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In difesa dell’occupazione

L’occupazione è l’atto che restituisce veramente la scuola agli studenti e alle studentesse. Non è un’azione sconsiderata, messa in atto senza la dovuta ponderazione, in quanto ogni persona che prende parte alla protesta ravvisa le conseguenze e i rischi verso cui va incontro. Perché, quindi, la maggioranza degli studenti di una scuola sceglie di appropriarsi con la forza dell’intero edificio scolastico? La decisione di occupare una scuola viene presa soltanto alla fine di un ciclo di assemblee studentesche e manifestazioni, e non è possibile organizzare il tutto dall’oggi al domani. Le altre forme convenzionali per esprimere il dissenso, che sia un’autogestione o una protesta di piazza, non permettono da un lato di ricevere un certo livello di attenzione dell’opinione pubblica, dall’altro di esternare il sistema valoriale intrinseco dell’occupazione. Riteniamo necessario, anche in vista di future critiche, distinguere il concetto di legalità da quello di giustizia. Uno stato dovrebbe far sì che questi coincidano, ma la legge, spesso, si trova in una posizione incompatibile con ciò che realmente porterebbe a un cambiamento in positivo della situazione critica che ha condotto all’occupazione.

Durante l’occupazione viene negato il diritto all’istruzione agli studenti e alle studentesse solo se istruzione significa sterile nozionismo; se invece essa punta all’acquisizione di consapevolezza civica e di mezzi per comprendere e saper criticare la realtà in cui viviamo, allora tale diritto non viene garantito, ma implementato. Dall’esterno potrà essere difficile capire quale sia il vero valore dell’occupazione, che consiste nell’acquisire una vera consapevolezza della vita scolastica in tutte le sue forme, dal momento che in quei giorni la scuola è veramente degli studenti che con responsabilità devono prendersi cura del corretto svolgimento anche delle incombenze che normalmente spettano ai docenti e al personale ATA. L’esperienza dell’occupazione può essere determinante nella crescita personale e nel percorso di formazione dell’individuo grazie alla diversa prospettiva della scuola, alle nuove relazioni che si creano e alla rivitalizzazione della coscienza civica degli studenti. In un tempo di disinformazione e astensionismo come quello in cui viviamo, è fondamentale risvegliare l’interesse per la politica, necessario alla cittadinanza attiva e consapevole. Non bisogna accettare pas- sivamente tutto ciò che viene imposto dall’alto, ma analizzare con spirito critico la realtà e, in base a ciò, ponderare le proprie decisioni.

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Una delle critiche che più frequentemente vengono rivolte alle occupazioni è la loro inconcludenza in quanto non sembrano portare nell’immediato a risultati concreti.

Ciò capita anche nei confronti di manifestazioni e cortei poiché, spesso, non si riesce a comprendere la vera portata di queste forme di protesta. L’importanza tanto delle manifestazioni di piazza quanto delle occupazioni sta nel coinvolgimento sociale che porta ad una maggiore mobilitazione e informazione. Non è una questione di partiti, ma di idee, dibattito, assemblee. Un’occupazione non cambierà il mondo, ma sicuramente, seppur in minima parte, potrà cambiare la prospettiva di alcune persone. E, se soltanto una persona guarderà il mondo con occhi diversi, allora l’occupazione non avrà fallito, e lo sforzo di tutta la comunità scolastica non sarà stato vano. Il nostro tempo non è la fine della storia, noi siamo la storia nel suo scorrere perpetuo, e sta a noi plasmarla per creare un futuro che apprezzeremo più di questo presente.

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