
1 minute read
Prosa d’arte
Sulla mediocrità
Esistono tanti tipi umani. Una morale passivamente condivisa e di stampo cristiano si occupa di assegnare biasimo e lode ai vari tipi; da qui la creazione delle coppie superbo-umile, avaro-generoso, iroso-quieto. A ben vedere, dietro ogni forma negativa si nasconde il pericolo della mediocrità: chi ha ragion d’essere superbo è affascinante, chi è solo mediocre si rivela presto nella sua pochezza; Shylock non è papà Grandet; l’eroe dai bollenti spiriti non tiranneggia alla maniera di don Rodrigo. I mediocri sono anche vili, se consapevoli della propria condizione: si sottraggono al confronto, hanno per unica arma il vittimismo. Se dotati, fra le altre qualità, di meschinità, il loro vittimismo diventa una straordinaria farsa in cui la maschera della sofferenza si confonde spesso con quella della malignità; fra le parole di strazio s’insinuano riferimenti sottili, ambigui, pronti ad essere accolti da orecchie ben disposte.
Advertisement
I CCCP cantavano in Annarella : “Per me, per la mia vita che è/ tutto quello che ho/ È tutto quello che io ho e non è /ancora/ Finita, finita”. Per i gretti, tutto quello che c’è, e che ancora non è finito, è lo squallore.