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Estratto dal manifesto d’occupazione

Come comitato d’occupazione degli studenti e delle studentesse del liceo Michelangiolo rivendichiamo in data odierna l’occupazione del nostro istituto. Le motivazioni che ci hanno portato a questo atto politico sono molteplici. Denunciamo l’abominevole gestione del sistema scolastico negli ultimi anni; rifiutiamo le logiche che hanno governato e tuttora governano la scuola e le politiche messe in atto da questo nuovo governo.

Governo

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Giunt3 alla conclusione che questo governo manterrà le politiche scolastiche ed economiche portate avanti dalle scorse amministrazioni e metterà in atto imposizioni in campo sociale e repressivo ancora più strette; noi rivendichiamo e chiediamo l’abolizione immediata dell’articolo 343-bis del Codice Penale, in quanto illegale e incostituzionale. Questa è una norma volta solo ad una maggiore repressione della libertà di espressione e manifestazione, mascherata da una fantomatica “urgenza del problema dei rave ”. In questo modo, si fa passare un decreto che limita ulteriormente la libertà al dissenso come una scelta necessaria per garantire l’ordine pubblico. Condanniamo inoltre la gestione della situazione riguardante l’immigrazione, credendo infatti che ogni persona abbia diritto a una vita dignitosa e, se il paese in cui abita non può garantirla, che abbia il diritto di cercarla in un altro posto.

SISTEMA SCOLASTICO

Ribadiamo per l’ennesima volta che il modello di scuola che ci propinano non è quello che vogliamo. Rifiutiamo un sistema scolastico basato unicamente sulla valutazione numerica, che alimenta la competizione tra student3 e il clima di tensione interno alle classi, il quale incide sull’inclusione di ciascun individuo, impedendo la crescita personale e lo sviluppo di un pensiero critico.

La scuola è ormai da tempo sottomessa alle logiche ripugnanti che ci governano. Fin dall’inizio del percorso siamo preparat3 a essere inserit3 in modo passivo nella società. La scuola si basa ormai solo sul principio di apprendimento nozionistico e mnemonico: l’obiettivo di questo sistema è solo quello di inculcarci informazioni. Riteniamo che il fine della scuola dovrebbe essere proprio il contrario: formarci come persone e stimolare un pensiero critico attraverso l’uso del dibattito che coinvolga l3 student3 in confronti plurilaterali. Riteniamo la sola impartizione frontale di dati strumento obsoleto e non funzionante, parte di un sistema tradizionale e conservatore, rimasto quasi immutato nei decenni.

Siamo stanch3 di sottostare a un sistema che si basa su principi che non condividiamo, come la meritocrazia: principio classista che premia l3 student3 che ignora la condizione economica, familiare, salutare e sociale dell’individuo, privilegiando così individui maggiormente agiati, demoralizzando e negando pari opportunità a chi non gode della stessa fortuna. Il sistema meritocratico presuppone che ogni student3 parta dalle stesse condizioni e nega supporto a chi necessita di un aiuto maggiore.

Nella maggior parte dell3 student3 si riscontra sistematicamente ansia, stress e attacchi di panico. La condizione mentale dell3 student3 non solo è ignorata dalla scuola, ma spesso è aggravata dalla mancanza di dialogo, empatia e informazione, dalla cinica pretesa dell3 professor3 del totale annullamento della vita di un3 ragazz3 e delle sue attività legittime che tolgono tempo allo studio: un trattamento inumano e intollerabile. Inoltre le persone neurodivergenti (ossia che presentano sindromi, autismo, ADHD, ansia ecc.) sono classificate unicamente in base al loro disturbo e spesso “nascoste” per proteggere l’idea del classico d’ élite, che prova vergogna per chi non è l3 student3 modello e neurotipico. il PDP (piano didattico personalizzato) è l’unico modo che ha l3 student3 di far riconoscere formalmente le proprie difficoltà di apprendimento, ma quest’ultimo è redatto da genitori e professori, non dal dirett3 interessat3, arriva con ritardi enormi e consiste in moduli a crocette standardizzati e approssimativi.

FONDI

È un dato di fatto che il Michelangiolo sia una scuola d ’élite , in quanto una delle poche scuole che nell’area fiorentina hanno ottenuto finanziamenti per lavori strutturali. Convint3 della necessità sempre maggiore di unione e collaborazione con studenti e studentesse di altre scuole, chiediamo l’immediato stabilimento di fondi per risolvere le gravi carenze strutturali degli altri fatiscenti edifici scolastici di Firenze. Abbiamo individuato che molti dei fondi stanziati alle scuole sono vincolati per spese legate alla tecnologia; ci chiediamo quindi quale sia il bisogno di sprecare soldi in tecnologie avanzate quando abbiamo già lavagne interattive e funzionanti, mentre i bagni sono inagibili e i termosifoni spesso guasti. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad un sempre maggior numero di tagli nella spesa per la scuola pubblica, promuovendo la privatizzazione dell’istruzione. Credendo fermamente che la scuola debba essere pubblica, ci opponiamo a queste misure classiste e ribadiamo il bisogno urgente dell’aumento dei fondi alla scuola pubblica.

PCTO

Chiediamo l’immediata abolizione dei PCTO, l’ennesimo strumento utilizzato per rendere la scuola ancora più funzionale ad un inserimento passivo dell’individuo nelle logiche del mercato. Una scuola aziendalizzata e industrializzata allontana dall’unico obiettivo che essa dovrebbe avere: la formazione personale, culturale e di un pensiero critico che permetta un inserimento attivo nella società. Rifiutiamo che la scuola sia soggiogata agli interessi di profitto di questo sistema e che sia volta a creare manodopera gratuita per aziende private.

Ciò ha portato student3, che avrebbero dovuto trovarsi in un luogo di pubblica e libera istruzione, a essere sfruttat3 e uccis3 nelle fabbriche: nello scorso anno Lorenzo, Giuseppe e Giuliano hanno pagato con la propria vita un ingiusto obbligo imposto dalla scuola.

Per i suddetti motivi abbiamo ritenuto necessario l’atto estremo di occupare il liceo Michelangiolo: per esprimere la nostra protesta contro ingiustizie di ogni genere con l’obiettivo di far sentire la nostra voce e quella di tutti gli istituti che non hanno la nostra risonanza.

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