Msoi thePost Numero 112

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ASIA E OCEANIA HUN SEN ELIMINA L’OPPOSIZIONE E DOMINA LE LEGISLATIVE Guerra ai media e agli oppositori politici, il PPC ottiene il 77,5% dei voti

Di Virginia Orsili Domenica 29 luglio i cittadini cambogiani si sono recati alle urne per le elezioni legislative. Hun Sen, leader del Partito del Popolo della Cambogia (PPC) e Primo Ministro dal 1985, è stato rieletto alla guida del Paese. Il portavoce del partito, Sok Eysan, ha dichiarato di aver vinto con il 77,5% dei voti, conquistando 114 dei 125 seggi disponibili all’Assemblea Nazionale. I restanti sono stati conquistati da FUNCINPEC, partito monarchico alleato del PCC, che se n’è aggiudicati 6, e dalla Lega per la Democrazia, partito progressista di opposizione, che ne ha ottenuti 5. Sam Rainsy, leader del maggior partito d’opposizione alle legislative del 2013, il Partito Cambogiano di Salvezza Nazionale (CNRP), ha dichiarato: “Queste elezioni-farsa vogliono legittimare l’uccisione della democrazia compiuta da Hun Sen”. Negli ultimi mesi il regime ha dispiegato i propri mezzi al fine di debellare ogni tipo di opposizione e dissenso. I principali organi di stampa e d’informazione indipendenti, come il Cambodia Daily e il 12 • MSOI the Post

Phnom Penh Post, sono stati infatti costretti alla chiusura, o ad allinearsi alla chiave di lettura imposta dal regime. Diversi giornalisti sono stati arrestati o costretti a rifugiarsi all’estero. Il venerdì prima delle elezioni i servizi informatici sono stati incaricati di bloccare alcuni siti web critici del regime, tra cui Radio Free Asia, Voice of America e Voice of Democracy. Inoltre, il CNRP è stato costretto a sciogliersi. Alle elezioni legislative del 2013 il partito si era aggiudicato il 44% dei voti e aveva lanciato una protesta contro presunti brogli elettorali portati avanti dal PPC. A settembre 2017 il leader del gruppo, Kem Sokha, è stato arrestato per presunto tradimento, mentre gli altri membri si sono rifugiati all’estero in cerca di sostegno. Nel novembre dello stesso anno la Corte Suprema ha deciso di dissolvere il partito, con il pretesto di una sua presunta collaborazione con gli Stati Uniti per far cadere il governo. Il CNRP ha perso così i 55 seggi all’Assemblea Nazionale e la possibilità di partecipare alle imminenti legislative. Il PPC ha corso quindi senza alcun concreto rivale, nonostante la

presenza di 19 partiti minori, inseriti per lasciare ai cittadini l’illusione di una scelta. Sebbene Hun Sen temesse una scarsa affluenza a causa dell’appello lanciato dall’opposizione per l’astensione, alle urne si è presentato l’82,71% della popolazione, rafforzando le sue pretese di legittimità. In realtà, numerosi cittadini hanno dichiarato di aver ricevuto intimidazioni o promesse, venendo indotti così al voto. Una volta entrati nei seggi, i votanti sono stati invitati a tingersi le dita con inchiostro indelebile. Così facendo, le autorità hanno facilmente potuto riconoscere chi ha preso parte al voto e chi no. Stati Uniti ed Unione Europea hanno deciso di ritirare i fondi destinati all’organizzazione delle elezioni e di non inviare osservatori, arrivati invece per la prima volta dalla Cina, ormai principale investitore nel Paese. La RPC, da cui non arrivano richiami al rispetto dei diritti umani, è stata infatti scelta da Hun Sen come nuovo principale alleato, svincolandosi così da obblighi e restrizioni imposte da UE e USA.


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