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UniBa? UniFg? No Il rettore Bronzini punta sull’uni-one
Università di Bari, Università di Foggia e Università del Salento? Meglio un’unica università pugliese. Parola e obiettivo del rettore dell’Ateneo del capoluogo, Stefano Bronzini, nel corso del tredicesimo congresso di Legacoop Puglia.

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Il motivo è prettamente di natura economica. Il ministero dell’Università e della Ricerca destina ogni anno risorse alle università pugliesi; i soldi, però, non sono uguali per tutti. Dei 900 milioni ricevuti nel 2022, circa 380 confluiscono nel Fondo per il finanziamento ordinario, ovvero sono i soldi che servono per farle funzionare. 197 sono finiti nelle casse dell’ateneo barese, 80 in quelle leccesi e 51 per le foggiane. Altri 41 sono stati destinati al Politecnico di Bari e ancor meno per la Lum e per il distaccamento di Taranto. A questi vanno aggiunti 523 tra finanziamenti vari, scuole di specializzazione, la progettualità esercitata a vario titolo e le borse di studio. Una situazione poco egualitaria, ma forse più equa, poiché l’università di Bari accoglie ogni anno molti più studenti delle sue sorelle di Foggia e Lecce.
Bronzini spinge per la creazione di una federazione di atenei pugliesi. Il vantaggio consisterebbe in investimenti che non siano in concorrenza ma in coesione. Le risorse sarebbero distribuite in modo equo e non ci sarebbe una contesa degli studenti fra atenei. “L’idea – ha spiegato Bronzini – è met- tere intorno a un tavolo tutte le università pubbliche della regione per trasformarle in una federazione in grado di svilupparsi attraverso poli di ricerca sui singoli territori”. Per evitare la concorrenza, la proposta del rettore di Uniba è quella di dislocare sul territorio i vari ambiti di istruzione: l’energia a Brindisi, l’archeologia e l’ambiente a Taranto, a Lecce le nanotecnologie, a Foggia l’agroalimentare e a Bari sanità, fisica, calcolo e chimica. Al contrario, le facoltà più richieste, come Giurisprudenza ed Economia, rimarrebbero presenti in tutto il territorio, ma legate a un singolo ateneo. Il tutto per rendere l’Università pugliese la più grande in Italia. Una possibilità concessa dall’articolo 3 della legge 240, la cosiddetta “legge Gelmini” del 2010, su cui Bronzini ha ammesso di pensare da un anno. Infine ha anche lanciato una provocazione: “Sono disposto a dimettermi anche domani se si costituisse una federazione degli atenei pugliesi votando un nuovo rettore”. La proposta è anche figlia del possibile passaggio del disegno di legge sull’autonomia differenziata. La proposta del ministro per gli Affari regionali, Calderoli, ha avuto il via libera da parte del Consiglio dei ministri e ora attende la risposta del Parlamento, con il traguardo fissato a fine anno. In tal senso, la proposta di Bronzini vuole fronteggiare i pericoli che ricadrebbero su istruzione, formazione, diritto allo studio e ricerca, deri- vanti dal probabile impoverimento delle casse delle singole università. La riforma che porterebbe all’ateneo unico regionale accentrerebbe la gestione amministrativa, incontrando il favore di Bronzini, ma meno quello degli studenti, e si preparerebbe all’impatto della denatalità previsto nei prossimi anni. Questo aspetto, secondo il Miur, porterebbe al dimezzamento delle immatricolazioni nell’anno accademico 2024/2025. Ma cosa accadrebbe se il sistema universitario fosse rivoluzionato? Gli atenei con un basso numero di studenti, con una soglia che si aggirerebbe a quota 15mila, sarebbero accorpati a quelli più grandi. In Puglia si salverebbero dall’annessione a UniBa solo l’UniSalento, che raggiunge, secondo i dati del Miur 2021/22, quota 18mila iscritti, e gli atenei specialistici come il Politecnico di Bari. Rischiano, quindi, Foggia, ferma a 14mila, e Lum, a duemila. Un accorpamento che non sarebbe identitario, ma gestionale. In sintesi permarrebbe il nome dell’ateneo, ma le quote del Fondo per il finanziamento ordinario confluirebbero all’università centrale, il quale avrebbe il compito di ripartirle.
Una situazione che trova contrario il presidente della Regione, Michele Emiliano, oltre che il rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice. Già nel 2020, Emiliano considerava l’ospedale Riuniti di Foggia un polo accademico di riferimento per la Puglia, al
