, in cui la credibilità diventa un vero vantaggio strategico.
Accendere un forno, pagare con il POS, ritirare contanti al bancomat, prenotare un servizio a un totem informativo. Sono azioni quotidiane, che diamo per scontate. Ma lo sono davvero per tutti e tutte? Per milioni di persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive, per le persone anziane o per chi si trova in condizioni temporanee di fragilità, l’uso delle tecnologie di ogni giorno può diventare un ostacolo. Ed è proprio da questa consapevolezza che UNI – l’Ente Italiano di Normazione – sta lavorando, in collaborazione con INVAT – Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie – su una nuova Prassi
di Riferimento.
Si tratta di un documento che offre linee guida pratiche a progettisti e progettiste, produttori, operatori e operatrici per integrare sin dall’inizio criteri di accessibilità, usabilità in sicurezza e inclusione nello sviluppo di apparecchiature e servizi L’obiettivo è ispirarsi ai principi del “design for all”, la progettazione pensata per tutti, come richiamato dalla norma europea UNI EN 17161
Un approccio concreto all’usabilità
La prassi riguarda un’ampia gamma di dispositivi e servizi: dagli elettrodomestici domestici (forni, frigoriferi,
robot da cucina, ecc.) alle tecnologie per la pulizia e la cura della persona (lavatrici, aspirapolveri, ferri da stiro, ecc ) dalle soluzioni di intrattenimento (televisori, console, smart speaker, ecc.) ai sistemi di pagamento e informazione (bancomat, totem, POS, ecc ), senza dimenticare ascensori, porte automatiche, colonnine di bigliettazione, dispositivi per l’ambiente sanitario o sistemi domotici
Ciò che distingue questo documento è il cosiddetto approccio funzionale: ogni interazione viene scomposta in azioni elementari e relativi feedback. Premere un pulsante, ricevere un segnale visivo o acustico, aprire uno sportello: sono le basi dell’esperienza d’uso Queste azioni, messe in sequenza, compongono le cosiddette funzioni complesse, come “ritirare denaro al bancomat” o “avviare un ciclo di lavaggio”
Grazie a questa scomposizione, è infatti possibile analizzare, passo dopo passo, i punti in cui l’accessibilità si interrompe, individuare le aree critiche e proporre soluzioni: un segnale sonoro in aggiunta a quello visivo, un comando vocale alternativo al tasto fisico, un’interfaccia semplificata Si tratta di un metodo che consente di tra
sformare l’accessibilità da concetto astratto a pratica verificabile
I valori al centro della prassi
Alla base della prassi ci sono alcuni principi cardine:
• Inclusione: progettare pensando a tutte le persone, non solo all’utente o all’utilizzatrice generale;
• Chiarezza e semplicità: con linguaggi comprensibili, interfacce intuitive;
• Replicabilità: grazie a soluzioni estendibili a contesti diversi;
• Manutenibilità: anche la gestione e la manutenzione devono essere accessibili;
• Etica e sostenibilità: l’accessibilità non è un costo, ma un investimento sociale
Un aspetto innovativo è l’attenzione alla personalizzazione: dove non è possibile offrire un’esperienza completamente inclusiva, si possono prevedere accomodamenti ragionevoli o accessori modulari che rendano i dispositivi fruibili anche da
utenti con esigenze specifiche
Benefici per tutte le persone
Questa prassi non è rappresenta solamente uno strumento per i progettisti e le progettiste, ma anche una garanzia di trasparenza per tutti i cittadini e le cittadine. Sapere fino a che punto un apparecchio sia accessibile significa poter scegliere in modo informato, premiando le imprese che investono nei valori dell’inclusione
Le aziende, inoltre, possono trovare in queste linee guida una leva competitiva: una tecnologia inclusiva non è soltanto giusta dal punto di vista etico, ma rappresenta un vantaggio di mercato, in un’epoca in cui sempre più persone cercano soluzioni attente alla diversità e alla sostenibilità sociale
Uno sguardo al futuro
La tecnologia corre veloce: intelligenza artificiale, realtà aumentata, interfacce vocali e gestuali stanno già cambiando il nostro modo di interagire con gli oggetti. La sfida è fare in modo che nes
suno resti escluso
La nuova UNI/PdR si inserisce appieno in questo scenario, come strumento di innovazione responsabile. Non si limita a indicare buone pratiche, ma propone un metodo strutturato che può essere aggiornato ed esteso a nuove tecnologie.
Se adottata e diffusa, la prassi potrà migliorare la qualità della vita, ridurre le disuguaglianze e promuovere una cultura in cui l’accessibilità non è un obbligo da rispettare, ma una caratteristica naturale della tecnologia ben progettata.
Non si tratta solamente di un documento tecnico: è una visione di futuro Un futuro in cui l’innovazione si misura non solo in prestazioni e velocità, ma anche in capacità di includere ogni persona, rendendo le azioni quotidiane più semplici, sicure e universali. Perché, in fondo, una tecnologia che non è accessibile a tutti non è una tecnologia davvero riuscita
I dati affidabili non bastano: occorre condividere le conoscenze
Tempo di lettura: 2 minuti
Il testo è tradotto dall’articolo di Laura Degiovanni, CEO di TiiQu già intervistata in Newcert Magazine 7 e Newcert Magazine 14.
Ogni giorno ricercatori, ONG e governi generano montagne di dati.
Studi sulla sostenibilità, valutazioni d’impatto, relazioni sul campo: le informazioni ci sono tutte. Eppure, i decisori politici, i giornalisti e il pubblico spesso faticano ad accedere alle informazioni affidabili di cui hanno bisogno
Perché? Perché il problema non è la scarsità, ma la
frammentazione e, insieme, la complessità.
Cosa ostacola il processo?
Silos ovunque: i rapporti sono disponibili in formato PDF, database e archivi istituzionali I metadati sono incoerenti o mancanti, rendendo difficile la ricerca e il confronto.
Standard non uniformi: Organizzazioni diverse utilizzano formati, vocabolari e standard di qualità diversi.
Sovraccarico di informazioni: anche quando i dati esistono, sono sepolti sotto una montagna di rumore I motori di ricerca privilegiano i clic rispetto alla credibilità,
rendendo difficile trovare prove verificate.
Proprietà vs. accessibilità: i dati affidabili non possono davvero servire il pubblico se trattati come un bene proprietario La collaborazione è essenziale
I recenti sviluppi sottolineano sia le promesse che le sfide: Nel 2024, il Dipartimento federale degli affari esteri svizzero e l’Ufficio federale di statistica svizzero hanno commissionato uno studio su un osservatorio dei dati affidabili Lo studio ha evidenziato un potenziale valore significativo, ma ha anche messo in guardia dalle sfide relative alla governance, ai metadati e al coinvolgimento
La Cina ha annunciato che entro il 2028 istituirà oltre 100 matrici di dati affidabili, con l’obiettivo di creare un’infrastruttura per l’uso condiviso guidata da regole consensuali.
Negli Stati Uniti, l’86% degli adulti accede ora alle notizie tramite dispositivi digitali, tuttavia le fonti rimangono frammentate.
Le piattaforme digitali dominano, ma l’affidabilità e la reperibilità delle informazioni verificate rimangono disomo
genee.
Perché è importante
La frammentazione non solo rallenta la ricerca, ma influisce anche sulle decisioni nel mondo reale Le politiche, gli investimenti e la comprensione da parte dell’opinione pubblica rischiano di essere influenzati da ciò che è più facile da trovare o più forte da promuovere Le intuizioni cruciali provenienti dalle economie emergenti o dalle ONG più piccole spesso vanno perse, restringendo la prospettiva globale sulla sostenibilità e lo sviluppo
Un nuovo paradigma: collaborazione e apprendimento continuo
E se i dati affidabili non rimanessero archiviati in repository, in attesa di essere trovati?
Immaginate un mondo in cui la ricerca e gli approfondimenti verificati siano:
• Collegati tra le diverse fonti, in modo da facilitare i confronti e le analisi;
• Accessibili a tutti, non solo agli specialisti o agli abbonati;
• Continuamente e costantemente aggiornati, creando un ecosistema di conoscenza vivente;
• Condivisi apertamente, consentendo l’innovazione e
l’apprendimento oltre i confini e le discipline
In questa visione, i dati non sono più una risorsa statica, ma diventano un motore collaborativo per decisioni migliori, aiutando ricercatori, responsabili politici e professionisti ad agire in modo più rapido e intelligente sulla base di prove concrete.
L’opportunità che ci attende
Abbiamo già tutti gli elementi necessari: ricerche verificate, ONG che producono rapporti di alta qualità e standard emergenti per la governance dei metadati e dei dati. La sfida consiste nel riunirli in un sistema che democratizzi l’accesso, promuova la collaborazione e alimenti l’innovazione.
Questa è la strada da seguire: un paradigma in cui i dati
affidabili siano utilizzabili, comparabili e condivisibili, una rete globale di conoscenze che consenta di agire in modo informato, acceleri la sostenibilità e amplifichi voci che altrimenti potrebbero non essere ascoltate
La questione non è più se i dati esistano È se siamo pronti a trasformare la conoscenza in progresso collettivo.
La Knowledge Shapers Partnership invita ricercatori, ONG e Organizzazioni orientate all’impatto a contribuire a rendere le informazioni verificate accessibili, reperibili e utilizzabili, plasmando il futuro del processo decisionale informato
“Responsabilità aziendale” nasce dalla collaborazione con l’avv Lorenzo Nicolò Meazza, il cui Studio ha sede a Milano e opera a livello nazionale, prestando assistenza a italiani e stranieri, privati, piccole e medie imprese, ma anche a multinazionali ed enti pubblici, in tutti i settori del diritto penale, dai più tradizionali, al diritto d’impresa. Oltre all’opera di assistenza in tutte le fasi del giudizio a indagati, imputati,
persone offese e parti civili, lo Studio offre anche la propria consulenza stragiudiziale sia nella redazione di pareri, che nell’elaborazione di modelli di organizzazione e gestione degli enti ex D.Lgs 231/01 e dei sistemi di deleghe e funzioni
ambientali, rafforzare i poteri di prevenzione e avviare un piano straordinario di bonifica, in linea con gli obblighi imposti dalla recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei Diritti dell’Uomo con la nota Sentenza Cannavacciuolo. Nessun riferimento, viceversa, alla Direttiva UE 2024/1203, che pure dovrà essere recepita entro il 21 maggio 2026, e che all’art. 3 prevede obblighi di incriminazione in materia di rifiuti
Con il Decretolegge 8 agosto 2025, n 116, denominato Terra dei Fuochi, il Governo ha introdotto nuove misure per contrastare i reati
La sentenza CEDU dello scorso 30 gennaio 2025 aveva accertato la responsabilità dello Stato italiano per violazione degli articoli 2 e 8 della Convenzione – diritto alla vita e diritto al rispetto della vita privata e familiare – a causa della mancata adozione di misure efficaci contro l’inquinamento grave della vasta area compresa tra le città di Napoli e Caserta. Nello specifico, si tratta di 90 Comuni, circa 150mila ettari di territorio e quasi due milioni di abitanti, con oltre 33mila tonnellate di rifiuti urbani e speciali accumulati in superficie Il Decreto, dunque, na
sce dall’urgenza di presentare ai Giudici di Strasburgo, entro settembre 2025, un piano d’azione capace di garantire la vivibilità delle comunità colpite e di arginare la problematica ambientale ravvisata
Le misure adottate incidono sull’intero ordinamento penaleambientale nazionale. Emerge, infatti, un addio all’approccio contravvenzionale con fattispecie – quali dall’abbandono alla combustione illecita, fino alla spedizione illegale di rifiuti – che diventano ora delitti, con pene più severe e maggiore rigore nella disciplina di applicazione delle misure cautelari.
Viene riorganizzata, in maniera particolare, la disciplina dell’abbandono di rifiuti, con tre distinte ipotesi che graduano la gravità dell’offesa al bene giuridico tutelato: dall’abbandono di rifiuti non pericolosi, alla nuova figura delittuosa nei casi di pericolo per salute o ambiente, fino all’abbandono di rifiuti pericolosi, sanzionato con pene detentive fino a sei anni e sei mesi.
Parallelamente, viene inoltre rafforzato il ruolo del Commissario unico per le bonifiche delle discariche e dei siti contaminati – carica oggi assunta dal Gen B C C Giuseppe Vadalà – con 15 milioni di euro stanziati per il 2025, destinati alla rimozione dei rifiuti e all’avvio dei primi interventi di risana
mento.
Accanto all’inasprimento repressivo, il Decreto prevede un potenziamento dei controlli ambientali e una più stretta responsabilità delle imprese che operano nel settore, chiamate ad adeguare rapidamente i propri Modelli 231 per evitare sanzioni penali e amministrative
La bonifica delle aree contaminate viene elevata a diritto collettivo, in una prospettiva che intreccia tutela della salute pubblica, sicurezza e ambiente
Ulteriori interventi, lato processuale, riguardano l’inserimento dei nuovi delitti ambientali tra i reati ostativi all’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131bis c.p.), l’estensione dell’aggravante di cui all’art. 452sexies c p e l’amplia
mento dell’arresto in flagranza differita ex art 382bis c p p
Le sfide operative riguardano la reale capacità delle amministrazioni di attuare in tempi rapidi le bonifiche, la cooperazione tra Stato ed enti locali e la disponibilità di risorse adeguate. Sul piano giuridico, restano da verificare la determinatezza delle nuove fattispecie penali e la proporzionalità delle misure repressive. Non può sottacersi che la trasformazione generalizzata delle contravvenzioni in delitti comporta un effetto paradossale: talune ipotesi di pericolo ambientale risultano oggi punite più gravemente della stessa verificazione del danno, con possibili tensioni rispetto ai principi di ragionevolezza e proporzionalità della pena.
Sul fronte delle prospettive, sia giuristi che associazioni
ambientaliste chiedono trasparenza e monitoraggio sull’efficacia degli interventi, tempi certi per la bonifica e un reale coinvolgimento delle comunità locali, sia attraverso consultazioni pubbliche, che tramite l’accesso ai dati ambientali e campagne di informazione capillari
Il Decreto Terra dei Fuochi rappresenta, in definitiva, una svolta significativa nella legislazione ambientale italiana. Se da un lato risponde a obblighi internazionali e rafforza gli strumenti
repressivi, dall’altro mette alla prova la capacità dello Stato di coniugare urgenza ed effettività, repressione e garanzie di legalità
Il nodo cruciale rimane l’attuazione concreta: l’efficacia della riforma dipenderà dalla capacità delle istituzioni e delle imprese di rinnovare i propri Modelli organizzativi (MOG) e dall’interpretazione giurisprudenziale delle nuove fattispecie, che al momento presentano non pochi margini di incertezza.
Gianicolo Andata e ritorno da San Pietro in Montorio
A cura di Filippo Conti,
Presidente delll’Associazione Neronis
Tempo di lettura: 3 minuti
Ci apprestiamo a visitare il monte Gianicolo, anticamente chiamato “Ianiculum” in quanto era dedicato alla divinità “Ianus”, protettore dei confini. Qui sembra esistesse un villaggio fondato da Rhomos, figlio di Romolo.
Questa altura venne più volte occupata dagli etruschi in quanto, storicamente, faceva parte del loro territorio; passò sotto Roma dopo la caduta della monarchia e il dominio sul territorio etrusco e qui vi fu, pertanto, costruito un santuario dedicato a Giunone.
Iniziamo il nostro itinerario da questa piazza che si trova nel punto in cui, anticamente, avveniva la crocifissione dei non romani e degli schiavi colpevoli di omicidio Non era possibile venire a recuperare le salme da parte dei famigliari finché Augusto abolì questo divieto.
È in questo luogo che, secondo la tradizione, San Pietro venne martirizzato e poi crocifisso, e quindi non in Vaticano Nel 1400 venne edificata, in questo punto, sopra a una precedente costruzione dell’VIII secolo, la Chiesa di San Pietro in Montorio (Montorio sta per
“Monte Aureo”, dato il colore giallognolo della terra in questo luogo).
Visitiamo l’interno della chiesa soffermandoci nelle varie cappelle per ammirare le loro pitture, opera di diversi artisti. Sotto l’altare maggiore venne sepolta, nel Cinquecento, Beatrice Cenci; manca la lapide perché non si è più trovato il corpo dopo l’irruzione delle truppe francesi nel 1798 che devastarono la chiesa
In un cortile del convento, al numero 2 della piazza, c’è il Tempietto del Bramante, che ne fu autore nel 1502, ispirandosi all’antica Roma Quest’opera venne commissionata dai reali di Spagna, il re Ferdinando e la regina Isabella, al fine di custodire la memoria del luogo dove, secondo la tradizione, venne crocifisso San Pietro. Nella cappella inferiore viene indicato il luogo preciso dove sarebbe stata conficcata la croce sulla quale, capovolto, fu martirizzato l’apostolo Pietro.
Prendiamo via Garibaldi e iniziamo a salire verso il Gianicolo; dopo poco vediamo, alla nostra sinistra, un monumento e ossario dei caduti
nelle battaglie per la conquista di Roma del 1849 e del 1870, tra cui Goffredo Mameli
Andiamo ancora avanti e ci troviamo di fronte il Fontanone dell’Acqua Paola, costruito nel Seicento da papa Paolo V, che riattivò l’acquedotto costruito dall’imperatore Traiano nel 109 d.C., il quale prelevava l’acqua dal lago di Bracciano Da osservare, nella facciata della fontana, quattro colonne di granito salvate dalla demolizione della vecchia basilica di San Pietro; altre due nuove vennero aggiunte ai lati Le parti in marmo con cui è costruita la fontana provengono dal Foro Romano.
Proseguiamo avanti per via Garibaldi fino ad arrivare a Porta San Pancrazio che è inserita nelle Mura Vaticane, costruite nel 1643 da papa Urbano VIII. Anticamente, poco più avanti c’era la Porta Aurelia che faceva parte delle Mura Aureliane, le quali ricalcavano il percorso delle attuali Vaticane.
In questo punto arrivava l’Acquedotto di Traiano e da qui, con un salto, scendeva a pressione l’acqua per alimentare diversi molini e il quartiere di Trastevere In seguito, l’acqua servì per il Fontanone dell’Acqua Paola, oltre che per la Fontana di Ponte Sisto, già citata nell’itinerario di Trastevere (pubblicato in due parti all’interno di Newcert Magazine 28 e 29 –N.d.R).
Se abbiamo ora voglia, possiamo proseguire in piazzale Aurelio e dirigerci su via San Pancrazio dove, a 100 metri, troviamo ai numeri civici 6 e 8 il Vascello, una villa barocca dove si asserragliarono per la difesa gli eroi della Repubblica romana. Da notare che, sulle mura, sono incastrate ancora le palle dei cannoni francesi
Andiamo avanti e dopo poco siamo in via Vitellia dove vediamo, a destra, la Basilica di San Pancrazio del VI secolo, dedicata al martire che qui venne decapitato nel III secolo. Esso venne sepolto nelle catacombe sotto la chiesa, titolate a “Ottavilla”, che fu una matrona romana che tumulò le reliquie del santo. Le catacombe sono visitabili.
Torniamo ora in piazzale Aurelio e ci dirigiamo verso Porta San Pancrazio e giria
mo a sinistra in via della Passeggiata del Gianicolo. All’inizio della strada vediamo, a sinistra, una casa che è quella dove visse e morì Michelangelo Questo edificio si trovava dove oggi è situata piazza Venezia; venne smontato per realizzare la piazza e ricostruito in questo punto
Proseguiamo su questa via per arrivare in piazzale Giuseppe Garibaldi dove c’è il Monumento a Garibaldi del 1895; dalla terrazza di fronte possiamo vedere uno dei più bei panorami di Roma. Sotto la terrazza c’è la rimessa di un vecchio cannone che ogni giorno, da duecento anni –esclusi i periodi delle guerre – a mezzogiorno spara un colpo a salve
Proseguiamo il percorso per vedere, una volta giunti poco più avanti in piazzale Anita Garibaldi, la statua della mo
glie di Garibaldi, eroina brasiliana morta a 28 anni e qui sepolta sotto alla statua equestre realizzata da Mario Rutelli, nonno dell’ex sindaco di Roma.
Dopo aver visto, poco avanti a noi, il faro donato nel 1911 dagli emigrati italiani in Argentina, possiamo tornare indietro e riprendere via della
Passeggiata del Gianicolo.
Ci spostiamo a sinistra all’altezza del monumento e proseguiamo sempre dritti per arrivare fino a via Garibaldi. Ci spostiamo sulla sinistra e poi a destra per proseguire dritti in piazza San Pietro in Montorio
Il nostro itinerario finisce qui.
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Oggi il mondo del lavoro rispecchia le caratteristiche della società che ci circonda: un ambiente complesso e in costante evoluzione, una realtà dinamica che richiede competenze eterogenee
Il Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale ha portato avanti uno studio intitolato “The anatomy of the wider benefits of VET in the workplace” (Anatomia dei benefici più ampi dell’IFP nel luogo di lavoro) che mostra chiaramente i benefici della formazione professionale connessi alla sfera economica e a quella sociale.
I vantaggi si collocano su due piani: da un lato essa migliora le prospettive di lavoro delle persone, contribuendo al raggiungimento di tassi di disoccupazione più bassi e a una maggiore crescita economica, dall’altro accresce l’inclusione e la solidarietà fra le generazioni, contribuendo a migliori condizioni di salute e di qualità della vita La formazione professionale erogata dalle imprese
svolge una funzione di duplice importanza: rafforza le competenze dei lavoratori, migliorando la loro soddisfazione e incrementa la produttività, aumentando la competitività e contribuendo al raggiungimento di una crescita economica.
Essa, inoltre, invia ai dipendenti un segnale che il datore di lavoro stia investendo su di loro, generando vantaggi in termini di motivazione e fiducia. In questo modo, i dipendenti utilizzeranno in maniera più efficace le competenze acquisite e saranno più impegnati verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Organizzazione.
Investire nella formazione professionale non significa solamente favorire la produttività aziendale, ma i vantaggi si traducono nella capacità di apportare innovazione ai processi, ai prodotti e all’organizzazione del lavoro. Piccole e medie
imprese che incontrano problemi nell’introdurre nuove tecnologie spesso lamentano una mancanza di manodopera qualificata, che potrebbero essere risolti investendo nella formazione professionale dei propri lavoratori.
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