Diellemme: le persone al centro di un percorso “responsabile”
Muoversi in Libertà: La “responsabilità” della cultura della disabilità
Meravigliosa...mente: L’autenticità del terapeuta: strumento essenziale nella cura
Il futuro è oggi: La responsabilità del futuro
Responsabilità aziendale: Il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi tramite crediti
Redazione:
Jacopo Amati
Andrea Borgogno
Chantal Comegna
Barbara Cullmann
Maria Monica Foglia
Cristina Gatto
Valeria Giuliani
Alessandro Giurelli
Fabio La Porta
Cosima Palazzo
Chiara Puzo
Luca Serpericci
Francesca Simone
Federica Terrone
Hanno collaborato a questo numero: Filippo Conti
Simonetta De Luca Musella
Claudia Frizzarin
Giulia Gregorini
Alessandra Tiveron
Marco Zangari
Lorenzo Nicolò Meazza
Aurelio Misiti
Andrea Tiveron
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Il mondo di Newcert, ci presentiamo
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ll punto di Fabio La Porta, CEO di Newcert
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Diellemme: le persone al centro di un percorso “responsabile”
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"Muoversi in Libertà"
Rubrica a cura di Claudia Frizzarin: La “responsabilità” della cultura della disabilità
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"Meravigliosa...mente"
Rubrica a cura di Giulia Gregorini: L’autenticità del terapeuta: strumento essenziale nella cura
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Rubrica a cura del CNIM: Lettera del Presidente Aurelio Misiti
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Rubrica a cura del CNIM: Estratto dello Statuto
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Rubrica a cura del CNIM: La sostenibilità nel settore della manutenzione: un impegno strategico per il futuro
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"Il futuro è oggi"
Rubrica a cura di Andrea Tiveron: La responsabilità del futuro
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#TeladoiolaISO
La ISO 26000: guida alla responsabilità sociale
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La figura del CSR manager: ruolo chiave per la RSI
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La Newcert nel Gruppo di lavoro UNI per la responsabilità sociale 31
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"Responsabilità aziendale"
Rubrica a cura di Lorenzo Nicolò Meazza: Il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi tramite crediti: un passo avanti nella sicurezza dei cantieri
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Gli Itinerari Neronis: Dall’Aventino alle Terme di Caracalla
47 I vantaggi degli investimenti nella formazione professionale
Il mondo di Newcert, ci presentiamo
Il nostro nome è Newcert S.r.l.
Certificazione, qualità e professionalità sono i tratti distintivi della nostra realtà aziendale. Siamo una società operante nel settore delle certificazioni, in qualità di business partner di Organismi di certificazione accreditati italiani ed esteri La nostra sede è a Roma, ma operiamo su tutto il territorio nazionale con professionisti qualificati in grado di offrire servizi a tutti i tipi di aziende.
Grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, i nostri tecnici possiedono le competenze necessarie per assicurare la conformità di Organismi accreditati per la certificazione di Sistemi di Gestione (ISO/IEC 17021), di prodotto (ISO/IEC 17065), nel campo delle ispezioni (ISO/ IEC 17020) e nella certificazione del personale (ISO/IEC 17024)
Dal nostro oggetto sociale è invece esclusa l’attività di consulenza per l’implementazione dei Sistemi di Gestione (Qualità, Ambiente, Sicurezza, ecc )
Siamo apprezzati interlocutori di diverse realtà aziendali grazie al nostro impegno professionale e alla conoscenza delle normative e degli standard di settore
Tra gli elementi distintivi che ci vengono generalmente riconosciuti dai clienti, possiamo citare la competenza e la professionalità, l’esperienza nel settore e l’aggiornamento professionale continuo
Perché riusciamo a offrire un servizio di qualità così elevato? Perché siamo una vera e propria squadra! Lo spirito di gruppo fa sentire ogni membro del nostro team ben accolto e supportato, complice anche l’apertura mentale e il confronto costruttivo, obiettivi concreti della nostra modalità di relazione
Ci impegniamo con entusiasmo nel nostro lavoro perché lo troviamo davvero stimolante e sfidante, vista la grande varietà di aziende e settori nei quali operiamo. È anche per questo che siamo molto versatili nel nostro lavoro e troviamo estremamente formative e gratificanti le nostre missioni.
Nel corso degli anni siamo stati in grado di conquistare un ruolo sempre più attivo in questo settore, consolidando le competenze dei nostri professionisti nei settori della certificazione dei Sistemi di Gestione. Questo ci permette di essere considerati partner affidabili di enti di certificazione nazionale e internazionale. Inoltre siamo un punto di riferimento per i nostri clienti perché riusciamo a rispondere alle loro molteplici esigenze, anche in virtù della stretta collaborazione con esperti in settori integrativi
Da febbraio 2020 siamo soci del CNIM, Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione: questo ci consente di approfondire temi nevralgici per il miglioramento della produttività delle imprese e la sicurezza delle persone, nella consapevolezza che la Manutenzione è una questione di civiltà Per conto del CNIM il nostro amministratore cura i contenuti e l’aggiornamento del Magazine MM – Maintenance and Facility Management
Siamo anche associati all’UNI, Ente Italiano di Normazione, all’AICQ, Associazione Italiana Cultura Qualità Centro Insulare, dove abbiamo un nostro rappresentante presso il MAQ, Comitato Metodologie di Assicurazione della Qualità
Cooperiamo con importanti realtà formative e aiutiamo le organizzazioni e le persone a migliorare le loro competenze e abilità professionali. Operiamo in qualità di CFPT, Centro di Formazione Paritetico e Territoriale UNASF (Unione Nazionale Sicurezza e Formazione) – Conflavoro PMI (Confederazione Nazionale Piccole e Medie Imprese).
Nell’ambito della collaborazione con LLC, operiamo con l’associazione ERCA European Register of Certificated Auditors per la Certificazione delle competenze professionali
Il punto di Fabio La Porta, CEO di Newcert
Bentrovate e bentrovati,
Iniziamo il nuovo anno con un numero del Magazine che riflette l’impegno nel promuovere una cultura organizzativa sempre più responsabile, inclusiva e sostenibile, come sottolineato anche dalla nostra presenza al gruppo di lavoro UNI per la responsabilità sociale
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare Simonetta De Luca Musella, coordinatrice dei lavori del gruppo UNI GL04 per la parità di genere e titolare di Diellemme, società benefit impegnata nella responsabilità sociale La dott ssa ci ha condiviso l’impegno suo e della sua Organizzazione, per un mondo del lavoro più
inclusivo, equo e sostenibile
La dott.ssa Frizzarin di MIL –Muoversi in Libertà – ci parla di come la responsabilità possa essere applicata alla disabilità, sia in ambito etico e sociale, che legale e professionale.
La dott ssa Gregorini, nella sua rubrica “Meravigliosa… mente” esplora l’autenticità come valore essenziale nelle relazioni professionali e nella creazione di un ambiente di lavoro sano e rispettoso
La rubrica del CNIM si focalizza sulla sostenibilità nella manutenzione, sottolineando il ruolo ricoperto da quest’ultima nell’ottimizzare le risorse, migliorare la sicurezza e ridurre l’impatto ambientale
Ne “Il futuro è oggi”, il dott Tiveron ci invita a riflettere sulla capacità di anticipare i cambiamenti e di assumerci delle importanti responsabilità in un contesto di continua evoluzione
In “Responsabilità aziendale” l’avv Meazza analizza le novità normative che hanno introdotto il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi tramite crediti, rappresentando un passo avanti nella sicurezza dei cantieri
Al tema della responsabilità sociale abbiamo dedicato gli articoli sulla ISO 26000 e sulla figura del CSR Manager, ruolo chiave per la RSI
Concludiamo con il nuovo Itinerario Neronis che ci porta dal Colle Aventino alle Terme di Caracalla, attraversando l’affascinante Giardino degli Aranci in una passeggiata alla scoperta di Roma.
Ogni contributo, ogni riflessione, ci invita a guardare oltre il presente e a costruire insieme un Mondo in cui la responsabilità sociale, la sostenibilità e l’inclusività siano pilastri fondamentali per ogni Organizzazione
Buona lettura,
Diellemme: le persone al centro di un percorso “responsabile”
Tempo di lettura: 5 minuti
La dott.ssa Simonetta De Luca Musella è titolare di Diellemme S r l, con una lunga esperienza nel campo della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa.
Si dedica alla promozione di politiche aziendali inclusive e orientate alla parità di genere, contribuendo allo sviluppo di norme e linee guida che supportano l’integrazione di questi principi nelle pratiche aziendali. Esperta tecnica per diversi organismi di certificazione, ha coordinato i lavori del gruppo UNI GL04 per la parità di genere
Benvenuta dott.ssa. In che
modo Diellemme integra i principi di parità di genere nella sua cultura organizzativa e quali azioni concrete vengono intraprese per promuovere la responsabilità sociale e per garantire pari opportunità per tutto il personale?
Racconto sempre volentieri di questa nostra realtà un po’ strana, atipica. Innanzitutto, noi siamo certificati secondo la UNI/PdR 125 per la parità di genere, prassi in cui credo molto, non soltanto perché mi ci sono dedicata, ma perché ritengo che possa essere un punto di svolta significativo
Diellemme è una società benefit per scelta composta
all’83% da donne – quasi tutte provenienti da settori STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics – N d R ) Quando abbiamo fondato la società abbiamo deciso che non era possibile soltanto prendere, ma si dovesse anche restituire ciò che ci veniva consegnato e dato come principi, come cultura, come qualsiasi cosa potessimo restituire nell’ambito del sociale
Abbiamo quindi deciso che le persone che lavorano con noi dovessero poter essere scelte non per forza per il “ruolo curricula”, ma per le loro caratteristiche personali. Giuro che non ho mai letto un curriculum in vita mia; quando qualcuno ha fatto un colloquio con me perché mi è stato presentato, spiegandomi che fosse una persona con tanta buona volontà, oppure che avesse una necessità particolare, noi abbiamo cercato di reintegrare sempre tutti laddove ci fossero delle difficoltà nel mondo del lavoro, restituendoli al mondo del lavoro se non avessero delle caratteristiche particolari.
Per esempio, io faccio parte di varie associazioni per l’empowerment femminile contro la violenza di genere; spesso dei curriculum mi
vengono segnalati dall’associazione di cui faccio parte Indipendentemente dal genere, questi curriculum vengono analizzati e si verifica come e se si può essere d’aiuto
Spesso – è assolutamente tutto in autofinanziamento –noi ricollochiamo sul lavoro le persone anche semplicemente affiancandole con un corso gratuito di Excel, Word, Office, in modo da consentire loro di poter tornare nel mondo del lavoro con una competenza in più
Laddove queste persone invece incontrano il nostro interesse, restano all’interno dell’azienda. Non sempre tutto è semplice perché ci sono dei periodi di “crash” in cui l’Organizzazione va in tilt perché c’è un pianificato del lavorato – cioè un non pianificato della persona che bisogna aiutare in quel momento
– ma devo dire che chi entra in Diellemme è una persona che ha già chiaro questo, perché la prima cosa che racconto è che ci potrebbero essere i momenti in cui possiamo andare in “crash” perché si ha bisogno di dare una mano Ciascuno di noi, mediamente, affida al sociale un’ora, due ore del suo tempo settimanale, che viene assolutamente compensato e ripagato; quindi, non è un fare qualcosa per nulla.
In che modo Diellemme promuove la diversità e l’inclusione attraverso le sue politiche aziendali, e quale ruolo gioca la responsabilità nelle scelte relative alla sicurezza sul posto di lavoro e alle iniziative di sostenibilità?
Quando faccio i colloqui, potrei avere anche l’ingegnere o l’ingegnera aerospaziale davanti, alla quale però devo
dire: «guardate che ci saranno momenti di “crash”» Quando io lo racconto, inizialmente le persone non mi credono, però dico: «facciamo così, proviamo una settimana, così cerchi di capire » dopo un po’ tornano e allora o scappano o restano.
È una scelta perché non potrebbe essere diversamente; in secondo luogo, collaboriamo con così tante realtà che è necessario avere una marcia in più, perché non ci possiamo fermare Noi possiamo anche passare – ad esempio – dal cantiere; ci mettiamo la giacca e andiamo a fare la giornata di volontariato in mezzo alla strada vendendo qualcosa perché dobbiamo fare benefit; quindi, è particolare come attività per cui in questo modo ci divertiamo
La maggior parte del nostro lavoro si fonda su Sistemi di Gestione integrati, piuttosto che sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, facciamo anche monitoraggi ambientali sia indoor che outdoor Per le caratteristiche delle persone che ci lavorano è facile passare da un ambito a un altro La nostra ratio si fonda sulla sostenibilità perché nel tempo abbiamo imparato a gestire Sistemi di Gestione; di fatto, lo facciamo già per noi, portarlo all’esterno per i clienti diventa abbastanza agevole
Ognuno di noi mediatamente tra autoformazione, formazio
ne, formazione di altri, fa 80 ore di formazione all’anno; non sono pochissime Anche questo è un aspetto di sostenibilità. La parte “Social” della responsabilità sociale è anche consentire alla persona che non ha quelle competenze di averne Il 70% di noi ha una laurea o addirittura un master e quindi non è complicato addivenire a questa parte In questo momento ci sono sette persone che si stanno occupando di sostenibilità anche per i clienti. E quindi all’interno dell’azienda trasferiamo gli stessi principi che portiamo all’esterno
Noi siamo un’azienda piccina; chi si può rivolgere noi? Ovviamente chi ci crede, perché è la nostra peculiarità, oppure chi ha chiaro che il nostro cellulare può squillare 24 ore su 24 perché noi rispondiamo. Questa è la nostra differenza rispetto agli altri Sulla competenza, fondiamo poi la capacità
I principi della sostenibilità vanno dalla formazione, alla governance, alla responsabilità nel sociale ma anche verso l’ambiente Nel 2020 abbiamo fondato un’associazione ambientalista per dei ragazzi; in quel periodo c’era stato il Covid19 e non si sentivano più rumori fuori; non c’erano bambini che giocavano, ma solo un silenzio cupo e assordante.
Giacché alcuni di noi avevano dei bambini piccoli abbiamo pensato di fare per loro un progetto. Così, hanno re
stituito alla città un parco partendo da niente; hanno dovuto imparare a gestire un’azienda, hanno dovuto trovare i fondi, hanno dovuto fare un crowdfunding, hanno deciso chi fosse l’organo tecnico, chi fosse invece l’organizzazione
Quindi anche in questo siamo riusciti a fare qualcosa Ora sta a loro continuare, noi glielo abbiamo insegnato
In quanto società benefit, come misura e comunica la responsabilità sociale d’impresa di Diellemme in relazione alla parità di genere e quali risultati ha ottenuto nell’impatto sugli stakeholders?
Noi in quanto società benefit pubblichiamo ogni anno un nostro rapporto benefit in cui pubblichiamo gli stati d’avanzamento rispetto alla quota benefit; questo è un
punto d’inizio, ma va fatto In occasione del bilancio, si pubblica anche il bilancio benefit
Nel far questo raccontiamo le cose che sono state fatte Per quanto riguarda la parità di genere, questa si fonda su dei pilastri e su un avanzamento di KPI (Indicatori Chiave di Performance – N d R ) Paradossalmente, nel nostro caso, giacché si parla di parità e noi eravamo tutte donne, l’inclusione di due uomini nel tessuto della azienda ha comportato che abbiamo dovuto ristabilire la parità, dimostrando di essere inclusive; perché paradossalmente lo eravamo poco.
Quando siamo stati certificati UNI/PdR 125 l’auditor, il valutatore, mi ha detto: «da te mi aspetto un po’ di attenzione in più, vediamo che cosa riusciamo a fare» Ora abbiamo anche la “quota azzurra” e
sia i nostri indicatori, che la nostra formazione e il nostro comunicare quotidiano sono cambiati perché prima io usavo un femminile diffuso. Mi rendo conto che non posso più farlo perché posso urtare la suscettibilità di qualcuno Abbiamo imparato a parlare in modo diverso: abbiamo un nostro modo di scrivere le email tra di noi, un nostro modo di comunicarci le cose e un modo di comunicare con il cliente.
In questo la certificazione UNI/PdR 125 ci ha aiutato tantissimo Durante i convegni a cui partecipiamo oppure in quelli che organizziamo, cerchiamo di restituire ciò
che impariamo e questa cosa la racconto sempre La certificazione per la parità di genere a noi per prima è servita, perché non vedevamo una cosa che invece era sotto ai nostri occhi Per questo motivo la UNI/PdR 125 è una prassi a cui tengo molto
La UNI/PdR 125 è un buon pilastro iniziale, dopodiché una azienda potrebbe indirizzarsi verso la certificazione UNI ISO 30415 “Gestione delle risorse umane – Diversità e inclusione” che si basa su dati oggettivi
Esiste anche una linea guida dell’UNI, che invito chiunque a leggere, che riguarda il
linguaggio inclusivo Molte parole che si pensano essere errori o forzature sono invece il normale linguaggio italiano. Si può dire “ministra” o “ingegnera”; si può scegliere di utilizzare “la presidente” oppure un termine arcaico come “presidentessa”, quello dipende dal sentire di ciascuno. Sulla base delle persone che ascoltano o che abbiamo di fronte in quel momento, dobbiamo avere il coraggio di fare un passo indietro, sempre.
La “responsabilità” della cultura della disabilità
Tempo di lettura: 3 minuti
La dott ssa Claudia Frizzarin è la cofondatrice e la Presidentessa di MIL – Muoversi in Libertà.
L’Associazione MIL, nata nel 2020, si fonda sull’abbattimento delle barriere architettoniche, oltre che dei pregiudizi e degli stereotipi che coinvolgono il mondo della disabilità
Claudia Frizzarin si occupa
della sensibilizzazione al “diverso” in modo creativo e culturale, mirando all’inclusione sociale e professionale delle persone con disabilità
“Muoversi in Libertà” non si riferisce esclusivamente alle barriere architettoniche che incontriamo ogni giorno, significa piuttosto consentire a chiunque di muoversi liberamente all’interno della società moderna
Il focus di questo numero è incentrato sulla parola “responsabilità” sintetizzabile come un concetto che si riferisce all’obbligo o al dovere di rispondere delle proprie azioni, delle proprie decisioni o dei comportamenti, assumendosi le conseguenze che ne derivano, sia in ambito personale che sociale.
Può avere diversi significati e applicazioni a seconda del contesto:
1. Etico e morale: l’impegno di agire in modo giusto e rispettoso nei confronti degli altri, tenendo conto dei principi morali o dei valori condivisi;
2. Legale: l’obbligo di rispondere davanti alla legge per le proprie azioni, in particolare quando queste causano danni a terzi;
3. Professionale: l’onere di svolgere i propri compiti e adempiere agli obblighi lavorativi in modo accurato e affidabile, spesse volte con conseguenze dirette su risultati o persone;
4. Sociale e familiare: il dovere di prendersi cura di altre persone o di contribuire al benessere della comunità o della propria famiglia.
In generale, essere responsabili significa dimostrare maturità, affidabilità e consapevolezza delle proprie azioni e delle loro ripercussioni sugli altri e sull’ambiente
Ma possiamo declinarlo sul tema della disabilità?
La risposta è assolutamente sì, l’argomento “responsabilità e manutenzione: principi per una cultura della prevenzione” può essere sviluppato considerando diversi aspetti che riguardano la società, l’ambiente e i singoli individui:
1. Responsabilità condivisa
• Famiglia e comunità: supportare le persone con disabilità è una responsabilità collettiva. La famiglia, le comunità locali e le istituzioni devono cooperare per garantire un ambiente inclusivo e sicuro;
• Aziende e datori di lavoro: Le imprese hanno il dovere di adottare politiche di prevenzione, eliminare tutte le barriere architettoniche e implementare misure di sicurezza per prevenire infortuni, soprattutto per lavoratori con disabilità;
• Istituzioni pubbliche: devo
no promuovere normative per migliorare l’accessibilità e creare un sistema di welfare efficace
2. Manutenzione degli spazi e delle attrezzature
• Accessibilità universale: la manutenzione regolare sia di infrastrutture pubbliche, che di mezzi di trasporto e di tecnologie assistive è fondamentale per garantire l’autonomia delle persone con disabilità;
• Controlli periodici: gli ausili medici, come sedie a rotelle, apparecchi acustici o protesi, necessitano di verifiche e riparazioni regolari per evitare malfunzionamenti che potrebbero compromettere la sicurezza e il benessere degli utenti
3. Prevenzione attraverso la cultura
• Sensibilizzazione e formazione: grazie alla promozione di una cultura della prevenzione attraverso campagne educative che insegnino l’importanza di mantenere ambienti sicuri e accessibili per tutti;
• Educazione inclusiva: introdurre corsi nelle scuole e nei luoghi di lavoro che insegnino a prevenire situazioni di rischio e a rispettare le esigenze delle persone con disabilità
4. Promozione della salute
• Screening e monitoraggio: investire nella prevenzione sanitaria con programmi mirati per persone con disabilità, che potrebbero essere più vulnerabili a determinate condizioni;
• Tecnologia assistiva avanzata: favorire l’innovazione tecnologica per miglio
rare la qualità della vita e ridurre i rischi associati a disabilità fisiche o sensoriali
5. Legislazione e responsabilità civile
• Garantire che le leggi in materia di sicurezza e prevenzione includano specifiche norme per l’inclusione e la tutela delle persone con disabilità;
• Prevedere sanzioni per chi non rispetta le normative di accessibilità e sicurezza
6. Un approccio integrato alla prevenzione
• Integrare i principi di manutenzione e prevenzione in tutte le politiche pubbliche e aziendali per creare una società più equa e sicura per tutti, specialmente per le persone con disabilità
"Meravigliosa...mente" Rubrica a cura di Giulia Gregorini
L’autenticità del terapeuta: strumento essenziale
nella cura
Tempo di lettura: 4 minuti
“Meravigliosa..mente” nasce dalla collaborazione con la psicologa e psicoterapeuta Giulia Gregorini grazie alla quale cercheremo di rendere la psicologia accessibile a tutti al fine di migliorare il nostro quotidiano.
La psicologia, attraverso lo studio del comportamento umano, offre infatti una chiave di lettura su ciò che accade intorno a noi e può
guidarci nella vita di tutti i giorni, dandoci così un valido contributo nel migliorare il benessere di ciascuno di noi, consentendo di vivere una vita sana e soddisfacente Meravigliosa mente è uno spazio pensato per tutti coloro che hanno voglia di informarsi su diversi temi “psicologici” che tratteremo in modo semplice e pratico
gorini e ben ritrovata su Newcert Magazine. Cosa si intende per “autenticità” in psicologia?
È un tema ampio e complesso, cercheremo in questo estratto divulgativo di focalizzare alcuni aspetti che ne possano facilitare sia la comprensione che l’esplorazione.
L’autenticità è un concetto dinamico e non statico, evolve e si trasforma con il progredire dell’esperienza. La consapevolezza di sé ne è una premessa indispensabile.
In questo senso, l’autenticità corrisponde all’integrazione armonica del sentire, del pensare e del fare, all’essere coeso, vitale, all’appropriarsi di un ruolo attivo, al percepire la responsabilità soggettiva, il senso di sé con gli altri. Implica il vivere in conformità con le proprie credenze e valori
Buongiorno dott.ssa Gre
Si connette alla passione, a una buona predisposizione verso l’esterno, all’apertura verso l’altro e alla capacità di
mettersi in discussione senza disperdere il senso di sé stessi L’autenticità comporta la possibilità di definirsi chiaramente nelle relazioni interpersonali.
Se un focus essenziale e trasversale ben noto nei percorsi di psicoterapia è rappresentato dalla promozione dell’autenticità del paziente, meno attenzionata è l’essenziale autenticità del terapeuta.
La relazione terapeutica è il motore della terapia, nonché campo di esperienza trasformativa e correttiva che permette al paziente di sperimentare inediti modi di stare ed essere con l’altro Il terapeuta svolge anche una funzione di modeling per il paziente e coglierne l’autenticità facilita la percezione di guida e sicurezza, nonché la possibilità di affidarsi
L’autenticità del terapeuta non si traduce in una confusione di ruoli, ma bensì in una chiarezza di confini che permette una reale intimità Solo se si è separati da un confine funzionale si può essere davvero intimi. L’eccessiva vicinanza, il confine labile è indice di una condizione di dipendenza, mentre il confine rigido evoca la distanza che non permette reale condivisione.
Quali sono, quindi, i fattori che maggiormente possono ostacolare l’autenticità nelle persone?
La rappresentazione di sé stessi si matura all’interno delle relazioni significative, a partire dalle esperienze infantili di attaccamento
Il processo di individuazione mediante cui la persona si appropria gradualmente della propria individualità richiede una progressiva separazione dalla famiglia d’origine attraverso movimenti di disidentificazione, oltre che di autoidentificazione
Se per il bambino è fisiologico riconoscersi nello sguardo del genitore, l’adulto è chiamato a maturare un proprio sguardo su sé stesso
Ciò che favorisce l’emersione di un buon grado di autenticità, proporzionato alla fase del ciclo vitale, è l’aver vissuto esperienze di attaccamento sicuro in un contesto familiare caratterizzato da confini e ruoli chia
ri e flessibili, l’aver percepito nei propri riguardi un amore incondizionato
Al contrario, se si proviene da esperienze relazionali primarie in cui l’altro significativo, in particolare il genitore o chi ne fa le veci, è stato svalutante oppure intermittente, abbandonante si può maturare una rappresentazione di sé fondata sulla convinzione di non essere amabili, sviluppando successivi tentativi inconsci disfunzionali di confermare tale teoria interna nelle altre relazioni, ad esempio di coppia, mettendo in atto coping maladattivi Una manifestazione comune è il tentativo di compiacere ogni richiesta altrui per “assicurarsi” l’amore ed illudersi di poter evitare l’abbandono
Analogamente, aver avuto esperienze di amabilità connesse alla performance può rendere molto difficile l’e
mersione della autenticità Una bambina che ha sentito di poter essere amata solo se “brava” a scuola ecc., da adulta potrà essere ipersensibile al giudizio altrui, timorosa di deludere, incapace di riconoscere e accogliere i propri bisogni e fragilità
Nei contesti familiari caratterizzati da eccessiva dipendenza l’emersione delle diverse soggettività viene percepita come una minaccia alla coesione e i sentimenti e i vissuti di ogni membro si confondono con quegli degli altri
L’autenticità è quindi profondamente collegata ai temi del confine e della fiducia Se la relazione è stata interiorizzata, a partire dalle prime esperienze con le figure di accudimento e attaccamento, come un “luogo” sicuro, coltivare l’autenticità sarà meno insidioso
C’è inoltre da considerare, quando si parla di fenomeni psichici e comportamentali i principi di multifattorialità nell’eziologia e di autodeterminazione nella prognosi.
Il contesto socioculturale, infine, non è trascurabile, nella nostra realtà dominano miti di successo ed efficienza, basati cioè sulla performance e su ideali che lasciano poco spazio alla fondamentale umanizzazione e ostacolano l’emersione della soggettività, e quindi dell’autenticità
E nel terapeuta?
Nel percorso formativo e professionale di uno psicoterapeuta è essenziale l’analisi su di sé Ciò facilita l’elaborazione delle proprie ferite e la maturazione di una consapevolezza che permette di accogliere il paziente senza confondersi e senza spa
ventarsi delle risonanze
In ogni persona che si riceve ci sono aspetti, frammenti di esperienza che risuonano nel vissuto e nel bagaglio dello psicoterapeuta L’obiettivo non è illudersi di preservarsi da ciò, ma poterlo riconoscerlo e usarlo nell’incontro. La persona che si cela dietro il ruolo non è un agente negativamente contaminante, ma una risorsa da riconoscere e canalizzare.
La formazione teorica e gli strumenti tecnici sono essenziali ma non devono fungere da barriera dietro cui trincerarsi, bensì essere usati a servizio del processo terapeutico
Molti giovani psicoterapeuti rischiano di ricercare sicurezza nel tecnicismo, nella diagnosi, nei protocolli di intervento
Passare da una posizione “up” nella relazione con il paziente in cui ci si illude di sapere e inconsciamente di controllare, alla possibilità di “essere accanto” richiede l’accettazione sana del limite proprio, contrastando la pericolosa onnipotenza del curante e il riconoscimento del ruolo attivo del paziente, potendo individuare la fondamentale coresponsabilità.
Il Professore Maurizio Andolfi, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta familiare di fama internazionale, presenza maestra nel mio percorso formativo, ha scritto
un testo “Il dono della verità” illuminante su questi aspetti in cui spiega come l’esplorazione profonda del mondo interno del terapeuta e la rottura degli schemi e delle convenzioni sociali attraverso il disvelamento sono pilastri essenziali per promuovere il cambiamento
Il lavoro psicoterapeutico con gli individui, le coppie e le famiglie diviene uno spazio inedito in cui poter speri
mentare l’eccezionale “dono reciproco di verità”, ogni volta unico e irripetibile
L’autenticità del terapeuta è quell’ingrediente essenziale per cocostruire con le persone che si incontrano una relazione intima, che verrà interiorizzata e le cui tracce si manifesteranno anche a seguito della conclusione del percorso, divenendo così una nuova base sicura da cui spiccare il volo
Il CNIM costituito nel 1990 sulla spinta dei Ministeri dell’Università e dell’allora Ministero del Commercio e dell’Artigianato (M I C A ) attraverso numerose pubblicazioni, corsi di formazione e Master Universitari ha contribuito alla diffusione della cultura della Manutenzione tanto che in numerose Università (circa 30) sono stati inserite materie sulla Manutenzione nei corsi di laurea Industriali e CiviliAmbientali. Il nostro Comitato è stato riconosciuto nel 1999 dal M.I.C.A. quale “Istituto di riferimento per lo sviluppo di studi e ricerche nel settore della gestione e manutenzione di opere e impianti” Nel prossimo biennio 20252026, il Consiglio Direttivo intende promuovere la propria azione attorno a tre aree strategiche:
1. Sostenibilità ambientale e sociale: È necessario promuovere modelli di manutenzione orientati a ridurre l’impatto ambientale delle opere in costruzione
2. Transizione digitale:
La digitalizzazione è un fattore chiave per la competitività e l’innovazione nel settore manutentivo. Il C.N.I.M. si propone di stimolare l’integrazione di tecnologie emergenti al fine di abilitare nuove modalità di gestione e controllo
3. Massima attenzione nella formazione dei lavoratori delle aziende subappaltatrici nelle infrastrutture ed in particolare nel settore Ferroviario Italiano.
Il Consiglio Direttivo ha impegnato il Comitato a partecipare attivamente alla trasformazione del settore energetico con riferimento ai trasporti dove si ritiene necessario un cambio fondamentale dei combustibili tradizionali e quindi l’utilizzo sempre più ampio dell’uso dell’idrogeno al fine di evitare l’inquinamento nell’ambiente Di particolare interesse, dopo l’importante lavoro insieme alle Università La Sapienza, Calabria e Mediterranea svolto su incarico delle Ferrovie, che sta portando a sperimentazioni in numerose regioni italiane, è notevole la possibilità che si apre per i trasporti di Roma Capitale che ha avuto inizio con una convenzione tra il Dipartimento de La Sapienza, con il supporto del CNIM, e la Giunta del Comune di Roma per trasformare gli autobus della Capitale da Bus con motore diesel a motore a celle a combustibile ad idrogeno Il C.N.I.M. ritiene che oltre la modifica dei motori degli autobus sarà necessario trasformare in futuro i motori dei camion dell’A.M.A. e quelli degli autoveicoli dell’ACEA che porterà un grande sollievo all’ambiente di Roma Capitale Il C N I M tratterà con il Governo della Città la possibilità di concorrere a questo grande obiettivo da realizzare nei prossimi anni Il C N I M continuerà a favorire il dialogo tra imprese, associazioni professionali e Università, creando un terreno comune per l’innovazione e la condivisione di buone pratiche
MM Maintenance and
Facility Management
Rubrica a cura del CNIM
Presidente: Prof Ing A Misiti
Segretario Generale: dott F La Porta
Comitato di Redazione: dott F La Porta, PhD ing M Migliarese Caputi, ing G Pavirani
Estratto dello Statuto: (Dall'art 1) Costituzione e sede
Sotto l’alto patrocinio del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato è costituita, a norma dell’art. 36 del Codice Civile, una Associazione denominata
COMITATO NAZIONALE ITALIANO PER LA MANUTENZIONE
“CNIM”
Il CNIM intende porsi come punto di riferimento nazionale per tutti i settori italiani di produzione di beni e di fornitura di servizi, al fine di concertare, con l’insieme delle parti interessate, specifiche azioni di promozione e di intervento nel campo della manutenzione.
Il CNIM si prefigge inoltre di diffondere nel tessuto industriale del paese, in particolare a vantaggio delle piccole e medie imprese, la conoscenza delle metodologie di manutenzione, sia manageriali che tecniche L’Associazione non ha fini di lucro
(Dall'art.2) Scopi
Sensibilizzare i diversi settori industriali e dei servizi sulle opportunità rappresentate dalla messa in atto del “progetto manutenzione”;
Informare i diversi settori circa gli sviluppi che avvengono nel campo della manutenzione, indicando le opportunità offerte sia dal mercato sia dalla legislazione;
Formare, individuati gli idonei giacimenti di cultura manutentiva nel Paese, il personale addetto alle attività di manutenzione mediante l’organizzazione di corsi e seminari sulla normativa di manutenzione come pure sulle metodologie tecniche e di gestione;
Assistere ed aiutare le imprese nella attuazione dei loro “progetti manutenzione”, promuovere l’offerta di servizi di manutenzione, destinati sia al mercato italiano che a quello estero, attraverso iniziative tendenti ad individuare e qualificare gli operatori italiani del settore.
(Dall'art.3) Membri dell’associazione
Possono far parte del CNIM:
le imprese italiane in qualunque forma costituite;
le società, associazioni, consorzi, enti pubblici o privati, ecc., che, per la loro attività, abbiano dato o possano dare un valido apporto per il conseguimento delle finalità del CNIM o che siano interessati ad usufruire dei servizi offerti dall’associazione medesima
Sono soci di diritto:
l’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
La sostenibilità nel settore della manutenzione:
un impegno strategico per il futuro
Tempo di lettura: 4 minuti
La sostenibilità negli ultimi anni è diventata un tema imprescindibile in ogni ambito e il settore della manutenzione non fa eccezione
In un contesto globale dove l’attenzione alle problematiche ambientali, sociali ed economiche è in costante crescita, il ruolo della manutenzione è cruciale, non solo perché è un fattore di ottimizzazione delle risorse e di efficienza operativa, ma è anche un pilastro fondamentale per la promozione di pratiche aziendali sostenibili.
In questo articolo, esploreremo l’importanza della sostenibilità nel settore della manutenzione, analizzando le principali tendenze globali, le best practices, l’evoluzione delle normative e l’integrazione delle politiche ESG (Environmental, Social, Governance) nelle attività di manutenzione.
La manutenzione sostenibile: definizione e principi fondamentali
La manutenzione si riferisce, quindi, a un approccio che integra i principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica nei processi di
gestione e operatività degli impianti, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, migliorare la sicurezza sul posto di lavoro, ottimizzare i costi e garantire la longevità degli asset.
Gli aspetti principali di una manutenzione sostenibile includono:
1. Efficienza energetica: una manutenzione sostenibile promuove la ristrutturazione e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture (come ponti e strade), riducendo il loro impatto ambientale;
2. Gestione dei materiali e dei rifiuti: la gestione dei rifiuti è un aspetto cruciale sia nel settore industriale, sia nel settore delle infrastrutture civili, come nella manutenzione stradale e dei ponti; le pratiche sostenibili favoriscono l’uso di materiali ecocompatibili e ottimizzano le operazioni di manutenzione per ridurre gli sprechi;
3. Durabilità e affidabilità degli impianti e delle infrastrutture: la manutenzione preventiva e predittiva riduce i guasti e rotture imprevisti garantendo che gli asset
possano resistere nel tempo senza necessità di interventi urgenti che comportano costi e impatti ambientali elevati;
4. Sicurezza e benessere del personale: una manutenzione sostenibile non riguarda solo l’ambiente, ma anche la sicurezza sul lavoro. La protezione delle lavoratrici e dei lavoratori, sia nell’industria che nei cantieri edili, è fondamentale Adottare pratiche di manutenzione avanzate e sicure riduce i rischi professionali e migliora la qualità della vita lavorativa
L’importanza dei criteri ESG nel settore della manutenzione
Nel settore della manutenzione, i criteri ESG (acronimo di Environmental, Social, Governance) stanno diventando sempre più rilevanti L’integrazione dei principi ESG,
infatti, non solo aiuta le imprese a migliorare la loro performance ambientale, ma fornisce anche un vantaggio competitivo, aumentando la fiducia degli investitori, dei clienti e degli utenti.
Le aziende di manutenzione che abbracciano politiche ESG adottano approcci innovativi, come l’uso di energie rinnovabili, la digitalizzazione dei processi manutentivi, e la gestione efficiente delle risorse naturali. Le best practices nel settore della manutenzione comprendono la manutenzione predittiva basata su tecnologie IoT, che permette di ridurre i consumi energetici e migliorare l’efficienza operativa, così come la gestione ottimale dei rifiuti e il riciclo dei materiali
L’adozione di politiche ESG consente alle imprese di ridurre i costi operativi, miglio
rare la reputazione aziendale e accedere a finanziamenti a tassi agevolati In un mondo dove i consumatori e le imprese sono sempre più attenti all’ambiente e alla responsabilità sociale, un impegno concreto verso la sostenibilità diventa un elemento distintivo.
Il ruolo della manutenzione nella strategia di sostenibilità aziendale
La manutenzione gioca inoltre un ruolo fondamentale nella strategia di sostenibilità delle imprese, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi aziendali di sostenibilità attraverso:
1. Contributo agli obiettivi di sostenibilità aziendale: la manutenzione sostenibile contribuisce alla riduzione dei consumi energetici, alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla gestione dei rifiuti;
2. Monitoraggio e reportistica ESG: le aziende possono monitorare e riferire i progressi ESG tramite Sistemi di Gestione dei dati, che consentono di raccogliere informazioni su vari parametri ambientali, sociali e di governance Il reporting ESG aiuta le imprese a migliorare la trasparenza e a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Certificazioni e standard internazionali per la sostenibilità nelle imprese di manutenzione
Le certificazioni in ambito
ESG sono uno strumento fondamentale per le aziende di manutenzione che vogliono dimostrare il loro impegno verso la sostenibilità. Alcune delle principali certificazioni e standard internazionali applicabili includono:
1. ISO 14001 (Sistema di Gestione Ambientale) che aiuta le aziende a ridurre l’impatto ambientale delle loro operazioni e a migliorare l’efficienza energetica;
2. ISO 37001 (Sistema di Gestione Anticorruzione) che promuove pratiche di governance responsabili e trasparenti;
3. ISO 45001 (Sicurezza e Salute sul Lavoro) che supporta le aziende di manutenzione nella gestione della sicurezza sul lavoro, riducendo incidenti e migliorando le condizioni lavorative;
4. ISO 50001 (Sistema di Gestione dell’Energia) che aiuta le Organizzazioni a otti
mizzare il consumo energetico, riducendo così l’impronta ecologica delle operazioni
5. UNI/PDR 125 (Linee guida per la parità di genere nelle Organizzazioni) che promuove la parità di genere nelle imprese, fornendo un quadro di riferimento per implementare politiche che garantiscano l’uguaglianza di opportunità tra uomini e donne in ambito lavorativo L’adozione di questa certificazione è un passo importante verso l’integrazione della sostenibilità sociale, un aspetto cruciale della responsabilità sociale d’impresa (CSR).
6. ISO 30415 (Gestione delle Risorse Umane e Diversità) che promuove la gestione della diversità e dell’inclusione nelle risorse umane, aspetto cruciale per le aziende che desiderano integrare un impegno concreto nella responsabilità sociale e favorire un ambiente di lavoro inclusivo.
In conclusione, la manutenzione sostenibile rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità strategica per le imprese, sia nel settore industriale che nelle infrastrutture civili e tecnologiche Integrare i principi ESG nelle pratiche di manutenzione non soltanto migliora la performance ecologica ed economica delle aziende, ma contribuisce anche a creare un futuro più responsabile e sostenibile per la società.
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"Il futuro è oggi"
Rubrica a cura di Andrea Tiveron
La responsabilità del futuro
Tempo di lettura: 6 minuti
“Il futuro è oggi” nasce dalla collaborazione con Andrea Tiveron, economista e direttore della società eMetodi Il dott Tiveron è esperto di economia digitale e di innovazione delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di Business Process Management, di automazione di processo nei più differenti ambiti di impegno, di gestione tecnica del costruito e di Facility Management
Ma c’è qualcuno al timone?
Esiste davvero un orizzonte verso il quale spingere la nostra nave?
E soprattutto, se questo esiste, sappiamo interpretarlo?
Oppure stiamo veramente andando alla deriva?
Le Organizzazioni gerarchiche e le lobby del potere
La verità è sotto i nostri occhi E forse sarebbe il ca
so di capire che è proprio ora di svegliarsi, di aprirli e tenerli ben spalancati, mentre invece sembra che stiamo andando in direzione contraria e che preferiamo tutti dormire e sognare un futuro che non c’è. Il nostro mondo è basato su Organizzazioni gerarchiche
È così per gli organismi sovranazionali, per le nazioni, per le chiese, per le associazioni e via via per tutte le sottostrutture sociali fino ad arrivare alla famiglia. La vita di ognuno, in definitiva, dipende da una pluralità di persone che sono a capo di queste Organizzazioni e hanno un grande potere di influenza e indirizzo delle attività che istituzionalmente le loro strutture sono destinate ad esercitare
A questo potere conseguentemente corrisponde, o forse sarebbe meglio dire dovrebbe corrispondere, anche una responsabilità di risultato
Eppure, è evidente come ogni sistema sia sempre più organizzato per evitare che
le persone che sono poste al vertice debbano sostenere l’onere di tale garanzia Anzi al contrario sembra proprio che i regolamenti vadano a rinnovarsi sempre a favore della possibilità che chi detiene il potere sia esonerato dal garantire i risultati del proprio operato. Sembra incredibile eppure è proprio così
Si vede chiaramente nella politica e nelle aziende. Più si sale verso il vertice e più il sistema è organizzato per allontanare i risultati dell’operato degli amministratori dalle responsabilità insite nel proprio mandato.
Nella politica è proprio evidente Gli schieramenti si contrappongono e, ora uno, ora l’altro, riescono a suscitare il consenso degli elettori attraverso le promesse più disparate È il caso delle recenti elezioni in Italia per le quali la promessa della flat tax per gli autonomi ha generato una valanga di voti. A nessuno importa che l’attuale impostazione della tassa piatta solo per una categoria è contraria ai principi della costituzione che prevedono invece equità e progressività dell’imposizione fiscale In questo caso, quindi, nulla importa se la modifica ai regolamenti fiscali penalizza tutti coloro che pagano le tasse esattamente secondo le condizioni preesistenti, generando così una differenza abnorme tra i contributori delle entrate dello stato. Ma è forse tanto diverso da chi
prometteva di ribaltare il parlamento come una scatoletta di tonno? Costoro non solo non ne hanno nemmeno scalfito l’involucro ma, anche dopo il loro fallimento, oggi sono ancora lì! Sono stati risucchiati del sistema delle Organizzazioni politiche che li ha omologati in poco tempo. Sembra che a nessuno importi se il debito che hanno accumulato in pochi anni con il loro governo è il più alto mai registrato nella storia di tutti i governi della repubblica.
Analogo esempio lo vediamo sempre più spesso nelle aziende, quando un amministratore di una grande compagnia viene sostituito a causa delle perdite subite dalla società e contemporaneamente premiato con lauti compensi per la sua “buona” uscita.
Infine, c’è il caso della re
sponsabilità amministrativa e penale dei magistrati È un dilemma irrisolto da diverso tempo Da un lato vi è lo schieramento assolutamente condivisibile di coloro che pensano che un giudice che rischia di assumersi la responsabilità del proprio operato non sarebbe libero di decidere. Dall’altro c’è però anche il numero di coloro che ritengono che le gravi ingiustizie derivate dagli errori di giudizio stiano diventando così frequenti da divenire insostenibili. Il dilemma non risolto determina il fatto che nel caso dei magistrati la garanzia delle proprie azioni non è ammessa dal sistema.
Perché succede questo? È molto semplice intuirlo
Ci sono sistemi nei quali le regole vengono appositamente create per evitare qualsiasi possibile conseguenza delle proprie azioni,
affinché chiunque vada al potere, al comando o alla possibilità di decisione abbia tale simile garanzia di immunità È un modo molto diffuso nelle cosiddette lobby di potere.
Le lobby sono state create per favorire l’interesse di specifiche comunità di intenti. Tuttavia, nel tempo sono molto cambiate attraverso la diffusione di regolamenti che ne impediscono completamente il controllo.
Le lobby di potere, infatti, si organizzano per fare in modo che possano sempre generare privilegi per tutti! Sia per coloro che sono al potere ma soprattutto per coloro che non lo sono È proprio con questa seconda strategia che le lobby generano la certezza della loro stessa sopravvivenza.
Infatti, vincono sempre tutti e
non solo chi, in alternanza, va al potere Oggi tocca a me, ma domani vincerò anche quando tocca a te! E vince anche chi in quei determinati periodi al potere non è perché, per lo stesso motivo, è esonerato dal dover dimostrare cosa non ha funzionato e non è stato garantito rispetto al bene comune, il vero significato della politica In poche parole, è lì solo per aspettare il suo turno!
Le lobby di potere sono sempre più diffuse nel mondo intero e, proprio per tale diffusione oramai, è possibile osservare come non ci sia più nulla che funzioni rispetto alla responsabilità del proprio operato
Quando l’intero sistema delle grandi Organizzazioni è predominio indiscusso delle lobby si genera un problema veramente terribile Le Orga
nizzazioni fondate su una o più lobby di potere hanno un primario obiettivo che si pone al di sopra di tutti gli altri: la sopravvivenza dell’interesse della lobby alla sopravvivenza della Organizzazione stessa
Infine, è evidente come, in un mondo basato completamente sul denaro, dominato dalla assoluta prevalenza della congiunzione secondo cui ricchezza uguale potere, le lobby di potere sono governate da persone che detengono grandi ricchezze
Al contrario si pone il destino dell’umanità Questo richiede, infatti, decisioni che contrastano totalmente con gli interessi di esigue minoranze di persone ricche Si tratta di agire per una redistribuzione della ricchezza, la fuoriuscita dal modello capitalistico e la globalizzazione della politica economica Le lobby di potere hanno ben altri interessi e lo dimostrano ormai apertamente senza reticenza alcuna.
Basta considerare la sfilata dei tecnomiliardari in prima fila alla cerimonia di giuramento di Trump lo scorso 20 gennaio a Washington Ma un esempio ancor più evidente di questa situazione sono gli affidamenti della gestione dei diversi summit sul clima. L’ultimo di questi è stato affidato al sultano Ahmed alJaber che è ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti ma anche, incredibile solo a dirlo, ammi
nistratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, la compagnia petrolifera nazionale. Non è difficile capire lo sfogo di Joseph Sikulu, Regional Managing Director della Organizzazione umanitaria 350 org Pacific quando ha affermato che «L’enorme numero di lobbisti dei combustibili fossili presenti ai negoziati sul clima che potrebbero determinare il nostro futuro è oltre ogni giustificazione».
La fine del digitale come strumento di controllo
Di fronte alla necessità di comprensione della realtà al fine di garantire i risultati delle azioni dei governi ma anche delle Organizzazioni pubbliche e private si è palesato il fenomeno digitale.
L’impiego di strumenti digitali, infatti, comporta una capacità di oggettivazione della realtà che nessun’altra tecnologia è mai riuscita ad eguagliare. Si tratta in generale della possibilità di gestire finalità diverse tutte riferite alla necessità di governo e controllo dei sistemi.
Quando consideriamo i sistemi digitali possiamo osservare come esista un confine non esattamente definito tra la parte semplicemente elettronica e quella computazionale, ma in generale possiamo sempre far riferimento a un insieme unico di capacità di controllo e al fatto che questo si raggiunge a costi di impiego sempre più bassi
Un esempio per tutti è la moneta elettronica. È solo per motivi di mancanza di volontà politica che non si procede con una auspicabile operazione di trasparenza digitale generata dalla messa al bando della moneta cartacea L’enorme quantità di dati fondamentali per gli equilibri economicofinanziari delle nazioni così come quelli finalizzati alla redistribuzione della ricchezza, che una moneta completamente digitale può consentire di generare, è di valore inimmaginabile.
Ma mentre la diffusione del digitale arranca rispetto al suo ruolo di sistema di controllo oggettivo dei fenomeni, il mondo si prepara a generare un nuovo sistema di credenze che al contrario allontana e anche notevolmente ogni possibilità di comprensione della realtà.
Ecco, infatti, da qualche
anno palesarsi nello scenario mondiale la nuova lobby degli oligarchi della cosiddetta intelligenza artificiale, un fenomeno dilagante che non ha veramente nessun precedente paragonabile in quanto a diffusione e adesione incondizionata da parte delle masse.
Ne è un esempio lampante la pubblicità di una lavatrice che ho visto alla televisione poche sere fa. Lo spot dichiara che l’elettrodomestico funziona attraverso l’intelligenza artificiale
Ovviamente questo dimostra quanta mancanza di cultura c’è nelle masse oramai ridotte a entità capaci di assorbire qualunque fantasia attraverso una costante induzione di meccanismi dagli effetti soporiferi.
Intanto perché sarebbe il caso di capire quanto le perso
ne sappiano concretamente rispetto al fenomeno dell’intelligenza artificiale Ed è ovvio immaginare quale possa essere il grado di comprensione della maggioranza delle persone Ma soprattutto perché è necessario mettere in discussione il termine stesso.
La realtà è che l’impiego artificiale non esiste nel senso di intelligenza Qualsiasi cosa possiamo dire dei computer ma tutto fuorché questi possano essere “intelligenti” quando per intelligenza continuiamo a intendere una prerogativa esclusivamente umana. Di “conoscenza artificiale” invece sì che si può parlare se si considera che oggi è palese il fatto che alle macchine è stato dato in pasto l’intero contenuto del web conosciuto e non.
Ora però c’è anche un nuovo allarme e questo proba
bilmente è molte volte peggiore del precedente Si tratta della allarmante diffusione dell’utilizzo di dati artificiali per alimentare i cosiddetti algoritmi. In una recente intervista, infatti, Elon Musk ha affermato che l’intelligenza artificiale ha esaurito i dati disponibili al suo addestramento e conseguentemente ha ipotizzato la necessità di generare dati artificiali definiti “sintetici” come l’unica strada possibile per il progresso degli algoritmi.
Questo significa che l’enorme patrimonio di conoscenza umana che è stato per decine di anni memorizzato all’interno di miliardi di calcolatori che costituiscono la rete Internet è stato già completamente assorbito dagli algoritmi di risposta alle richieste degli umani e delle macchine
La cosa incredibile di questa affermazione è scoprire che in realtà la produzione di dati “sintetici” già avviene e anche in modo decisamente massiccio. Gli analisti della società Gartner lo avevano predetto già nel 2021 affermando che entro il 2024 il 60% dei dati che verranno utilizzati per l’addestramento di algoritmi di intelligenza artificiale sarebbero stati sintetici
Ovviamente è facile immaginare cosa può significare tutto questo L’umanità sta galoppando verso un mondo sempre più artificiale distante dalla realtà. Esistono ambiti nei quali la generazione di dati artificiali è un’attività normale nel mondo dei sistemi digitali Ma questi dati sono generati con il preciso scopo di addestrare gli algoritmi affinché siano capaci di fornire specifiche informazioni proprio quando il loro funzionamento avviene per il controllo o il monitoraggio di dati reali. Questa pratica è molto diffusa nel settore IT già da molti anni, un ulteriore motivo che suggerisce di stare bene attenti quando si parla di intelligenza artificiale come se fosse una cosa del tutto nuova
Ma è chiaro però che, dalle affermazioni di Musk e dalle previsioni degli analisti di Gartner, è evidente che sono, e saranno sempre di più, generati sistemi capaci di azioni e comportamenti basati su dati completamente autogenerati Di fronte a
questa possibilità, come si può immaginare, si sta procedendo con un veloce e pericoloso allontanamento dell’umanità dalla realtà oggettiva delle cose fisiche che il digitale avrebbe contribuito a spiegare, controllare e certificare Per anni abbiamo compreso come la maggior parte dei sistemi sono diventati delle vere “black box”, le scatole nere impenetrabili che gestiscono processi dei quali comprendiamo solo l’input e l’output. E proprio quando abbiamo deciso di voler trovare la strada per il superamento di questa misera condizione, ora il nuovo idolo della ricchezza si impone con l’artificialità non solo del pensiero, ma anche degli stessi fatti che lo suscitano e lo compongono.
Ho avuto occasione recentemente di scrivere in merito
alla urgenza di trovare il modo per generare un sistema di controllo dell’implementazione degli algoritmi e dei loro dati. Il tono è pesante ma l’evidente allontanamento da ogni forma di etica e morale lo è altrettanto
“Quindi il demonio ha fame e non c’è più niente da fargli mangiare? Ma se la conoscenza artificiale (non di intelligenza si può trattare) che ha generato con il suo lauto pasto era appunto artificiale, che verità ci potrà mai essere quando gli stessi dati saranno artificiali? Come sempre, la superbia e l’avidità dell’uomo sanno generare solo enormi problemi. Il vero dramma è: fino a quando saremo ancora in grado di sopravvivere a noi stessi? Il mio animo si riempie di preoccupazione pensando ai miei figli, ai giovani e alle future generazioni ”
#TeladoiolaISO
La ISO 26000: guida alla responsabilità sociale
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Per “RSI” intendiamo la responsabilità di una azienda dovuto all’impatto delle proprie decisioni e attività sulla società e sull’ambiente. Nello specifico, i principi di RSI stabiliscono che una Organizzazione agisca attraverso un comportamento trasparente ed etico in grado di:
• Contribuire allo sviluppo sostenibile, compresi la salute e il benessere della società;
• Tenere conto delle aspettative delle parti interessate;
• Dimostrare la conformità alla legge, coerentemente con le norme di comporta
mento internazionali;
• Essere integrato nel business aziendale e diffuso nelle relazioni esterne.
Le Organizzazioni e gli stakeholders sono sempre più consapevoli della necessità e dei vantaggi di un comportamento socialmente responsabile, ma che cosa possono fare per dimostrare il proprio impegno nella RSI?
La ISO 26000 è un valido alleato per tutte le attività, pubbliche o private, che vogliono appunto contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il documento non rappresenta uno standard certifica
bile, ma le aziende che dimostrano di aver soddisfatto i requisiti della norma ottengono un’attestazione di conformità. La ISO 26000 è, pertanto, una vera e propria guida alla responsabilità sociale all’interno della quale sono contenute linee guida, suggerimenti e indicazioni per migliorare il livello di RSI aziendale
L’obiettivo è quello di incoraggiare le Organizzazioni ad andare al di là del mero rispetto delle leggi, promuovendo una comprensione comune nel campo della responsabilità sociale, integrando ulteriori iniziative per la RSI, senza per questo sostituirsi agli strumenti legislativi
La norma tratta gli aspetti collegati al coinvolgimento delle varie funzioni aziendali, come, ad esempio, l’analisi del rischio e la sensibilizzazione e la formazione del personale, oltre a considerare gli ambiti di influenza e le ripercussioni dirette e indirette legate alle attività svolte dalla Organizzazione
Il documento è diviso nei sette capitoli che compongono la “High Level Structure”, comune a tutte le norme ISO, a cui si aggiungono due Annex informativi. Nello specifico, la norma identifica le
seguenti aree fondamentali:
• Governance dell’Organizzazione;
• Diritti umani;
• Rapporti e condizioni di lavoro;
• Ambiente;
• Aspetti legati ai consumatori;
• Coinvolgimento dell’area interna;
• Sviluppo della comunità
Approcciare a questi temi implica un comportamento etico e insieme trasparente, capace di prendere in considerazione non solo gli aspetti interni della Organizzazione, ma anche quelli legati all’ambiente circostante e agli stakeholders
Al fine di garantire l’efficienza e l’efficacia delle misure adottate, un’azienda può utilizzare degli appositi KPI (Key Performance Indicators) Questi possono essere di tipo quantitativo o qualitativo e si rivelano fondamentali nel rendicontare i risultati e il raggiungimento degli obiettivi stabiliti
Gli indicatori devono essere analizzati con cadenza periodica e confrontati rispetto a quelli degli anni precedenti, con lo scopo di determinare l’andamento rispetto ai traguardi prefissati.
Implementare i principi della ISO 26000 all’interno del proprio business aziendale garantisce numerosi vantaggi, tra i quali:
• Ottimizzare i processi interni;
• Ridurre i fattori di rischio;
• Migliorare la soddisfazione dei dipendenti e dei clienti, con benefici sulla produttività e sulle vendite;
• Rafforzare la propria “brand reputation”;
• Attrarre investitori, sponsor e stakeholders esterni
L’Ente Italiano di Normazione (UNI) ha recentemente implementato la UNI 119191, sviluppata dal gruppo di lavoro GL03 “Responsabilità socialeIndirizzi applicativi”, con il supporto della consulenza tecnica salute e sicu
Il documento specifica i requisiti, oltre a fornire le indicazioni operative per la implementazione della ISO 26000 nel contesto italiano e rappresenta una delle tre parti che andranno a comporre una norma tecnica realizzata ad hoc.
La parte seconda, i cui lavori sono in fase conclusiva, sarà focalizzata sulla definizione dei processi di reporting e accountability; la parte terza, infine, sarà dedicata alla definizione dei requisiti dei processi di asseverazione (assurance) in relazione al modello applicativo della ISO 26000
In conclusione, il fine ultimo della RSI è quello di contribuire allo sviluppo sostenibile e questo significa che le attività di una Organizzazione non possono più prescindere
rezza dell’INAIL
dalla società circostante, dall’ambiente e dalle comunità locali
Tenere in considerazione questi aspetti è un elemento critico nella valutazione delle performance aziendali e si riflette sulla capacità di continuare a operare in maniera efficace. Nel lungo periodo, infatti, le attività di tutte le
Organizzazioni dipendono dalla salute degli ecosistemi mondiali
Ciò riflette i valori dello sviluppo sostenibile, che deve essere capace di soddisfare i bisogni presenti, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
La figura del CSR Manager: ruolo chiave per la RSI
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La Commissione europea definisce la CSR (Corporate Social Responsibility) come “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni interessate”
All’interno di questo contesto si inserisce la figura del CSR Manager, ruolo chiave che si occupa di tutti gli aspetti che riguardano la responsabilità sociale aziendale. La finalità è, infatti, quella di coniugare gli obiettivi economici di un’impresa con il contributo che essa può dare al territorio, alla comunità, e a tutti gli stakeholders.
Nello specifico, si tratta di un profilo responsabile di qualsiasi attività connessa alla comunità, sia di carattere ambientale, che sociale e istituzionale; supporta le funzioni aziendali per lo svolgimento di esercizi collegati a questi ambiti e raccoglie informazioni necessarie a monitorare il loro andamento e gli impatti collegati.
È un ruolo professionale i cui compiti sono vari e strutturati Tra le principali attività svolte ci sono quelle inerenti alle seguenti aree:
• Gestione dell’ambiente: attraverso l’identificazione, la valutazione e la gestione dei consumi energetici, idrici, di materie prime o attraverso la
misurazione delle emissioni in atmosfera, degli scarichi idrici e della produzione dei rifiuti;
• Sicurezza dei prodotti: attraverso la gestione degli aspetti legati alla qualità, al design e alla sicurezza del prodotto;
• Soluzioni per le categorie svantaggiate: grazie ad analisi specifiche realizzate ad hoc;
• Conciliazione vitalavoro: attraverso la tutela della salute, della sicurezza e delle pari opportunità dei lavoratori;
• Gestione dei fornitori: attraverso la definizione e l’applicazione di criteri fondamentali nella selezione dei fornitori, che esulano dagli aspetti economici (come quelli socioambientali, la verifica del rispetto del codice etico, l’effettuazione di audit in campo);
• Risposta ai criteri di società di rating etico: attraverso la redazione di bilanci di sostenibilità;
• Sensibilizzazione e comunicazione internaesterna dell’impegno aziendale in termini di CSR: attraverso l’aggiornamento dei siti web e dei canali social dell’Orga
nizzazione e mediante la rendicontazione delle politiche di sostenibilità
Per questi motivi la figura del CSR Manager deve possedere competenze trasversali, concentrate non soltanto sull’ambiente, ma tali da permettere di relazionarsi efficacemente anche con i dipendenti, i clienti, i fornitori, le istituzioni e le comunità circostanti
Nello specifico, la Prassi di Riferimento UNI/PdR 109, elaborata dall’Ente Italiano di Normazione definisce i requisiti di conoscenza, abilità, responsabilità e autonomia per i profili professionali operanti nell’ambito della sostenibilità, tra cui quello del Sustainability Manager e quello del CSR Manager.
All’interno della PdR, che è divisa in due parti sulla base dei profili professionali trattati, sono riportati i requisiti e le modalità per la certificazione delle figure operanti nell’ambito della sostenibilità
Il valore aggiunto della certificazione è legato alla possibilità di evidenziare una professionalità oltre l’autoreferenzialità La certificazione rappresenta, infatti, uno strumento di conferma delle competenze acquisite e ricopre una importanza fondamentale nei confronti delle professioni non organizzate in albi e ruoli, fornendo una referenza certa al mercato in termini di riduzione del rischio
Il profilo richiesto per il ruolo di CSR Manager deve essere in grado di coniugare la gestione aziendale ordinaria con le attività innovative che l’evoluzione del contesto sia sociale, che economico, ambientale o istituzionale richiede, accompagnando, di fatto, l’Organizzazione verso il cambiamento
Sulla base della mappatura INAPP – l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche – la figura del CSR Manager deve conoscere a fondo l’azienda e il settore di business di riferimento, essere in grado di gestire i conflitti, creare e mantenere i rapporti con la comunità e le istituzioni, valorizzare e motivare il team di lavoro. Oltre ad avere doti organizzative, deve possedere conoscenze approfondite di economia e giurisprudenza, nonché riferibili alla sfera dell’ambiente.
In conclusione, la figura del CSR Manager si conferma come un ruolo strategico nel panorama aziendale moderno, che unisce competenze trasversali di vario tipo, legate alla leadership, alla comunicazione e alla sostenibilità
In un contesto globale in cui le imprese sono chiamate a conciliare performance economiche con responsabilità sociali e ambientali, essa agisce come un punto di raccordo tra l’azienda, gli stakeholder e la comunità.
Attraverso l’elaborazione di strategie di sostenibilità, la gestione di progetti etici e il monitoraggio di impatti sociali e ambientali, tale profilo professionale contribuisce a costruire un modello di business orientato al lungo termine, capace, pertanto, di generare valore condiviso. L’importanza crescente di
questo ruolo riflette una trasformazione culturale che vede la sostenibilità non più come un’opzione, ma come una necessità imprescindibile per la competitività e la legittimità delle imprese. La figura del CSR Manager di
venta così custode di questa visione, portando avanti una missione che unisce l’etica al profitto, in un equilibrio destinato a plasmare il futuro delle Organizzazioni e della società
La Newcert nel Gruppo di lavoro UNI per la responsabilità sociale
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Il nuovo scenario delineatosi con la emanazione della direttiva CSRD (acronimo di Corporate Sustainability Reporting Directive) e con il D Lgs 125/2024 di recepimento della stessa, ha indicato chiaramente gli ambiti della rendicontazione societaria di sostenibilità, dando precisi riferimenti su cosa e come rendicontare Gli stessi rifermenti non indicano invece nulla in merito al processo che ogni Organizzazione può avviare, in assoluta indipendenza (autovalutazione o valutazione di prima parte) o cercando riferimenti terzi indipendenti (valutazione di seconda o terza parte), per avere evidenza di
come essa abbia attuato e attui un processo di sostenibilità e realizzi il coerente processo di rendicontazione di sostenibilità.
L’Ente Italiano di Normazione (UNI) è al lavoro sullo sviluppo della norma UNI 119193, la quale specifica i requisiti, gli elementi e i parametri utili per la valutazione di rispondenza (assurance) a un modello di sostenibilità realizzato in conformità con la UNI EN ISO 26000. L’obiettivo della UNI 119193 è, pertanto, quello di definire requisiti, elementi e parametri utili a effettuare una valutazione di rispondenza sia rispetto al modello di sostenibilità, sia rispetto al processo di rendicontazione
sviluppato. In questo senso, si tratterebbe del capitolo conclusivo della norma UNI 11919, di cui la prima parte, sviluppata con il supporto della consulenza tecnica salute e sicurezza dell’INAIL, è stata pubblicata nell’agosto 2023, mentre la seconda, focalizzata sulla definizione dei processi di reporting e accountability, è in fase di inchiesta pubblica finale I benefici di tale proposta normativa si esprimerebbero attraverso la valorizzazione del “modello italiano” di sostenibilità basato sulla UNI EN ISO 26000 e del relativo processo di rendicontazione riconosciuti in maniera terza.
In qualità di soci UNI, la Newcert è presente nel gruppo di lavoro UNI/CT 038/ GL 03 “Responsabilità Sociale – Indirizzi Applicativi”, al tavolo tecnico dell’UNI – Ente Italiano di Normazione –incaricato di redigere la UNI 11919 Parte 3 Si tratta di un risultato importante, che testimonia il nostro impegno verso un futuro migliore, nella consapevolezza che la normazione è uno strumento in grado di fare la differenza per rendere il Mondo un posto più equo e giusto.
“Responsabilità aziendale” nasce dalla collaborazione con l’avv. Lorenzo Nicolò Meazza, il cui Studio ha sede a Milano e opera a livello nazionale, prestando assistenza a italiani e stranieri, privati, piccole e medie imprese, ma anche a multinazionali ed enti pubblici, in tutti i settori del diritto penale, dai più tradizionali, al diritto d’impresa. Oltre all’opera di assistenza in tutte le fasi del
giudizio a indagati, imputati, persone offese e parti civili, lo Studio offre anche la propria consulenza stragiudiziale sia nella redazione di pareri, che nell’elaborazione di modelli di organizzazione e gestione degli enti ex D Lgs 231/01 e dei sistemi di deleghe e funzioni
ranei o mobili devono dotarsi di un nuovo strumento, previsto dal D L 19/2024 che ha modificato l’art 27 D Lgs 81/2008 (Testo Unico Sicurezza sul Lavoro): la cosiddetta patente a crediti, un’innovazione pensata per promuovere la sicurezza sul lavoro e combattere il lavoro irregolare, con un’attenzione particolare al rispetto dei requisiti di sicurezza sui luoghi di lavoro
I soggetti tenuti al possesso della patente sono le imprese – non solo quelle qualificabili come imprese edili – e i lavoratori autonomi che operano fisicamente nei cantieri, ad esclusione di quelli che effettuano mere forniture o prestazioni di natura intellettuale (ad esempio, architetti, geometri, ingegneri, etc ) e delle imprese in possesso dell’attestazione di qualificazione SOA, in classifica pari o superiore alla III, di cui all’art 100, c 4 D Lgs 36/2023 (Codice dei contratti pubblici)
A partire dal 1° ottobre 2024, le imprese e i lavoratori autonomi attivi nei cantieri tempo
Il sistema della patente a crediti si inserisce nell’ambito
del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e prevede un punteggio iniziale di 30 crediti, assegnato a tutte le imprese e i lavoratori autonomi che soddisfano i requisiti necessari
I dettagli sono specificati nel D.M. 132 del 18 settembre 2024 (Regolamento relativo all’individuazione delle modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili), che stabilisce le condizioni per ottenere la patente. Questi includono, tra gli altri, il completamento degli obblighi formativi, il possesso del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) e del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), nonché la nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP).
Il sistema a punti non si limita a fornire una valutazione statica, ma integra meccanismi di aumento dei crediti, decurtazione e sospensione in caso di violazioni o incidenti sul lavoro
Infatti, il punteggio iniziale di 30 crediti può essere incrementato fino alla soglia massima di 100 crediti, secondo i criteri stabiliti dall’art 5 D M 132/2024 (ad esempio, storicità dell’azienda, incremento di un credito per ciascun biennio successivo al rilascio della
patente senza provvedimenti di decurtazione, attestati di partecipazione dei lavoratori a corsi formativi in materia HSE, etc ) Le imprese che adottano misure di prevenzione avanzate possono, inoltre, accumulare crediti aggiuntivi, che premiano l’implementazione di pratiche virtuose.
Ad esempio, il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo previsto dal D Lgs 231/2001 (Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica) e richiamato dall’art. 30 D.Lgs. 81/2008, è uno dei criteri che permettono di ottenere crediti extra, incentivando così l’adozione di standard di sicurezza elevati.
L’art. 27, c.6 D.Lgs. 81/2008 prevede anche il sistema di
decurtazione dei crediti, secondo il quale il punteggio della patente viene ridotto per provvedimenti definitivi emanati nei confronti del datore di lavoro, dirigenti e preposti delle imprese o dei lavoratori autonomi, nei casi indicati all’allegato Ibis annesso al D Lgs 81/2008 Tra questi, rientra – ad esempio – l’omessa elaborazione del DVR, del Piano di emergenza ed evacuazione, l’omessa formazione e addestramento del personale, la mancanza di protezioni verso il vuoto o di armature di sostegno, etc.
Ai sensi dell’art 27, c 4 D Lgs 81/2008, invece, la patente viene revocata in caso di dichiarazione non veritiera sulla sussistenza di uno o più requisiti, accertati in sede di controllo successivo al rilascio (ad esempio, l’assenza del DURC). La patente può anche essere
sospesa, in via cautelare, fino a dodici mesi nel caso di infortuni dai quali derivi la morte del lavoratore o l’inabilità permanente, come previsto dal comma 8 dell’art. 27 sopra citato. Avverso il provvedimento di sospensione è ammesso ricorso, entro 30 giorni, all’Ispettorato interregionale del lavoro territorialmente competente, il quale si pronuncia nel termine di 30 giorni dalla notifica del ricorso, come previso dall’art 14, c 14 D Lgs 81/2008.
Con l’obiettivo di facilitare la comprensione e l’adozione del nuovo sistema, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha pubblicato la Circolare 4 del
23 settembre 2024, che fornisce le prime indicazioni operative per il rilascio e la gestione della patente a crediti
Questo nuovo sistema di valutazione aziendale rappresenta un ulteriore passo verso una cultura della sicurezza sempre più diffusa, attraverso la quale si punta a rendere i cantieri italiani luoghi di lavoro più sicuri, fornendo strumenti concreti sia per incentivare le buone pratiche che per identificare e correggere le violazioni.
La gestione della patente a crediti tramite piattaforma digitalizzata (Portale dell’Ispettorato Nazionale del La
voro), facilita il monitoraggio continuo, consentendo alle autorità di vigilare più efficacemente sui cantieri e fornendo alle imprese uno strumento di autovalutazione immediata.
Questa iniziativa non solo si inserisce perfettamente nel quadro del PNRR, ma offre anche un modello di regolamentazione che potrebbe essere esteso ad altri settori, con l’obiettivo di promuovere una cultura della legalità e della sicurezza nei luoghi di lavoro a livello nazionale.
La Malfa e rivolgiamo lo sguardo verso il Palatino per ammirare di fronte a noi la Domus Augustana, a destra le Arcate Severiane e sotto di noi il Circo Massimo che occupa quella che era la Valle Murcia, nome derivante dalle piante di mirto esistenti in questa zona
Tale valle naturale, tra il Palatino e l’Aventino, era frequentata dai primi abitanti dei colli per feste religiose e gare sportive e fu proprio qui, in basso a sinistra, che durante una cerimonia ebbe
luogo il famoso Ratto delle Sabine
In seguito, venne creato uno spazio organizzato dando inizio alla costruzione del Circo Massimo, che negli anni venne abbellito e ampliato dai vari imperatori arrivando ad avere una lunghezza di 600 metri e una larghezza di 200 metri, con una capienza di 300 000 spettatori
In questa arena si svolgevano soprattutto le corse delle biche, che giravano intorno a una “spina” centrale dove si trovavano uova giganti come contagiri, vari ornamenti e obelischi portati dall’Egitto,
tra cui quelli attuali che si trovano in piazza del Popolo e in piazza San Giovanni.
Sotto il palazzo che vediamo in basso a sinistra sono stati trovati i resti dei “carceres”, cioè le stalle dei cavalli e la zona di partenza delle biche Successivamente una parte della costruzione fu adibita a “mitreo”, cioè luogo di culto del dio Mitra, il cui culto religioso è stato importato dall’Oriente
L’Aventino, uno dei sette colli, fu scelto da Remo per la gara con il fratello Romolo, che si trovava sul Palatino, per una sfida che consisteva nel ricevere dagli dèi l’incarico di fondare la nuova città, il cui nome sarebbe stato attribuito da chi avesse visto per primo volare un gruppo di uccelli nel maggior numero
Vinse Romolo ma Remo contestò questa vittoria sostenendo che lui per primo aveva avvistato un gruppo di uccelli, anche se di numero inferiore a quello che vide Romolo; a quel punto Remo, in segno di sfida, scavalcò il solco che il fratello stava eseguendo per delimitare la città. Questo gesto venne ritenuto offensivo in quanto compiuto in corso d’opera e
non a tracciato ultimato e quindi, avendo trasgredito a una vecchia regola appresa dagli Etruschi, Remo venne ucciso
Nei primi tempi di Roma, l’Aventino venne usato per concentrarvi i prigionieri catturati, da cui nacque il nome di “plebe” poi esteso in genere ai meno ricchi, distinti dagli abitanti dell’”urbe” che vivevano sul Palatino e che venivano chiamati “patrizi” Nel II secolo a C , quando venne costruito il nuovo porto di fronte all’attuale Porta Portese, molti abitanti dell’Aventino si spostarono andando ad abitare, per lavoro, nelle vicinanze dell’Emporium, l’attuale Testaccio, facendo divenire il colle luogo residenziale con ville e terme private
Lasciamo la piazza spostandoci a sinistra, verso il Tevere, giriamo a sinistra in via Valle Murcia e attraversiamo il Clivo dei Pubblicii che proviene dal Foro Boario e ricalca un pendio del III secolo tracciato dall’omonima famiglia e che fu la prima strada carrozzabile selciata costruita a Roma
Andando avanti, ci immettiamo in via di Santa Sabina e incrociamo a destra il poetico Clivo di Rocca Savella, che proviene dal sottostante Lungotevere, chiamato così perché nell’anno 997 in questo punto fu realizzata dai Savelli una roccaforte sul luogo dov’era il Tempio di Cerere.
Quest’ultimo venne edificato dal “plebeo” Aulo Postumio nel 494 a C Proseguiamo avanti e costeggiamo le murature della rocca per arrivare in piazza Pietro d’Illiria che prende il nome del sacerdote che fondò nel 425 la Basilica di Santa Sabina che troviamo nella piazza Essa prende il nome di una matrona romana, Sabina, che aveva qui la sua residenza dove radunava i fedeli cristiani, e che venne martirizzata nel II secolo d C
Il vecchio accesso è quello che vediamo andando lateralmente a sinistra, dove ammiriamo la Porta Lignea, risalente alla fondazione della basilica. Nel portico dove ci troviamo ci sono quattro colonne di marmo giallo e materiale trovato nelle abitazioni sottostanti del II secolo d.C., che è possibile visitare.
Torniamo nella piazza per
entrare nella basilica e vedere il mosaico sopra la porta antica, le 24 colonne che appartenevano al Tempio di Giunone – che sorgeva nei suoi pressi – e la Cappella di Santa Caterina. A sinistra della piazza vediamo una fontana costituita da un mascherone da cui esce l’acqua; si trovava nella fontana antica situata nel Foro Romano, vicino al Tempio di Vespasiano, mentre la vasca che riceve l’acqua proviene dalle Terme Deciane, situate di fianco a questa piazza.
Andiamo ora a sinistra della fontana per entrare nel Giardino degli Aranci, chiamato così perché nel 1220 San Domenico piantò un arancio portato dalla Spagna, a cui seguirono altri che diedero il nome a questo spazio verde. Proseguendo il viale arriviamo a un belvedere da cui è possibile ammirare un
bel panorama su Roma
Proprio sotto di noi c’era Ponte Sublicio, il primo a Roma costruito in legno. Se giriamo lo sguardo in basso a sinistra vediamo la zona dell’Emporium, scalo portuale attivato nel III secolo a C , mentre di fronte, in alto a destra, notiamo il Gianicolo e in lontananza San Pietro
Nello spazio occupato oggi dal giardino, si svolgeva anticamente l’Armilustrium, una cerimonia tenuta ogni anno il 19 Ottobre, per la purificazione delle armi Secondo la tradizione, in questo posto sarebbe anche stato sepolto Tito Tazio, re sabino, prima rivale e poi governatore di Roma insieme a Romolo
Usciti da questo spazio riprendiamo via di Santa Sabina dove a destra troviamo la Chiesa di Sant’Alessio sorta sulla casa del senatore Eufe
miano, padre di Alessio vissuto nel V secolo il quale lasciò i piaceri terreni per condurre una vita di penitenza. Proseguiamo dritti fino ad arrivare in piazza Cavalieri di Malta, creata dal famoso Giovan Battista Piranesi, incisore di stampe e soggetti romani. Alla nostra destra troviamo un monumentale ingresso di una villa dal cui foro della serratura, chiamato “er mejo buco de Roma”, si vede la Cupola di San Pietro.
Da questa piazza andiamo a destra in via Porta Lavernale, nome della Porta delle Mura Repubblicane che si trovava poco più avanti, giriamo ora in via San Domenico e mentre la percorriamo notiamo una botola sotto la quale è presente l’accesso a una domus del II sec d.C., oltre che al Tempio di Minerva.
Arriviamo in piazza Giunone Regina e andiamo a destra
in via Malabranca per raggiungere piazza del Tempio di Diana che prende il nome dal tempio che qui sorgeva e di cui si sono trovati resti sotto il pavimento stradale Il casale rustico che occupa un lato della piazza sorge sulle antiche Terme Deciane costruite nel 249 d.C.
Proseguiamo per via del Tempio di Diana e giunti in via Santa Prisca svoltiamo a sinistra e dopo poco incontriamo a destra la Chiesa di Santa Prisca, costruita sopra case romane appartenute a due coniugi ebrei amici di Prisca; quest’ultima venne poi data in pasto ai leoni sotto l’imperatore Claudio Saliamo le scale per entrare nella chiesa; ai fianchi del portale ci sono due colonne romane; all’interno ne sono presenti altre 14 Da notare è anche la fonte battesimale che deriva da un capitello e che la tradizione vuole essere stata usata da San Pietro per battezzare i due ebrei proprietari della casa
Al di sotto della chiesa è venuto alla luce un mitreo che, come già detto, era un luogo di culto dove si venerava il dio Mitra, sviluppatosi tra il I e III secolo, dove si ritrovavano molti fedeli. Una volta usciti andiamo a destra verso largo Arrigo VII dove, a sinistra della chiesa di Santa Prisca, sono stati trovati i resti dell’abitazione di Traiano del I sec d.C. Giunti nel largo notiamo l’Accademia Nazionale
di Danza sotto la quale sono state trovate opere murarie delle Terme Surane, costruite nel I sec. d.C. da Licinio Sura.
Riprendiamo via di Santa Prisca in senso opposto fino ad arrivare in viale Aventino per svoltare a destra piazza Albania e arrivare all’incrocio con via Sant’Anselmo; più avanti vediamo un tratto delle Mura Serviane del IV sec a.C. dove si trovava la Porta Raudusculana.
Torniamo indietro e riattraversiamo la piazza per andare a destra e dopo viale Aventino saliamo in via San Saba per arrivare dinanzi alla Chiesa di San Saba, fondata nel 700 dove all’interno, nel portico, vediamo sarcofagi, lapidi e frammenti di marmi tutti di epoca romana
Usciamo dalla chiesa e andiamo dalla parte opposta in piazza Bernini; quindi, a sinistra in via Salvator Rosa e giriamo più avanti a destra in via Alberti per poi svoltare a sinistra su via Giotto; proseguiamo dritti in via Santa Balbina. Al cui termine vediamo la Chiesa di Santa Balbina Questa chiesa fu eretta su un’ala della villa del prefetto romano Lucio Fabio Cilone ed è dedicata alla martire decapitata nel II sec. d C sotto l’imperatore Adriano All’interno ci sono un bel pavimento e dei bellissimi mosaici del I sec. d.C. che provengono dai Fori Imperiali
In questa zona, prima della costruzione delle Terme di Caracalla, c’era la piscina pubblica alimentata dalla “Fonte di Fauno”, che si trovava accanto alla chiesa, oltre che da varie sorgenti della zona e da una diramazione dell’Acquedotto Appio Usciti dalla chiesa andiamo a destra in via Baccelli, più avanti scendiamo a sinistra in via Antonina e da qui iniziamo a vedere, alla nostra destra, le mura delle Terme di Caracalla, volute dallo stesso imperatore nel 216 d C e capaci di accogliere 8 000 persone Queste furono le penultime Terme costruite a Roma e le prime a raggiungere dimensioni superiori a quelle di Diocleziano, costruite novanta anni dopo Rimangono le più splendide per le decorazioni e per la grandezza delle strutture e ricalcano il principio classico delle terme Quando vennero realizzate
fu abbattuta la piscina pubblica e venero inglobate delle domus esistenti, le cui strutture sono state ritrovate a otto metri di profondità; una in particolare, risalente al 130 d C , presenta importanti mosaici, affreschi e capitelli
Per alimentare l’acqua venne costruito un acquedotto chiamato Acqua Antonina Iova che fu diramato da quello dell’Acqua Marcia tre km prima di arrivare a Roma Questo superava la via Appia all’altezza di Porta San Sebastiano con l’ancora visibile Arco di Druso L’accesso alle terme avveniva tramite la via Antonina Nova che correva parallela alla via Appia, come oggi. Via delle Terme di Caracalla era l’antica via Appia e l’attuale strada parallela a destra era l’Antonina Nova L’interno del monumento merita un’apposita visita.
Di fronte alle strutture delle
Terme di Caracalla, nella parte opposta della strada, c’era il Mutatorium Caesaris, cioè la stazione d’arrivo e poi di partenza dei cortei degli imperatori quando questi tornavano da fuori Roma e rientravano in città da trionfatori
Attraversiamo ora via delle Terme di Caracalla fino ad arrivare dalla parte opposta in via Valle delle Camene, a sinistra Questo era il punto dove, in un bosco sacro di questa valle, si trovava la Fons Egeria con le sue sorgenti; essa fu luogo d’incontro tra il re Numa Pompilio e la sua amante, la ninfa Egeria.
Andando avanti arriviamo in piazza di Porta Capena dove si trovava l’omonima porta delle Mura Repubblicane. Da qui iniziava la via Appia che in origine arrivava a Capua, dove si trovava il Tempio della Fortuna Reduce co
struito nel 19 a.C. da Augusto, vincitore della Siria
Attraversiamo la piazza e ci troviamo di fronte al lato curvo del Circo Massimo e, dirigendoci verso via del Circo Massimo, vediamo le strutture antiche riferite ai resti delle gradinate, i corridoi, le scale interne e la “Torre della Moletta” eretta nel 1200 e che serviva da avvistamento Sulle strutture antiche era stata edificata dai Frangipane una fortificazione con annesso un mulino alimentato dall’acqua mariana proveniente da Grottaferrata, Morena, Parco degli Acquedotti e, proseguendo il suo percorso sotto la pista del Circo, sbocca nel Tevere, vicino alla Cloaca Massima
Ricordando che lo spazio del Circo Massimo venne anche utilizzato come campo per i decolli e atterraggi delle mongolfiere, concludiamo la nostra passeggiata
Oggi il mondo del lavoro rispecchia le caratteristiche della società che ci circonda: un ambiente complesso e in costante evoluzione, una realtà dinamica che richiede competenze eterogenee
Il Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale ha portato avanti uno studio intitolato “The anatomy of the wider benefits of VET in the workplace” (Anatomia dei benefici più ampi dell’IFP nel luogo di lavoro) che mostra chiaramente i benefici della formazione professionale connessi alla sfera economica e a quella sociale.
I vantaggi si collocano su due piani: da un lato essa migliora le prospettive di lavoro delle persone, contribuendo al raggiungimento di tassi di disoccupazione più bassi e a una maggiore crescita economica, dall’altro accresce l’inclusione e la solidarietà fra le generazioni, contribuendo a migliori condizioni di salute e di qualità della vita La formazione professionale erogata dalle imprese
svolge una funzione di duplice importanza: rafforza le competenze dei lavoratori, migliorando la loro soddisfazione e incrementa la produttività, aumentando la competitività e contribuendo al raggiungimento di una crescita economica.
Essa, inoltre, invia ai dipendenti un segnale che il datore di lavoro stia investendo su di loro, generando vantaggi in termini di motivazione e fiducia. In questo modo, i dipendenti utilizzeranno in maniera più efficace le competenze acquisite e saranno più impegnati verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Organizzazione.
Investire nella formazione professionale non significa solamente favorire la produttività aziendale, ma i vantaggi si traducono nella capacità di apportare innovazione ai processi, ai prodotti e all’organizzazione del lavoro. Piccole e medie
imprese che incontrano problemi nell’introdurre nuove tecnologie spesso lamentano una mancanza di manodopera qualificata, che potrebbero essere risolti investendo nella formazione professionale dei propri lavoratori.
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